Pio Monte della Misericordia, Napoli, Italia

Pio Monte della Misericordia è un’istituzione fondata nel 1602 da sette nobili napoletani che, consapevoli delle esigenze di una popolazione bisognosa di aiuto e solidarietà, decidono di donare parte dei loro beni e il loro impegno per opere di beneficenza.

Il dipinto di Caravaggio, dall’alto dell’altare maggiore della cappella, sintetizza le azioni di solidarietà esercitate da Pio Monte della Misericordia in una straordinaria sintesi delle Sette Opere di Misericordia Corporale ancora oggi attentamente esercitate.

L’antica sede, con l’edificio storico costruito nel XVII secolo, ha un vasto patrimonio storico e artistico e una ricca Galleria di Belle Arti con dipinti di diverse scuole e periodi, tra cui opere di Massimo Stanzione, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Andrea Vaccaro , e una notevole quantità di dipinti e schizzi di Francesco De Mura, un dono dell’artista all’Istituto. Da alcuni anni la collezione si arricchisce di importanti opere sul tema della Misericordia eseguite da grandi artisti contemporanei.

Al secondo piano dell’edificio sono ospitati l’Archivio Storico e la Biblioteca, dove sono conservati documenti del XIV secolo, oltre a numerosi fondi privati, tra cui quello di Aquino di Caramanico, con la preziosa pergamena del proclama al Dottore del Chiesa di San Tommaso d’Aquino.

Per oltre quattro secoli, Pio Monte della Misericordia, con i suoi Governatori e Associati, ha continuato il lavoro di assistenza e carità adattando gli interventi alle mutevoli esigenze.

Storia
Il Pio Monte della Misericordia è un edificio monumentale di Napoli situato in Piazza Riario Sforza, lungo il decumano. Un’istituzione di beneficenza secolare, tra le più antiche e più attive della città, ospita al suo interno una chiesa seicentesca in cui è conservata la tela delle Sette Opere di Misericordia del Caravaggio, tra i dipinti più importanti del Seicento e altri dipinti prestigiosi dello stesso secolo appartenente alla scuola napoletana.

Fondazione e stato della capitolazione (diciassettesimo secolo)
Il periodo della Controriforma è la cornice storica della nascita di Pio Monte, nato dalla volontà di un gruppo di sette giovani nobili composto da Cesare Sersale, Giovan Andrea Gambacorta, Girolamo Lagni, Astorgio Agnese, Giovan Battista d’Alessandro , Giovan Vincenzo Piscicelli e Giovanni Battista Manso che, a partire dal 1601, si incontravano ogni venerdì all’ospedale degli Incurabili per mettere in atto a loro spese un programma di assistenza che aveva lo scopo di dare cibo ai malati. Nel tempo, le opere di beneficenza sono aumentate al punto da accumulare un grande capitale con un fondo di beneficenza, che ammontava a 6.328 ducati, destinato ai poveri.

Per questi motivi, Pio Monte della Misericordia fu fondata nel 1602, un organo istituzionale che da allora è stato coinvolto nel riunire risorse e nell’organizzazione di attività di beneficenza, che a quel tempo consisteva nell’aiutare i bisognosi, assistere gli ammalati, redimendo gli schiavi cristiani dal infedeli, assistenza ai prigionieri, liberazione dei prigionieri per debiti e alloggio dei pellegrini. Nel 1603 lo statuto di Pio Monte fu redatto con l’approvazione prima del viceré Giovanni Alfonso Pimetel de Herrera, nel 1604, e poi con l’approvazione di Papa Paolo V, che ebbe luogo nel 1605.

Lo statuto governa e controlla i meccanismi, la gestione dei fondi e l’elezione dei governatori da oltre quattrocento anni. È composto da 33 articoli che costituiscono le cosiddette Capitolazioni e fin dall’inizio è stato finanziato solo da laici. Il buon governo è stato invece garantito attraverso la rotazione semestrale di sette governatori impegnati nei vari lavori, al fine di garantire la massima correttezza nell’uso dei fondi di indennità. Si riunivano due volte alla settimana nella sala delle udienze per determinare i compiti e come organizzare le attività da svolgere.

