Collezione Neoclassicismo, Galleria d’Arte Moderna di Milano

Il Neoclassicismo è una cultura di tendenza che si è sviluppata in Europa tra il XVIII e il XIX secolo. Nato come reazione al tardo barocco e al rococò e ispirato all’arte antica, in particolare a quella greco – romana, era variamente caratterizzato, ma facilmente riconoscibile nelle varie arti, nella letteratura, nei campi teatrali, musicali e architettonici.

Anche nelle sue forme più decorative il neoclassicismo ebbe un marcato significato politico: esso, come già accennato in precedenza, raggiunse il suo apice durante l’epoca napoleonica, specialmente al tempo dell’Impero. Memorie romane, il consolato, i simboli gloriosi delle aquile imperiali sugli stendardi delle legioni. L’intero repertorio mitologico classico è stato ripreso da scrittori e artisti; i primi resuscitavano personaggi ed episodi della vita contemporanea in chiave mitologica, mentre il secondo rappresentava e scolpiva nelle vesti di Giove Olimpico o un eroe famoso e non convenzionale della Grecia classica.

Antonio Canova e Andrea Appiani
SALA I
L’incantevole vestale in marmo si affaccia sulla figura giovane dell’Ebe. Entrambi sono di Antonio Canova, il più grande scultore della sua epoca e le cui opere erano avidamente ricercate da sovrani, papi e aristocratici in tutta Europa. La particolarità delle sue opere sta nella creazione di un nuovo canone di bellezza femminile modellando il drappeggio di carne e tessuto, volto a dare quell’impressione di “carne viva” così celebrata dai commentatori. Dell’Ebe, soggetto classico che riscosse un grande successo, Canova realizzò almeno quattro versioni in marmo; l’opera qui esposta è il calco in gesso, recentemente oggetto di accurati restauri. Andrea Appiani è presentato qui dai suoi dipinti con un tema mitologico, insieme a una rara opera sacra e un piccolo modello per il ciclo degli Splendori di Napoleone,

Appiani e ritrattistica
SALA II
Il ritratto di Andrea Appiani è ben illustrato dai dipinti trovati in questa stanza, che ci mostrano i volti delle persone più famose del suo tempo: donne nobili, uomini potenti, artisti. Sono opere emblematiche delle innovazioni che l’artista ha contribuito a questo genere pittorico: sfondi monocromatici che enfatizzano il soggetto, linee morbide e colori, sfumature delicate che contrastano con il rigore formale decisamente neoclassico. Si noti in particolare il doppio ritratto della famiglia Petiet con i bambini, uno splendido esempio dell’alta qualità della tecnica di Appiani al culmine del suo successo, e l’intenso ritratto di Achille Fontanelli, ministro del Regno d’Italia durante l’età napoleonica.

Pittura di storia
SALA III
Entrambe le figure femminili sedute – l’allegoria della Storia per un monumento a Napoleone oggi smantellato e il Tessitore, che Schadow fece anche in una seconda versione (Milano, Pinacoteca Ambrosiana) – accompagnano opere che testimoniano le inclinazioni dei pittori del XIX secolo per genere storico. Con la sua grande tela (Jacob Asking To Marry Rachel), l’artista piacentino, Landi, tenta di imporsi sulla scena artistica romana con questo emblematico lavoro di abilità e abilità. Giuseppe Bossi, il primo segretario dell’Accademia di Brera, è presente qui con il suo dipinto monocromatico legato alla grande tela di Edipo (Trezzo sull’Adda, Biblioteca) mentre Diotti, un insegnante dell’Accademia Carrara di Bergamo, ritrae il pozzo- noto episodio del giuramento di Pontida.

Camillo Pacetti e Benedetto Cacciatori
SALA IV
In questa piccola stanza è esposta un’importante collezione di modelli in terracotta, una testimonianza eloquente del processo creativo della scultura del XIX secolo. Come professore di Scultura all’Accademia di Brera, Camillo Pacetti era responsabile delle decorazioni per l’Arco della Pace e il Duomo. In particolare, si noti il ​​modello per la prima versione della nuova legge o l’allegoria del Nuovo Testamento e l’evangelista San Giovanni, entrambe sculture destinate alla facciata del Duomo di Milano. A Benedetto Cacciatori, allievo e futuro genero ed erede di Pacetti, sono attribuite le due allegorie dei fiumi Po e Ticino, realizzate per la facciata esterna dell’Arco della Pace, oltre a Ercole e Deianira.

La figura femminile
SALA V
Un tema preferito nella pittura del XIX secolo era la figura femminile. Le opere in questa sala spaziano dalla provocatoria Maddalena di Hayez, scandalizzata per la sua nudità, alle eroine bibliche e letterarie ritratte da Giuseppe Sogni, fino alla coppia di ritratti di Natale Schiavoni, immagini delicate che richiamano alla mente il ritratto di Tiziano. La collezione termina con la marmo di Venere di Pompeo Marchesi, che reinterpreta il famoso prototipo della Paolina Borghese di Canova (Roma, Galleria Borghese) in un esplicito omaggio a questo maestro veneto.

