Originally posted 2021-06-23 08:05:15.
La 55. Esposizione Internazionale d’Arte, aperta al pubblico dal 1 giugno al 24 novembre 2013 ai Giardini e all’Arsenale. La Mostra intitolata “Il Palazzo Enciclopedico” è stata allestita nel Padiglione Centrale (Giardini) e nell’Arsenale formando un unico percorso, con opere del secolo scorso e diverse nuove commissioni.
88 Partecipazioni Nazionali esposte nei Padiglioni storici ai Giardini, all’Arsenale e nella città di Venezia. Tra questi 10 Paesi hanno partecipato per la prima volta all’Esposizione: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Repubblica della Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay e Tuvalu.
“Il Palazzo Enciclopedico” hanno espresso il crescente desiderio di collocare gli artisti in una prospettiva storica o in un contesto di reciproche affinità, evidenziando legami e relazioni sia con il passato che con altri artisti del presente. L’attenzione si è sempre più focalizzata sull’intensità del rapporto tra l’opera d’arte e lo spettatore che, pur scosso da gesti e provocazioni artistiche, cerca infine nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera, che dovrebbe suscitare una tensione ermeneutica, un desiderio andare oltre. Questo è quanto previsto dall’art.
La Biennale più che presentare un elenco di artisti contemporanei, vuole riflettere sulle loro pulsioni creative e sembra spingere ancora oltre la domanda: qual è il mondo degli artisti? L’interesse prospettico si spinge fino alla ricerca di relazioni con mondi diversi; così la Mostra presenta opere di artisti contemporanei, ma anche opere storiche, riferimenti diversi, e opere che non pretendono di essere opere d’arte ma che comunque compongono gli stimoli che ci permettono di immaginare e sognare oltre la realtà, sognare un’altra realtà.
La mostra trae ispirazione dal modello di un sogno utopico con l’ufficio brevetti degli Stati Uniti, il Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che doveva ospitare tutta la conoscenza mondana. Il sogno di un sapere universale e onnicomprensivo affiora nella storia dell’arte e dell’umanità, per dare al mondo un’immagine che ne coglie l’infinita varietà e ricchezza. Oggi, mentre le persone sono alle prese con un flusso costante di informazioni, tali tentativi sembrano ancora più necessari e ancora più disperati.
È uno spettacolo sulle ossessioni e sul potere trasformativo dell’immaginazione. La mostra disegna una progressione dalle forme naturali agli studi sul corpo umano, all’artificio dell’era digitale, seguendo vagamente l’impianto tipico dei gabinetti delle curiosità del Cinquecento e del Seicento. Attraverso i numerosi esempi di opere d’arte ed espressioni figurative in mostra, tra cui film, fotografie, video, bestiari, labirinti, performance e installazioni, Il Palazzo Enciclopedico emerge come una costruzione elaborata ma fragile, un’architettura mentale tanto fantastica quanto delirante.
Sfocando il confine tra artisti professionisti e dilettanti, outsider e insider, la mostra adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandosi in particolare sui regni dell’immaginario e sulle funzioni dell’immaginazione. Che spazio resta per le immagini interne — per sogni, allucinazioni e visioni — in un’epoca assediata da quelle esterne? E che senso ha creare un’immagine del mondo quando il mondo stesso è diventato sempre più simile a un’immagine? Il Palazzo Enciclopedico è uno spettacolo che illustra una condizione che tutti condividiamo: noi stessi siamo media, canaliamo immagini, oa volte ci troviamo addirittura posseduti dalle immagini.
Il Palazzo Enciclopedico
Oltre centocinquanta artisti provenienti da più di trentotto paesi espongono opere d’arte contemporanea, manufatti storici e oggetti trovati. Il Palazzo Enciclopedico è capiente, accoglie il lavoro di persone altamente qualificate e autodidatte, accademiche e difficili da classificare. La mostra di Gioni propone una raccolta di collezioni, ricca di bestiari e compendi album di ritagli e visioni del mondo totalizzanti. È spesso magistrale e provocatorio, ma anche frustrante.