La stanza consisteva in un tavolo a sette facce in cui la frase Fluente ad eum omnes gentes era intarsiata in ogni segmento e un’opera di misericordia che cadde sul governatore che sedeva in quella parte del tavolo e doveva farsi carico. Secondo un meccanismo di rotazione semestrale ben definito, è accaduto che ciascuno dei governatori eletti ruotasse di volta in volta per svolgere tutte e sette le attività previste: al primo eletto veniva assegnato il compito di visitare i malati, dopo sei mesi passò all’attività di seppellire i morti, poi a quella di visitare i prigionieri, poi di redimere i prigionieri, di aiutare i poveri vergognosi, di ospitare i pellegrini e, infine, dell’ultimo incarico pianificato, di gestire il fondo di capitale di Pio Monte.

I sette governatori provenivano dalla nobiltà napoletana e avevano più di 25 anni; venivano anche eletti ogni tre anni e mezzo. La nomina dei sette governatori avveniva attraverso un meccanismo di voto che coinvolgeva una giunta composta da circa ottanta membri di età superiore ai 18 anni, scelti sempre con particolari meccanismi istituiti dalle Capitulazioni.

La prima sede di Giovan Giacomo di Conforto (prima metà del XVII secolo)
Inizialmente la sede dell’istituzione era in una piccola chiesa costruita tra il 1607 e il 1621 da Giovan Giacomo di Conforto, che pagò 25 ducati per il progetto. Le commissioni di tutti i dipinti che decorano l’interno della chiesa risalgono anche a questo periodo; infatti nel 1607 risultò il pagamento di 400 ducati a Caravaggio per l’esecuzione delle Sette Opere di Misericordia, pittura destinata al presbiterio e prima in ordine cronologico dell’intero ambiente religioso.

L’opera di Caravaggio fu così popolare con i governatori di Pio Monte che nel 1613 applicarono una prima condizione al dipinto che lo costrinse a insistere nella cappella per la quale fu concepito senza alcuna possibilità di allontanamento da questo luogo, anche per gli anni successivi, e vietando anche il suo possibile trasferimento; poi in seguito una seconda nota sancì anche il divieto di riproduzione e copia del dipinto.

Nel 1621 le tele degli altri altari furono richieste ad artisti come Giovan Vincenzo da Forli, tra il 1607-08 e il Buon Samaritano; a Giovanni Baglione fu chiesto nel 1608 la Deposizione di Cristo; a Fabrizio Santafede il San Pietro che risorge Tabitha, datato 1611, e il Cristo nella casa di Marta e Maria, dal 1612; a Battistello Caracciolo fu commissionato in cambio di una tassa di 100 ducati La Liberazione di San Pietro nel 1615; e infine, un po ‘più tardi di questi, è finalmente la tela di Giovanni Bernardo Azzolino che raffigura San Paolino che libera lo schiavo del 1626-30.

Sebbene nato con ideologie secolari, Pio Monte sin dalla sua fondazione ha sempre stabilito un rapporto “collaborativo” con l’ordine dei Gesuiti, per il quale sono stati stanziati fondi in diverse occasioni nel tempo per costruire varie strutture da loro gestite. Durante l’intero secondo decennio del XVII secolo, nonostante i costi sostenuti per la costruzione della sede napoletana, Pio Monte fu immediatamente particolarmente attivo nello svolgimento delle attività predeterminate, come ad esempio a Ischia, nella zona di Casamicciola, dove sotto il è stata costruita la guida dello stesso di Conforto che ospitava fino a 300 poveri all’anno.

La nuova sede di Francesco Picchiatti (seconda metà del XVII secolo)
Nel 1653 la chiesa dell’edificio fu demolita per essere completamente ricostruita e dal 1658 al 1678 il complesso fu riorganizzato in un edificio più grande, grazie anche all’acquisto di circa 10 edifici vicini, poiché il precedente divenne insufficiente per le crescenti esigenze del ‘corpo. Della prima chiesa non ci sono prove da cui sia possibile capire quale fosse la sua forma e architettura, tuttavia grazie alla mappa della città di Alessandro Baratta dalla metà del diciassettesimo secolo è chiaro che questa aveva una forma considerevolmente più piccola della quella attuale, con un tetto senza cupola e con pianta rettangolare, forse con tre cappelle per lato all’interno delle quali erano collocati sul fronte i dipinti e l’altare maggiore dove si trovava il dipinto del Caravaggio.

