Architettura romanica in Italia

L’architettura romanica in Italia copre un periodo di produzione architettonica più ampia di altri paesi europei, dai primi esempi intorno alla metà del secolo XI in su, in alcune regioni, per tutto il XIII secolo.

Caratteristiche generali
Come in tutto il romanico, molti elementi architettonici sono utilizzati non solo dal punto di vista funzionale ma anche simbolico (12 colonne raffiguranti i dodici apostoli, asse lungo della navata con una leggera inclinazione che indica la testa di Gesù piegata sulla croce alla morte, ecc.) . Tuttavia, ci sono anche elementi che derivano dalla situazione geografica e circostanziata dell’Italia: il fatto che la Sicilia fosse nelle mani dei musulmani e che gran parte dell’Italia meridionale facesse parte di Bisanzio implicava una serie di influenze peculiari di questa penisola

Un altro elemento a sé stante è il riutilizzo e l’uso di templi paleocristiani o basiliche dell’antichità, adattandoli ai modi dell’architettura romanica. Da qui la maggior parte delle chiese di una sola navata con il profilo di base dei monumenti funerari utilizzati dai primi cristiani.

Data la crescente venerazione delle reliquie, il tempio romanico di solito ha una cripta normalmente sotto il presbiterio. Corridoi sotterranei con nicchie furono costruiti per posizionare le candele. Tuttavia, questi corridoi sono stati progressivamente riempiti con altri elementi come altari laterali, offerte e depositi di elemosine e altri accessori.

Un elemento comune alle chiese romaniche è il campanile situato vicino alla facciata o nella zona dell’abside.

Varianti regionali
Il panorama artistico è molto vario, con “romanico” regionale con le sue caratteristiche, sia per quanto riguarda le tipologie costruttive che i materiali utilizzati. Grande varietà è data anche dai numerosi materiali utilizzati, che dipendevano fortemente dalla disponibilità locale, dato che le importazioni erano molto costose. Infatti, in Lombardia il materiale più utilizzato era il mattone, data la natura argillosa del terreno, ma questo non si applica a Como, che invece aveva una grande disponibilità di pietra; in Toscana, invece, gli edifici in marmo bianco di Carrara con inserti in marmo serpentino verde non sono rari; in Puglia veniva usato il limpido tufo calcareo. A parte il caso pugliese, da Roma in giù il romanico tende a diventare più raro e mescolare con caratteristiche di origine bizantina e araba.

Puoi identificare alcune aree principali:
l’area lombarda ed emiliana, che ha influenzato la maggior parte del nord Italia, dal Veneto occidentale alla Liguria;
Venezia, con caratteristiche peculiari influenzate dall’architettura bizantina;
la zona di influenza pisana: la Toscana settentrionale fino a Pistoia, la Sardegna e la Corsica, così come altre zone costiere isolate;
il romanico fiorentino o “proto-rinascimento”;
la cintura adriatica dalle Marche al Molise
Umbria e Alto Lazio, crocevia di più influenze;
Roma;
l’area della campana;
l’area pugliese;
Sicilia e Calabria, con forti influenze bizantine e normanne ma nella prima, anche araba.
La Sardegna con influenze pisane, longobarde e francesi meridionali.

Architettura romanica lombarda ed emiliana
La Lombardia, intesa come territoriale più ampio delle unità odierne, comprendente l’Emilia e altre aree limitrofe, fu la prima regione a ricevere le novità artistiche dall’Oltralpe, grazie al movimento ormai secolare degli artisti lombardi in Germania e viceversa.

Queste influenze furono elaborate secondo schemi tipicamente italiani, come quelli offerti dal primo esempio dell’abbazia di Pomposa (dal magister Marzulo), consacrati nel 1026, con un campanile iniziato da Magister Deusdedit nel 1063. C’è un originale due- decorazione a colori, attraverso l’uso di mattoni rossi e bianchi, e per la prima volta in Italia la facciata è decorata con sculture, in questo caso da bassorilievi finemente scolpiti e forati con rami e animali ispirati forse ai tessuti sasanidi della Persia. Anche il campanile è precoce sia per tipologia (isolato dal corpo della chiesa, secondo un modello che poi divenne tipicamente italiano), per lo stile delle decorazioni, con archetti pensili e pilastri che muovono la muratura, forati dal apertura di finestre ad arco via più ampia. Si pensa che queste caratteristiche siano state importate dal mondo bizantino e armeno.

