Taddeo Gaddi

Taddeo Gaddi (1300-1366) fu un pittore italiano del XIV secolo, appartenente alla famiglia Gaddi

Padre dei Pittori Giovanni, Agnolo e Niccolò Gaddi Aveva anche un quarto figlio, Zanobi, che sembra non aver preso la carriera di un artista

Probabilmente, come sosteneva Vasari, il discepolo di Giotto con maggior talento o qualsiasi cosa fosse in grado di portare avanti con lo stile del grande maestro. Nel 1347 è ricordato in cima a una lista dei migliori pittori di Firenze

Tra le sue opere il più importante è il ciclo di affreschi con Storie della Vergine nella Cappella Baroncelli della Basilica di Santa Croce a Firenze (1328-1338). Poco dopo, dovette attendere il dipinto delle Formule dell’armadio del Sacramento della Santa Croce, oggi alla Galleria dell’Accademia di Firenze, a Monaco ea Berlino. In questa prestigiosa opera, ha dimostrato di essere riuscito negli insegnamenti di Giotto, possedendo una notevole libertà narrativa con figure nelle scene, che sono più affollate del suo maestro. Riprende anche la sperimentazione della prospettiva in ambito architettonico e raggiunge risultati audaci come nella scala obliqua e rotta nella Presentazione della Vergine al Tempio

Era un collaboratore, secondo alcuni, al Polittico Stefaneschi (Roma) ricordo ancora Madonna (Berna), Adorazione dei Magi (Digione), Storie di Giobbe (Pisa, Camposanto), Madonna in trono con il Bambino, angeli e (Firenze, Uffizi), Madonna del Parto (Firenze), Polittico (Firenze, Santa Felicita) Dal Vasari è anche attribuita la progettazione della ricostruzione di Ponte Vecchio, oggi interrogata da studiosi che puntano a Blacks Fioravante

Thaddeo Gaddi, nel campo “giottesco”, ha uno stile inconfondibile con effetti a volte ricercati della luce notturna, quasi un unicum nella pittura trecentesca dell’Italia centrale. Le opere spaziali ricercate in alcune delle sue opere sono spesso maestose e solenni, avvicinandosi a questo in Maso di Banco. I volti delicati e morbidi dei volti sono indicativi del tardo sviluppo dell’arte di Taddeo

Tra le fonti antiche che trattano di Taddeo Gaddi ci sono Franco Sacchetti (Trecentonovelle, CXXXVI), Cennino Cennini (Libro dell’arte), Lorenzo Ghiberti (Commentari) e Giorgio Vasari, tra cui una biografia nello stesso Life Cennini. L’apertura del suo lavoro, chiarisce immediatamente il suo Discesa artistica diretta di Giotto specificando che “Agnolo di Taddeo da Firenze mio maestro, che apprese l’arte detta da suo padre Taddeo, il cui padre fu battezzato da Giotto e fu suo discepolo di ventisei anni.” Cosa per Cennini è una pretesa di la sua “licenza artistica” (in polemica forse con i fratelli Orcagna che andarono al più grande ma non poté vantare tale genealogia), In primo luogo fu trasformato, per amore di Taddeo, come un pesante lascito artistico del suo maestro, a essere tramandato e consegnato a suo figlio come il meno corrotto possibile. Fu anche il romanzo 136 dei Sacchetti, un gruppo di pittori e scultori fiorentini intorno al 1360 si ritrovarono a cenare insieme sul colle di San Miniato al Monte, dopo aver fornito consigli artistici per stimare il lavoro di alcuni dei loro compagni Andrea Orcagna, il parvenu, puoi chiederti chi è stato il più grande pittore “di Giotto” (forse sperando che fosse il suo nome uscire), ei suoi colleghi camminano in una serie di nomi, da Cimabue a Bernardo Dad Da Stefano a Buonamico Buffalmacco, finchè mentre decide di dare la parola al primogenito, Taddeo, il più noto a Giotto, la risposta dell’artista è lucida e lapidaria: “quest’arte è venuta e scompare ogni giorno”, cioè nessuno

Filippo Villani paragonò Taddeo a Dinocrate e Vitruvio, credendo che Vasari fosse anche un architetto. L’arena storica gli assegnò il ponte del Frescobaldi, il Ponte Vecchio (oggi dato a Neri di Fioravante), la parte superiore di Orsanmichele e il completamento del campanile di Giotto: l’infallibilità di tali attribuzioni fu poi dimostrata da Gaetano Milanesi in il suo commento alle viti Probabilmente l’affermazione dei Villani (“Taddeus insuper aedificii tanta arte depotxit, ut de dynocrates vel Victruvius qui architecturae artem scripserit, videretur”) è da intendersi come un elogio della sua capacità di disegnare l’architettura nelle sue opere

I primi contributi moderni alla critica su Taddeo Gaddi risalgono a Cavalcaselle, ad Adolfo Venturi (1907), a Van Marle, che fondamentalmente seguiva la tradizionale posizione di elogiarlo come allievo principale di Giotto, ma senza considerarlo un insegnante indipendente. Pietro Toesca nel 14 ° secolo di lavoro

Per una comprensione più approfondita e obiettiva dell’arte di Gaddi, dobbiamo aspettare due articoli di Roberto Longhi su Comparison del 1959 (nn 109 e 111, Quality and Industry in Taddeo Gaddi). Seguirono una serie di contributi alla ricostruzione del catalogo e una critica più oggettiva dell’artista di Klara Steinweg (1964, Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz), Ilaria Toesca (1950, Confronto 3), Boskovits (1964, Catalogo del Museo di Esztergom), Luciano Bellosi (Confronto 187) Un elenco completo della bibliografia del pittore si trova nell’articolo di Gandolfo sulla New Art Criticism