Razionalismo italiano

Il razionalismo italiano è l’attuale architettura che si è sviluppata in Italia negli anni venti e trenta del Novecento in collaborazione con il Movimento Moderno Internazionale, seguendo i principi del funzionalismo, proseguendo in vari modi ai margini fino ai settant’anni.

Nell’architettura, il razionalismo è una corrente architettonica che si sviluppò principalmente dall’Italia negli anni ’20 e ’30. Vitruvio aveva affermato nella sua opera De Architectura che l’architettura è una scienza che può essere compresa razionalmente. Questa formulazione fu ripresa e sviluppata ulteriormente nei trattati architettonici del Rinascimento. La teoria artistica progressista del XVIII secolo si oppose all’uso barocco dell’illusionismo con la classica bellezza della verità e della ragione.

Il razionalismo del ventesimo secolo derivava meno da un lavoro teorico speciale e unificato che dalla comune convinzione che i problemi più svariati posti dal mondo reale potevano essere risolti dalla ragione. Sotto questo aspetto rappresentava una reazione allo storicismo e un contrasto con l’Art Nouveau e l’espressionismo.

Razionalismo illuminista
Il razionalismo del nome viene applicato retroattivamente a un movimento in architettura che è avvenuto durante l’Illuminismo (più specificamente, neoclassicismo), sostenendo che la base intellettuale dell’architettura è principalmente nella scienza rispetto alla riverenza e all’emulazione di tradizioni e credenze arcaiche. Gli architetti razionali, seguendo la filosofia di René Descartes, enfatizzavano le forme geometriche e le proporzioni ideali.

Lo stile francese Luigi XVI (meglio noto come Neoclassicismo) emerse a metà del XVIII secolo con le sue radici nel declino dell’interesse del periodo barocco. Le nozioni architettoniche del tempo gravitavano sempre più sulla convinzione che la ragione e le forme naturali sono strettamente legate tra loro e che la razionalità della scienza dovrebbe servire come base per la collocazione dei membri strutturali. Verso la fine del 18 ° secolo, Jean-Nicolas-Louis Durand, un insegnante presso l’influente École Polytechnique a Parigi, sosteneva che l’architettura nella sua interezza era basata sulla scienza.

Altri teorici dell’architettura del periodo che hanno avanzato idee razionaliste includono l’abate Jean-Louis de Cordemoy (1631-1713), 559: 265 il veneziano Carlo Lodoli (1690-1761), 560 Abbé Marc-Antoine Laugier (1713-1769) e Quatremère de Quincy (1755-1849).

L’architettura di Claude Nicholas Ledoux (1736-1806) e Étienne-Louis Boullée (1728-99) caratterizzano il razionalismo dell’Illuminismo, con il loro uso di forme geometriche pure, tra cui sfere, quadrati e cilindri.

Razionalismo del primo Novecento
Architetti come Henri Labrouste e Auguste Perret hanno incorporato le virtù del razionalismo strutturale nel corso del XIX secolo nei loro edifici. All’inizio del XX secolo, architetti come Hendrik Petrus Berlage stavano esplorando l’idea che la struttura stessa potesse creare spazio senza bisogno di decorazioni. Ciò diede origine al modernismo, che approfondì ulteriormente questo concetto. Più specificamente, il gruppo modernista sovietico ASNOVA era conosciuto come “i razionalisti”.

Rational Architecture (Italiano: Architettura razionale) prosperò in Italia dagli anni ’20 agli anni ’40. Nel 1926, un gruppo di giovani architetti – Sebastiano Larco, Guido Frette, Carlo Enrico Rava, Adalberto Libera, Luigi Figini, Gino Pollini e Giuseppe Terragni (1904-43) fondano il cosiddetto Gruppo 7, pubblicando il loro manifesto sulla rivista Rassegna Italiana. Il loro dichiarato intento era quello di stabilire una via di mezzo tra il classicismo del movimento del Novecento Italiano e l’architettura di ispirazione industriale del Futurismo. La loro “nota” dichiarò:

Il segno distintivo della precedente avanguardia era uno slancio forzato e una furia vana e distruttiva, che mescolava elementi buoni e cattivi: il segno distintivo della gioventù di oggi è un desiderio di lucidità e saggezza … Questo deve essere chiaro … non intendiamo rompere con la tradizione … La nuova architettura, la vera architettura, dovrebbe essere il risultato di una stretta associazione tra logica e razionalità.