Per una mostra di circa 160 artisti, è coerente e attentamente ritmata, intrecciando una serie di ritornelli: la relazione irritata del Surrealismo con l’etnografia e l’Uncanny.
Punti salienti dei Padiglioni Nazionali
88 Padiglioni, prima partecipazione per 10 Paesi: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Repubblica della Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede
Padiglione dell’Argentina
Adrián Villar Rojas’s work derive from a story, which speculates on the present from a hypothetical future, unfolding a political dimension of fantasy. Focused on that end of the world—ours—he suggests that we rethink the place of art creation as a shelter for existence, passion and sensibility. This site-specific installation of monumental sculptures is based on the theories of multiverses, which state that many different universes could coexist; thus, the large clay figures displayed over the whole space of the Artiglierie could be seen as simultaneous apparitions of these alternative worlds in ours, calling the attention to the other paths that humankind could have taken during its evolutionary history.
Adrián Villar Rojas vede il suo lavoro come un’alternativa alla tradizionale produzione artistica latinoamericana, legata alla semplicità e al ready-made. Il suo lavoro possiede un tono personale distinto. Unisce la sperimentazione formale alla costruzione di una narrazione, che gli permette di riflettere sull’arte, sulle sue forme di apparenza e sui suoi significati, come se fosse la fine dei tempi e la fine del mondo. Intraprende progetti ambiziosi e complessi, che intendono dialogare con le opere dei suoi coetanei internazionali allo stesso livello di potenzialità e rischio.
Padiglione dell’Angola
Premio Leone d’Oro
Il Padiglione dell’Angola, intitolato “Luanda, città enciclopedica”, presenta il lavoro fotografico dell’artista angolano Edson Chagas. Riflettendo sul tema generale dell’Esposizione Internazionale d’Arte di quest’anno, “Il Palazzo Enciclopedico”, Chagas si concentra sulle complessità di Luanda, la capitale dell’Angola, presentando una serie di fotografie, “Trovato non preso”, che catturano oggetti abbandonati riposizionati in contesti urbani scelti dall’artista. Luanda, Città Enciclopedica è un’installazione composta da 23 manifesti fotografici di grande formato aperti all’interazione con il pubblico, invitato a riflettere sul tema del palazzo Enciclopedico anche attraverso la capacità di creare una propria personale enciclopedia urbana di Luanda,in uno stimolato confronto con la Collezione d’Arte Antica esposta nella Galleria di Palazzo Cini. Luanda, che deriva dalla presenza di spazi imprevedibili e dalla convivenza di programmi inconciliabili: città e campagna, infrastrutture e abitazioni, discariche e spazi pubblici.
Questo spostamento e riposizionamento di un oggetto agisce come un processo di catalogazione sistematica, che crea nuove relazioni tra l’oggetto e il suo contesto. Le fotografie, presentate in pile posizionate intorno alle stanze di Palazzo Cini in giustapposizione con l’arte e l’architettura classiche dell’edificio, esplorano le relazioni che si formano tra spazio e immagini, e il ruolo dell’immaginazione e della creatività nell’ambiente urbano.
Padiglione dell’Australia
Il terreno di Simryn Gill, la zona intercotidale, l’insicura zona intermedia, quel luogo mutevole su una spiaggia dove arriva l’oceano, coprendo conchiglie e granchi, flebotomi e mangrovie che germogliano, e portando con sé detriti di beni artificiali lungo il mare rotte commerciali, per poi ritirarsi nuovamente. Il suo lavoro propone uno spazio di negoziazione tra il piccolo e il globale, tra la natura e l’industria, poiché rivela una comprensione dell’interconnessione di tutti in un mondo in divenire.
Padiglione delle Bahamas
Un ambiente multisensoriale unico con video, suoni e luci al neon. Progettata attorno al tema dell’eclissi polare, la mostra esplora i sentimenti di spostamento e appartenenza. Il progetto riunisce tre siti geograficamente e culturalmente distinti: l’Arsenale di Venezia, il centro di Nassau e il Polo Nord. Indebolendo il modello definito a livello nazionale dei Padiglioni Nazionali della Biennale, Strachan chiede agli spettatori di mettere in discussione le proprie idee di spostamento e appartenenza a un determinato luogo.
