Teatro alla Scala, Milano, Italia

La Scala è un teatro dell’opera a Milano, Italia. Il teatro fu inaugurato il 3 agosto 1778 ed era originariamente noto come il Nuovo Regio Ducale Teatro alla Scala. La prima esecuzione è stata l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri.

La maggior parte dei più grandi artisti lirici italiani, e molti dei migliori cantanti di tutto il mondo, sono apparsi alla Scala. Il teatro è considerato uno dei principali teatri lirici e di balletto del mondo ed è sede del Coro del Teatro alla Scala, del Balletto del Teatro alla Scala e dell’Orchestra del Teatro alla Scala. Il teatro ha anche una scuola associata, nota come Accademia del Teatro alla Scala (italiano: Accademia Teatro alla Scala), che offre una formazione professionale in musica, danza, artigianato teatrale e gestione del palcoscenico.

L’edificio, progettato da Giuseppe Piermarini e inaugurato nel 1778, fu costruito sulle ceneri del precedente Teatro Ducale, distrutto da un incendio nel 1776; deve il suo nome alla chiesa di Santa Maria alla Scala, demolita per fare spazio al Nuovo Teatro Ducale Reale inaugurato il 3 agosto 1778, sotto il regno di Maria Teresa d’Austria, con l’Europa riconosciuta composta per l’occasione da Antonio Salieri.

A partire dall’anno di fondazione, è sede dell’omonimo coro, dell’orchestra, del corpo di ballo e dal 1982 anche della Filarmonica. Il complesso teatrale si trova nella piazza omonima, affiancato dal Casinò Ricordi, oggi sede del Museo del Teatro alla Scala.

Storia
Il Teatro alla Scala è stato fondato nel 1778 e presto è diventato la casa dei grandi compositori italiani: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini sono solo alcuni dei musicisti che hanno presentato qui le anteprime delle loro opere.

Nel XX secolo il prestigio della Scala fu assicurato da grandi direttori. Dopo Toscanini, maestri come Victor de Sabata, Gianandrea Gavazzeni, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Daniel Barenboim e oggi Riccardo Chailly conservano e arricchiscono la tradizione. Sul palco della Scala hanno visto brillare le stelle di Maria Callas e Renata Tebaldi, Luciano Pavarotti e Placido Domingo, seguite oggi da Anna Netrebko, Diana Damrau, Juan Diego Florez e Francesco Meli.

Alla Scala, Carla Fracci e Rudolf Nureev, Alessandra Ferri e Roberto Bolle hanno ballato. Le produzioni alla Scala sono state concepite da registi come Giorgio Strehler e Luca Ronconi, Bob Wilson e Robert Carsen, mentre designer come Yves Saint Laurent, Gianni Versace, Karl Lagerfeld e Giorgio Armani hanno disegnato i costumi.

Le premesse
Le prime strutture assegnate all’opera a Milano furono i teatri di corte che si alternarono nel cortile di Palazzo Reale: una prima sala intitolata a Margherita d’Austria-Stiria, moglie di Filippo III di Spagna, eretta nel 1598 e distrutta da un incendio il 5 gennaio , 1708 e il Royal Ducal Theatre, costruito nove anni dopo a spese della nobiltà milanese su un progetto di Gian Domenico Barbieri.

Per il teatro di questi teatri furono commissionate opere di importanti compositori, tra cui: Nicola Porpora (Siface), Tomaso Albinoni (La fortezza sotto processo), Christoph Willibald Gluck (Artaxerxes, Demofoonte, Sofonisba, Ippolito), Josef Mysliveček (Il gran Tamerlano ), Giovanni Paisiello (Sismano nel Mogol, Andromeda), Wolfgang Amadeus Mozart (Mitridate, re del Ponto, Ascanio ad Alba, Lucio Silla).

Il nuovo Teatro Regio Ducal
«Con mia sorpresa vidi che stavano demolendo una chiesa per far posto a un teatro»
(Thomas Jones)

Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità con un decreto dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, emesso su richiesta delle famiglie patrizie milanesi, guidato dal conte Giangiacomo Durini di Monza. palchettiste del “Regio Ducale”, il vecchio teatro di corte milanese di cui Durini era il sovrintendente, distrutto da un incendio scoppiato il 26 febbraio 1776 .. Le stesse famiglie si impegnarono a sostenere i costi per la costruzione del nuovo teatro in cambio per il rinnovo della proprietà delle tappe. Il progetto fu affidato al famoso architetto Giuseppe Piermarini, che prevedeva anche la progettazione del “Teatro Interinale”, una struttura temporanea costruita nella chiesa di San Giovanni in Conca e del Teatro della Cannobiana, con un piano molto simile a quello della Scala, ma di dimensioni ridotte, dedicato a più ”

Il teatro fu costruito al posto della chiesa di Santa Maria alla Scala, da cui prese il nome (la chiesa iniziò a prendere il nome dal suo fondatore, Regina della Scala, la dinastia della famiglia Scala di Verona), i cui lavori di demolizione iniziò il 5 agosto 1776; i primi test acustici si svolsero il 28 maggio 1778 e il 3 agosto, alla presenza del governatore di Milano, l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este, Maria Beatrice d’Este, il conte Carlo Giuseppe di Firmian e il duca Francesco III d’Este , il “Nuovo Teatro Regale Ducale Regale” da 3.000 posti è stato inaugurato con la prima rappresentazione in assoluto della riconosciuta Europa di Salieri. Il libretto, opera dell’abate Mattia Verazzi, è stato progettato per dare spazio ad arie piene di virtuosismo ed è caratterizzato da numerosi duetti, trio e complessi atti finali.

La sera del 3 agosto, Pietro Verri è stato anche tra gli spettatori, che ha scritto a suo fratello Alessandro, a quel tempo a Roma: “La pompa dei vestiti è somma, gli extra popolano il palcoscenico di oltre cento figure e fanno il loro dovere … gli occhi sono sempre occupati “. Particolarmente suggestivo è stato l’inizio della risoluzione dei media, “mentre te lo aspetti quando inizi, ascolta il tuono, poi un lampo e questo è il segnale per l’orchestra di iniziare l’ouverture, al momento il sipario, vedi un mare in tempesta »Gli intervalli sono stati allietati dalle danze Pafio e Mirra, o da I Prigionieri di Cipro, musiche di Salieri, coreografie di Claudio Legrand e Apollo placate, musiche di Luigi de Baillou, coreografie di Giuseppe Canziani.

