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Gotico a Monza

Per gotico a Monza si intende l’esperienza artistica della città tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XV secolo. In questo periodo la città, ancora colpita dall’importanza data dall’essere la capitale del regno longobardo, fu oggetto di importanti opere dei Visconti, signori di Milano, volte ad affermare il loro potere sulla città di Monza e suggerendone la continuità con il regno della regina Teodolinda. Dopo aver superato questa prima fase di splendore artistico, la città di Monza perse importanza nel tempo per fare spazio alla capitale del ducato.

Edifici religiosi

Duomo
L’opera più importante del periodo gotico a Monza è certamente la cattedrale di Monza, costruita dai primi anni del ‘300 al posto della chiesa di San Giovanni Battista, cappella privata della famiglia reale sotto il regno longobardo, la cui costruzione fu promosso all’epoca dalla regina Teodolinda. La costruzione della nuova cattedrale, decisa dal capitolo cittadino e dal Comune, fu fortemente voluta dalla famiglia Visconti, recentemente signori di Milano, interessati ad affermare il loro potere su quello che era il principale centro della campagna milanese e suggerendo una continuità tra i suoi dominio e quello longobardo.

La facciata saliente, realizzata su progetto di Matteo da Campione, uno dei più grandi maestri della zona, fu ripresa probabilmente dalla chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano, ed è divisa in cinque sezioni verticali che corrispondono al corridoi interni .. Il rivestimento bicolore, inizialmente fatto alternando marmi bianchi e neri, è stato poi sostituito con marmi bianchi e verdi durante i restauri ottocenteschi. L’unico punto di accesso alla chiesa è il portale della navata centrale, preceduto da un portico con arco a tutto sesto, con la lunetta decorata con statue raffiguranti vari santi oltre alla regina Teodolinda, posta su una base con statue romane risalenti al II secolo. Sopra il protiro si trova una copia della statua trecentesca di San Giovanni Battista, attualmente ospitata nel Museo della Cattedrale, e una rosetta inscritta in una piazza composta da pannelli decorati: sopra di essa c’è un’opera scultorea in scacchiera che riprende l’inquadratura quadrata a formelle del rosone, soluzione probabilmente mutuata dai modelli toscani importati da Giovanni di Balduccio. La decorazione termina con i chioschi, con il baldacchino a cuspide, posto sopra i contrafforti contenenti statue di santi.

Nell’interno, profondamente rielaborato in epoche successive, vi è tuttavia il pulpito di Matteo da Campione, successivamente modificato nel XVIII secolo, di cui sono ancora conservate le quattordici nicchie con santi e il Cristo Giudice sul lettino.

Tra la decorazione pittorica superstite del XIV secolo, possiamo menzionare gli affreschi della Passione di Cristo nella vecchia sacrestia, eseguiti da un pittore della cerchia dei cosiddetti Maestri di Chiaravalle, pittori lombardi con influenze marcate di Giotto. Segue il ciclo di affreschi delle Storie della Vergine e della Passione di Cristo risalenti all’inizio del XV secolo: originariamente nella cappella del Rosario, furono rimossi nel XIX secolo e collocati nella sagrestia. Il ciclo, attribuito a Michelino da Besozzo, deve la sua realizzazione ad una commissione diretta del duca Filippo Maria Visconti, come testimoniano le ricche decorazioni floreali con fondo oro.

Va ricordato anche il ciclo di affreschi dell’officina degli Zavattari per la cappella di Teodolinda, uno dei più importanti cicli pittorici del gotico italiano, eseguita nella prima metà del XV secolo. La cappella comprende un ciclo di 45 episodi disposti su cinque registri orizzontali, che narrano episodi della vita della regina Teodolinda tratti dalle opere di Bonincontro Morigia e Paolo Diacono. Dalla prima alla ventunesima scena il ciclo narra il matrimonio della regina con Autari, il quarto registra la morte di quest’ultimo e il secondo matrimonio con Agilulfo, per finire con le ultime scene della spedizione in Italia di Costante II e la conseguente vittoria dei Longobardi. L’intera opera, sebbene eseguita da più mani, mostra un’esecuzione coordinata di una certa unità stilistica: in tutti gli affreschi la decorazione dello sfondo non viene eseguita rappresentando paesaggi naturali, ma con decorazioni a tavoletta d’oro e inserzioni di plastica in corrispondenza del elementi architettonici.

