Architettura romanica in Valle d’Aosta

L’architettura romanica e, più in generale l’arte romanica, costituiscono un importante sviluppo in Valle d’Aosta, soprattutto in relazione alle due maggiori chiese aostane volute dal vescovo Anselmo L’inizio dell’XI secolo, la cattedrale e la collegiata di Sant’Orso. Accanto a queste grandi imprese di costruzioni, troviamo i villaggi sparsi sul territorio, soprattutto lungo le strade che salgono dal fondovalle verso i passi del Piccolo e del Gran San Bernardo, un numero significativo di chiese e campanili che testimoniano di Architetto romanico, ma non privo di interesse storico e artistico. Numerosi sono anche, in virtù dei castelli, delle torri e delle case nate dall’XI secolo, le testimonianze dell’architettura romanica ad uso militare e civile.

Il contesto storico-culturale
Lo sviluppo dell’architettura romanica in Valle d’Aosta è legato soprattutto alla figura del vescovo Anselmo I, che deteneva la cattedra episcopale vescovile tra il 994 e il 1025. Su sua iniziativa furono costruiti i due principali edifici religiosi che si possono ammirare ad Aosta: la cattedrale dedicata a Maria Assunta e la collegiata di santi Pietro e Orso: pur rimanendo profondamente rimaneggiata nel tardo gotico e in epoche successive, conservano ancora alcune strutture architettoniche e elementi decorativi di grande valore che testimoniano lo sviluppo dell’arte romana in Aosta .

Va ricordato che nel Medioevo la Valle d’Aosta rappresentava, attraverso i passi del Piccolo e del Gran San Bernardo, un nodo essenziale delle grandi vie di comunicazione tra la Pianura Padana e il Nord Europa. La Via Francigena percorse il Sigerico di Canterbury intorno al 990, pochi anni prima dell’inizio dei due grandi cantieri “Anselmiani”, inclusa una sosta ad Aosta.

Così la regione della Valle d’Aosta fu in quel periodo anche una terra di vivaci scambi culturali e artistici: se i lavoratori che costruirono le due grandi chiese di Aosta provenissero verosimilmente dall’area lombarda, i modelli architettonici con cui era il cliente di fronte erano – soprattutto per la cattedrale – quelli nordici.

Nel XII secolo, negli anni immediatamente successivi al 1132, al vescovo Eriberto fu concessa l’autorizzazione pontificia di fondare, nella chiesa di Sant’Orso, una comunità di Agostiniani: iniziò quindi, sotto la guida del priore scelto, Arnolfo di Avise, a la costruzione delle varie stanze del convento; tra questi spiccava lo splendido chiostro, con la sorprendente varietà di capitelli medievali che si possono ammirare ancora oggi.

Altre chiese romaniche di minore importanza sono presenti in gran parte nell’area della Valle d’Aosta. Di particolare interesse sono anche le chiese romaniche che in qualche modo sopravvivono all’interno delle mura di castelli ormai in rovina. Le chiese del castello di Graines, il castello di Argent e il castello di Cly sono solo esempi di cappelle castrensi che si ergono accanto a possenti mura e imponenti torrioni, testimonianza dell’architettura romanica a uso militare e civile. La presenza di chiese castriane è tipica della Pianura Padana, mentre è rara nelle regioni ad arco alpino.

Le chiese dei paesi di montagna e i numerosi castelli sparsi nella valle ricordano la struttura marcatamente feudale che fu istituita in Valle d’Aosta dall’XI secolo, con la presenza di un piccolo numero di famiglie nobili – a cominciare dagli Challant – in grado di controllare la vita economica e culturale della valle.

La cattedrale di Aosta
L’origine della cattedrale di Aosta risale ai primi stadi della diffusione del cristianesimo in Valle d’Aosta: già verso la fine del IV secolo, dove oggi è la cattedrale, esisteva – come dimostrato dagli scavi archeologici eseguiti – una notevole proporzione domus ecclesiae.

