Camere lato sud al piano superiore, Rocca della Fortezza, Borgo medievale di Torino

La Rocca si ispira a numerosi castelli in Piemonte e in Valle d’Aosta. Il secondo piano ospita la camera da letto del guardiano che controllava l’accesso al ponte levatoio, all’anticamera e alla sala del barone, la sala ispirata al castello di Issogne, re dell’oratorio francese, la sala della “Damigella” e la cappella.

Camera da letto
Molto grande, la camera da letto è un ambiente privato, un posto dove stare per la castellana che la intrattiene con le sue signore per leggere o ricamare. Si riproduce, nel soffitto dipinto con rosette, nel grande camino, nella decorazione plastica delle porte corrispondenti – che conducono all’oratorio e alla sala delle damigelle -, la stanza chiamata il re di Francia del castello di Issogne. Ha pareti ricoperte di tappezzerie di seta con il motto Savoia e numerosi arredi: due cassapanche intagliate per contenere abiti e una credenza per oggetti di uso quotidiano, un tavolo rotondo e varie sedute. Sulla parete esterna si apre la porta della latrina, mascherata dall’arazzo, come si trova in un’elegante sala del castello di Verres.

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Tappezzeria
Manifattura Guglielmo Ghidini, 1884
Seta broccata, damasco con filo metallico 298×54 cm
Eseguito dalla manifattura torinese di Guglielmo Ghidini su disegno di Federico Pastoris, il tessuto è diviso in losanghe, disegnato da un filo annodato. Le maglie romboidali presentano alternativamente i simboli Savoia: il motto fert e la croce con estremità a tre lobi. Nel 1928, in cattive condizioni, fu parzialmente sostituito dalla stessa società Ghidini, che aveva conservato i cartoni jacquard preparati nel 1884.

Cassone
Carlo Arboletti, 1949
Legno intagliato, ferro battuto, 79x159x61 cm
Presenta ai lati e sui pannelli frontali intagliati con motivi di archi e rosette gotiche; in uno degli specchi frontali è riportato l’emblema dei Challants. Riproduce una cassa dell’ultimo decennio del XV secolo di proprietà nel 1884 di Vittorio Avondo, che ne fece un’eredità nel 1911 al Museo Civico di Arte Antica. L’oggetto proveniva da Sant’Orso di Aosta, molti dei cui arredi in legno furono commissionati da Giorgio di Challant, priore della Collegiata dal 1468 al 1509. Le cassapanche e le cassapanche sono arredi ampiamente usati nelle residenze medievali, come mobili multifunzionali, utili anche per il trasporto e il trasferimento del loro contenuto. Nel XV secolo sostituirono ancora gli armadi, che ospitavano anche abiti e accessori di abbigliamento.

Letto a baldacchino
Struttura in legno: Carlo Arboletti. 1949-1954. Legno intagliato e cerato. 306 x 205 x 236 cm
Cortine: Istituto delle Rosine, Torino, 1884. Seta combinata taglio velluto, lino ricamato lino, taffetà. 225 x 145 cm
Coperta: Fratelli Sandrone, Torino, 1883, velluto di seta a taglio semplice, applicazione di ricamo in filo di seta e filo d’argento e oro, raso di cotone, 260 x 283 cm
Il letto a baldacchino, che forma una piccola stanza con tende chiuse in grado di trattenere il calore, è una caratteristica dei castelli, in particolare quelli di montagna. La struttura in legno è scolpita con motivi decorativi ispirati alle bancarelle del coro Staffarda, dall’inizio del XVI secolo, conservate nel Museo Civico di Arte Antica di Torino. Poggia su una piattaforma di legno con porte apribili in cui è stata conservata la biancheria. Dotato di materassi, lenzuola e cuscini tardo medioevali in lino, il letto è coperto da una ricca coperta recante lo stemma di Amedeo IX di Savoia ricamato in rilievo. Tutt’intorno, le pesanti tende sono decorate con strisce di lino ricamate in seta rossa con un motivo di rami popolati di esseri reali e fantastici, su un modello preso dalla tunica di Belmonte, dalla fine del 14 ° secolo, conservato anche nel Museo Civico. Nel 2007, i prodotti tessili sono stati restaurati e riportati su un nuovo velluto di seta, simile all’originale identificato da un frammento trovato sotto lo stemma.