All’epoca il teatro non era solo un luogo di intrattenimento: le bancarelle venivano spesso utilizzate per ballare, i palchi venivano usati dai proprietari per ricevere ospiti, mangiare e gestire la loro vita sociale, nel seminterrato e in un altro spazio al il quinto ordine di scatole era il gioco d’azzardo (tra i vari giochi c’è anche la roulette, introdotta dall’impresario Domenico Barbaja nel 1805). Dal 1788 era infatti severamente vietato giocare in città, con la sola eccezione dei teatri in tempo di divertimento.

Durante gli anni della dominazione austriaca e francese, la Scala fu finanziata, oltre alle entrate derivanti dal gioco, dalle stesse famiglie che avevano voluto costruire il teatro e ne mantenne la proprietà attraverso le quote dei palchi. Mentre i primi tre ordini rimasero di proprietà dell’aristocrazia per molti anni, il quarto e il quinto furono per lo più occupati dalla classe medio-alta, che dal diciannovesimo secolo in poi fece un massiccio ingresso nel teatro. Nelle bancarelle, e ancora di più nella galleria, c’è un pubblico misto di soldati, giovani aristocratici, borghesi, artigiani.

La proprietà della direzione rimase principalmente nelle mani degli esponenti della nobiltà milanese (l’anno dell’inaugurazione i “Cavalieri associati” furono il Conte Ercole Castelbarco, il Marchese Giacomo Fagnani, il Marchese Bartolomeo Calderara e il Principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda), ma la gestione attuale fu quasi sempre affidata a impresari professionali come Angelo Petracchi (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), Bartolomeo Merelli (1836-50), i fratelli Ercole e Luciano Marzi (1857-1861).

Il problema principale nell’organizzazione delle stagioni era di mantenere l’interesse degli spettatori, molto spesso distratto, sui palcoscenici, in altri affari, o disturbato nell’ascolto della musica dal ronzio proveniente dai tavoli da gioco accessibile da mezzogiorno a sera.

Il 1 ° settembre 1778 ha luogo il primo assoluto di Troia distrutto da Michele Mortellari. Dal momento che la pompa dell’Europa è stata riconosciuta a lungo termine economicamente insostenibile, già nel secondo anno di attività è stato assegnato all’opera buffa, di cui il più grande interprete, il basso Francesco Benucci, ha spesso calpestato le scene scaligere. Il 1 ° gennaio 1779 fu la prima Venere generale a Cipro di Felice Alessandri, il 30 gennaio Cleopatra di Pasquale Anfossi e il 26 dicembre Armidaby Josef Myslivecek con Caterina Gabrielli, Luigi Marchesi e Valentin Adamberger. Il 3 febbraio 1781 ci fu l’inaugurazione, in ritardo per la morte di Maria Teresa d’Austria, con l’anteprima mondiale di Antigono di Luigi Gatti, il 1 ottobre de Il vecchio geloso di Alessandri,

I castrati, i sopranisti e i contraltisti ebbero un grande successo alla Scala, tra i quali possiamo ricordare Gaspare Pacchierotti, Asterio nell’opera di apertura, Luigi Marchesi, Girolamo Crescentini, Giovanni Battista Velluti qualche decennio più tardi sostituito dalle prime donne (tra le prime, le più famoseAdriana Ferraresi Del Bene, Teresa Saporiti, Giuseppina Grassini, Teresa Bertinotti-Radicati, Storace, Teresa Belloc-Giorgi, Angelica Catalani, Brigida Giorgi Banti, Isabella Colbran, Marietta Marcolini, Elisabetta Gafforini, Carolina Bassi, Elisabetta Manfredini, Adelaide Tosi, Benedetta Rosmunda Pisaroni, Isabella Fabbrica, Brigida Lorenzani, Henriette Méric-Lalande, Carolina Ungher, Giuditta Grisi, Giulia Grisi, Clorinda Corradi, Giuditta Pasta, Marietta Brambilla, Giuseppina Ronzi de Begnis, Maria Malibran ed Eugenia Tadolini). Per quanto riguarda i compositori,

Il 26 dicembre 1787 furono introdotti i primi “argantas” (un tipo di lampada), il 20 febbraio 1790 il teatro fu chiuso per la morte dell’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, il 1 marzo 1792 per la morte del l’imperatore Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, il 15 maggio 1796 si tenne il primo Canto di guerra dell’armée du Rhin (La Marsigliese) di Claude Joseph Rouget de Lisle, il 23 novembre 1797 la Repubblica Cisalpina proibì l’encore di le arie d’opera al Teatro [nessuna fonte] e il 24 marzo 1997 la Direttorio ha abolito la Scatola Reale.

Durante la primavera e l’estate del 1807, le stagioni furono trasferite alla Canobbiana a causa di importanti restauri delle decorazioni interne, ridisegnate secondo il gusto neoclassico mentre nel 1814, a seguito della demolizione di alcuni edifici tra cui il convento di San Giuseppe, il palcoscenico fu ampliato secondo il progetto di Luigi Canonica.

Un grande lampadario con ottantaquattro lampade a olio, progettato dallo scenografo Alessandro Sanquirico, fu appeso al centro del soffitto nel 1823. Le reazioni erano contrastanti: coloro che credevano che il lampadario illuminasse troppo la sala alzarono la voce contro i sostenitori di innovazione, permettendo agli occhi indiscreti di penetrare nell’intimità dei palchi.

Il 7 settembre 1811 ebbe luogo il successo di I pretendenti deluso di Giuseppe Mosca con Marietta Marcolini e Claudio Bonoldi. Dal settembre 1812 con il successo de La pietra del paragone di Rossini diretto da Alessandro Rolla con Marcolini e Filippo Galli (basso), la Scala divenne il luogo dedicato alla rappresentazione del melodramma italiano fino ai nostri giorni.

Il 28 ottobre, il 12 novembre e il 19 novembre 1813 Niccolò Paganini ospita concerti di violino e il 29 ottobre si svolge il successo della prima di Le Streghe di Paganini. Il 16 giugno 1815, il 5 e il 7 marzo 1816 tenne concerti Paganini. Il 2 e 5 febbraio 1816 il violinista Charles Philippe Lafont tiene concerti. L’11 marzo 1816 Paganini e Lafont eseguono concerti di Rodolphe Kreutzer in concerto. Il 29 settembre 1816 Louis Spohr eseguì la prima mondiale del suo Concerto n. 8 op. 47 In modalità di scena cantata in La minore per violino e orchestra.