Più vicini ai modelli germanici sono le chiese di Santa Maria Maggiore a Lomello (1025 – 1050) e San Pietro al Monte a Civate (con una doppia abside opposta).

Importante è il primo esempio della Basilica di Sant’Abbondio a Como, con cinque navate coperte da travi in ​​legno, dove c’è un doppio campanile nello stile del Westwerk tedesco e una decorazione della facciata esterna con archi ciechi e pilastri, così come una notevole collezione scultorea dei Maestri Comacine.

Tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, in uno stile romanico già maturo, la basilica di Sant’Ambrogio fu ricostruita a Milano, dotata di volte a crociera a costoloni e di un disegno molto razionale, con una perfetta corrispondenza tra il disegno nel piano e gli elementi in elevazione. L’isolamento stilistico di Sant’Ambrogio non doveva essere così pronunciato come oggi, rispetto all’epoca della ricostruzione, quando c’erano altri monumenti che erano stati perduti o pesantemente manomessi nel corso dei secoli (come la cattedrale di Pavia, Novara, Vercelli , eccetera.).

Altri sviluppi sono testimoniati dalla Basilica di San Michele Maggiore a Pavia, con la facciata costituita da un unico grande profilo pentagonale con due tetti inclinati, divisi in tre parti da contrafforti, e, nella parte superiore, decorata da due gallerie simmetriche di piccoli archi su colonne. che seguono il profilo di copertura; il forte sviluppo verso l’alto è sottolineato anche dalla disposizione delle finestre, concentrate nell’area centrale. Il modello di questa chiesa fu ritrovato anche nelle chiese di Pavia, San Teodoro e San Pietro in Ciel d’Oro (consacrate nel 1132), ed è stato sviluppato nella cattedrale di Parma (fine XII-inizio XIII secolo) e nella città di Piacenza (iniziato nel 1206).

La cattedrale di Modena è una delle testimonianze ricevute in modo più unitario e coerente di tutte le architetture romaniche. Fondato nel 1099 dal Lanfranco lombardo (forse Como), fu costruito in poche decine di anni, quindi non presenta significativi inserimenti gotici. Con tre navate senza transetto e tre absidi, era precedentemente coperto da capriate lignee, che furono sostituite con volte a crociera solo nel XV secolo. La facciata inclinata riflette la forma interna delle navate, ed è divisa in tre grandi pilastri mentre il centro è dominato dal portale con un protiroon a due piani (il rosone e i portali laterali sono successivi). Le continue serie di logge all’altezza del “matroneo”, racchiuse da archi ciechi, che circondano la cattedrale tutt’intorno, creano un effetto ritmico di chiaroscuro, molto copiato in costruzioni successive. Di straordinario valore e importanza è il kit scultoreo composto dai famosi rilievi di Wiligelmus e dei suoi seguaci. La Basilica di San Zeno a Verona è l’esempio più diretto di derivazione dal Duomo di Modena.

Venezia
A Venezia il capolavoro architettonico di questo periodo fu la costruzione della Basilica di San Marco. Iniziato dal doge Domenico Contarini nel 1063 su un edificio preesistente, fungeva da cappella palatina di Palazzo Ducale e non dipendeva dal patriarca di Venezia. Si può dire che la basilica sia finita solo nel XIV secolo, ma tuttavia costituisce un insieme unitario e coerente tra le varie esperienze artistiche a cui è stata sottoposta nei secoli.

