Nell’ala più antica dell’edificio si trova l’appartamento in cui Pietro Canonica visse e lavorò, dal 16 agosto 1927 all’8 giugno 1959, il giorno della sua morte. L’appartamento fu aperto al pubblico nel 1988 e annesso al museo, dopo la morte della signora Maria Assunta Riggio Canonica, la seconda moglie dell’artista che continuò a vivere nella casa anche dopo la morte dello scultore. La signora Riggio è stata infatti nominata dal Comune di Roma “Conservatore Onorario” dell’Archivio Canonico.

Le stanze dell’appartamento sono state restaurate e completamente arredate da Pietro Canonica secondo il gusto piemontese del diciottesimo secolo, dando risalto a una concezione degli spazi di rappresentazione che valorizzerebbe la sua immagine pubblica. Ambienti, quindi, che, riflettendo lo spirito dell’artista, della sua epoca e del suo ambiente sociale, costituiscono un esempio unico di casa museo nel panorama museale romano.

Sala con camino
Il camino è realizzato in pietra lavica di Vetralla, risalente al 1581. Il salone è arredato con mobili d’epoca del XVI-XVII secolo. Altre opere in mostra includono un autoritratto, un ritratto e due schizzi in pietra di Canonica, oltre al frontespizio di una colonna sonora e i set per due opere musicali della stessa canonica.

La Sala del Camino è così chiamata per il monumentale camino in pietra lavica, costruito nel 1581, da Vetralla (nella zona di Viterbo dove l’artista aveva una villa).

Nella hall della reception, arredata con preziosi mobili d’epoca del 1500 e del 1600, sono conservate alcune opere in marmo e bronzo e alcuni schizzi scultorei eseguiti da Pietro Canonica.

Tra i dipinti in mostra, un ritratto e un autoritratto dell’artista. Inoltre, qui sono collocati due schizzi ad acquerello per il frontespizio della colonna sonora e per la scenografia della Sposa di Corinto (1918) e Medea (1953), opere messe in musica da Pietro Canonica (che si occupò anche della scenografia ).

Altre opere degne di interesse nella stanza includono:
Bozzetto per il vittoriano, scultura del 1908,
Lo schizzo in gesso è stato realizzato per la parte centrale del Vittoriano. L’opera consiste in un gruppo di Roma con i loro figli in marcia. Sulla destra ci sono “Il Plebiscito” e la “Breccia di Porta Pia”. Ironia della sorte, il lavoro non è mai stato eseguito in quanto è stato nominato membro del sottocomitato reale, quindi non è stato più in grado di partecipare a causa del conflitto di interessi nella costruzione dell’Altare della Patria.
Vetrina su una cassa, risalente al diciassettesimo secolo,
e all’interno del mobile:
un’uniforme di Alessandro II, zar di Russia, risalente al XIX secolo,
una tunica e un mantello orientali,
un vestito orientale.

Corridoio al piano terra
Nel piccolo Corridoio, che collega la Sala del Camino allo Studio, sono esposti tredici dipinti autografi dell’artista raffiguranti alcuni paesaggi rurali di Viterbo, un porto turistico di Forte dei Marmi, una vista dal Po dallo studio torinese dell’artista, lungo le mura particolare interesse risale al periodo in cui Canonica frequentò l’Accademia e un dipinto molto rappresentativo intitolato Suor Luigina al Fortezzuola.

Alle pareti ci sono quattordici dipinti di Canonica raffiguranti vari paesaggi tra cui paesaggi di campagna nella provincia di Viterbo, una vista marina di Forte dei Marmi, una vista del Po e un ritratto di Suor Luigina al Fortezzuola. I dipinti provengono dalla scuola di paesaggio di Torino della seconda metà del XIX secolo.

Si tratta di opere espresse con semplici composizioni ispirate alla verità e eseguite con parsimonia con mezzi pittorici che risentivano del gusto della scuola di paesaggio torinese della seconda metà del XIX secolo.

Nella prima sala a sinistra del corridoio si trova la Biblioteca canonica che raccoglie l’interessante collezione di libri lasciata dall’artista, recentemente aperta al pubblico e arricchita con nuove acquisizioni di libri.

