Stile liberty milanese

Con la libertà a Milano è usato per indicare l’esperienza del suddetto stile diffuso nella città ambrosiana all’inizio del XX secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale. Nel capoluogo lombardo lo stile Art Nouveau trovò, grazie allo stretto legame con la sfrenata borghesia industriale dell’epoca, un terreno fertile per un rapido sviluppo che lo vide spaziare dalle influenze del floreale francese in stile Liberty allo Jugendstil tedesco e all’eclettismo.

Panoramica storica e caratteristiche generali
Con l’Esposizione Nazionale del 1881, vent’anni dopo l’Unità della nazione, la città di Milano si consacrò definitivamente come il principale centro industriale italiano. La città vide la formazione di una nuova classe borghese emergente legata all’industria e al commercio e formata da maestri costruttori, proprietari terrieri e imprenditori che in pochi decenni avrebbero unito l’antica nobiltà cittadina in abbondanza e importanza.

All’inizio del ventesimo secolo la borghesia, divenuta padrona della vita sociale ed economica della città, trovò lo stile liberty, notizie provenienti dalla Francia e introdotte in Italia nell’Esposizione di Torino del 1902, le sue specifiche status symbol e l’opportunità di mostrare il loro potere e allo stesso tempo sottolineare la netta separazione dalla classe nobile e dalle sue residenze neoclassiche e barocche: questo legame quasi esclusivo tra la nuova classe dominante e il nuovo stile architettonico e la netta separazione dal i modelli della “vecchia” classe aristocratica sembrano molto evidenti quando si osserva che, mentre la nuova borghesia ha sollevato una pagina di case seguendo i nuovi dettami della libertà, nello stesso periodo le commissioni tradizionali e più conservatrici legate al vecchio potere finanziario ed ecclesiastico il mondo – soprattutto i nuovi uffici bancari nell’area di Piazza Cordusio – è rimasto invece legato al porcile eclettico ora decadente e conservatore le voga nel diciannovesimo secolo.

Per dare un ulteriore impulso allo sviluppo dell’Art Nouveau è stata l’Esposizione Internazionale del 1906 che ha visto decine di padiglioni di stile nella mostra e negli edifici pubblici e non che l’esposizione ha contribuito a erigere, questo metterebbe il sigillo finale di libertà nella dominante artistica stile . Sebbene molto articolata e differenziata, l’esperienza in stile liberty milanese mostra alcuni punti e novità comuni: ricorrente è la decorazione dell’edificio, in ferro battuto o cemento decorativo, con un tema floreale o il mondo animale; mentre a livello strutturale è riportato l’uso del cemento armato. L’uso della pittura sulle pareti di edifici, spesso con piastrelle di ceramica, e di cariatidi e eremi presi in prestito dall’architettura dei palazzi nobiliari milanesi è invece comune. Al contrario, nonostante una ricchissima collezione di arti applicate Art Nouveau sviluppate in città, l’architettura e la decorazione d’interni hanno faticato a conformarsi al nuovo stile e, tranne rari episodi, erano ancora dominati da stili tardo-eclettici.

Raggiunto il suo culmine nel 1906, la libertà milanese vide le prime contaminazioni con l’architettura eclettica, che divenne sempre più forte fino agli anni della Prima Guerra Mondiale, dopo di che la libertà sopravvisse solo in influenze minori nella costruzione minore, mentre il gusto del la borghesia industriale si è fusa spontaneamente verso l’art deco.

Stile
Infatti, lo stile Liberty di Milano o l’Art Nouveau milanese sono più ornamentali che architettonici. La maggior parte degli edifici della Belle Epoque presentano piccole asimmetrie o baie con curve folli rappresentative dell’Art Nouveau, ma generalmente mostrano un grande rigore nella costruzione.

Lo stile Liberty è anche chiamato stile floreale. Ed è giustamente chiamato a Milano. Infatti, una delle caratteristiche dell’Art Nouveau milanese è l’uso onnipresente di sculture e modanature con motivi floreali e vegetali. Queste decorazioni spesso adornano i numerosi balconi e le parti superiori dei bovindi.

Un’altra particolarità dell’Art Nouveau a Milano è l’uso di piastrelle di ceramica che formano enormi disegni su importanti superfici di facciate come per Casa Galimberti, via Malpighi. Con modanature e ceramiche, si può ancora aggiungere un’armatura di qualità dove le ragioni spesso floreali competono con la creatività.

