Maniera moderna

Lo stile moderno (Maniera moderna) indica la produzione artistica del Rinascimento maturo, a partire dagli ultimi decenni del Quattrocento, che ha portato, nel 1520, al Manierismo. Il termine fu coniato da Giorgio Vasari nelle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, che nell’edizione finale uscì nel 1568.

La definizione di Vasarian
Vasari ha diviso il suo lavoro in più parti, corrispondente a un “progresso dell’arte”, che è andato da Cimabue, il primo superstore della “scabrosa goffa e ordinaria […] via greca” (cioè lo stile bizantino) e raggiungendo il climax in Michelangelo Buonarroti, l’architetto supremo che aveva definitivamente superato “l’antico”.

La prima parte descriveva gli artisti di Cimabue, in effetti, per gli artisti del gotico internazionale; la seconda cominciò con i pionieri del Rinascimento fino alla fine del XV secolo, gli artisti della “maniera asciutta”; la terza parte spiega il superamento della “seconda età”, caratterizzata dall’accento sulle “difficoltà” in prospettiva e sulle “spiacevoli visioni”, a favore di opere d’arte soddisfacenti sotto tutti gli aspetti, naturali e armoniose, alle quali solo manca il “movimento e il respiro”.

Le radici del “modo moderno” erano quindi le esperienze fiorentine e veneziane degli ultimi decenni del Quattrocento, con una sintesi del meglio che si svolge a Milano, grazie alla presenza contemporanea di Leonardo e Bramante, che avviano un processo di fruttuosi scambi anche con la tradizione locale.

Sviluppo del concetto
L’idea di un “progresso” nelle arti figurative non è comunque un’invenzione vasariana, ma è già emersa nell’ambiente fiorentino della prima metà del XV secolo, riscoprendo le idee di Plinio, Cicerone e Quintiliano. L’idea di base era quella, abbastanza radicata nell’approccio alla storia dell’arte oggi, di uno sviluppo dalle tecniche di rappresentazione convenzionali e stilizzate verso la “mimesi”, cioè un’imitazione sempre più accurata e convincente della natura, grazie a una perfetta padronanza dei mezzi artistici.

Artisti e scrittori, d’altra parte, avevano già avviato un processo di rivalutazione del loro lavoro: se nel Medioevo la produzione artistica era un’arte “manuale” (o “maccanica”), strettamente legata ai desideri del cliente e ad alcuni versi simile al nostro concetto di “artigianato”, a partire dagli scritti di Leon Battista Alberti, iniziò una rivendicazione per la dignità intellettuale del processo creativo, basata su principi teorici (design, design) che la proiettavano nel campo delle arti liberali.

L’artista doveva ora possedere conoscenze scientifiche e teoriche, che gli permettevano sempre più spesso di svolgere un’attività polivalente, dalla pittura alla scultura o all’architettura, all’ingegneria militare o alla pianificazione di feste, celebrazioni e apparati scenografici. A poco a poco il mondo degli artisti si era avvicinato a quello delle élites culturali dei clienti: già nel XV secolo assistiamo alla trasformazione dei migliori artisti in cortigiani, capaci di interagire in ugual misura con i personaggi più potenti, colti e raffinati.

Questo miglioramento si è verificato anche grazie alle migliori conoscenze scientifiche

protagonisti
Vasari vide in Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello i fondatori della Modern Manner. Accanto a loro i maggiori artisti del periodo furono Bramante, Fra Bartolomeo, Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino, Correggio, Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo.

Diffusione
La diffusione del modo moderno segnò la creazione di un nuovo linguaggio comune per l’arte italiana, che oscurò le variazioni locali del Rinascimento che avevano caratterizzato la seconda metà del XV secolo. Il policentrismo delle corti e delle scuole assunse una forte egemonia nei maggiori centri, come Firenze, Venezia, Milano e, soprattutto, Roma.

Mentre il primato italiano nel contesto artistico europeo era chiaramente delineato, la crisi politica ed economica innescata dalla discesa di Carlo VIII di Francia ruppe gli equilibri della penisola, segnando ripetutamente una diaspora di artisti. Ma le conseguenze più profonde, alimentate dai radicali disordini degli eventi, furono il tramonto definitivo delle certezze umanistiche, che erano state l’assunzione principale dell’arte del primo Rinascimento.

Lo sviluppo estremo del manierismo moderno fu Manierismo.