Studia
Lo studio è preservato così come quando ha lavorato. Il soffitto fu restaurato da Canonica a sue spese. Al centro si trova il tavolino con gli strumenti con cui Canonica lavorava e lo schizzo del monumento a Giovanni Paisiello. Alle pareti ci sono ritratti, autoritratti, scorci di paesaggi realizzati dallo stesso Canonica, ci sono anche schizzi di opere tradotte e studi di sculture mai realizzate, una tela di Enrico Gamba e una tela di Demetrio Consola.

Lo Studio mantiene la stessa struttura del tempo in cui l’artista ci ha lavorato. L’ambiente fa parte degli antichi locali un tempo di proprietà della famiglia Borghese.

Il soffitto della stanza, unico originale e non restaurato a spese dello scultore, è realizzato in legno a cassettoni ed è stato dipinto intorno agli anni 1833-1839, quando la villa divenne proprietà di Francesco Aldobrandini Borghese. Sul soffitto ci sono gli emblemi della famiglia Borghese: l’aquila e il drago, la stella a otto punte della famiglia Aldobrandini e i tre caprioli araldici che appaiono tra le braccia di La Rochefoucauld. In effetti, il principe Francesco aveva sposato Adelaide de La Rochefoucould.

Al centro dello Studio c’è il tavolino con gli strumenti di lavoro utilizzati da Canonica, ancora sporco di intonaco e gli ultimi pezzi di argilla lasciati modellare il modello di San Giovanni Bosco, l’ultimo lavoro a cui l’artista si è dedicato. Al centro dell’atelier si trova il cavalletto dello scultore con una base mobile su cui è esposto lo schizzo in gesso della stele del Monumento a Giovanni Paisiello.

Lo studio contiene schizzi preparatori di opere tradotte, quindi, in marmo o bronzo dall’artista e studi di sculture non realizzate. Sulle pareti ci sono dipinti raffiguranti ritratti, autoritratti e scorci di paesaggi realizzati da Canonica “durante le ore di inattività”. Una tela raffigurante uno studio di mani e piedi, donata all’artista dal suo maestro di disegno dall’Accademia Albertina Enrico Gamba (1831-1883) e un’altra tela intitolata Lavandaie di Torino (1891), firmata Demetrio Cosola (1851-1895) sono gli unici dipinti non eseguiti dall’artista esposti nell’atelier.

Tavolino con strumenti. Sul tavolino con gli strumenti di Canonica, ci sono: una piccola squadra di legno, raspe, seghetti, spatola, una bottiglia contenente una resina oleosa sconosciuta ora essiccata, pezzi di argilla usati per il modello di San Giovanni Bosco, l’ultimo lavoro a cui Canonica dedicò lui stesso. A questo tavolo c’è una sedia e un cavalletto.
Stele per il monumento a Paisiello. La stele è una copia dell’originale distrutto da un bombardamento. L’opera è composta da varie figure allegoriche che ricordano la danza, la musica e la poesia.
Inoltre, nella stessa stanza, c’è la bara di Isabella Saluzzo, risalente al XIV secolo, che è realizzata in noce.

Scala
Ai lati della scala che porta al primo piano dell’appartamento sono presenti alcuni preziosi lavori eseguiti da Canonica tra cui lo schizzo per il Monumento a Costantino Perazzi, presidente del Consiglio provinciale di Novara (1901).

Sulle scale ci sono alcuni busti di bambini e quattro sculture in bronzo di Canonica, mentre sul secondo pianerottolo c’è un’armatura giapponese di un samurai risalente al diciassettesimo secolo. L’armatura è in ferro, bronzo dorato, seta e pelle.

Sul secondo pianerottolo c’è un’imponente armatura giapponese di samurai del diciassettesimo secolo.

Corridoio al primo piano
In questo corridoio c’è una console con uno specchio con intagli decorati in stile rococò da operai piemontesi. Al centro dello specchio è collocato un ritratto di Vittorio Emanuele I. I mobili sono stati acquistati da Canonica in un’asta a Torino. Nella prima sala a sinistra del corridoio si trova la Biblioteca canonica con la collezione di libri dell’artista insieme a nuovi acquisti di libri. Alle pareti ci sono alcuni dipinti di vari artisti, tra cui Enrico Gamba e Antonio Fontanesi, c’è anche una settimana.