Nel 1817 il successo della premiere di La gazza ladra di Rossini diretto da Rolla con Teresa Belloc-Giorgi e Galli e nel 1820 di Vallace o L’eroe scozzese di Giovanni Pacini con Carolina Bassi e Claudio Bonoldi e Margherita d’Anjou di Giacomo Meyerbeer con Nicola Tacchinardi e Nicolas Levasseur.

Il 1 aprile 1821 il violinista Rolla tiene un concerto.

Negli anni 1820 le opere di Saverio Mercadante, Gaetano Donizetti (nell’ottobre 1822 con Chiara e Serafina) e soprattutto il siciliano Vincenzo Bellini (nell’ottobre 1827 con il successo de Il pirata con Giovanni Battista Rubini, Henriette Méric -Lalande e Antonio Tamburini di Vincenzo Lavigna), su cui Barbaja si concentrerà negli anni della sua gestione. Tuttavia, la “direzione nascosta” della casa editrice Ricordi è percepibile quale, in virtù del suo privilegio di copista prima, poi di editore, delle opere rappresentate alla Scala, nonché lo sfondo dei manoscritti del teatro acquistati nel 1825 , influenzò fortemente la scelta dei compositori che furono incaricati di girare e di nuove produzioni.

Nel 1828 si ebbe il successo della premiere di I cavalieri di Valenza di Pacini con Méric-Lalande e Carolina Ungher, nel 1829 di La aliera di Bellini con Méric-Lalande, Ungher, Domenico Reina e Tamburini diretto da Rolla, nel 1833 da Caterina di Guisa di Carlo Coccia con Adelaide Tosi, Isabella Fabbrica e Reina diretta da Rolla e nel 1838 da La solitaria delle Asturie di Coccia diretta da Eugenio Cavallini.

Nel 1830, le fasce tra gli ordini tra le scatole furono decorate, sempre su consiglio di Sanquirico, con rilievi dorati e Francesco Hayez creò una nuova decorazione della volta della sala, ancora visibile nel 1875, quando fu sostituita da una grisaglia decorazione. Nel 1835, su progetto dell’architetto Pietro Pestagalli, furono aggiunti alla facciata due piccoli corpi laterali sormontati da terrazze.

Il Kaiserhymne (l’inno del regno lombardo-veneto) ebbe la sua prima alla Scala nel 1838, alla presenza di Ferdinando I d’Asburgo e Maria Anna di Savoia.

Il giovane Verdi alla Scala
Giuseppe Verdi (1813-1901) fece il suo debutto alla Scala nel novembre 1839 con Oberto, Conte di San Bonifacio con Mary Shaw, Lorenzo Salvi e Ignazio Marini diretto da Eugenio Cavallini, opera in stile Donizetti, ma con alcune delle sue drammatiche peculiarità che compiaciuto del pubblico, decretando un buon successo. Visto l’esito di Oberto, l’impresario Merelli gli commissionò la commedia Un giorno di Regno, che salì sul palco con risultati disastrosi. Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare il testo, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. L’opera fu messa in scena il 9 marzo 1842 e nonostante un iniziale benvenuto tiepido, a partire dalla ripresa del 13 agosto,

I titoli del primo periodo scaligero del compositore di Busseto come I Lombardi alla prima crociata e Giovanna d’Arco, oltre a quelli già menzionati, affascinarono il pubblico, ora anche composto da borghesi.

Proprio in occasione della messa in scena della Giovanna d’Arco, nel 1845, il malcontento sorto a causa della generale mancanza di considerazione dei desideri dei compositori di fronte ai bisogni, soprattutto economici, degli impresari scaligeri, provocò Verdi rinunciare per oltre venti anni sul palco che lo ha lanciato.

Gli anni di esilio di Verdi a Verona non furono tra i più felici per il teatro. A parte alcuni titoli (Il barbiere di Siviglia, Semiramide, La Cenerentola e Guglielmo Tell), le opere di Rossini tendono a diradarsi; tuttavia, la presenza di Bellini, scomparso già nel 1835, e Donizetti è costante. L’ultima opera composta da Mercadante per La Scala, Lo schiavo saraceno, passa inosservata, e anche le opere precedenti del compositore Altamura scompaiono dai manifesti. Accanto alle opere composte da Verdi per gli altri teatri in Europa, anche le produzioni di Giacomo Meyerbeer ottennero il successo.

Il 7 maggio 1841 c’è un concerto del violoncellista Alfredo Piatti, il 7 dicembre un concerto per pianoforte di Sigismond Thalberg e il 25 novembre 1845 il violinista Antonio Bazzini. Il 19 marzo 1847 ebbe luogo il successo della prima mondiale di Velleda di Carlo Boniforti con Eugenia Tadolini e l’8 febbraio 1848 di Giovanna di Fiandra di Boniforti con Tadolini e Raffaele Mirate.

La Scala dopo l’Unità d’Italia
Dopo il ritiro degli austriaci (1859), l’attività riprese con Lucia di Lammermoor di Donizetti: alla recita del 9 agosto erano presenti anche il re Vittorio Emanuele II. A seguito dell’Unità d’Italia, il Comune ha sostituito il governo austriaco con la concessione di contributi teatrali.

Nel 1860, in occasione della serata inaugurale della stagione del Carnevale e della Quaresima, fu inaugurato il nuovo sistema di luci a gas per il lampadario Sanquirico. Nel 1883, il sistema di illuminazione elettrica fu completato con il collegamento alla vicina centrale di Santa Radegonda.

Negli anni immediatamente successivi furono tentati alcuni esperimenti, per lo più senza successo: i rifugiati fiamminghi di Franco Faccio su un libretto di Emilio Praga nel 1863, un manifesto anti-verdiano che proponeva l’abbandono delle formule liriche tradizionali e Mefistofele di Arrigo Boito (1868 ), spettacolo di quasi sei ore basato sul dramma wagneriano. Nel 1870 si svolge il successo della premiere di The Guarany of Antônio Carlos Gomes con Victor Maurel. È invece dal 1873 la prima apparizione scaligera del grande compositore tedesco con Lohengrin, nella traduzione di Salvatore Marchesi, diretta da Faccio con Italo Campanini (tenore) e Maurel alla presenza di Antonio Smareglia.

