Sale del Medioevo, Galleria degli Uffizi

Le sale da 2 a 6 sono dedicate all’arte medievale. Con il primo, del tredicesimo secolo e Giotto, entriamo nel nucleo delle sale “primitive”, allestite nel 1956 da Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa e Ignazio Gardella, che coprivano la sala con un soffitto a capriate, imitando le chiese medievali. La sala ha un forte impatto dovuto alla presenza delle tre monumentali Maestà di Cimabue, Duccio di Buoninsegna e Giotto, dipinte pochi anni dopo. Nella maestà di Santa Trinita del 1285-1300 Cimabue cercò di emanciparsi dallo stile bizantino, cercando un volume maggiore e un rilievo plastico, con una morbidezza di sfumature senza precedenti; di fronte è la pala d’altare di Duccio, detta Madonna Rucellai (circa 1285), costruita con una struttura ritmata e con figure aggraziate, più influenzata dall’esperienza pittorica contemporanea del gotico francese; infine, al centro della stanza, la Maestà di Ognissanti di Giotto (1310 circa) con una struttura monumentale e costruita molto più plasticamente, accentuando il chiaroscuro e il volume dei corpi. Di Giotto è anche il polittico di Badia intorno al 1300.

Sala 2 Duecento e Giotto
La prima sala ha anche una rappresentazione molto particolare della pittura del XIII secolo, tra cui un Cristo trionfante del tardo XII secolo e un Christus patiens, raro per l’alta qualità e l’ottimo stato di conservazione.

Nella sala sono esposti dipinti delle chiese della Toscana risalenti alla prima metà del XII secolo fino all’inizio del XIV secolo. La tecnica utilizzata in essi è quella della tempera su legno, con uno sfondo dorato, precedente all’espansione della pittura ad olio nel XV secolo.

In questo grande spazio, le tre tavole capitali di Duccio di Boninsegna (Madonna Rucellai), Cimabue (Maestà di Santa Trinità) e Giotto (Maestà di Ognissanti), conosciute per aver catturato la maestà, rappresentano la Vergine in trono con il Bambino, circondata da angeli e santi

Queste opere sono fondamentali per comprendere l’orientamento della pittura in Toscana, tra il Duecento e il Trecento, e il profondo rinnovamento iniziato in questo periodo.

Il tavolo Cimabue conserva molte caratteristiche formali della pittura bizantina, rinnovata dalla forza plastica; Duccio esprime una felice sintesi dopo la tendenza più classica della tradizione orientale e dell’arte gotica; Giotto con la sua rappresentazione dello spazio, l’attenzione alla luce che plasma le figure, l’interesse per il naturale, rappresenta uno dei punti di partenza più significativi per lo sviluppo dell’arte italiana.

Ci sono anche due copie di Croce dipinta (croce dipinta), ornamenti sacri tipicamente italiani, un baldacchino di Meliore, un dittico della scuola di Bonaventura Berlinghieri e il Politico de Badia di Giotto.

Sala 3 Trecento sienés
La seguente sala (3) è dedicata ai grandi maestri del 14 ° secolo a Siena, dove si fronteggiano i più grandi maestri di questa scuola: l’Annunciazione di Simone Martini e Lippo Memmi (1333) e la Presentazione al Tempio di Ambrogio Lorenzetti (1342), entrambi provenienti dalla Cattedrale di Siena, e la Pala d’altare della Beata Umiltà (1340) di Pietro Lorenzetti.

I due straordinari dipinti che si fronteggiano provengono dal Duomo di Siena. L’Annunciazione di Simone Martini e Lippo Memmi e la Presentazione nel Tempio di Ambrogio Lorenzetti, sono forse i primi esempi di pala d’altare soggetti a episodi evangelici, anziché un’icona di culto, come per la cattedrale di Siena l’immagine della Vergine, patrona della città, era rappresentata nella grande Maestà dipinta da Duccio.

