Musei di arte decorativa, Castello Sforzesco

I musei di arte decorativa, nati nel diciannovesimo secolo come deposito di oggetti con una funzione didattica e come luoghi che avrebbero garantito agli artigiani e agli artisti l’accesso ai modelli per la loro formazione, oggi sono rivolti a un pubblico più ampio, che è indifferenziato sia in termini di origine geografica o livello culturale. Per la particolare posizione occupata da Milano, il Museo delle Arti decorative è un centro privilegiato per lo studio interdisciplinare delle arti decorative in Italia.

La missione dell’Istituto, in conformità con lo scopo originale e le sue caratteristiche attuali, è di mettere l’oggetto d’arte al centro del suo sistema espositivo e dei suoi programmi culturali, in una forma interdisciplinare (sia come un singolo capolavoro che come elemento all’interno di una organizzazione coerente contesto), testimone della storia del gusto italiano ed europeo.

La presenza in un unico luogo delle opere d’arte e delle loro fonti iconografiche in stampa (nella Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli e nel Gabinetto dei Disegni) consente di documentare, in studi scientifici e mostre, la cultura dei progetti decorativi in Occidente nel corso dei secoli.

Storia
Nel diciannovesimo secolo, dopo l’Unità d’Italia, l’Associazione industriale italiana promuove l’apertura di un Museo di arte industriale a Milano al fine di riunire e preservare i preziosi manufatti del passato per stimolare una raffinata e buona produzione artigianale. gusto. L’istituzione del Museo è preceduta da una mostra storica di arte industriale, che è stata inaugurata nel 1874 nella Sala dei Giardini Pubblici di Porta Venezia. In quell’occasione sono esposte opere prestate dai principali collezionisti dell’epoca. Nel 1877 l’edificio in cui si tenne la mostra fu donato al Comune di Milano, insieme ai beni dell’Associazione, che comprende anche una biblioteca specializzata.

L’anno dopo la nascita del Museo artistico comunale. Caratteristica di questo nuovo museo è la grande varietà di generi raccolti, esposti per classi di materiali. Dopo il restauro del castello da parte di Luca Beltrami, la collezione viene spostata in questo luogo e collocata nelle sale al primo piano del cortile ducale. L’inaugurazione si svolge il 10 maggio 1900.

Dal dopoguerra ad oggi
La collezione viene ampliata grazie a donazioni e acquisti privati ​​nella prima metà del secolo, tanto che nel dopoguerra la riorganizzazione delle stanze, affidata allo studio BBPR, comporta il movimento delle arti decorative nelle sale al secondo piano della Rocchetta, ad eccezione dei mobili e delle sculture in legno, che rimangono nelle prime quattro sale del cortile ducale. Le opere sono esposte per gruppi omogenei di tipologia tecnica: tessuti, abiti, ceramiche, maioliche, porcellane, orafi, avorio, bronzi, cuoio, vetro, ferri artistici.

Con la riqualificazione del museo curata da Francesca Tasso e Andrea Perin nel 2017, il percorso espositivo è stato riorganizzato, inserendo le opere d’arte in una struttura ancorata alla cultura storica, capace da un lato di restituire ad ogni oggetto il suo valore e di l’altro per evidenziare i capolavori, grazie anche a un nuovo apparato didattico.

Eredità
Situato in alcune sale della Corte Ducale e al primo e al secondo piano della Rocchetta, il Museo delle Arti Decorative è una delle collezioni più importanti di questo tipo esistente in Italia. In effetti, documenta l’evoluzione del gusto e degli stili nel sontuario, le arti decorative e applicate dall’era paleocristiana agli anni ’50, raggiungendo il 21 ° secolo per quanto riguarda i vetri artistici. Lungo la strada, capolavori e manufatti eccezionali si susseguono per la qualità, preziosi documenti del lavoro di vetrai, ceramisti, intagliatori, liutai, argentieri, orafi, armaioli, arazzi e tessitori attivi in ​​Europa dal Medioevo.

Collezione
La collezione comprende arazzi, armi, avori, bronzi, ceramiche, cuoio, ferro battuto, maiolica, gioielli, orologi, porcellane, smalti, tessuti, strumenti scientifici, vetro. Le armi e alcuni arazzi sono esposti nelle prime sale della Corte Ducale; il secondo piano della cosiddetta Rocchetta è invece interamente dedicato alle arti applicate.

Avori e arazzi
Tra i nuclei più significativi per la preziosità delle opere ricordiamo le sezioni degli avori tardoantichi e medievali (tra i più importanti al mondo), quella degli orafi, con alcuni esemplari molto significativi tra cui il rarissimo coltello eucaristico, e quello dei bronzi.
Il gruppo dei dodici Arazzi dei Mesi, realizzato su disegno di Bramantino dal 1509, è esposto nella Sala della Balla con un nuovo layout che consente una lettura omogenea e continua.

