Palazzo Grassi, Venezia, Italia

Palazzo Grassi è un edificio civile veneziano, situato nel quartiere di San Marco e affacciato sul Canal Grande. È uno degli edifici lagunari più noti, oltre ad essere il sito di mostre d’arte degne di particolare interesse: è famoso perché è definito come l’ultimo palazzo patrizio che si affaccia sul Canal Grande prima del crollo della Serenissima Repubblica di Venezia.

Inaugurati nel 2006 e nel 2009, Palazzo Grassi e Punta della Dogana sono i due musei d’arte contemporanea della Collezione Pinault a Venezia. Ristrutturati dall’architetto giapponese Tadao Ando, ​​presentano mostre personali e collettive. Palazzo Grassi e Punta della Dogana mirano a condividere con il pubblico la conoscenza e l’amore per l’arte contemporanea attraverso la straordinaria Collezione Pinault e a rafforzare il rapporto privilegiato che l’istituzione ha sviluppato con gli artisti, soprattutto grazie a opere concepite appositamente per i suoi spazi espositivi.

Storia
Il palazzo sorge su un appezzamento di terra trapezoidale, acquistato in più fasi dalla famiglia Grassi: dapprima quest’ultimo possedeva un piccolo gruppo di edifici, acquistati nel 1732 dai fratelli Trivellini dai fratelli Zuanne e Angelo Grassi: tra queste case c’erano anche l’edificio oggi noto come “Palazzina Grassi”, situato a sinistra del complesso monumentale, in cui i Grassi si stabilirono in attesa di trovare un altro alloggio. Nel 1736 acquistarono un palazzo appartenente alla famiglia Michiel, tra il 1738 e il 1745 entrarono in possesso di altre abitazioni pubbliche circostanti, incluso l’ospizio per le vedove fondato da Faustina Michiel. La proprietà così ottenuta andò dal Canal Grande a Campo San Samuele e Calle Lin. La particolare forma del cantiere aveva il vantaggio di offrire una grande facciata sul canale.

Le circostanze precise della costruzione di Palazzo Grassi sono sconosciute. Si presume, tuttavia, che i lavori iniziarono nel 1748, grazie a un documento che indica i lavori di scavo per la preparazione delle fondamenta nell’area. Si ritiene inoltre che il completamento dell’edificio risale al 1772, anno della morte di Paolo Grassi, e quindi quasi contemporaneo alla seconda fase dell’opera di Ca ‘Rezzonico. La grande scalinata era decorata con affreschi di Michelangelo Morlaiter e Francesco Zanchi.

Il palazzo durante il diciannovesimo secolo

Il palazzo tra il 1840 e il 1875
Durante questo periodo, a causa della rapida e completa estinzione della famiglia Grassi, l’edificio subì un improvviso susseguirsi di vendite che lo portò ad accogliere quattro diversi proprietari tra le sue mura.

Trasferito alla società commerciale veneziana di Spiridione Papadopoli nel 1840 dai fratelli Angelo e Domenico Grassi, il palazzo fu rivenduto quattro anni dopo al tenore d’opera Antonio Poggi. Quest’ultimo lo vendette quasi immediatamente all’ungherese József Agost Shöfft, un pittore di fama internazionale, che al momento della sua morte lasciò il posto alla sua seconda moglie Josephine Lindlau.

L’edificio sotto la guida di Simone de Baron Sina
Nel 1857 il palazzo fu rivenduto a un ricco finanziere greco, il barone Simone de Sina, che apportò alcune modifiche sostanziali alla struttura generale del palazzo:

per rendere la struttura più stabile, ha aggiunto quattro colonne al vestibolo
fece demolire parte delle decorazioni settecentesche nel palazzo
divisa la sala da ballo al primo piano (nascondendo così un affresco del Canale) per ottenere un’anticamera decorata da alcune opere del pittore austriaco Christian Griepenkeri

Il palazzo durante il ventesimo secolo
Nel 1908 gli eredi del barone de Sina vendettero l’edificio all’industriale svizzero Giovanni Stucky, che dopo la morte nel 1910, lasciò la struttura nelle mani di suo figlio Giancarlo che lo inserì all’interno: ascensori, impianti elettrici e di riscaldamento.
Giancarlo Stucky è anche responsabile della rivalutazione degli affreschi del Canale Giambattista, che furono infine trasferiti dalla sala da ballo alla scala principale della struttura.