Edificio privato
La stagione milanese dell’Art Nouveau fu inaugurata con la costruzione di Palazzo Castiglioni completato nel 1903 su progetto di Giuseppe Sommaruga, in seguito tra i maggiori interpreti del modernismo in Italia. Il palazzo, decorato con sculture in cemento a tema floreale e composizioni in ferro battuto tipiche del nuovo stile, spicca tra il classico stile liberty per le forme monumentali e l’uso di elementi classici come i cherubini, presi in prestito dai vicini palazzi nobiliari in forme neoclassiche dominare . L’edificio, considerato tra i più alti esempi di libertà italiana ed eretto in una delle vie più eleganti e nobili di Milano, sottolinea ancor più chiaramente lo status della nuova classe borghese e introduce con forza nella città l’uso del cemento come elemento scultoreo . Il “segnale di rottura” lanciato alla vecchia classe dominante è stato ancora più forte grazie all’inserimento ai lati dell’ingresso di due statue raffiguranti due donne nude ritratte in pose decisamente audaci: hanno suscitato grande scandalo al punto che il palazzo è stato ribattezzato dai milanesi il ca ‘di ciapp (la casa dei glutei, con preciso riferimento al dorso nudo delle due donne raffigurate) e l’architetto fu costretto a toglierli e trasferirli nell’allora villa periferica Faccanoni, un eccellente esempio di una villa liberty suburbana progettata da Sommaruga e dove vengono ripresi i putti scultorei e il motivo delle finestre a colonne dell’ultimo piano di Palazzo Castiglioni.

Un altro importante interprete della libertà milanese è stato Giovanni Battista Bossi che ha nella sua casa Galimberti la sua opera più famosa: l’edificio presenta una ricchissima decorazione della facciata con piastrelle in ceramica dipinte con forme umane ed elementi vegetali con elaborati contrasti cromatici. Degni di nota sono anche i balconi decorati in cemento o i balconi a baldacchino in ferro battuto. A pochi metri si trova la Casa Guazzoni, sempre di Bossi, che, pur conservando il tipico stile floreale della facciata, presenta una decorazione completamente incentrata sulla scultura con elaborati apparati di putti, figure femminili e forme vegetali sempre fatte di cemento e ferro battuto con balconi sovrapposti. Infine, lo stesso architetto ha creato la casa di Alessio, più simile allo stile della Secessione viennese con le sue geometrie rigide e la fascia verticale all’ingresso.

Un raro esempio di autocomposizione fu la casa Campanini, progettata dall’architetto e imprenditore edile Alfredo Campanini come propria casa nel 1904. La composizione della facciata mostra generalmente una forte ispirazione per il lavoro della Sommaruga, in particolare per le sculture di figure femminili all’ingresso, un esplicito omaggio al portale di Palazzo Castiglioni. La classica porta d’ingresso in legno è qui sostituita da un cancello in ferro battuto con motivi vegetali, lo stesso motivo dei balconi, creato da Alessandro Mazzucotelli: i suoi altri elementi decorativi sono anch’essi in ferro battuto che, insieme agli affreschi e alle vetrate, formano un decorazione d’interni tipicamente liberty senza traccia di influenze eclettiche, qualcosa di insolito in molte altre architetture urbane contemporanee.

Separata dalla logica della creazione di nuove aree residenziali dedicate alla classe borghese, la casa Ferrario fu costruita a partire dal 1902 su progetto di Ernesto Pirovano in via Spadari, una delle vie più centrali e antiche di Milano. La notorietà di questo edificio, ancora sostanzialmente tradizionale e relativamente sobrio negli altri elementi, è dovuta alle decorazioni in ferro battuto dei balconi sovrapposti con motivi a spirale e decorazione floreale con mensole a griffe, anche in questo caso da Mazzucotelli, considerato uno dei i principali artisti del ferro battuto in Italia.

Contro la tendenza floreale della libertà milanese guidata dalla Sommaruga, possiamo citare la Casa Donzelli di Ulisse Stacchini, dove nonostante le chiare influenze del maestro Sommaruga c’è una composizione con linee austere tipiche della libertà dell’area tedesca, e la casa Agostoni dove alcuni elementi tipici dello stile liberty come tema naturale e la scultura in cemento sono affiancati da una facciata tipicamente ottocentesca e da elementi classici come i bassorilievi.