Rassicurato da Tito Ricordi e suo figlio Giulio, Verdi tornò alla Scala nel 1869 con il successo di una versione rinnovata della Forza del destino “messa in scena dall’autore”, come affermato nel poster con Teresa Stolz e Mario Tiberini. Altre produzioni messe in scena dal compositore furono il successo della prima europea di Aida (1872) diretta da Faccio con Stolz, Maria Waldmann e Ormondo Maini, la nuova versione di Simon Boccanegra diretta da Faccio con Maurel, Anna D’Angeri, Edouard de Reszkeand Francesco Tamagno (1881), la seconda versione italiana in quattro atti di Don Carlo diretto da Faccio con Tamagno, Paul Lhérie e Giuseppina Pasqua (1884), il successo dei primi assoluti di Otello diretti da Faccio con Tamagno, Romilda Pantaleoni, Maurel e Francesco Navarrini (1887) e Falstaff diretto da Edoardo Mascheroni con Maurel,

Nel 1876 si ebbe il successo della premiere de La Gioconda di Amilcare Ponchielli diretto da Faccio con Gottardo Aldighieri e Maini, nel 1881 della ripresa di Mefistofele di Boito diretto da Faccio e di Excelsior Dance di Romualdo Marenco, nel 1885 da Marion Delorme di Ponchielli, nel 1886 da Edmea di Alfredo Catalani e nel 1986 da Andrea Chénier (opera) di Umberto Giordano diretto da Rodolfo Ferrari con Giuseppe Borgatti.

Tra i proprietari della gestione degli anni post-unitari possiamo ricordare i fratelli Corti (1876) e Luigi Piontelli (1884-1894).

Tra il 1894 e il 1897 la gestione del teatro passò nelle mani dell’editore Edoardo Sonzogno. Su quel palcoscenico apparvero opere di compositori francesi (Charles Gounod, Fromental Halévy, Daniel Auber, Hector Berlioz, Georges Bizet, Jules Massenet, Camille Saint-Saëns) e la cosiddetta scuola verista (Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano) in quegli anni .. Anche le opere di Richard Wagner ebbero molto successo, che in quegli anni spesso inaugurano la stagione dell’opera.

Tra il 1881 e il 1884 le decorazioni delle sale al piano terra furono rinnovate in seguito a un progetto del 1862 degli architetti Savoia e Pirola. Nel 1891, per controllare meglio l’afflusso di spettatori, furono aboliti i posti in piedi e i primi posti fissi furono installati nelle bancarelle.

Il 1 ° luglio 1897, il Comune di Milano, di fronte alle emergenze sociali e sotto la pressione della sinistra, decise di sospendere il suo contributo: la Scala fu costretta a chiudere dal 7 dicembre (anche le scuole di canto e danza).

Toscanini alla Scala
Il teatro riapre il 26 dicembre 1898 con I maestri cantori di Norimberga diretto da Arturo Toscanini con Angelica Pandolfini, Emilio De Marchi (tenore), Antonio Scotti e Francesco Navarrini grazie alla munificenza di Guido Visconti di Modrone. Ripara le perdite con fondi personali e fonda una società anonima, di cui il duca ha assunto il ruolo di presidente chiamando Arrigo Boito come suo sostituto, l’attività è iniziata di nuovo sotto la direzione generale di Giulio Gatti Casazza e la direzione artistica di Toscanini.

Il primo periodo di Toscanini alla Scala fu segnato dal profondo interesse del regista per Richard Wagner, ma anche per Meyerbeer e Berlioz. Tra i compositori contemporanei, catalizza la scena scaligera Mascagni, Franchetti, Boito.

Il 21 aprile 1889, con la prima di Edgar, fece il suo debutto il giovane Giacomo Puccini, ottenendo un successo cordiale ma non proprio caloroso. Un fiasco sensazionale fu invece, pochi anni dopo, il primo di Madama Butterfly (1904).

Nel 1900 ebbe luogo il successo della prima di Anton di Cesare Galeotti diretta da Toscanini con Giuseppe Borgatti ed Emma Carelli e nel 1901 un concerto commemorativo per la morte di Verdi diretto da Toscanini con Amelia Pinto, Francesco Tamagno ed Enrico Caruso.

Prima di mettere in scena le opere dei compositori scomparsi, Toscanini ha eseguito un’insolita opera di pulizia e interpretazione, volta a ripristinare parti tagliate o modificate in modo evidente nell’orchestrazione, rimuovendo tutte quelle precauzioni che, già a partire dalla prima messa in scena, sono state adottate per compensare carenze degli interpreti, errori reali corretti. Più famosa e rappresentata era l’opera, più incisivo era l’intervento: un buon esempio è il lavoro di Toscanini su Il Trovatore, messo in scena il 9 febbraio 1902. Quando il maestro decise di sottoporre questa opera alla pulizia necessaria, l’editore Giulio Ricordi , titolare dei diritti sul libretto, si oppose a un chiaro rifiuto, giudicandolo un intervento arbitrario, e solo la mediazione di Boito permise a Toscanini di completare il suo lavoro. Nelle pagine della Milano Music Gazette, l’editore,

«Toscanini è, per alcuni, infallibile come il Papa! In effetti è superiore allo stesso Verdi, che ha anche scritto il trovatore, ma non l’ha mai concertato e diretto in questo modo! »

Questo e altri motivi (il contrasto, in parte dovuto a motivi di carattere, con Uberto Visconti di Modrone, succeduto a suo padre Guido nel 1903, l’incapacità di concedere un aumento di stipendio, all’epoca chiaramente inferiore, ad esempio, a quello garantito a i cantanti, la divergenza con il pubblico milanese), ma soprattutto il diverso modo di concepire i compiti del direttore, visto da Toscanini come il “demiurgo” dello spettacolo, controllore di ogni elemento più piccolo e responsabile dell’unità del lavoro strumentisti, cantanti, registi, scenografi, hanno spinto il maestro a lasciare Milano e l’Italia.

Mentre Toscanini lasciò il teatro il 14 aprile 1903 durante le riprese di Un ballo in maschera per disaccordi con il pubblico, Gatti Casazza rimase fino al 1907, anno in cui organizzò la battuta d’arresto del palco per fare spazio alla cosiddetta “buca” “, parzialmente nascosto dalle lancette. Prima di allora i musicisti e il direttore non avevano il loro posto ma suonavano di fronte al pubblico, spesso ostacolando la visibilità del pubblico. Durante le festività sociali l’orchestra ha suonato invece sul palco per lasciare più spazio ai balli.

