Guida turistica di Padova, Veneto, Italia

Padova è una città della regione Veneto, capoluogo dell’omonima provincia. La città è pittoresca, con una fitta rete di vie porticate che si aprono su ampie piazze comunali, e numerosi ponti che attraversano i vari rami del Bacchiglione, che un tempo circondava come un fossato le antiche mura. A Padova ci sono due siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO: l’ orto botanico, il più antico del mondo e gli affreschi trecenteschi, conservati in otto complessi edilizi tra cui la Cappella degli Scrovegni.

La città fu una delle capitali culturali del Trecento, tra Trecento e Quattrocento si sviluppò in concomitanza con Firenze, che si trasformerà nel Rinascimento padovano, e influenzerà l’equipe artistica del tutta l’Italia settentrionale del XV secolo. Padova è l’ambientazione per la maggior parte dell’azione ne La bisbetica domata di Shakespeare. C’è un’opera teatrale dello scrittore irlandese Oscar Wilde intitolata La duchessa di Padova.

Visitare Padova ti mette in contatto con i più alti valori del Veneto e con alcuni dei più grandi capolavori d’arte di tutti i tempi. Padova è un vero e proprio monumento di ogni epoca storica che ha vissuto, uno scrigno che custodisce tesori inestimabili per oltre duemila anni di storia.

Dal Prato della Valle, la piazza più grande d’Europa dopo la Piazza Rossa, con le sue 78 statue, alla Basilica di Sant’Antonio e alla Basilica di Santa Giustina, al Caffè Pedrocchi, alla visita guidata del Palazzo del Bo, sede storica dell’Università di Padova e del teatro anatomico. Trova i principali luoghi di interesse, monumenti ed edifici da visitare a Padova.

Dal 1222 Padova è sede di una prestigiosa università tra le più antiche al mondo, che la trasformò ben presto in uno dei maggiori centri della cultura europea, sia letteraria che scientifica. Per godere a pieno di uno degli aspetti più peculiari della città, ci sono i corsi universitari e le strade e le piazze del centro sono affollate di studenti.

Padova è anche la tradizione religiosa della città, che risale al provvidenziale intervento del francescano Antonio contro il diffuso fenomeno dell’usura all’inizio del XIII secolo. Fatto santo appena un anno dopo la sua morte, per accogliere le sue spoglie fu edificata la Basilica di Sant’Antonio, imponente e importantissimo monumento spirituale che racchiude vari stili architettonici (romanico, gotico, bizantino, moresco) e che conserva numerose opere di arte. arte: la chiesa del Santo è oggi meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.

La città possiede il più importante ciclo di affreschi di Giotto, realizzato nei primi anni del 1300 e contenuto all’interno della Cappella degli Scrovegni, sempre di carattere sacro. Gli amanti dell’arte antica potranno ammirare gli straordinari affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni e quelli di Giusto de Menabuoi, al Battistero del Duomo, la denominazione più comune della Chiesa di Santa Maria Assunta.

Nei pressi della cappella, e precisamente all’interno della Chiesa degli Eremitani, si trovano tele di Andrea Mantenga e Giusto de’ Menabuoi (che affrescò anche il Battistero del Duomo). Si consiglia inoltre una visita all’adiacente Museo Civico degli Eremitani, dove sono conservati reperti della civiltà paleoveneta e di epoca romana, alla Pinacoteca, dove si trova il Crocifisso ligneo di Giotto, e al Palazzo della Ragione (XIII), il costruito il tribunale della città.

Padova è i luoghi della scienza, Padova è dedicata sin dalla rivoluzione scientifica di Galileo Galilei che qui insegnò per 18 anni. A Palazzo del Bo’, sede dell’Università, è possibile vedere il Teatro Anatomico, costruito nel 1594 e utilizzato fino al 1872, e la cattedra di Galileo Galilei. Di particolare pregio nell’edificio sono l’antico cortile e l’Aula Magna. Meta consigliata per i visitatori è anche l’Orto Botanico istituito nel 1545. Da visitare anche il Planetario di Padova, alMusme, museo di storia della medicina padovana.

Storia
Le origini di questa città sono molto antiche. Secondo la leggenda, la città fu abitata fin dal XIII secolo aC dai veneziani. La zona era già abitata da una civiltà altamente evoluta e qualificata di cui rimangono tracce inequivocabili. Nel I secolo Padova era la città più ricca d’Italia dopo Roma. Padova divenne municipio romano, assumendo l’assetto urbanistico caratteristico delle città dell’Impero, che poi nel Medioevo si evolse nella struttura che il centro conserva ancora oggi, con strade porticate che lo attraversano completamente.

Secondo l’Eneide di Virgilio, la città nacque per mano di Antenore, principe troiano, nell’anno 1185 aC, tradizione che fa di Padova una delle città più antiche della penisola e la più antica del Veneto. È solo una leggenda, ma i dati archeologici hanno confermato l’antica origine della città, sviluppatasi tra il XIII e l’XI secolo a.C. e legata alla civiltà degli antichi veneziani. Nel 302 aC Patavium respinse l’attacco di una flotta spartana. Già nel 226 aC l’antico popolo padovano si alleò con Roma contro i Galli Cisalpini.

Dal 49 aC divenne municipio romano e in età augustea entrò a far parte della X Regio, di cui fu uno dei centri più importanti. In epoca imperiale la città si arricchì molto grazie alla lavorazione della lana proveniente dai pascoli dell’Altopiano di Asiago. Numerose le strade che la collegavano con i principali centri romani dell’epoca: la via Annia che la collegava con Adria e Aquileia. In epoca romana Padova fu la patria dello storico Tito Livio e diede i natali ai letterati Gaio Valerio Flacco, Quinto Asconio Pediano e Trasea Peto.

Con la caduta dell’impero romano, Padova fu più volte devastata a causa delle invasioni barbariche, unite alle periodiche alluvioni. Verso la fine dell’VIII secolo, la stabilità apportata da Carlo Magno e le opere di bonifica e canalizzazione effettuate dai Benedettini rimisero in moto l’economia cittadina e posero fine a due secoli di crisi, dando il via alla riurbanizzazione. Nel Basso Medioevo Padova si distinse come libero comune, partecipando alla Lega Veronese e alla Lega Lombarda contro l’imperatore Federico Barbarossa.

Durante il periodo comunale la città si arricchì e al 1222 risale la fondazione dell’Università, una delle più antiche del mondo. Nel 1318, alla signoria dei Carraresi. Inizia per Padova un periodo di nuovo splendore, in cui fioriscono l’economia e le arti. Famiglie nobili alleate, come i Buzzaccarini, commissionarono il ciclo di affreschi del Battistero del Duomo ed eressero la Chiesa dei Servi.

Nello stesso periodo continuarono le guerre con Verona, oltre a quelle con Venezia e Milano. Padova passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia nel 1405, e tale rimase per lo più fino alla caduta della repubblica nel 1797. Venezia fortificò Padova con nuove mura, costruite tra il 1507 e il 1544, con una serie di porte monumentali.