Insieme alle case borghesi d’alta classe, un gran numero di case in stile Art Nouveau sorsero a Milano per la borghesia borghese e borghese. La costruzione di questi edifici, non potendo disporre di alti investimenti, usava decorazioni con statue ceramiche e industriali in cemento realizzate in serie, decorazioni in ferro battuto e una particolare attenzione alla riduzione degli spazi comuni non strettamente necessari: esempi di questo tipo di mecenati sono la casa Dugnani e la casa dei Biraghi, in cui spiccano le maioliche a tema floreale realizzate da Richard Ginori.

Una caratteristica particolare della costruzione borghese sono gli edifici adibiti ad abitazioni ad uso misto / attività industriali o commerciali: si può citare, ad esempio, la casa Laugier, costruita per la famiglia valdostana Laugier per ospitare la farmacia di famiglia oltre alla casa . L’edificio è stato progettato dall’architetto Antonio Tagliaferri in forme ispirate all’Art Nouveau viennese e ricorre a tutte le decorazioni tipiche, anche se in modo equilibrato, tipiche della libertà italiana come piastrelle, cemento e ferro battuto componendo forme derivate dall’animale e dal vegetale regno. Tuttavia, la decorazione è più sobria e utilizza mattoni in terracotta tipici del rinascimento lombardo tipico della strada.

Di puro uso commerciale furono i Magazzini Contratti costruiti nel 1903 su progetto di Luigi Broggi: l’uso dell’innovativo cemento armato consentì la realizzazione della struttura portante in semplici colonne e di conseguenza le ampie finestre con parapetti in ferro battuto che caratterizzano l’edificio. Molto simili sono i magazzini di Bonomi, anch’essi realizzati con ampie finestre, balconi in ferro battuto e colonne in ghisa. Oltre al tipo commerciale ci sono anche edifici un tempo usati come fabbrica: anche se meno comuni che in provincia e in gran parte demoliti per lasciare spazio agli edifici residenziali, tra questi possiamo citare l’ex azienda Gondrand e l’ex azienda Cusini di Cesare Mazzocchi , in cui le linee Art Nouveau e le grandi finestre dei Magazzini Contratti sono presentate in un modo più sobrio di coniugare le esigenze estetiche con quelle del contenimento dei costi di un edificio industriale.

Infine, possiamo citare opere dedicate ad altre attività terziarie: tra gli esempi più famosi possiamo citare la facciata dell’ex hotel Trianon caratterizzato da elaborate decorazioni con grandi finestre e putti che rivelano pesanti influenze neobarocche, poi stile portato a casa Tosi di Alfredo Campanini . Infine, l’ex cinema Dumont, realizzato con decorazioni floreali e destinato ad ospitare un cinema, è stato tra i primi edifici in Italia progettati appositamente per questo scopo.

Edilizia pubblica e pubblica e libertà minori

Piastrelle decorative realizzate in serie per il quartiere di via Solari
La grande crescita industriale della città di Milano ha comportato, oltre alla costruzione di residenze borghesi elaborate e raffinate, il costante afflusso migratorio nella città di masse di lavoratori appartenenti principalmente al proletariato: nel 1901 quasi il 60%, circa 280 000 persone , della popolazione milanese apparteneva alla classe operaia. Da un lato, il crescente bisogno di alloggi a prezzi moderati per le classi meno abbienti, dall’altra l’occasione dell’esposizione internazionale che si sarebbe tenuta in città nel 1906, suggerì alle autorità cittadine di redigere uno dei i primi piani articolati di alloggi sociali della città.