Lo spazio espositivo principale all’interno del Padiglione delle Bahamas si presenta come un’installazione distinta e completa, nonché una raccolta di singole opere d’arte. Presenta un’installazione video a 360 gradi, con quattordici monitor che riproducono un documentario sulla rievocazione di Strachan della spedizione polare di Peary e Henson del 1909, oltre a un’installazione audio e tre sculture di luce al neon che si concentrano sui temi dell’appartenenza e dello spostamento attraverso una serie di dichiarazioni Intitolate Here and Now, le tre sculture luminose raffigurano le frasi “I Belong Here”, “You Belong Here” e “We Belong Here”. Con questa installazione, Strachan mira ad affrontare i cambiamenti invisibili nelle culture, negli ambienti fisici e nelle storie raccontate nello spazio e nel tempo,sulla scia della globalizzazione e delle narrazioni del progresso.
Padiglione del Bahrain
Intitolato “In A World of Your Own”, il padiglione del Regno del Bahrain presenta il lavoro di Mariam Haji, Waheeda Malullah e Camille Zakharia in un quadro curatoriale sciolto, legato insieme dall’esplorazione soggettiva della cultura e del sé che sta al centro delle loro pratiche artistiche. Con un’enfasi sull’importanza dell’identità, il padiglione esamina l’espressione dell’interiorità e dei significati privati in questi artisti.
Padiglione del Belgio
CADE UN ALBERO: Berlinde De Bruyckere ha trovato un albero in Francia e lo ha spedito in Belgio, dove lo ha rifatto in cera. Si trova nel padiglione belga, rattoppato con bende come un corpo umano e illuminato delicatamente da un lucernario rivestito di tessuto consumato. De Bruyckere ha concepito una nuova installazione site-specific che si basa sulla sua opera esistente ma trae la sua potenza dalle connessioni con il contesto storico di Venezia. Le sue sculture esplorano la vita e la morte, la morte nella vita, la vita nella morte, la vita prima della vita, la morte prima della morte, nel modo più intimo e inquietante. Portano illuminazione, ma l’illuminazione è tanto oscura quanto profonda.
Padiglione della Bosnia ed Erzegovina
Il Giardino delle Delizie, è un’opera d’arte altamente socialmente impegnata, che cerca di creare effetti da molteplici prospettive storiche e con forti connotazioni attingendo al contesto socio-politico, etico, economico e culturale della società dell’Europa orientale. L’ensemble del progetto è costituito da tre piccoli ensemble interconnessi, un trittico in marmo, un videoclip e un’installazione, e l’artista, in quanto creatore, si pone come un attivista la cui pratica e produzione si impongono come modello in un modo altamente specifico, rendendo possibile coinvolgimento originato dalla comunità locale, cioè dall’ambiente.
L’idea alla base del progetto completo di The Garden of Delights è quella dei desideri sfrenati delle persone, delle verità personali sotto l’assurdità collettiva della contemporaneità, come percepita in tutta la Bosnia. Il progetto utilizza la conoscenza del mondo globale, attuale e rilevante, filtrata attraverso il contesto locale, crea una nuova, chiara intuizione artistica, che è una determinante significativa dell’intero insieme.
Padiglione del Canada
Shary Boyle, nota per il suo uso audace di finzioni fantasy per esplorare gli stati psicologici ed emotivi umani, Boyle lavora in una vasta gamma di media tra cui performance, sculture, film e installazioni immersive e impiega un alto livello di artigianato nella sua pratica. Esamina la storia dell’arte, le tradizioni popolari e le antiche mitologie per creare un linguaggio simbolico unico. Il lavoro di Boyle è alimentato dalle preoccupazioni per l’ingiustizia di classe e di genere. Il suo lavoro abbraccia l’ibridismo in tutte le sue forme, sfidando i tradizionali confini tra umano e animale, vita e morte, maschio e femmina. Dalla scultura alla proiezione traduce la sua personale visione della sessualità, delle relazioni e della vulnerabilità umana attraverso una lente poetica e umana.Boyle crea anche performance multisensoriali immersive e ha collaborato con musicisti tra cui Peaches, Feist, Christine Fellows e Doug Paisley.
