Museo delle mura, Roma, Italia

Il Museo delle Mura è un museo archeologico a Roma, in Italia. È ospitato al primo e al secondo piano di Porta San Sebastiano all’inizio della Via Appia. Offre una mostra sulle mura di Roma e le loro tecniche di costruzione, nonché l’opportunità di passeggiare all’interno di uno dei tratti meglio conservati delle Mura Aureliane. Il museo è gratuito.

Il museo nella sua forma attuale, è stato ufficialmente aperto nel 1990. Prima del 1939, la Porta San Sebastiano (conosciuta anche come Porta Appia) era stata aperta al pubblico ma fu poi rilevata da Ettore Muti, il segretario dell’italiano Partito fascista I mosaici bianchi e neri in alcune stanze risalgono a quel periodo. Dal 1970, c’era un piccolo museo collegato al parapetto interno del Muro Aureliano, ma questo museo era aperto al pubblico solo la domenica e, dopo alcuni anni, fu chiuso.

Storia

Le Mura Aureliane
Le Mura Aureliane furono costruite tra il 270 e il 275 d.C. per volere dell’Imperatore Aureliano, come difesa della città dalla minaccia di invasione di barbari dal Nord Europa. Il nuovo muro di cinta aveva un perimetro di circa 19 km ed era costruito con sezioni di muro di circa 6,5 ​​m di altezza, con una passerella di parapetto lungo la cima, scandita ogni trenta metri da torri più alte, coperte da terrazze.

Lungo il muro dove le varie strade lasciavano la città c’erano anche dei cancelli, la cui forma e dimensione erano determinate dall’importanza relativa delle strade. Dopo i primi lavori di restauro nel IV secolo sotto Massenzio, eseguiti solo in alcuni luoghi dove erano fortemente necessari, all’inizio del secolo successivo, durante il regno dell’imperatore Onorio, l’intero circuito delle mura fu modificato con interventi strutturali radicali che hanno raddoppiato la loro altezza. Furono così creati due passaggi pedonali nelle pareti, uno una galleria coperta con feritoie a forma di freccia per gli arcieri e sopra quello un secondo, che era aperto, sebbene provvisto di merli per il posizionamento di macchine da guerra. Nelle torri fu aggiunta una seconda sala operativa, coperta da un tetto spiovente e comunicante con la stanza inferiore per mezzo di una scala in muratura.

Le fonti antiche attestano i restauri effettuati nel corso del VI secolo sotto Teodorico, re degli Ostrogoti e da Belisario, il generale dell’imperatore Giustiniano. Nei secoli successivi furono eseguiti lavori di restauro per volere di vari papi che, a partire dal Xv secolo, lasciarono memoriali della loro opera attraverso gli stemmi e le iscrizioni situate direttamente sulle pareti.

La Porta di S. Sebastiano
Il vero nome di questa monumentale porta, una delle più grandi e meglio conservate nelle Mura Aureliane, era Appia, dal nome dell’importante strada arteriosa sulla quale si apriva. Nel Medioevo il nome fu corrotto in Daccia e Dazza, su cui alla fine prevalse il nome Porta S. Sebastiano, in onore del martire cristiano sepolto nella chiesa sulla Via Appia non lontano dalle mura.

L’aspetto attuale della Porta è il risultato di molte trasformazioni architettoniche, che si sono succedute nel corso dei secoli e che possono essere divise in cinque periodi dal periodo antico in poi:

Il Museo
Il Museo è situato all’interno della Porta di S. Sebastiano delle Mura Aureliane e offre ai visitatori una visita didattica che è stata creata nel 1990, sebbene il monumento sia stato usato in modo più o meno simile da molto prima. Nel 1939, nonostante l’inclinazione contraria dell’Office of the Distribution of Antiquities and Fine Arts, che si opponeva alla trasformazione del monumento, che per molti anni era stato aperto al pubblico, in uno studio artistico, furono realizzate varie opere nel stanze all’interno del cancello, per adattarlo all’uso come spazio abitativo e studio privato di Ettore Muti, il segretario del partito fascista, che vi rimase dal 1941 al 1943