Ceramica, maiolica, porcellana e vetro
In termini di quantità, la collezione di grafite, maioliche e ceramiche in porcellana è davvero notevole: in particolare, evidenziamo un gruppo di opere create da Gio Ponti nel suo ruolo di art director di Richard Ginori. I manufatti di Faenza, Deruta, Urbino, Savona e Albisola, Castelli d’Abruzzo sono ben rappresentati nella sala della maiolica; Maioliche milanesi e lombarde trovano ampio spazio nelle finestre centrali e laterali della sala XXX.
La sezione vetrata, a seguito della riorganizzazione di aprile 2017 e dell’esposizione della collezione Bellini-Pezzoli, offre al pubblico una selezione di opere dagli anni Settanta del Novecento ad oggi di grande qualità formale, prodotte sia in Italia che in America e in America Australia. L’ampiezza e la varietà delle tipologie presenti nel museo ne fanno una delle collezioni italiane più complete in quest’area.

Mette in risalto

Marie al sepolcro
Otto Imperator
Cassettina dei Santi Cipriano e Giustina
Ostensorio di Voghera
Lo stendardo di Milano
Bramantino, arazzo
Gonzaga si alza
Bocca in maiolica
Gesù crocifisso tra i due ladri
Galileo Galilei, bussola geometrica militare
Gio Ponti e Libero Andreotti, Blue Cista

Altra collezione storica
A causa della vastità e varietà delle collezioni è impossibile riassumere in breve spazio tutti i materiali visibili nelle sale del museo. Da un punto di vista collezionistico, possiamo solo menzionare alcuni nuclei, come quello donato dal nobile Malachia De Cristoforis nel 1876, che comprende un interessante gruppo di orafi profani tedeschi del periodo rinascimentale, maioliche storiche del XVI secolo, realizzate su Raffaello modelli e una collezione di bronzi notevoli.
Per la maiolica, l’eredità di Francesco Ponti (1895) è fondamentale.

Le collezioni Trivulzio e Bossi
Straordinario il contributo raggiunto al Museo dalla collezione Trivulzio nel 1935 con i famosi Arazzi dei Mesi, abbinati a gioielli, avori, dipinti, sculture e codici e incunaboli conservati nella Biblioteca Trivulziana. Non si possono dimenticare gli avori tardoantichi raccolti e donati dal pittore Giuseppe Bossi insieme ad alcuni bronzi michelangelici e maioliche storiche del Rinascimento.

L’espansione delle Collezioni
Nel secondo dopoguerra l’acquisto delle collezioni Fortuny e Regazzoni di frammenti di tessuti antichi (primo e tardo medioevo) portò migliaia di pezzi di grande valore al Castello Sforzesco, che per motivi di conservazione possono essere esposti solo a rotazione e per brevi periodi. A questi nuclei si aggiungono le significative produzioni artistiche del Novecento (vetri, ceramiche, gioielli) acquistate alle Biennali di Monza e alle Triennali di Milano, accompagnate da generose donazioni da parte di numerosi cittadini privati. Nel 1997 la Regione Lombardia acquistò la grande collezione di posate di Gianguido Sambonet, che fu depositata al Museo.

Concessa in un deposito quinquennale dal proprietario Sandro Pezzoli, la collezione Bellini-Pezzoli si è fusa anche nelle Collezioni nel 2016, offrendo uno sguardo rilevante sull’arte e il design degli oggetti in vetro realizzati dagli anni ’50 al 21 ° secolo e vanta marchi come come Mario Bellini, Gianfranco Frattini e Roberto Sambonet. Questa collezione è esposta nella sala Castellana, nel nuovo layout di Andrea Perin, inaugurato ad aprile 2017.

Collezione di arti applicate
La Collezione di Arti Applicate di Milano si trova nel complesso museale del Castello Sforzesco sotto la gestione del comune di Milano, Italia. Il museo è diviso in diverse sezioni con particolare enfasi su gioielli, avori, ceramiche e vetri d’arte.

La collezione di ceramiche comprende ceramiche medievali, rinascimentali e barocche, un gruppo di maioliche con pezzi di Lodi e Milano del XVII secolo e una collezione di porcellane e terrecotte europee.

La collezione di vetri artistici comprende la Coppa Gonzagna, realizzata in vetro cristallino e decorata con un motivo di piccoli fiori dorati e lo stemma Gonzaga con un’aquila nera quadripartita su uno sfondo bianco.

Nella Sala Della Balla si trova l’Arazzi Trivulzio, una serie di dodici arazzi che rappresentano i diversi mesi degli anni. Il loro design si basa su disegni del pittore italiano Bramantino.

il Museo artistico comunale fu inaugurato il 10 maggio 1900 al termine del restauro del castello.