All’inizio del corridoio al primo piano c’è una console con un grande specchio rettangolare con decorazioni scolpite, laccate e dorate, realizzate in pieno periodo rococò da artigiani piemontesi. Al centro dello specchio c’è un medaglione con il ritratto di Vittorio Emanuele I di Savoia. L’arredamento è stato acquistato dall’artista, insieme a quattro porte con sopra porta e la porta di accesso al secondo pianerottolo, ad un’asta del Palazzo Reale di Torino.

In successione sulle pareti del corridoio ci sono diversi dipinti e disegni tra cui opere di Enrico Gamba, Antonio Fontanesi, Jan Dirk Both, Giovan Battista Quadrone e J. Jaques Callot. Interessante è anche un tavolino, posto sulla parete destra, in ebano intarsiato e in bronzo dorato cesellato con tartaruga, in stile francese di Napoleone III, databile alla seconda metà del XIX secolo.

La Biblioteca. Si compone di 2200 volumi formati dalla collezione privata di Canonica e una sezione sulla scultura e le arti figurative del XIX e XX secolo acquisite di recente. Sono inoltre disponibili gli archivi fotografici e familiari della vedova canonica.

Camera da letto
Dal lato sinistro del corridoio si accede alla cameretta di Pietro Canonica, anch’essa rigorosamente arredata con mobili d’epoca. Il letto è in stile barocco con colonne intrecciate e quattro pomelli in bronzo, mentre un armadio-libreria, una poltrona en cabriolet e un mobile ad angolo sono realizzati in Piemonte (1750 ca.).

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La stanza è arredata con mobili d’epoca. Il letto è in stile barocco. Altri mobili, tra cui una poltrona en cabriolet, sono in stile piemontese. Sulla parete di fondo c’è una deposizione di Cristo.

Ai lati del letto puoi vedere piccole fotografie di famiglia dell’artista. Sulla parete di fondo c’è un dipinto che raffigura una Deposizione di Cristo, opera di un maestro anonimo la cui definizione cronologica e pittorica è ancora allo studio.

Sempre nella sala è esposta la medaglia con le decorazioni onorifiche donate a Canonica, tutte in oro e smalto, con le seguenti medaglie:
due decorazioni come il Grande Ufficiale dell’ordine di Simon Bolivar conferito dal Venezuela;
due decorazioni come grande ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia;
una decorazione come commenda della croce dell’ordine di San Stanislao di Russia;
una decorazione come commenda dell’ordine di Adolfo di Nassau conferita dal Lussemburgo;
due croci del grande ufficiale dell’ordine di San Maurizio e San Lazzaro;
una grande croce dell’ordine della quercia lussemburghese;
una decorazione come comando dell’ordine dei due fiumi dell’Iraq;
una croce al merito civile di Savoia, come un cavaliere

Sala da pranzo
Nella sala da pranzo si trova un enorme tavolo bolognese in noce del XVII secolo. Sul tavolo il ritratto della baronessa Niemptsch (1903). Sulla parete di fondo c’è una credenza con un piatto, su cui sono esposti sedici piatti in peltro (la manifattura è piemontese del 18 ° secolo). Al centro una lastra di rame persiano con decorazioni arabesque in smalto turchese. Ai lati del mobile ci sono due ritratti ad olio su legno che rappresentano lo stesso soggetto: a sinistra Bambino in bianco e a destra Bambino in nero. Le due opere, datate 1895, sono di Vittorio Cavalleri (1860-1938), un pittore torinese, amico di Pietro Canonica, per il quale dipinse altri dipinti esposti nell’appartamento.

In questa stanza al centro c’è un tavolo in noce bolognese risalente al XVII secolo. Sul tavolo è raffigurato un ritratto della baronessa Niemptsch del 1903. Nella parte inferiore è presente una credenza con piatti in peltro piemontese del XVIII secolo e un piatto persiano in rame con decorazioni orientali in smalto turchese. Ai lati della credenza vi sono due dipinti ad olio raffiguranti un bambino, uno bianco e l’altro nero di Vittorio Cavalleri. Un’altra credenza, a forma di trapezio, si trova a sinistra della prima con due piatti savonesi in maiolica con dipinti bianco-blu risalenti alla fine del XVII secolo. Inoltre, su una parete c’è un arazzo fiammingo della metà del XVII secolo.