La basilica è una congiunzione quasi unica tra arte bizantina e occidentale. Il piano è una croce greca con cinque cupole distribuite al centro e lungo gli assi della croce, collegati da archi. Le navate, a tre a tre, sono divise da colonnati che convergono verso i massicci pilastri che sostengono le cupole; non sono fatti come un blocco unico di muratura ma articolati a sua volta con quattro pilastri e una piccola cupola.

Elementi di origine occidentale sono invece la cripta, che interrompe la ripetitività di una delle cinque unità spaziali, e la collocazione dell’altare non al centro della struttura (come nel martirio bizantino), ma nella zona absidale ad est. Per questo motivo le braccia non sono identiche, ma sull’asse est-ovest hanno una navata centrale più ampia, creando così un asse longitudinale principale che trasmette lo sguardo verso l’altare.

L’esterno era sontuosamente decorato dopo la presa di Costantinopoli nel 1204, con lastre di marmo, colonne policrome e statue nude della capitale bizantina. Più o meno nello stesso periodo le cupole furono sollevate, per essere visibili dall’esterno, e fu progettata la piazza porticata di San Marco. L’interno è coperto da preziosi mosaici realizzati in un arco di tempo che va dall’inizio del secolo XI al XIII secolo (per non parlare dei rifacimenti rinascimentali e delle aggiunte nella facciata dei secoli XVIII e XIX).

Architettura romanica nella zona alpina
A San Candido c’è un importante esempio di architettura romanica nell’area alpina, la collegiata di San Candido, che presenta, come spesso accade in quelle zone, elementi derivati ​​da diverse culture, essendo collocata lungo un valico in cui correva il confine geografico Italia e area settentrionale.

Architettura romanica in Toscana
Il romanico pisano fu sviluppato a Pisa quando era una potente Repubblica Marinara, dalla seconda metà dell’XI al primo del XIII secolo, e irradiato ai territori controllati dalla Repubblica di Pisa (Corsica e parte della Sardegna incluso) e una cintura della Toscana settentrionale da Lucca a Pistoia. Il carattere marittimo del potere pisano e la peculiarità degli elementi stilistici tipici del suo stile hanno fatto sì che la diffusione del romanico pisano si estendesse ben oltre la sfera di influenza politica della città. Le influenze pisane si trovano in diversi punti dell’area mediterranea, così come le coste dell’Adriatico (Puglia, Istria)

La prima realizzazione fu la cattedrale di Pisa, iniziata nel 1063 – 1064 da Buscheto e proseguita da Rainaldo, che fu consacrata nel 1118. Come a Venezia, l’architettura pisana fu influenzata da quella Costantinopoli e dall’architettura bizantina in generale, con la quale la Repubblica aveva forti contatti commerciali. Elementi di possibile influenza bizantina sono il matronei e la cupola ellittica con corona a bulbo, posta in modo “lombardo” all’intersezione delle braccia, ma elementi orientali sono stati reinterpretati secondo uno specifico gusto locale, arrivando a forme artistiche di notevole l’originalità, ad esempio l’interno a cinque navate con colonnati (ex croce greca, ampliata a pianta latina da Rainaldo), ispirato alla scomparsa della cattedrale romanica di San Martino in Lucca, ha una spazialità tipicamente paleocristiana.

Elementi tipici del romanico pisano sono l’uso della loggia sospesa, ispirata all’architettura lombarda, ma moltiplicata per coprire diverse facciate e archi ciechi, il motivo della losanga, uno dei tratti più riconoscibili, derivato da modelli islamici nord-africani, e le bande alternate a due colori, derivate da modelli della Spagna musulmana.

Altri capolavori a Pisa sono la famosa Torre pendente (iniziata nel 1173), il primo anello del Battistero (iniziato nel 1153), la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno (fine XII-inizio XIII secolo), la chiesa di San Michele in Borgo.