Furono creati nuovi attici man mano che le volte in muratura erano crollate, vennero create nuove stanze con pareti divisorie, furono installate scale in legno e muratura e i pavimenti furono rielaborati in travertino e mattoni, con due mosaici inseriti al primo piano. La Porta di S. Sebastiano

Dopo la seconda guerra mondiale, la Porta fu riaperta al pubblico dal Comune, che iniziò anche a redigere un progetto per creare un museo delle mura. Nel corso degli anni, tuttavia, e a causa di vari eventi, alcune stanze della Porta furono utilizzate come stanze di servizio per la guardia e la sua famiglia. Le altre sale furono assegnate nel 1960 per l’uso del Ministero della Pubblica Istruzione e del Consiglio Generale delle Antichità e delle Belle Arti, al fine di installare un ufficio speciale sulla Via Appia Antica e poi un museo sulla Via Appia; con questo scopo, varie opere di trasformazione sono state eseguite in diverse baie, ma l’Ufficio progettato non è mai nato. L’amministrazione comunale ha recuperato il monumento nel 1970, l’anno successivo l’Ufficio della distribuzione di antichità e belle arti ha installato un piccolo museo delle mura,

Il museo era aperto al pubblico solo la domenica e, dopo diversi anni, sfortunatamente, fu di nuovo completamente chiuso; non è stato fino al 1984 che il cancello è stato definitivamente riaperto e riordinato internamente, per la mostra “Underground Rome”. Nel 1989 il Museo delle Mura di Roma fu istituito ufficialmente su decisione del Consiglio Comunale, secondo la Legge Regionale del 1975, e l’anno successivo aprì l’attuale displataggio educativo.

La sera del 15 aprile 2001 avvenne il crollo di una parte sostanziale delle Mura Aureliane nel tratto tra Porta S. Sebastiano e Via Cristoforo Colombo; una sezione lunga 12 metri, tra le torri 7 e 8. Di conseguenza, l’intera passerella di 400 metri, che va dal Museo delle Mura alle aperture ad arco della Via C. Colombo, è stata chiusa al pubblico

Il crollo ha interessato principalmente la facciata continua in mattoni di argilla creata da Innocenzo X Pamphili (1644-1655), che non fu mai profondamente integrata con il nucleo originale aureliano e onorario, e che si era sempre più staccata dall’infiltrazione dell’acqua piovana, causando lo scivolamento e il crollo delle mura seicentesche.

Lo stemma e l’iscrizione posti su questa sezione della facciata continua in mattoni di argilla per commemorare i lavori di restauro di Innocenzo X furono portati al Museo dopo il crollo.

La conservazione, lo sviluppo e il restauro del circuito delle Mura Aureliane e i lavori di restauro che devono essere attuati, costituiscono un motivo di grande attenzione da parte dell’Amministrazione Comunale, che, con una sovvenzione iniziale, dal 2004 al 2006 è stata in grado di eseguire lavori di ricostruzione nella sezione crollata e restauro del tessuto murale, nonché urgenti lavori di rafforzamento. Di conseguenza, l’intera “passerella sui muri” è stata riaperta al pubblico nel luglio 2006, come conclusione appropriata dell’itinerario didattico del Museo.

Sale espositive
L’esposizione del museo si trova al primo e al secondo piano del cancello ed è divisa in sezioni antiche, medievali e moderne. È composto da pannelli informativi su due lati, con testi in inglese e italiano, indispensabilmente supportati da disegni a colori e fotografie.

Stanza 1
La sala informazioni, nella torre ovest, dotata di uno schermo di proiezione, video per segmenti di film e sedili, conserva anche un pavimento con un mosaico in tre colori di travertino, creato tra il 1940 e il 1943, che mostra due cervi e una tigre che li tira in agguato da la vegetazione circostante.