Padiglione del Cile
Nel padiglione del Cile, ogni 3 minuti dall’acqua emerge una perfetta replica dei giardini con i 28 padiglioni nazionali. i visitatori che entrano nello spazio dell’arsenale incontrano una piscina piena di acqua della laguna e vedono solo i riflessi dell’acqua sulle pareti. Alfredo Jaar si sofferma direttamente sul modello gerarchico ed esclusivo involontario della mostra d’arte internazionale; uno che ha continuato ad essere praticato e immutato per anni a causa delle sue prime emissioni. “venezia, venezia” mostra jaar che riproduce l’intera struttura dei giardini e l’architettura del sito così com’è oggi, sotto forma di un modello in scala 1:60. nel costruire la replica dei padiglioni e della loro natura circostante, l’artista crea un’utopia, in cui vediamo l’archetipo immerso in una pozza di acqua torbida e verde,per poi riemergere, come un fantasma della storia.
Alfredo Jaar è un artista, architetto, regista e docente, il cui ampio impegno per l’arte in diversi contesti culturali, politici e pubblici, lo ha portato a creare alcune delle opere più profonde e stimolanti degli ultimi tre decenni. Il progetto è prima di tutto una critica al modello di padiglione nazionale della Biennale, piuttosto che un riflesso dello sprofondamento fisico della città sotto le maree verdi della laguna veneziana. La fotografia di Fontana è infatti un simbolo di speranza e rinnovamento, un messaggio non solo che la Biennale ha bisogno di stare al passo con i tempi ma anche che la cultura nel suo insieme richiede un ripensamento.
Padiglione della Cina
Il Padiglione Cina esplora il tema della ‘trasfigurazione’, con particolare attenzione a colmare il divario tra la vita e l’arte, la trasformazione della vita in arte, dal luogo comune alle opere d’arte o performance artistica, dalla non-arte all’arte. sette artisti cinesi esplorano questa nozione di cambiamento attraverso diversi mezzi e soggetti, estendendosi da prospettive celesti.
Oltre a coincidere con lo spirito della “confluenza dei sogni e delle immagini dell’uomo”, auspicato dal tema della Biennale “Il Palazzo Enciclopedico”, “trasfigurazione” contiene anche concetti geografici, spaziali e grafici, come posizione, posizione e posizione del diagramma, portando e simboleggiando le caratteristiche del tempo nella sua connotazione, riflettendo le caratteristiche della comunità internazionale contemporanea: non solo in Cina, ma anche nei cambiamenti del mondo attraverso la globalizzazione. Allo stesso tempo, “Trasfigurazione” vuole offrire innovazione, intraprendenza e creatività, inserendola nei cambiamenti dovuti allo sviluppo, mettendo in mostra le diversità culturali e ideologiche del mondo contemporaneo in una mostra con altri paesi del mondo.Mira a mostrare la diversità, nonché la divergenza e la convergenza di culture, pratiche artistiche e immagini diverse in tempi di globalizzazione e internazionalizzazione del mondo dell’arte.
Padiglione della Danimarca
Il padiglione danese presenta un’installazione video multicanale e un intervento architettonico dell’artista danese Jesper Just. I visitatori sono accolti da un muro di mattoni che circonda l’esterno dell’edificio, costringendo tutti ad entrare attraverso un’unica porta laterale. all’interno, cinque proiezioni cinematografiche di diverse dimensioni abbelliscono varie pareti e stanze degli interni, i loro audio e video si confondono l’uno con l’altro per creare nuove esperienze narrative. le proiezioni ripercorrono le storie intrecciate di tre uomini in un’unica città. Il centro urbano raffigurato è in realtà un sobborgo di Hangzhou, in Cina, costruito come una replica quasi esatta di Parigi, con tanto di torre eiffel. Jesper Metti in mostra questa città come se fosse la “vera” Parigi, usando attori francesi,pur lasciando un po’ di ambiguità a causa di certi stereotipi culturali della città che esistono. era chiaro a chiunque che proporzione e scala fossero leggermente errate.