Da Pisa il nuovo stile arrivò a Lucca, sovrapponendosi al primitivo romanico lucchese conservato nella basilica di San Frediano e Sant’Alessandro Maggiore. La chiesa di San Michele in Foro, Santa Maria Forisportam, la facciata della Cattedrale di San Martino (completata nel 1205), opera degli operai di Guidetto da Como, rappresentano un’evoluzione dello stile pisano in forme ancora più ricche sul piano decorativo. detrimento di originalità architettonica. A Pistoia l’uso del verde pratese marblecombinato in fasce alternate a marmi bianchi, creò effetti di vibrante bicolore (la chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, XII secolo) nonché nella cattedrale di Prato.

A parte il regista ad est, l’influenza del romanico pisano seguì anche una rotta verso sud (la cattedrale di Volterra, la cattedrale di Massa Marittima) assumendo personaggi parzialmente autonomi che parlavano del romanico volterrano.

Il romanico a Firenze
A Firenze tra l’XI e il XII secolo vennero utilizzati alcuni elementi comuni al romanico pisano, ma con un’impronta molto diversa, caratterizzata da una serena armonia geometrica che richiama le opere antiche. Il senso del ritmo nei volumi esterni è evidente nel Battistero di San Giovanni, attraverso l’uso di quadrati, pilastri classici, archi ciechi, ecc. Seguendo un preciso schema modulare che si ripete su otto lati. La datazione del battistero è stata a lungo discussa (edificio romano trasformato in una basilica? Edificio paleocristiano? Edificio romanico?), Anche a causa della scarsità di documentazione. A seguito degli scavi archeologici effettuati dopo il 2000, si è riscontrato che le fondazioni sono due metri sopra il livello della pavimentazione romana, quindi si può dedurre che l’era di piantare l’edificio non è anteriore al nono secolo. L’interno in marmo policromo, fortemente ispirato al Pantheon di Roma, fu tuttavia completato all’inizio del XII secolo (i mosaici pavimentali sono datati 1209 e quelli della scarsella 1218), mentre la prima fase del rivestimento esterno deve risalire a circa nello stesso periodo.

Altri esempi del rinnovato stile fiorentino sono la Basilica di San Miniato al Monte (iniziata nel 1013 e progressivamente completata fino al 13 ° secolo), che presenta una scansione razionalmente ordinata della facciata bicolore, e una rigorosa struttura ispirata al romanico lombardo (tribuna). Il piccolo San Salvatore al Vescovo, la collegiata di Sant’Andrea a Empoli e il volto incompleto della facciata della Badia Fiesolana, insieme a un modesto numero di parrocchie e chiese minori, completano il quadro.

Il resto della Toscana
Fuori dall’influenza culturale delle principali città, la Toscana è straordinariamente ricca di numerose chiese romaniche poste soprattutto nella zona rurale. Molte sono di origine monastica e sono dovute alla presenza di vari ordini, antichi come i benedettini o di nuova origine (riformati) come i cluniacensi o quelli dei camaldolesi e dei vallombrosani. A causa del carattere sovranazionale degli ordini monastici, sono anche ricchi di influenze transmontane o non toscane. Tra questi l’abbazia di Sant’Antimo (metà del XII secolo), fa parte di una piccola classe di chiese italiane ispirate a modelli francesi, con corridoi al ritmo obbligatorio (semplice alternanza di pilastri-colonne), presbiterio a colonne, cappella radiale. L’enorme diffusione di questo tipo in Francia (centinaia di esempi, per lo più allineati lungo le rotte del pellegrinaggio) rende difficile identificare una filiazione diretta. Tipico delle chiese di origine monastica, solitamente ad una sola navata, è la presenza di cripte come nell’abbazia di Farneta a Cortona e nell’abbazia di San Salvatore sul monte Amiata che presenta addirittura il motivo nordico della facciata tra due torri.

Molti dei centri monastici avevano una funzione di hospitium, cioè un centro di accoglienza per pellegrini e viandanti in genere, posti non solo lungo la Via Francigena, ma anche lungo numerosi altri itinerari sulla rotta nord-sud, come le chiese su Montalbano (San Giusto, San Martino in Campo), o quelli verso i vari passi dell’Appennino (San Salvatore in Agna, abbazia di Montepiano).

