Stanze del lato nord al piano superiore, la Rocca Fortezza, borgo medievale di Torino

La fortezza è una copia di numerosi castelli piemontesi e valdostani, è composta da quattro piani: il seminterrato che ospita le prigioni; il piano terra, invece, l’ingresso, l’atrio, il cortile, la camera dei soldati, le cucine (dei servi e dei nobili) e la sala da pranzo; il primo piano ospita il guardiano della camera da letto che controllava l’accesso alla fortezza, l’anticamera baronale, la sala baronale (copia della sala spagnola del castello di Manta Saluzzo), la camera da letto ispirata alla camera del re di Francia Castello di Issogne, l’oratorio, la camera della damigella d’onore e la cappella.

Cappella
Nella cappella partecipano tutti gli abitanti del castello: i signori vicino all’altare, i servitori in fondo alla stanza, separati da un cancello di legno, come nella cappella del castello di Issogne. Nel presbiterio, il sacerdote celebra di fronte l’altare, guardando l’immagine sacra e leggendo il testo liturgico in latino sul messale illuminato. Le pareti e la volta della cappella sono affrescate: ai lati l’Annunciazione e l’Ascesa di Cristo al Calvario, nella volta i quattro Evangelisti, tutti riprodotti da uno dei principali monumenti del XV secolo piemontese, il precetto di S. Antonio di Ranverso.

Sul presbiterio, la volta a crociera è dipinta come un cielo stellato, con voluminose nervature dorate e dipinte e una chiave di volta con lo stemma dei Conti di Sfida. A destra, la porta della sagrestia e il lavabo murato presentano cornici architettoniche in stile gotico, calpestate da quelle in pietra esistenti nella chiesa di S. Giovanni di Saluzzo, così come il ciborio sulla parete opposta. Nella stessa chiesa fu copiato il pavimento con piastrelle quadrate bianche, verdi e blu, studiato da Alfredo D’Andrade anche nella cappella del Marchese del castello di Revello.

In evidenza funziona

Porta cuscino
Clementina e Maria Broglia, 1884
Tessuto di lana verde ricamato con filo di seta e filo dorato; raso di seta, pelle scamosciata, piuma d’oca, 54×58 cm
Il cuscino, posto sull’altare, serve per contenere il messale durante la celebrazione. Le lettere IHS, un trigramma del nome di Gesù, sono ricamate in rilievo in caratteri gotici. Fu ricamato dalle contesse Clementina e Maria Broglia che, con altre donne torinesi, collaborarono alla preparazione della fortezza ricamando cuscini e tovaglie. Il modello è tratto da uno dei primi repertori di antichi disegni tessili, pubblicato nel 1877 da Dupont Auberville: Art industriel. L’ornamento dei tessuti: recueil historique et pratique.

Candeliere per la candela di Pasqua
Albino Pichetto, 1884
Battuto e dipinto, ferro, 195x51x51 cm
La benedizione della candela pasquale è il momento culminante del sabato santo. È accompagnato dal canto dell’Esulteto, un atto di lode e ringraziamento a Cristo con cui viene annunciato il mistero della Redenzione. La grande candela simboleggia l’offerta di grazie; è illuminato su un imponente candelabro con un accentuato sviluppo dell’altezza che simboleggia il “pilastro di fuoco” che ha guidato il popolo di Israele nel deserto dell’Egitto.

Incensiere
Azienda Stocchero & Rocci, 1884
Bronzo traforato, sbalzato, cesellato e dorato; ferro, iscrizione: Stocchero e Rocci / Torino / 1884, incisa sotto, 28x15x8x96 cm
Il turibolo è un vaso usato nelle funzioni religiose per espirare il fumo dell’incenso. Consiste in una tazza, contenente le braci ardenti su cui poggiano i grani di incenso, e un coperchio perforato per la dispersione del fumo e l’attivazione della combustione. Nel XIV e XV secolo, il turibolo, sospeso su quattro lunghe catene per farla oscillare, assume l’aspetto di un’elaborata costruzione architettonica, con torri, guglie e pinnacoli.

Salita di Cristo al Calvario
Giuseppe Rollini, 1884
Affresco con finiture a tempera
La scena dell’ascesa di Cristo al Calvario, con Simone di Cirene che aiuta Gesù a portare la croce, riproduce una delle lunette dipinte da Giacomo Jaquerio nella sagrestia di S. Antonio di Ranverso, negli anni vicini al 1420. Sì, lo è una delle pagine più importanti del gotico internazionale nel nord Italia, in cui la forte espressività delle figure e la loro sensibilità umana rappresentano il punto di partenza di una tradizione piemontese che raggiungerà il pieno Rinascimento con Giovanni Martino Spanzotti e con gli accenti patetici del Sacro Monte di Varallo coordinato da Gaudenzio Ferrari.

