Opere della diocesi, Museo Diocesano di Milano

Gran parte dello spazio espositivo del museo è dedicato a dipinti, sculture e arredi liturgici della diocesi milanese ed esposti a rotazione: le opere conservate e valorizzate negli spazi museali non sono intrinsecamente legate al luogo di origine da un contesto storico-artistico specifico né un oggetto di devozione locale.

Nell’itinerario ci sono dipinti di Anovelo da Imbonate, Ambrogio da Fossano detto Borgognone, Marco d’Oggiono, Giampietrino, Bernardino Campi, Simone Peterzano, Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, Pier Francesco Mazzucchelli detto Morazzone, Stefano Maria Legnani noto come Legnanino, Alessandro Magnasco, Pietro Antonio Magatti e Francesco Hayez per ricordare solo alcuni dei principali artisti.

Oltre alle opere della zona, si aggiunge l’importante deposito del Museo della Basilica di Sant’Ambrogio, con pezzi di immenso valore storico e artistico come i frammenti delle porte originali della basilica e il grande stucco tondo di la X e ancora il ciclo dei mattoni devozionali dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, dal Duomo di Milano, e commissionato nel corso del 17 ° secolo ai principali artisti dell’epoca, come Filippo Abbiati, Carlo Preda e Legnanino.

Punti salienti
Qui sono esposte opere del territorio diocesano che includono alcune testimonianze significative, sia pittoriche che scultoree, per la storia dell’arte lombarda dal XIV al XIX secolo.

Tutte le opere di questa sezione provengono da diverse parrocchie dell’arcidiocesi di Milano create da grandi artisti. Di notevole interesse:

Bottega lombarda Metà del X secolo Sant’Ambrogio benedizione Stucco policromo, diametro 96 cm
Realizzato in stucco policromo, il tondo era originariamente situato all’interno della basilica di Sant’Ambrogio, in una posizione non identificata con precisione. Il santo è raffigurato a mezzo busto in un medaglione con uno sfondo blu, in una posa frontale con uno sguardo severo, con l’abito con pallio e casula, un libro aperto nella mano sinistra e un atteggiamento benedicente con la destra. Da un punto di vista stilistico, il rilievo si avvicina agli stucchi che decorano il ciborio della chiesa di Sant’Ambrogio, risalente all’epoca ottoniana: il santo si impone nello spazio con forza plastica, sovrapponendo sul fondo il classico uovo- cornice sagomata.

Crocifissione (fine XIV – inizi del XV secolo), tempera su legno, di Anovelo da Imbonate;
Anovelo da Imbonate Attivo a Milano alla fine del Trecento Crocifissione Tempera su tavola, 101 x 38 cm
Proveniente dalla chiesa milanese di San Giorgio al Palazzo, il dipinto, uno dei rari esempi di pittura su legno della fine del Trecento lombardo, è con ogni probabilità la cuspide di un grande polittico, ora completamente perduto. Su uno sfondo dorato è raffigurato Cristo crocifisso, circondato ai lati da un velo con ornamenti d’oro e circondato da tre angeli volanti. La sua presenza scultorea è contrapposta al ritmo vivace ed espressivo delle figure ai piedi della croce, la Vergine, in abito bianco e oro con un mantello blu, in ginocchio Santa Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista, in un abito rosa. Una sorta di dialogo silenzioso lega le persone rappresentate tra loro e ciascuna al Cristo crocifisso,

San Francesco d’Assisi riceve le stimmate (seconda metà del XV – inizi del XVI secolo), tempera su pannello, di Bergognone (Ambrogio da Fossano);
Ambrogio da Fossano chiamato il Bergognone Milano? C. 1453 – Milano 1523 San Francesco che riceve le stimmate a tempera su pannello, 177,4 x 131,6 cm
Il pannello, proveniente dalla Galleria Arcivescovile, con ogni probabilità doveva essere usato come una pala d’altare o per formare il pannello centrale di un polittico di dimensioni maggiori. Recenti studi hanno ipotizzato la sua origine dalla distrutta chiesa milanese di San Francesco Grande: sarebbe quindi una commissione francescana, tuttavia, del tutto coerente con l’iconografia del dipinto. La tavola raffigura San Francesco nell’atto di ricevere le stimmate, sul Monte della Verna, secondo la narrazione di una delle principali fonti francescane, la Prima Vita di Tommaso da Celano. All’interno del percorso stilistico di Bergognone, l’opera mostra evidente affinità con i dipinti che fece in tarda attività, intorno al 1510, dove trova la stessa semplificazione del drappeggio, con grandi pieghe e una meticolosità nella descrizione del paesaggio.

Giulio Cesare Procaccini Bologna 1574 – Milano 1625 Pietà Olio su tela, 147,5 x 126,5 cm
La provenienza originale di questo dipinto, giunto al Museo dalla Galleria Arcivescovile, non è nota, mentre il riferimento alla produzione di Giulio Cesare Procaccini trova critiche unanimi. Per motivi stilistici, l’opera si riferisce all’attività tardiva dell’artista, intorno agli anni ’20. La virtuosa ostentazione dell’anatomia della figura di Cristo, accentuata anche dalla dimensione soprannaturale, è una delle caratteristiche di questa fase dell’artista: sebbene in questo dipinto l’ambientazione formale tenda a un irrigidimento schematico e accademico, il corpo di Cristo rivela la matrice rubensiana del suo lavoro, in particolare nella gamma cromatica.

