Guida turistica di Vicenza, Veneto, Italia

Vicenza è una città italiana del Veneto, la città è meta di turismo culturale. Vicenza è una città fiorente e cosmopolita, con una ricca storia e cultura, e molti musei, gallerie d’arte, piazze, ville, chiese ed eleganti palazzi rinascimentali. Vicenza è una sorta di palcoscenico dove la vita si sposa con l’arte ogni giorno. Qui eleganza, ospitalità e un tocco di eternità accompagnano il visitatore nell’estetica più raffinata.

Vicenza città del Palladio: i palazzi, le ville, il Teatro Olimpico e la Rotonda sono le meraviglie artistiche di una città, patrimonio dell’Unesco. Nei dintorni, un territorio che, oltre ad essere testimone del genio di uno dei più grandi architetti italiani, Andrea Palladio, offre al visitatore numerose opportunità per immergersi nell’arte, nella storia e nelle tradizioni più vive.

La città è un importante centro industriale ed economico, cuore di una provincia costellata di piccole e medie imprese al terzo posto in Italia per fatturato all’esportazione, trainato principalmente dai settori metalmeccanico, tessile e orafo: quest’ultimo raggiunge oltre un terzo nel capoluogo Berico. delle esportazioni totali di oreficeria, facendo di Vicenza la capitale italiana della lavorazione dell’oro.

Un viaggio a Vicenza offre prospettive irrinunciabili nell’arte e nella storia. Diversi sono gli stili che caratterizzano la città, che vanno dal romanico al barocco al neoclassico: l’amante dell’architettura può intraprendere una vera e propria immersione nelle bellezze artistiche. È conosciuta come la città del Palladio – per via dell’architetto Andrea Palladio che vi realizzò numerose opere nel tardo Rinascimento – ed è uno dei più importanti siti d’arte del Veneto.

La ricchezza del passato infatti qui si presenta sempre con nuovi volti, ma fondamentalmente combinando tre elementi: la maestosità dell’Impero Romano, il Rinascimento palladiano e l’ambiente ‘naturalistico’, con il prezioso profilo dei Colli Berici e tutto quel verde spazi che circondano dolcemente la città.

A cominciare dal Teatro Olimpico, primo esempio di teatro coperto d’epoca moderna, o da Villa Capra detta “La Rotonda”, a pochi passi dalla città, icona di riferimento dell’intera opera del Palladio. Chi entra per la prima volta nel suo centro storico rimarrà incantato dalla magnificenza della Basilica Palladiana che domina Piazza dei Signori. Tutt’intorno poi spiccano i palazzi d’epoca, retaggio anche del genio rinascimentale.

Vicenza offre numerosi parchi, alcuni anche storici come Campo Marzo e Giardini Salvi. Parco Querini, famoso per il viale alberato che conduce a un tempietto in mezzo al verde, è invece l’ideale per fare jogging.

Storia
Vicentia fu colonizzata dalla tribù Italica Euganei e poi dalla tribù Paleoveneta nel III e II secolo a.C. Nel 157 a.C. la città era di fatto un centro romano e le fu dato il nome di Vicetia o Vincentia, che significa “vittoriosa”. . Tra il 49 e il 42 aC divenne municipio romano. Risalgono a questi anni la ristrutturazione dell’abitato secondo un impianto urbanistico ad assi relativamente ortogonali, la sostituzione delle case in legno con edifici in pietra o mattoni e la costruzione delle prime mura. La città era nota per l’agricoltura, le fabbriche di mattoni, le cave di marmo e l’industria della lana.

Durante il declino dell’Impero Romano d’Occidente, Eruli, Vandali, Alarico e i suoi Visigoti, così come gli Unni, devastarono l’area, ma la città si riprese dopo la conquista ostrogota nel 489 d.C. Dopo la vittoria dei Bizantini nella guerra greco-gotica, la città non rimase a lungo nelle loro mani: nel 568 i Longobardi migrarono in Italia, conquistando diverse città, tra cui Vicenza, che (secondo Paolo Diacono) fu occupata da Alboino se stesso e fu probabilmente subito eretto a sede ducale.

Il cristianesimo si diffuse probabilmente verso la fine del III secolo. Risale alla fine del IV o all’inizio del V secolo la costruzione sia di una basilica fuori le mura, dedicata ai Santi Felice e Fortunato, sia di una chiesa cittadina divenuta poi cattedrale. Numerosi monasteri benedettini furono costruiti nel vicentino, a partire dal VI secolo.

Dopo la conquista di Carlo Magno nel 774, Vicenza fu incorporata nel regno dei Franchi. Dopo questo periodo fu istituita di fatto una signoria del vescovo di Vicenza. Il rapporto privilegiato tra i vescovi di Vicenza e gli imperatori, che li ricambiavano con la concessione di privilegi, continuò per tutto l’XI secolo.

A partire dal XII secolo nel Veneto cominciò ad emergere il peso politico dei ceti sociali cittadini e si costituirono i Comuni, che ben presto si scontrarono con Federico Barbarossa. Dalla metà del XII e per tutto il XIII secolo le famiglie furono le vere protagoniste della storia della città e del territorio circostante. A differenza di Verona e Padova, Vicenza fu dominata da signori rurali che, pur mantenendo il loro feudo, si stabilirono in città per partecipare più facilmente ad alleanze e lotte regionali e vi costruirono case fortificate e torri.

Dopo il breve periodo di libertà comunale (1259-1266), Vicenza perse la propria autonomia e fu soggiogata da Padova che, a parte la parentesi ezzeliniana, l’avrebbe asservita ai propri interessi e dominata di fatto fino al 1311. Vicenza nel 1311 si sottomise a gli Scaligeri signori di Verona, che la fortificarono contro i Visconti di Milano.

Con l’arrivo degli Scaligeri iniziò una nuova era per le famiglie nobili vicentine. Nel corso del XIV secolo il numero degli abitanti aumentò notevolmente. A differenza di altre grandi città, come Padova e Verona, Vicenza non vide mai rafforzarsi la classe dei mercanti o degli artigiani, che svolsero sempre un ruolo subordinato, anche nei secoli successivi. Fino all’Ottocento l’economia della città e del suo territorio è sempre stata essenzialmente legata alla terra.

Vicenza passò sotto il dominio di Venezia nel 1404, la città, assediata, per non cadere sotto il dominio padovano, negoziò con i veneziani la dedizione, forma di sottomissione in cui la Serenissima si impegnava in cambio a rispettare e salvaguardare la maggior parte dei precedenti leggi e magistrature attraverso lo Statuto. Nacque così il Dominio di Terraferma della Serenissima.

Il vicentino fu nuovamente invaso nel 1509 durante la guerra della Lega di Cambrai. La Repubblica Veneta decise di evacuare i propri domini di terraferma per concentrarsi sulla difesa delle lagune, liberando le città dall’obbligo di fedeltà. Il territorio vicentino fu nuovamente invaso più volte negli anni successivi e solo dopo il 1523 la pace venne definitivamente ristabilita.

Negli anni Novanta dell’Ottocento le idee della Rivoluzione francese cominciarono a diffondersi anche nella società vicentina. Sconfitto Napoleone nella battaglia di Lipsia, gli austriaci tornarono a Vicenza il 5 novembre 1813. Con la terza guerra d’indipendenza la città passò relativamente incruenta al Regno d’Italia, in seguito al referendum del 1866.

Il vicentino è stato teatro di importanti combattimenti sia nella prima guerra mondiale (sull’Altopiano di Asiago) che nella seconda guerra mondiale (centro nevralgico della resistenza italiana), ed è stata la città più danneggiata del Veneto dai bombardamenti alleati, tra cui molte delle sue monumenti

Dagli anni ’50, il forte sviluppo economico e industriale ha reso Vicenza una delle città più ricche d’Italia. Negli anni ’60, tutta la parte centrale del Veneto, ha assistito ad un forte sviluppo economico determinato dall’emergere di piccole e medie imprese familiari, che spaziavano in una vasta gamma di prodotti (spesso emersi illegalmente) che aprirono la strada a quella che sarebbe stata conosciuta come il “miracolo del nord-est”. Negli anni successivi lo sviluppo economico crebbe vertiginosamente. Enormi aree industriali spuntarono intorno alla città, aumentò l’urbanizzazione massiccia e disorganizzata e l’occupazione di immigrati stranieri.

Come “Città del Palladio”, Vicenza è stata nominata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO il 15 dicembre 1994. Oltre ai 23 monumenti palladiani e alle 3 ville della città, nel 1996 è stata inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità di altre 21 ville palladiane del Veneto. Il nome del sito UNESCO è così diventato “La città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto”.

Attrazioni principali
Vicenza è una città di medie dimensioni del Veneto, nel nord-est dell’Italia, e capoluogo dell’omonima provincia. La città e la campagna e le colline circostanti sono particolarmente famose per le numerose opere, e in particolare le Ville, del Palladio. Per i contributi architettonici di Andrea Palladio, è stata iscritta nella World Heritage List dell’UNESCO nel 1994. Oltre ai 23 monumenti palladiani e alle 3 ville della città, nel 1996 l’inserimento nella World Heritage List di altre 21 ville palladiane nel Veneto è stato ottenuto.

Vicenza come meta turistica è indubbiamente legata alle opere di Andrea Palladio, grande architetto del tardo Rinascimento che rivoluzionò il linguaggio costruttivo, dando vita al Palladianesimo, stile che ebbe una notevole influenza su tutta l’architettura occidentale, in particolare neoclassica e Americano. I palazzi costruiti dal Palladio sono tutti concentrati nella città e la maggior parte delle ville palladiane si trova in provincia di Vicenza; alcuni sono a poca distanza dal centro, facilmente raggiungibili in bicicletta o con i mezzi pubblici, come “La Rotonda” (villa Almerico Capra) situata nella zona sud-est della città.

Ma anche al di là di Palladio, la città offre tanti motivi di interesse storico e artistico e tanti possibili itinerari: l’impianto urbanistico della stessa Vicenza, di derivazione rinascimentale; i palazzi gotici (ad esempio quelli di Contra ‘Porti); il Barocco vicentino, che mostra esempi eleganti e misurati in chiese e palazzi; il Santuario della Madonna di Monte Berico, meta di pellegrinaggio internazionale; i numerosi musei pubblici e privati, mostre d’arte; eventi fieristici.

La stessa cucina vicentina offre un motivo di visita, con numerosi locali che propongono piatti della tradizione o comunque ispirati ai prodotti della tradizione locale “a km zero”, ben accompagnati dai vini della provincia.

Insomma, la città offre vari motivi per una visita che, a seconda degli interessi e del tempo a disposizione, può durare da un paio d’ore di piacevole passeggiata lungo Corso Palladio, fino a diversi giorni alla scoperta del meglio di ville, chiese, musei, biblioteche, mostre, mercatini, ristoranti e cantine.

Monumenti UNESCO in centro città
Il 15 dicembre 1994, nella 18° Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, a Phuket, il sito di “Vicenza Città del Palladio” è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità secondo i seguenti criteri: Vicenza è un’eccezionale opera artistica dovuta ai numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio, che integrati in un tessuto storico, ne determinano il carattere complessivo. Grazie alla sua tipica struttura architettonica, la città ha esercitato una forte influenza sulla storia dell’architettura, dettando le regole dell’urbanistica nella maggior parte dei paesi europei e nel mondo intero.