Lavamani
Prospero Castello, 1884
Ferro battuto e dipinto, ferro, 188×74 cm
Composto da treppiede, bacinella e water sospeso, ha un design elaborato, decorato con foglie, viticci e grappoli d’uva. Il lavandino è un mobile diffuso nei castelli medievali, comodo per vestirsi quotidianamente. L’autore, da Torino Prospero Castello, era proprietario dal 1882 di un’azienda specializzata nell’opera artistica del ferro battuto. Fu premiato alle Esposizioni Nazionali di Torino, nel 1884 e nel 1911, a Palermo nel 1891, e in quella internazionale di Parigi, nel 1889.

Oratorio
Ha pareti in pietra decorate con veli di seta ed è coperto da una volta a crociera con mensole figurate, copiate dal coro di San Giovanni di Saluzzo. La piccola stanza è dedicata alle preghiere dei signori, che si ritirano lì in ricordo delle loro preghiere, accompagnate solo da una signora o un signore della stanza. Di fronte all’immagine sacra c’è un inginocchiatoio scolpito nella pergamena, sull’altare poggia un libro di ore.

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Velario
Agata La Spina, 2010
Taffettà serigrafati manuali, frange di seta, 21 fogli, 180 x 66 cm
Le pareti dell’oratorio sono coperte da una tenda di seta (velario), legata con lacci a una bacchetta di ferro sospesa a due metri di altezza. La decorazione stampata in rosso e verde riproduce il disegno dell’abito della regina Semiramide, raffigurato nel ciclo di eroi ed eroine dipinto nella sala baronale e copiato dal Castello della Manta. L’uso di mettere i veli sulle pareti delle stanze, e specialmente dei luoghi dedicati alla preghiera, è ampiamente documentato nel Medioevo da immagini (miniature, dipinti) e inventari. A volte, venivano imitati con solo la vernice sul muro, drappeggiati e spostati per fingere il tessuto. Il museo si è ritirato nel 2010, per motivi di buona conservazione, i più antichi veli in deposito, facendo contemporaneamente le copie in mostra.

Libro delle ore
Bottega Fagnola, Torino, 2010
Stampa fotografica su carta, rilegatura in pelle stampata a caldo, 22 x 15 cm
È un manuale di preghiera per i laici, composto da testi liturgici, brani evangelici, preghiere. Il termine “libro delle ore” deriva dalla pratica medievale di leggere certe preghiere o devozioni in diversi momenti della giornata. Destinati a clienti di alto rango, i libri delle ore sono adornati con miniature figurative, tra cui miniature a tutta pagina e fantasiose miniature decorative accanto ai testi. Ogni volume raccoglie testi diversi.

Il cuore è costituito dalle “Ore della Vergine”, una serie di preghiere e salmi devozionali da leggere in onore di Nostra Signora durante le ore canoniche. Un calendario con l’indicazione dei santi e quattro brevi letture del Vangelo di solito iniziano il volume, seguito da una o due preghiere alla Vergine (Obsecro te e O intemerata). Dopo le Ore della Vergine, arrivano le Ore della Croce e le Ore dello Spirito Santo, brevi, composte da un inno, un antifona e una preghiera. Infine, i salmi penitenziali con le litanie e l’Ufficio dei morti. Il manufatto nell’oratorio riproduce il Libro delle Ore di Deloche, un manoscritto in pergamena del 1465 raffigurato dal miniaturista del Principe di Piemonte e dai suoi collaboratori, di proprietà di Palazzo Madama – Museo Civico di Arte Antica di Torino.

dittico
Rodolfo Morgari, Pietro Rosso, 1883
Tempera su pannello, legno di noce intagliato e dorato, 90x147x8 cm
L’immagine sacra sospesa sopra l’altare rappresenta l’Annunciazione. È stato dipinto da Rodolfo Morgari, artista addestrato all’Accademia Albertina di Torino. Dal 1858 fu “pittore e restauratore dei palazzi reali” e realizzò la decorazione di varie chiese, tra cui S. Teresa a Torino, la chiesa parrocchiale di S. Maurizio Canavese e S. Sebastiano di Biella. Le figure della Vergine e dell’Angelo sono disposte all’interno delle valvole di un dittico con una cornice intagliata e dorata dall’ebanista Pietro Rosso.