Nel 1906 il primo concerto ebbe luogo con la pianista Mieczysław Horszowski, nel 1907 il successo della prima di Gloria (opera) di Francesco Cilea diretta da Toscanini con Nazzareno De Angelis, Solomiya Krushelnytska, Pasquale Amato e Giovanni Zenatello, nel 1913 di L ‘amore dei tre re di Italo Montemezzi diretto da Tullio Serafin con Edoardo Ferrari Fontana, Carlo Galeffi e De Angelis e nel 1914 Abisso (opera) di Antonio Smareglia diretto da Serafin con Icilio Calleja, Emilio Bione, Berardo Berardi, Tina Poli-Randaccio e Claudia Muzio.

Nel 1909, il quinto ordine teatrale fu trasformato nell’attuale “prima galleria” per consentire a più spettatori, non proprietari di palcoscenici, di assistere agli spettacoli.

Corpo autonomo Teatro alla Scala
Alla fine del 1918, Visconti di Modrone fu costretto a rinunciare all’incarico per motivi economici. La bancarella di due anni ha portato a una radicale trasformazione dei criteri di gestione: grazie alla rinuncia al diritto di proprietà sia dei pugili che del Comune, è stato fondato l’Organismo autonomo del Teatro alla Scala, immediatamente impersonato dal direttore generale Angelo Scandiani. Grazie ai sussidi comunali e statali e alle somme raccolte attraverso un abbonamento promosso dal Corriere della Sera, il teatro è stato finalmente in grado di godere di una completa autonomia.

Scandiani era responsabile dell’istituzione formale dell’orchestra del Teatro alla Scala, i cui musicisti, un centinaio, saranno d’ora in poi scelti secondo rigidi criteri di selezione e assunti con regolari contratti permanenti. Toscanini è tornato ancora una volta alla direzione musicale, promotore di una stagione intensa e straordinaria per il teatro. Sul palco dello Scaliger si alternarono i più grandi cantanti del tempo, tra cui Fëdor Ivanovič Šaljapin, Magda Olivero, Giacomo Lauri-Volpi, Titta Ruffo, Enrico Roggio, Gino Bechi, Beniamino Gigli, Mafalda Favero, Toti Dal Monte, Gilda Dalla Rizza, Aureliano Pertile .

Nel 1929 lo stato fascista riservò il potere di nomina del presidente dell’istituzione al capo del governo e impose la partecipazione di un rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione al consiglio di amministrazione. Di fronte a questo, Toscanini, dopo aver completato il tour impegnativo a Vienna e Berlino, lasciò la direzione del teatro nel maggio dell’anno successivo e si trasferì a New York. Nel 1931, a seguito di un attacco subito a Bologna, schiaffeggiato di fronte al Teatro Comunale per essersi rifiutato di esibirsi nella Marcia e Gioventù reali, il maestro lasciò definitivamente il paese.

Nel 1932, Luigi Lorenzo Secchi progettò le “scale a specchio” che collegano il foyer al palcoscenico ridotto, che fu anche il centro di importanti opere nel 1936

Nel 1938 il palcoscenico era dotato di ponti e pannelli mobili, nonché di un sistema che permetteva di abbassare il livello, facilitando il caricamento delle scene direttamente dal cortile.

Il 26 dicembre 1938 il maestro del coro Vittore Veneziani lasciò la Scala per l’esilio a causa delle leggi razziste fasciste.

Immediatamente dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, sui muri del teatro apparvero manifesti che lodavano il ritorno di Toscanini (“Evviva Toscanini”, “Returns Toscanini”). L’estate del 1943 vide l’affilarsi dei bombardamenti alleati di Milano: il teatro subì lievi danni dal raid dell’8 agosto, durante il quale gli operai antiaerei riuscirono a estinguere alcuni pezzi incendiari che caddero sul tetto. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto la Scala subì un nuovo e ancor più devastante martellamento dall’alto: una bomba incendiaria esplose sul tetto causando gravi danni alla stanza (crollo del soffitto, distruzione delle fasi del sesto e quinto ordine di galleria, gravi danni alle strutture sottostanti e alle strutture di servizio), con il palco risparmiato solo perché la cortina di metallo era stata abbassata per proteggerla; nei giorni seguenti altri attacchi colpirono il museo e il lato di via Filodrammatici.

“Non potevamo piangere”, ricorda Nicola Benois, scenografo del Teatro, “dall’inizio della guerra abbiamo organizzato spettacoli per militari e feriti, da quel momento il nuovo grande ferito è stato alla Scala”. Su iniziativa del consigliere per la cultura Achille Magni e con il placet del sindaco di Milano Antonio Greppi, è stato deciso di ricostruire il teatro “com’era e dove si trovava” prima del conflitto. Fu quindi nominato un commissario straordinario (Antonio Ghiringhelli) che iniziò i lavori, guidato dall’ingegnere capo del Comune di Milano Secchi. Quest’ultimo continuerà fino al 1982 per supervisionare l’adattamento e il rinnovamento del teatro.

La ricostruzione e il ritorno dei Toscanini
I lavori continuarono fino al maggio 1946, ma nel frattempo non c’era fine alla musica: l’attività della Scala continuò al Teatro Sociale di Como, al Teatro Gaetano Donizetti di Bergamo e, a Milano, al Teatro Lirico e al Palazzetto dello sport . Il 13 dicembre 1945 per l’inizio della stagione al Teatro Lirico, il maestro del coro Vittore Veneziani torna alla Scala. L’11 maggio 1946 alle 21:00 “preciso”, come si legge sul tabellone, Toscanini inaugurò la nuova sala, dirigendo l’ouverture di La gazza ladra, il serbatoio dell’Imeneo, il Pas de six e la marcia dei soldati di William Tell, la preghiera di Mosè in Egitto, l’ouverture e il coro degli ebrei di Nabucco, l’ouverture di I vespri siciliani e il Te Deum di Verdi, l’interludio e gli estratti dell’atto III di Manon Lescaut, il prologo e alcune arie di Mefistofele. Il “concerto di ricostruzione”, che ha visto anche Renata Tebaldi con Veneziani, Mafalda Favero, Giuseppe Nessi e Tancredi Pasero, è stato un evento storico per tutta Milano. Come ha scritto Filippo Sacchi:

“Quella sera [Toscanini] non ha diretto solo per i tremila che erano stati in grado di pagare per un posto a teatro: ha anche diretto per tutta la folla che occupava in quel momento le piazze vicine, davanti alle batterie degli altoparlanti”

Dopo una serie di concerti diretti da Toscanini, Klecky e Votto, l’attività dell’opera riprende il 26 dicembre con Nabucco.