A sinistra della stanza, una grande credenza trapezoidale di manifattura veneziana (databile all’inizio del XVII secolo). Ai lati della credenza vi sono due grandi piatti savonesi in maiolica dipinta di blu-bianco (fine del XVII secolo). Sulla parete sinistra c’è un arazzo, attribuibile a una scuola francese del XV secolo. Sulla parete opposta un altro arazzo di una manifattura fiamminga della metà del XVIII secolo.

Antisalone
È una piccola anticamera dalla quale si può ammirare la Sala della Musica, l’ambiente più prestigioso e affascinante dell’appartamento. Nell’antisalone c’è un grande dipinto di Vittorio Cavalleri intitolato Donizetti che scrive la sua ultima opera (1897).

All’interno vi è un ufficio del diciassettesimo secolo con intarsi in avorio, una consolle con specchio e due poltroncine di maestri piemontesi risalenti al diciottesimo secolo. Su una parete c’è un dipinto di Vittorio Cavalleri intitolato “Donizetti scrive la sua ultima opera” realizzato nel 1897. Su un tavolino c’è una piccola statua in bronzo raffigurante un “Dopo il voto” copiata dall’autore nel 1921 circa.

Sotto il dipinto è una cassettiera veneziana del XVII secolo, sfaccettata e intarsiata in avorio. Le fotografie incorniciate sono disposte su un tavolo – console con specchio, alcune con dedica. Sono personaggi famosi conosciuti e ritratti dall’artista: la Granduchessa Kirillo di Russia con bambino, la baronessa Toinon von Essen, il generale Scalon e Isabella d’Orleans. Alle pareti due fotografie della regina Maria di Romania, vestite con splendidi abiti tradizionali e copricapo, e anche la fotografia, scattata nel 1910, della Tsarina Alexandra Fedorovna della Russia, mentre posa per Pietro Canonica.

Sala della Musica
La sala è arredata con sedie, poltrone, divani e un angolo fabbricato in Piemonte dal 1750. Sulla parete di fondo sono due porte con porte dipinte, della metà del 18 ° secolo. La Sala è dominata dal pianoforte a coda Erard, al quale Pietro Canonica compose la sua musica.

In questa stanza ci sono arredi di operai piemontesi della metà del XVIII secolo, mentre sulle pareti ci sono dipinti di altri operai piemontesi, tuttavia, a partire dal diciannovesimo secolo, principalmente dall’Accademia Albertina di Torino, un’accademia dove studiò la Canonica . Su un leggio c’è una partitura della Medea, che ricorda l’ultima opera scritta da Canonica. Inoltre c’è un pianoforte a coda Erard, che risale ad un periodo successivo al 1855, inoltre, nella stessa stanza, c’è anche la statua in bronzo, realizzata da Canonica, “La sartina Tina” del 1921, che raffigura una donna seduta con il volto girato alla sua destra e con le mani dietro la schiena ai fianchi, forse nell’atteggiamento di vestirsi.

Sulla musica spicca la partitura del Medea. La sala ospita una notevole collezione di dipinti degli artisti piemontesi più rappresentativi della seconda metà del XIX secolo, che costituisce il nucleo più interessante della collezione d’arte di Pietro Canonica. Si tratta per lo più di pittori di paesaggi dell’Accademia Albertina di Torino. Tra questi: Paesaggio di Antonio Fontanesi (ca. 1865), Tramonto (1892) e La luna sorge sul colle di San Giovanni (1903) di Giovanni Piumati, Bosco di abeti in Val d’Aosta (1905) di Carlo Pollonera e Il parco di Morozzo (1889) di Lorenzo Delleani. Altri soggetti degni di nota riguardano la pittura realista, qui rappresentata da Alberto Pasini, autore del Deserto della Persia orientale (1857) e di Knights at a pond (1857). Infine c’è il bellissimo pannello polittico raffigurante Santa Giustina, un pannello attribuito al pittore piemontese Defendente Ferrari (noto dal 1509 al 1535).

Biografia
Pietro Canonica (Moncalieri, 1 marzo 1869 – Roma, 8 giugno 1959) era uno scultore e compositore italiano; fu nominato senatore a vita da Luigi Einaudi nel 1950 e nel 1958 presiedette l’Assemblea come presidente provvisorio.