I quattro evangelisti
Giuseppe Rollini, 1884
Affresco con aggiunte secche
I quattro evangelisti sono rappresentati sulla volta, seduti su una sedia intenta a scrivere i Vangeli. Sono riconoscibili grazie ai loro attributi: San Giovanni, con l’aquila, San Luca con il bue, San Marco con il leone alato e San Matteo, con l’angelo. Riproducono gli Evangelisti dipinti sulla volta della sagrestia di Sant’Antonio di Ranverso di Giacomo Jaquerio, intorno al 1420. Il modello riprodotto nel Borgo fu un riferimento importante per tutto il XV secolo in Piemonte: lo stesso schema iconografico si trova infatti nella cappella di San Biagio a San Pietro di Pianezza, ripresa da un maestro di cultura jaqueriana, e ancora molto più lontano (1482) nel ciclo dipinto da Giovanni Canavesio nella chiesa di Pigna (Imperia).

Finestra con vetro temperato
1950
Vetro dipinto con fascette di piombo, 206,5x82x6,5 cm
La vetrata si sovrappone alle fedeli copie di due originali del 1503 conservati dal 1867 al Museo Civico di Torino. Rappresentano la fuga in Egitto e Gesù tra i dottori e provengono dalla cappella del castello di Issogne; i cartoni preparatori sono attribuiti al genovese Pietro Vaser. I soggetti sono parte integrante del programma iconografico con le Storie della Vergine e dell’Infanzia di Cristo, che si svolge sulle pareti e nel polittico dell’altare della cappella della Valle d’Aosta. L’intera disposizione della sala è dovuta a Giorgio di Challant, abate della collegiata di Sant’Orso di Aosta e signore feudale del castello, il cui stemma reca l’emblema. Nel 1884 Pietro Guglielmi fu l’autore delle copie fatte per la cappella della Rocca,

Altare
Luigi Gasperini, 1884
Intagliato, dipinto, dorato, legno, 120x219x113 cm
La tavola dell’altare riproduce quella della cappella del castello di Issogne, un bell’esempio di intaglio tardogotico del XV secolo. La parte anteriore è divisa in pannelli scolpiti con motivi decorativi in ​​rilievo sullo sfondo dipinto di rosso e blu. Sulla tovaglia dell’altare di lino poggiano il messale, sorretto da un cuscino come un supporto musicale e due candelabri in metallo.

Ciborio
1884
Stucco dipinto
Il ciborio è la struttura a baldacchino, posta sopra o vicino all’altare, dove è collocata l’Eucaristia. Supportato da due angeli, questo ha una forma architettonica, con la porta di legno incorniciata da un doppio arco traforato appoggiato su colonne gotiche. Riproduce il ciborio di pietra verde della cappella marchese di S. Giovanni di Saluzzo, un eccezionale complesso decorativo della fine del XV secolo – inizio del XVI secolo che chiude la stagione gotica internazionale in Piemonte.

Icona
Bernardo Gagliardi, 1934
Legno intagliato, 130x202x5,5 cm
Copia di un frontale in legno intagliato, dorato e dipinto con le Storie di Maria Maddalena del Museo Civico di Arte Antica di Torino. Il manufatto originale, attribuito a uno scultore di Aostan della fine del XIII secolo noto come Maestro di Villeneuve, fu esposto sull’altare della cappella nella fortezza nel 1927; quando, nel 1934, tornò al Museo Civico nella nuova sede di Palazzo Madama, una copia fu commissionata allo scultore Bernardo Gagliardi. Nel 1884, per il periodo della mostra, al suo posto fu esposto un trittico in legno intagliato raffigurante la storia della Vergine e San Giuseppe, un’opera fiamminga dei primi decenni del XVI secolo di proprietà della famiglia Pensa di Marsaglia, ora nel Museo Civico di Bruxelles.

Sala da damigella d’onore
Ospita la stanza signora, amica e aiuto della signora nella sua vita nel castello. L’ambiente è di piccole dimensioni, ben arredato e decorato. Le pareti sono dipinte a losanghe con le iniziali del re Arduino, secondo un modello copiato dal castello di Strambino. Gli abiti sono riposti in una cassapanca nella parte inferiore del letto, come nell’uso di campi itineranti; su una credenza intagliata poggiano gli attrezzi per filare la biancheria e la canapa: il fuso, il coniglio, un filatoio. Alla luce della finestra e vicino al calore del grande camino, viene posizionato il lavandino, per la toilette quotidiana. Come la camera baronale, la stanza ha un bagno privato: una piccola stanza a strapiombo sul fossato del castello, con una sede perforata.