Il nuovo progetto di costruzione fu affidato dopo un primo rifiuto da parte di Cosimo Fanzago, in eccesso rispetto alle opere già precedentemente accettate, all’architetto Francesco Antonio Picchiatti, che ricevette una tassa di 30 ducati più altri 80 all’anno per la stesura del disegno preparatorio. di costruzione. Con Picchiatti l’edificio di Pio Monte e la chiesa adiacente assumeranno l’aspetto che hanno ancora oggi.

Nel frattempo invece nel 1666 terminarono le opere della grande cupola della chiesa mentre nello stesso anno le sculture del portico esterno furono commissionate ad Andrea Falcone, originariamente commissionato a Gianlorenzo Bernini, che tuttavia rifiutò a causa di altri impegni presi in precedenza, e che in un secondo Al momento furono fucilati a Falcone che avrebbe dovuto eseguire le statue sotto la supervisione di Fanzago e che invece molto probabilmente si esibirono in modo indipendente, poiché l’architetto e scultore bergamasco non appare in alcun documento che attesti il ​​suo lavoro all’interno del sito di costruzione.

Tra il 1668 e il 1671, i due banchi della chiesa, progettati da Picchiatti, e le balaustre, gli altari in marmo e altri elementi decorativi delle cappelle interne furono completati da Falcone, opere che eseguì con l’aiuto di Pietro Pelliccia. La Deposizione di Cristo commissionata per risarcimento di 200 ducati a Luca Giordano risale anche al 1671 con l’obiettivo di sostituire quello del Baglione nella cappella, pagò 120 ducati, poi trasferito all’interno delle stanze del palazzo Pio Monte che costituisce la pinacoteca. Infine, nel 1674 altre quattro sculture furono commissionate da Falcone per essere inserite nella sala della chiesa, tra cui un San Gioacchino, un San Giuseppe e due profeti; tuttavia, a causa della morte dello scultore, riuscì a finire solo la statua del profeta David nel 1675, che fu poi collocata sulla monumentale scala che conduceva alle stanze al primo piano del complesso.

Infine, tra il 1678 e il 1680, Bonaventura Presti, allievo di Picchiatti, fu documentato all’interno del cantiere per completare le stanze al terzo piano.

Attività dal XVIII secolo ad oggi
All’inizio del XVIII secolo e fino al 1720 l’edificio fu interessato da lavori di restauro guidati da Giovanni Battista Manni; altre opere si svolsero quindi nel 1763.

Nel 1782 Francesco De Mura ereditò 180 dipinti realizzati e destinati secondo la sua volontà ad essere venduti all’asta per aiutare Pio Monte a far fronte alle opere di benessere da realizzare; delle tele donate è rimasto al suo posto 33.

A partire dal 1914, Pio Monte sancì il divieto assoluto di vendere le sue opere d’arte e nel 1973, per volontà dell’allora sovrintendente dell’istituzione, Tommaso Leonetti, conte di Santo Janni, fu istituita la Pinacoteca.

Nel 2005, tuttavia, l’intero complesso è stato creato creando un circuito in cui sia la chiesa che le sale al primo piano dell’edificio, organizzate per l’esposizione di alcuni documenti archivistici e la raccolta pittorica della fondazione, sono diventati parte.

Ancora oggi Pio Monte della Misericordia presta la sua opera di beneficenza a una serie di istituzioni locali; anche la chiesa è ancora consacrata.

Chiesa di Pio Monte

Al di fuori
L’edificio del Pio Monte insiste a pochi metri dalla scalinata che conduce alla navata destra del Duomo, di fronte alla vera cappella del tesoro di San Gennaro e della guglia dello stesso santo.

La chiesa è incorporata nell’edificio e quindi non ha facciata. L’ingresso avviene quindi attraverso un portale situato all’interno del portico in piperno con cinque arcate che caratterizzano la parte inferiore della facciata principale dell’edificio, quest’ultima lunga 33 metri e estesa su tre livelli, dove al piano terra si trova il portico con Pilastri ionici, opera di Salomone Rapi, al primo piano, destinati ad uffici e caratterizzati dal fregio sul davanti recante il verso di Isaia “Fluente ad eum omnes gentes” che divenne il motto di Pio Monte, i pilastri sono di ordine Corinzio e in quello superiore, destinato ai funzionari dell’istituzione, le capitali sono composte.