Stanza 2
Questo occupa il primo piano della struttura con degli spalti sopra l’arco d’ingresso di Porta S. Sebastiano, che collega la torre alle massicce torri laterali; qui ci sono sei pannelli sull’antica sezione, dedicati in parte a Pomerio (l’area sacra all’interno della città di Roma) e le mura più antiche per circondare l’antica città nel VI e IV secolo a.C. Gli altri pannelli riguardano le Mura Aureliane, narrando gli eventi storici e politici che ne hanno determinato la costruzione e le ragioni strategiche alla base del percorso del circuito. Descrivono inoltre le tecniche di costruzione utilizzate nella loro costruzione, i tipi di cancelli e le trasformazioni e i restauri effettuati nei successivi secoli IV, V e VI. L’ultimo pannello è dedicato alle macchine da guerra utilizzate durante gli assedi,

Lungo le pareti sono esposti modelli in gesso delle croci che sono state tagliate sopra gli archi di alcune delle porte del circuito, o fatte di mattoni in varie sezioni del percorso del muro, proprio come le decorazioni di palme e raggi solari: tutte queste date all’inizio del V secolo d.C., quando l’altezza delle mura fu raddoppiata. In alto nella parte meridionale rimangono gli scaffali di travertino attraverso i quali passavano le corde per manovrare la saracinesca, che correva attraverso una fessura nel pavimento, che esiste ancora, coperta da vetri e scendeva per chiudere il cancello. Sul pavimento al centro della stanza c’è un mosaico in bianco e nero, che mostra un generale a cavallo circondato da soldati e armi, che risale anche agli inizi degli anni ’40.

Stanza 3
Situata nella torre est, questa sala contiene quattro modelli ricostruttivi delle mura: al centro è un piano schematico dell’antica Roma, che mostra i circuiti dei circuiti reali, repubblicani e aureliani; intorno ad esso sono presenti tre riproduzioni delle mura dall’età aureliana ai restauri di Onorio nel V secolo d.C.

Stanza 4
Occupa una piccola area, che fiancheggia la torre ovest, e contiene due pannelli. Il primo descrive gli sviluppi architettonici di Porta S. Sebastiano (Porta Appia) dal III al V secolo d.C., a seguito del quale ha acquisito un aspetto monumentale che si può ancora ammirare oggi. La seconda inizia una breve descrizione delle altre porte del circuito a parete, che è proseguita in un altro pannello nella torre ovest. Alle pareti sono quattro modelli, tra cui uno della croce sulla chiave di volta dell’arco di Porta S. Sebastiano.

Stanza 5
Questa sala si trova nella torre ovest e contiene tre pannelli e un modello ricostruttivo: un pannello riguarda le porte delle pareti, l’altro contiene informazioni sulla Via Appia e sulle diverse tecniche costruttive utilizzate dai romani in seguito all’opus quadratum; il modello riproduce la sezione del muro tra Porta Asinaria e l’anfiteatro di Castrense, la cui architettura è stata adattata per superare il terreno molto irregolare nella zona. Questa è l’ultima stanza dell’antica sezione.

Stanza 6
Questo occupa il secondo piano del corpo centrale del cancello, sopra l’arco d’ingresso. In esso sono esposti sei pannelli riguardanti le sezioni medievale e moderna del museo. Riprendono la narrazione degli sviluppi storici e architettonici delle Mura Aureliane, mostrando il rapporto mutevole nel periodo medievale tra le mura e le abitazioni, quest’ultima si restringe a causa del progressivo declino della popolazione e, tra il XVI e il XX secolo, i più importanti lavori di restauro realizzati dai vari Papi, nonché modifiche e nuove costruzioni.

Stanza 7
Questa stanza si trova nella torre est e contiene un modello della fortezza delle Ardeatine, un’opera militare progettata da Antonio da Sangallo il giovane (1483-1546) per rafforzare il circuito delle mura. È considerato un capolavoro dell’architettura militare rinascimentale ed è ancora visibile dall’ovest degli archi su Via C. Colombo. In alto sulle pareti sono ancora visibili disegni a carboncino, possibilmente schizzi preparatori di varie scene, successivamente creati negli affreschi e nelle sculture di Porta S. Sebastiano, in occasione dell’avanzamento di Carlo V nel 1536.