Teatro Olimpico
Iniziato nel 1580 come ultimo progetto del Palladio e portato a termine da Vincenzo Scamozzi, è il primo esempio di teatro coperto permanente dell’età moderna ed è considerato uno dei grandi capolavori dell’architetto. Fu completata dopo la morte del Palladio, limitatamente alla cavea completa di loggia e boccascena. Scamozzi disegnò le scene lignee, di grande effetto per il loro illusionismo prospettico e la cura dei dettagli, che si possono ancora ammirare.

Il teatro fu inaugurato il 3 marzo 1585 con la rappresentazione dell’Edipo re di Sofocle ed è ancora oggi utilizzato (tranne in inverno). Le scene, create appositamente per quella rappresentazione, raffigurano le sette strade della città di Tebe e utilizzano la tecnica della prospettiva accelerata per far apparire lo spazio molto più lungo di quanto non sia in realtà. Il teatro, con il grande muro di boccascena, le numerose statue e decorazioni, era in legno e stucco e fu costruito su commissione dell’Accademia Olimpica all’interno di una fortezza medievale dismessa. L’intervento palladiano non si vede dall’esterno; vi è invece un bel giardino, decorato con statue novecentesche recuperate da teatri distrutti durante l’ultima guerra.

Palazzi palladiani
I palazzi palladiani inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità sono 16 e sono tutti ubicati nel centro storico di Vicenza, lungo l’attuale Corso Palladio o nelle sue vicinanze. Tre di questi palazzi (Da Monte, Garzadori e Capra) sono di incerta attribuzione, sebbene mostrino un’evidente influenza dello stile palladiano.

Basilica Palladiana
Ridisegnato a partire dal 1549 da Palladio, che lo ribattezzò “basilica” in riferimento alle basiliche civili romane, è l’edificio pubblico più famoso di Vicenza e uno dei capolavori dell’architetto rinascimentale, che vi lavorò per tutta la vita. La Basilica è utilizzata per mostre d’arte e il Museo del Gioiello di Vicenza (MDG) si trova al piano terra. La Basilica ospita anche alcune antiche botteghe a livello della piazza.

Dal grande loggiato del piano nobile, e ancor più dal terrazzo superiore, si gode di una bellissima vista su Piazza dei Signori e sulla città. Fin dal Medioevo l’edificio era già fulcro di attività politiche (consiglio comunale, tribunale) ed economiche. Dopo una lunga serie di progetti falliti e tentativi da parte di altri architetti, Palladio cinse la theserliana, un ingegnoso stratagemma per nascondere allo sguardo le diverse distanze tra i pilastri ereditate dai precedenti cantieri. L’ambizioso tetto di uno scafo di nave rovesciato, ricoperto di lastre di rame, in parte rialzato da grandi archivolti e risalente alla metà del XV secolo, fu distrutto da un bombardamento nella seconda guerra mondiale e presto ricostruito. La Basilica è visitabile all’interno durante le mostre, costruite a partire dal XII secolo,che è rimasto uno degli edifici più alti di Vicenza.

Palazzo Chiericati
Il maestoso palazzo, che domina piazza Matteotti, fu costruito tra il 1550 e il 1680 su progetto di Andrea Palladio come residenza privata del conte Girolamo Chiericati, uno dei principali esponenti dell’aristocrazia vicentina. Fu completato solo un secolo dopo la morte dell’architetto. Attualmente ospita la Pinacoteca Civica. L’edificio è costituito da un corpo centrale con due ali simmetriche leggermente arretrate, con ampie logge a livello del piano nobile. L’armonica facciata è strutturata in due ordini sovrapposti, soluzione mai utilizzata in una residenza cittadina privata, con un coronamento di statue. Posto dove un tempo confluivano i fiumi Bacchiglione e Retrone, l’architetto sollevò l’edificio per evitare allagamenti. Metope, triglifi e bucrani si alternano sul fregio della loggia inferiore.

Palazzo del Capitaniato
Opera tarda di Andrea Palladio, si affaccia sulla centrale Piazza dei Signori, proprio di fronte alla Basilica Palladiana. Il consiglio comunale si riunisce al piano nobile. Il palazzo fu progettato nel 1565 e costruito dal 1571 al 1572 come residenza per il rappresentante della Repubblica di Venezia in città. Fu decorato da Lorenzo Rubini; all’interno nove tele di Giovanni Antonio Fasolo. La struttura si basa su un gigantesco ordine composito.

Al piano terra si trova un ampio loggiato, coperto da grandi volte, che sorregge un piano nobile con un grande salone, la Sala Bernarda, arricchito da affreschi cinquecenteschi provenienti da una delle ville del Porto. La facciata dell’edificio è alternata da quattro gigantesche semicolonne, in mattoni a vista, che arrivano sotto la balaustra del sottotetto, e tre grandi archi. Le decorazioni sono in pietra d’Istria e soprattutto in stucco. Le colonne furono progettate dal Palladio per essere ricoperte con un intonaco bianco, giocando con il contrasto dei mattoni rossi senza intonaco sul bianco degli stucchi. Sulla facciata principale le decorazioni rappresentano la personificazione dei fiumi. Il nome del committente, Capitanio Bernardo, si legge nella trabeazione (“JO. BAPTISTAE BERNARDO PRAEFECTO”). La loggia al piano terra,racchiusa da un alto cancello in ferro battuto, armoniosamente sazio caratterizzato da nicchie e colonne, custodisce alcune lapidi a ricordo dei caduti delle guerre.

Il prospetto laterale su Contrà Monte, lavorato sul modello degli archi trionfali romani, è decorato con bassorilievi in ​​stucco e due statue allegoriche poste negli intercolumni, per ricordare la vittoria della flotta ispano-veneta contro gli ottomani nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), alla quale contribuirono i vicentini. Le iscrizioni latine alla base (“PALMAM GENUERE CARINAE” e “BELLI SECURA QUIESCO”) suggeriscono il significato delle statue: la prima rappresenterebbe la dea della vittoria navale e la seconda la dea della pace. Al piano superiore dell’arco ci sono altre quattro statue: la prima (dalla piazza) rappresenta la “Virtù”, la seconda, un po’ più piccola della prima, rappresenta la “Fede”, la terza rappresenta la “Pietà”ed infine il quarto, grande quanto il primo, rappresenta l'”Onore”; tutto per significare che virtù, fede, pietà e onore ottengono vittoria e pace.

Palazzo Barbaran Da Porto
La sontuosa residenza del nobile vicentino Montano Barbarano è l’unico grande palazzo cittadino che Andrea Palladio riuscì a costruire integralmente in vita. Si trova all’inizio di contra’ Porti, a due passi da Corso Palladio, e fu costruito tra il 1570 e il 1575. Oggi è sede del Centro Internazionale di Studi Architettonici Andrea Palladio (CISA) e del Museo Palladio. Al piano terra, un magnifico atrio a quattro colonne. Le colonne centrali sono poi collegate alle pareti perimetrali da frammenti di trabeazione rettilinea, che assorbono l’irregolarità della pianta dell’atrio: si crea così una sorta di sistema “serliane”, dispositivo concettualmente simile a quello delle logge della Basilica Palladiana.L’insolito tipo di capitello ionico – derivante dal tempio di Saturno nel Foro Romano – viene adottato anche perché permette di mascherare le leggere ma significative rotazioni necessarie per allineare colonne e semicolonne.

Nella decorazione dell’edificio, il committente Montano Barbarano coinvolse a più riprese alcuni grandi artisti del suo tempo: l’insolito tipo di capitello ionico – derivante dal tempio di Saturno nel Foro Romano – viene adottato anche perché permette di mascherare la leggera ma significative rotazioni necessarie per allineare colonne e semicolonne. Nella decorazione dell’edificio, il committente Montano Barbarano coinvolse a più riprese alcuni grandi artisti del suo tempo: l’insolito tipo di capitello ionico – derivante dal tempio di Saturno nel Foro Romano – viene adottato anche perché permette di mascherare la leggera ma significative rotazioni necessarie per allineare colonne e semicolonne. Il risultato è un sontuoso palazzo capace di rivaleggiare con le residenze dei Thiene, del Porto e della Valmarana,e che permette al suo committente di rappresentarsi in città come esponente di spicco dell’elite culturale vicentina.

Palazzo Valmarana
Si trova in Corso Fogazzaro e fu costruito dal Palladio nel 1565 per la nobile Isabella Nogarola Valmarana. Il palazzo è privato e sede di mostre temporanee e altri eventi. La facciata (l’unica a conservare ancora gli intonaci e le marmorine originali) è una delle realizzazioni palladiane più straordinarie e al tempo stesso singolari. Per la prima volta in un palazzo, un ordine gigante abbraccia l’intero sviluppo verticale dell’edificio: è una soluzione che trae origine da esperimenti palladiani sui prospetti degli edifici religiosi. La stratificazione dei due sistemi è evidente sulla facciata dell’edificio: l’ordine gigante dei sei pilastri compositi si sovrappone all’ordine minore dei pilastri corinzi, tanto più evidente ai bordi dove la mancanza del pilastro finale rivela il sistema sottostante,che sorregge il bassorilievo di un soldato con le insegne Valmarana.

L’edificio subì pesanti distruzioni durante la seconda guerra mondiale; dal 1960 Vittor Luigi Braga Rosa eseguì ampi restauri, ricostruendo le parti demolite e arricchendo l’edificio con decorazioni e opere d’arte provenienti da altri edifici distrutti in guerra, tra cui la raccolta di dipinti seicenteschi di Giulio Carpioni a soggetto mitologico.

Porto Palace
Situato in Contrà Porti, è uno dei due palazzi progettati in città da Palladio per la famiglia Porto (l’altro è Palazzo Porto Breganze); commissionato dal nobile Iseppo da Porto, appena sposato (1544 circa), l’edificio vede una fase progettuale piuttosto lunga e una ancora più lunga – e travagliata – nella sua costruzione, rimasta in parte incompiuta. Oggetto di vari rifacimenti e ampliamenti, l’edificio conserva intatta solo la sua facciata “pubblica”.

Palazzo Thiene
Si tratta di un grande palazzo gotico ristrutturato dal giovane Andrea Palladio, probabilmente su progetto di Giulio Romano. Fu costruito per Lodovico Thiene da Lorenzo da Bologna nel 1490, con facciata orientale su Contrà Porti in laterizio inquadrata da lesene angolari lavorate a punta di diamante, con portale di Tommaso da Lugano e bella trifora in marmo rosa.

Marcantonio e Adriano Thiene nel 1542 iniziarono la ristrutturazione del palazzo di famiglia. Gli elementi del palazzo riconducibili a Giulio Romano e alieni dalla lingua palladiana: l’atrio a quattro colonne è sostanzialmente identico a quello del Palazzo del Te a Mantova (anche se il sistema voltato è indubbiamente modificato dal Palladio), così come il finestre e la parte inferiore della facciata si affacciano sulla strada e sul cortile, mentre le trabeazioni ei capitelli del piano nobile sono definiti dal Palladio. L’edificio è la sede storica della Banca Popolare di Vicenza e ospita un museo.

