Il palazzo ha una pianta rettangolare, con due edifici alle due estremità leggermente più sporgenti di quello centrale. Ha una lunghezza di centosettanta metri per ottantasette sul lato più corto e un’altezza di trenta metri distribuita su due piani più un attico. Le pareti esterne, intonacate in rosso napoletano, sono in stile neoclassico con influenze doriche, considerate, nel XVIII secolo, adatte per edifici museali.

Hanno anche pilastri in piperno grigio alternati a finestre, balconi al primo piano, a forma quadrata al secondo; al piano terra, alle finestre sono aggiunti portali ad arco a tutto sesto che consentono l’ingresso. Due di questi si trovano alle estremità del corpo centrale, mentre altri tre, in successione, si trovano nella parte centrale. L’edificio si sviluppa attorno a tre cortili e internamente solo alcune stanze al primo piano conservano gli arredi del palazzo, chiamato Appartamento Reale, mentre le restanti stanze, così come il secondo piano, originariamente utilizzate per i domestici, l’attico e il mezzanino sono destinato a mostre museali; il piano terra, invece, è riservato all’accoglienza dei visitatori del museo con vari servizi come biglietterie, guardaroba, librerie, bar e auditorium. Un parco si estende intorno al palazzo.

Appartamento Reale
L’Appartamento Reale, modificato architettonicamente dal suo aspetto originale e privato in parte degli arredi descritti negli inventari, ha visto alternarsi cinque sovrani borbonici tra le sue stanze, due francesi e i duchi di Aosta.

Le sale Bourbon
Ciò che rimane dell’appartamento inizia dalla stanza 23, ovvero la camera da letto di Francesco I e Maria Isabella di Borbone-Spagna, chiamata anche Alcova dipinta a Pompei, uno degli interni più raffinati del diciannovesimo secolo la cui descrizione originale è conservata in un inventario di 1857. La sala fu costruita tra il 1829 e il 1830 su progetto di Antonio Niccolini, sebbene l’architettura iniziale sia stata successivamente modificata dall’apertura di una porta d’ingresso dove si trovava l’alcova con il letto, che tuttavia non ha cambiato la luminosità dell’ambiente, restaurato grazie ad una carta da parati gialla, realizzata a San Leucio. Le decorazioni alle pareti sono temperate e create da Gennaro Bisogno, Gennaro Maldarelli e Salvatore Giusti, con temi che riflettono quelli degli affreschi rinvenuti negli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, il pavimento è in antichi mosaici e il rivestimento, come il balcone la porta, anche se parzialmente perduta, è realizzata in seta, realizzata dalla Fabbrica Reale di San Leucio su disegno dello stesso Niccolini. L’ambiente è completato da un tavolo con una scacchiera, un treppiede, tre tavoli, rispettivamente in pietre dure, bronzo e alabastro, e dipinti come Ritratti della famiglia di Francesco I e siti reali; dalla finestra si può finalmente godere di un panorama sul Golfo di Napoli.

All’angolo del lato est dell’edificio si trova la stanza 31, chiamata Salone della Culla mentre teneva una culla, poi trasferita nella Reggia di Caserta, progettata da Domenico Morelli e Ignazio Perricci donati dal popolo napoletano a Savoia per la nascita di Vittorio Emanuele III nel 1869. La sala, detta anche la Gran Galleria color cece, presenta un pavimento in marmo rinvenuto durante gli scavi archeologici di una villa imperiale a Capri, precisamente la villa Jovis, nel 1788, e inizialmente collocata nel Villa Favorita a Resina e poi trasferita al palazzo reale di Capodimonte nel 1877. Nella sala sono esposti vari oggetti in porcellana, come due orologi, mentre sulle pareti vi sono due paesaggi dipinti dal francese Jean-Joseph-Xavier Bidauld e da Alexandre -Hyacinthe Dunouy, due dipinti di Vincenzo Camuccini, di cui uno intitolato Tolomeo Filadelfo nella biblioteca di Alessandria, un arazzo di Pietro Duranti e un tessuto dei Gobelin con scene della vita di Don Chisciotte della Mancha.