Architettura romanica in Umbria, Marche e Alto Lazio

Umbria
Anche in Umbria alcune chiese mostrano influenze longobarde, sebbene combinate con elementi più classici derivati ​​da resti antichi sopravvissuti nella regione. È il caso della Basilica di Santa Maria Infraportas a Foligno, delle chiese di San Salvatore a Terni o di Santa Maria Maggiore ad Assisi.

Simili tra loro sono le soluzioni più originali della cattedrale di Assisi (San Rufino, dalla metà del XII secolo) o la cattedrale di Spoleto (iniziata nel 1175) o la chiesa di San Pietro extra moenia sempre a Spoleto, caratterizzata da una rottura della facciata, in un chiaro schema geometrico. Anche a San Pietro le piazze erano decorate con preziosi rilievi marmorei con scene sacre e allegoriche. In alcune chiese, come nella cattedrale di Spoleto, troviamo mosaici di influenza romana.

Marche
Nelle Marche i modelli offerti dall’architettura lombarda ed emiliana vengono rielaborati con originalità e combinati con elementi bizantini legati all’utilizzo di modelli a pianta centrale. Ad esempio, la chiesa di Santa Maria di Portonovo nei pressi di Ancona (metà del XI secolo) o la cattedrale di San Ciriaco (tardo XI secolo – 1189), hanno una pianta a croce greca con una cupola all’incrocio delle braccia e un protiro in facciata che incornicia un portale fortemente allargato.

Un esempio ancora più fedele ai modelli bizantini è la pianta a croce greca all’interno di una piazza della chiesa di San Claudio al Chienti (XI-XII secolo) o di San Vittore alle Chiuse a Genga (XI secolo) dove è presente anche una cupola centrale cinque absidi (tre sul fondo e due sui lati).

Lazio
Nel Lazio settentrionale molti edifici, soprattutto nei centri minori, rivelano il lavoro diretto degli artigiani lombardi, soprattutto nei pilastri o nelle volte. Tuttavia, le influenze longobarde filtrate dall’Umbria furono concimate con la tradizione classica ininterrotta: a Montefiascone con la chiesa di San Flaviano ( inizio XII secolo), a Tarquinia con la chiesa di Santa Maria a Castello (iniziata nel 1121), a Viterbo con altre basiliche (Santa Maria Nuova, San Francesco a Vetralla, la cattedrale, San Sisto, San Giovanni in Zoccoli), tutte probabilmente decorate da artigiani lombardi che in alcuni casi hanno anche partecipato alla definizione di architettura.

In particolare la chiesa di Santa Maria Maggiore di Tuscania, costruita in due fasi dal XII secolo al 1206 con una pianta basilicale di derivazione paleocristiana ma con gli elementi di facciata della derivazione padana come il portale fortemente strombato con leoni stilofori e la rappresentazione di Sedes Sapietiae (la Madonna con il bambino seduto) scolpita nell’architrave, dove le gambe della Madonna pendono letteralmente dalla superficie scolpita. Sempre a Tuscania si trova la splendida chiesa di San Pietro, caratterizzata da un raffinato rosone dei maestri comaschi. Nel campanile della cattedrale di Gaeta, le esperienze spaziali romane e bizantine si fondono a fianco di temi islamici, risalenti alla seconda metà del XII secolo; seguendo la ricostruzione della vecchia cattedrale, appare oggi completamente isolata dal suo contesto originale.

Architettura romanica a Roma
A Roma con l’impulso di pontefici coinvolti nell’opera di riforma della chiesa, come Pasquale II, Onorio II, Innocenzo II e Gregorio VII, si registrò un’intensa stagione architettonica, riprendendo intenzionalmente la tradizione della basilica paleocristiana a tre navate su colonne , presbiterio rialzato con altare a baldacchino, tetto in legno, abside centrale decorata con mosaici, portico architravato di fronte alla facciata che è generalmente risolto con una superficie liscia, senza pareti e talvolta adornato con mosaici. L’influenza longobarda, per quanto presente, può essere rintracciata nella costruzione di vari campanili in mattoni, con cornici, mensole, bifore e trifore.