Palazzo Thiene Bonin Longare
Progettato da Andrea Palladio presumibilmente nel 1572, fu costruito da Vincenzo Scamozzi dopo la morte del maestro (senza citarne il nome), concludendo il precedente cantiere. Costruito da Francesco Thiene su proprietà di famiglia all’estremità occidentale della Strada Maggiore (l’attuale Corso Palladio) nei pressi del Castello, non fu ancora edificato alla morte del Palladio. La fiancata potrebbe essere opera di Vincenzo Scamozzi, insieme al profondo atrio.

Palazzo Schio
Si tratta di un piccolo palazzo nobiliare del XVI secolo la cui facciata fu disegnata dal Palladio nel 1560 e completata nel 1574-1575. La facciata rappresentativa dell’edificio lungo la strada è relativamente stretta. Per il trattamento del piano nobile, Palladio opta per la sua suddivisione in tre arcate di uguale larghezza, scandite da quattro semicolonne con capitelli corinzi, libere a tre quarti del muro e la cui base si integra con il paramento del plinto. La facciata è animata da un gioco di luci e ombre, grazie all’articolazione in più strati di profondità ottenuta dall’uso di colonne, sagomature e balconate delle finestre e dei frontoni.

Palazzo Porto in piazza Castello
Progettato intorno al 1571 per Alessandro Porto e attribuito ad Andrea Palladio, rimase incompiuto (a differenza di molti altri palazzi palladiani che furono completati dopo la morte dell’architetto). La parte alta dell’edificio che oggi possiamo vedere è la chiara testimonianza dello sfortunato esito del cantiere palladiano. A sinistra del frammento è ben visibile l’antica casa quattrocentesca della famiglia Porto.

Palazzo Pojana
Affacciato sul Corso, è attribuito ad Andrea Palladio, che lo avrebbe progettato intorno al 1540 e nacque dall’unione di due edifici separati dalla piccola strada Do Rode, edificato probabilmente nel 1566 su richiesta di Vincenzo Pojana al Comune di Vicenza nel 1561. L’attribuzione a Palladio non si basa su prove documentarie o su disegni autografi, ma sull’evidenza della qualità architettonica dell’articolazione del piano nobile, con un ordine che abbraccia due piani, nonché del disegno dei particolari , come i capitelli compositi molto eleganti e carnosi e la trabeazione. Tuttavia, elementi come le lesene senza entasi (il caratteristico rigonfiamento che culmina a un terzo dell’altezza) non si accordano con il linguaggio palladiano degli anni Sessanta del Cinquecento,tanto da suggerire che il disegno della porzione sinistra dell’edificio sia frutto di un progetto giovanile del Palladio.

Casa Cogollo
Questo piccolo edificio del 1559, prospiciente la fine di Corso Palladio e sviluppato in altezza, è attribuito ad Andrea Palladio e la tradizione popolare lo identificava proprio con la casa dell’architetto. In realtà si tratta della ristrutturazione della facciata di una casa quattrocentesca che eseguì per conto del notaio Pietro Cogollo.

Palazzo Civena
Fu il primo palazzo cittadino costruito dal Palladio. Costruito per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena, divenne in seguito dimora dei conti Trissino dal Vello d’Oro. Il palazzo fu alquanto ampliato da Domenico Cerato nel 1750, che aggiunse le ali laterali per volere della famiglia Trissino. Fu parzialmente distrutto dai pesanti bombardamenti anglo-americani della seconda guerra mondiale (2 aprile 1944), e poi ricostruito. Attualmente è sede di una casa di cura.

Palazzo da Monte
Pur presente nell’elenco dei palazzi palladiani tutelati dall’UNESCO, questo palazzo è considerato da alcuni studiosi un apocrifo del Palladio. Costruito di fronte al convento domenicano di Santa Corona tra il 1550 e il 1554, fu completato un anno dopo la morte del famoso architetto.

Palazzo Garzadori
Fu commissionato da Girolamo Garzadori che tra il 1545 e il 1563 promosse la ristrutturazione delle case ereditate in contra’ Piancoli. Forse a Palladio è stato chiesto uno studio sull’argomento. Questo palazzo è stato inserito nel 1994 tra i palazzi palladiani protetti dall’UNESCO, ma non ci sono certezze sull’attribuzione al celebre architetto, anche se alcuni studiosi lo sostengono per le somiglianze con altri progetti palladiani.

Palazzo Capra
La facciata laterale di Palazzo Piovini ingloba il portale del precedente Palazzo Capra, che rientrerebbe (l’attribuzione è piuttosto incerta) tra le prime opere di Andrea Palladio; si trattava di un piccolo edificio voluto dal conte Giovanni Antonio Capra, databile tra il 1540 e il 1545, ma terminato solo nel 1567. Oggi ospita un grande magazzino.

Altri edifici nel centro della città
Quelli progettati da Palladio sono solo una parte relativamente piccola dei numerosi edifici storici che si possono ammirare a Vicenza, anche se quasi tutti quelli costruiti dopo il grande architetto sono evidentemente rimasti influenzati dal suo stile, come nel caso di Palazzo Trissino al Corso (oggi sede del muncipio). Numerosi sono anche gli edifici in stile gotico veneziano disseminati per le vie del centro, ad esempio quelli in contra’ Porti.

Palazzo Alidosio
È il primo palazzo rinascimentale di Vicenza. La struttura dell’edificio e la tipologia delle modanature suggeriscono la sua costruzione alla fine del XV secolo, in un ambiente influenzato da Lorenzo da Bologna. All’inizio del XVI secolo passò dagli Alidosio ai Conti. Un tempo la facciata esterna era completamente affrescata. L’edificio fu completamente rimaneggiato nel 1926. Per comprendere la profonda rivoluzione del linguaggio architettonico introdotta da Palladio, il confronto tra le due – significativamente diverse – facciate di questo edificio, realizzato prima della nascita del Palladio, e quella contigua a destra del Palladio , è istruttivo. Palazzo Trissino, edificato dopo il Palladio, al quale è oggi collegato (primo e secondo piano sono occupati da uffici comunali).

Palazzo Trissino
Situato lungo Corso Palladio, dal 1901 è la sede principale del Comune di Vicenza. Il palazzo fu progettato nel 1588 da Vincenzo Scamozzi (continuo dello stile palladiano) e fu costruito come residenza del conte Galeazzo Trissino tra il 1592 e il 1667. Fu poi completato da Antonio Pizzocaro e successivamente ampliato nel Settecento da Ottone Calderari. L’edificio è caratterizzato dalla presenza di elementi classici nella facciata prospiciente il Corso e si articola intorno alla piazza del cortile centrale.

Casa Pigafetta
Si tratta di un piccolo edificio molto particolare situato in una delle vie pedonali alle spalle della Basilica Palladiana. Costruita nel 1440, fu residenza del navigatore, geografo e scrittore vicentino Antonio Pigafetta, che la rielaborò nel 1481 fino all’aspetto attuale. Si tratta di un raro esempio di gotico fiorito, con partiture decorative uniche incentrate sul motivo ritorto. Le porte laterali sono trilobate, in arabesco. Il portale rinascimentale è affiancato da un motto che allude allo stemma di famiglia.

Ca’ D’Oro
Situato lungo Corso Palladio, il palazzo fu costruito nel XIV secolo in stile tardo gotico. Il piano terra fu risistemato da Lorenzo da Bologna, autore del ricco portale; l’atrio e l’interno furono ristrutturati alla fine del Settecento. Nell’atrio e nel cortile si può ammirare un piccolo lapidario raccolto dal conte Giovanni Da Schio nell’Ottocento, con anfore, epigrafi, pietre miliari e un sarcofago del V secolo.

Palazzo Repeta (ex sede della Banca d’Italia),
Situato in piazza S. Lorenzo, sul lato opposto della chiesa, questo enorme palazzo fu costruito da Francesco Muttoni tra il 1701 e il 1711 ed è una delle sue prime opere.

Palazzo Cordellina
Situato in una traversa di Corso Fogazzaro, di fronte alla sede della Biblioteca Bertoliana, questo bel palazzo in stile palladiano della fine del Settecento è stato oggetto di ampi restauri tra il 2007 e il 2011. Fu realizzato da Ottone Calderari, sebbene il il progetto originario era molto più ampio e ambizioso, tanto che avrebbe dovuto estendersi fino a Piazza San Lorenzo. La facciata presenta due ordini sovrapposti: semicolonne ioniche al piano terra e semicolonne corinzie al piano nobile che delimitano le finestre del tabernacolo. Come da lezione palladiana, i frontoni delle finestre si alternano a mezzaluna ea forma triangolare. Il cortile interno presenta una doppia loggia con gli stessi ordini architettonici.

Gli interni sono impreziositi da sculture di artisti vicentini, tra cui il busto di Calderari e una statua femminile, entrambi collocati nella loggia superiore e scolpiti da Giambattista Bendazzoli. Gli affreschi furono realizzati da Paolo Guidolini e Girolamo Ciesa dal 1784 al 1789; durante un bombardamento del 18 marzo 1945, parte delle opere furono distrutte, in particolare i dipinti del Ciesa sul soffitto delle logge. L’edificio, di proprietà della Biblioteca Civica Bertoliana, è sede di mostre temporanee e convegni.

Palazzo del Monte di Pietà
Questo grande palazzo tre-cinquecentesco è il più antico complesso monumentale che oggi si può ammirare in Piazza dei Signori. La sua facciata, lunga 72 metri, domina la piazza dal lato opposto alla Basilica Palladiana e reca tracce di grandi affreschi con scene bibliche (storie di Mosè), opera del 1556-1563 del pittore veronese Giovanni Battista Zelotti (i dipinti, per quanto rifatto agli inizi del Novecento, oggi purtroppo sono quasi illeggibili). Il palazzo ingloba la preesistente chiesa trecentesca di San Vincenzo (a cui ha donato l’attuale facciata barocca) oltre a negozi, uffici, abitazioni, un punto informazioni per i turisti e il Centro Esposizioni Permanenti dell’Artigianato Artistico Vicentino (ViArt) .

Da vedere oltre alla chiesa: le facciate (tra cui quella di Francesco Muttoni su Contrà Monte), l’atrio mutoniano e il cortile interno, lo scalone e la loggia interna, il dipinto di Alessandro Maganza Allegoria della Carità collocato nel soffitto di quello che originariamente era la Camera dei Pegni al piano terra. Il complesso è tuttora sede della Fondazione del Monte di Pietà di Vicenza, erede dell’antica istituzione medievale (fondata nel 1486 su iniziativa del beato Marco da Montegallo) che combatteva l’usura dando credito ai meno abbienti, e che oggi si occupa di arte e di conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e dei beni ambientali.

Palazzo delle Opere Sociali
Affacciato sulla Piazza del Duomo dal lato opposto al Vescovado, è un sobrio edificio del 1808, realizzato da Giacomo Fontana ristrutturando un precedente complesso medievale con funzioni ospedaliere che comprendeva due chiese; l’edificio occupa l’intero isolato e comprende anche il campanile del Duomo. Il Salone d’Onore e le altre sale del palazzo sono in stile neopalladiano, ispirato alla chiesa di Santa Maria Nova. L’edificio, già denominato Casino Sociale dei Nobili, è di proprietà della diocesi di Vicenza e costituisce il salotto intellettuale della città, utilizzato per convegni, convegni e altre attività culturali.