La chiesa fu completamente ricostruita nell’XI secolo, per volere di Anselmo I, vescovo di Aosta tra il 994 e il 1025 (da non confondere con Anselmo, filosofo e santo, nato ad Aosta nel 1033).
La “chiesa anselmiana” aveva una pianta basilicale a tre navate con tetto a capriate in legno; il portale d’ingresso era posto al centro del lato meridionale; l’abside principale, semicircolare, era fiancheggiata da due campanili.

Nella cattedrale “anselmiana”, sul lato occidentale, non esisteva una vera facciata, ma solo una “pseudofacciata” saliente che nella parte inferiore non aveva un portale d’ingresso, ma si affacciava sul criptoportico di epoca romana. Le tre navate erano contrassegnate da sei coppie di pilastri quadrangolari e una coppia di pilastri a sezione quadrilobata; le dimensioni della chiesa erano 54 x 32,4 metri, con un’altezza di oltre 15 metri per la navata centrale e 9 metri per quelle laterali. L’interno della navata centrale era decorato con uno straordinario ciclo di affreschi disposti su vari registri. I pittori, della “zona longobarda”, coinvolti nella realizzazione di questo programma decorativo, furono probabilmente gli stessi che ad Aosta affrescarono la collegiata di Sant’Orso.
Visto dal lato orientale, la cattedrale mostrava cinque absidi: una grande abside che chiudeva la navata centrale, le due absidi con le quali terminavano le navate minori e altre due absidi scolpite sul piano inferiore dei campanili. Il coro era in una posizione piuttosto elevata rispetto al pavimento della chiesa; sotto il coro, già alla fine del X secolo, fu costruita una cripta a tre navate con volte a crociera sostenute da colonne agili con capitelli marmorei medievali. Nella seconda metà del secolo XI la cripta, dopo un probabile crollo, dovette essere ricostruita: solo le prime campate conservano le colonne primitive, mentre per le altre campate sono state utilizzate robuste colonne romane di riuso. . Appoggiato alla navata nord, fu costruito un chiostro come spazio di incontro e di preghiera per i canoni.

Anche nella seconda metà del secolo XI la chiesa fu ampliata con la costruzione del westwerk (massiccio occidentale) nella forma di una seconda abside posta in corrispondenza della navata centrale affiancata da due ulteriori campanili. In questo modo fu completato un progetto costruttivo che vide la navata centrale chiusa da due absidi contrapposte, ognuna delle quali fiancheggiata da una coppia di campanili (adottando una scelta di tipo nordico che poi trovò un altro esempio nel coevo duomo di Ivrea). Mentre il coro nell’abside orientale, dedicato a Maria Assunta, era funzionale al collegio dei canonici presieduto dal vescovo, quello dell’abside occidentale, dedicato a San Giovanni Battista, era usato per le cerimonie parrocchiali

Dalla fine del XII all’inizio del XIII secolo, i mosaici del pavimento del coro risalgono agli anni che, nonostante la loro data, possono ancora essere considerati un’espressione della cultura romanica.
Quella menzionata nell’Anno o Ciclo dei Mesi, posta nella parte inferiore del coro, è considerata più antica, databile verso la fine del XII secolo. Al centro del pavimento del mosaico c’è la figura di Cristo, il Signore del tempo, che tiene il sole con una mano e la luna con l’altra; in un cerchio tutt’intorno sono raffigurati, all’interno di medaglioni, le personificazioni dei dodici mesi dell’anno, con particolare riferimento alle attività lavorative svolte. I motivi ornamentali presenti rendono il pavimento a mosaico simile a un tappeto; negli angoli di un motivo rettangolare ci sono le allegorie dei quattro fiumi del paradiso terrestre – Pison, Ghicon, Tigris, Eufrate – di cui parla la Genesi (Gen 2: 11-14).
Il secondo mosaico, risalente agli inizi del XIII secolo, fu trasportato qui quando il coro occidentale in cui fu trovato fu demolito. Raffigura una serie di animali reali e fantastici (un’iscrizione didattica è posta accanto alle figure della chimera e all’elefante); ci sono anche le allegorie di due dei quattro fiumi del paradiso terrestre (Tigri ed Eufrate). Altre rappresentazioni lasciano ancora più spazio per lo sviluppo dell’immaginazione fantastica; sono posizionati al centro del mosaico, all’interno di una complessa geometria di quadrati e cerchi. Rispetto al primo mosaico, una scelta deliberatamente più complessa di temi, tuttavia, si riflette in un conto meno prezioso.

