Loggia di David, video a 360 °, Palazzo Te

Loggia d’onore di David: è la loggia che sovrasta i pescivendoli, parallela alla “Grande” che segna l’ingresso dell’edificio e mostra l’incantevole vista del giardino che è chiusa a nord dall’esedra. La volta è divisa in grandi piazze con cornici di canne palustri in cui è rappresentata la storia biblica di David, scene prese tra il 1531 e il 1534. La decorazione della loggia è durata fino al diciannovesimo secolo. Le 14 nicchie furono abbellite con altrettante statue in pietra raffiguranti le personificazioni delle virtù tratte dall’iconologia di Cesare Ripa, opera pubblicata più volte, dal 1593 al 1630. Fu nel 1653 che il duca Carlo II Gonzaga Neversto commissionò le statue per il la maggior parte, nove, realizzata dallo scultore bolognese Gabriele Brunelli. Le ultime cinque statue furono realizzate nel 1805.

Un luogo in cui tutti i percorsi si incrociano: la loggia si apre sul giardino da un lato, dall’altro si affaccia sulla corte d’onore. Fu ammirato da Carlo V durante la sua seconda visita a Mantova nel 1532. Il protagonista delle scene che decorano la loggia non è una figura leggendaria ma un personaggio dell’Antico Testamento. È sia il capitano che difende Israele sia il giovane eroe che sconfigge Golia, innamorato della bellissima Bathsheba. Gli affreschi sono opera di vari pittori: Luca da Faenza, Rinaldo Mantovano, Fermo da Caravaggio, Benedetto Pagni. Degni di nota sono anche gli stucchi e le sculture che rappresentano le virtù, che risalgono al diciassettesimo secolo.

Dalla loggia passiamo nel soleggiato giardino, racchiuso da un’esedra, che risale a un periodo diverso. Lo stile della Loggia si ispira al prototipo della villa romana creata da Raffaello. Questo posto aveva una serie di funzioni diverse: era un luogo di svago, aveva lo scopo di glorificare il Principe; inoltre era il luogo ideale per mettere in scena spettacoli teatrali; infine è il luogo che meglio riassume e rappresenta l’intero palazzo. Qui il ritmo creato dagli affreschi e dalle decorazioni risponde alla complessità dell’architettura.

David
David è descritto nella Bibbia ebraica come il terzo re della monarchia unita di Israele e Giuda, dopo Ish-Bosheth. Nella narrazione biblica, David è un giovane pastore che guadagna fama prima come musicista e poi uccidendo il campione nemico Goliath. Diventa un favorito del re Saul e un caro amico del figlio di Saul Jonathan. Preoccupato che David stia cercando di prendere il suo trono, Saul si rivolge a David. Dopo che Saul e Jonathan vengono uccisi in battaglia, David viene consacrato Re. David conquista Gerusalemme, portando l’Arca dell’Alleanza in città e stabilendo il regno fondato da Saul. Come re, David commette adulterio con Bathsheba, portandolo a organizzare la morte di suo marito Uriah l’ittita. A causa di questo peccato, Dio nega a David l’opportunità di edificare il tempio e suo figlio Absalom cerca di rovesciarlo. David fugge da Gerusalemme durante la ribellione di Absalom, ma dopo la morte di Absalom ritorna in città per governare Israele. Prima della sua morte pacifica, sceglie suo figlio Salomone come successore. È onorato nella letteratura profetica come re ideale e antenato di un futuro Messia, e molti salmi gli sono attribuiti.

L’aspetto del palazzo
Il genio di Giulio Romano è visibile nel modo in cui tratta le diverse superfici della piazza magica che considera il cuore di Palazzo Te. Variazioni stilistiche, effetti d’ombra ed elementi architettonici formano alcune delle principali attrazioni del Palazzo, visibili tutti i giorni e in tutte le stagioni.

Intorno al palazzo
Quando ci si avvicina al Palazzo, la prima cosa che diventa visibile a distanza è un edificio basso con un colore chiaro. Avvicinandosi, il visitatore scorgerà aperture, finestre, cornici e, più in generale, elementi decorativi che coprono ogni facciata. Il genio del pittore e architetto Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, arrivato a Mantova nel 1524, consiste nel mescolare e innovare stili diversi dagli edifici antichi. La sua amicizia con il Marchese Federico Gonzaga portò allo sviluppo di vari progetti e all’idea di creare un magnifico edificio destinato all’ozio e al piacere, dove si potevano organizzare feste, e che in generale avrebbe celebrato battaglie vittoriose e sarebbe stato un omaggio al l’antica Roma da cui entrambi discendevano.

