Infinito, Velocità, Etica, Natura, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino

La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (GAM), per celebrare la collezione civica celebra 150 anni dalla sua istituzione, propone quattro nuovi temi per una diversa reinterpretazione dei suoi capolavori: il terzo appuntamento di un viaggio, quando il museo completamente rinnovato la disposizione delle sue collezioni permanenti, abbandonando il criterio cronologico e ordinando le opere esposte in ordine tematico, secondo un metodo che prevede la rotazione del patrimonio, oltre 47.000 dipinti, disegni, sculture, installazioni e video, con la possibilità di distribuire secondo modelli interpretativi trasversali e riscoprendo così capolavori che non sono stati esposti da tempo.

Le due precedenti produzioni (nel 2009 e nel 2011) hanno coinvolto otto diversi esponenti del pensiero italiano: Gender, View, Childhood e Specularity; Anima, Informazione, Malinconia e Lingua sono gli otto temi proposti finora. La natura stimolante di questa scelta prevede una durata transitoria: il layout tematico deve poter essere rinnovato periodicamente, dando spazio a nuove ispirazioni. Ecco perché oggi il museo cambia di nuovo, usando lo stesso schema e coinvolgendo quattro nuovi professionisti: il professore di estetica Federico Vercellone, il famoso architetto Massimiliano Fuksas, il presidente della FIAT John Elkann, la scrittrice e giornalista Luciana Castellina. I nfinito, Speed, Nature ed Ethicsthey sono i percorsi scelti, che seguono i quattro corridoi del primo e del secondo piano, presentando alcuni capolavori già esposti,

Il primo piano del museo ospita l’Infinito, un tema proposto da Federico Vercellone, Professore di Estetica all’Università di Torino, che così scrive nel suo testo: “L’infinito è detto in molti modi. È l’immensità degli spazi celesti, è l’infinità della serie numerica, quella dell’amore, e ce ne sono ancora molte altre. “In questo modo, viene affrontato un tema che contempla categorie di indagine come, tra l’altro,” caos, divenire, illimitato “. L’opera d’arte risponde a questa indagine tra il finito e l’infinito, reso tangibile nell’immaginazione romantica da paesaggi che richiamano la categoria del sublime, con scenari maestosi, pieni di drammaticità come, ad esempio, il diradamento di una tempesta di Giuseppe Camino.

Lo specchio di Lifedi Pellizza da Volpedo mostra una processione di pecore che si staglia sul lontano orizzonte. Passiamo quindi dal blu di Yves Klein concepito come il colore dell’assoluto, al bianco di Piero Manzoni considerato dall’artista un non colore che crea un senso di vuoto, un nulla che getta l’idea di infinito, ai tagli e buchi di Lucio Fontana, che porta l’immaginazione a qualcosa di “altro”, intangibile e indefinibile, che si trova oltre la tela. Il mirroring moltiplica l’immagine e la allunga all’infinito, per questo motivo una sala è dedicata alle famose superfici a specchio di Michelangelo Pistoletto. Infine, la realtà a volte si trasforma in un sogno, che percepiamo nei maestosi paesaggi di Humbaba ed Einschüsse di Anselm Kiefer.

Il nuovo itinerario espositivo prosegue al primo piano, con la galleria dedicata alla velocità, un tema proposto da John Elkann, presidente della FIAT, che afferma: “Il rapporto tra uomo e velocità è un tema moderno e allo stesso tempo molto antico” . La velocità “condiziona l’azione e il pensiero, segue un ritmo così rapido da superare la natura, tendendo all’infinito”.

Si inizia con il prologo dedicato alla pittura del diciannovesimo secolo che ospita le “pennellate” e le pennellate veloci dei capolavori di Tranquillo Cremona Benedetto Junck e L’edera, per poi proseguire nella stanza successiva con dipinti moderni, che vede Hans Hartung e Karel Appel come un segno dipinto, che lascia tracce impetuose sulla tela. Passando attraverso la velocità raccontata dall’incidente automobilistico di Andy Warhol e dalla grande ruota di sedie di Marc Andrè Robinson, si raggiunge la sala dedicata al ritmo, con la ripetizione dei segni astratti di Giuseppe Capogrossi e Carla Accardi. Il futurismo, che ha fatto della velocità la base del suo manifesto, è rappresentato nella sala dedicata alle interpenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla, accanto allo studio di Umberto Boccioni per la città che sale. Il tour termina con il principale simbolo di velocità:

Il secondo piano parte dal corridoio ed è dedicato all’etica, un tema proposto dal famoso architetto Massimiliano Fuksas. Il prologo dedicato alle opere del XIX secolo raccoglie dipinti in cui il tema etico si contrappone alla visione del suo opposto. Il male raccontato da After the duel di Antonio Mancini e la cellula della follia di Giacomo Grosso agisce quindi come contrappunto alla visione del bene assoluto, espressa con l’azione morale di rinuncia al trono papale descritta nella Deposizione di papa Silverioby Cesare Maccari.