Architettura religiosa

Cattedrale di Santa Maria Annunciata
Il grande Duomo di Vicenza sorge su un antico sito, forse già di un tempio romano, sul quale furono edificate in successione diverse chiese. Realizzata in più fasi, la cupola e il portale laterale settentrionale sono di Andrea Palladio. La storia di questo sito e della comunità cristiana vicentina è efficacemente ricostruita nel Museo Diocesano (vedi sotto Musei), ospitato all’interno del palazzo vescovile a pochi passi di distanza. La cattedrale fu bombardata e semidistrutta (ad eccezione della facciata) durante la seconda guerra mondiale, e presto ricostruita nelle sue forme originarie, ma i ricchi affreschi che ricoprivano le pareti interne andarono irrimediabilmente perduti. La cripta ospita i sarcofagi dei vescovi. Sotto la Cattedrale è stata realizzata un’area archeologica visitabile.

Tempio di San Lorenzo (Chiesa di San Lorenzo)
Situato nell’omonima piazza centrale, lungo Corso Fogazzaro, fu edificato alla fine del XIII secolo in stile gotico nella sua versione lombardo-padana del XIII secolo. È, insieme a quello di Santa Corona, uno degli esempi più rappresentativi di gotico sacro della città e fu edificato dai frati minori francescani nel XIII secolo. È officiato dai francescani conventuali. In accordo con lo stile delle chiese costruite dagli ordini mendicanti in Italia nel XIII secolo – il gotico lombardo che non abbandona del tutto le forme del romanico – la facciata ha il tipico profilo a capanna nella metà superiore e sette alti archi a sesto acuto nella metà inferiore,elementi caratteristici dell’architettura veneziana che si ritrovano anche nelle più importanti chiese padovane del XIII secolo.

L’elemento di spicco è il portale, realizzato negli anni Quaranta del Trecento dallo scultore e architetto veneziano Andriolo de Santi e finanziato con un lascito testamentario di un consigliere di Cangrande della Scala. Quattro sarcofagi trecenteschi, posti su peducci e coperti da baldacchini in pietra, sono incastonati negli archi laterali e contengono le spoglie di uomini illustri dell’epoca (da sinistra a destra Benvenuto da Porto, Marco da Marano, Lapo di Azzolino degli Uberti e di Perdono Repeta). Le alte colonne che guidano lo sguardo verso le volte del soffitto e i fasci di luce che penetrano nelle alte finestre e nel rosone pervadono l’interno – tutti elementi prettamente gotici – rendono l’ambiente uno dei più grandiosi e suggestivi della città. Varie opere d’arte adornano l’interno della chiesa.

Chiesa di Santa Corona
Il complesso di Santa Corona – che comprende anche i chiostri dove è ospitato il museo – si trova a pochi passi da Corso Palladio, non lontano da Piazza Matteotti, ed è una tappa obbligata per gli amanti dell’arte. Costruita nel XIII secolo per volontà del Beato Bartolomeo da Breganze, vescovo di Vicenza, per custodire una delle spine della corona di Cristo, la chiesa di Santa Corona è una delle più antiche e importanti della città e fu sede del Domenicani da molto tempo. Nella cripta sotto l’altare si trova la Cappella Valmarana (1576 circa) progettata da Andrea Palladio, sepolto nella stessa chiesa nel 1580. L’edificio ha subito un importante restauro tra il 2009 e il 2012. Sull’altare Garzadori (ultimo a sinistra ) vi è il capolavoro di Giovanni Bellini, la tela del Battesimo di Cristo (1500-1502).

La cappella dei Thiene conserva affreschi di Michelino da Besozzo e la pala d’altare della Madonna in trono con Bambino venerata da S. Pietro e S. Pio V di Giambattista Pittoni. Tra le altre opere distribuite sugli altari delle navate laterali vi sono l’Adorazione dei Magi del Veronese, la Madonna delle Stelle di Marcello Fogolino, Santa Maria Maddalena con i santi Girolamo, Paola e Monica, dipinte tra il 1414 e il 1415 da Bartolomeo Montagna e la tela Sant’Antonio assistito dai frati distribuisce l’elemosina ai poveri (1518) di Leandro Bassano.

Basilica dei Santi Felice e Fortunato
La basilica nasce nel IV secolo nel cimitero e fu maestosamente ampliata nel V secolo per ospitare le reliquie dei santi martiri a cui è dedicata; dopo la distruzione della città e della chiesa stessa da parte degli Ungari nel IX secolo, fu ricostruita nel X secolo per volere del vescovo Rodolfo e con il contributo dell’imperatore Ottone II. È una basilica paleocristiana, inizialmente rettangolare, poi raddoppiata e divisa in tre navate. I Benedettini, in seguito alle invasioni degli Ungari, costruirono un nuovo battistero e l’abside semicircolare, aggiungendo il campanile e il rosone, oltre a una sequenza di archi ciechi e una croce bizantina sulla facciata. In epoca barocca l’aspetto della chiesa fu profondamente modificato, arricchendolo di altari e decorazioni,poi rimossa da un restauro novecentesco che ha riportato l’edificio all’ordine precedente. Accanto alla basilica si trova un piccolo allestimento museale, inaugurato negli anni 2000, con testimonianze archeologiche provenienti dalla chiesa e dalla vicina necropoli romana.

Santa Maria in Araceli
Splendida chiesa barocca a pianta centrale, si trova a ridosso del Parco Querini, al quale volge l’abside. Sorta nella seconda metà del Seicento come chiesa conventuale, ha dato il nome all’omonimo quartiere vicentino. Il suo progetto è attribuito all’architetto Guarino Guarini, mentre la realizzazione sarebbe attribuita a Carlo Borella. Il convento delle Clarisse che vi era annesso fu demolito nel XIX secolo. La chiesa è stata abbandonata in seguito alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale a metà del Novecento ed è stata completamente recuperata con un restauro negli anni ’90.

Chiesa di San Marco a San Girolamo
Chiesa barocca poco conosciuta ma con interni sorprendenti. Costruita nella prima metà del Settecento dai Carmelitani Scalzi su una precedente chiesa e convento dei Gesuati, fu dedicata a San Girolamo ea Santa Teresa d’Avila. Dopo l’abolizione napoleonica degli ordini religiosi e dei relativi conventi, fu adibita per breve tempo a magazzino e manifattura tabacchi e poi nel 1810 divenne chiesa di San Marco, una delle parrocchie più antiche della città. L’attribuzione del progetto è incerta: dato il bel stile degli interni alcuni ritengono sia opera dell’architetto Giorgio Massari, altri del vicentino Giuseppe Marchi.

La monumentale facciata (molto criticata all’epoca per la scarsa aderenza ai canoni palladiani) fu realizzata nel 1756 su progetto del bresciano Carlo Corbellini e presenta 11 statue di santi. La chiesa custodisce numerosi dipinti e alcuni capolavori di artisti veneziani del primo Settecento, tra cui Sebastiano Ricci, Antonio De Pieri, Costantino Pasqualotto; conserva anche un raro dipinto di Giovanni Battista Maganza il Vecchio. La sagrestia (visitabile su prenotazione) è unica nel suo genere in quanto conserva tutti i preziosi mobili intarsiati originali dell’epoca. La scuola campanaria di San Marco è l’unica realtà cittadina rimasta custode del suono della mano (o della corda).

Chiesa dei Servi
Situato nella piccola piazza delle Biade, accanto a piazza dei Signori, la sua costruzione fu iniziata agli inizi del XV secolo per ordine dei Servi di Maria. Il portale della chiesa (datato 1531) fu realizzato dalla bottega dove lavorò Andrea Palladio all’inizio della sua carriera e costituirà una delle sue primissime opere. Il resto della facciata è settecentesco.

Chiesa di Santa Maria Nova
Questa piccola chiesa oggi sconsacrata e purtroppo trasformata in deposito librario, fu attribuita ad Andrea Palladio, che l’avrebbe progettata intorno al 1578 senza poterla vedere realizzata. Rappresenta l’unica architettura religiosa progettata da Palladio e realizzata a Vicenza, dove per il resto si è limitato ad interventi su parti degli edifici sacri (come la cappella Valmarana, un portale e la cupola del duomo e forse il portale del Chiesa di Santa Maria dei Servi). Fu commissionato dal nobile Montano Barbarano (lo stesso di Palazzo Barbaran da Porto), che fece accogliere due figlie nell’attiguo monastero (ora scuola). La chiesa è ad aula unica, presentata come la cella di un antico tempio, interamente circondata da semicolonne corinzie su basamenti.

Chiesa di San Vincenzo
La piccola e antica chiesa, la cui origine risale al 1387, si affaccia su Piazza dei Signori, di fronte alla Basilica Palladiana ed è dedicata a San Vincenzo da Saragozza, martire, originario patrono di Vicenza, oggi compatrono con la Madonna di Monte Berico. La chiesa fu inglobata all’incirca a metà del lungo fronte del Palazzo del Monte di Pietà. L’attuale facciata barocca dell’edificio fu eretta tra il 1614 e il 1617 da Paolo e Pietro Borini; presenta due logge a tre arcate, in stile corinzio e composito: le logge sono sormontate da uno splendido coronamento raffigurante Cristo pianto da angeli, opera dello scultore Giambattista Albanese (1573-1630). Allo stesso artista si devono le cinque statue del frontone, rappresentanti i Santi Vincenzo, Carpoforo, Leonzio, Felice e Fortunato (1614-1617).

Queste opere – considerate tra le migliori dell’Albanese – riproducono l’intensità pittorica e luministica della scultura di Alessandro Vittoria. Dietro la Loggia si trova l’antica chiesa del 1387 con l’altare rivolto ad est, come allora era prescritto (cioè rivolto verso il sol levante, simbolo di Cristo). Affrescata da Battista da Vicenza, l’interno della chiesa, modificato nel 1499 e successivamente da Francesco Muttoni, fu restaurato negli anni ’20.

Chiesa di San Rocco
Una piccola ma preziosa chiesa rinascimentale quasi addossata alle mura scaligere, edificata nel 1485 a seguito di una pestilenza nel luogo dove già sorgeva un oratorio o un santuario dedicato a San Rocco, protettore degli appestati. L’architettura rinascimentale, allora non in uso negli edifici sacri vicentini, fa riferimento a Lorenzo da Bologna. Verso il 1530 la chiesa fu ampliata verso est e fu costruita una nuova facciata. Pochi anni dopo la chiesa fu costruito l’attiguo convento, nel quale seguirono i Canonici regolari di San Giorgio in Alga, detti Celestini dal colore della veste, dal 1486 al 1668; i Carmelitani di Santa Teresa, detti Teresine.

Dopo le soppressioni napoleoniche del primo Ottocento – l’Ospedale degli Esposti, dove venivano raccolti i neonati di nascita illegittima, o affetti da handicap psicofisici o appartenenti a famiglie troppo povere per mantenerli. L’ex monastero, con un imponente chiostro, fu venduto alla Fondazione Cariverona. La chiesa è utilizzata per cerimonie (matrimoni) e concerti del coro polifonico della Schola di San Rocco.