Nei quattro secoli successivi Padova, pur perdendo importanza politica, poté godere della pace e della prosperità assicurate dalla signoria veneziana, nonché della libertà garantita alla sua Università, che attirò studenti e docenti da tutta Europa, divenendo uno dei maggiori centri dell’aristotelismo e richiamando numerosi ed illustri intellettuali, come Galileo Galilei.

Dopo la caduta della Serenissima, la città fu ceduta da Napoleone Bonaparte all’Austria. Padova entrò a far parte del Regno d’Italia solo nel 1866, in seguito alla terza guerra d’indipendenza. Durante la prima guerra mondiale la città fu sede delle forze militari italiane. Nella seconda guerra mondiale Padova fu un importante centro della resistenza al nazifascismo.

Gli anni del dopoguerra furono per Padova di continuo sviluppo urbanistico ed economico grazie anche alla sua posizione geografica, al centro di importanti vie di comunicazione che favorivano industrie e servizi. Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo la città ha subito importanti trasformazioni urbanistiche, con la costruzione di nuovi moderni edifici direzionali e residenziali e con un profondo rinnovamento del sistema viario, articolato attorno alla costruzione della tangenziale cittadina e la tramvia di Padova.

Attrazioni principali
Padova potrebbe essere la città più antica dell’Italia settentrionale, ed è sede di un’antica università, e parti del centro città hanno un’atmosfera molto studentesca: giovani che riprendono sotto gli alberi ombrosi o si incontrano prima delle lezioni. Un business moderno di successo coesistono accanto a siti storici incontaminati. L’apparato monumentale (in senso lato) del contesto urbano, che oggi si offre all’osservazione del visitatore, testimonia ampiamente le varie fasi della storia storica di Padova.

Ogni altra fase cronologica ha lasciato manifestazioni tangibili in altrettanti luoghi salienti e caratteristici, a partire dall’Arena Romana, passando per le varie mura cittadine, torri medievali, palazzi di epoca nobiliare, chiese e altri luoghi di culto (cristiani e non) , edifici simbolo del potere civile, templi della cultura (il Bo, l’Orto Botanico), fino a espressioni di architettura d’avanguardia. Il magnifico Prato della Valle, una piazza ellittica di 950.000 piedi quadrati.

La più grande attrazione turistica di Padova è la Cappella degli Scrovegni, con i suoi inestimabili affreschi di Giotto. Il centro della città è un luogo attraente da esplorare, con molte strade storiche in cui passeggiare. È sempre stata una città ricca e ha un’architettura raffinata che risale a epoche diverse. Gli affreschi di Giotto non sono gli unici in città, e l’amante dell’arte ha masse da ammirare nelle chiese e nella galleria d’arte della città. E dopo che il visitatore ha goduto degli incantevoli parchi e giardini di Padova, e ha passeggiato per le piacevoli vie porticate, c’è ancora molto da fare nei dintorni della città: ville da visitare, gite in barca e terme.

Architetture religiose
Tra i luoghi di culto cattolici, il più grande è la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, sede della diocesi di Padova, ma è importante anche la basilica pontificia di Sant’Antonio, santuario internazionale e una delle principali mete del turismo religioso in il mondo. A Prato della Valle si trova la basilica di Santa Giustina, abbazia, che custodisce celebri reliquie. Gli edifici romanici di Santa Sofia di San Nicolò e il Battistero, le chiese gotiche degli Eremitani, di Santa Maria dei Servi, di San Francesco Grande. Le chiese di Scamozzi, San Gaetano e Ognissanti. La grande basilica del Carmine e il santuario di San Leopoldo. Il cimitero Maggiore di Padova, costruito nel XIX secolo.

La Sinagoga di Padova, situata nella zona centrale del Ghetto (adiacente alle piazze) con gli antichi cimiteri ebraici – situati nel quartiere Savonarola – testimoniano la vivace attività della comunità ebraica in città.

Basilica di Sant’Antonio
La Pontificia Basilica Minore di Sant’Antonio di Padova è uno dei principali luoghi di culto cattolici della città di Padova, in Veneto. Conosciuta in tutto il mondo come la Basilica del Santo, è una delle chiese più grandi del mondo ed è visitata ogni anno da oltre 6,5 milioni di pellegrini, il che la rende uno dei santuari più venerati del mondo cristiano. Tuttavia, non è la cattedrale della città, titolo che appartiene alla cattedrale. Ospita le reliquie di Sant’Antonio da Padova e la sua tomba. Ha la dignità di basilica pontificia. Con i Patti Lateranensi la proprietà e l’amministrazione del complesso antoniano furono cedute alla Santa Sede, pur restando territorialmente parte dello stato italiano. L’attuale delegato pontificio è l’arcivescovo Fabio Dal Cin,prelato di Loreto e delegato pontificio del santuario della Santa Casa. Dal 2021 è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel sito dei cicli di affreschi trecenteschi a Padova.

La basilica come la vediamo ora non è il risultato del progetto originario ma è il risultato di una serie di restauri e abbellimenti che si sono resi necessari nel corso dei secoli. La particolarità della chiesa sono le cupole, disposte a forma di croce, probabilmente un richiamo alla basilica di San Marco. I vari interventi che si sono susseguiti hanno contribuito a creare un’armonia di stili molto diversi: gotico per i contrafforti, romanico per la facciata, bizantino per le cupole oltre ad un’influenza islamica per quanto riguarda le due torri gemelle che richiamano l’architettura del minareti. Anche l’interno riflette questa varietà artistica. La Basilica è ricca di opere d’arte di notevole pregio e pregio. La Piazza del Santo, antistante, ospita il monumento equestre al Gattamelata di Donatello.Donatello realizzò anche le sculture in bronzo (Crocifisso della Basilica del Santo, statue e formelle di varie dimensioni) che Camillo Boito pose sull’altare maggiore da lui disegnato.

Cappella degli Scrovegni
La Cappella degli Scrovegni è un’ex cappella privata divenuta sede museale (parte dei Musei Civici degli Eremitani) situata nel centro storico di Padova e ospita un noto ciclo di affreschi di Giotto del primo Trecento, ritenuto uno dei capolavori dell’arte occidentale. Dal 2021 è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel sito dei cicli di affreschi trecenteschi a Padova. I dipinti nascosti all’interno della cappella degli Scrovegni diedero il via a una rivoluzione pittorica che si sviluppò per tutto il 1300 e che influenzò la storia della pittura.

La Cappella fu costruita nel 1300 per volere di Enrico Scrovegni, ed è nota per gli affreschi di Giotto eseguiti tra il 1303 e il 1305. È lunga poco più di venti metri e larga otto. L’esterno è molto semplice, con un’elegante bifora in facciata e alte finestre nella parete sud. Dedicata alla Beata Vergine Maria, la cappella è costituita da un’unica navata rettangolare che termina in fondo al presbiterio con il sarcofago di Enrico Scrovegni. All’interno si possono ammirare gli affreschi di Giotto con i primi tentativi di effetto prospettico e la rappresentazione dei sentimenti umani: dolore, gioia, stupore, tristezza. Giotto, grande novità per l’epoca, cercava di imitare il più realisticamente possibile le espressioni delle persone con il disegno e anche con il colore.