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Altre chiese
Un’altra importante chiesa gotica è la chiesa di Santa Maria in Strada, costruita a partire dal 1348, famosa per la sua ricca decorazione in terracotta. La facciata presenta una capanna bordata da due contrafforti, divisi in quattro fasce orizzontali. Il piano terra ha un portale ogivale decorato in terracotta, mentre il secondo piano presenta la muratura commestibile con archi trilobati, motivo ripresi nelle bifore del piano superiore accanto al rosone: sia il rosone che le bifore sono incorniciato in piastrelle di terracotta decorativa prese dalla decorazione della cattedrale della città. Sulla sommità della facciata troviamo un chiosco contenente una statua del Madonnina e un bambino della scuola di Jacopino da Tradate.

Nel campanile sono conservati i resti di un affresco della Crocifissione che richiama la maniera degli affreschi della controfacciata della chiesa di San Cristoforo sul Naviglio sul canale, che insieme a frammenti di un’Annunciazione era datata poco prima del inizio del XV secolo.

Dalla più semplice architettura, derivata dal sobrio stile gotico cistercense, la chiesa di San Pietro Martire: la facciata saliente appare in terracotta, con una trifora come unica decorazione. Sul lato destro c’è un ingresso alla chiesa un portico con un arco a tutto sesto con un tetto a falde. L’interno ha pianta rettangolare ed è diviso in tre navate con pilastri cilindrici: decisamente alterato in apparenza da successivi interventi, presenta tracce di affreschi trecenteschi, come le Storie di San Pietro Martire, stile simile al cosiddetto Maestro di Lentate, autore degli affreschi dell’Oratorio di Santo Stefano di Lentate sul Seveso, e soprattutto il dipinto della Vergine annunciato con i santi Ambrogio e Domenico realizzati da un pittore della cerchia di Giovanni da Milano.

Edifici civili e militari
L’opera civile del periodo gotico monastico sopravvissuto è certamente l’arengario, costruito sul modello del nuovo Broletto di Milano, che segue la disposizione longitudinale e il piano porticato inferiore con la grande sala capitolare al piano superiore. Il piano terra ha un portico con archi a sesto acuto su tre lati con pilastri rettangolari e presenta una pianta rettangolare divisa in due navate longitudinali. Al piano superiore si trova la sala utilizzata una volta per le riunioni pubbliche, illuminata da bifore e finestre a bifora con archi arrotondati corrispondenti alle campate del piano inferiore. Particolarità dell’Arzarium Monzese è il campanile che termina con merlature ghibelline, costruite per compensare la mancanza di un adeguato campanile della cattedrale.

Nel XIV secolo le mura della città furono rinforzate: l’opera principale fu certamente la costruzione del castello Visconteo, che doveva sembrare architettura al castello di Trezzo d’Adda: l’imponente sistema di difesa della città, oggi solo il Ponte Nuovo, costruito in pietra su tre archi, uno dei quali è ora sepolto, e la torre Viscontea, costruita sui resti del castello utilizzando alcuni elementi. Tra le antiche porte cittadine si può citare la torre di Teodolinda, utilizzata come passaggio per raccogliere i dazi per le merci che entrano in città dal fiume Lambro, fatta di terracotta con bifore e bifore finestre singole e bifore.

Un altro nome “falso” (gli edifici costruiti in epoca gotica non possono avere alcun rapporto con la regina Teodolinda) è la “casa della regina Teodolinda”, la casa dei Gualtieri: tra le poche case private del periodo gotico nel la città era fatta di terracotta e serizzo, in cui emergono i profili dell’originaria monofora, nonostante le numerose modifiche.

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