Oratorio di San Nicola
Ultimata nel 1678 su commissione dell’omonima confraternita, è una cappella che custodisce un ciclo pittorico incentrato sulla vita di San Nicola da Tolentino, una delle vette più alte del misurato barocco vicentino. Negli ultimi anni ha subito un completo restauro. I dipinti sono disposti su due fasce orizzontali che corrono lungo le pareti e il soffitto, ciascuna inserita in una cornice di stucco. Accanto all’altare, addossate alle pareti, quattro edicole con statue in pietra tenera raffiguranti San Giovanni Evangelista, l’Assunta, Cristo e San Giovanni Battista. Sono presenti opere di Francesco Maffei, tra cui la splendida pala raffigurante la Trinità, opera della piena maturità dell’artista, proveniente dalla chiesa di San Lorenzo, e Giulio Carpioni,due dei più importanti pittori del Seicento veneziano. Al Carpioni si deve l’intero ciclo di undici dipinti a soffitto, circondati da ricchi stucchi barocchi di Rinaldo Viseto.

Oratorio del Gonfalone
Questo oratorio si trova in un angolo di Piazza Duomo, dalla parte opposta della cattedrale. Fu edificata tra il 1594 e il 1596 dalla Confraternita del Gonfalone, probabile proseguimento dell’antica Fratalea S. Mariae de domo, dedicata alla Vergine e collegata alla vicina cattedrale dove aveva un altare. La facciata dell’oratorio è suddivisa da quattro lesene corinzie, sormontate da un timpano triangolare dove sono posti due angeli che sorreggono lo stemma della confraternita, mentre coronano con tre statue con al centro quello della Vergine. L’interno è a navata unica. Colpito da un bombardamento nella seconda guerra mondiale, l’oratorio subì la stessa sorte del Duomo, cioè fu in gran parte distrutto e ricostruito.

Rimangono l’altare maggiore e frammenti della pregevole decorazione in stucco, mentre sono andati perduti i dipinti originali (un ciclo di tele sulla glorificazione della Vergine realizzato sotto la direzione di Alessandro Maganza e al quale collaborò il figlio Giambattista, Andrea Vicentino, Palma il Giovane e Porfirio Moretti), che sono stati sostituiti da altri dipinti della cattedrale: La pesca miracolosa, 1562 circa (progettata per l’altare di San Pietro in Duomo) di Giovanni Battista Zelotti (1526-1578); nell’altare maggiore l’Assunzione di Maria, dipinta dagli albanesi intorno al 1640; una tela ad arco attribuita a Giovanni Battista Maganza il Giovane del 1610-15 con una serie di miracoli compiuti da un angelo; i Santi Leonzio e Carpoforo legati ad un albero; La condanna di Leonzio e Carpoforo;La conversione di San Paolo (1562 circa), progettata per l’altare di San Paolo in Duomo da GB Zelotti (una delle tele fu trasferita nel vicino Museo Diocesano).

Oratorio delle Zitelle
Raro esempio di edificio sacro ottagonale in città, si trova di fronte alla chiesa di Santa Caterina. Edificata intorno al 1647, è attribuita ad Antonio Pizzocaro ed era destinata alla Pia Casa di Santa Maria delle Vergini (fondata nel 1604 dal predicatore cappuccino Michelangelo di Venezia), detta “delle zitelle”, che accoglieva ed educava fanciulle senza fonti di sussistenza. A differenza dell’esterno spoglio, l’interno è riccamente decorato. È suddivisa in tre cappelle: quella dell’altare maggiore, dedicata alla Vergine Maria, e le cappelle laterali, in onore di Santa Cecilia e Sant’Antonio, a destra, e Sant’Orsola, a sinistra; il tetto è a cupola (non visibile dall’esterno), con grandi lesene “ripiegate”, sulle quali sono incastonate le nervature, anch’esse ripiegate,che salgono rapidamente per creare la trama ogivale della cupola e poi dividerla in otto spicchi.

L’oratorio ospita un ciclo di dipinti cinque-settecenteschi dedicato alle Storie della Santa Vergine, comprendente opere di importanti pittori veneziani: di Francesco Maffei Il riposo durante la fuga in Egitto, L’Assunta, La visitazione, La crocifissione; l’affresco in chiave di volta e quattro tele sono attribuiti a Giulio Carpioni, tra cui L’Annunciazione e L’Adorazione dei Magi; due dipinti di Costantino Pasqualotto risalenti al 1740; La Natività di Maria del più modesto pittore di provincia Fortunio Parmigiano.

Patrimonio militare
Nel centro di Vicenza sono ancora visibili numerosi edifici militari, che risalgono principalmente al periodo della dominazione scaligera (fine XIV secolo). Nonostante la maggior parte delle fortificazioni siano state inglobate, nel corso dei secoli, in nuove strutture, Viale Mazzini conserva ancora le mura medievali (oggetto di un recente sofisticato restauro). Oltre alle mura, la più grande testimonianza di architettura militare è con le porte che servivano da accesso al centro storico.

Porta Santa Croce
Uno dei resti più importanti dell’antica fortificazione ancora intatta, è l’ultimo ad essere costruito dagli Scaligeri (fu edificato nel 1385). Da questa porta partono le mura scaligere di viale Mazzini. La porta ha ancora una funzione di ingresso al centro storico (si entra in Corso Fogazzaro). Date le precarie condizioni, nel 2012 è stato oggetto di importanti lavori di restauro conservativo.

Porta Nova
Costruito nel 1381 da Antonio della Scala per difendere ulteriormente il complesso fortificato della Rocchetta (dove si trovavano armi e munizioni per la città). Nel 1848, vicino a questa porta, furono combattute aspre battaglie per difendere la città dagli austriaci. La porta fu demolita nel 1926, in occasione della visita di Mussolini. Nelle vicinanze è stato aperto un passaggio nelle antiche mura che oggi prende il nome di Porta Nova, ma che nulla ha a che vedere con la porta originaria.

Porta Castello
La porta più vicina al centro (entrando in piazza Castello) e l’ingresso principale alla città per chi proveniva da ovest, rappresentava il passaggio attraverso le strutture del castello scaligero, da cui prende il nome. Sorge a poca distanza dalla più antica Porta Feliciana che fu chiusa e sostituita dall’attuale, che fa parte, insieme alla possente Torre di Piazza Castello, di un complesso fortificato voluto ancora dagli Ezzelini.

Porta Luzo
Più che una vera porta, è un’antica torre medievale il cui nome deriverebbe, secondo una leggenda, dalla pesca di un luccio di dimensioni eccezionali avvenuta nelle acque del vicino Bacchiglione. È più probabile che il nome derivi dalla famiglia che vi abitava (i Lucii) o da lucus, termine latino che significa “bosco sacro”, data la vicinanza ai boschi di Monte Berico. Oggi, passando per Porton del Luzo, si entra in Contrà S. Silvestro.

Porta Santa Lucia
Edificata nel 1369, conduce all’omonimo borgo. È caratterizzato da un bassorilievo con il Leone di San Marco cesellato alla caduta della Repubblica di Venezia e da una lapide che ricorda i nomi dei Vicentini caduti nella battaglia contro gli Austriaci nel maggio-giugno 1848.

Porta San Bortolo
Porta costruita in epoca veneziana (1455), più che a scopo difensivo come sbarramento per i dazi doganali. Testimone anche dei combattimenti del 1848, sopravvisse al feroce bombardamento del 18 novembre 1944 che colpì duramente il quartiere San Bortolo (allora il più popoloso della città). La porta è stata ristrutturata dal gruppo degli Alpini del comprensorio nel 1993-1994 quando il comune ha riorganizzato la viabilità. Ora si trova all’interno di una rotonda, vicino al vecchio ingresso dell’ospedale, avendo perso la sua funzione di transito.

Altro patrimonio storico

Criptoportico romano
È il più importante monumento archeologico di Vicenza e non ha eguali nel nord Italia. Questo corridoio sotterraneo di epoca romana, un tempo parte di una domus patrizia, si trova oltre 6 metri al di sotto del livello dell’attuale Piazza Duomo. Fu edificato tra la fine del I secolo aC e l’inizio del I secolo dC e vari elementi ne confermano la lunga vita d’uso, almeno fino al IV secolo. Si compone di tre gallerie a forma di U (le due parallele lunghe circa 27 metri, quella centrale 29 metri), con copertura a volta; aria e luce erano garantite da 27 piccole finestre. Il criptoportico fu scoperto durante la ricostruzione del dopoguerra nel 1954, ben conservato.

Arco delle Scale
Situato all’estremità sud-orientale del centro storico della città, questo arco trionfale palladiano segna l’inizio di una delle vie di salita al Santuario della Madonna di Monte Berico (costruito all’inizio del XV secolo), quello costituita dalle Scalette, 192 gradini suddivisi in rampe e che rappresentavano l’unico punto di accesso dalla città al santuario prima della costruzione, alla metà del Settecento, dei portici ad opera di Francesco Muttoni presso viale X giugno. L’arco fu costruito nel 1595 per volere del capitano veneziano Giacomo Bragadin e il progetto fu attribuito all’architetto Andrea Palladio intorno al 1576. Sopra l’arco ci sono tre statue, con al centro il Leone di San Marco.

Loggia Valmarana
Questa bella loggia cinquecentesca in stile palladiano – una delle due presenti nei Giardini Salvi – è inclusa tra i Patrimoni dell’Umanità a Vicenza, anche se la sua attribuzione ad Andrea Palladio è stata messa in dubbio, tanto da essere incline a una delle suo studente. Fu costruito dopo il 1556. La data riportata sulla loggia, 1592 con il nome di Leonardo Valmarana, dovrebbe riferirsi all’apertura del giardino al pubblico, decisa proprio dal nobile Valmarana in quell’anno. La loggia è strutturata come un tempio esastilo dorico a cinque arcate e doveva, secondo il progetto del committente, essere un punto di incontro per intellettuali e studiosi.

Loggia Zeno
Situata all’interno del Palazzo Vescovile, a pochi metri dal Duomo, la loggia fu realizzata nel 1494 dal cardinale Giambattista Zeno, vescovo di Vicenza. Come i monumenti circostanti fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del marzo 1945, ma in seguito molto ben restaurata. La raffinata facciata ha il tipico stile lombardo del XV secolo. Sopra un portico con quattro archi a tutto sesto su pilastri poligonali – che sorreggono la volta con volte a crociera – si aprono otto basse aperture. La balaustra, con parapetti istoriati, sostiene pilastri ornati da candelabri su cui insiste la ricca trabeazione. Il lato occidentale del cortile, dove si trova un portico con arcate larghe e basse, è invece del XVI secolo, realizzato dal cardinale Niccolò Ridolfi, vescovo di Vicenza.

