Tesoro di San Nazaro, Collezione Sant’Ambrogio, Museo diocesano di Milano

Nel 2007 il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ha voluto creare una preziosa vetrina, progettata dall’architetto Antonio Piva e realizzata dal Laboratorio Museotecnico Sandro Goppion, dedicata ad ospitare le opere originarie della basilica dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore: l’antica Basilica Apostolorum commissionata da Ambrogio nel IV secolo.

Questo nucleo di antichi capolavori, ora in deposito presso il Museo, è costituito dalla capsula d’argento chiamata S. Nazaro e dal reliquiario di Manlia Dedalia, entrambi datati alla metà del IV secolo e risalenti alla commissione dell’Ambrogio stesso. Oltre a questi due contenitori liturgici ornati con smalti di Limoges, preziosi testimoni della fede di Mediolan nel XII-XIII secolo.

La brillante qualità delle opere rivela non solo il loro grande valore storico, ma anche una straordinaria perfezione artistica e un contenuto simbolico di inaspettata profondità legata al sentimento di fede di coloro che le avevano ordinate, prodotte e destinate alla sacra funzione.

Punti salienti
L’itinerario del tour si apre con un nucleo di opere legate alla storia della Basilica di Sant’Ambrogio o alla vita di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano (374 – 397), tra cui:

La cappella d’argento di San Nazaro
Incisore della metà del IV secolo d.C. Capsella di San Nazaro Argento goffrato con dorature, 20,5 x 20,5 x 20,6 cm
La cappella d’argento di San Nazaro, un reliquiario del IV secolo che secondo la tradizione fu usato da Ambrogio al suo ritorno da un viaggio a Roma, per contenere le reliquie con le quali consacrò la Basilica Apostolorum (ora San Nazaro a Brolo), dove si trovava trovato da Carlo Borromeo nel 1578. La teca ha le dimensioni di un cubo di circa 20 cm per lato, con scene in rilievo in rilievo su tutti e quattro i lati e sul coperchio in lamina d’argento lavorata. Sono rappresentati: Cristo annuncia la nuova dottrina agli Apostoli, Giudizio di Salomone, Giudizio di Giuseppe, Tre ebrei nella fornace salvati da un angelo, Madonna col Bambino in trono tra schiere angeliche. Lo stile delle figure è classico, paragonabile ai bassorilievi greci, e mostra il ritratto di un giovane imperatore, identificato con Onorio, figlio di Teodosio.

La capsula, datata a metà del IV secolo, fu utilizzata da Ambrogio per contenere le reliquie di alcuni apostoli inviati da Roma per consacrare la Basilica Apostolorum (l’attuale basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore) fondata dallo stesso vescovo. Fu ritrovato nel 1578 sotto l’altare maggiore della basilica da San Carlo Borromeo e l’anno successivo fu nuovamente murato nella chiesa. Sarà definitivamente trovato nel 1894; depositato nel 1964 nel Tesoro del Duomo di Milano, passa al Museo Diocesano Carlo Maria Martini nel 2004. La capsula d’argento è decorata con rilievi in ​​rilievo di altissima qualità, la cui iconografia è ancora in parte da chiarire: sul davanti il Madonna è raffigurata in trono con il Bambino e due offerenti che offrono loro piatti vuoti. Sul lato destro c’è il Giudizio di Salomone, mentre sul lato opposto appare una scena di Giudizio variamente interpretata, come Giuseppe che giudica i suoi fratelli come il Giudizio di due martiri romani, o persino come Daniele che giudica i vecchi che minacciavano Susanna. Sull’ultimo lato raffigura quattro giovani standalone, interpretati come i tre ebrei salvati dall’angelo nella fornace, o portati dagli Angi Magi ad Erode o addirittura come pastori che ricevono l’annuncio della nascita di Gesù. Infine la copertina raffigura Cristo in trono tra gli apostoli con anfore e cestini ai suoi piedi in memoria dei miracoli delle Nozze di Cana e della moltiplicazione dei pani, con esplicito riferimento al tema comune della rivelazione di Cristo.