Le due opere testimoniano le diverse tendenze dell’arte senese: una, rappresentata da Simone Martini, che sviluppa tutta la raffinatezza lineare e i colori del gotico, e l’altra, interpretata dai fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti, attenta alle innovazioni di Giotto.

Da Pietro Lorenzetti la sala espone un’opera di grande interesse, il Polittico della Beata Umiltà, che nei suoi pannelli dedicati alla vita del Beato, illustra molti aspetti della vita nel Medioevo.

Sala 4 Trecento florentino
Segue la sala trecentesca fiorentina (4), che mostra gli sviluppi dell’arte dopo Giotto con il contributo dei suoi allievi e di personalità più originali come Giottino e Giovanni da Milano.

Nella sala dedicata ai maestri della pittura fiorentina del Trecento, sono, insieme ai grandi polittici, purtroppo incompleti e privi delle loro cornici, dipinti di piccolo formato, usati per la devozione domestica.

Il Maestro della Santa Cecilia, collaboratore di Giotto, in una fase giovanile della sua attività, possiamo ammirare la tavola con la storia di Santa Cecilia, da cui l’artista sconosciuto ha preso il suo nome.

L’eredità di Giotto è rappresentata da Taddeo Gaddi, un insegnante attivo per lungo tempo nel suo studio, e alcuni decenni più tardi da Andrea Orcagna, autore del Trittico di San Matteo e della sua storia di vita.

È totalmente differenziato Giottino, un artista raro che con la sua bella Pietà introduce personaggi più moderni, essendo sensibile all’espressione dei sentimenti e utilizzando un colore vario in sottili passaggi cromatici.

Per Giovanni da Milano, artista outsider, che può unire la tradizione nordica della Toscana, a cui appartiene il frammentato Politico di Ognissanti.

Camera 5-6 Gótico internacional
La sala gotica internazionale (5-6) è dominata dalla monumentale Incoronazione della Vergine (1414) di Lorenzo Monaco e dal tripudio di splendore ed eleganza dell’Adorazione dei Magi (1423) di Gentile da Fabriano, eseguita per il fiorentino mercante Palla Strozzi.

Opere di artisti di diverse regioni italiane contribuiscono a illustrare la cultura figurativa dei primi decenni del Quattrocento che fa riferimento al cosiddetto Gotico Internazionale.

Oltre ai fiorentini sono presenti infatti opere dei senesi Giovanni di Paolo, del veneziano Jacopo Bellini e di Gentile da Fabriano.

Si distingue tra i fiorentini Lorenzo Monaco con la magnifica incoronazione della Vergine, dipinta nel 1414 per la chiesa del convento di Santa Maria de los Angeles dell’Ordine dei Camaldulenses, a cui apparteneva il pittore.

Le forme allungate delle figure e l’evoluzione delle pieghe, insieme ai colori freddi, luminosi sotto la luce, mostrano chiaramente la tendenza all’inizio dell’arte fiorentina del XV secolo.

A Gentile da Fabriano, considerato, tra il terzo e il quarto decennio del Quattrocento, uno dei grandi pittori italiani, possiede due delle opere più famose nella sala: Quattro santi del Polatesco dei Quaratesi e l’Adorazione dei Magi, entrambi realizzato durante un soggiorno del pittore fiorentino.

Galleria degli Uffizi

La Galleria occupa interamente il primo e secondo piano del grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 su progetto di Giorgio Vasari. È famoso in tutto il mondo per le sue eccezionali collezioni di sculture e dipinti antichi (dal Medioevo al periodo moderno). Le collezioni di dipinti del periodo trecentesco e rinascimentale comprendono alcuni capolavori assoluti: Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio, oltre a molti opere preziose di pittori europei (principalmente tedeschi, olandesi e fiamminghi).

Inoltre, la Galleria vanta una preziosa collezione di statue antiche e busti della famiglia Medici, che adorna i corridoi e consiste in antiche copie romane di sculture greche perse.