Uno dei primi edifici razionalisti fu il Palazzo Gualino a Torino, costruito per il finanziere Riccardo Gualino dagli architetti Gino Levi-Montalcini e Giuseppe Pagano. Il Gruppo 7 realizzò tre mostre tra il 1926 e il 1931, e il movimento si costituì come organismo ufficiale, il Movimento Italiano per l’Architettura Razionale (MIAR), nel 1930. Opere esemplari includono la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni a Como (1932-36) , La stanza della Medaglia d’Oro allo spettacolo aeronautico italiano a Milano (1934) di Pagano e Marcello Nizzoli, e il palazzo del sindacato fascista a Como (1938-43), progettato da Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Augusto Magnani, L. Origoni e Mario Terragni.
Pagano divenne direttore di Casabella nel 1933 insieme a Edoardo Persico. Pagano e Persico hanno caratterizzato il lavoro dei razionalisti nella rivista, ei suoi editoriali hanno esortato lo stato italiano ad adottare il razionalismo come suo stile ufficiale. I razionalisti godevano di alcune commissioni ufficiali del governo fascista di Benito Mussolini, ma lo stato tendeva a favorire il lavoro più classico della National Union of Architects. Gli architetti associati al movimento collaborarono a grandi progetti ufficiali del regime di Mussolini, tra cui l’Università di Roma (iniziata nel 1932) e l’Esposizione Universale Roma (EUR) nella parte meridionale di Roma (iniziata nel 1936). L’EUR è caratterizzato da edifici monumentali, molti dei quali evocano l’antica architettura romana, ma senza ornamenti, che rivelano forme geometriche forti.

Gruppo 7, MIAR e il manifesto del razionalismo italiano
“Non c’è incompatibilità tra il nostro passato e il nostro presente, non vogliamo rompere con la tradizione: è la tradizione che si trasforma, assume aspetti nuovi, in cui pochi lo riconoscono”.

(Note sulla rivista italiana, dicembre 1926)
Nel 1926 un gruppo di architetti, dal Politecnico di Milano, Luigi Figini e Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnoli, sostituito l’anno seguente da Adalberto Libera, costituì il “Gruppo sette”, il gruppo fu istituito ufficialmente solo nel 1930, sotto il nome di MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale).

Il gruppo cominciò a farsi conoscere con una serie di articoli pubblicati sulla rivista Italian Review e su quella rivista, nel dicembre 1926, il “Gruppo 7” rese pubblici i nuovi principi per l’architettura, che fanno riferimento a quel movimento Modern che ora sta crescendo in tutta Europa. Tuttavia, il gruppo stava prestando molta attenzione al Deutscher Werkbund e ai costruttivisti russi, prendendo le distanze dai futuristi. Su di loro esercitò anche una grande influenza il libro di Le Corbusier del 1923 Vers une architecture.

L’occasione giusta per evidenziare i primi risultati è stata quella della “Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale” che si è svolta a Roma nel 1928 per iniziativa del gruppo stesso. Ma già alla III Biennale di Monza del 1927 Terragni ebbe l’opportunità di presentare i suoi primi lavori.