La sala 32 è dedicata a Carlo di Borbone: questo è raffigurato insieme a sua moglie Maria Amalia di Sassonia negli ovali del soffitto, opera del pittore di corte Francesco Liani: sempre dedicato al re diversi dipinti raffiguranti scene della sua vita, tali come dipinto a figura intera, intitolato Ritratto di Carlo di Borbone in abiti da cacciatore, Antonio Sebastiani e Carlo di Borbone in visita alla basilica di San Pietro e Carlo di Borbone in visita a Papa Benedetto XIV nella caffetteria del Quirinale di Giovanni Paolo Pannini. La stanza d’angolo a forma di bacino di porcellana e specchi e statuette sono sempre decorati con lo stesso materiale, oltre alle sedie di fabbricazione inglese e un tavolo da parete in legno, alabastro e terracotta.

La sala 33 è dedicata a Ferdinando IV: in effetti un dipinto prende il nome da lui, il primo in assoluto come re, interpretato all’età di otto anni, da Anton Raphael Mengs; nella stanza ci sono due berline in legno intagliato, una cassettiera in legno di manifattura inglese e dipinti di Claude Joseph Vernet e Antonio Joli, in particolare di questi sono la partenza di Charles per la Spagna vista da terra, la partenza di Charles per la Spagna vista dal mare e Ferdinando IV a cavallo con la corte.

Un vasto ambiente rappresentativo è la stanza 34; l’idea di Ferdinando II, durante il progetto di riorganizzazione degli interni del palazzo, era quella di creare in questo ambiente una vera galleria di ritratti della famiglia: al suo interno, oltre ai mobili di fabbricazione napoletana, trovano dipinti come Ritratto equestre di Carlo di Borbone e Ritratto equestre di Maria Amalia di Sassonia di Francesco Liani e Ritratto di Carlo IV, re di Spagna e Ritratto di Maria Luisa di Parma di Francisco Goya e trasferito a Napoli dalla seconda moglie di Francesco I, Maria Isabella di Spagna .

La sala 37, situata vicino al Salone delle Feste, era destinata a ospitare banchetti e rinfreschi durante le feste tenute nel palazzo: gli arredi originali comprendono i tavoli a muro, sostenuti da sfingi, un tavolo centrale allestito con un kit in bronzo dorato, l’opera dell’officina di Righetti, e con un servizio di porcellana francese donato da Maria Carolina d’Asburgo-Lorena e circondato da dodici sedie con braccioli, realizzato da Ferdinando II nel 1838; alle pareti numerosi dipinti con il tema della famiglia borbonica come Ritratto della famiglia di Ferdinando IV di Angelika Kauffmann e Ritratto della famiglia di Francesco I di Giuseppe Cammarano, e ancora Vista di Napoli da Capodimonte di Antonio Joli e un arazzo con la Gloria del regno di Ferdinando IV e Maria Carolina, di manifattura napoletana del XVIII secolo.

La sala 42, ovvero il Salone delle Feste, è una delle poche sale che rappresentano il piano nobile rimasto intatto; fu costruito nel 1765 durante la costruzione dell’ala centrale dell’edificio, originariamente progettato per ospitare le opere della galleria Farnesiana e solo all’inizio del XIX secolo utilizzato per ricevimenti e cerimonie ufficiali di corte. Durante i lavori di restauro commissionati da Ferdinando II, la sala fu completata e decorata tra il 1835 e il 1838 da Salvatore Giusti, allievo di Jakob Philipp Hackert, basato su disegni di Antonio Niccolini, che darà una forte impronta neoclassica che si trova nella volta e pareti con l’uso di colori e temi pastello che rimandano alla pittura di Pompei ed Ercolano; un ambiente simile a questo è stato creato sul lato opposto dell’edificio, ma poi modificato, con la divisione in tre stanze, in seguito alla conversione museale del pavimento. Il pavimento è in marmo siciliano con intarsi di marmo bianco per formare disegni geometrici, probabilmente disegnati dallo stesso Niccolini, mentre gli specchi e i lampadari di cristallo rimangono degli arredi originali, due divani, sebbene altri siano stati venduti alla fine del 19 ° secolo per impostare altri palazzi rappresentativi del regno d’Italia e tavoli da parete realizzati nel 1838 dall’incisore Francesco Biangardi e dal fiorista Giuseppe De Paola, originariamente destinati alla galleria di ritratti.

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La sala 43 ha un affresco sul soffitto, Gloria di Alessandro Magno, realizzato nel XVIII secolo da Fedele Fischetti, originariamente nel Palazzo di Sangro di Casacalenda a Napoli e trasportato nel palazzo nel 1957 per conservarlo meglio; la sala ospita anche manufatti in porcellana, come la composizione del Carro d’Aurora, arazzi, vari mobili realizzati da veri artigiani e dipinti di Hackert, Carlo Bonavia e Pierre-Jacques Volaire: di quest’ultima eruzione del Vesuvio dal Ponte della Maddalena , Notturni del Golfo di Napoli eVista della Solfatara.