Lettiera Sant’Ambrogio (4 ° secolo)
Bottega del tardoantico Seconda metà del IV secolo d.C. Reliquiario di Manlia Dedalia Piatto d’argento inciso con dorature, 6,8 x 7,7 cm
Lettiera di Sant’Ambrogio (IV secolo), ovvero il catafalco dove, secondo la tradizione, furono deposte le spoglie del santo durante il funerale;

Il reliquiario, proveniente dalla basilica milanese dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore, venne alla luce nel 1578 durante lo smantellamento dell’altare maggiore della basilica, all’interno della scatola d’argento oggi chiamata Capsella di San Nazaro. Il contenitore sferico è composto da due parti uguali, costituite da una spessa lastra d’argento goffrata. Le due metà sono unite da una cerniera e stretta incastro, fissata con un sistema a baionetta. La decorazione, molto sobria, è limitata ai poli dei due emisferi. Al centro di ognuno di essi è un chrismonaround che è l’iscrizione latina: Dedalia vivas sulla valvola inferiore; in Cristo in cima. La probabile funzione primaria dell’oggetto, dato il notevole grado di usura, è che appartiene da tempo come reliquiario personale a Manlia Dedalia, un ricco aristocratico contemporaneo di Ambrogio che si dedicò alla vita verginale e consacrata. Da un certo momento in poi reliquiario e reliquia smettono di essere di sua proprietà e sono posti sotto l’altare maggiore della basilica Apostolorum.

Vaso sacro a forma di colomba
Bottega limosina, laboratorio milanese (?) Fine della seconda decade del XIII secolo; inserti della colomba eucaristica settecentesca smalti Champlevés su fogli di rame dorato, metallo (ottone?), 16,3 x 6,5 x 15,9 cm
Questo splendido oggetto, un sacro vaso a forma di colomba, che allude alla rappresentazione dello Spirito Santo, è nato con la funzione di collezionare ospiti consacrati. La testa e il corpo sono formati da due piastre di rame sagomate, collegate, dorate e completate da sottili incisioni; sul retro c’è una cavità, chiusa da un coperchio, in cui sono stati inseriti gli ospiti. Le ali e la coda sono in smalto champlevé. L’uso di oggetti di questo tipo, già testimoniato con certezza intorno all’anno 1000, appare più diffuso nel corso del XII secolo e culmina all’inizio del XIII, in seguito alla promulgazione della dottrina della transustanziazione da parte di Innocenzo III. Proveniente dalla basilica di San Nazaro, dove fu sospeso sopra l’altare di San Pietro come attesta un documento del 1828; depositato nel 1964 nel Tesoro del Duomo di Milano, passa al Museo Diocesano Carlo Maria Martini nel 2007.

I frammenti delle persiane in legno del portale principale della prima Basilica di Sant’Ambrogio, risalenti al IV – VI secolo;
Il clipeo con il busto della benedizione di Sant’Ambrogio (X secolo), in stucco policromo, proveniente da un’officina lombarda;
Bancarelle in legno (XV secolo), dal coro di Sant’Ambrogio;
Madonna che allatta il bambino (primo quarto del XVI secolo), affresco staccato, di Bernardino Luini
Pie donne (primo quarto del XVI secolo), affresco staccato, di un anonimo pittore lombardo;
Gesù Cristo che porta la croce (primo quarto del XVI secolo), affresco staccato, attribuito ad Andrea Solario.

Museo Diocesano di Milano
Il Museo Diocesano di Milano è nato nel 2001 su iniziativa dell’Arcidiocesi di Milano con l’obiettivo di proteggere, valorizzare e far conoscere i tesori artistici della diocesi nel contesto del contesto spirituale che li ha ispirati. Dall’anno seguente è teatro dell’iniziativa Un capolavoro per Milano.

Il Museo Diocesano si trova nella cornice dei chiostri di Sant’Eustorgio, parte integrante di uno dei più antichi complessi monumentali di Milano, costruito dalle unità unite della basilica e del convento domenicano, un centro fiorente nel corso del secoli in una zona importante per la storia del cristianesimo milanese.

La collezione permanente è costituita da oltre settecento opere d’arte che abbracciano il periodo che va dal 4 ° al 21 ° secolo. All’interno della Galleria di Pittura dell’Arcivescovo si trovano le collezioni degli arcivescovi milanesi (parte della collezione Monti, Visconti, Riccardi e la collezione completa di Erba Odescalchi). Oltre ai dipinti provenienti dalle chiese della diocesi, il Museo ospita un importante gruppo di opere di arredamento liturgico. Completano la collezione la sezione dedicata ai dipinti su pannello foglia oro (opere principalmente provenienti dalla sfera della Toscana del 14 ° e 15 ° secolo, raccolte dal Prof. Alberto Crespi e donate al Museo), e sculture e dipinti provenienti dalla collezione di Caterina Marcenaro. Infine, intorno a un primo nucleo di opere scultoree di Lucio Fontana, ci sono molte opere del 20 ° e 21 ° secolo, che dichiarano un crescente interesse che il Museo ha per le opere d’arte contemporanea.