Gli affreschi, recentemente restaurati, sono molto delicati. Il modo di leggere i dipinti ha uno schema orizzontale ea spirale. Sono disposte su tre livelli (tre file disposte una sopra l’altra). Le storie raccontate sono quelle dei genitori di Maria, Anna e Gioacchino, di Maria e di Gesù Cristo. Il ciclo pittorico inizia dalla prima scena in alto a sinistra della parete sud (quella con le finestre che si trova di fronte entrando nella cappella) con la Cacciata di Gioacchino dal Tempio. La lettura prosegue orizzontalmente verso destra, poi passa alla parete opposta, poi di nuovo alla parete finestrata, ma alla riga sottostante, e così via.

Basilica e Abbazia di Santa Giustina
La Basilica abbaziale di Santa Giustina è un importante luogo di culto cattolico di Padova, situato a Prato della Valle. La Basilica vanta il nono posto al mondo per grandezza (122 m di lunghezza). Fu costruito dal patrizio Opilione nel V secolo sul luogo del martirio di Santa Giustina. Prima dell’anno 1000 l’attiguo monastero fu luogo di culto dapprima dipendenza episcopale e poi affidato ad una comunità di monaci benedettini che ne fecero un’importante abbazia. Nel XV secolo fu sede della grande riforma dell’abate Ludovico Barbo che portò alla fondazione della Congregazione Cassinese. Fino alle soppressioni napoleoniche fu una delle maggiori abbazie della cristianità e la basilica, ricostruita nel XVI secolo, è ancora una delle basiliche più grandi del mondo.L’intero complesso è di proprietà dello Stato italiano.

La facciata è disadorna, vi sono quattro sculture marmoree con i simboli degli evangelisti (il bue, il leone, l’aquila e l’angelo). Le cupole in alto sono di un colore chiaro brillante e sembrano illuminarsi quando splende il sole. La Basilica è a croce latina ed è a tre navate. All’interno, oltre alle celebri opere di Paolo Veronese,Sebastiano Ricci, Luca Giordano e della famiglia Corbarelli, le eminenti reliquie dei santi Innocenti, San Luca Evangelista, San Mattia Apostolo, San Prosdocimo, Santa Felicita, la Vergine e la SS. Innocenti, S. Giuliano, S. Urus, Beato Arnaldo da Limena, S. Massimo e il santo titolare, Giustina.

Cappella di San Luca, in fondo alla navata sinistra. Qui sono conservate le spoglie del santo evangelista, tranne il teschio che si conserva a Cracovia (Polonia). Qui si può ammirare la più antica immagine mariana di Padova, l’Icona della Madonna Costantinopolitana. Nel presbiterio: una pala d’altare del Veronese raffigurante il martirio di Santa Giustina e il Gran Coro, una delle strutture lignee più importanti al mondo. Antico coro con i suoi preziosi intarsi e fregi, inserito in una bella sala che faceva parte dell’antica chiesa romanica. Il pavimento della sala nella zona dell’altare è originario del XII secolo così come la statua di Santa Giustina in alto a destra. Sopra il coro, sulla parete destra c’è un orologio molto particolare. È un orologio benedettino, diviso in 6 ore.La giornata dei monaci benedettini è infatti scandita da 4 periodi di 6 ore ciascuno.

Battistero della Cattedrale
Il battistero della Cattedrale, dedicato a San Giovanni Battista, è un edificio di culto situato accanto al Duomo, a Padova. Al suo interno conserva uno dei più importanti cicli di affreschi del Trecento, capolavoro di Giusto de Menabuoi. Dal 2021 è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel sito dei cicli di affreschi trecenteschi a Padova. La costruzione dell’edificio iniziò nel XII secolo su probabili strutture preesistenti; subì vari rimaneggiamenti nei secoli successivi. Restaurata più volte nel Novecento, attende ora un importante restauro complessivo.

Gli affreschi di cui è decorata (1375-1376) sono considerati il ​​capolavoro di Giusto de’ Menabuoi. Rispetto alle precedenti esperienze, a Padova dovette essere colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine, come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero. Sulla parete attigua all’altare è rappresentata la Crocifissione, poi la discesa dello Spirito Santo (affrescata sulla cupola dell’altare). Sull’altare un polittico di Giusto dei Menabuoi. Sulle pareti intorno all’altare, nell’abside, sono affrescate figure mostruose e immagini tratte dall’Apocalisse di Giovanni. Sul tamburo dipinse Storie della Genesi, sui pennacchi Profeti ed Evangelisti, dove già mostrava un gusto meno bizantino, come le figure inserite in veridiche stanze dipinte illusionisticamente.

Chiesa di Santa Margherita
La chiesa di Santa Margherita è un edificio religioso di origine medievale che si affaccia su Via San Francesco, a Padova. Dedicato a Santa Margherita di Antiochia, deve le sue attuali forme architettoniche agli interventi di Tommaso Temanza e forse di Domenico Rossi. Fino al 1797 fu “Abbadia” dei Gradenigo, attualmente è un oratorio soggetto alla parrocchia di San Francesco Grande. Costruita sul luogo di un antico oratorio, l’architetto veneziano Tommaso Temanza progettò l’armoniosa facciata in pietra d’Istria nel 1748, che nella sua sobria struttura già preannuncia caratteristiche neoclassiche. All’interno, di particolare interesse le 16 rappresentazioni di Putti alati disposte come le pagine di un libro.

La piccola chiesa impostata su proporzioni razionali, forse una delle prime opere veneziane pienamente tendenti all’ideale neoclassico, che però non rinuncia all’eleganza del suo secolo. Il riferimento a Palladio è chiaro. Di ordine ionico, è in pietra d’Istria. Quattro semicolonne rialzate su un semplice basamento rettilineo sorreggono la trabeazione e l’attico, su cui sono poste le quattro statue raffiguranti le virtù cardinali di Francesco Bonazza. Il portale d’ingresso è rastremato e termina con un timpano.

L’interno è architettonicamente elegante e suggestivo, tardo barocco per l’impostazione delle lesene e degli arditi lacunari, ma rococò per l’evidente dialogo con la decorazione scultorea e pittorica. Quattro sono le nicchie occupate dalle statue degli Evangelisti, opere di Francesco e Antonio Bonazza. Sul soffitto un affresco raffigura l’apoteosi di Santa Margherita attribuita a Giorgio Anselmi o allo stesso Francesco Zugno, al quale è stata attribuita la gloria di Santa Margherita posta sull’altare maggiore. Lungo le pareti, sui lacunari, ma anche sulla cupola del presbiterio, putti e putti sono raffigurati in grisaglia, con in mano i simboli delle virtù teologali e cardinali, i Sette doni dello Spirito Santo, la Castità e la Mitezza. Sono raffinate opere del Settecento.