Sala Baronale
L’imponente sala è il luogo in cui il signore riceve ambasciatori e cavalieri ed esercita giustizia e comando. Riproduce la sala del castello di Manta dei signori di Saluzzo (Cuneo): sono il motto “Leit” ripetuto sulla base dipinta e nelle volute del soffitto. Sulla parete destra sono raffigurati Eroi ed Eroine dell’antichità, che guidano il lavoro del Signore con il suo esempio; di fronte, una leggenda diffusa nella cultura cortese, quella della fontana della giovinezza.

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Fontana della Giovinezza
Francesco Chiapasco, 1950-51
Dipinto su tela
La fonte della giovinezza è la fonte miracolosa che restituisce la giovinezza agli anziani che vi si tuffano. La scena dipinta racconta l’arrivo di anziani di ogni ceto sociale (i re e i loro cortigiani, trainati da cavalli su un carro coperto e il più umile sul dorso di un mulo o spinti su un carretto), desiderosi di fare il bagno nel Fontana. Il prodigio si svolge nella vasca da bagno: le coppie ringiovanite si abbracciano, poi escono e indossano abiti alla moda e ricominciano a godersi i piaceri della vita. Il dipinto riproduce l’affresco nella sala del castello di Manta, eseguito intorno al 1420 dallo stesso maestro della serie di eroi ed eroine. Autore della copia per la Rocca del Borgo Medievale fu, nel 1884, Alessandro Vacca, un artista torinese addestrato all’Accademia Albertina. La tela,

Prodi ed eroine
Francesco Chiapasco, circa 1950
Tempera su tela
Le figure a grandezza naturale rappresentano Prodi ed Heroine dell’antichità, personaggi eroici famosi per la loro virtù. Vi sono nove figure maschili e nove femminili: Ettore, Alessandro Magno e Giulio Cesare (di religione pagana), Giosuè, David e Giuda Maccabeo (di fede ebraica), Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione (cristiani); le regine Delfile, Sinope, Hippolita, Semiramide di Babilonia, Etiope, Lampeto, Tamari, Teuca e Pentesilea. Il tema dei nove coraggiosi si sviluppò nella letteratura cortese e cavalleresca nel XIV secolo; tra il XIV e il XV furono aggiunte eroine. Le figure riproducono la serie di Prodi ed Eroine dipinte nella sala del Castello della Manta da un artista ancora sconosciuto (che prende il nome di “Maestro della Manta”) per volere del Marchese Valerano, intorno al 1420: illustrano i personaggi cantati nel poema Le Chevalier Errant, composto nel 1396 da Tommaso III di Saluzzo, padre di Valerano. Le tele della fortezza medievale furono dipinte nel 1884 da Alessandro Vacca. Distrutti da un bombardamento nel 1943, furono sostituiti nel 1950 con copie identiche fatte dal professor Chiapasco.

Cuscino
Clotilde Cacherano d’Osasco, 1884
Tela ricamata con filo di lana, interno in camoscio imbottito in piuma d’oca, 62×62 cm
Il cuscino ha una forma adatta per sedili con braccioli, con fianchi concavi e angoli accentuati per formare orecchie sporgenti. Il motivo decorativo, con quattro leoni stilizzati disposti attorno a un vaso, deriva da una tovaglietta ricamata ad ago su un bicchiere di proprietà del pittore e collezionista Vittorio Avondo, poi acquisita dal Museo Civico di Arte Antica di Torino. Sul retro del cuscino, in un angolo, il nome di Clotilde d’Osasco è ricamato in caratteri corsivi, una delle nobildonne che hanno partecipato alla preparazione della fortezza ricamando numerosi cuscini.