La gestione di Ghiringhelli, nominato sovrintendente nel 1948, fu segnata, tra l’altro, dalla partigianeria tra i sostenitori di Maria Callas Meneghini e Renata Tebaldi: Il soprano greco, che era già apparso al posto del collega italiano in alcune esibizioni di Aida del 1950 diretto da Franco Capuana con Fedora Barbieri, Mario Del Monaco e Cesare Siepi, ottenne il primo trionfo scaligero in occasione dell’apertura della stagione 1951-52 come La Duchessa Elena in I vespri siciliani diretta da Victor de Sabata con Enzo Mascherini, Boris Christoff, Enrico Campi e Gino Del Signore.

Tra gli eventi più importanti di questo periodo ricordiamo il debutto scaligero di Herbert von Karajan come direttore (Nozze di Figaro con Elisabeth Schwarzkopf, Sena Jurinac e Giuseppe Taddei, 1948) e regista e regista (Tannhäuser con Gottlob Frick e Schwarzkopf, due anni dopo), la rappresentazione de L’anello dei Nibelunghi (marzo-aprile 1950) diretta da Wilhelm Furtwängler, e la novità di Igor Stravinskij La carriera di un libertino, rappresentata l’8 dicembre dell’anno successivo diretto da Ferdinand Leitner con Schwarzkopf, Cloe Elmo, Mirto Picchi e Hugues Cuénod.

Mentre la riscoperta delle partiture è stata affidata alle bacchette di Thomas Schippers, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, le scelte dirette di artisti come Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi e Luca Ronconi hanno permesso al pubblico di vedere con nuovi occhi gli opuscoli. Tra i grandi coreografi e ballerini impegnati in quegli anni alla Scala possiamo invece citare Léonide Massine, George Balanchine, Rudolf Nureyev, Carla Fracci e Luciana Savignano.

Nel 1957, il successo della premiere de I dialoghi dei carmelitani di Francis Poulenc con Scipione Colombo, Scipio Colombo, Nicola Filacuridi, Virginia Zeani, Gianna Pederzini, Gigliola Frazzoni, Eugenia Ratti, Leyla Gencer, Fiorenza Cossotto e Alvinio Misciano e Alvinio Misciano e nel 1958 ebbe luogo. di Assassinio nella cattedrale (opera) di Ildebrando Pizzetti diretto da Gianandrea Gavazzeni con Gencer, Picchi, Dino Dondi, Nicola Rossi-Lemeni, Nicola Zaccaria, Lino Puglisi e Campi.

Il 18 febbraio 1957 La Scala ricordò Toscanini, scomparso a New York a gennaio, con un concerto diretto da Victor De Sabata.

Ente indipendente lirico Teatro alla Scala
Nell’estate del 1967 fu promulgata una legge che riorganizzava lo status dei principali teatri italiani, riconoscendo la personalità giuridica del diritto pubblico alla Scala, un “organo lirico autonomo”. Da questo momento in poi, il presidente del consiglio di amministrazione del teatro è il sindaco della città, mentre il sovrintendente è proposto dal consiglio comunale e nominato dal ministro del turismo e dello spettacolo (la competenza è attualmente trasferita al Ministero della Patrimonio e attività culturali). Il sovrintendente è responsabile della preparazione dei bilanci e, insieme al direttore artistico, nominato dal consiglio, la stagione della Scala.

Antonio Ghiringhelli, che deve essere riconosciuto, tra l’altro, il merito di aver sollevato il teatro nella difficile situazione postbellica, era soprattutto un imprenditore. Durante la sua gestione la competenza teatrale dei direttori artistici Mario Labroca, Victor de Sabata, Francesco Siciliani, Gianandrea Gavazzeni e Luciano Chailly ha avuto una grande influenza. Nel 1972 fu nominato il nuovo sovrintendente Paolo Grassi, uno dei fondatori del Piccolo Teatro, direttore ed editore di collane teatrali e direttore artistico, pianista e musicologo Massimo Bongianckino. Nello stesso anno Claudio Abbado, che è stato il direttore musicale dell’orchestra per alcuni anni, è stato nominato direttore musicale del teatro. Sotto questa gestione c’è stato il periodo di maggiore produttività del teatro,

Nel 1976 fu costruito il meccanismo idraulico che permetteva di alzare il pavimento dell’orchestra fino al livello del palco.

L’anno seguente ci fu un nuovo cambio di gestione: in sostituzione di Grassi fu chiamato Carlo Maria Badini, ex sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, mentre Claudio Abbado prese il posto di Francesco Siciliani, che subentrò due anni prima a Bongianckino nella posizione del direttore artistico. Nel 1978 il secondo centenario della fondazione del teatro fu celebrato con una stagione in cui Verdi (Don Carlo, Un ballo in maschera, I masnadieri, La forza del destino e Il trovatore) e Claudio Monteverdi (L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse ) spiccava in patria e L’incoronazione di Poppea). Due novità assolute di Luciano Berio (La vera storia) e Camillo Togni (Blaubart), L’heure espagnole e L’enfant et les sortilèges di Maurice Ravel, Madama Butterfly e Manon Lescaut di Puccini, Fidelio di Beethoven,

Solo un anno dopo, nel 1979, Abbado lasciò la direzione artistica, mantenendo quella musicale. Nel 1982, in questa veste, fondò, sul modello della Wiener Philharmoniker, la Filarmonica della Scala. Nel 1986, l’ultimo anno della regia di Abbado, ha promosso un importante “Omaggio a Debussy”, coinvolgendo anche il coreografo Maurice Béjart.

Abbado fu chiamato a sostituire il maestro napoletano Riccardo Muti, che promuoverà una stagione di riscoperta di opere come Lodoïska di Luigi Cherubini, Alceste e Iphigénie en Aulide di Christoph Willibald Gluck, con la direzione della ricerca e del rinnovamento.

Con la nuova gestione di Carlo Fontana, nominato sovrintendente nel 1990, il Teatro alla Scala ha continuato non solo l’attività tradizionale, ma si è concentrato sui tour all’estero (ad esempio il Requiem di Verdi diretto da Abbado prima, da Muti poi, portato tra l’altro , nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, o la versione di Falstaff che ha aperto la stagione 1979-80, diretta da Giorgio Strehler, scenografia di Ezio Frigerio).

