Natura, miti ed emblemi, Palazzo Te

La parte settentrionale di Palazzo Te scopre alcuni dei primi affreschi realizzati. Rappresentano due elementi principali del manichino italiano: il profilo degli enormi cavalli dei Gonzaga, sospesi tra sogno e realtà con accenti metafisici, e in seguito a scene che illustrano il mito di Amore e Psiche. L’arte è cambiata, tuttavia sono ancora visibili alcuni echi delle tecniche di Raffaello.

Camera di Ovidio
È una piccola stanza decorata con affreschi e stucchi. Gli affreschi mostrano episodi mitologici più o meno ispirati a La metamorfosi, composto dal grande scrittore latino Ovidio. Gli episodi sono dipinti all’interno di cornici rettangolari nella parte superiore della stanza. Si distinguono per uno sfondo chiaro e sono adornati con una particolare decorazione chiamata “grottesche”. Questo è un tipo di decorazione pittorica che, a partire da Raffaello, rifletteva la scoperta delle antiche case di Roma splendidamente decorate. In effetti durante il Rinascimento i tunnel sotterranei, così anche le rovine romane scoperte, furono chiamate grotte, “grotte”.

Camera delle Imprese
Questa stanza, più grande della precedente, è caratterizzata da due elementi. Un’area decorata da cherubini che sono nascosti dietro le foglie e aprono le braccia per sostenere una serie di tondos. Dipinti su questi tondos sono una serie di azioni eroiche, un concetto, quello dello sforzo, del gesto, che fu cruciale durante il periodo rinascimentale. In questo tipo di rappresentazione l’immagine è generalmente accompagnata da un motto che illustra e riassume una virtù del Principe, che qui è ovviamente un Gonzaga. Il gioco simbolico è stato compreso a colpo d’occhio dai visitatori: gli elementi decorativi non solo adornavano le pareti ma creavano un rapporto tra i visitatori e le stanze del palazzo. I protagonisti di queste scene furono i membri della famiglia Gonzaga e Federico in particolare, che commissionarono la costruzione del palazzo.

Un’immagine del Monte Olimpo, che collegava il regno degli dei alla terra abitata da uomini. La parola latina Fides, visibile nella parte superiore del monte, è un riferimento alla fede, che deve essere forte sia nel principe che nei suoi sudditi.

Si credeva che la temperatura corporea della salamandra fosse così bassa che l’animale potesse sopravvivere al contatto con il fuoco. Questa scena allude al temperamento appassionato di Federico, posseduto dalle fiamme dell’amore attraverso le quali l’animale può passare incolume.

Il simbolo della salamandra appare anche sulla parte superiore del camino nella stanza.

Camera del sole e della luna
The Chamber, visivamente molto impressionante, mescola elementi che differiscono sia per stile che per età. Il grande rettangolo sul soffitto mostra un affresco con due stelle. Sul muro sono presenti una serie di stucchi settecenteschi che imitano le decorazioni dei sarcofagi classici o alcuni dettagli della decorazione di altre camere. Tra le pareti e l’affresco c’è una griglia blu con 192 cornici individuali. Questi contengono figure in stucco di animali mitici che risalgono al XVI secolo. La decorazione è un sofisticato riferimento all’antica Roma e riflette anche il gusto manierista dei contrasti. L’equilibrio compositivo è molto dinamico, tipico del genio di Giulio Romano.

Il carro della luna sta sorgendo e il carro del sole sta cadendo. La prospettiva consente di rappresentare il corso delle stelle e l’eterna alternanza di oscurità e luce.

Loggia delle Muse
La Loggia delle Muse era probabilmente l’antica entrata del palazzo. Collega la facciata settentrionale alla Cour d’honneur. Qui diventa visibile la reinterpretazione cinquecentesca degli antichi emblemi. La tradizionale associazione di affreschi e stucchi è arricchita dalla classica rappresentazione mitologica e dalla presenza di figure sacre egiziane, circondate da geroglifici. I colori usati per le decorazioni sono raffinati e sono sia morbidi che brillanti, creando un forte effetto contro la tonalità bianca degli stucchi. Particolarmente interessante è il fatto che i geroglifici non sono stati inventati ma al contrario sono stati presi da statue egiziane esistenti.

Questa immagine del soffitto ci consente di ammirare il motivo geometrico delle immagini, alcune delle quali sono una rappresentazione molto vivace delle sfingi. L’antico Egitto, l’antica Grecia e Roma, vengono qui chiamate radici culturali del XVI secolo.

Uno degli stucchi che decorano la volta della Loggia. È una musa, anche se è difficile sapere quale. Il personaggio maschile nudo potrebbe essere Apollo. La figura femminile che lo abbraccia è stata identificata come Terpsichore ma anche come Erato.