Verso la fine del XII secolo, quando già – sull’onda della cultura architettonica emergente in Francia – le scelte estetiche dei clienti orientate verso il gotico, fu costruito il jubé, un grande tribuno governato da archi che delimitavano il coro (il riservato spazio ai sacerdoti) rispetto allo spazio riservato ai fedeli e che fungeva anche da pulpito. Questa struttura fu demolita solo nel 1838.

Dell’antica basilica romanica molto è andato perduto in relazione ai numerosi interventi successivi, ispirati ai diversi linguaggi artistici e alle diverse modalità di uso liturgico degli spazi. Restano i due campanili a est, che – seppur modificati in qualche misura dalla loro apparizione dall’alta cuspide gotica e dai quattro pinnacoli angolari sulla loro sommità – conservano un aspetto tipicamente romanico; Restano i sorprendenti mosaici del coro, la cripta con interessanti capitelli medievali. Rimangono in particolare gli affreschi superstiti – riscoperti nel 1979 nello spazio tra il tetto e le volte del Quattrocento – che ci permettono di capire quale dovrebbe essere la grandiosità dell’apparato decorativo interno della chiesa e la sua complessità iconografica.

La chiesa collegiata di Sant’Orso e il suo chiostro
Scavi archeologici hanno dimostrato che nella zona ora occupata dalla chiesa c’era una grande necropoli extraurbana su cui, nel V secolo, fu edificato un complesso paleocristiano comprendente, oltre alla nostra chiesa, anche il crucimorfo di San Lorenzo (che situato sotto l’attuale chiesa omonima sconsacrata). La primitiva chiesa era un’unica sala delimitata da un’abside semicircolare; fu interamente ricostruito e ampliato nel IX secolo, nel periodo carolingio.
Nel 989 un campanile fu aggiunto alla facciata della chiesa esistente (i cui resti sono ancora visibili per un’altezza di circa 15 m).
Un ulteriore intervento costruttivo fu quello promosso dal vescovo Anselmo I che tenne il vescovato ad Aosta tra il 994 e il 1025 (da non confondere con Anselmo, filosofo e santo, nato ad Aosta nel 1033). Questo intervento è testimoniato da un passaggio del collegio Necrologium che menziona il defunto con l’espressione Anselmus Episcopus Augustiensis qui nostram construxit ecclesiam. Su sua iniziativa, l’intera chiesa fu restaurata nella tipica architettura romanica, come un edificio basilicale, diviso in tre navate con tetto a capanna, serrature chiuse ad est da altrettante absidi semicircolari. Il coro, sopraelevato rispetto al piano delle navate, dominava (come ancora oggi) una cripta formata da due stanze: quella occidentale conteneva alcune sepolture importanti, quella orientale – destinata alle cerimonie cultuali – era divisa in cinque navate con tre absidi semicircolari disposti irradianti.

Sotto il pavimento del coro, sotto un vetro che lo protegge, c’è un mosaico di tessere bianche e nere con alcuni inserti di tessere marroni portate alla luce durante gli scavi del 1999. Il tappeto a mosaico che risale al XII secolo – probabilmente agli anni della costruzione del chiostro – ha una forma quadrata, sul lato pari a 3 metri, con gli angoli disposti secondo i quattro punti cardinali; nel medaglione posto al centro di sei diversi fotogrammi è raffigurata la scena di Sansone che uccide il leone.

Del “periodo anselmiano” rimangono, oltre alle mura e ai pilastri, la cripta (non più divisa in due sale), il mosaico del coro e gli affreschi, importanti esempi di arte ottoniana, posti nella parte superiore della navata , tra il tetto e il tetto con volta a crociera costruito alla fine del XV secolo.