Palazzo

Palazzo della Ragione
Il Palazzo della Ragione era l’antica sede dei tribunali cittadini e del mercato coperto di Padova. Fu costruito a partire dal 1218 e sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani che gli diede il caratteristico tetto a forma di carena di nave rovesciata. Il piano superiore è occupato dalla sala pensile più grande del mondo, conosciuta come il “Salone” (misura 81 metri per 27 ed ha un’altezza di 27 metri) con soffitto ligneo a forma di scafo di nave. Fa parte dei Musei Civici di Padova. Il piano inferiore (“sotto il Salone”) ospita lo storico mercato coperto della città. Dal 2021 è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel sito dei cicli di affreschi trecenteschi a Padova. Il Salone divide le due grandi piazze delle Erbe e della Frutta, sedi dei mercati padovani.Sotto il Salone, lungo due gallerie parallele, si trovano numerose e caratteristiche botteghe alimentari. Come ideale congiunzione alla sua primitiva funzione è fisicamente collegato ad est con l’attuale sede comunale.

Il ciclo pittorico originario, attribuito a Giotto, andò distrutto nell’incendio del 1420. La Sala è decorata da un grandioso ciclo di affreschi astrologici (completato tra il 1425 e il 1440) basato sugli studi di Pietro d’Abano, seguace di Averroè. Gli affreschi, dovuti a Niccolò Miretto e Stefano da Ferrara, si svolgono nelle “tre fasce superiori” delle quattro pareti per oltre 200 metri lineari (il punto di partenza è l’angolo sud-est, parete prospiciente piazza delle Erbe, dove si trova il segno dell’Ariete, corrispondente all’equinozio di primavera).

La tematica pasquale è suddivisa in dodici scomparti corrispondenti ai mesi, ciascuno suddiviso in tre fasce di nove ripiani. Ogni scomparto racchiude le raffigurazioni di un apostolo, l’allegoria del mese, il segno zodiacale, il pianeta, occupazioni tipiche, mestieri, costellazioni: tutt’intorno sono rappresentate le attività e i caratteri individuali di persone definite da influenze astrali, ad esse il tempo legato la data di nascita e l’ascendente. La “fascia inferiore” raffigura le insegne dei giudici (dischi), simboleggiate da animali, a cui si aggiungono le quattro virtù cardinali e le tre virtù teologali, i santi patroni di Padova (come S. Giustina e Antonio da Padova) e i dottori della Chiesa. Dal 2000 gli affreschi del Palazzo sono al centro di un progetto di restauro,realizzato grazie ai fondi del Gioco del Lotto, secondo quanto previsto dalla legge 662/96.

Nella sala un gigantesco cavallo di legno, copia rinascimentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello, e due sfingi egizie portate nell’Ottocento da Giovan Battista Belzoni. Recentemente un angolo del Salone è stato utilizzato per ospitare un pendolo di Foucault, a sottolineare il legame inscindibile tra Padova e la scienza.

Architettura militare

Mura di Padova
La città dal periodo medievale in poi ebbe tre cerchie di mura che nel tempo fortificarono la città. Le mura di Padova sono il complesso di opere difensive che nel corso dei secoli sono state erette per difendere la città dagli attacchi ostili.

La prima cerchia, edificata tra il 1195 e il 1210, è quella delle cosiddette mura “municipali” perché erette durante il periodo del libero comune padovano. Circondava la parte più centrale della città, la cosiddetta “insula” in quanto interamente circondata da canali (oggi in parte scomparsi). Di questa cerchia restano tre porte: due ancora oggi percorribili (Porta Molino, Porta Altinate, Porta della Cittadella Vecchia) mentre una terza fu inglobata nel Trecento nelle strutture di Castelvecchio. Inoltre, lungo l’antico tracciato sono presenti numerosi tratti di mura, spesso inglobati tra edifici moderni.

Nel corso del Trecento, con l’espansione delle aree urbanizzate furono costruite, in varie epoche, le cosiddette mura “Carraresi” perché costruite in gran parte durante la signoria dei Da Carrara. Pochissimi resti di queste mura rimangono visibili in elevazione e sono per lo più inglobati in altri edifici e fortificazioni rinascimentali. Queste mura ancora medievali resistettero, con opportuni adattamenti, all’assedio che Padova subì nel 1509 dalle truppe della lega di Cambrai.

A seguito di questo assedio, la Serenissima decise di dotare la città di una nuova cinta muraria adatta a resistere all’introduzione dell’artiglieria nelle tecniche belliche. I lavori iniziarono nel 1513 e si protrassero fino alla metà circa del XVI secolo. Questo circolo esiste ancora quasi interamente seppur in diversi stati di conservazione a seconda dei vari tratti. Il suo perimetro è di circa 11 chilometri, con 20 bastioni e 6 porte (sugli 8 originari). Queste mura sono solitamente chiamate “venete” o “rinascimentali”.

architettura civile

Palazzo del Bo
Palazzo del Bo è la sede storica dell’Università di Padova dal 1493. Ospita ancora il Rettorato e la Facoltà di Giurisprudenza. È anche la sede del Teatro Anatomico più antico del mondo. Sede storica dell’Università di Padova. L’antico cortile è adornato da numerosi stemmi, collocati lì fino alla fine del Seicento da studenti e da coloro che ricoprivano incarichi accademici. Uno degli aspetti caratteristici del Palazzo, che colpisce immediatamente il visitatore è l’incredibile numero di stemmi, dipinti e rilievi che decorano non solo l’atrio e i portici, ma anche molte sale e altri ambienti a partire dall’Aula Magna.

Ai piedi di una delle due scale che conducono alla loggia superiore si trova la statua dedicata a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo, laureata in filosofia a Padova nel 1678. Nel nuovo cortile si trova invece il monumento di Jannis Kounellis costruito nel 1995 per commemorare il contributo dell’Università di Padova alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione in Italia, per la quale è stata insignita – unica università in Italia – della medaglia d’oro al valor militare. Palazzo Bo ospita il più antico teatro anatomico stabile al mondo ancora conservato e la prestigiosa Aula Magna dove insegnò anche Galileo Galilei.

Caffè Pedrocchi
Il Caffè Pedrocchi è una città del caffè di fama internazionale. Aperto giorno e notte fino al 1916 e per questo conosciuto anche come il “Caffè senza porte”, per oltre un secolo è stato un prestigioso punto di ritrovo frequentato da intellettuali, studenti, accademici e politici. L’8 febbraio 1848, il ferimento di uno studente universitario all’interno dei locali diede il via ai moti risorgimentali italiani; ancora oggi l’episodio è ricordato nell’inno ufficiale dell’università, Di canti di gioia. Il Caffè Pedrocchi si configura come un edificio a pianta approssimativamente triangolare. Il prospetto principale ha un alto basamento in bugnato liscio, è rivolto ad est e si sviluppa lungo via VIII Febbraio; su di essa si affacciano le tre sale principali al piano terra: la Sala Bianca, la Sala Rossa e la Sala Verde,così chiamato dal colore degli arazzi realizzati dopo l’Unità d’Italia nel 1861.