L’etica legata all’architettura e all’ambiente, una riflessione su cui si basa il testo di Fuksas, è rappresentata nella seconda sala, dove le sculture di Giuseppe Uncini in cemento armato grezzo mescolato con ferro sembrano voler denunciare la furia dell’uomo sul territorio; segnala che A Christmas! Al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli applica la disperazione alla triste e anonima stanza di ricovero per i poveri.

Il paesaggio urbano è infine riassunto nell’opera di Mario Sironi come in quella di Marco Tirelli, che delinea con linee essenziali un paesaggio denso fatto di verticale e orizzontale. Un soffio di ottimismo offre a Nicola de Maria più avanti che con il suo regno musicale dei fiori, l’Universo senza bombe percorre il percorso del colore e della musica, per poi svanire in seguito con le inquietanti installazioni di Christian Boltanski. Continua con i capolavori di Amedeo Modigliani e Antonio Canova, insieme a una recente acquisizione di Marina Abramović.

Passiamo quindi attraverso le sale in cui sono esposte opere che rimandano all’etica della storia (Marino Marini e Luigi Mainolfi) fino a raggiungere la sala dedicata alle opere di Felice Casorati. Termina con l’etica religiosa rappresentata da Religione di Innocenzo Spinazzi, Apocalisse di Scipione e Schüttbild di Hermann Nitsch.

Il percorso termina con il tema Natura proposto dalla scrittrice e giornalista Luciana Castellina, che descrive la natura stessa come un “concetto sovrabbondante e metafisico: nella natura siamo dentro, ma non proprio. E per millenni abbiamo discusso di dove siamo relazione con te “.

Il prologo del diciannovesimo secolo è interamente dedicato alla natura nostalgica, romantica e letteraria di Antonio Fontanesi, tra atmosfere rurali in cui il tempo sembra sospeso e segnato dall’unico ritmo di vegetazione e luce. Passando attraverso lo spazio che indaga la rappresentazione di elementi naturali essenziali (aria, acqua, terra e fuoco) con l’Elogio del fuoco di Eduardo Chillida e il fiore di fiamma di José Maria Sicilia in stretto dialogo con le nature morte di Filippo de Pisis e Mario Mafai, proseguiamo nella sala dedicata ad Alberto Burri e Medardo Rosso, artisti che anche in periodi diversi hanno caratterizzato la loro ricerca con l’uso di materiali organici e naturali.

Gli artisti dell’Arte Povera, rappresentati nella sala accanto con le opere di Mario Merz, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio, riflettono con le loro opere sui processi di trasformazione della natura: dalla crescita biologica spontanea dell’albero del Penone di 5 metri, al analisi dei processi alchemici della stella in bronzo con acidi e pergamena di Zorio. La natura “meccanica” o artificiale diventa predominante nell’arte di Fortunato Depero, Alberto Savinio e Fernand Leger le cui poetiche sono combinate con opere più recenti, come le sculture in poliuretano di Piero Gilardi e il recente acquisto del museo: Doppelpilzvitrine (vetrina con funghi doppi) di Carsten Höller.

Dopo un passaggio in cui troviamo il ritorno alle origini primordiali della natura come divinità femminile rappresentata dall’imponente scultura di Arturo Martini, insieme alle raffigurazioni informali dei paesaggi di Renato Birolli ed Ennio Morlotti, il viaggio termina con dimensione fisica e metafisica della natura morta con salame di Giorgio De Chirico rispetto allo scenario barocco delle 4 tavole imbandite di Sissi, recenti acquisizioni.

Storia della collezione
Torino è stata la prima città italiana a promuovere una collezione pubblica di arte moderna come parte integrante del suo Museo Civico, aperto nel 1863. Le collezioni erano originariamente ospitate con le antiche collezioni d’arte in un edificio vicino alla Mole Antonelliana.

Nel 1895 furono trasferiti in un edificio vicino a corso Siccardi (ora corso Galileo Ferraris), che era stato costruito anni prima per una mostra d’arte e dove rimasero fino al 1942.

Dopo la distruzione dell’edificio durante la seconda guerra mondiale, l’attuale edificio, progettato da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, fu eretto nello stesso sito e fu inaugurato nel 1959. Successivamente l’edificio divenne inutilizzabile nei primi anni ’80 e fu riaperto al pubblico nel 1993 dopo una profonda riqualificazione.