Spazio pubblico

le piazze

Piazza dei Signori
Piazza dei Signori, è la piazza principale della città, cuore pulsante del governo cittadino prima come foro romano della città, poi, nel Medioevo e nel Rinascimento, con il Palazzo della Ragione (detto Basilica Palladiana) dove fu amministrata la giustizia e la Loggia del Capitanio, sede del rappresentante della Repubblica di Venezia. Nella piazza – di forma rettangolare – si trovano anche la Torre Bissara, la torre civica (con i suoi 82 m uno degli edifici più alti della capitale), il Palazzo del Monte di Pietà con la Chiesa di San Vincenzo (dedicata al patrono della città) e le due colonne, una con il Leone di San Marco e l’altra con la statua del Redentore.

Piazzetta Palladio
Piazzetta Palladio, una piazzetta verso il lato occidentale della Basilica, già nota come Piazzetta della Rua (dal nome del carro di legno portato per le vie del centro storico durante la processione del Corpus Domini). Il nome attuale è dovuto invece alla presenza di una statua ottocentesca dedicata ad Andrea Palladio dello scultore Vincenzo Gajassi.

Piazza delle Erbe, situata ad un livello inferiore rispetto a Piazza dei Signori, è così chiamata perché è stata a lungo sede del mercato ortofrutticolo e dei fiori. La piazza (dominata dal lato sud della Basilica) ospita anche una torre duecentesca che in passato era adibita a carcere e luogo di tortura (vi fu rinchiuso anche Silvio Pellico) chiamata, per questo, Torre del Girone o del Tormento. La torre è unita alla Basilica Palladiana da un arco, detto degli Zavatteri, risalente al 1494 e così chiamato perché sotto di essa si svolgeva il mercato delle scarpe e delle ciabatte (zavate nella lingua dell’epoca).

Piazza Biade
Piazza Biade, situata sul lato orientale della Basilica, è così chiamata perché vi si svolgeva il mercato dei cereali e delle sementi fin dal 1262. In fondo ad essa, sulla sinistra, si trova la Chiesa di Santa Maria in Foro, detta dei Servi perché la costruzione fu iniziata agli inizi del XV secolo per ordine dei Servi di Maria. La piazza ospita gli uffici comunali e alcuni dipartimenti in un edificio costruito nel secondo dopoguerra. Dopo diverse polemiche per l’utilizzo della piazza come parcheggio per le auto comunali, la piazza è stata pedonalizzata.

Piazza delle Poste
Piazza delle Poste, in realtà una via (contra Garibaldi) secondo la mappa stradale, è localmente nota come piazza delle Poste per la presenza dell’ufficio postale principale; l’edificio è uno dei massimi esempi di architettura razionalista italiana in città. La piazza ospita una fontana (la Fontana dei Bambini) del 1984, con sculture in bronzo di Nereo Quagliato. È uno dei poli della movida cittadina vista la presenza di numerosi locali per il “rito dello spritz”.

Piazza Duomo,
Piazza Duomo, c’è il palazzo vescovile con il museo diocesano e la cattedrale cittadina. Sulla sinistra, staccato dalla Cattedrale, si trova il campanile romanico del Duomo, mentre sul lato meridionale della piazza si apre l’accesso al criptoportico romano, principale monumento archeologico della città, riscoperto nel 1954 a 6 metri dalla livello stradale, testimonianza di una domus romana del I sec. Al centro della piazza nel 1880 fu eretta da Augusto Benvenuti una statua di Vittorio Emanuele II.

Piazza Matteotti
Piazza Matteotti, anticamente chiamata piazza dell’Isola (perché era un isolotto circondato dalle acque del fiume Bacchiglione, che talvolta la invadevano) e poi piazza Vittorio Emanuele, è dominata da Palazzo Chiericati (sede della Pinacoteca civica) e dall’ingresso del Teatro Olimpico, entrambi capolavori palladiani.

Piazzetta Santo Stefano
Piazzetta Santo Stefano, caratterizzata dalla presenza di due palazzi nobiliari, il trecentesco Palazzo Sex Zen Fontana e il quattrocentesco Palazzo Negri de Salvi, e soprattutto dalla facciata della chiesa di Santo Stefano, una delle antiche sette cappelle cittadine, rimaneggiata alla fine del XVII secolo.

Piazza San Lorenzo
Piazza San Lorenzo, ospita l’ottocentesco monumento al poeta vicentino Giacomo Zanella e il barocco Palazzo Repeta (già sede provinciale della Banca d’Italia), costruito tra il 1701 e il 1711, una delle prime opere di Francesco Muttoni. La Chiesa di San Lorenzo, che sorge sul lato opposto, è insieme a quella di Santa Corona uno degli esempi più rappresentativi di gotico sacro della città; fu costruito dai frati minori francescani nel XIII secolo. La piazza (riqualificata negli anni 2000 con il ritiro della statua e la costruzione di una fontana a terra con giochi d’acqua) ha segnato e continua a scandire le giornate di tanti giovani vicentini che la attraversano per recarsi nei vicini licei di Pigafetta e Lioy.

Piazza Castello
Piazza Castello, diametralmente opposta a Piazza Matteotti, ospita diversi palazzi palladiani come Palazzo Porto Breganze, Palazzo Thiene Bonin Longare, sede della Confindustria Vicenza, Palazzo Piovini e la torre medievale di Porta Castello. La piazza ospita anche una statua di Giuseppe Garibaldi realizzata da Ettore Ferrari nel 1887.

Piazzale della Vittoria
Piazzale della Vittoria, una grande piazza panoramica situata sulla sommità del colle Monte Berico, poco distante dalla città, permette di godere di una vista panoramica della città, con le montagne sullo sfondo, teatro delle battaglie del Primo Guerra mondiale. Particolarmente affollato durante i festeggiamenti al Santuario della Madonna di Monte Berico, patrona della città e durante le serate estive, è meta di passeggiate lungo i portici di viale X Giugno, nonché sede di numerosi concerti.

Ponti storici

Ponte Pusterla
Ponte Pusterla è una struttura a tre arcate originariamente in legno, poi sostituita nel 1231 con pietra a cui si accede da Contrà San Marco o Contrà Vittorio Veneto. Il nome pusterla sembra riferirsi ad un piccolo portone. Qui si trovava una delle originarie porte d’ingresso alla città, divenuta poi di secondaria importanza dopo l’avanzamento delle mura e abbattuta nel 1820 per facilitare i collegamenti con il centro. Restaurato nel 1444 e nuovamente nel 1640, il ponte fu ampliato nel 1928 per esigenze di traffico. Vi scorre il fiume Bacchiglione.

ponte angeli
Ponte degli Angeli, sorge nei pressi di Piazza Matteotti e deve il suo nome attuale all’antica chiesa di Santa Maria degli Angeli (non più esistente) che era stata ricavata dalla torre di protezione dell’importante Ponte di San Pietro. Palladio, tra il 1555 e il 1560 aveva preparato un progetto di restauro. Pochi secoli dopo, nel 1889, l’edificio fu completamente demolito perché ritenuto di ostacolo al deflusso del fiume Bacchiglione e sostituito con una struttura in ferro, che collegava le due sponde fino alla seconda guerra mondiale, quando il ponte fu ricostruito in cemento armato con struttura più idonea a resistere al crescente traffico veicolare.

ponte Furo
Ponte Furo da cui si può ammirare una delle immagini più suggestive di Vicenza: il fiume Retrone che si snoda tra i palazzi e sullo sfondo la Basilica Palladiana affiancata dalla torre cittadina è infatti uno degli scorci più belli della città. Il ponte sorge nei pressi del punto in cui il canale Seriola confluiva nel Retrone dove un tempo si trovava la Barriera Eretenia, uno degli ingressi doganali attraverso le mura che delimitavano la città.

Ponte Barche
Ponte delle Barche, situato nel quartiere centrale delle Barche ed è il più antico dei ponti vicentini, con tre arcate sorrette da pilastri con grossi blocchi di pietra. La struttura ha arcate molto basse, tali che in caso di forte pioggia il Retrone oltrepassa le arcate, allagando il ponte.

ponte San Michele
Ponte San Michele fu costruito nel XVII secolo sul modello dei ponti veneziani. Il nome deriva dal convento e dalla chiesa romanico-gotica di San Michele, la prima ricca d’arte ed eretta nel XIII secolo dai frati agostiniani, parzialmente demolita nel secolo scorso per dare nuovi spazi alla città, la seconda distrutta nel l’epoca napoleonica. Può essere attraversato solo da pedoni.

ponte San Paolo
Ponte San Paolo, che da piazza delle Erbe conduce all’omonima contrà, era posto sull’asse principale che in epoca romana attraversava la città da nord a sud. Dopo una piena del fiume, sono emersi alcuni scivoli di carico e scarico utilizzati dalle imbarcazioni che risalivano il Retrone e trasportavano le merci fino al ponte stesso, adiacente all’area dove si svolge il mercato cittadino; storicamente, sembra che questi scivoli risalgano al Medioevo e che fossero di grande importanza per Vicenza, dove il trasporto mercantile fluviale era molto in uso fino al XVIII secolo.

Ponte Novo
Ponte Novo, in origine Ponte delle Convertite per la vicinanza ad un monastero dove venivano accolte le giovani donne desiderose di avvicinarsi alla vita religiosa, Ponte Novo è stato demolito e ricostruito negli anni 2000. Collega la parte nord della città con la zona di Corso Fogazzaro. Fino a pochi decenni fa, quando le acque del fiume erano balneabili, i giovani vicentini erano soliti tuffarsi da questo ponte per fare il bagno.

Parchi e giardini

Campo Marzo
È la più grande area verde della città, la più antica di proprietà del comune e una delle poche ad essere esente da vincoli sugli orari di accesso (il parco non ha recinzioni). Sorge alle pendici del Monte Berico, vicino alla stazione ferroviaria. Diviso in due settori da viale Roma, Campo Marzo presenta, nella parte ovest, una serie di percorsi che circondano alcune statue (una a Pigafetta, una a Fogazzaro) e il grande parco giochi di via Ippodromo, e sul lato est il caratteristico viale Dalmazia (completamente riqualificata tra gli anni Ottanta e Novanta) dove, a settembre, si tengono le giostre per la tradizionale Festa dei Oto (festa della Madonna di Monte Berico).

Giardini Salvi
Adiacente alle mura di piazza Castello, al centro, presenta una ricca vegetazione, un andamento sinuoso dei suoi viali, che si snodano tra fontane e statue, lungo il canale Seriola. Costruito nel Cinquecento dalla famiglia Valmarana come giardino all’italiana, fu aperto al pubblico nel 1592 ma, chiuso dopo pochi anni, fu trasformato nell’Ottocento in giardino all’inglese e riaperto solo nel 1909. La presenza di la Loggia del Longhena e della Loggia Valmarana, entrambe in stile palladiano (la Loggia Valmarana è inclusa tra i monumenti UNESCO di Vicenza). Altre architetture importanti sono l’Arco del Revese (memoria di un più grande arco trionfale su viale Roma, demolito per permettere il passaggio di un corteo fascista), che costituisce l’ingresso al giardino,ei due padiglioni della fiera (costruiti nel 1947 e oggi inutilizzati). Oggetto di una radicale riqualificazione tra il 2008 e il 2009, il giardino dispone anche di un percorso adatto ai disabili, oltre che di un roseto da collezione.