L’imponente campanile romanico alto 44 metri, che si erge sul sagrato in posizione isolata, fu costruito nel XII secolo come parte di un sistema difensivo costituito da una cinta muraria e da una seconda grande torre. La parte inferiore è quella originale, formata da enormi massi quadrati, forse rimossi dai vicini monumenti romani; la parte superiore è probabilmente del 13 ° secolo.

La costruzione del chiostro romanico, segnato dai suggestivi capitelli per cui è famosa la collegiata di Sant’Orso, si trova negli anni immediatamente successivi al 1133 (1132 secondo il calendario attuale), come attesta l’iscrizione di uno dei capitali: “ANNO AB INCARNATIO (N) E DOMINI MC XXX III IN HOC CLAUSTRO REGOLARE (I) S LIFE INCEPTA EST”, che indica l’inizio effettivo della vita comunitaria. In quell’anno aveva ricevuto una risposta positiva alla richiesta fatta a papa Innocenzo II dal vescovo di Aosta Eriberto (già canonico di Sant’Agostino del Capitolo di Abondance a Chiablese in Alta Savoia), volto ad avere, per la congregazione di Sant’Orso, la possibilità di fondare una comunità di Agostiniani.
Gli archi e le volte attuali del chiostro sono il risultato di una modifica posteriore, avvenuta al tempo di Giorgio di Challant (1468 – 1509), ad eccezione di uno dei lati minori che fu ricostruito nel XVIII secolo.

Gli affreschi altomedievali della cattedrale e la collegiata di Sant’Orso

Le due grandi basiliche di Aosta, la cattedrale e la collegiata di Sant’Orso, hanno presentato nell’XI secolo una navata centrale interamente affrescata. Frammenti consistenti di dipinti talmente alti e medievali sono stati conservati, in entrambe le chiese, nell’attico sopra le volte quattrocentesche. I due cicli sopravvissuti – molto probabilmente realizzati dallo stesso atelier – costituiscono una delle più grandi testimonianze dell’alta pittura medievale che fanno di Aosta uno dei principali centri d’arte europei in questo periodo storico.

Per quanto riguarda la Cattedrale, nelle parti recuperate in soffitta possiamo riconoscere le seguenti rappresentazioni:

Muro occidentale (dove si trovava l’arco trionfale dell’abside occidentale): Figure degli angeli (disposte secondo il solito schema iconografico degli archi trionfali in epoca medievale)
North Face: Stories of Saint Eustace, scene di Placidas-Eustachio che incontra il cervo; Conversione di Placidas-Eustachio; Viaggiare via mare; Rapimento di bambini.
Nel registro superiore, le lunette con i busti degli Antenati di Cristo si alternano a lunette di contenuto decorativo e allegorico
Parete Sud: Storie di Mosè, in particolare delle Piaghe d’Egitto, scene del Verga trasformate in un serpente; l’acqua del Nilo si trasformò in sangue; la peste delle rane; la piaga delle mosche.
Nel registro superiore, le lunette con i busti dei vescovi di Aosta
Nel ciclo di Sant’Orso possiamo riconoscere le diverse scene affrescate sormontate da una prospettiva greca che incorpora figure di animali e oggetti rappresentati con notevole realismo. Non tutte le scene frammentarie possono essere identificate; un’analisi iconografica permette di identificare le seguenti scene:

Parete nord: frammenti di un giudizio universale; Le nozze di Cana;
Parete sud: Sant’Andrea a Patrasso; San Giovanni Evangelista a Efeso; San Giacomo Maggiore condannato a morte a Gerusalemme; Miracolo di Gesù che cammina sul lago di Genezareth; Miracolo di Gesù che calma le acque del lago; Un martirio (Sant’Erasmo?) Per la fustigazione;
Muro occidentale: un martirio attaccando le unghie nella pianta di un piede
La sfera culturale dell’atelier che ha creato gli affreschi è quella cosiddetta “lombarda”; i cicli della basilica di San Vincenzo a Cantù e del battistero del Duomo di Novara possono essere stilisticamente collegati ad esso.