La Sala Rossa è quella centrale, suddivisa in tre ambienti, è la più ampia e attualmente presenta il bancone in marmo scanalato restaurato su disegno di Jappelli. La Sala Verde, caratterizzata da un grande specchio posto sopra il camino, era tradizionalmente destinata a chi voleva sedersi e leggere i giornali senza dover consumare. Era quindi il ritrovo preferito degli studenti squattrinati ea Padova si fa risalire a questa usanza il detto di essere al verde. A sud, il caffè termina con una loggia sorretta da colonne doriche e fiancheggiata dal corpo neogotico del cosiddetto “Pedrocchino”. Quest’ultimo è costituito da una torretta a base ottagonale che rappresenta una fonte di luce, grazie alle finestre disposte su ogni lato. Inoltre, all’interno è presente una scala a chiocciola.Sul lato nord si trovano due logge dello stesso stile, davanti alle quali si trovano quattro leoni in pietra scolpiti dal Petrelli, che imitano quelli in basalto che adornano la cordonata del Campidoglio a Roma. Tra le due logge del lato nord vi è un terrazzo delimitato da colonne corinzie.

Scuola di Carità
La Scuola della Carità è un edificio di origine medievale, utilizzato fino ai primi dell’ottocento per scopi religiosi. Si affaccia su Contrà dei porteghi alto, ora via San Francesco a Padova, di fronte alla chiesa di San Francesco Grande cui attualmente appartiene. Vi aveva sede la Confraternita della Carità, associazione laicale dedita all’aiuto ai poveri e agli infermi che fiorì con la fondazione dell’Ospedale di San Francesco Grande.

Fu sede della confraternita della Carità, una delle più importanti e antiche di Padova. La sala, a pianta rettangolare, risale alla prima metà del XV secolo e presenta un ciclo di affreschi del 1579 sulla vita della Vergine di Dario Varotari, pittore e architetto veronese, padre del Padovanino. L’edificio fu probabilmente l’abitazione della nobildonna dopo la costruzione della chiesa di San Francesco Grande e lasciato in eredità alla confraternita per essere adibito a sala capitolare. La confraternita, già esistente all’inizio del XV secolo, svolgeva l’importante compito di amministrare i lasciti destinati ad aiutare i malati ei poveri, ad attrezzare le fanciulle e ad altre opere di bene.

L’attuale conformazione interna fu il risultato degli interventi del XVI secolo. Anticamente l’edificio doveva essere decorato esternamente con decorazioni ad affresco, che oggi non rimangono. L’edificio medievale, con portico in facciata e scoperto nel suo andamento irregolare verso via Santa Sofia. Le pareti interne della sala capitolare furono affrescate da Dario Varotari, padre di Padovanino e da Chiara Varotari, anche lei pittrice, nel 1579 con Storie della vita della Vergine, l’ultimo grande ciclo di affreschi eseguito a Padova verso la fine del XVI secolo . Le scene sono raggruppate in dodici riquadri; vi è una tredicesima tavola raffigurante Baldo de’ Bonafarii e Sibilla de Cetto con l’Ospedale, la Chiesa e il Convento di San Francesco sullo sfondo.

Loggia e Odeo Cornaro
La Loggia e l’Odeo Cornaro è un complesso architettonico realizzato da Alvise Corner a Padova nella prima metà del XVI secolo. La Loggia nasce come conseguenza dell’interesse umanistico per il teatro antico. Erano rappresentate le opere di Angelo Beolco detto il Ruzante, che fu sovrintendente e uomo di fiducia di Alvise Corner. Questo “forum cornaro” che riproduce fedelmente gli ordini classici è stato progettato dall’architetto e pittore Giovanni Maria Falconetto nel 1524 ed è stato appositamente concepito per ospitare rappresentazioni teatrali. Si tratta infatti di una sorta di quinta profondità libera ed è stato utilizzato come spazio performativo (palcoscenico e sottofondo teatrale).

L’apparato delle forme classiche, anche se corretto, non dà vita a facciate articolate tridimensionalmente; infatti nicchie e lesene sono poco distaccate dalla superficie muraria e nella loggia non è risolto il rapporto tra le colonne doriche al piano terra e le lesene ioniche al piano superiore. La sala ottagonale situata al centro dell’Odeo è costituita da pareti rettilinee alternate a nicchie: ambienti molto simili nella parte della Domus Aurea di Nerone appena scoperta. Alcuni studiosi, come Ludovico Zorzi nel suo Il teatro e la città (1977), hanno suggerito che la sala dovesse essere utilizzata per ospitare concerti di musica.

Loggia dei Carraresi
La Loggia dei Carraresi è un edificio storico di Padova situato in via Accademia. Costituisce l’ultima parte superstite dell’intero Palazzo Carrarese, grande residenza dei Da Carrara, signori di Padova. Costituisce l’ultima parte superstite dell’intero Palazzo Carrarese, grande residenza dei Da Carrara, signori di Padova. Il complesso del palazzo, costruito tra il 1339 e il 1343, comprendeva un palazzo ovest (più antico) e un palazzo est, collegati tra loro da un corpo centrale e da un ampio cortile interno che corrispondeva grosso modo all’odierna piazza Capitaniato. le mura partivano dal Palazzo di Ponente, passaggio sopraelevato, percorribile anche a cavallo, che collegava il Palazzo Reale alle mura cittadine, al Castello e alla Torlonga. Questo ha permesso al Signore un movimento più facile,e anche una maggiore possibilità di fuga in caso di pericolo. Dal 2021 è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel sito dei cicli di affreschi trecenteschi a Padova.

Nel corso dei secoli il complesso edilizio della Reggia ha subito inevitabili degradi con demolizioni e modifiche, e la facciata della loggia è l’unica struttura rimasta pressoché intatta. Nelle stanze retrostanti si trova la Sala delle Adunanze dove si trova ciò che resta della cappella privata. La Loggia è ciò che resta del Palazzo di Ponente ed è tuttora sede dell’Accademia Galileiana delle Scienze, delle Lettere e delle Arti. Nelle sue sale si trova la famosa mappa di Padova realizzata a china e acquerellata in seppia dal cartografo e accademico Giovanni Valle nel 1784, che per primo utilizzò calcoli trigonometrici per le sue planimetrie e la prima pianta di Padova realizzata con misure in scala.All’interno si trovano l’Anticamera dei Cimieri dove si alternano i medaglioni contenenti i cimieri dei Carraresi alternati al simbolo del trionfo del carro e la Camera dei Carri dove è rimasta una decorazione in finto arabesco con stemmi e carri.

Torre dell’orologio
La Torre dell’Orologio è un edificio di origine medievale che si affaccia su Piazza dei Signori a Padova. Sorge tra il Palazzo del Capitanio e il Palazzo dei Camerlenghi. La torre fu costruita nella prima metà del Trecento come porta orientale del Palazzo Carrarese. Nel 1428 fu rialzata e adornata in stile gotico e dotata del famoso orologio astronomico. Nel 1531 fu aggiunto alla base il grande arco trionfale, su progetto di Giovanni Maria Falconetto. La torre dell’orologio è uno dei simboli dell’epoca carrarese. Con il suo meccanismo offriva un punto di riferimento per la vita quotidiana in città. L’orologio è una copia fedele nel meccanismo e nel funzionamento di quello di Jacopo Dondi e mantiene ancora oggi la forma e il funzionamento originali.