In evidenza funziona

Cassone
Legno intagliato, pelle goffrata e dorata, tessuto strutturato, 56x97x41 cm
La facciata e i lati sono decorati con scene di vita cortese nel giardino: uomini e donne elegantemente vestiti conversano attorno a una fontana monumentale. All’interno della copertina si legge la frase Laces Whom Love non aveva nulla che affascina i venti. Il tema dell’amore si riferisce a una destinazione femminile del corpo, forse nuziale: contiene l’abito della damigella d’onore e i suoi vestiti. Il nome Joanus Vacchetta è inciso sotto il coperchio con i domini data 1907. Giovanni Vacchetta è stato professore di ornato al Museo Industriale di Torino e direttore del Museo Civico di Arte Antica dal 1913 al 1920.

La Fortezza
Costituisce il punto focale, alto rispetto alla via del Borgo. È la casa signorile fortificata, con sontuose sale piene di mobili, arredi, tessuti, per mostrare gli usi della vita del XV secolo. L’armatura, le armi, i passatempi lasciati nella stanza delle armi degli uomini, la sala da pranzo, la cucina, offrono un’idea veramente “palpitante e parlante” di un castello sabaudo del XV secolo. Oltre la sala del trono, dove sfilano i Prodi e gli Heroine, la camera da letto colpisce per il grande baldacchino con le tende ricamate; la cappella chiude il sentiero.

L’esposizione di Torino ha proposto di offrire una sezione artistico-architettonica, l’idea di un padiglione che riprendesse stili architettonici di diverse epoche e regioni d’Italia è stata definitivamente abbandonata, a favore di un progetto basato su un solo secolo (il XV secolo) e un unico territorio culturale (la Valle d’Aosta e il Piemonte).

Inizia così la ricerca preliminare per la costruzione del borgo medievale, costituito da un villaggio e un castello a torretta. Prodotto dell’invenzione nel suo insieme, ogni elemento architettonico, decorativo e d’arredo del Borgo è riprodotto con precisione filologica da modelli originali del XV secolo, rintracciabili all’epoca in Piemonte e Valle d’Aosta, rilevati e studiati personalmente dai membri di la Commissione. L’immenso lavoro di ricerca e riproduzione dei modelli procedette a un ritmo accelerato.

il 12 dicembre 1882 fu posata la prima pietra della Rocca (il castello), il 6 giugno 1883 fu posata la prima pietra del paese, il 27 aprile 1884 fu inaugurato il Borgo alla presenza dei sovrani d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia. La fortezza poteva essere visitata all’interno e le sue stanze completamente arredate riproducevano una dimora signorile del XV secolo.

La costruzione del borgo e della fortezza si ispira a numerosi castelli in Piemonte e in Valle d’Aosta. Il cortile della fortezza è una fedele copia del castello di Fénis. La fontana del melograno è copiata dal castello di Issogne e la chiesa del villaggio dalla chiesa di Avigliana. La linea di difesa è quella del castello di Verrès. La sala da pranzo è ispirata a quella del castello di Strambino, l’anticamera baronale e la grande sala degli affreschi sono come nel castello di Manta, e quella del matrimonio è modellata sul tipo di castello Challant, con il mistico motto “FERT” in evidenza nel blu della stanza.

Borgo medievale e fortezza di Torino
Il Borgo Medievale di Torino, o borgo medievale, fu inaugurato nel 1884 in occasione dell’Esposizione generale italiana. Offre una ricostruzione di edifici e decorazioni tardo-medievali effettuata sulla base di rigidi criteri filologici. Numerosi intellettuali, storici, artisti e tecnici hanno preso parte al progetto coordinato dall’architetto Alfredo D’Andrade.

I progettisti hanno tratto ispirazione da oltre 40 siti e ripercorso le caratteristiche artistiche e architettoniche degli edifici del XV secolo in tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta, alcuni dei quali sono ora scomparsi. Situato nel Parco del Valentino, un grande parco che corre lungo le rive del Po, il Borgo Medievale è senza dubbio un’attrazione popolare in tutti i periodi dell’anno. Il villaggio comprende strade, piazze, fontane, fortificazioni, decorazioni e affreschi, vere case e botteghe artigiane, dove i visitatori possono assistere alla lavorazione di metallo e carta e acquistare manufatti di vario genere.

La Rocca o fortezza è il punto forte del tour attraverso il villaggio. È una residenza aristocratica fortificata le cui stanze sono riccamente decorate con mobili, accessori e tessuti che riflettono lo stile di vita della nobiltà nel Piemonte del XV secolo. Un’aggiunta più recente, dal 1998, sono i giardini medievali con piante che sarebbero state coltivate in quel momento, così come le specie botaniche locali. Le piante sono state identificate attraverso ampie ricerche bibliografiche e iconografiche e sono ora curate con metodi organici.

Il Borgo Medievale è diventato un’attrazione e un museo molto speciali per i visitatori che risponde a una serie di requisiti: ricerca, storia popolare, divertimento, attrazione turistica. Inoltre, viene offerta una serie di eventi che riflettono queste diverse categorie di visitatori.