Padiglione della Finlandia
“Falling Trees”, combina le mostre personali degli artisti finlandesi Terike Haapoja e Antti Laitinen in un insieme simile a un giardino, che occupa sia il Padiglione nordico che il Padiglione finlandese Alvar Aalto. La mostra ‘Falling Trees’ prende spunto concettuale da un evento inaspettato alla Biennale Arte del 2011, quando un grande albero cadde sul Padiglione Aalto, frantumandolo e interrompendo la mostra all’epoca allestita. Questo incontro contingente tra arte e natura ha fornito la prima nota a un sinuoso processo curativo ed echeggia nel conseguente insieme delle due singolari mostre. Nel 2013, Terike Haapoja ha trasformato il Padiglione nordico attraverso gesti architettonici completi in un laboratorio di ricerca.
Le mostre formano un particolare giardino del sapere; uno in cui la conoscenza non può essere strappata direttamente dall’albero, come nei giardini botanici o negli zoo basati sulla classificazione. In questo giardino, conoscenza significa partecipazione e riconoscimento condivisi, aperti e concreti dell’azione attiva della natura e delle sue diverse specie. In questo luogo, la tecnologia e la scienza trovano il loro posto come strumenti per indagare le questioni fondamentali della vita e dell’arte: la memoria, il nostro rapporto con la natura e la mortalità. Il progetto mette in mostra opere composte da video e fotografie, installazioni e performance, dove concettualità senza compromessi e umorismo assurdo si incontrano sul palcoscenico creato dalla natura finlandese. Gli artisti ci sfidano a pensare alle nostre dimensioni umane da una nuova prospettiva,anche se funzionano in modi molto diversi e con risultati diversi. Le loro opere rivelano la contingenza nei fondamenti della nostra vita quotidiana, mentre allo stesso tempo arricchiscono le possibilità delle nostre facoltà immaginative.
Padiglione di Francia e Germania
Intitolato “Ravel Ravel Unravel”, composto da due film. ogni schermo è focalizzato sulla mano sinistra di un famoso pianista: louis lortie e jean-efflam bavouzet. In questi film, Anri Sala continua la sua esplorazione dello spazio e del suono, così come il linguaggio muto del corpo. Offre un’esperienza basata sulla differenza e sull’uniformità, in un’opera ambiziosa che spinge ulteriormente le sue sperimentazioni nella spazializzazione del suono. L’opera fa appello tanto all’intelletto dello spettatore quanto al suo corpo, creando una potente esperienza fisica ed emotiva, immergendo lo spettatore nella sua musica.
Occupando lo spazio centrale del Padiglione Tedesco, la prima delle due opere, intitolata Ravel Ravel, è composta da due film, ciascuno incentrato sulla mano sinistra di un famoso pianista: Louis Lortie e JeanEfflam Bavouzet. Entrambi questi interpreti sono stati invitati da Anri Sala ad eseguire il Concerto di Ravel, accompagnati dall’Orchestre National de France, diretta da Didier Benetti. Nelle sale adiacenti vengono presentati altri due film sotto il titolo unico Unravel. Chloé, una DJ, viene filmata da sola, mescolando ciascuna delle due interpretazioni e cercando di unire le due versioni del Concerto attraverso la sua interpretazione unica.
Padiglione della Gran Bretagna
Il titolo “English Magic”, riflette le radici di gran parte del lavoro di Jeremy Deller, concentrandosi sulla società britannica, la sua gente, le icone, i miti, il folklore e la sua storia culturale e politica. Deller inquadra queste istanze in modo contemporaneo ma anche fedele al soggetto originale, tessendo una narrazione quasi psichedelica; in bilico delicatamente tra realtà e finzione, reale e immaginario. Affrontando eventi del passato, del presente e di un futuro immaginato, Deller ha lavorato con una vasta gamma di collaboratori tra cui archeologi, musicisti, santuari di uccelli, prigionieri e pittori.