Nel 1949, dopo essere passato nelle mani dell’uomo d’affari veneziano Vittorio Cini, l’edificio passò a una società immobiliare appartenente alla multinazionale italiana Snia Viscosaof di cui Franco Marinotti, uno dei più importanti industriali italiani del periodo e fondatore della città di Torviscosa, era l’azionista di maggioranza. Tale era la sua convinzione che nessun imprenditore potesse essere completo se non fosse supportato da una forte passione per l’arte e la cultura che ha fondato, finanziato e gestito il Centro Internazionale di Arte e Costume; a tal fine ha apportato alcune modifiche all’edificio: la copertura del cortile con una vetrata, la sostituzione del vecchio pavimento con marmi intarsiati e la sostituzione del giardino con un teatro all’aperto con tetto apribile, finalizzato ad ospitare ricevimenti e sfilate di moda e costumi, conferenze e mostre d’arte. Dal 1951 al 1958 vi furono organizzate importanti mostre d’arte e costumi; quando nel 1959 il CIACErnst, Dubuffet e numerosi altri. Nel 1978 l’interesse della proprietà per la promozione e il supporto dell’attività espositiva cessò e quindi la decisione di vendere l’edificio.

Nel 1983 la Fiat decise di acquistare Palazzo Grassi e affidare i lavori di ristrutturazione a Gae Aulenti. Ciò ha deciso di inserire nei vari locali della struttura, regolari modanature che terminavano in una cornice inclinata, consentendo l’inserimento di sistemi tecnici di ogni tipo. Inoltre, ha rinforzato la struttura metallica della finestra del cortile con quattro finte porte metalliche e aveva vari elementi (comprese le finte porte) dell’edificio ridipinti con un colore verde acquatico, in armonioso contrasto con il colore rosa del marmorino. È stato realizzato un nuovo impianto tecnologico per il riscaldamento e il condizionamento dell’aria dell’edificio, con pompe di calore condensate con acqua lagunare.

Il palazzo negli anni 2000: François Pinault e Tadao Ando
Nel 2005 l’imprenditore francese François Pinault decise di acquistare Palazzo Grassi per poter esporre la collezione privata di opere d’arte contemporanea e moderna di sua proprietà. A tal fine, ha deciso di affidare all’architetto giapponese Tadao Andō il rinnovamento e l’ammodernamento della struttura.

L’architetto decise immediatamente di mantenere intatti i punti di riferimento architettonico della struttura nel corso delle sue opere, garantendo così il principio di reversibilità delle sue opere:

Le modanature riflettono lo stile delle pareti create da Aulenti. L’unica differenza tra le due soluzioni architettoniche sta nel fatto che Ando decide di raddrizzarle, conferendo all’edificio un aspetto neutro, quasi monastico, che secondo l’artista stesso “vorrebbe fare riferimento a un’opera di Donald Judd”.
Le scale sono coperte da un semplice marmo bianco; a differenza dei pavimenti, per i quali l’artista giapponese ha deciso di optare per il linoleum grigio, che ricopre gli antichi marmi intarsiati.
Il restauro di alcuni preziosi marmi e stucchi originali è stato affidato alle mani esperte di alcuni artigiani locali, custodi delle antiche tecniche della Repubblica Serenissima.
Il sistema di illuminazione è costituito da 1800 faretti orientabili e regolabili fissati su travi di acciaio cave che ospitano anche dispositivi di videosorveglianza, rilevatori di presenza e luci di emergenza: è stato così possibile evitare di danneggiare i preziosi soffitti.
Le finestre che si affacciano sul Canal Grande sono state abbellite con tende veneziane interne.
La finestra è stata dotata di una tenda che dà al cortile una luce chiara, sobria e sensuale.
Anche l’ingresso e la biglietteria hanno subito modifiche: il primo è stato sostanzialmente ampliato, mentre il secondo è stato posizionato sotto le colonne dell’atrio.

spazi

Palazzo Grassi
Costruito tra il 1748 e il 1772 dall’architetto Giorgio Massari, Palazzo Grassi fu l’ultimo palazzo ad essere costruito sul Canal Grande prima della caduta della Repubblica Veneta. La tromba delle scale principale è affrescata da Michelangelo Morlaiter e Francesco Zanchi, mentre i soffitti sono decorati dagli artisti Giambattista Canal e Christian Griepenkerl. Nel 1840, la famiglia Grassi vendette il palazzo e passò per mano di diversi proprietari prima di diventare il Centro internazionale di arti e costumi nel 1951. Nel 1983, Palazzo Grassi fu acquistato dalla Fiat come spazio per mostre d’arte e archeologia, e l’edificio fu adattato dall’architetto milanese Gae Aulenti. Nel 2005, Palazzo Grassi fu acquistato dal collezionista d’arte François Pinault. Ristrutturato dall’architetto giapponese Tadao Ando, ​​ha riaperto nell’aprile 2006 con la mostra “Where are we going?”, Che ha presentato per la prima volta la splendida collezione di arte contemporanea e moderna del collezionista francese attraverso mostre temporanee.