Fondazione Teatro alla Scala
Nel 1996 la Fondazione Teatro alla Scala è stata istituita per legge dallo Stato italiano, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, una fondazione senza scopo di lucro di diritto privato, con l’obiettivo di perseguire la diffusione dell’arte musicale, l’educazione musicale di la comunità, la formazione professionale di dipinti artistici e tecnici, la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione della promozione sociale e culturale. Ai “fondatori della legge” si può aggiungere qualsiasi persona, pubblica o privata, straniera o italiana, che contribuisce alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto.

Il nuovo statuto consentiva inoltre l’apertura della sala Piermarini per attività commerciali e finanziarie.

Importanti opere hanno interessato l’edificio dal gennaio 2002 al dicembre 2004, che ha dovuto affrontare il restauro più profondo dell’edificio storico e l’ammodernamento del palcoscenico dalla fine della seconda guerra mondiale. In questo periodo il Teatro degli Arcimboldi, nel quartiere decentralizzato di Bicocca, costruito nella zona ex Pirelli, divenne il palcoscenico della Scala. Il teatro rinnovato è stato ufficialmente restituito al pubblico il 7 dicembre con la rappresentazione della stessa opera che è stata commissionata per l’inaugurazione della Scala nel 1778, l’Europa riconosciuta, da Antonio Salieri, fortemente voluto dal direttore musicale Riccardo Muti.

Dopo poco più di un anno, complesse controversie hanno visto la partenza di Muti e la nomina, il 2 maggio 2005, del sovrintendente Stéphane Lissner, ex direttore del Festival di Aix-en-Provence (è il primo sovrintendente non italiano nella storia di La Scala). Daniel Barenboim, dopo il suo debutto il 7 dicembre 2007, con Tristan e Isotta di Richard Wagner, è stato nominato direttore musicale nel 2011, mantenendo la direzione dell’Opera di Berlino. Accanto a giovani registi come Daniel Harding e Gustavo Dudamel, Lissner ha riferito alla Scala il 30 ottobre 2012, Claudio Abbado, assente dal teatro milanese per ventisei anni. Le scelte di regia erano innovative e talvolta discusse (Robert Carsen, Emma Dante, Claus Guth, Nikolaus Lehnhoff). Nell’ottobre 2012 sono confermate le voci sull’addio di Lissner, che si trasferirà all’Opéra National de Paris dal 2015. Gli succederà Alexander Pereira. Sempre dal 1 ° gennaio 2015, Riccardo Chailly succederà a Daniel Barenboim.

Capacità
Come si può vedere dal piano ufficiale, oltre ai 676 posti nelle bancarelle (inclusi tre posti per disabili e altrettanti per i compagni), il teatro può ospitare 195 spettatori nel primo ordine di tappe (95 a destra uno, 100 a sinistra), 191 a seconda (96 a destra, 95 a sinistra), 20 a livello d’onore, 194 a terzo ordine (96 a destra, 98 a sinistra quelli), 200 nel quarto (equamente diviso a destra e sinistra), 256 spettatori nella prima galleria e 275 nella seconda galleria, per un totale di 2007 spettatori.

Nella disposizione di usabilità comunale emessa tre mesi dopo la riapertura del Teatro nel 2004 ci sono 2030 posti. In realtà, il Teatro stesso ha, in diverse occasioni, comunicato figure ancora diverse.

Di questi luoghi, in media, secondo i dati disponibili nel 2011, 630 sono occupati da abbonati (di cui circa 10 posti acquistati da agenzie di turismo culturale), 50 dall’associazione Amici del Loggione, 22 alla soprintendenza e 16 alla direzione artistica , 20 agli sponsor (10 a Banca Intesa, altrettanti ad altri, ma la tariffa può variare molto a seconda dello spettacolo), 8 alle persone con disabilità; 550 sono infine destinati ai dipendenti e all’Ufficio di promozione culturale. Mentre questi biglietti sono venduti a un prezzo normale (i biglietti per la promozione culturale e i biglietti per gli spettatori disabili sono un’eccezione), altri 115 posti sono resi disponibili gratuitamente alla direzione (33 posti), giornalisti (32), forze dell’ordine (8) , la SIAE (8), il Comune (16), la Provincia (6) e la Regione (12).

Questi dati sono stati forniti dalla direzione del Teatro in risposta alle proteste sorte in merito alla presunta “indisponibilità” dei biglietti venduti singolarmente presso la biglietteria, ma soprattutto online.

Acustica
Tra le precauzioni adottate da Piermarini, oltre alla forma della stanza, c’era la scelta della volta in legno, quasi una cassa di risonanza naturale. Un altro piccolo trucco era ridurre significativamente le dimensioni delle colonne che separano le varie fasi. In questo modo, secondo le fonti, ottenne un’acustica quasi perfetta in ogni punto della stanza, considerata tra le migliori del suo tempo.

Secondo uno studio del 1962 di Beranek, il Teatro alla Scala ha un’acustica eccellente, paragonabile, tra i maggiori teatri europei, all’unica, ma molto più tardi, Staatsoper di Vienna (1869). È stato rilevato un gap di ritardo iniziale di soli 0,015 secondi e sono state rilevate solo tre riflessioni entro 60 millesimi di secondo. I valori di T30 (1,2 secondi), del tempo di decadimento iniziale (Early Decay Time: 1,3 s.) E C80 (che, essendo la stanza riverberante, era pari a -0,11 dB) permettevano di equiparare la stanza scaligera a quella di il Teatro della Pergola a Firenze. Il “calore” del suono, ovvero la ricchezza di toni a bassa frequenza, era garantito da un lungo RT a basse frequenze (125 e 250 Hz).