Nell’affresco sulla parete est c’è una lunetta, la scena al suo interno raffigura una vasca con acqua traboccante. Dalla vasca appare una testa con una corona di alloro. È Virgilio; dipinti e stampe del XV secolo lo confermano. Il grande poeta mantovano attinge la sua conoscenza dalle acque del fiume Mincio e diffonde la sua poesia nella sua terra natale. Una giovane donna è appoggiata alla vasca, è la personificazione della città di Mantova. Lo spettatore, vedendo l’affresco, aveva la sensazione di trovarsi in un luogo che era fonte di creazione e arte. Ciò è evidenziato anche dalla presenza di Apollo, che appare sulla stessa parete. Lo stemma dei Gonzaga è dipinto sotto la lunetta ed è circondato da due cherubini, senza lasciare dubbi su chi fossero i proprietari del palazzo.

Sala dei cavalli
La Sala dei Cavalli è adornata da affreschi che mostrano la più alta qualità pittorica dell’intero edificio. L’autore di questi dipinti non è menzionato in alcun documento; sono stati attribuiti a Giulio Romano, il cui talento pittorico qui ha raggiunto il suo apice. La stanza deve il suo nome agli amati cavalli delle scuderie Gonzaga, raffigurati nelle decorazioni, come i cani sono dipinti nella Camera nuziale da Andrea Mantegna, anche se qui non ci sono figure umane. Ognuno porta il suo nome, quattro in particolare spiccano: Morel Favorito, Glorioso, Bataglia, Dario.

Il genio di Giulio Romano è visibile non solo nella rappresentazione dei singoli cavalli, che qui sono raffigurati in una posizione di riposo, eppure sembrano vibrare. Sono in piedi contro aperture all’interno delle quali è visibile un paesaggio dipinto, e la città di Mantova, con la sua architettura classica. L’intera Camera, impreziosita da un camino in marmo istriano, diventa una finta loggia, che entra in un dialogo immaginario con la Camera Picta, dove la famiglia Gonzaga è ritratta all’interno di un grande padiglione, oltre il quale vediamo alcuni villaggi. La capacità di Giulio Romano di aggiungere nuovi elementi alla Camera è evidente anche se guardiamo alla serie di falsi bronzi dipinti in cui sono rappresentate le fatiche di Ercole. Il contrasto tra il cavallo calmo e il corpo contorto dell’eroe è magnifico.

Nella Hall of Horses ci sono anche vere finestre che disturbano il ritmo generale della composizione, ma mostrano anche la capacità di Giulio Romano di sfruttare gli ostacoli per creare un perfetto mix di artificio e realtà. La decorazione delle pareti è completata da grandi statue di divinità che probabilmente alludono a Federico e alla sua amante Isabella Boschetti. Sotto il magnifico soffitto c’è una fessura con motivi vegetali e putti che giocano attorno a maschere grottesche.

Il soffitto in legno – un capolavoro all’interno di un altro – è diviso in una serie di quadrati. All’interno di questi sono rappresentati i due atti eroici, la scena del Monte Olimpo e la storia della Salamandra. Sono racchiusi da motivi geometrici e vegetali.

Il Monte Olimpo, che collega idealmente gli dei agli uomini, che è anche un’allusione alla solidità della stirpe dei Gonzaga, è reso in modo plastico dalle rocce dorate che si stagliano contro un cielo blu.

Non è di fondamentale importanza determinare se qui il dipinto raffigura una lucertola, una salamandra o un geco. Ciò che è significativo è il contrasto tra la pelle fredda dell’animale e il fuoco delle passioni che tormentano l’uomo. Il motto latino che si riferisce a questa scena recita: “Quod huic deest me torquet”, che significa “Ciò che le manca mi tormenta”. Il caldo, sconosciuto alla Salamandra, costringe il cuore degli uomini a subire gli effetti della passione.

Camera della Psiche
La camera di Psiche, la sala più sontuosa del palazzo, è decorata con affreschi erotici. Le pareti e il soffitto illustrano il racconto di Psiche, narrato dall’autore latino Apuleius nella sua opera The Golden Ass. Dal tema neoplatonico iniziale del viaggio dell’anima umana verso l’unione con l’amore divino, ci spostiamo verso una rappresentazione colorata che culmina in un banchetto nuziale festivo, in cui tutti celebrano il lieto fine del racconto. Il dipinto che adorna la camera è una celebrazione della concezione manierista dell’arte, di cui Giulio Romano è campione: qui prende ispirazione dalla Loggia di Villa Farnesina a Roma. Dieci anni dopo che questi affreschi furono dipinti – furono condannati da Michelangelo – Giulio Romano fu in grado di creare un nuovo palazzo accattivante, in cui nessuna delle figure rappresentate è il vero protagonista; i due personaggi principali sembrano essere persi nel vortice creato dalle scene dal ritmo frenetico.