English Magic, un nuovo film di Jeremy Deller, ha costituito una parte importante della sua mostra. Il film riunisce molte delle idee alla base delle opere del Padiglione, con elementi visivi e tematici che riflettono l’interesse di Deller per la diversa natura della società britannica e la sua vasta storia culturale, socio-politica ed economica.
Padiglione della Grecia
Titolo “Storia Zero”, comprende un film di tre episodi accanto a un archivio di testi e immagini, esplora il ruolo del denaro nella formazione delle relazioni umane. La selezione di materiali d’archivio di accompagnamento Valute alternative, un archivio e un manifesto, fornisce esempi e prove di sistemi di scambio non monetari alternativi, concentrandosi sulla capacità di tali modelli di erodere o mettere in discussione il potere politico omogeneizzante della moneta comune e le modalità in cui le comunità funzionano in relazione allo scambio di beni in tempi difficili.
Padiglione dell’Iraq
Intitolato “Benvenuti in Iraq”, il progetto presenta artisti iracheni che vivono e lavorano in Iraq su una piattaforma artistica internazionale. Gli 11 artisti che hanno partecipato alla mostra sono stati invitati anche per la settimana di apertura della mostra, dove hanno tratto nuove idee dalla scena artistica internazionale e dal ricco patrimonio della città. Grazie a questa mostra ampiamente acclamata, molti degli artisti sono stati invitati a presentare il loro lavoro nelle principali gallerie, fiere e festival mondiali.
La mostra include il lavoro del fumettista Abdul Raheem Yassir che usa l’umorismo impassibile per affrontare il caos e la corruzione sociale e politico; Jamal Penjweny, di Sulaymaniyah, che mostra una serie di fotografie intitolate Saddam is Here che ritraggono iracheni in luoghi quotidiani con un ritratto dell’ex dittatore sul proprio volto; e Cheeman Ismaeel, una delle due artiste selezionate, che personalizza oggetti per la casa attraverso decorazioni ornate.
Padiglione d’Irlanda
“The Enclave” è un’installazione cinematografica multicanale, mostra il lavoro di Richard Mosse che è stato prodotto nella Repubblica Democratica del Congo orientale nel 2012. L’artista sfrutta appieno la struttura spaziale del Padiglione Irlandese. L’Enclave è stata presentata su più schermi installati all’interno della camera oscurata più grande. Gli schermi pendono dalle travi, ognuno tocca una colonna. Posizionando ogni schermo adiacente a una colonna per attivare l’architettura, lavorando con essa piuttosto che resistere alle colonne, che sono difficili da aggirare. Gli schermi possono essere visti da entrambi i lati, creando una sorta di labirinto scultoreo all’interno dello spazio. Lo spettatore deve partecipare attivamente al pezzo spazialmente, muovendosi attraverso la camera secondo l’enfasi del lavoro sul suono e la visione.
L’Enclave cambia stile in tutto, spostando gli ingranaggi tra l’antropologico, il metaforico, il lirico, il surrealismo e l’assurdo. Il pezzo parla del Real (nel senso lacaniano) e del reel (come nel cinegiornale). È abbastanza diverso dalle precedenti fotografie di Richard Mosse dal Congo semplicemente perché il cinema e la fotografia sono animali estremamente diversi. Il film colpisce immediatamente il cuore, un po’ come la musica, mentre la fotografia è più riflessiva, più infinita, ma meno prossima. L’Enclave è profondamente viscerale, a volte terrificante.