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Geraert van der Strecken (1615-1677) e Willelm (Guillam) van Leefdael Da un cartone di Abrham van Diepenbeeck (1596-1675) Battaglia di Ponte Milvio Arazzo, 318 x 330 cm
Proveniente dal Museo della Basilica di Sant’Ambrogio, e in precedenza dalla stessa basilica, l’arazzo fa parte di una serie di quattro dedicata alle Storie di Costantino, databili tra il 1655 e il 1660, a sua volta parte di una serie più ampia. Tutti sono stati progettati dallo stesso fumettista, Abraham van Diepenbeeck, e hanno in fondo il marchio “B”, che allude ai produttori di Bruxelles, oltre alle firme o alle iniziali di due famosi arazzieri attivi a Bruxelles nella seconda metà del diciassettesimo secolo, Geraert van der Strecken (Bruxelles, circa 1615-1677) e Willem van Leefdeal (Bruxelles, 1632-1688). In questo arazzo, la scena rappresenta una fase dell’aspra battaglia, con Costantino che cavalca un cavallo impennata con la spada alla sua destra e riconoscibile dal diadema imperiale sull’elmo: davanti a lui un fante lancia il cavaliere inarcandolo violentemente all’indietro, mentre il cavallo gira il collo e dà dei calci; in primo piano un soldato in ginocchio colpisce un nemico in gola.

Filippo Abbiati Milano 1643-1715 San Pietro martire smaschera una falsa Madonna Olio su tela, 219,6 x 162,9 cm
Il dipinto fa parte del ciclo dell’Arciconfraternita, del Santissimo Sacramento, in deposito presso il Duomo di Milano e costituito da una serie di “piazze” devozionali, destinate ad essere esposte nella navata centrale del Duomo in occasione del celebrazioni legate alla festa del Corpus Domini. Il ciclo fu commissionato nel corso del XVIII secolo dall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, che si occupava della promozione del culto eucaristico. Questo spiega i soggetti dei dipinti: in parte sono dedicati alla narrazione dei miracoli compiuti dall’Ospite Consacrata o di eventi legati all’Eucaristia, in parte vedono protagonista l’antica patrona della confraternita, Santa Caterina da Siena. Realizzato tra i primi di tutta la serie di dipinti,

Il furto sacrilego (1731)
Alessandro Magnasco Genova (1667-1749), olio su tela, 177 x 236,5 cm
Punto di riferimento fondamentale per la ricostruzione della cronologia dell’artista genovese, la tela fa riferimento al tentativo di furto sacrilego che ebbe luogo il 6 gennaio 1731 nella chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta a Campomorto in Siziano, vicino Pavia, da cui la pittura ha origine in origine. La notizia arriva dai documenti giudiziari del processo che ha visto i ladri condannati a morte. L’ambientazione scenografica della scena riesce a trasformare un dipinto legato a una notizia in un’opera di grande potenza e suggestione, che riunisce due momenti narrativi successivi: a sinistra i ladri messi in fuga dai morti tornano improvvisamente in vita e , in alto a destra, l’impiccagione dei colpevoli, come indicato dalla figura della Vergine, proprietaria e protettrice della chiesa.

Gesù Cristo crocifisso con Maria Maddalena (1827)
Francesco Hayez (1791-1881), olio su tela, 220 x 103,7 cm
Commissionato dalla famiglia Isimbardi Casati, signori di Muggiò, Milano, per la chiesa parrocchiale della città, il dipinto è una delle rare opere sacre di destinazione pubblica eseguite dall’artista. Hayez interpreta la Crocifissione in un momento di massima intensità, in cui Cristo e la Maddalena sono soli, immersi in un silenzio in cui la dimensione dolorosa è sublimata nella bellezza della forma. L’opera è infatti un’altissima sintesi di valori romantici, sia dal punto di vista dell’equilibrio strutturale, dato dall’intersezione tra il piano della figura di Cristo e quello della Maddalena, sia da un punto di vista propriamente pittorico , giocato su efficaci effetti cromatici e luminosi: infatti nell’oscurità dello sfondo spicca il bianco quasi iridescente della manica della donna, tratto dal candore del perizoma di Cristo.

Processione dei Magi (fine XIV – prima metà del XV secolo), affresco lacerato, di Michelino da Besozzo e bottega;
Trittico dell’Assunta (seconda metà del XV – inizi del XVI secolo), olio su tavola, di Marco d’Oggiono;
San Giovanni Battista decollò (XVI secolo), olio su tavola, di Bernardino Campi, dal Santuario di Montevecchia;

Museo Diocesano di Milano
Il Museo Diocesano di Milano è nato nel 2001 su iniziativa dell’Arcidiocesi di Milano con l’obiettivo di proteggere, valorizzare e far conoscere i tesori artistici della diocesi nel contesto del contesto spirituale che li ha ispirati. Dall’anno seguente è teatro dell’iniziativa Un capolavoro per Milano.

Il Museo Diocesano si trova nella cornice dei chiostri di Sant’Eustorgio, parte integrante di uno dei più antichi complessi monumentali di Milano, costruito dalle unità unite della basilica e del convento domenicano, un fiorente centro nel corso del secoli in una zona importante per la storia del cristianesimo milanese.

La collezione permanente è costituita da oltre settecento opere d’arte che abbracciano il periodo che va dal 4 ° al 21 ° secolo. All’interno della Galleria dell’Arcivescovado vi sono le raccolte degli arcivescovi milanesi (parte della collezione Monti, Visconti, Riccardi e la collezione completa di Erba Odescalchi). Oltre ai dipinti provenienti dalle chiese della diocesi, il Museo ospita un importante gruppo di opere di arredamento liturgico. Completano la collezione la sezione dedicata ai dipinti su pannello foglia oro (opere principalmente provenienti dalla sfera della Toscana del 14 ° e 15 ° secolo, raccolte dal Prof. Alberto Crespi e donate al Museo), e sculture e dipinti provenienti dalla collezione di Caterina Marcenaro. Infine, attorno a un primo nucleo di opere scolpite di Lucio Fontana,

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