Altre chiese romaniche in Valle d’Aosta
Un numero considerevole di antiche chiese sparse lungo i sentieri che dal fondo della valle raggiungono i passi del Piccolo e Gran San Bernardo, hanno mantenuto – soprattutto nei campanili – testimonianze più o meno importanti del periodo romanico. Tra le principali testimonianze ci sono le chiese con pianta basilicale a tre navate: la chiesa parrocchiale di Arnad, quella di Saint-Vincent e di Sarre, l’antica chiesa di Santa Maria a Villeneuve.

Altre chiese interessanti con elementi romanici superstiti sono la chiesa parrocchiale di Morgex, la chiesa di Sainte-Marie-Magdeleine de Villa a Gressan, la chiesa di San Solutore a Fleuran nel comune di Issogne e altre ancora.

In alcuni casi i cambiamenti architettonici avvenuti nel corso dei secoli non consentono più di trovare testimonianze romaniche: è questo, ad esempio, il caso della chiesa parrocchiale di San Martino a Pontey (un villaggio che segna una delle tappe dell’itinerario Sigerico) menzionato in un toro. Papa Alessandro III nel 1176, ma interamente modificato da successivi interventi.

La chiesa parrocchiale di San Martino ad Arnad
Per scoprire le origini della chiesa dobbiamo probabilmente risalire al IX secolo quando fu costruita nella piana di Arnad come cappella del monastero eretto lì dai Benedettini di Fruttuaria. Di questo periodo rimangono tracce nelle fondamenta e nell’abside centrale. Durante l’undicesimo secolo una delle periodiche alluvioni distrusse la chiesa parrocchiale dedicata a Saint-Germain di Auxerre situata più a valle. Fu allora deciso di trasformare la cappella del monastero nella nuova chiesa parrocchiale del villaggio. L’antico edificio fu quasi interamente ricostruito ed ampliato, e assunse una struttura basica a tre navate che si è poi conservata nel tempo. Le pareti della chiesa romanica costruita tra l’XI e il XII secolo sono quasi interamente in pietra: sono stati infatti utilizzati essenzialmente ciottoli di fiume e blocchi di tufo. La copertura della chiesa era probabilmente assicurata da un tetto a capriate sulla navata centrale e da facce di botte sui corridoi laterali. È probabile, al confronto con molte altre basiliche romaniche, che fosse presente una cripta sotto l’area dell’abside. La chiesa era ovviamente dotata di un campanile di cui la muratura romanica è rimasta oggi, raggiungendo il livello delle prime finestre monofore (il resto è interessato da successivi interventi).

La chiesa del cimitero di Santa Maria a Villeneuve
L’antica chiesa di Santa Maria (ora dedicata a San Rocco) sorge su uno sperone roccioso nei pressi del cimitero di Villeneuve; ha svolto funzioni parrocchiali fino alla costruzione, nel 1782, della chiesa nuova e più grande nel centro del villaggio. È una delle più antiche chiese della Valle d’Aosta, presumibilmente risalente al secondo quarto dell’XI secolo. Viene menzionato per la prima volta come ecclesia in una bolla papale del 1184, inclusa tra le pertinenze della collegiata di Sant’Orso ad Aosta. Il titolo di ecclesia ci porta a credere che fosse già una chiesa parrocchiale.

La chiesa ha subito interventi che hanno cambiato il tipico aspetto originale. La chiesa romanica presentava la tipica facciata saliente che si può ancora osservare, anche con il portico che ne ha modificato l’aspetto. Visto dal lato orientale, ha tre absidi senza elementi decorativi. L’interno ha conservato la struttura con tre navate chiuse da altrettante absidi; le navate laterali mostrano un insolito tetto a botte, mentre la navata centrale presenta volte a crociera risalenti alla fine del XV secolo. La piccola cripta dell’XI secolo è stata conservata sotto il presbiterio sopraelevato: ha una forma a emiciclo ed è costituita da sei volte a crociera con nervature poggianti su due colonne tozze senza capitelli.
Il campanile risalente al XII secolo che si trova sulla navata nord presenta una notevole eleganza grazie agli archi pensili che scandiscono i diversi piani progressivamente alleggeriti da aperture in monofore, bifore e trifore.