La parete all’interno del portico è decorata con un complesso scultoreo raffigurante la Madonna della Misericordia (al terzo arco) al centro, sotto la quale è una targa di marmo incisa con il verso «Civis | concivivm miseriæ crevere in montem | patritiorum pietas | vt prosterneret misericordiæ montem ecitavit | anno M • D • C • I. | deipara protegente piorvm mvnificentia mirifice crevit | egestates mvlta hic opportvna habent avxilia | et ideo hvnc ampliorem locvm mseris | primatvm coetvs erexit | anno MDCLXXI “. Ai lati del portico (sotto il primo e il quinto arco) vi sono due figure allegoriche all’interno di due nicchie appoggiate al muro che riassumono le opere di carità corporale. Tutte e tre le statue furono realizzate da Andrea Falcone, figlio del il più famoso Aniello, forse basato su un progetto di Cosimo Fanzago.

L’ingresso alla chiesa è in linea con il secondo arco, da destra a sinistra, dell’edificio, mentre il portale sul quarto arco si apre verso un atrio che conduce al cortile interno dell’edificio, al centro del quale è un pozzo seicentesco a piperno mentre si snodano gli edifici destinati al quartier generale dell’istituzione. Infine, sulla scala che porta al primo piano si trova la statua del re David di Andrea Falcone.

Interno
La chiesa ha una pianta ottagonale con una cupola imponente e luminosa e con sei cappelle laterali.

L’interno presenta semplici stucchi e decorazioni in marmo bianco e grigio alle pareti. Le sei cappelle laterali, così come il presbiterio, sono caratterizzati da balaustre che delimitano le stanze, da altari e cornici con fregi in marmo, tutte opere di Andrea Falcone e Pietro Pelliccia. Le cappelle si alternano tra le quattro principali (all’ingresso, la facciata dell’aula e le due laterali) e le quattro più piccole (le angolari), dove sopra quest’ultima ci sono nicchie all’interno delle quali ci sono balconi che possono essere vi si accede attraverso le sale al primo piano dell’edificio, mentre sopra l’ingresso dell’arco della chiesa si apre un’altra nicchia che ha permesso ai governatori di poter ammirare la tela di Caravaggio sull’altare maggiore, rimanendo nella sala del coro, sempre situato al primo piano dell’edificio.

Considerando le geometrie dello spazio interno, delle cappelle laterali, nonché della cupola, la chiesa nel suo insieme assume una rilevanza strutturale architettonica simile a quella della vicina cappella reale del Tesoro di San Gennaro, progettata da Francesco Grimaldi in 1608.

Il pavimento della chiesa è in marmo policromo e terracotta, anch’esso di Falcone; ai lati dell’ingresso vi sono due acquasanti disegnati da Picchiatti ma ancora eseguiti da Falcone, particolari per le forme bizzarre.

Il presbiterio presenta alle pareti laterali una Sant’Anna del 1665 circa di Giacomo Di Castro e una Madonna della Purità del 1670 circa di Andrea Malinconico, mentre al centro si trova un altare barocco dietro il quale domina la grande tela del 1607 di Caravaggio raffigurante il Sette opere di misericordia.

Sulla controfacciata sopra la porta d’ingresso c’è invece una fedele copia di Cristo e l’adultera di Luca Giordano intorno al 1660. Nelle cappelle laterali ci sono dipinti che raffigurano storie evangeliche usate come allegorie per rappresentare le opere corporali di misericordia descritte individualmente.

I dipinti a destra provengono dalla prima cappella che porta verso il presbiterio: il San Paolino che libera lo schiavo (1626-1630) di Giovanni Bernardino Azzolino, che descrive l’azione degli schiavi redentori; il Cristo nella casa di Marta e Maria (1612) di Fabrizio Santafede, che identifica l’ospitalità dei pellegrini; infine il buon samaritano (1607-08) di Giovanni Vincenzo Forlì, che rappresenta l’atto di visitare i malati.

Le tele a sinistra sono invece, dalla prima cappella che si dirige verso il presbiterio: la Liberazione di San Pietro (1615) di Battistello Caracciolo, che rappresenta l’atto di liberare i prigionieri; la Deposizione di Cristo (1671) di Luca Giordano, che racconta l’opera di seppellire i morti; infine San Pietro ravviva Tabitha (1611) di Fabrizio Santafede, che descrive le gesta di nutrire gli affamati, bere gli assetati e vestire i nudi.

Biblioteca e storico
In un’ala dell’edificio si trovano la biblioteca e l’archivio storico di Pio Monte della Misericordia.