Parco Querini
Situato tra il centro storico e l’ospedale San Bortolo, è un giardino storico caratterizzato da vasti prati, un vasto boschetto e un suggestivo viale alberato fiancheggiato da statue di stile classico, che conduce ad un tempio monottero al centro di un artificiale isola circondata da un fossato. Nato come giardino di Palazzo Capra Querini, divenne proprietà comunale nel 1971, salvandosi dalla speculazione edilizia. È il parco dove solitamente si fa jogging, vista anche la presenza di un percorso fitness. Nel 2010 un settore del parco si è arricchito di una serie di strumenti ludico-scientifici atti a far comprendere la rifrazione, l’energia cinetica e altri fenomeni fisici.

Cimitero acattolico
Costruito nello stesso luogo in cui si trovava la prima università di Vicenza all’inizio del XIII secolo, questo antico cimitero in disuso ospitava un tempo le tombe degli ebrei e, in un settore separato, quelle dei militari. L’architettura, neopalladiana, a bugnato rustico, ricorda quella del vicino Cimitero Maggiore, dello stesso autore (Bartolomeo Malacarne). Dal 1957 non è più utilizzato per le sepolture ed è rimasto un piacevole e tranquillo giardino all’inglese.

Parco Fornaci
Il parco ha un’estensione di 35.000 m² e si trova nella zona di Viale Crispi, in un’area che necessitava di bonifiche ambientali dopo la demolizione delle vecchie fornaci di Lampertico. Il parco, recintato, è dotato di un centinaio di piante, un laghetto, tre fontane con giochi d’acqua, strutture ricreative come un campo da bocce, un percorso fitness e una pista da skateboard.

Musei
Vicenza è una città ricca di musei: i principali sono otto, di cui tre di proprietà del comune, del resto della diocesi, di fondazioni bancarie e di altre istituzioni private. Ci sono anche altri spazi museali minori in città, e oltre un centinaio di musei nel resto della provincia.

Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati
È il museo più antico della città, inaugurato nel 1855 come museo civico in questo grande edificio palladiano a due passi dal Teatro Olimpico. Oggi ospita le collezioni di pittura e scultura, il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe e il Gabinetto Numismatico. Un importante nucleo pittorico è costituito dalle pale d’altare di Bartolomeo Montagna, Bonconsiglio, Cima da Conegliano, Speranza e Marcello Fogolino, a cui si aggiunge un gruppo di opere civili, Jacopo Bassano, Francesco Maffei, Giulio Carpioni.

Grazie a nobili donazioni nell’Ottocento, la Pinacoteca si è arricchita di capolavori di Tintoretto, van Dyck, Sebastiano e Marco Ricci, Luca Giordano, Giambattista Tiepolo, Piazzetta e dei 33 disegni del Palladio. Le donazioni comprendono infine il lascito di Neri Pozza, costituito da sculture e incisioni dello stesso artista e la sua collezione di arte contemporanea, comprendente opere di Carlo Carrà, Filippo De Pisis, Virgilio Guidi, Osvaldo Licini, Ottone Rosai, Gino Severini, Emilio Vedova .

Museo Naturalistico e Archeologico di Santa Corona
È allestito nei due chiostri del convento domenicano che fiancheggiano la chiesa di Santa Corona nel centro storico, a due passi da Corso Palladio. È stato inaugurato nel 1991. Al suo interno, il percorso espositivo è suddiviso in due sezioni: quella naturalistica che illustra la morfologia del vicentino con la sua flora e fauna e la sezione archeologica con reperti che vanno dal Paleolitico al periodo longobardo.

Museo del Risorgimento e della Resistenza
Sorge sulla collina di Ambellicopoli nei pressi di Villa Guiccioli, poco dopo il Santuario di Monte Berico. Il museo raccoglie le memorie di eventi e personaggi che appartengono alla storia d’Italia e che sono stati protagonisti delle vicende storiche della città. I documenti e i cimeli delle collezioni, infatti, sono la testimonianza di vicende vicentine, nazionali e in alcuni casi europee come le vicende belliche che vanno dalla prima campagna d’Italia di Napoleone nel 1796 alla fine della seconda guerra mondiale e la lotta di liberazione ( 1945). Il museo è circondato da un ampio giardino all’inglese. C’è un’area picnic appena fuori dall’ingresso.

Gallerie d’Italia
Sede espositiva della banca Intesa Sanpaolo, si trova a pochi passi dal Corso e dal Museo dei Chiostri di Santa Corona. Ospita un’importante collezione di oltre 400 icone russe e uno dei dipinti del Settecento veneziano. È stato inaugurato nel 1999. Ogni anno, nel laboratorio di restauro interno, una o più opere d’arte vengono riportate all’originario splendore e presentate nella mostra Restituzioni di maggio.

Museo Palladio
Situato a Palazzo Barbaran Da Porto, sede del Centro Internazionale di Studi Architettonici Andrea Palladio (CISA), è stato inaugurato nel 2012. Al suo interno sono esposti modelli e calchi lignei realizzati per le mostre palladiane degli anni Settanta, modelli animati al computer, , archivio storico-documentario su Palladio e restauro.

Museo di Palazzo Thiene
Ospitato nell’omonimo palazzo, sede storica della Banca Popolare di Vicenza, conserva una quadreria con dipinti dal XV al XIX secolo, un nucleo di trecento incisioni settecentesche provenienti dai torchi dei Remondini di Stamperia di Bassano, una sezione dedicata alla ceramica popolare vicentina e due raccolte di sculture rispettivamente di Orazio Marinali e Arturo Martini. Possiede anche una rara collezione numismatica di Oselle Veneziane (le monete coniate dai Dogi della Serenissima), la più completa oggi visibile al pubblico.

Museo Diocesano
Situato nelle sale del Palazzo Vescovile, a pochi metri dal Duomo, attraverso un efficace percorso mostra le testimonianze nei secoli della presenza cristiana a Vicenza, risalenti al III secolo, oltre ad ospitare collezioni di oreficeria sacra, pittura, arte religiosa ed etnografia. Inaugurato nel 2005, oltre a conservare dipinti e oggetti di eccezionale valore artistico e storico, è uno dei principali luoghi dove è possibile ammirare testimonianze della Vicezia romana, insieme alla vicina area archeologica sotto la Cattedrale, il criptoportico romano ei Chiostri di S. Corona.

Museo del Gioiello
Disposto su due livelli all’interno dell’edificio della Basilica Palladiana, si compone di nove sale tematiche (allestite da 11 diversi curatori internazionali) più uno spazio per mostre temporanee.

Museo storico-scientifico-naturalistico del Seminario Vescovile
Si compone di cinque sale di circa 90 mq ciascuna, originariamente adibite a laboratori didattici, con scaffali e teche ottocentesche che ospitano strumenti scientifici e reperti zoologici, botanici ed etnologici raccolti dal 1600 al 1900.

Area archeologica sotto la cattedrale
Un’area di circa 750 mq, inaugurata nel 2014, comprendente, su strati sovrapposti, i resti di abitazioni romane di età augustea e una sequenza di edifici destinati al culto nel corso dei secoli: una domus ecclesiae del IV secolo, una prima Chiesa cristiana del V con frammenti di mosaico, una chiesa romanica dell’XI secolo e una chiesa gotica del XIII secolo.

Circostante
Insieme alla città di Vicenza sono state inserite nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO 24 ville palladiane del Veneto; 3 di questi si trovano nel comune di Vicenza (villa Almerico Capra, villa Trissino, villa Gazzotti), 13 nel territorio provinciale, 8 in altre province del Veneto. Solo una parte delle ville è aperta al pubblico, ma anche dall’esterno questi edifici sembrano magnifici. Oltre alle ville palladiane, nel vicentino sono numerose le ville venete e molte di queste meritano una visita.

Villa Almerico Capra
Costruito da Andrea Palladio a partire dal 1566 circa nei pressi della città, è considerato il grande capolavoro dell’architetto rinascimentale e uno degli edifici più studiati, ammirati e copiati al mondo. Si tratta di un’innovativa villa suburbana originariamente destinata a funzioni di rappresentanza (non alla produzione agricola come le altre ville palladiane) e come tranquillo rifugio di meditazione e studio per il committente originario, il canonico e conte Paolo Almerico. È uno dei primi esempi di applicazione di una pianta centrale a un edificio privato.

Si compone di un edificio quadrato, completamente simmetrico e inscrivibile in un cerchio perfetto. Ognuna delle quattro facciate identiche presenta un pronao con loggia che immette nell’aula centrale, circolare, a tutta altezza. sormontato da una cupola (completato da Vincenzo Scamozzi sul modello del Pantheon). Anche nel ricco apparato decorativo sono inseriti elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità. Posta sulla sommità arrotondata di una piccola collina a ridosso del Monte Berico, la sua pianta è ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali per consentire ad ogni stanza un’analoga esposizione solare. I fratelli Capra, che acquistarono la villa dopo la morte del committente originario, aggiunsero poi gli altri edifici e le barchesse, conferendo al complesso l’aspetto attuale.

Villa Valmarana “Ai Nani”
Situata alle pendici del Monte Berico, la villa è raggiungibile a piedi in circa 20 minuti dal centro di Vicenza. È famoso per gli affreschi di Giambattista Tiepolo e di suo figlio Giandomenico. E’ tuttora di proprietà della nobile famiglia Valmarana ed in parte abitato. Il soprannome della villa è dovuto alle sculture in pietra rappresentanti i nani, un tempo sparse nel parco, oggi allineate sul muro di cinta.

L’edificio principale e la foresteria furono affrescati dai Tiepolo nel 1757 per volere di Giustino Valmarana. In particolare, l’edificio principale ricalca temi mitologici e classici, con scene dell’Iliade, dell’Eneide, della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dell’Orlando furioso dell’Ariosto. I personaggi affrescati esprimono un sentimentalismo che ricorda quello dei personaggi del melodramma (Pietro Metastasio), genere teatrale in voga nel Settecento. La foresteria, invece, segue uno stile più moderno, che richiama l’Illuminismo, con scene di vita quotidiana, dalla rappresentazione della campagna veneta a quella della lontana Cina.

Villa Trissino
Situata appena fuori città, è una villa veneta appartenuta all’umanista Giangiorgio Trissino e tradizionalmente legata alla figura dell’architetto Andrea Palladio, sebbene non sia certamente opera di quest’ultimo. La tradizione vuole che proprio qui, nella seconda metà degli anni Trenta del Cinquecento, il nobile vicentino Giangiorgio Trissino (1478-1550) conobbe il giovane scalpellino Andrea di Pietro impegnato nella costruzione della villa. Intuendo in qualche modo le sue potenzialità e il suo talento, Trissino ne curò la formazione, lo introdusse all’aristocrazia vicentina e, nel giro di pochi anni, lo trasformò in un architetto a cui impose il nome di corte di Palladio.

Villa Gazzotti Grimani
Progettata da Andrea Palladio tra il 1542 e il 1543, questa villa ha subito nel tempo varie manomissioni legate all’uso agricolo ed è attualmente disabitata e necessita di restauro. Il committente Taddeo Gazzotti, non appartenente all’aristocrazia ma uomo colto, a causa di un’errata speculazione nel 1550 fu costretto a vendere la villa, ancora in costruzione, al patrizio veneziano Girolamo Grimani che la completò nel giro di pochi anni.