Architettura romanica di uso militare e cappelle castrali
Rimangono inoltre alcune cappelle romaniche in Valle d’Aosta, tra cui alcune cappelle risalenti all’XI secolo ancora visibili nelle rovine di castelli solitari. Questi sono i castelli di Graines in Val d’Ayas, Cly nel comune di Saint-Denis, i signori di Quart a Quaart e Châtel-Argent a Villeneuve. Questi castelli suggestivamente posti su creste rocciose, con il loro possente mastio, sono interessanti esempi di architettura romanica di uso militare. È stato osservato a questo proposito

«Anche se l’obiettivo era ovviamente militare, si può osservare che sarebbe difficile fare scelte più panoramiche […]. Raramente il potere è riuscito a dare un’immagine più iconica e protesa. Tuttavia, ci sarebbe stato da secoli coltivare mitologie su nidi d’aquila e sparvieri »

Castello di Graines
Costruito probabilmente nell’XI secolo, Graines è un tipico esempio del primitivo castello valdostano. Consisteva essenzialmente in un ampio muro, di circa 80 metri per 50 e di forma irregolare per adattarsi alla natura del terreno, che conteneva all’interno degli altri edifici tra cui una grande torre quadrata e una piccola chiesa castrale, le uniche rimaste.

La torre quadrata, o donjon, mostra una struttura massiccia e misura più di 5,5 metri su ciascun lato. Era il mastio del castello e oltre ad essere la casa del signore rappresentava l’ultimo baluardo di difesa, come dimostrano le piccole finestre e l’ingresso posto a circa cinque metri da terra, raggiungibile solo con l’aiuto di una scala che potrebbe essere rimosso in caso di assedio. In un secondo momento un nuovo edificio fu aggiunto alla torre per ingrandire la casa.

La cappella romanica, dedicata a San Martino, fu probabilmente costruita dai monaci che abitarono il castello nei primi tempi. È costituito da un’unica navata, lunga circa otto metri, che termina con un abside semicircolare. Rimasero solo la muratura e la facciata in pietra, mentre il tetto crollò completamente.

Castello di Cly
Il castello di Cly fa parte del tipo di primitivi castelli valdostani, costituito da un massiccio mastio centrale circondato da un ampio muro, che conteneva al suo interno, oltre al mastio, anche una serie di altri edifici. Nel caso di Cly le mura, ancora conservate quasi interamente, erano dominate da una merlatura e racchiudevano un’area di circa 2800 metri quadrati. La parte occidentale consisteva in una spianata dove la popolazione locale poteva rifugiarsi in caso di un attacco nemico. L’area a sud-est ospitava invece gli edifici, costruiti in epoche diverse tra l’XI e il XIV secolo, tra cui la massiccia torre centrale, la cappella, le cucine, le stalle, il corpo di guardia e l’abitazione del castellano. Nell’angolo nord-ovest è possibile vedere i resti di una torre sotto la quale c’era una cisterna sotterranea per la raccolta dell’acqua, intonacata in cocciopesto per renderla impermeabile.

L’edificio più imponente del castello era sicuramente il mastio, la massiccia torre centrale. Consisteva in un donjon a pianta quadrata di circa 9,40 x 9 metri sul lato e alto 18 metri, costruito sopra la roccia viva. La torre era divisa verticalmente in tre piani sopra, e l’accesso era collocato a pochi metri dal suolo, una soluzione difensiva che può essere vista anche nel donjon di molti altri castelli del tempo, tra cui Graines e Châtelard.

Appoggiati al mastio sono i resti della piccola cappella romanica dedicata a San Maurizio, probabilmente risalente all’XI secolo. La chiesa è costituita da una sala absidale rettangolare. Pochi sono gli elementi decorativi: sono visibili sull’abside e sui pilastri del muro settentrionale con una cornice composta da due archi gemelli. All’interno dell’arco di accesso all’abside con doppio anello è degno di nota. Sulla superficie dell’abside ci sono tracce di affreschi ora illeggibili (che all’inizio del Novecento potevano ancora essere interpretati con una certa facilità, come dimostrano alcuni disegni di Alfredo d’Andrade e gli scritti di Carlo Nigra).