Fu in questa occasione che il primo quartiere popolare della Società Umanitaria fu costruito in via Solari, su progetto dell’architetto Giovanni Broglio: una delle prime realizzazioni di edilizia popolare in città, nonché una delle prime applicazioni di modernismo in edilizia sociale, il progetto ha coinvolto 11 edifici su 4 piani, per un totale di 240 unità abitative dotate di bagni privati ​​con acqua potabile e progettate per ospitare un totale di mille persone. L’affitto massimo per gli appartamenti più grandi era di 100 lire al mese (poco meno di € 350 scontato al 2006). Il progetto ovviamente non poteva presentare le elaborate e costose decorazioni della casa borghese Art Nouveau, quindi il Broglio adottò elementi decorativi realizzati in una serie industriale: a volte il termine meno liberty è usato per definire questo stile che, di fronte ad una spesa decisamente inferiore , ha permesso una decorazione architettonica diffusa e omogenea, anche se non troppo elaborata. Nel 1909 seguì un secondo distretto popolare della società gemella umanitaria del primo, con 214 appartamenti e sempre Broglio, dove le decorazioni della serie sono influenzate da una chiara deriva verso il deco.

Un altro esempio di edilizia popolare nello stesso periodo è stato il distretto di Ripamonti, anche se, contrariamente al caso precedente, la decorazione è quasi nulla, tranne che per gli elementi in ferro battuto. In generale, tra il 1905 e il 1912 la quota della superficie dedicata alle abitazioni pubbliche è stata leggermente superiore al 6% del totale, un numero che nonostante la frequenza con cui è stato discusso il problema non ha contribuito in modo significativo al problema dell’alloggio per meno famiglie benestanti. Un altro tipo di intervento è stato la realizzazione del primo nucleo del villaggio dei giornalisti, fondato all’inizio del ‘900 da una cooperativa di membri del mondo della pubblicità, che mirava a costruire alloggi per la piccola borghesia, esclusi dai piani di alloggio ma non abbastanza da permettersi lussuosi edifici liberty nel centro. Il risultato fu la costruzione di ville in stile liberty a metà strada tra il ricco stile dell’alta borghesia e la semplicità delle abitazioni popolari.

Non dedicato alle abitazioni ma ancora di uso pubblico era il nuovo mercato ortofrutticolo milanese creato dal 1908. Dell’antico complesso, oggi in gran parte trasformato in parco, rimane l’edificio comunemente chiamato edificio Liberty con ampie finestre con decoro in ferro battuto e ceramica della ditta Gregori.

La mostra internazionale del 1906
Nel 1906, Milano ospitò l’edizione della fiera internazionale dedicata al mondo dei trasporti in occasione dell’inaugurazione del tunnel del Sempione. Oltre alle innovazioni tecnologiche, la mostra è stata il banco di prova definitivo e un’opportunità eccezionale per mostrare il nuovo stile modernista. Tra i vari padiglioni tecnologici, sono stati inseriti palchi meno tecnici per attrarre un pubblico più ampio, compresi i padiglioni dedicati alle belle arti che dovevano servire come vetrina per i progressi mostrati in campo artistico dall’Italia. Tra le varie opere che sono scomparse vi è l’ingresso che ha riprodotto in libertà l’ingresso al traforo del Sempione e la stazione ferroviaria costruita sul sito espositivo per l’evento in ghisa, ferro battuto e grandi finestre.

Dei 225 edifici progettati per l’occasione, la maggior parte di essi sono costruiti in stile Art Nouveau, in particolare i padiglioni espositivi progettati per la maggior parte dal giovane architetto toscano Orsino Bongi. Alla fine della mostra quasi tutti i padiglioni sono stati demoliti, ad eccezione del padiglione dedicato alla piscicoltura, in seguito utilizzato come acquario cittadino. L’edificio, progettato dall’architetto Sebastiano Locati, è stato costruito per ospitare una nuova attrazione nel campo scientifico, costituendo un nuovo tipo che si differenzia dagli edifici commerciali, residenziali o religiosi. Il mondo sottomarino è stato l’ispirazione perfetta per l’edificio in stile Art Nouveau: friezesand ceramiche che rappresentano la vita sottomarina e sculture di animali marini sono disposte sulla parete esterna del complesso a forma circolare. All’ingresso c’è infine una fontana con Nettuno e un ippopotamo.

Scultura
Accanto alla tradizionale scultura in marmo e pietra, la libertà ha portato a un grande sviluppo della scultura in ferro battuto e cemento.

Il ferro battuto trovò il suo miglior interprete in Alessandro Mazzucotelli, che portò il lavoro di questo materiale da un semplice elemento decorativo a una vera arte. Il capolavoro milanese Mazzucotelli è sicuramente la cosiddetta Porta delle farfalle della casa di Moneta, opera che racchiude tutti gli stili della declinazione della libertà ambrosiana: la geometrica e ordinata la parte inferiore stanno cambiando rapidamente in complesse trame che danno origine a foglie e due farfalle , che grazie al dinamismo della composizione sembrano librarsi in volo, quasi cancellando la pesantezza del ferro.