Nel suo progetto Palladio dovette assorbire una casa torre preesistente (ancora visibile nell’angolo destro dell’edificio ultimato). Palladio lo raddoppia all’altra estremità della pianta, creando due appartamenti simmetrici di tre vani ciascuno, collegati da una loggia voltata a botte al grande vano a crociera coperto. La struttura dell’edificio, Mantova e il design contemporaneo della grande villa dei fratelli Thiene a Quinto. L’enfasi sulla stanza trasversale e la presenza di appartamenti di tre unità fanno parte di un linguaggio che andrà via via affinandosi.

Luoghi religiosi fuori città

Santuario della Madonna di Monte Berico
Sulla sommità della collina di Monte Berico si erge questa imponente basilica-santuario, raggiungibile in strada da viale X giugno o pedonale, percorrendo i bellissimi Portici di Monte Berico o l’antica via penitenziale delle Scalette di Monte Berico (192 scalini, partendo da l’Arco delle Scalette a Porta Monte). Il santuario, retto dai Servi di Maria, è meta di pellegrinaggio internazionale e ricorda le due apparizioni della Madonna a una pia vicentina, Vincenza Pasini, che abitava in un piccolo paese della provincia, e la liberazione della città da una terribile pestilenza.

Il complesso religioso è in realtà costituito da due chiese risalenti a due epoche diverse: la prima in stile gotico, edificata la prima nel 1428, la seconda una basilica in stile classico e barocco, edificata nel 1703 da Carlo Borella. All’interno dell’attiguo convento, in una sala adibita a museo, si può ammirare la grande tela de La Cena di San Gregorio Magno di Paolo Veronese, dipinta con una storia travagliata. C’è anche una biblioteca storica. Il possente campanile, del 1826, fu progettato da Antonio Piovene. Di fronte alla basilica si erge il grande Piazzale della Vittoria, che offre una suggestiva vista panoramica dall’alto della città e del nord della provincia fino alle montagne. La festa in onore della Madonna di Monte Berico, l’8 settembre (Festa dei Oto), è l’evento tradizionale più importante della città.

Chiesa di San Giorgio in Gogna, Viale Fusinato
Situata nella stazione ferroviaria, alle spalle della stazione, è una delle chiese più antiche della città, sicuramente anteriore all’anno 1000. Come tutte le chiese dell’epoca, la facciata è in stile romanico. I muri perimetrali, costituiti da agglomerati di materiali diversi (mattoni, pietre, marmi recuperati da altri edifici) sono una dimostrazione dell’origine chiaramente artigianale della costruzione, che si nota soprattutto nell’abside poligonale. È stata restaurata dalla diocesi nel 2011. All’interno una pala d’altare di Giambattista Maganza il Giovane.

Abbazia di Sant’Agostino
Costruita su precedenti edifici nel XIV secolo, l’abbazia di Sant’Agostino si trova nella periferia occidentale della città, nell’omonima frazione. Vi era la chiesa longobarda di San Desiderio, probabilmente dell’VIII secolo. La chiesa abbaziale fu ricostruita in forme romaniche durante il dominio di Cangrande della Scala tra il 1322 e il 1357. All’interno vi è un grande polittico del 1404 di Battista da Vicenza. Lo stile degli affreschi della chiesa è giudicato «coerente con quella durezza di passione, quella veemenza di gesto che tanti capolavori avevano prodotto nella scultura veronese di quel periodo, ed è legato a quelle tendenze iperespressive, quasi neoromaniche , che, subito dopo Giotto e usando il suo stesso linguaggio, impongono la sintassi classica del maestro”,in tutto il nord Italia, “con toni di acceso patetismo” (Barbieri-Cevese 2004).

Nella volta della cappella maggiore i simboli degli Evangelisti si alternano ai Dottori della Chiesa, Gregorio, Girolamo, Ambrogio e Agostino: ai loro piedi angeli e figure allegoriche tra cui la Mitezza e la Speranza. Nella chiave di volta è Cristo in gloria tra gli angeli; sul rovescio dell’arco trionfale, la Madonna con Bambino e angeli; nell’intradosso dell’arco, un festone di diavoletti esultanti. Nelle lunette, in due fasce, vediamo, a nord, l’Annunciazione, la Nascita di Cristo, l’Adorazione dei Magi; a sud, l’Ultima Cena, la Lavanda dei piedi, la Cattura di Cristo nell’orto.

Sulla parete di fondo, sopra la Crocifissione con Cristo e sopra due angeli; in basso, due angeli, un sacerdote celebrante assistito da un chierico (Sacrificio della Legge Nuova), un sacerdote ebreo assistito da un giovane e alcune capre sgozzate (Sacrificio della Legge Antica). Nella cappella di destra lo stile è “arcaico”. Qui nelle lunette sono, a sud, San Matteo ei Santi Caterina e Lucia; a nord, San Luca, Isacco e Abramo; sulla parete, a mezzogiorno, quattro figure di santi e Cristo in croce; questa, trionfante in veste regale, è una chiara derivazione della venerata immagine del “Volto Santo” di Lucca (città nell’orbita degli Scaligeri). Sulla parete sinistra della navata sono presenti affreschi votivi. All’esterno è notevole il campanile.

Area naturale

Parco Retrone
Situato nel comprensorio ferroviario, è una delle più grandi aree verdi attrezzate della città. Il parco collega la città con la campagna circostante e dispone di una pista ciclabile. All’interno si possono fare passeggiate a piedi e in bicicletta godendo della vista degli aironi e delle colline oltre il fiume. Nel parco sono presenti anche alcuni spazi attrezzati per pallavolo, calcetto e un punto di rimessaggio e ormeggio per le canoe. Ogni anno (a fine giugno) vi si tiene Festambiente Vicenza, popolare manifestazione promossa da Legambiente sugli stili di vita sostenibili. E’ collegato con l’adiacente parco di Villa Bedin Aldighieri da un percorso ciclo/pedonale sul fiume stesso.

Parco storico di Villa Guiccioli
Il parco storico che circonda il Museo del Risorgimento e della Resistenza, situato sulla sommità del colle Ambellicopoli (151 m slm), è un giardino all’inglese molto tranquillo (l’area è un sacrario militare) che offre alcuni scorci panoramici. Posta su una collina poco oltre il Santuario di Monte Berico, da essa si può scendere per un ripido sentiero nella sottostante Valletta del Silenzio fino a raggiungere Villa Almerico Capra, “la Rotonda” del Palladio. C’è un’area picnic appena fuori dall’ingresso del parco.

Oasi naturalistica degli stagni di Casale
Oasi naturalistica gestita e tutelata dal WWF e dedicata ad Alberto Carta, è stata istituita nel 1998 nella parte meridionale del comune di Vicenza nella frazione Casale. Si compone di circa 24 ettari di invasi paludosi, precedentemente utilizzati per lo sfruttamento di sedimenti argillosi. La zona era popolata da animali e piante tipiche delle zone ricche di acqua. Appare come una delle poche zone umide naturali della pianura vicentina ed è importante per la tipica vegetazione palustre e per la fauna, costituita da numerose specie di invertebrati, anfibi, uccelli e mammiferi. Qui si pratica il birdwatching e vi è stato localizzato un centro di formazione ambientale (dal 2012).

Parco della pace
Il più grande parco vicentino (63 ettari), situato a 2,5 km dal centro, a nord della città al confine con la campagna, è in costruzione (dal 2015) nell’area dove prima sorgeva l’aeroporto di Vicenza. Vicenza “Tommaso dal Molin”, eliminata per la costruzione dell’adiacente base americana “Del Din”. Sono previsti il ​​riutilizzo della vecchia pista aeroportuale e l’apertura di un museo storico dell’aria.

Cucina
La cucina vicentina rispecchia il suo passato umile e agricolo. Pasti semplici e sostanziosi realizzati con ingredienti locali freschi che riflettono la diversità geografica della provincia. A differenza della cucina veneziana, dove il pesce regna sovrano, la selvaggina, i formaggi e le verdure sono protagoniste accompagnate dalla polenta, morbida al forno o affettata di un giorno e grigliata sulla brace del camino, meglio ancora cotta in padella sotto lo spiedo dove si frigge leggermente nel sugo di carne per creare una crosta esterna croccante e dorata.

Vicenza è nota per i suoi piatti semplici, e spesso famosi formaggi, frutta, ingredienti e vini, come la sopressa vicentina, il formaggio Asiago, le ciliegie di Marostica, il tartufo di Nanto, gli asparagi di Bassano e il vino Cabernet di Breganze.

Tra i primi piatti rinomati sono il risotto con bruscandoli (germogli di luppolo), che vengono raccolti ai margini dei sentieri nei boschi dei Colli Berici, risi e bisi o pasta e fagioli alla Vicentina, che si differenzia da quello preparato negli altri. zone del Veneto per l’utilizzo di tagliatelle all’uovo, o anche Panà o zuppa di pane raffermo e brodo di pollo.

Piatto assolutamente locale sono i Bigoi co ‘l’arna, sorta di grosse tagliatelle di grano tradizionalmente tirate con il torchio girato a mano e servite con un ragù d’anatra. Inizialmente tipici del comune di Thiene, nel tempo sono stati apprezzati in tutta la provincia

Tra i secondi ricordiamo soprattutto il bacalà alla vicentina, apparso sulle tavole vicentine nel Cinquecento: si tratta di un piatto di pesce a base di stoccafisso (baccalà) servito con polenta.

La sopressa vicentina è una specie di grosso salame di circa 8 cm di diametro, prodotto con carne di solo suino (si può usare spalla, prosciutto, capocollo, ma anche altre parti del maiale), sale, pepe e salnitro. Anch’esso è caratterizzato dal marchio DOP.

Ma il prodotto DOP più conosciuto è sicuramente il formaggio Asiago, disponibile in due varianti, fresco e stagionato. È un formaggio che, grazie alla sua alta qualità e ai metodi di produzione ancora legati alla tradizione, ha ormai raggiunto un alto livello di apprezzamento.

Un prodotto particolare, tutelato come presidio Slow Food è l’oca in su, un tempo prodotta in tutto il Veneto, ma soprattutto nel basso vicentino e sui Colli Berici.

Un dolce molto rustico, la puttana di farina di mais e fichi, viene venduta nelle pasticcerie in una versione raffinata che sta a metà tra la pinza veneziana e la nicolotta veneta. La versione tradizionale prevede un dolce di farina gialla, strutto e alloro, con poco zucchero e arricchito con mele, uva appassita in stalla, fichi secchi, noci e talvolta scorza d’arancia grattugiata. Si cucinava sotto la brace del focolare fino al periodo prebellico. La versione attuale è composta da farina gialla, pane inzuppato nel latte, burro, zucchero o miele, canditi, uvetta, pinoli.

L’autoironia di un team di pasticceri vicentini ha portato alla creazione ex novo di un dolce chiamato la gata (dal soprannome “Vicentini magnagati”) che utilizza ingredienti tradizionali (non manca un goccio di grappa), in un tentativo di colmare il vuoto nella gastronomia locale che in realtà non ha un dolce tipico.