Distinto da due grandi facciate, una frontale rivolta verso il Canal Grande e una laterale rivolta verso Campo San Samuele, si distingue per le sue dimensioni incredibili e il suo candore. Indica la volontà della famiglia Grassi di essere pubblicamente riconosciuta come potente, influente e ricca: una sorta di status symbol.

La facciata principale, in chiaro stile neoclassico, nasconde un piano più complesso e scenografico, ispirato più al modello romano che al modello veneziano. Al centro, c’è un cortile colonnato, simile a quello di Palazzo Corner, che divide la struttura in due blocchi: quello anteriore ospita quattro stanze laterali e una sala centrale, mentre quello posteriore è stanze più piccole e una sontuosa scala decorata da Michelangelo Morlaiter e Fabio Canal, di forma simile a quella di Palazzo Pisani Moretta.

Tornando alla facciata principale, è interamente rivestito in pietra d’Istria e rispetta la tradizionale disposizione tripartita: le finestre, di ispirazione lineare e classica, sono concentrate in una polifora in ciascuno dei piani nobili. I fori si differenziano per la decorazione: quelli al primo piano sono rotondi, mentre quelli al secondo hanno timpani a volte curvi, a volte triangolari. Le finestre sono separate da pilastri lisci che culminano in capitelli ionici o corinzi. Ha un portale d’acqua diviso in tre fori, simile a un arco trionfale. La facciata è chiusa da una fascia con una cornice a mensola, che nasconde l’attico.

La facciata laterale altrettanto imponente imita quella principale in stile, proponendo un portale di terra di ispirazione romana e una serliana. Esistono numerose finestre a lancetta singola con o senza balcone, disposte ordinatamente in coppia.

Punta Della Dogana
Durante il XV secolo, gli sviluppi delle attività commerciali di Venezia portarono alla Sea Customs House, che in precedenza era stata vicino all’Arsenale, a essere trasferita nella parte occidentale di Dorsoduro. L’edificio attuale è stato completato nel 1682, cinque anni prima della vicina Basilia della Salute. L’opera dell’architetto Giuiseppe Benoni è caratterizzata dalla torre sormontata da un gruppo scultoreo che rappresenta due atlanti che sollevano una sfera di bronzo dorato in cima alla quale è la fortuna, che, girando, indica la direzione del vento. L’edificio ha continuato a essere una dogana, e quindi intrinsecamente legato alla storia della città, fino agli anni ’80. Dopo vent’anni di abbandono, il consiglio comunale di Venezia annunciò una gara d’appalto per trasformarlo in uno spazio di arte contemporanea. La collezione Pinault è stata premiata nel 2007 e ha affidato il restauro dell’imponente complesso all’architetto Tadao Ando. Nel giugno 2009, dopo 14 mesi di lavoro, Punta della Dogana ha riaperto al pubblico e da allora ha presentato mostre temporanee.

Teatrino Di Palazzo Grassi
Nel 1857 Palazzo Grassi fu acquistato dal barone Simeone De Sina, che decise di creare un piccolo giardino con fontane, scenografie, colonne e pergole. Nel 1951, quando fu istituito il Centro Internazionale per le Arti e il Costume, il giardino fu sostituito da un teatro all’aperto, che negli anni ’60 fu ospitato per ospitare ricevimenti, sfilate di moda e spettacoli teatrali. Con la chiusura dell’International Center for Arts and Costume nel 1983, il teatro divenne ridondante. Dopo il restauro di Palazzo Grassi nel 2006, seguito da quello di Punta della Dogana nel 2009, il rinnovamento e la trasformazione del Teatrino nel 2013 hanno rappresentato la terza fase del progetto culturale di François Pinault a Venezia. Concepito da Tadao Ando, ​​il nuovo Teatrino di Palazzo Grassi ha un auditorium da 225 posti che ospita un ricco e variegato programma culturale (proiezioni, concerti, conferenze).

Collezione
La collezione François Pinault è una delle cinque più grandi collezioni di arte moderna e contemporanea al mondo. A Venezia, la collezione privata di arte moderna e contemporanea di François Pinault interagisce costantemente con lo straordinario patrimonio culturale della città, con il lavoro degli artisti e dei curatori, nonché con il mondo dell’arte internazionale.

La collezione è essenzialmente composta da dipinti, sculture, fotografie e video appartenenti ai movimenti artistici di Arte Povera, Minimalismo, Post-minimalismo e Pop Art.

François Pinault ha incanalato la sua passione per il contemporaneo nell’assemblare una delle collezioni più importanti al mondo oggi: ora comprende più di tremila opere del XX e del XXI secolo. Il suo approccio è alimentato dal suo impegno nel condividere la sua passione per l’arte con un pubblico il più ampio possibile e per accompagnare gli artisti mentre esplorano nuovi territori.