Terrazza e passerella
La terrazza di Porta San Sebastiano può essere visitata insieme a un tratto di 350 metri all’interno delle Mura Aureliane che si dirige a ovest fino alla Via Cristoforo Colombo, in una galleria coperta interrotta da dieci torri. Resti della pavimentazione originale possono essere notati. Si possono vedere fessure di freccia per gli arcieri, nonché scale all’interno di diverse torri che conducevano alle sale di comando. I lavori di restauro possono essere distinti dai vari tipi di tecnica costruttiva. Si possono vedere anche fessure di frecce quadrate del 1848. Questi erano il risultato di adattamenti fatti per adattare le fessure originali per l’artiglieria.

Dal museo è possibile accedere a una lunga sezione, a circa 350 metri, della passeggiata del parapetto del muro, parte integrante dell’itinerario educativo del museo. La passeggiata è costituita da una galleria coperta, punteggiata da dieci torri, che termina con un’alta passerella aperta, che offre riparo ai merli.

La muratura dell’età di Onorio (inizi del V secolo d.C.) è conservata lungo la passeggiata, con fessure a freccia per gli arcieri all’interno delle nicchie e enormi arcate aperte che si aprono sul lato della città del muro, così come scale all’interno di diversi le torri che un tempo conducevano alle sale di comando in alto, non più esistenti. Sono visibili lavori di restauro di varie epoche successive, dal Medioevo al XIX secolo, che possono essere distinti dai vari tipi di tecnica costruttiva o dalla trasformazione di alcune strutture murarie, dopo che alcune parti del muro sono crollate in il corso dei secoli. Si possono vedere anche le fessure a forma di freccia quadrate risalenti al 1848, il risultato di trasformazioni per adattarle all’artiglieria durante le battaglie con armi da fuoco della Repubblica Romana.

Lasciando la terza torre sulla passerella si notano in particolare i resti del pavimento originale: una fessura centrale segna la linea in cui si incontrano la struttura aureliana e gli ingrandimenti realizzati da Onorio; sopra nella lunetta della baia di uscita della torre è raffigurata la Madonna col Bambino, a ricordo dell’uso della torre come rifugio da eremita, forse nel periodo medievale.

La terrazza sopra il corpo centrale del cancello, tra le due torri, che offre una vista centrale lungo il percorso della Via Appia Antica, dominata dai suoi numerosi merli;

La terrazza in cima alla torre ovest, resa sicura e accessibile al pubblico con i lavori di restauro per il Giubileo del 2000. Da qui i visitatori possono assaporare i loro occhi con una vista a 360 gradi: il profilo delle colline dei Castelli Romani è riconoscibile sullo sfondo e più vicino si può vedere il percorso della passerella collegata al museo, che si snoda attraverso la verdeggiante campagna.

Restauro
I più recenti lavori di restauro e manutenzione della Porta di S. Sebastiano, avvenuti nel 1999, facevano parte del programma generale di riqualificazione delle mura cittadine, realizzato dal Comune di Roma per il Grand Giubileo del 2000. Il progetto prevedeva lavori sia all’esterno del monumento, sia all’interno, anche nelle sale espositive del Museo delle Mura.

Il vero restauro delle superfici esterne in laterizio, tufo e marmo è stato preceduto, come sempre, da un’approfondita infestazione delle pareti, con prodotti appositamente scelti, tra cui biocidi per eliminare alghe, muffe e microrganismi. Quindi la facciata continua è stata pulita con acqua a bassa pressione, per rimuovere depositi di annerimento e incrostazioni dall’inquinamento atmosferico. La pulizia della struttura in marmo, tuttavia, ha richiesto un lavoro più attento, con l’installazione di un vaporizzatore d’acqua, che è stato in grado di pulire la crosta nera aderente, specialmente sotto gli archi, preservando gli strati di patina ocra e ossalato riconosciuta a parte di la vita del monumento.