La famosa villa fu eretta nel XVI secolo su un’isola ai margini della città, vicino al quarto lago, il lago di Paiolo. La villa è un elemento importante nel progetto politico di Federico, che fu fatto duca dall’imperatore Carlo V durante una visita alla città e al palazzo nel 1530. Giulio Romano interpretò l’intenzione di Federico e creò un edificio che è caratterizzato da un perfetto equilibrio geometrico. L’edificio è alto, il suo contorno non è invasivo, permettendo all’edificio di fondersi con l’ambiente circostante. L’armonia generale è più greca che romana ed è caratterizzata da un’austerità dorica.

Una delle caratteristiche distintive dell’opera di Giulio Romano è la continua ricerca di una variazione nei moduli che utilizza, che vengono scelti non sulla base della loro funzione strutturale, ma per la qualità dinamica che sono in grado di impressionare sull’intero edificio . Giulio Romano qui ha dimostrato che è possibile creare qualcosa di totalmente nuovo giustapponendo, in modo quasi musicale, diversi elementi presi da esempi passati. Questo miracolo si ottiene apportando piccole modifiche a un ordine prefissato, seguendo una poetica della visione e delle sue illusioni. Questa è l’invenzione, sia nella pittura che nell’architettura, del Manierismo, un percorso che già Raffaello, morto in giovane età nel 1529, aveva aperto quando aveva sostituito la copia della natura con l’invenzione di qualcosa di artificiale, creando un seconda natura che era totalmente umana.

Una forma perfetta
La piazza d’onore è stata progettata da Giulio Romano. A ovest e ad est ci sono due imponenti cancelli, mentre a sud e a nord ci sarebbe stata una loggia – sebbene solo da un lato fosse realizzata la loggia, chiamata Loggia delle Muse. Una terza Loggia si affaccia sul giardino dall’ingresso est, racchiuso da un’esedra, forse aggiunta da Nicolò Sebregondi (Sondrio 1585, Mantova 1652) nel 1651. Il palazzo è circondato da un doppio perimetro, uno interno, che coincide con il cour d’honneur, e un secondo che è il giardino. Le due piazze sono separate da due grandi vasche rettangolari, che evocano i due laghi alla periferia della città: nel XVI secolo questi specchi d’acqua artificiali separavano il palazzo dalla terraferma rendendola un’isola.

La Loggia della Musa vista dall’esterno è un esempio dell’architettura di Giulio. L’uso sistematico della tecnica del “bugnato” crea movimenti sulla superficie del palazzo, creando durante le diverse stagioni un gioco di ombre e luci, accattivante sia d’estate che d’inverno, nonché di notte. Il materiale in cui è coperto il Palazzo sembra in grado di ospitare la luce naturale dell’ambiente. Tutto è all’interno di una sequenza rigida, contenuta in una chiara impostazione geometrica.

In piedi all’interno del giardino e guardando da est, l’esedra dietro di noi, vediamo Palazzo Te riflesso nell’acqua delle due piscine. Da qui è anche visibile la Loggia di Davide, che si apre alla fine della lunga passeggiata attraverso le stanze del palazzo. La loggia collega anche il giardino al cortile.

L’ala est del palazzo è caratterizzata da un triplo arco, sorretto al centro da otto colonne. La tripla apertura è bilanciata da grandi finestre, quattro a sinistra e quattro a destra, che aggiungono ritmo alla facciata, esaltata da un timpano triangolare, simile a quello del Pantheon di Roma. L’edificio si riflette nell’acqua, creando ancora un altro artificio.

Giulio Romano è menzionato in The Winter’s Tale da William Shakespeare, rendendolo l’unico artista a cui si fa esplicito riferimento. Secondo le parole del drammaturgo britannico Giulio Romano è il creatore di statue che prendono vita e viene definito il “raro maestro italiano”. Anche se Giulio Romano non era uno scultore, la sua capacità di creare quello che oggi sarebbe chiamato uno “spazio multisensoriale”, fu effettivamente compresa da Shakespeare, che parla di un genio capace di dare vita alla materia. Anzi, se Giulio Romano “avesse se stesso l’eternità e potesse dare respiro al suo lavoro, accattiverebbe la natura della sua usanza, così perfettamente è la sua scimmia”. Queste linee sono anche una descrizione accurata e brillante dello stile manierista.

Palazzo Te
Palazzo Te è un edificio storico e monumentale a Mantova. un bell’esempio di stile manierista di architettura, costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l’opera più famosa dell’architetto italiano Giulio Romano. Il complesso ospita ora il museo civico e, dal 1990, il Centro internazionale per l’arte e la cultura di Palazzo Te che organizza mostre di arte e architettura antiche e moderne.