Antisala Baronale
È il luogo di attesa per coloro che devono avere un pubblico nella sala del trono. Le pareti sono dipinte per imitare un rivestimento in tessuto, su due lati ci sono panche dall’alto in noce intagliato, copiate dai mobili quattrocenteschi del castello di Issogne. La porta d’ingresso è dotata di una bussola in legno, scolpita in pergamene e intrecciata con archi gotici; il camino porta lo stemma dei Challants, come nel castello di Fénis. Il soffitto ha anche un modello valdostano ed è diviso in spessi quadrati decorati con una stella al centro. La sala, così come quella del trono e della camera da letto, fu gravemente danneggiata durante un bombardamento del 1943: tutti gli arredi e le decorazioni fissi e mobili furono rifatti dopo la guerra riproducendo quelli originali.

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Tappezzeria falsa
Francesco Chiapasco, circa 1950
Tempera su intonaco
La decorazione dipinta riproduce i fogli di un ricco tessuto di seta strutturato con uno sfondo rosso e blu. Il disegno, che descrive lo sviluppo intrecciato di un ramo, con fiori di cardo o melograno all’interno di palmette a lobi, è il disegno tipico dei velluti tardo medioevali, comunemente chiamati “griccia”. È copiato dall’arazzo dipinto nella stanza del re di Francia del castello di Issogne. La stesura sulle pareti dell’antisala, eseguita nel 1884 da Alessandro Vacca, fu persa nel successivo crollo di un bombardamento nel 1943: fu poi ridipinta, con lo stesso modello, da Francesco Chiapasco, responsabile di tutti i rifacimenti pittorici .

Bussola
Lione, Torino, 1951
Legno intagliato, ferro battuto, 337x163x39 cm
La bussola è una fedele riproduzione dell’originale del 1884, realizzata dai fratelli Bosco su un modello di sculture della Valle d’Aosta, distrutta dalla caduta di pezzi incendiari sulla Rocca nell’estate del 1943. La bussola era frequente mobile dei castelli medievali , situato vicino alle porte esterne per evitare la dispersione di calore dalle stanze riscaldate dai caminetti e dai bracieri.

Tavolo a cavalletto
Azienda Curti, 1951
Legno intagliato, 84×165,5×98 cm
Il piano rettangolare poggia su due cavalletti intagliati, con colonne architettoniche sul davanti e un raffinato gioco di rose traforate sul lato. Riproduce il tavolo realizzato da Carlo Arboletti per il marchese Fernando Scarampi di Villanova, esposto nel 1884 nella camera da letto, a sua volta una copia di un originale quattrocentesco conservato nel castello di Issogne. Questo modello di tavolo ebbe molto successo: Carlo Arboletti ne fece diverse copie su commissione (per lo stesso castello di Issogne, per i castelli di Camino e Gabiano, per la Villa Reale di Gressoney), tra cui anche quello rimasto nella Rocca dopo il ritorno del prototipo al Marchese Scarampi.

Lumiera
Giuseppe Guaita, 1883
Ferro battuto e dipinto, 130×110 cm
I lumiere appesi al soffitto, che trasportano candele o lampade a olio, sono arredi diffusi nelle eleganti residenze della fine del XV secolo. Ha tre braccia che riproducono draghi ispirati alle miniature medievali. Fu costruito da Giuseppe Guaita, un fabbro originario di Trino Vercellese, che per molti anni condusse la Bottega del Ferro al villaggio medievale, situato al piano terra dell’Hospice dei pellegrini.

Stanza del guardiano
È un luogo di controllo e difesa: si trova sopra l’atrio, l’unica entrata al castello. Da qui il guardiano abbassa l’otturatore metallico per difendere la porta attraverso un argano. In caso di attacco, la tempesta scarica sopra l’ingresso e consente ai difensori di colpire gli assedianti che provano a sfondare la porta; una botola aperta nel pavimento offre un’ulteriore possibilità di offesa contro coloro che sono riusciti a penetrare nel castello. Senza mobili se non pochi posti a sedere, dipinse alberi sulle pareti con nobili scudi posti dietro una viminata: il modello per questa decorazione fu copiato nel castello di Manta (Saluzzo), dove fu successivamente slavato.