Il restauro è stato particolarmente delicato in quanto si è svolto su un monumento composto in modo eterogeneo, sia in termini di varietà di materiali coinvolti sia in varie epoche in cui è stato costruito. Tutte le aree esterne del muro erano notevolmente degradate, a causa del degrado della malta e dell’erosione dei materiali che compongono il conglomerato interno, una situazione aveva causato la separazione e il crollo di vari frammenti. I lavori si sono concentrati sul consolidamento della struttura, compreso il riempimento degli spazi vuoti e lungo le fessure con malta idraulica e intonaco a base di calce mescolato con inclusioni di varie dimensioni e colori, appropriate al contesto circostante.

Per quanto riguarda il riempimento degli spazi vuoti nel muro, allo scopo di salvaguardare il più possibile i materiali esistenti, si è deciso di intervenire solo dove era necessario a causa della profondità e dell’estensione del divario e dei conseguenti problemi di stabilità. In relazione a quest’ultimo problema, i lavori di revisione prevedevano anche sia la forza metallica (catene) situata lungo la lunghezza dei precedenti restauri sia tutte le merlature che coronano le terrazze, le torri e il corpo centrale dell’edificio, sopra l’arco.

Allo stesso tempo, la terrazza della torre ovest è stata anche resa accessibile al pubblico in modo sicuro: le ringhiere sono state montate secondo le normative e è stata aggiunta una copertura in metallo e plexiglass, sigillata ermeticamente per proteggere l’uscita, da cui il terreno si raggiunge tramite una scala a chiocciola. Le stesse opere sono state fatte nell’altra torre. All’interno del Museo sono state sostituite le impostazioni delle finestre, diversi davanzali, i servizi, la centrale elettrica e la vernice sui muri di tutte le stanze.

Lavori di restauro della Porta di S. Sebastiano
La forma originale della porta era a due arcate gemelle, con una facciata in travertino e due torri semicircolari che le fiancheggiavano, all’interno delle quali due scale in posizione centrale correvano ai due piani superiori; le scale furono successivamente confinate e infine murate. Attualmente tre blocchi di travertino, i resti degli archi originali che furono successivamente chiusi sono visibili sulla facciata interna del cancello, accanto all’ingresso del Museo delle Mura.

Il primo piano delle torri, che è la sala di comando per le armi, aveva tre finestre ad arco, mentre la stanza sopra gli archi era illuminata da cinque finestre ad arco; sopra il secondo piano fu costruita una terrazza aperta circondata da merlature. I resti delle strutture di questa prima fase furono visti dallo studioso Richmond, prima del 1930, all’interno delle mura successive.

Le prime modifiche al cancello furono eseguite da Onorio, contemporaneamente a un generale rifacimento delle pareti; le nuove torri circolari in laterizio più alte racchiudono quelle antiche; inoltre è stato aggiunto un cancello interno all’interno del muro, costituito da due pareti semicircolari disposte a forma di tenaglia, creando un cortile di sicurezza con due archi allineati con quelli del cancello. Oggi rimane solo una parte del fianco ovest, in cui si apre l’ingresso al museo, circondato dal moderno muro di sostegno del terrapieno, e alcuni resti del fianco orientale.

Questi cortili interni non avevano solo una funzione di sicurezza militare, ma erano anche usati per tenere uffici e guardie doganali che controllavano le merci commerciali.