Nella basilica di San Clemente e in Santa Maria in Cosmedin (ricostruita nel XII secolo sui resti del VI secolo) nella navata furono usati alcuni pilastri alternati a una serie di tre colonne, ma senza una precisa logica costruttiva come in lo stile romanico.

A Santa Maria in Trastevere (1140 – 1148) c’è un’interpretazione molto tradizionale con colonne ioniche dell’architrave, anche se sormontata da un ordine superiore ai pilastri tra cui si aprono le finestre.

Più interessante del panorama architettonico era il pittorico e il mosaico, con grandi cantieri per la decorazione interna della Basilica di San Clemente, Santa Maria in Trastevere e Santa Maria Nuova, dove ancora prevalevano motivi costantinopoli.

Durante questo periodo, lasciarono i maestri di marmo romani (le famose famiglie dei Cosmati e dei Vassalletto), la cui attività superò anche i confini del Lazio. I loro elaborati intarsi con marmi colorati e tessere di vari materiali lapidei venivano applicati a pavimenti e arredi liturgici come pulpiti, cibori, altari, cattedrali, candelabri pasquali, ecc. Talvolta venivano utilizzati per decorare spazi architettonici più complessi e vari, come il chiostri di San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le Mura (prima metà del XIII secolo), con coppie di colonne alternativamente lisce, ritorte o contorte e più o meno mosaici.

Architettura romanica in Abruzzo e Molise

Architettura romanica in Campania
Uno dei cantieri più importanti della Campania in epoca romana fu la ricostruzione, commissionata dall’Abate Desiderio (in seguito Papa Vittore III) dell’Abbazia di Montecassino, di cui oggi non rimane nulla. La basilica fu ricostruita sul modello di quelli romani e l’unica eco che rimane è nella chiesa dell’Abbazia di Sant’Angelo in Formis, eretta su commissione di Desiderio dal 1072.

La rinascita di motivi paleocristiani (navate divise da colonnati, presenza di transetto) fu ritrovata anche nella cattedrale di Sessa Aurunca (1103), nella chiesa del Crocifisso di Salerno (X-XI secolo), nella cattedrale di Benevento e nella chiesa di San Rufo a Capua.

Negli edifici del dodicesimo e tredicesimo ci sono invece forti influenze arabo-siciliane e moresche diffuse da Amalfi, come nella cattedrale di Casertavecchia (con archi a sesto acuto, finestre a forma di ferro di cavallo nel transetto e archi intrecciati che poggiano su piccole colonne nel tiburio), nel Duomo di Amalfi (1266 – 1268) e con acuti archi intrecciati nella facciata, sul campanile e nel chiostro; una trama resa ancora più complessa nel chiostro dei cappuccini (1212). A Napoli, tuttavia, il romanico è quasi completamente scomparso, a causa delle successive superfolazioni. Si trova nella zona centrale della Chiesa di San Giovanni a Mare e nel bel chiostro del Convitto nazionale in Piazza Dante: i capitelli e le colonne zoomorfe e antropomorfe sono particolarmente interessanti. A Salerno ci sono opere notevoli di mosaici cosmateschi e intarsi con influenze islamiche.

Romanico pugliese
La Puglia e i suoi porti furono utilizzati dai pellegrini in Terra Santa e furono anche il punto di partenza per molti crociati nel 1090. Il grande flusso di persone determinò l’accoglienza di una grande varietà di influenze che si manifestarono anche nell’architettura.

Uno degli edifici più rappresentativi è la Basilica di San Nicola a Bari, che iniziò nel 1087 e si concluse verso la fine del XII secolo. Esternamente ha un aspetto massiccio, come una fortezza, con una facciata saliente chiusa ai lati da due torri non finite. Il motivo delle torri doppie si riferisce agli esempi transalpini e può essere spiegato anche dalla presenza normanna dell’Altavilla. La decorazione con archi pendenti e la presenza di un protiro (leggermente pronunciato) con leoni sulla facciata richiamano le caratteristiche lombardo-emiliane.