La storia di Amore e Psiche è una sorta di labirinto negli otto ottagoni delle volte circondati da stucchi dorati e nelle dodici lunette della Camera; la storia termina nella cornice centrale, dove Psiche, dopo aver completato una serie di compiti difficili, è finalmente autorizzata a entrare nell’Olimpo, dove diventa immortale e può sposare Cupido. I vari passaggi del viaggio di Psiche l’hanno portata a scoprire il lato oscuro della divinità, come quando è costretta a raggiungere l’infernale fiume Styx per rubare parte della sua acqua.

Le pareti sono affrescate che illustrano alcune famose storie d’amore, a partire da Venere e Marte. Troviamo anche Baccus e Arianna, Pasifae a Creta, Giove e Olimpia, oltre a una magnifica rappresentazione del Ciclope Polifemo, che è innamorato di Galatea, che a sua volta è innamorato del pastore Acis. Il significato del dipinto è chiaro: l’amore regna indisturbato su ogni essere, sia esso uomo o Dio. La sezione più importante è il banchetto nuziale, in cui uomini, donne e animali celebrano l’amore tra i due protagonisti, che giacciono su un triclinio romano.

Un tavolino al centro della parete meridionale: su di esso abbondano piatti e piatti, sotto un traliccio coperto di vegetazione, tra un elefante e un cammello. Siamo sull’isola di Venere, dove tutti conducono una vita gioiosa.

La scena che si svolge attorno al tavolo sul muro occidentale mostra un gruppo di satiri che inseguono ragazze sensuali. Le figure dipinte dialogano con gli ospiti che hanno preso parte ai banchetti organizzati da Federico. Ai visitatori del sedicesimo secolo che venivano intrattenuti qui veniva offerta una rappresentazione pittorica delle gioie della vita.

Nella bella lunetta in basso, Psiche, vestita di verde, si sporge in avanti per toccare l’acqua del fiume Styx. Sotto la lunetta, nell’ottagono a destra, inizia la sua storia: è la figlia di un re, così bella che la gente le dà molti doni e regali, onorandola come se fosse una dea. Nell’ottagono a sinistra vediamo il secondo episodio della storia: Venere, arrabbiata per questo, ordina a suo figlio Cupido di punirla: deve colpirla con una freccia che la farà innamorare dell’essere più orribile nel mondo. Un episodio che ha ispirato Shakespeare in A Midsummer Night’s Dream.

Le scene dipinte sui muri sembrano condividere la stessa magnificenza del soffitto, diviso geometricamente in quadrati.

A sinistra del grande tavolo sul muro occidentale c’è un paesaggio in cui un fiume, o un lago, un suggerimento per i laghi intorno a Mantova, non lontano dalla villa. Il Paradiso terrestre qui rappresentato non ha nulla a che fare con quello cristiano. Vale comunque la pena notare che, nonostante questa differenza, la serie di dipinti ruota attorno al motivo del viaggio iniziatico, che l’ospite avrebbe intrapreso alla ricerca della vera saggezza.

Bellezza e desiderio si fondono in questo capolavoro di Giulio Romano.

Camera dei venti
In uno spazio relativamente piccolo una narrazione frenetica illustra come il destino degli uomini è influenzato dai pianeti e dagli dei, dai segni zodiacali e dalle costellazioni. I dodici segni zodiacali sono rappresentati con i loro simboli. Ad esempio, qui vediamo un episodio animato in cui alcuni pescatori catturano mostri dal fondo del mare. Da un punto di vista artistico, la Camera, sebbene sia adornata con dipinti e stucchi come le altre stanze, è più simile a una grotta, in cui gli stucchi diventano finti bronzi e le cornici creano una sorta di danza caotica, definita da lo sviluppo armonico delle diverse aree. Il massaggio sembra essere che il futuro dell’umanità è nelle mani dei poteri celesti, che tuttavia agiscono in armonia per garantire un giusto risultato.

I dettagli di uno stucco raffigurante un satiro, che finge di sostenere uno degli archi della Camera.

Camera delle aquile
La piccola stanza, che fu utilizzata come camera da letto da Federico, è piena di citazioni mitologiche, a partire dall’ottagono centrale in cui è rappresentata la figura di Fetonte. La decorazione e il dipinto sono entrambi straordinari. Gli affreschi sono sicuramente opera di Primaticcio (Bologna 1504, Parigi 1570). Nei numerosi episodi mitologici, è importante evidenziare le battaglie sul lato, che danno alla Camera un movimento caotico. Anche il marmo del camino è molto raffinato, la cappa è decorata con un motivo ondulato e il marmo delle porte è lo stesso usato per la Porta Santa di Roma.

Palazzo Te
Palazzo Te è un edificio storico e monumentale a Mantova. un bell’esempio di stile manierista di architettura, costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l’opera più famosa dell’architetto italiano Giulio Romano. Il complesso ospita ora il museo civico e, dal 1990, il Centro internazionale per l’arte e la cultura di Palazzo Te che organizza mostre di arte e architettura antiche e moderne.