È nato a Moncalieri, una città in provincia di Torino, nel nord Italia. La sua lunga e prestigiosa carriera artistica inizia in tenera età quando diventa assistente di Luca Gerosa all’età di dieci anni. Un anno dopo, fu ammesso all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove fu incaricato da Enrico Gamba e Odoardo Tabacchi di fare scultura.

Inizialmente aderì alle tradizioni del Naturalismo, con influenze romantiche e rinascimentali, ma si rivolse poi al Realismo, senza fare concessioni alle tendenze artistiche più all’avanguardia del XX secolo. Dopo la seconda guerra mondiale, Pietro Canonica si dedicò ad altre opere religiose.

Ha ottenuto un grande successo nell’ambiente ufficiale di Torino per i suoi monumenti civili e religiosi. Dopo il periodo formativo a Torino, nel 1922 si trasferisce a Roma e partecipa a importanti mostre nazionali e internazionali a Milano, Roma, Venezia (Italia), Parigi (Francia), Londra (Inghilterra), Berlino, Dresda (Germania), Monaco , Bruxelles (Belgio) e San Pietroburgo (Russia), e hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale. Commissionato dall’aristocrazia italiana e straniera nei tribunali europei, Pietro Canonica ha realizzato ritratti e opere commemorative con passione. Il maestro della scultura equestre produceva anche arte medallica.

Fu professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (1910) e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Roma. Fu nel primo gruppo di membri nominati alla Royal Academy of Italy nel 1929, e membro dell’Accademia Nazionale di San Luca (1930).

Nel 1937 riuscì a ottenere la concessione per rinnovare Villa Borghese, un edificio del XVI secolo di proprietà del Comune di Roma e utilizzato come ufficio amministrativo fino a quando non fu abbandonato nel 1919 a seguito di un incendio. In cambio della promessa di donare le sue opere alla città, gli fu permesso di usare l’edificio storico come casa e studio, che riparò e decorò a proprie spese. L’insolita costruzione architettonica all’interno dei giardini di Villa Borghese, chiamata anche “La Fortezzuola”, è un museo dal 1961 dedicato al suo nome, che espone studi, modelli, schizzi, calchi e opere originali dell’artista. Sua moglie ha donato i preziosi arredi e dipinti trovati nella loro sezione privata dopo la sua morte nel 1987.

Pietro Canonica fu anche un abile musicista e compose le opere La sposa di Corinto (1918), Miranda (1937), Enrico di Mirval, Impressioni, Sacra Terra e Medea (1959).

Nel 1950, il presidente italiano Luigi Einaudi lo nominò senatore a vita per i suoi eccezionali risultati artistici. Pietro Canonica morì l’8 giugno 1959 a Roma.

Museo Pietro Canonica
Il Museo Pietro Canonica è la casa-museo dello scultore Pietro Canonica e fa parte del sistema museale del Comune di Roma. Si trova in via Pietro Canonica 2, vicino a Piazza di Siena, a Villa Borghese, vicino alla fortezza (così chiamata per il suo aspetto, ma nel 17 ° secolo noto come “Gallinaro”). La casa, dove l’artista visse fino alla sua morte, gli fu donata dal comune di Roma che ora gestisce il museo.

Il Museo Pietro Canonica, nascosto nel verde di Villa Borghese, è un importante esempio del modello museologico dei musei basato sulle case degli artisti, e nella sua integrità è uno dei pochissimi esempi in Italia.

La collezione del museo è composta principalmente da opere di Pietro Canonica: marmi, bronzi e modelli originali, nonché un gran numero di schizzi, studi e repliche che forniscono un viaggio completo attraverso l’evoluzione delle opere di questo artista ed è quindi una risorsa estremamente interessante per conoscere i processi creativi e pratici coinvolti nella scultura creatying.

La particolare disposizione di questo museo offre ai visitatori, oltre al normale percorso attraverso le sette sale espositive al piano terra, un tour privato, più “intimo” che si snoda attraverso il laboratorio e, al primo piano, l’appartamento privato dell’artista. Questa ala del museo ospita una collezione di preziosi arredi, oggetti d’arte, arazzi fiamminghi e persino un abito di armature samurai del XVII secolo, nonché un’importantissima collezione di dipinti appartenuti allo scultore, in particolare tele piemontesi del XIX secolo, tra cui opere di Enrico Gamba, Giovan Battista Quadrone, Antonio Fontanesi e Vittorio Cavalleri.

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