La cattedrale di Bitonto fu costruita tra l’XI e il XII secolo secondo il modello della basilica nicola e ha la facciata divisa in tre parti da pilastri e decorata con archi pensili. La rosetta di sedici diramazioni è fiancheggiata da due sfingi.

Importante anche la cattedrale di Trani: fu costruita a metà del XIII secolo, fu costruita secondo il modello della Basilica di San Nicola a Bari, vicino al mare, come punto di riferimento luminoso grazie alla chiarezza del tufo calcareo usato. La facciata richiama il profilo di quello di San Nicola, ma non è divisa in tre parti da pilastri e non presenta le torri e il portico.

Notevoli sono anche la chiesa del Santo Sepolcro (di origine borgognona) e la cattedrale (iniziata nel 1126) a Barletta.

Ricordiamo inoltre: la Cattedrale di San Sabino a Bari, completata nel 1292, e la Cattedrale di Ruvo, con una facciata saliente caratterizzata dai falsi matronei, e la Concattedrale di Molfetta, che è la più grande delle chiese con una navata principale coperta da cupole in asse. Altre influenze si possono trovare nella chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo a Lecce (con gli echi di Borgognoni, 1180) o nella cattedrale di Troia (con influenze pisane nel registro inferiore, gli armeni nei rilievi appiattiti sull’architrave, i musulmani nel capitelli, bizantini nelle porte di bronzo, completati nel 1119).

Architettura romanica della Sicilia
La Sicilia e i territori fusi nel Regno di Sicilia generalmente risentivano in questo momento di molte influenze diverse, dovute a vicende storiche, politiche e religiose avvenute in quei secoli: due secoli di Emirato (IX-X secolo), la conquista normanna (1016 – 1091) e la nascita del Regno di Sicilia furono eventi che innescarono un processo di complessa stratificazione culturale.

Lo stile è già formulato nei primi anni della conquista, con ampie citazioni dell’architettura cluniacense dovuta alla presenza sull’isola di monaci e priori di origine bretone, uomini di fiducia del Granconte Ruggero. Da un timido accenno dello stile di Mazara ad una più sicura padronanza degli stili a Catania, dove un monastero è fondato a imitazione dell’abbazia di Cluny, l’architettura dell’XI secolo in Sicilia appare incentrata sul concetto di fortezza, lasciando poco spazio per gli apparati decorativi. Sebbene sia stato rifatto in più di un’epoca, il mastio eretto a Paternò costituisce la tesi del sistema di controllo e difesa dei territori di recente conquista. L’aspetto massiccio tradisce un’origine e uno scopo militare (oltre che negli esempi simili, anche se probabilmente successivi, di Adrano, Motta e probabilmente anche di Catania) ei successivi riarrangiamenti non lasciano molti spunti per un confronto con altri linguaggi contemporanei. Tuttavia, la pianta del dungeon è sinonimo di aderenza al sistema di fortezza francese.

Il fiorire dello stile, tuttavia, deve muoversi di circa cento anni, a metà del XII secolo. Il ruolo dell’architettura campana, dove la lingua islamica è già inclusa nel tessuto architettonico di città come Salerno o Amalfi, non sembra essere secondaria allo sviluppo del gusto in Sicilia. Edifici normanni con influenze arabe sono quindi negli edifici palermitani come la Zisa (1154 – 1189 circa), concettualmente ispirati alle sale di rappresentanza fatimide e riccamente decorati dai muqarnas; la Cuba (1180); l’arabeggiante pianta tanta parte della chiesa di San Giovanni degli Eremiti (circa 1140), a pianta cruciforme, come per il San Cataldo (1161 circa). Elementi decorativi come cuscinetti, alfiz e mosaici che rappresentano stelle a otto punte sono molto apprezzati in molti monumenti, come la Martorana (1143). Quest’ultima è un’importante sincronia stilistica con il bizantinismo contemporaneo, insieme alla Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni (1143), menzionata sia nei mosaici, sia nei marmi intarsiati con i cosmati nei pavimenti e nel primo registro delle pareti. Nella Cappella Palatina fu fatto un felice matrimonio tra una croce greca per il presbitero e il corpo della basilica nella navata. I mosaici presentano uno schema più originale rispetto alla “osservanza” della Martorana. Nella sala di Ruggero I al Palazzo dei Normanni c’è anche un unico ciclo profano con scene di giardini e di caccia, passatempi preferiti dei sovrani, che incorpora un’iconografia tipica dei palazzi arabi.