Terragni ha dato un chiaro esempio della sintesi elaborata in questo contesto nella casa del Fascio di Como del 1932-1936, dove la facciata è progettata secondo le proporzioni della sezione aurea e allo stesso tempo forme e strutture moderne si fondono con una pianta volumetrica e un equilibrio di spazio architettonico classico. Nel 1938 creò la Casa del fascio anche a Lissone, in Brianza, in seguito intitolata in suo onore a Palazzo Terragni. Ma soprattutto nella casa del Fascio di Como si può, secondo Ignazio Gardella, riconoscere il carattere originale del movimento italiano moderno. È quindi il momento del classicismo che lo distingue dal movimento moderno internazionale che era stato madre del razionalismo italiano: “il carattere del classicismo, inteso non come riferimento mimetico a uno specifico periodo storico, rinascimentale o altro, ma un classicismo senza tempo , come il desiderio di cercare un ordine, una misura, una modulazione che rende le forme architettoniche chiaramente percepibili alla luce del sole e coerenti tra loro, cioè parti della stessa unità “.

Nel 1930 fu la volta di Figini e Pollini, che presentò la Casa Elettrica alla IV Triennale di Milano. Altri giovani architetti – come Giovanni Michelucci e Giuseppe Pagano – si sono uniti al MIAR e ne sono stati convinti sostenitori; in breve c’erano quasi 50 adesioni di architetti provenienti da varie regioni italiane.

All’esposizione del 1931 a Roma l’impatto fu molto forte e divenne immediatamente chiaro che i lavori razionalisti non erano adatti a un regime autoritario. Le polemiche sorte con i sostenitori della vecchia “accademia”, che allora erano la maggioranza, generarono molte defezioni nel MIAR, tanto che nel dicembre del 1932 la sua segretaria Libera fu costretta a sciogliere il movimento.

Da quel momento gli architetti razionalisti hanno lavorato in un contesto più ristretto, riuscendo comunque a realizzare varie realizzazioni anche nella sfera pubblica.

Nell’area milanese, grazie alla rivista Casabella – Costruzioni diretta negli anni quaranta da Giuseppe Pagano Pogatschnig e Giancarlo Palanti, sono citati nel famoso articolo Intervallo ottimista di Raffaello Giolli, che riflette l’importanza della scuola milanese, Gianni Albricci, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Mario Tevarotto, Enea Manfredini, Anna Ferrieri, Luciano Canella, Mario Righini, Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi, Vittorio Gandolfi, Marco Zanuso, Renato Radici come giovani architetti razionalisti.

Razionalismo strutturale
Il termine razionalismo strutturale si riferisce molto spesso a un movimento francese del XIX secolo, solitamente associato ai teorici Eugène Viollet-le-Duc e Auguste Choisy. Viollet-le-Duc ha respinto il concetto di architettura ideale e ha invece visto l’architettura come un approccio razionale di costruzione definito dai materiali e dallo scopo della struttura. L’architetto Eugène Train è stato uno dei più importanti professionisti di questa scuola, in particolare con i suoi edifici scolastici come il Collège Chaptal e il Lycée Voltaire.

Opere rappresentative del razionalismo italiano

La casa del Fascio a Como
La Casa del Fascio a Como (1932) di Giuseppe Terragni è una di queste opere pubbliche ed è anche la più grande dal punto di vista formale. Zevi lo definisce “il capolavoro del razionalismo italiano”, per il suo volume puro disegnato sulla sezione aurea, che ha una struttura solida e una consistenza quasi “classica”. All’interno della casa Fascio era possibile ammirare una decorazione astratta (ora perduta) creata da Mario Radice.

Per traduzione, i pittori del gruppo degli artisti astratti di Como Mario Radice, Manlio Rho e Aldo Galli sono anche chiamati “razionalisti”, che riflettono una comune fucina culturale che unisce pittura e architettura.

La stazione di Santa Maria Novella a Firenze
La stazione di Santa Maria Novella a Firenze (1933) fu progettata da Giovanni Michelucci con un gruppo di giovanissimi architetti chiamati Gruppo Toscano, i risultati vincitori di un concorso tenutosi nel 1932 e sotto la supervisione dell’ingegnere e del professore cav. Gioacchino Luigi Mellucci (domiciliato a Firenze per la costruzione dello stadio con i Nervi).