Le mura di mattoni della fase precedente furono in parte distrutte dai cambiamenti apportati in questo periodo, consistenti nella costruzione degli imponenti bastioni che cingono le torri, lasciando solo un piano, e la trasformazione dei due archi di ingresso nell’arco unico che abbiamo vedi oggi. Sia il muro attorno all’arco che il primo piano dei bastioni sono stati riparati con blocchi di marmo riutilizzato, che sono sormontati da cornici, su alcuni dei quali si possono vedere grumi sporgenti, forse simboli con un valore magico o religioso, o forse usati per sollevare i blocchi stessi. Sulla chiave di volta dell’arco interno è incisa una croce con un’iscrizione in greco che dice “Per grazia di Dio e dei santi Conone e Giorgio”, croci simili e alcune fatte in mattoni, si trovano lungo le pareti e sul cancello, e può essere chiaramente interpretato come espressione del cristianesimo; il fatto che l’iscrizione sia in greco suggerisce che potrebbe esserci stata una lavorazione greca nella costruzione delle pareti.

Al primo piano dell’attico, che fungeva da sala operatoria per la saracinesca che chiudeva il cancello, i canali di travertino che servivano per contenere le funi che muovevano la griglia attraverso la cornice interna dell’arco d’ingresso.

All’interno delle torri sono stati rimossi tutti i pesanti rivestimenti in muratura che dividevano lo spazio in tre parti, anche se i loro allegati sono ancora visibili al secondo piano del museo. La parte alta del bastione quadrato della torre ovest, realizzata in muratura di blocchi di tufo, con due strisce di travertino, può essere datata al restauro effettuato tra il VI e il IX secolo, dopo il crollo della facciata dei bastioni , a causa della graduale disintegrazione e degli shock sismici.

Nell’ultima fase di costruzione le torri e lo spazio sopra l’ingresso erano entrambi rialzati da un piano, conferendo al cancello l’aspetto impressionante che si può ammirare oggi.

Dal Medioevo in poi la porta fu spesso lo sfondo di battaglie, come quella nel 1327 tra le fazioni romane di Guelfi e Ghibellini, che si opposero all’attacco di Robert d’Angiò, re di Napoli, che cercò di occupare Roma. I ricordi di questo evento rimangono nella forma di un’immagine dell’Arcangelo Michele che uccide il drago, un grafitto sulla cornice interna del cancello, accanto a un’iscrizione in latino che registra che “l’anno 1327, undicesimo anno del ciclo, nel mese di settembre, ultimo giorno, festa di San Michele, gli stranieri entrarono in città e furono sconfitti dal popolo romano, con Jacopo de ‘Ponziani come capitano della zona ”.

Nel 1536 Porta S Sebastiano fu scelta, per ordine di Papa Paolo III, come ingresso cerimoniale per l’arrivo di Carlo V di Spagna; per l’occasione il cancello fu dipinto e decorato come un arco trionfale, un progetto ideato da Antonio da Sangallo il giovane, con statue, festoni, quadri e affreschi, di cui rimangono solo i ganci di ferro a cui erano appesi i festoni cornicione e le mura di marmo. Nel 1571 la porta fu nuovamente decorata con trofei, festoni e immagini per l’ingresso trionfale di Marcantonio Colonna, vincitore nella battaglia di Lepanto.

I lavori di restauro della porta sono documentati tra il 1749 e il 1752, sotto il dominio pontificio di Benedetto XIV, consistendo nella riparazione della facciata continua, sia sulla facciata della torre destra che all’interno, e nella sostituzione della maggior parte degli spalti. Nel 1783 due documenti parlano del necessario lavoro di consolidamento, in particolare sulla torre nord.

Al tempo di Valadier (XIX secolo, che descriveva lo stato di conservazione della “Porta Capena ora S. Sebastiano”, le torri erano state coperte con tetti e non mostravano segni di particolare degrado. Tra il 1940 e il 1943, quando Ettore Muti era permesso di utilizzare il cancello come studio e abitazione, furono eseguiti vari lavori di restauro interno, tra cui il rifacimento del solare crollato e l’attico sopra l’arco d’ingresso e la ricostruzione di due piani all’interno delle torri. il tempo, ora in archivio, mostra che la volta a botte che copre il primo piano e il corpo principale dell’edificio è stata pulita, e la ricostruzione del solare nella torre ha portato alla costruzione di diverse finestre e l’inclusione dei resti del accessori per il rivestimento originale nella nuova muratura.