L’orologio astronomico che domina la piazza è la più antica macchina del genere conservata al mondo e con un diametro di 5,6 m è anche una delle più grandi; è la ricostruzione dell’originario meccanismo posto sulla torre della porta meridionale di Palazzo Carrarese, costruito su straordinario progetto di Jacopo Dondi nel 1344 e danneggiato da un incendio divampato a causa delle scaramucce compiute dal principe Francesco Novello contro il occupazione viscontea. Di questo antico strumento trecentesco sono conservati i segni originali dello Zodiaco, riutilizzato da Matteo Novello e Giovanni e Gian Pietro delle Caldiere per la costruzione di quello attuale, che fu completato nel 1436. La cornice, caratterizzata da lesene ioniche,si deve a Giovanni Maria Falconetto che restaurò la facciata della torre voluta da Vitale Lando nel 1537. Il prezioso meccanismo – che ha subito restauri e ampliamenti nel corso dei secoli – è ospitato al terzo piano della torre, sorretto da un castello in legno e protetto da un imponente armadio.

Musei

Musei Civici di Padova
I Musei Civici di Padova, detti anche Musei Civici degli Eremitani, sono un complesso museale situato in Piazza Eremitani nella città di Padova. I musei civici raggruppano il Museo Archeologico e il Museo d’Arte Medievale e Moderna. Dal 1985 è ospitato nei chiostri dell’ex convento dei frati eremitani, restaurato su progetto degli architetti Franco Albini e Franca Helg. Da alcuni anni fa parte dei musei civici anche il prospiciente Palazzo Zuckermann, che ospita il Museo delle Arti Applicate e il Museo Bottacin. Recentemente, nel piano nobile del Caffè Pedrocchi, è stato allestito il Museo del Risorgimento e dell’età contemporanea.

Museo Archeologico
Il Museo Archeologico conserva reperti preromani della necropoli patavia, databili dall’VIII al III secolo a.C., vasi decorati risalenti al III periodo atestino (VI – V secolo a.C.), stele paleovenete, oggetti votivi, etruschi, italici e bronzi paleovenetici. La sezione romana ospita, tra l’altro, il busto di Sileno, la pietra funeraria della danzatrice Claudia Toreuma, il monumentale santuario funerario dei Volumnii e numerosi mosaici tardo romani. Due sale sono riservate ai reperti egizi recuperati dall’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni.

Museo di Arte Medievale e Moderna
Il Museo d’Arte Medievale e Moderna ospita una Pinacoteca con circa 3000 dipinti datati dal ‘300 all’ ‘800, oltre ad un’ampia raccolta di sculture e frammenti decorativi e architettonici. L’occasione per l’istituzione di una vera e propria Pinacoteca Civica fu la concessione al Comune da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe, in visita a Padova nel 1857, dei dipinti delle soppresse corporazioni religiose. Acquisti e lasciti privati ​​arricchirono le collezioni. Il Lapidario (chiostro minore) raccoglie frammenti architettonico-decorativi di Padova e del territorio, che danno informazioni sulla città dal Medioevo alla caduta della Repubblica di Venezia.

Sono presenti opere di Giorgione, Tiziano Vecellio (Nascita di Adone, Selva di Polidoro), Giotto, Guariento, Francesco Squarcione (Polittico De Lazara), Romanino, Tintoretto, Paolo Veronese, Antonio Canova, Giambattista Tiepolo, Jacopo Bellini, Bernardo Strozzi, Andrea Briosco, Valentin Lefevre, Luca Giordano, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Marco Ricci, François de Dijon, Bernardino Luini, Chiara Varotari, Andrea Previtali raffinato pittore barocco.

Museo delle Arti Applicate e Museo Bottacin
A Palazzo Zuckermann c’è il nuovo Museo delle Arti Applicate che espone oltre duemila mobili, paramenti sacri, oggetti devozionali e liturgici, vetri, intagli, ceramiche, argenti, avori, tessuti. Gli oltre 400 gioielli esposti provengono dal lascito di Leone Trieste (1883).

Al secondo piano si trova il Museo Bottacin, che ospita una collezione, prevalentemente numismatica, donata dal mercante triestino Nicola Bottacin alla città di Padova nel 1865. Le sale ricordano idealmente le stanze della villa Bottacin a Trieste. Ci sono dipinti, mobili, armi antiche, sculture. Un’intera sezione è dedicata agli oltre 20.000 pezzi della collezione di monete e medaglie, disposti in successione cronologica, a partire da esemplari preromani, passando per emissioni di epoca repubblicana e imperiale, monete medievali e monete di epoca veneziana, di cui la collezione Bottacin è una delle più complete al mondo.

Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea
Accanto al piano nobile dello storico Caffè Pedrocchi è stato allestito il Museo del Risorgimento e dell’età contemporanea. Vi sono conservati documenti che testimoniano un secolo e mezzo di storia padovana e nazionale, dalla caduta della Repubblica di Venezia (1797) alla promulgazione della Costituzione italiana (1948). In una sala del museo si possono visionare filmati, tratti da cinegiornali d’epoca, sulla visita di Mussolini a Padova nel 1938 e su altri eventi storici della città, una giacca rossa originale e una copia del famoso “Obbedienza” di Garibaldi.

Palazzo Zuckermann
Palazzo Zuckermann è un imponente edificio padovano, situato in Corso Garibaldi 33, in contiguità con il palazzo delle Poste Centrali. Da più di vent’anni una parte dei suoi locali è adibita a posto telefonico pubblico. Attualmente fa parte del complesso dei Musei Civici di Padova e ospita al piano terra e al primo piano il Museo delle Arti Applicate. Il secondo piano ospita il nuovo allestimento del Museo Bottacin. L’edificio si presenta come un blocco di tipo ottocentesco, ma la facciata presenta un’abbondanza di elementi neoclassici, espressamente voluti dal committente per una funzione monumentale, e una serie di richiami allo stile liberty in voga all’epoca. Dall’ingresso principale al piano terra si accede al cortile in cui si trovano resti delle antiche mura della città. Attraverso una scala in marmo di Carrara,illuminato da un grande lucernario e da una vetrata a tre archi, si accede al piano nobile che ospita il Museo delle Arti Applicate. Una scala più piccola conduce al secondo piano e al Museo Bottacin.

Museo delle Arti Applicate
Il museo ospita più di duemila opere di artigianato artistico, dal Medioevo all’età contemporanea. Di particolare interesse sono le collezioni di ceramiche, risalenti al Cinquecento, e gli arredi, con mobili intarsiati del Settecento. Sono inoltre esposti oggetti di uso quotidiano, come abiti maschili e femminili del XVIII e XIX secolo, con vari accessori e gioielli.

Il Museo Bottacin
Il museo ospita le collezioni donate nel 1865 dal numismatico Nicola Bottacin. Sono esposte monete greche, monete e medaglioni romani e bizantine; il percorso storico prosegue con le monete di epoca medievale, fino al Rinascimento, all’Italia e ai giorni nostri. Particolare attenzione è riservata alla sezione relativa all’emissione di monete nell’area veneta, e alle medaglie con opere di Giovanni Cavino. Tra le opere d’arte sono esposti dipinti e sculture, tra cui il Busto del Doge Paolo Renier, del Canova; Sono presenti anche armi antiche e cimeli dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, amico di Bottacin.