In occasione degli ultimi lavori, il pavimento del pubblico è stato inclinato per migliorare l’acustica nella stanza e la visibilità. Per lo stesso motivo, il tappeto è stato rimosso. A contatto diretto con il massetto in calcestruzzo (tavole annegate in cemento sottile) è stato posto uno strato di compensato marino di 15 mm di spessore e poi un “sandwich elastico”, il cui foglio inferiore di intonaco e truciolare (spessore 15 mm) è reso solido con il compensato sottostante. Lo strato successivo, di polietilenecross (5 mm), non ha ganci rigidi con un secondo strato di intonaco e truciolare, fissati invece a un ulteriore strato di compensato marino (16 mm). Sopra quest’ultimo , uno strato di gomma granulata, attraversato dai supporti delle sedie, è la base delle assi di rovere di parquet (spessore 22 mm). Dopo l’ultimo restauro,

Tuttavia, secondo uno studio dell’Università di Parma, l’acustica sarebbe peggiorata in alcune aree del teatro: se si è lontani dal proscenio, cioè nei palcoscenici (specialmente quelli centrali) o nelle gallerie, dove è stato osservato che il suono è generalmente sordo, anche poco chiaro. Tra i punti critici osservati vi è il rivestimento ignifugo in velluto delle nuove poltrone, che sembra assorbire eccessivamente le onde sonore. Il riverbero è migliorato, principalmente grazie al nuovo rivestimento del pavimento. Le misure adottate dal teatro per arginare il problema hanno interessato la tappezzeria dei palchi rimuovendo tutta la schiuma cellulare chiusa nel pannello di poliuretano posata nel 2004 e il damasco rosso è stato incollato direttamente alle pareti.

Stagioni scaligere
Nei primi 150 anni di vita del teatro, l’attività è iniziata il Santo Stefano (26 dicembre) con la stagione del Carnevale, durante la quale sono stati eseguiti lavori per lo più seri, in tre o quattro atti intervallati da balli. La stagione si è conclusa alla vigilia della settimana di carnevale, durante la quale il teatro ha ospitato la danza e la festa il sabato grasso. Dopo Pasqua, altre brevi stagioni (primavera, estate, autunno) potrebbero svolgersi dedicate all’opera buffa, alla commedia e ai balli, secondo la richiesta del pubblico e la disponibilità dell’impresario.

I prezzi degli abbonamenti per la stagione inaugurale sono stati fissati come segue: “per la nobiltà” 6 gigli “, per la cittadinanza” 3 gigli “,” per i cappucci neri “(vale a dire per segretari, impiegati, maggiordomi e altri impiegati senior di nobili famiglie) 20 lire. In realtà, per assistere agli spettacoli dovevi “rimuovere” due biglietti: uno per accedere al teatro, l’altro per entrare nel pubblico. Le “sedie fisse” nelle bancarelle (chiamate anche “chiuse” in quanto hanno le chiavi che ti hanno permesso di chiudere e aprire il posto come desideri) costano 3 gigli aggiuntivi nella prima e seconda fila, 2 gigli nella terza e quarta , 1 giglio nelle ultime due file. In alternativa, puoi accontentarti di “sedie volanti”, disponibili gratuitamente. Questo uso dell’emissione di due biglietti distinti fu abbandonato nel 1797.

La stagione della Quaresima fu introdotta nel 1788. Già nel 1785 e 1787 il teatro era stato eccezionalmente aperto durante la Quaresima: il primo anno per una cantata di Nicola Antonio Zingarelli, il secondo anno per Giuseppe riconosciuto dal compositore milanese Giovanni Battista Calvi e per un cantata pastorale a tre voci. Dal 1819 la stagione del Carnevale cambierà il suo nome in Carnevale e Quaresima: l’attività continuerà abitualmente, d’ora in poi, anche durante il periodo quaresimale.

Al di fuori della normale programmazione, in occasione di eventi particolari come trattati, incoronazioni o visite dei sovrani, furono date cantate, come il trionfo della pace di Francesco Pollini (1801), per celebrare il Trattato di Lunéville che ratificò il trattato di Campoformio, San Napoleone di Johann Simon Mayr, in occasione dell’omonimo di Napoleone Bonaparte, il 16 agosto 1807, Il ritorno di Astrea, che viene organizzato il 6 gennaio 1816 per il ritorno degli austriaci a Milano.

Nei primi anni, rispetto a un numero relativamente basso di titoli (undici, ad esempio, nel 1810), c’erano molte repliche (228 tende divise in tre stagioni, Carnevale, Primavera e Autunno).

Nel 1920 la divisione in stagioni fu abolita: l’attività si svolgerà d’ora in poi in continuità da novembre a giugno.

Si può vedere che a partire dall’inizio del ventesimo secolo il numero di spettacoli aumenta drasticamente ma quello delle repliche diminuisce: nel 1929, per esempio, ci sono trentadue opere sul conto, il sipario si alza centoquarantasei . Negli anni ’70, durante la permanenza del sovrintendente Paolo Grassi, il Teatro alla Scala conobbe il periodo di maggiore produttività, garantendo quasi trecento spettacoli all’anno. Nel secondo decennio del XXI secolo, grazie soprattutto alla modernizzazione della macchina da palcoscenico, il Teatro alla Scala ha aumentato la sua attività: da circa 190 alzate di tende negli anni ’90, è stato raggiunto il numero stabile di circa 280.

La “premiere” della stagione lirica
“Tra i tanti brividi e tanta sofferenza è davvero disseminato il percorso che non porta a un semplice prima, ma al Primo per eccellenza”
(Plácido Domingo)

Come accennato, la stagione del Carnevale è iniziata tradizionalmente il 26 dicembre.

L’attuale usanza di inaugurare la stagione lirica il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, fu introdotta nel 1940 e poi, in via permanente, per volere di Victor de Sabata, a partire dal 1951. Proprio il 7 dicembre l’anno Maria Callas, che aveva fatto il suo debutto sul palco milanese qualche mese prima, raggiunse il suo primo trionfo milanese cantando in I vespri siciliani diretto dallo stesso De Sabata.

Lo spettacolo serale di Sant’Ambrogio è sia un evento culturale, istituzionale e sociale profondamente radicato nella vita italiana.

A partire dal 2008 la serata inaugurale è preceduta dall’anteprima per i giovani, un recital dell’opera inaugurale dedicata al pubblico di età inferiore ai trenta anni.

L’Accademia del Teatro alla Scala
Dal 1991, il Teatro alla Scala è stato anche coinvolto nella formazione di professionisti dello spettacolo grazie alla Direzione delle Scuole di formazione, che è diventata, dal 2001, l’Accademia delle Arti e dei Mestieri dello spettacolo del Teatro alla Scala. L’Accademia offre corsi di formazione professionale attraverso i suoi quattro dipartimenti: Musica, Danza, Stage-Workshop, Management. Il corso di studi culmina ogni anno nel “Progetto Accademia”, un’opera inclusa nel programma Scaligero.

Nel 2011, per celebrare i primi dieci anni di vita dell’Accademia, vari concerti e una serata di gala (il 31 dicembre 2011) sono stati aggiunti al consueto Progetto Accademia (quell’anno L’Italiana in Algeri).