L’edificio, pur nella sua modernità, si inserisce perfettamente nell’ambiente urbano, sia per il suo design sobrio ed equilibrato sia per la sapiente scelta dei materiali (la pietra forte), elementi compositivi e dettagli architettonici. L’integrazione dell’edificio razionalista nell’ambiente storico costruito è uno dei principali meriti dell’intervento.

L’Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza di Roma
Nell’Istituto di Fisica della Sapienza Università di Roma di Giuseppe Pagano il tema razionale è controllato e prevale l’aspetto funzionalista. Nell’edificio ogni forma di monumentalismo è bandita (a differenza degli altri edifici della Città universitaria), ma anche di ricerca formale, come nel caso della casa del Fascio di Terragni.

Palazzo delle Poste di Piazza Bologna a Roma
Nel 1932 la concorrenza per la costruzione dell’opera fu vinta dall’architetto Mario Ridolfi. Il Palazzo delle Poste in Piazza Bologna a Roma è caratterizzato dalla sua doppia curvatura ed è una delle opere più interessanti dell’architettura razionalista italiana.

Altri edifici rilevanti
Altri importanti edifici, su incarichi minori o privati, erano:

Palazzo Gualino a Torino, di Giuseppe Pagano Pogatschnig e Gino Levi-Montalcini (1928-30)
Asilo Sant’Elia a Como, di Terragni (1936-37)
Università Bocconi di Milano, G. Pagano e G. Predeval (1938-41)
alcune mostre per Franco Albini, Persico e Nizzoli (1934-35)
due edifici e una biblioteca a Roma di Mario Ridolfi (1938-40)
Villa Malaparte a Capri, di Adalberto Libera (1938-40)
Casa della trave a Bolzano (1939-42)

Neo-razionalismo
Alla fine degli anni ’60, un nuovo movimento razionalista emerse in architettura, sostenendo l’ispirazione sia dei razionalisti dell’Illuminismo che dei primi anni del XX secolo. Come i primi razionalisti, il movimento, noto come Tendenza, era centrato in Italia. Tra i praticanti ci sono Carlo Aymonino (1926-2010), Aldo Rossi (1931-97) e Giorgio Grassi. La rivista di design italiana Casabella ha presentato il lavoro di questi architetti e teorici. Il lavoro dello storico dell’architettura Manfredo Tafuri influenzò il movimento e l’Università Iuav di Venezia emerse come centro della Tendenza dopo che Tafuri divenne presidente della storia dell’architettura nel 1968.:157 e segg. Una mostra Tendenza è stata organizzata per la Triennale di Milano del 1973.3

Il libro di Rossi L’architettura della città, pubblicato nel 1966 e tradotto in inglese come L’architettura della città nel 1982, ha esplorato molte delle idee che ne informano il neo-razionalismo. Cercando di sviluppare una comprensione della città oltre il semplice funzionalismo, Rossi fa rivivere l’idea della tipologia, che deriva da Quatremère de Quincy, come metodo per comprendere gli edifici, così come la città più grande. Scrive anche dell’importanza dei monumenti come espressioni della memoria collettiva della città e dell’idea del luogo come espressione della realtà fisica e della storia.

Architetti come Leon Krier, Maurice Culot e Demetri Porphyrios hanno portato le idee di Rossi alla loro logica conclusione con una ripresa dell’architettura classica e dell’urbanistica tradizionale. L’arguta critica di Krier al Modernismo, spesso sotto forma di cartoni animati, e gli argomenti filosofici ben fatti di Porfirio, come “Il classicismo non è uno stile”, conquistarono un piccolo ma talentuoso gruppo di architetti dal punto di vista classico. Organizzazioni come il Traditional Architecture Group presso il RIBA e l’Institute of Classical Architecture attestano il loro numero crescente, ma mascherano le origini razionaliste.

In Germania, Oswald Mathias Ungers divenne il principale professionista del razionalismo tedesco a partire dalla metà degli anni ’60. Ungers ha influenzato una giovane generazione di architetti tedeschi, tra cui Hans Kollhoff, Max Dudler e Christoph Mäckler.