Il mastro birraio tuttavia realizzò un numero elevatissimo di opere sparse per la città, integrate con l’architettura circostante come nel caso dei balconi della casa di Ferrario, o semplicemente ornamentali come la porta della casa dei Campanini, la porta della Maria Luisa villa o la scala delle rose di casa Morganti. Infine, ma non meno importante, l’attività di Mazzucotelli nelle arti applicate e nei monumenti del cimitero monumentale di Milano non è certo da ignorare.

Fu in quest’ultimo che si sviluppò il più importante laboratorio della scultura della città della libertà legata all’architettura: scultura che, come nel caso dell’architettura, si è fusa più o meno accentuata con temi eclettici e déco. Per quanto riguarda gli edifici, la borghesia milanese dell’epoca ha trovato nella scultura funeraria un ulteriore elemento per aumentare il suo prestigio.

Tra i più famosi santuari del cimitero c’è sicuramente l’Edicola Toscanini, realizzata in marmo di Carrara da Leonardo Bistolfi: la realizzazione consiste in un semplice monumento a parallelepipedo con bassorilievi decorativi che rappresentano figure allegoriche della vita del defunto con linee ispirate al tedesco Jugendstil, la cui composizione ordinata e geometrica riesce a combinarsi con le linee e la sinuosità di una libertà più floreale. Tra gli esempi di libertà floreale è l’Edicola Giudici disegnata da Paolo Mezzanottein che l’elemento decorativo è realizzato in fusione di bronzo modellato in forme di rose e rami appassiti creati dai fratelli Rigola: il tema floreale di Art Nouveau è adattato al tema del cimitero. Il monumento è completato da un mosaico con un tema floreale.

Il più originale ed esuberante è l’Edicola Origgi, un esempio di scultura concreta che sviluppa la sua struttura nell’intersezione di linee rette e curve per finire in una cupola: tema dominante nelle decorazioni dell’edicola, sempre tema floreale, dove le foglie dominano palma, girasoli e semi di papavero. Altre nicchie degne di nota in stile floreale sono l’Edicola Suffert con bassorilievi in ​​bronzo con angeli e iris di Alfredo Sassi e l’Edicola Croci decorata con una delle rare sculture in bronzo di Mazzucotelli solitamente dedicate al ferro battuto.

Influenze eclettiche e decadenza della libertà
Dopo aver raggiunto il suo massimo splendore con la mostra del 1906, la libertà milanese iniziò un periodo di influenze reciproche con l’eclettismo, mai completamente scomparso in commissioni diverse da quella borghese.

Accanto a una vera rifioritura di architettura neo-rinascimentale e neo-medievale con leggere influenze Art Nouveau, come il castello Cova costruito nel 1910, si possono trovare casi contrari, come la casa indipendente Maria Luisa, realizzata con decorazioni a mosaico quali temi neogotici e neo-rinascimentali convivono con mosaici a tema floreale e un cancello di Alessandro Mazzucotelli tra i migliori esempi di scultura in ferro in città. Un altro famoso esempio di questa tendenza è dato dalla casa Berri Meregalli e nell’edificio Berri Meregalli di Giulio Aratabuilt nel 1911, dove un misto di stili classici si trova accanto a temi liberty: il bugnato ruvido e lo sviluppo verticale dell’edificio si riferiscono a neo -Architettura gotica, l’interno decorato con mosaici ricorda l’architettura bizantina di Ravenna, mentre il ferro battuto di Mazzucotelli e la sfilata di statue di vari animali rimandano ai temi del floreale in stile liberty.

All’alba della prima guerra mondiale, quindi, questo stile di libertà contaminato passò dall’essere espressione della modernità a essere pesantemente criticato come vecchio e superato anche a causa dell’uso massiccio di elementi classici considerati ormai obsoleti. La stazione centrale di Milano, che iniziò nel 1924 in uno stile tardo eclettico con le sue decorazioni déco con influenze Art Nouveau, è considerata la vera conclusione della libertà a Milano che avrebbe lasciato spazio all’Art Deco e allo stile del XX secolo.