Tra le numerose collezioni private riunite per donazione o acquisizione c’erano:

la collezione di orafi profani tedeschi del Rinascimento, maioliche del XVI secolo e piccoli bronzi donati dal nobile Malachia De Cristoforis nel 1876
la collezione di maioliche donata da Francesco Ponti (1895).
la famosa collezione Trivulzio acquisita nel 1935 con i famosi Arazzi dei Mesi, abbinata a gioielli, avori, dipinti e sculture
la collezione di avori tardoantichi donata dal pittore Giuseppe Bossi
acquisto delle collezioni di tessuti medievali Fortuny e Regazzoni
la collezione di posate Gianguido Sambonet
Nel dopoguerra la riorganizzazione delle stanze ancora visibili, sebbene con variazioni, fu affidata allo studio BBPR.

La Sala della Balla
La Sala della Balla si trova al primo piano della Rocchetta del castello. Sappiamo che già alla fine del XV secolo, un documento parla di una sala del castello che veniva utilizzata come sala per gli eventi più importanti: feste e ricevimenti, balli e giochi come il “Balla”. Luca Beltrami, alla fine del XIX secolo, identificò erroneamente questa stanza con quella descritta nel documento del XV secolo. Recenti studi più accurati identificano la sala delle feste nell’area del cortile ducale, dove ora si trova il Museo del Mobile. Questa stanza soprannominata la balla era in realtà utilizzata come deposito per i grani e la farina dell’intero castello: questo spiega anche le grandi dimensioni.

L’installazione che è visibile oggi è quella proposta dallo studio BBPR all’inizio degli anni settanta: nell’ala destra, sono esposti strumenti a tastiera e parte del Museo degli strumenti musicali. Nell’ala sinistra, a partire dagli anni ’80, furono costruiti gli arazzi dei mesi tessuti dai cartoni animati di Bramantino, detto Arazzi Trivulzio, dal nome del cliente. Il mese di marzo inizia questa serie di arazzi, illustrando le attività agricole del periodo, terminando con il mese di febbraio. Gli arazzi hanno uno schema fisso: all’interno di una cornice la figura del mese occupa la parte centrale, circondata dagli stemmi di Colleoni, Gonzaga e d’Avalos.

Castello Sforzesco
Il Castello Sforzesco è una fortificazione che sorge a Milano appena fuori dal centro storico della città.

Fu costruito nel XV secolo da Francesco Sforza, recentemente divenuto duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione medievale del XIV secolo nota come Castello di Porta Giovia (o Zobia). Nella stessa zona in cui sorgeva il Castello di Porta Giovia, in epoca romana, sorgeva l’omonimo Castrum Portae Jovis, uno dei quattro castelli difensivi della Milano romana.

Grandemente trasformato e modificato nel corso dei secoli, il Castello Sforzesco fu, tra il XVI e il XVII secolo, una delle principali cittadelle militari d’Europa; restaurato in stile storicistico da Luca Beltrami tra il 1890 e il 1905, oggi ospita istituzioni culturali e importanti musei. È uno dei più grandi castelli d’Europa e uno dei simboli principali di Milano e della sua storia.

Parte integrante del Museo di Arti decorative (Museo delle Arti decorative), il Museo dei Mobili e delle Sculture Lignee (Museo del mobile e delle sculture in legno), è stato formato grazie a donazioni, lasciti e l’acquisto, nel 1908, del Collezione Mora. I Mora erano una famiglia di ebanisti bergamaschi, che per un certo periodo possedevano un famoso negozio in via Solferino, a Milano. Nel corso del XX secolo il nucleo della collezione si espanse grazie ai lasciti di famiglie come i Durini, gli Andreani, i Boschi, ma soprattutto grazie all’arrivo di arredi dalle residenze sabaude, tra cui Palazzo Reale e le Ville di Monza e Milano , che furono lasciati allo stato e destinati alle raccolte civili.

La collezione di mobili, montata secondo criteri cronologici che hanno favorito la categorizzazione da parte dello studio BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) negli anni ’60, è stata riaperta al pubblico con un nuovo layout nel 1981. In questa particolare disposizione l’attenzione era focalizzata sull’arredamento del Rinascimento (in gran parte restaurato nel XIX secolo) o in stile rinascimentale. Nel 2004 la sezione è stata completamente riorganizzata sotto la direzione di Claudio Salsi e su progetto degli architetti Perry King e Santiago Miranda. In questo momento il confine cronologico fu ampliato per includere il design contemporaneo, così da creare un museo più moderno per una città come Milano, conosciuta come la capitale del design e una regione come la Lombardia, che è stata all’avanguardia nella produzione di mobili per gli ultimi duecento anni.