Le collezioni comprendono attualmente oltre 45.000 opere tra dipinti, sculture, installazioni e fotografie, oltre a una vasta collezione di disegni e incisioni e una delle più importanti collezioni europee di film e video d’arte. Sulla base di questa gamma di partecipazioni, il GAM mantiene fedele al suo originale impegno nella ricerca contemporanea e promuove l’interazione permanente tra le sue opere storiche e il dibattito culturale contemporaneo sviluppando il suo programma espositivo al fine di collegare strettamente il presente e lo storico collezioni.

Le opere della collezione sono state sistemate e cambiate nel tempo, così i visitatori possono riscoprire le collezioni e aggiornare il loro approccio analitico ai suoi capolavori. Quindi il lavoro dei principali artisti italiani del diciannovesimo secolo, come Fontanesi, Fattori, Pellizza da Volpedo e Medardo Rosso, e di artisti del Novecento come Morandi, Casorati, Martini e De Pisis, possono tornare al tempo presente e mostrare la loro profondità attraverso stretti confronti con le opere delle passate avanguardie internazionali, di cui il Museo conserva importanti esempi che vanno da Max Ernst a Paul Klee e Picabia. Contiene anche opere delle nuove avanguardie del secondo dopoguerra e una delle più vaste collezioni di Arte Povera, tra cui opere di Paolini, Pistoletto, Zorio Anselmo, Boetti, Penone e opere d’arte contemporanea,

In evidenza funziona

Quadri

La morte del conte Josselin di Montmorency (1825), di Massimo D’Azeglio
Pietro Micca (1858), di Andrea Gastaldi
Ritratto di Giuseppe Antonio Petrolini (1802-1804), di Giuseppe Mazzola
Ritratto di Carolina Zucchi (La donna malata) (1825), di Francesco Hayez
Ritratto del figlio dell’artista (1885), di Pierre-Auguste Renoir
The Red-Headed Girl (1915), di Amedeo Modigliani
Orange Car Crash (1963), di Andy Warhol
Il battesimo (1930), di Antonio Donghi
Surface 141 (1955), di Giuseppe Capogrossi
Bather in the sun (Ariadne Abandoned) (1931), di Giorgio de Chirico

sculture

Young Beethoven (1874), di Giuseppe Grandi
Saffo (Erma di Saffo) (1819-1820, di Antonio Canova
The Religion (1794), di Innocenzo Spinazzi
Schiavo (1877), di Giacomo Ginotti
Aetas aurea (1904-1908), di Medardo Rosso
Omaggio a Billie Holiday (1964), di Pino Pascali
Lunar Landscape (1959), di Louise Nevelson
Young Man (Seated-Young Man) (1930), di Arturo Martini
Red Mobile (1961), di Alexander Calder
Ritratto in rilievo di Claude Pascal (1962), di Yves Klein

Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino
La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino si trova in via Magenta 31 a Torino, Italia. Fu fondata tra il 1891 e il 95. Ospita le collezioni artistiche permanenti del XIX e XX secolo. Fa parte della Fondazione Torino Musei, che comprende anche il MAO (Museo d’Arte Orientale), Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja (Museo Civico di Arte Antica), il borgo medievale e la fortezza.

GAM – la Galleria civica di arte moderna e contemporanea – è il più antico museo di arte moderna in Italia. Dall’apertura al pubblico nel 1863 numerosi capolavori sono stati aggiunti alle sue collezioni nel tempo. Allo stato attuale, le collezioni GAM comprendono oltre 47.000 opere, che vanno da dipinti e sculture a installazioni e arte fotografica, oltre a una ricca collezione di disegni e incisioni, e una delle più grandi collezioni di film e video dell’artista in Europa.

Sulla base di questo patrimonio, GAM continua ad attuare il suo originale impegno nella ricerca contemporanea collegando costantemente le sue opere storiche al dibattito culturale di oggi e garantendo che il programma espositivo sia strettamente correlato con le collezioni. Le opere delle collezioni sono esposte in raggruppamenti tematici che cambiano nel tempo, garantendo che i visitatori vedano sempre le collezioni da una nuova prospettiva e possano fare una nuova analisi dei capolavori della Galleria.

Opere sia dei principali artisti italiani del diciannovesimo secolo, come Fontanesi, Fattori, Pellizza da Volpedo e Medardo Rosso, sia dei maestri del XX secolo, tra cui Morandi, Casorati, Martini e De Pisis, hanno riacquistato la loro capacità di parlare al presente, e di mettere in mostra tutta la loro complessità alla pari con le opere delle storiche avanguardie internazionali, esempi eccezionali dei quali sono presenti anche nella collezione: da Max Ernst a Paul Klee e Picabia, nonché opere della nuova avant del dopoguerra -garde movimenti, con una delle più grandi collezioni di Arte Povera – tra cui opere di Paolini, Boetti, Anselmo, Zorio, Penone e Pistoletto – ma anche l’attuale produzione artistica a cui GAM dedica ampio spazio espositivo.