Châtel-Argent
Le rovine del castello visibili oggi risalgono al XIII secolo, ma la collinetta rocciosa su cui sorgono era già occupata in epoca romana da una fortificazione posta a guardia della valle. La prima citazione medievale del castello risale al 1175. Era sempre sotto la giurisdizione della Casa di Savoia, sebbene la baronia di Châtel-Argent avesse molti signori: il Bardo, lo Sfidante, i Roncas, ecc.

L’area racchiusa da ciò che resta delle mura della città è di 90 x 70 m; si stima che potrebbe contenere 2.000 uomini. Per quanto riguarda la costruzione del XIII secolo, i resti di un edificio e di una cisterna si trovano all’interno delle mura, nella posizione più alta del sito; la parte meglio conservata, che caratterizza l’aspetto del sito, è rappresentata da un mastio cilindrico, alto circa 16 metri e con un diametro di 9,50 m. misurato all’esterno.

Sul fronte orientale della zona fortificata si trova una cappella castrale dedicata a Santa Colomba in stile romanico che si ritiene sia stata costruita tra il 1050 e il 70.
La chiesa ha un aspetto piuttosto arcaico: la facciata presenta tre specchi verticali coronati da archi inclinati; l’abside che sporge oltre le mura, è adornata da lesene e archi pendenti in terracotta.

Torri e roccaforti
Tre edifici romanici ad uso civile e militare sono degni di nota le numerose torri e fortezze sorte in gran parte nel XII secolo e ancora presenti in Valle d’Aosta, a partire dalla cintura urbana di Aosta. Si tratta di torri che servivano da abitazioni per famiglie nobili poste lungo le antiche mura della città romana (per grandi tratti ancora visibili): vi si insediarono i Casei (il loro Tour Fromage nelle immediate vicinanze del teatro romano), il Palatio (che chiamarono il torre del Balivo), i signori “de porta Sancti Ursi” (che in seguito divenne la Torre dei Signori di Quart) e altri.

Elenco delle chiese e torri romaniche in Valle d’Aosta

Chiese che conservano strutture romaniche
Aosta, cattedrale
Aosta, collegiata di Sant’Orso
Saint-Pierre, Priorato di Saint-Jacquême
Arnad, chiesa parrocchiale di San Martino
Gressan, chiesa di Sainte-Marie-Magdeleine de Villa
Gressan, chiesa di Saint-Jean de Chevrot
Issogne, Chiesa di San Solutore a Fleuran
Morgex, chiesa parrocchiale di Santa Maria
Pollein, chiesa parrocchiale di San Giorgio
Saint-Vincent, chiesa parrocchiale di San Vincenzo
Sarre, chiesa parrocchiale di San Maurizio
Villeneuve, antica chiesa parrocchiale di Santa Maria (o chiesa di San Rocco)

Cappelle castrali
Brusson, cappella del castello di Graines
Saint Denis, cappella del castello di Cly
Villeneuve, cappella di Châtel-Argent

Campanili romanici
Aosta, cattedrale
Aosta, collegiata di Sant’Orso
Saint-Pierre, ex priorato di Saint-Jacquême
Aosta, ex priorato di Saint-Bénin
Arvier, chiesa parrocchiale di San Sulpizio
Bard, chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta
Chambave, chiesa parrocchiale di San Lorenzo
Courmayeur, chiesa parrocchiale di San Pantaleone
Gressan, chiesa di Sainte-Marie-Magdeleine de Villa
La Salle, chiesa parrocchiale di San Cassiano
Morgex, chiesa parrocchiale di Santa Maria
Perloz, chiesa parrocchiale di San Salvatore
Pollein, chiesa parrocchiale di San Giorgio
Roisan, chiesa parrocchiale di San Vittore
Saint-Christophe, chiesa parrocchiale di Saint-Christophe
Sarre, chiesa parrocchiale di San Maurizio
Saint-Vincent, chiesa parrocchiale di San Vincenzo
Verrès, collegiata di Saint-Gilles
Villeneuve, antica chiesa parrocchiale di Santa Maria (o chiesa di San Rocco)