La biblioteca è coeva con la fondazione dell’istituzione ed è stata formata con donazioni e lasciti testamentari. La sala contiene circa 17.000 volumi, principalmente libri di storia, storia del sud, araldica e storia dell’arte.

L’archivio documentario è uno dei più ricchi di Napoli e racconta attraverso i suoi documenti tutta la storia in dettaglio di Pio Monte. Tra questi ci sono una copia dello statuto del 1602, il documento di approvazione della prima capitolazione del re Filippo III firmato dal viceré Giovanni Alfonso Pimentel de Herrera del 1604 e la breve copia di papa Paolo V del 1605 con la quale «[ …] è stato approvato per l’istituzione di Pio Monte ». Vengono mantenuti anche i contratti stipulati con gli autori che realizzarono i dipinti nella chiesa, tutti i documenti di pagamento e di pianificazione per le opere di Picchiatti e la volontà di Francesco De Mura con i quali ereditò 180 dei suoi dipinti da mettere all’asta, in modo da avere capitale sostenere attività di beneficenza.

La galleria di immagini
Dal portale di sinistra nel portico della facciata è possibile accedere, salendo al primo piano, alle sale storiche del complesso, dove si trovano anche le raccolte pittoriche di Pio Monte, considerata una delle più importanti di Napoli.

La Quadreria del Pio Monte della Misericordia è composta da 140 tele, sebbene circa 122 siano esposte nelle sale, che vanno dal XVI al XIX secolo, principalmente il risultato di donazioni fatte a beneficio dell’istituzione, tra cui la cospicua collezione lasciata in 1782 del pittore Francesco De Mura, che in origine contava 180 delle sue opere. Un altro nucleo importante di opere d’arte riguarda la donazione dall’eredità di Gennaro Marciano, del 1802, e da quella di Maria Sofia Capece Galeota, avvenuta nel 1933.

Nelle sale museali del palazzo sono inoltre conservati paramenti sacri del XVII e XVIII secolo, altri pezzi di arte applicata, alcuni documenti d’archivio e gli arredi originali del complesso, tra cui lo storico tavolo a sette facce utilizzato per le riunioni dei governatori , realizzato da anonimi intagliatori del diciassettesimo secolo e che è esposto nella seconda anticamera, e il finto guardaroba sulla parete della sala del coretto che nasconde un’apertura grazie alla quale i governatori hanno potuto ammirare la tela del Caravaggio sulla altare maggiore della chiesa.

La Pinacoteca Pio Monte della Misericordia è una pinacoteca di Napoli situata nel complesso Pio Monte della Misericordia.

La pinacoteca è composta da 140 dipinti, di cui 122 esposti nelle sale, principalmente il risultato di donazioni o lasciti testamentari avvenuti durante la vita della fondazione.

Le tele sono esposte in dieci sale storiche al primo piano del palazzo Pio Monte; il nucleo più evidente è rappresentato dalle opere lasciate da Francesco De Mura il 19 agosto 1782, che in effetti donò 180 tele da lui realizzate a condizione che la fondazione le vendesse solo per scopi di beneficenza. Tuttavia, circa 33 di queste opere rimangono in mostra, compresi dipinti e schizzi.

Altre donazioni importanti che arricchirono la collezione artistica furono quella del 9 giugno 1802 di don Gennaro Marciano, che vide tra i preziosi pezzi i dipinti attribuiti a Mattia Preti e i due su Sant’Apollonia e Sant’Agnese di Massimo Stanzione, e poi che della nobildonna Maria Sofia Galeotas Capece, nel 1933, che donò 31 dipinti, tra cui l ‘autoritratto di Luca Giordano, il Sant’Antonio Abate di Jusepe de Ribera e dipinti di Agostino Beltrano e Giovanni Stefano Maja.

La prima apertura della pinacoteca ebbe luogo nel 1973, per volere del politico, e sovrintendente di Pio Monte, Tommaso Leonetti di Santo Janni. I dipinti in mostra provengono quasi tutti dalla scuola napoletana e risalgono dal XVI al XIX secolo.