La Fortezza
Costituisce il punto focale, alto rispetto alla via del Borgo. È la casa signorile fortificata, con sontuose sale piene di mobili, arredi, tessuti, per mostrare gli usi della vita del XV secolo. L’armatura, le armi, i passatempi lasciati nella stanza delle armi degli uomini, la sala da pranzo, la cucina, offrono un’idea veramente “palpitante e parlante” di un castello sabaudo del XV secolo. Oltre la sala del trono, dove sfilano i Prodi e gli Heroine, la camera da letto colpisce per il grande baldacchino con le tende ricamate; la cappella chiude il sentiero.

L’esposizione di Torino ha proposto di offrire una sezione artistico-architettonica, l’idea di un padiglione che riprendesse stili architettonici di diverse epoche e regioni d’Italia è stata definitivamente abbandonata, a favore di un progetto basato su un solo secolo (il XV secolo) e un unico territorio culturale (la Valle d’Aosta e il Piemonte).

Inizia così la ricerca preliminare per la costruzione del borgo medievale, costituito da un villaggio e un castello a torretta. Prodotto dell’invenzione nel suo insieme, ogni elemento architettonico, decorativo e d’arredo del Borgo è riprodotto con precisione filologica da modelli originali del XV secolo, rintracciabili all’epoca in Piemonte e Valle d’Aosta, rilevati e studiati personalmente dai membri di la Commissione. L’immenso lavoro di ricerca e riproduzione dei modelli procedette a un ritmo accelerato.

il 12 dicembre 1882 fu posata la prima pietra della Rocca (il castello), il 6 giugno 1883 fu posata la prima pietra del paese, il 27 aprile 1884 fu inaugurato il Borgo alla presenza dei sovrani d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia. La fortezza poteva essere visitata all’interno e le sue stanze completamente arredate riproducevano una dimora signorile del XV secolo.

La costruzione del borgo e della fortezza si ispira a numerosi castelli in Piemonte e in Valle d’Aosta. Il cortile della fortezza è una fedele copia del castello di Fénis. La fontana del melograno è copiata dal castello di Issogne e la chiesa del villaggio dalla chiesa di Avigliana. La linea di difesa è quella del castello di Verrès. La sala da pranzo è ispirata a quella del castello di Strambino, l’anticamera baronale e la grande sala degli affreschi sono come nel castello di Manta, e quella del matrimonio è modellata sul tipo di castello Challant, con il mistico motto “FERT” in evidenza nel blu della stanza.

Borgo medievale e fortezza di Torino
Il Borgo Medievale di Torino, o borgo medievale, fu inaugurato nel 1884 in occasione dell’Esposizione generale italiana. Offre una ricostruzione di edifici e decorazioni tardo-medievali effettuata sulla base di rigidi criteri filologici. Numerosi intellettuali, storici, artisti e tecnici hanno preso parte al progetto coordinato dall’architetto Alfredo D’Andrade.

I progettisti hanno tratto ispirazione da oltre 40 siti e ripercorso le caratteristiche artistiche e architettoniche degli edifici del XV secolo in tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta, alcuni dei quali sono ora scomparsi. Situato nel Parco del Valentino, un grande parco che corre lungo le rive del Po, il Borgo Medievale è senza dubbio un’attrazione popolare in tutti i periodi dell’anno. Il villaggio comprende strade, piazze, fontane, fortificazioni, decorazioni e affreschi, vere case e botteghe artigiane, dove i visitatori possono assistere alla lavorazione di metallo e carta e acquistare manufatti di vario genere.

La Rocca o fortezza è il punto forte del tour attraverso il villaggio. È una residenza aristocratica fortificata le cui stanze sono riccamente decorate con mobili, accessori e tessuti che riflettono lo stile di vita della nobiltà nel Piemonte del XV secolo. Un’aggiunta più recente, dal 1998, sono i giardini medievali con piante che sarebbero state coltivate in quel momento, così come le specie botaniche locali. Le piante sono state identificate attraverso ampie ricerche bibliografiche e iconografiche e sono ora curate con metodi organici.

Il Borgo Medievale è diventato un’attrazione e un museo molto speciali per i visitatori che risponde a una serie di requisiti: ricerca, storia popolare, divertimento, attrazione turistica. Inoltre, viene offerta una serie di eventi che riflettono queste diverse categorie di visitatori.