Osservatorio di Padova (Museo La Specola)
L’Osservatorio di Padova è la sede dell’antico osservatorio astronomico dell’Università di Padova: si trova sulla Torlonga, la più grande delle due torri dell’antico Castello di Padova. Nel 1242 l’alta torre fu utilizzata dal tiranno Ezzelino III da Romano per tenere rinchiusi i prigionieri. Nel 1761 il Senato della Repubblica di Venezia emanò il decreto che prevedeva l’istituzione dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Padova, così nel 1777 la torre divenne una “specula astronomica”. Nel 1994 l’Osservatorio di Padova ha approvato l’istituzione della sezione museale dell’Osservatorio, con il nome di “Museo La Specola”. L’acquisizione dei nuovi spazi, avvenuta pochi anni dopo,permise poi all’Osservatorio di ampliare il percorso museale e di utilizzare l’intera torre come museo. Dal 1994, quindi, il Museo La Specola conserva, restaura ed espone gli strumenti di osservazione utilizzati dagli astronomi padovani durante i 250 anni della loro storia.

Museo di Storia della Medicina di Padova
Il Museo di Storia della Medicina di Padova (MUSME) è un museo aperto al pubblico dal 2015 e situato all’interno dell’antico Ospedale di San Francesco, accanto alla chiesa di San Francesco Grande a Padova. Il museo, attraverso i suoi strumenti interattivi e le sue collezioni, illustra al pubblico di ogni età e formazione l’evoluzione della scienza medica nel corso dei secoli, con particolare riferimento alla storia della medicina nell’Università di Padova, una delle principali scuole di medicina in l’ovest.

Il museo, che si articola su tre piani, è altamente interattivo e unisce le caratteristiche di un science center a quelle di un museo tradizionale. Nelle sale del museo, la collezione di reperti antichi – messa a disposizione dall’Università degli Studi di Padova, Musei Civici, Ospedale e ULSS16 – è affiancata da mostre interattive, video e giochi multimediali, pensati per illustrare i reperti e chiarire i temi trattati, con percorsi speciali per bambini. In ogni stanza i visitatori possono bussare a grandi porte virtuali, nelle quali, grazie a video a grandezza naturale, vengono presentati i protagonisti del passato e le tematiche del museo.

Oltre ad esporre strumenti medici e reperti anatomici di varie epoche, la mostra permette di sfogliare alcuni libri virtuali sui quali sono proiettate pagine di antichi testi di medicina. Dopo le sei sale si apre il grande teatro anatomico vesaliano, una sala a doppia altezza con al centro un modello parlante del corpo umano di 8 metri, che i visitatori possono interrogare esplorandone l’anatomia e la fisiologia attraverso proiezioni realistiche.

Spazio pubblico

Piazza dei Signori
Piazza dei Signori o Piazza della Signoria è una delle numerose piazze che caratterizzano il centro storico della città di Padova. Per secoli è stata teatro di feste civiche, tornei e uno spazio rappresentativo della città rispetto alle più grandi piazze delle Erbe e dei Frutti, che avevano maggiori propensioni commerciali. La piazza è dominata dalla famosa Torre dell’Orologio. Sul selciato si nota il tombino del pozzo spianato nel 1785. Sotto i portici si trova la pizzeria più antica di Padova, che nel 1953 ha sostituito una cioccolateria, inaugurando la stagione delle pizzerie della città.

La piazza ha una forma rettangolare. Le case che lo circondano – di varie epoche e stili – sorgono per la maggior parte su portici del XIV e XV secolo. Alcuni recano ancora decorazioni medievali e rinascimentali. A ovest domina la Torre dell’Orologio affiancata dai palazzi simmetrici del Capitanio e dai Camerlenghi opere del XVI e XVII secolo in stile manierista. Sul pavimento si erge a sinistra la Colonna Marciana: risalente alla metà del Settecento, è un monumento composto da pezzi più antichi, tra cui la colonna marmorea e il capitello di epoca romana. Ad est si trova l’antica chiesa di San Clemente affiancata da case medievali.

A sud, verso il Duomo, spicca la lombarda Loggia del Consiglio, affiancata dalla stretta “casa del carnefice” in gran parte ricostruita con il vicino Palazzo Foscari dopo essere stata colpita da una bomba nella seconda guerra mondiale. Poco distante, una curiosa iscrizione ottocentesca invita a mantenere pulita la piazza. A nord si trovano interessanti case medievali, tra cui l’edificio gotico Molin dove visse Lina Merlin. In una delle colonne che sorreggono il portico verso Piazza della Frutta è inciso un “ricordo” popolare dello scoperto del Palazzo della Ragione avvenuto a causa di una tromba d’aria nel 1756.

Prato della Valle
Il Prato della Valle è la piazza più grande della città di Padova. L’attuale configurazione risale alla fine del XVIII secolo ed è caratterizzata da un’isola centrale ellittica, chiamata isola di Memmia. La piazza è caratterizzata dall’isola centrale Isola Memmia circondata da un canale decorato con 78 statue di noti personaggi storici. È un simbolo di Padova ei padovani lo chiamano semplicemente “Prato”. Ospita un grande mercato ogni sabato e bancarelle di frutta e verdura ogni mattina. Vi si possono ammirare anche spettacolari fuochi d’artificio il 31 dicembre e il 15 agosto. È sede di diverse iniziative ed eventi, come la Maratona di Sant’Antonio di Padova che si svolge ogni anno ad aprile.

La piazza fu progettata da Andrea Memmo, Provveditore di Venezia a Padova dal 1775 al 1776. Andrea Memmo nel 1775 la trasformò in un luogo di pace e bellezza di cui tutti i cittadini potevano godere grazie alla creazione di un’isola centrale circondata da un canale artificiale ellittico circondato da un doppio anello di statue. L’isola fu costruita mediante il trasporto di 10.000 carri di terra che servivano a riempire la depressione centrale del prato ea prevenire il ristagno delle acque e la palude che periodicamente colpiva la zona. Trasformata in un giardino che rifletteva gli ideali illuministi del suo creatore, l’isola prese subito il nome di Memmia.e la costruzione della piazza come la vediamo ora.

L’area di Prato della Valle è stata oggetto di un complesso intervento di recupero fin dai primi anni novanta. Tale recupero ha interessato sia l’aspetto fisico dell’area che quello socio-funzionale. Le restrizioni progressive alla circolazione delle auto hanno quasi totalmente eliminato le aree di sosta utilizzate al largo dell’isola di Memmia. Una nuova sistemazione della vegetazione dell’isola ha permesso di utilizzare l’area da un gran numero di giovani, soprattutto nei mesi estivi, come luogo di ritrovo per studiare all’aperto o per prendere il sole. L’aumento dell’illuminazione pubblica ne ha consentito anche l’utilizzo la sera, soprattutto d’estate, quando l’isola è affollata di giovani, tra i quali spesso si formano veri e propri gruppi che intrattengono la gente con musica o piccoli spettacoli improvvisati. Da alcuni anni, al di fuori dell’isola,essendo asfaltata, è stata spesso utilizzata dai pattinatori; pattinaggio professionale.