Sala riunioni
Superata la prima rampa della monumentale scalinata, passando per la statua del David di Andrea Falcone (1674), si raggiunge il primo piano della pinacoteca. Accolti nella grande Sala delle Assemblee, dove due volte all’anno si tiene l’Assemblea Generale degli Associati, composta da circa 240 membri, che si incontrano per eleggere nuovi Governatori, ascoltare il rapporto sulle attività di beneficenza e approvare i bilanci. La grande sala è utilizzata, se necessario, per conferenze, eventi culturali e concerti di beneficenza.

Studio dei governatori
La sala era chiamata Sala dei Governatori del Culto e dell’Ospedale, perché un tempo l’ambiente era probabilmente destinato a un ufficio che si occupava del Culto e dell’Ospedale di Elena d’Aosta. L’ufficio era gestito dal Pio Monte della Misericordia fino a 1969. Oggi la sala conserva parte degli schizzi di Francesco de Mura e il prezioso dono del governatore Fernando De Montemayor, con arredi e paramenti sacri della metà del XVIII secolo.

Vecchia sala governativa chiamata Crest hall
Questa sala fu chiamata “del vecchio governo” perché fino al ’70 del secolo scorso qui i governatori si riunivano per decidere sulle attività di beneficenza. Viene chiamato anche “hall of crest” per il simbolo, con sette montagne sormontate da una croce, riprodotte sul pavimento. Tutte le tele esposte in questa stanza sono realizzate da Francesco De Mura, dipinti e schizzi lasciati nel 1782 a Pio Monte per aiutare, come afferma il testamento del pittore, “i signori bisognosi e le donne”; è il più importante della collezione, testimonianza dell’ampia produzione del principale pittore napoletano della seconda metà del settecento. Nella sala sono esposti anche gli arredi sacri in argento di Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento di nobili spagnoli e paramenti sacri della famiglia Sanfelice di Bagnoli.

Studio del sovrintendente
Il sovrintendente è il rappresentante legale dell’istituzione ed è eletto tra i sette attuali governatori. La figura fu introdotta nel 1843 senza abolire il potere collegiale dei sette governatori, che insieme decidono su tutte le attività. Le tele, quasi tutte appartenenti al diciassettesimo secolo, la scrivania, le due librerie in legno intagliato che contengono volumi antichi, rendono la stanza unificata e raccolta come un ufficio che viene ancora utilizzato per le visite ufficiali. Nell’ufficio vi è anche la testimonianza di ciò che rimane del Sacro Tempio della Scorziata (1579) attraverso l’esposizione dell’argento sopravvissuto appartenente a questa antica opera di carità all’interno della città.

Stanza del Coretto
Stupenda è la sua salubre, questa piccola stanza ha una doppia apertura: dal balcone è possibile ammirare la guglia di Cosimo Fanzago dedicata a San Gennaro nel 1631, e la cupola della Cappella del Tesoro di S. Gennaro; nella parete di fronte al balcone, un armadio in legno nasconde un coro matroneo, che si affaccia sulla Cappella, costruito per assistere alle funzioni religiose. Da qui è possibile ammirare uno spettacolare panorama della Cappella con il capolavoro di Caravaggio. In questa sala, oltre a numerosi dipinti seicenteschi, si trova una vetrina con una serie completa di antichi paramenti sacri, in filigrana d’oro con decorazioni floreali, donata dalla famiglia Piromallo Capece Piscicelli, appartenuta al cardinale Girolamo d’Andrea, che visse a metà del XIX secolo.

Sala del governo
La sala è la testimonianza dell’impegno costante dell’istituzione: secondo lo statuto del 1603, ogni venerdì i sette governatori siedono attorno a questo tavolo per decidere le attività che devono essere attuate. La poltrona rossa sottolinea la potenza e la posizione del sovrintendente. Il segretario generale si siede con loro per verbalizzare la sessione. Nell’archivio storico del Pio Monte sono conservati tutti i registri di questi incontri, dalla fondazione ad oggi, che contengono più di quattrocento anni di intensa attività di beneficenza nella zona. La sala contiene anche preziosi oggetti liturgici appartenenti al Pio Monte della Misericordia, alla famiglia Sersale e alla Compagnia Reale e all’Arciconfraternita dei Bianchi dello Spirito Santo.

Sala Fracanzano
Oltre ai grandi dipinti di Cesare Fracanzano, questa sala espone tre grandi dipinti del vicino Museo Gaetano Filangieri con i ritratti ufficiali di alcuni esponenti delle famiglie de Sangro e Guevara, associati a Pio Monte della Misericordia.