Dipinto di paesaggio
SALA VI
Un genere di pittura considerato “minore” fino a quel momento rispetto alla storia o alla pittura a tema sacro, nel 1800 le vedute divennero più popolari, culminando con la prima lezione di pittura di paesaggio all’Accademia di Brera nel 1838, insegnata da Giuseppe Bisi. Gli viene attribuita la vista di Genova, con la sua deliziosa scena in primo piano. Di natura più narrativa sono i paesaggi lombardi dipinti da Gozzi e i porti italiani ritratti da Fidanza, commissionati dal viceré Eugenio per eseguire accurate descrizioni del Regno d’Italia. Le inclinazioni romantiche sono evidenti nella Vendetta di D’Azeglio e nelle opere degli artisti tedeschi Achembach e Lange.

Collezione del XIX secolo
Questa collezione iniziò a prendere forma nel 1861, quando l’avvocato Fogliani – esecutore dello scultore Pompeo Marchesi volle donare al Comune di Milano questa collezione di artisti composta da celebri opere dal Canova allo stesso Marchesi. Questa fu la prima di molte donazioni che avrebbero arricchito il Comune di arte che, nel 1903, sarebbe stata raccolta in una Galleria d’arte contemporanea. Infatti, a partire dal 1865 – con la dotazione del Conte Gian Giacomo Bolognini – fino a un’importante aggiunta nel 1902 con opere di professori e studenti dell’Accademia di Belle Arti e Pinacoteca di Brera, la collezione di arte moderna è cresciuta a tal punto da essere separata da le collezioni d’arte antica. Inaugurato nel 1877 nella sala dei giardini pubblici, i lavori rimasero qui fino al 1903 quando, con l’aggiunta del Museo Archeologico Nazionale,

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Sin dall’inizio, la Galleria, destinata alla Città, ha ospitato e valorizzato opere e capolavori locali grazie a dotazioni e donazioni. Ciò testimonia le aspettative e il riconoscimento di questo museo da parte dei cittadini, che sono anche associati ad altre istituzioni: la Society for Fine Arts che, dal 1843, acquistava regolarmente da mostre d’arte, in particolare quelle di Brera. Queste opere furono successivamente divise tra i membri e donate alla Galleria.

Nel 1920, quando lo Stato donò Villa Reale alla Città di Milano, la Galleria d’Arte Moderna trovò la sua sede definitiva. Nello stesso anno la collezione cresce grazie a una donazione di Vittore Grubicy De Dragon (con opere di Giacomo Campi, Giovanni Carnovali, Giovanni Costa, Tranquillo Cremona, Federico Faruffini, Silvestro Lega, Filippo Palizzi, Gaetano Previati, Daniele Ranzoni, Giovanni Segantini) e, nel 1921, con la vendita mediante gara pubblica, La Quarta Tenuta di Pellizza da Volpedo entrò nelle collezioni della Galleria.

Se per decenni Villa Reale ha convissuto con altre istituzioni (ad esempio il Museo Navale o come luogo per matrimoni civili), che ha limitato la crescita delle sue collezioni, dal 2006 è stata l’unica ed esclusiva vetrina per la Galleria d’Arte Moderna e le sue attività.

Galleria d’Arte Moderna – Milano
Dal 1903 la Galleria d’Arte Moderna conserva le collezioni d’arte moderna della Città di Milano, un patrimonio artistico di circa 3.500 opere. Le collezioni sono esposte dal 1921 all’interno della Villa Reale, uno dei capolavori dell’era neoclassica di Milano. Progettato dall’architetto Leopoldo Pollock, fu costruito tra il 1790 e il 1796 come casa del conte Lodovico Barbiano di Belgioioso. Villa Reale divenne in seguito la residenza del viceré Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone.

Tra i protagonisti indiscussi della storia dell’arte milanese e italiana presenti nella collezione ci sono Antonio Canova, Andrea Appiani, Francesco Hayez, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Boldini, Medardo Rosso, Gaetano Previati.

Grazie alle collezioni private e alle donazioni di importanti famiglie, come Grassi e Vismara, il patrimonio artistico della Galleria si è arricchito di capolavori del XIX e XX secolo.

L’attività espositiva della Galleria d’Arte Moderna dialoga con l’arte applicata, i linguaggi contemporanei e l’analisi tematica degli artisti presenti nella collezione permanente.

collezioni
Ciò che rende la Galleria d’Arte Moderna di Milano di livello internazionale è il valore e la qualità delle opere esposte e ospitate qui: Francesco Hayez, Pompeo Marchesi, Andrea Appiani, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Federico Faruffini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Antonio Canova, Daniele Ranzoni, Medardo Rosso, Gaetano Previati sono alcuni dei più importanti artisti presenti, in quanto protagonisti indiscussi della storia dell’arte sia a Milano che in Italia. Le loro opere rappresentano l’arte che si svolgeva dal XVIII al XIX secolo, in particolare la corrente che ebbe origine nell’Accademia di Belle Arti di Brera e lentamente prese piede anche oltre i confini nazionali. Grazie ai collezionisti d’arte del XX secolo e alle donazioni di alcune famiglie di spicco (Treves, Ponti, Grassi, Vismara, ad esempio), nel corso degli anni questi capolavori hanno arricchito il patrimonio artistico della Galleria e confermato la sua missione fondamentale di perpetuare la diffusione della cultura. I visitatori possono ammirare nelle sale della Villa opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e altri protagonisti della scena artistica italiana del XX secolo.

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