Il Prato mantiene ovviamente anche le sue funzioni storiche di luogo di commercio e divertimento. Ogni sabato c’è il tradizionale mercato di Padova con oltre 160 banche e la terza domenica di ogni mese del ‘mercatino dell’antiquariato. Dall’autunno 2007 alcune bancarelle del mercato ortofrutticolo giornaliero nelle piazze intorno al Palazzo della Ragione sono state spostate a Prato.

Più volte all’anno il Prato ospita concerti (più volte il Festivalbar vi ha fatto tappa) con decine di migliaia di spettatori. Anche lo storico gruppo dei Pooh, in occasione del quarantesimo anniversario, ha fatto tappa nel 2006 con ben oltre 150.000 spettatori. Ogni Capodanno e il 15 agosto a Prato vengono organizzate feste con musica e fuochi d’artificio; particolarmente apprezzati quelli ferragostani, con spettatori provenienti da tutto il Veneto. In occasione di grandi eventi sportivi, come i Mondiali, vengono allestiti maxischermi per seguire gli eventi. La piazza è anche la tradizionale sede dei festeggiamenti in caso di vittorie calcistiche delle squadre italiane.

Aree naturali
Le aree verdi di Padova costituiscono un importante aspetto monumentale, sociale, turistico e culturale della Città del Santo. Poiché spesso porzioni delle mura di Padova sono state recuperate a verde (in particolare quelle cinquecentesche), queste superfici sono infatti intimamente intrecciate con la storia e l’urbanistica della stessa Padova. Tra gli spazi verdi spiccano l’Orto Botanico di Padova, patrimonio dell’UNESCO e il Parco Treves de Bonfili progettato da Giuseppe Jappelli.

Orto botanico di Padova
L’orto botanico di Padova, fondato nel 1545, è il più antico orto botanico del mondo ancora nella sua sede originaria. Situato in un’area di circa 2,2 ettari, si trova nel centro storico di Padova, vicino al Prato della Valle. Dal 1997 Patrimonio dell’UNESCO. L’attuale struttura del giardino mantiene sostanzialmente quella del progetto iniziale, opera di Daniele Barbaro, anche se presto parzialmente modificato da Michiel: un quadrato inscritto in un cerchio rimanda all’ideale di un Hortus Conclusus, luogo celeste destinato ad accogliere chi ricercato il rapporto tra l’uomo e l’universo.

Il giardino ha attualmente una superficie di quasi 22.000 mq e contiene oltre 6.000 piante coltivate, raccogliendo 3.500 specie diverse; che rappresentano, sia pure in forma ridotta, una parte significativa del regno vegetale. La struttura è circondata da un muro circolare costruito nel 1552 per arginare i furti di erbe officinali. All’interno quattro tribune sono a loro volta suddivise in aiuole. Al centro, una piscina per piante acquatiche è alimentata da un flusso di acqua calda proveniente da una falda acquifera situata quasi trecento metri sotto il livello del giardino. Numerose sono le piante introdotte per la prima volta in Italia attraverso l’orto botanico. Questi includono Ginkgo biloba, magnolia, patata, gelsomino, acacia e girasole.

Università
L’Università di Padova, fondata nel 1222, è una delle più antiche università del mondo e la seconda in Italia. Nel corso della sua storia, l’Università di Padova è stata luogo di incontro di alcune tra le più importanti personalità europee e italiane. L’Università fondò anche l’Orto Botanico di Padova, il più antico orto botanico ancora esistente al mondo (1545), la Biblioteca Universitaria di Padova (1629) e l’Osservatorio di Padova (1777). L’Ateneo gestisce inoltre nove musei scientifici, tra cui il Museo di Storia della Fisica, ed è tra i soci fondatori del consorzio interuniversitario CINECA.

Cucina
Padova ha una lunghissima tradizione enogastronomica che trova espressione nell’utilizzo di prodotti freschi locali in molte preparazioni tipiche e tradizionali. La cucina padovana si rifà alla tradizione veneziana e molti piatti si possono gustare anche in altre zone della regione. Alcuni, invece, fanno parte della città e dei suoi costumi. Tipici delle varie stagioni in cui si trovano gli ingredienti che li caratterizzano sono i risotti. Si narra che, alla fine dell’Ottocento, lo chef del Caffè Pedrocchi riuscisse, per scommessa, a produrre una variante di risotto diversa per ogni giorno dell’anno.

Un viaggio a Padova è anche un viaggio alla scoperta di questa storia, che si rinnova ogni giorno, e alla quale si aggiungono continuamente nuovi capitoli. La fantasia e l’esperienza di artigiani e ristoratori permettono di degustare tantissime varianti, oltre che di trovare altri prodotti con una storia lunghissima nei menù, nelle botteghe, sui banchi del mercato, consumati da generazioni nelle case contadine come in città .

Eventi
Padova è da sempre meta di tantissimi visitatori che giungono nella città del Santo per i numerosi eventi che si svolgono durante tutto l’anno. Tra i più rilevanti ci sono:

Commercio leale
Fiera campionaria a maggio. è la più grande fiera intersettoriale del Nord Est, raggiunta da più di duecentocinquantamila visitatori. Sono mille gli espositori raggruppati in cinque settori: arredamento, enogastronomia, turismo, tempo libero, artigianato.

Rievocazione del Transito di Sant’Antonio
La rievocazione la sera del 12 giugno. La rievocazione storica in costume vuole celebrare l’ultimo viaggio di Sant’Antonio: abitava infatti a Camposampiero quando si accorse che la sua vita terrena volgeva al termine, chiese quindi di essere trasportato nella sua amata Padova per respirare il suo Ultimo. Sdraiato su un carro trainato da buoi, non riuscì però a raggiungere le porte della città e fu ricoverato presso l’allora convento francescano di Santa Maria de’ Cella (la leggenda vuole che sia stato fondato da San Francesco stesso), dove morì (il luogo dove morì il santo si trova oggi all’interno del Santuario di Sant’Antonio d’Arcella). La rievocazione storica del transito parte da Piazza Azzurri d’Italia, prosegue lungo via Tiziano Aspetti, viale Arcella e termina al santuario di Sant’Antonio d’Arcella;

Festa di Sant’Antonio
Il 13 giugno, dopo una messa solenne celebrata al mattino dal vescovo in basilica, nel pomeriggio segue una seconda messa solenne, celebrata dal padre provinciale dei Frati Minori Conventuali, al termine della quale la reliquia del mento del Santo, preceduta da la statua, viene portata in processione per le vie del centro cittadino, seguita da una sfilata delle confraternite con i rispettivi gonfaloni, e dalle autorità. Il corteo si snoda lungo le vie principali del centro storico secondo il seguente percorso: piazza del Santo, via del Santo, via San Francesco, via Roma, via Umberto I, Prato della Valle, via Beato Luca Belludi, piazza del Santo. L’evento si conclude con il discorso del Sindaco e la Benedizione con la reliquia del Dito del Santo.

Festival di Sherwood
Festival di Sherwood a giugno-luglio; Radio Sherwood, radio padovana indipendente, dà vita allo Sherwood Festival, importante appuntamento cittadino della durata di un mese. Sul palco si alternano importanti gruppi musicali della scena alternativa italiana e internazionale.