Nella sala 44 sono conservati alcuni strumenti musicali appartenenti a Ferdinando IV, come due ghirigori, realizzati rispettivamente da Jean Louvet nel 1764 e nel 1780, e una lira per chitarra di Gaetano II Vinaccia; tra gli arredi, un orologio Biscuit che apparteneva a Maria Carolina, un arazzo raffigurante la munificenza di David, varie porcellane e un presepe del 18 ° secolo, donato nel 1895 dagli eredi Catello, in terracotta, legno e sughero, con pastori in terracotta mobile corpo in rimorchio e fil ferro.

Nella sala 45 c’è un soffitto affrescato, donato dai duchi di Balzo di Presenzano e originariamente all’interno del palazzo Casacalenda, raffigurante la storia di Alessandro, di Fedele Fischetti, mentre i mobili provengono dal palazzo di Carditello; una serie di arazzi realizzati da Pietro Duranti su disegno di Odoardo Fischetti decorano la stanza, rappresentando scene della vita di Enrico IV di Francia mentre il re riceve il ministro Sully davanti ai cortigiani. Le finestre espongono oggetti di materiali e lavorazioni diverse, segno di un proficuo scambio di doni tra le nobili famiglie dell’epoca, come scatole di gioielli, scatole con segreti, vasi, cofanetti e porcellane della scuola napoletana realizzate da Filippo Tagliolini.

Museo Nazionale di Capodimonte
Il Museo Nazionale di Capodimonte è un museo a Napoli, in Italia, situato all’interno dell’omonimo palazzo nella zona di Capodimonte, che ospita diverse gallerie d’arte antica, una di arte contemporanea e un appartamento storico.

Fu aperto ufficialmente come museo nel 1957, anche se le sale del palazzo ospitano opere d’arte dal 1758. Conserva prevalentemente dipinti, distribuiti principalmente nelle due principali raccolte, il Farnese, che includono alcuni dei più grandi nomi della pittura italiana e internazionale . come Rafael, Tiziano, Parmigianino, Brueghel il Vecchio, El Greco, Ludovico Carracci o Guido Reni; e la Galleria napoletana, che è composta da opere provenienti da chiese della città e dintorni, trasportate a Capodimonte per motivi di sicurezza dopo la soppressione degli ordini religiosi, e presenta opere di artisti come Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Ribera, Luca Giordano o Francesco Solimena. Anche la collezione di arte contemporanea è importante, in cui spicca il Vesuvio di Andy Warhol.

Il Museo di Capodimonte vanta 47.000 opere d’arte che formano una delle collezioni più grandi e complesse di arte medievale, moderna, moderna e contemporanea al mondo. In 126 gallerie distribuite su 151.000 piedi quadrati, sono esposte opere dei grandi artisti come: Michelangelo, Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Simone Martini, Giovanni Bellini, Colantonio, Artemisia Gentileschi, Jusepe de Ribera, Battistello, Luca Giordano, Mattia Preti, Francesco Solimena, Carracci, Guido Reni, Lanfranco, Bruegel il Vecchio e Van Dyck per citarne alcuni.

Tutto ebbe inizio con la Collezione Farnese che Carlo I di Borbone, figlio del re di Spagna, ereditò da sua madre Elisabetta e portò con sé a Napoli nel 1735, con il desiderio di esporlo in questo palazzo in cima alla collina. La costruzione del palazzo iniziò nel 1738, per funzionare come una galleria di immagini e una casa di caccia. Capodimonte è l’unico museo italiano che oltre a rappresentare quasi tutte le scuole della prima arte moderna italiana, può anche vantare opere di artisti contemporanei come Burri, Paolini, Bourgeois, Warhol e Kiefer.

Il Parco Reale di Capodimonte, con i suoi 300 acri e più di 400 specie vegetali, è uno spazio verde incontaminato che domina la città e il Golfo di Napoli. Qui sono state piantate specie esotiche, tra cui i primi mandarini in Italia. È il più grande parco urbano in Italia, con circa 1.500.000 visitatori all’anno. All’interno del Royal Park è possibile ammirare l’ultimo giardino barocco dal design sino-inglese pieno di rare fragranze orientali.

Maestosamente immerso nel suo Parco Reale che domina il Golfo di Napoli, Capodimonte offre una combinazione davvero singolare di bellezza artistica e naturale assolutamente unica al mondo.

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