Dal 2006, François Pinault ha orientato il suo progetto culturale su tre assi: presentare mostre a Venezia, in altre istituzioni e sostenere e incoraggiare artisti emergenti e storici dell’arte.

I musei della Collezione Pinault sono ospitati in due eccezionali edifici a Venezia: Palazzo Grassi, inaugurato nel 2006, e Punta della Dogana, inaugurato nel 2009. Questi siti sono stati rinnovati e riabilitati per il loro nuovo scopo dall’architetto giapponese Tadao Ando, ​​premio Pritzker . Le opere della Collezione Pinault sono esposte in mostre che spesso coinvolgono gli artisti direttamente attraverso commissioni specifiche per creare nuove opere in situ. Teatrino, anch’esso progettato da Tadao e inaugurato nel 2013, accoglie un ricco programma culturale ed educativo, organizzato in collaborazione con istituzioni e università di Venezia e all’estero.

Nel 2021, il nuovo museo della Collezione Pinault aprirà a Parigi, all’interno della Bourse de Commerce, che sarà rinnovato da Tadao Ando Architect & Associates insieme all’agenzia NeM / Niney & Marca Architectes, all’agenzia Pierre-Antoine Gatier e a SETEC Bâtiment. Ronan ed Erwan Bouroullec sono stati incaricati di progettare e scegliere tutti i mobili per la Bourse de Commerce.

Le opere della Collezione Pinault vengono inoltre regolarmente presentate in mostre in tutto il mondo, tra cui Parigi, Mosca, Lille, Essen e Stoccolma. Sollecitata da istituzioni pubbliche e private, la Collezione Pinault presta molte delle sue opere a mostre internazionali.

In collaborazione con la regione dell’Hauts-de-France e la città di Lille, François Pinault ha anche fondato un programma di residenza nell’ex città mineraria. Ospitato in un’antica canonica, adattato al suo nuovo scopo dagli architetti della ditta NeM / Niney & Marca Architectes, è stato inaugurato nel dicembre 2015. La selezione di artisti in residenza è fatta congiuntamente dalla Collezione Pinault, il DRAC e FRAC Grand Large, Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporains e il Louvre- Lens. Dopo aver dato il benvenuto alla coppia americana Melissa Dubbin e Aaron S. Davidson (2016), l’artista belga Edith Dekyndt (2017), l’artista brasiliana Lucas Arruda, l’artista franco-marocchina Hicham Berrada è attualmente residente a Lens. Gli succederà l’artista francese Bertille Bak nell’estate 2019.

François Pinault ha fondato il Premio Pierre Daix, in omaggio al suo amico scomparso nel 2014, lo storico dell’arte Pierre Daix. Viene assegnato ogni anno a uno studio eccezionale sull’arte moderna o contemporanea. Nel 2019, il premio è stato assegnato a Rémi Labrusse per il suo libro Préhistoire. L’envers du temps, pubblicato dalle edizioni Hazan.

Nel 2019, la Collezione Pinault è coinvolta nella sponsorizzazione relativa al restauro della casa di Victor Hugo a Guernsey, Hauteville House.

Mostra
Rudolf Stingel ha ideato questa mostra appositamente per Palazzo Grassi. Data la massima libertà di esecuzione, Stingel ha completamente trasformato il museo, riempiendo l’intero spazio con un tappeto orientale. Andando oltre l’idea della bidimensionalità che è convenzionalmente associata alla pittura, la mostra mira a sovvertire il consueto rapporto spaziale tra un dipinto e uno spettatore.

Il tappeto rievoca la millenaria storia di Venezia, la “Repubblica più serena”, ma ricorda anche la cultura mitteleuropea tanto amata dall’artista; per esempio, ci viene in mente lo studio viennese dei primi del Novecento di Sigmund Freud. Questo riferimento fornisce senza dubbio una chiave per interpretare questa installazione: entrando nel “labirinto”, un sentimento onnicomprensivo e un’esperienza sensoriale ci trasportano verso la trascendenza dell’Io, per mezzo della sua rimozione e dei suoi fantasmi. I quasi trenta dipinti esposti suggeriscono presenze “sepolte” nella memoria e rimosse esperienze che prosperano di nuovo. Lo spazio architettonico diventa uno spazio introspettivo e proiettivo, silenzioso e accogliente, adatto alla meditazione: ma il lavoro di Stingel altera la nostra percezione visiva e spaziale, suggerendo una nuova atmosfera, rarefatta e piena di suspense, in cui si trova l’argento, il bianco e il nero dei dipinti come tante altre “aperture” su Venezia, in un’altra dimensione.