Un’ulteriore ispirazione dall’architettura islamica è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Agrò (1172), il cui nome fu fortunatamente ricevuto dall’architetto Gherardo il Franco e dal mandatario Teosterico Abate di Taormina che fece ricostruire l’edificio. a sue spese (è probabile che la ricostruzione, data la vicinanza delle date, sia dovuta a un crollo avvenuto durante il terremoto del 1169). La chiesa presenta elementi della tradizione nordafricana come archi intrecciati, elementi tipicamente persiani come le cupole polilobate, insieme ad alcuni elementi tipicamente bizantini come il riutilizzo delle colonne romane o la presenza del foro iconostatico.

Altri importanti esempi di edifici del tempo sono le cattedrali di Cefalù (1131 – 1170 circa) e di Monreale (1172 – 1189). In entrambi sono attestate più influenze, che vanno dalle esperienze cluniacensi nell’area dell’abside, ai tipici archi longobardi (a Cefalù), a quelli intrecciati (a Monreale) di influenza araba, alle due torri in facciata che ricordano le transalpine modelli, introdotti dai Normanni.

L’estetica dell’isola siciliana si diffuse rapidamente anche nella Sicilia peninsulare, ovvero le attuali regioni della Calabria e della Basilicata. Le influenze siciliane sono evidenti soprattutto nella resa dei dettagli negli esterni, ma soprattutto nella distribuzione spaziale degli interni. La cattedrale di Gerace (1045) è un esempio efficace del gusto calabrese, piuttosto semplice e spoglio, probabilmente perché appartiene alla prima fase di stile. L’influenza cluniacense si rivela ancora una volta nella distribuzione dei volumi degli ambienti connessi, come nel sistema di illuminazione. A questo proposito è molto interessante confrontare la struttura absidale di Gerace, tagliata da una cornice orizzontale che segue il corso curvilineo delle due absidi e dominata da finestre strombate circolari, e l’analogo catanese dove per la prima volta su Isola si sperimenta la processione di archi a sesto acuto.

Architettura romanica in Sardegna e Corsica
L’architettura romanica in Sardegna ha avuto uno sviluppo notevole e per un lungo periodo. Le sue espressioni furono influenzate, già dalle prime origini, dai contatti con Pisa e in seguito dall’arrivo di numerosi ordini religiosi, provenienti da varie regioni italiane e dalla Francia. Nell’architettura isolana, quindi, si possono trovare influenze toscane, lombarde e transalpine.

Tra le architetture più interessanti, solo per citarne alcune, spiccano la basilica di San Gavino a Porto Torres (prima del 1065), la cappella palatina di Santa Maria del Regno di Ardara (SS), la cattedrale di Sant’Antioco di Bisarcio a Ozieri, la Basilica di San Simplicio a Olbia, la chiesa di San Nicola di Silanis a Sedini, la Cattedrale di Santa Giusta dell’omonimo centro (OR), la chiesa di Santa Maria di Uta (CA), la basilica di Saccargia a Codrongianos e San Nicola a Ottana (NU).
Anche in Corsica ci furono interessanti eventi romanici, caratterizzati da contatti con ambienti prevalentemente toscani come nel caso della (cattedrale di Santa Maria Assunta di Lucciana, chiesa di San Michele in Murato, Santa Maria Maggiore in Bonifacio, ecc.).