Padiglione d’Israele
“The Workshop” di Gilad Ratman, si basa su un immaginario viaggio sotterraneo da Israele a Venezia compiuto da una piccola comunità di persone. Il progetto documenta il viaggio di una comunità di persone da Israele a Venezia, attraverso una presentazione non lineare di video, installazioni, suoni e un intervento fisico nel tessuto del Padiglione stesso. Il loro epico viaggio inizia nelle grotte di Israele, si snoda attraverso infidi passaggi sotterranei prima di irrompere nel pavimento del padiglione israeliano. All’arrivo, il gruppo trasforma il padiglione in un laboratorio, scolpendosi nell’argilla trasportata da Israele. riflette sulla Biennale come modello utopico di connettività delle nazioni.
Rappresentandosi in busti di argilla, che sono accompagnati da registrazioni vocali gutturali, l’evento del laboratorio del gruppo suggerisce un ritorno a una fase pre-linguistica della prima società umana. Un tema ricorrente nel suo lavoro, qui Ratman esplora la tensione tra i modelli universali del comportamento umano da un lato e le divisioni di lingua, nazionalità o governo dall’altro. “The Workshop”, i video e il suono, offrono allo spettatore un riflesso di un evento che si è svolto proprio in quel luogo. In tal modo, l’opera crea una storia fittizia, ma vera. Ratman mostra un mondo in cui il transito può avvenire attraverso i confini nazionali in reti nascoste: libere, non rilevate e non identificate. Operando in piccole comunità in una fase utopica, presociale e persino prelinguistica,come quelle ricorrenti nell’opera di Ratman è essenziale.
Padiglione Italia
Il Padiglione Italia presenta un viaggio ideale nell’arte italiana di oggi, un itinerario che racconta identità, storia e paesaggi – reali e immaginari – esplorando la complessità e le stratificazioni che caratterizzano le vicende artistiche del Paese. Un ritratto dell’arte recente, letto come un atlante di temi e atteggiamenti in dialogo con l’eredità storica e l’attualità, con una dimensione sia locale che internazionale. Un dialogo incrociato di corrispondenze, derivazioni e differenze tra acclamati maestri e artisti delle generazioni successive. Una topografia insolita, che permette di rivalutare alcune traiettorie fondamentali dell’arte italiana recente, di ripercorrere percorsi dimenticati, di sanare l’amnesia culturale e di dare nuova visibilità ad autori solitari. La mostra si articola in sette spazi, sei sale e un giardino,che ospitano ciascuna l’opera di due artisti, accomunati sulla base dell’affinità delle rispettive poetiche e dei comuni interessi per temi, idee e pratiche.
Sette binomi intorno al progetto: corpo/storia, vista/luogo, suono/silenzio, prospettiva/superficie, familiare/strano, sistema/frammento e tragedia/commedia. In un dialogo tra artista e artista, stanza e stanza, la mostra presenta opere per lo più realizzate appositamente per l’occasione – dodici su quattordici – e si propone come piattaforma di riflessione sulle caratteristiche e le contraddizioni della cultura italiana, restituendo quella complessità vitale alla nostra arte recente che nasce da intuizioni e contraddizioni in cui il gioco del viceversa è uno dei suoi elementi fondamentali, affermando così lo status di originalità e importanza internazionale che merita.
Padiglione del Giappone
Il titolo “Abstract Speaking – Sharing Uncertainy and Collective Acts”, di Koki Tanaka ha esaminato gli effetti tangibili ed emotivi del violento terremoto e tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011. La mostra presenta un Giappone che si sta ancora riprendendo dal violento terremoto, tsunami e successivi incidenti nucleari del 2011. Il lavoro cerca di affrontare la difficoltà di percepire e condividere i problemi e il dolore degli altri. Il suo piano di installazione ha trasformato il Padiglione del Giappone in una piattaforma per la condivisione interattiva di esperienze precedenti o immaginarie post-calamità attraverso incarichi distinti. Nello specifico, questi incarichi hanno posto i partecipanti in situazioni insolite e li hanno spinti ad affrontare circostanze atipiche.
Esempi di esercizi ideati in stile disastro includevano il fatto che un gruppo di persone scendesse insieme la scala di emergenza di un grattacielo il più silenziosamente possibile; camminare per le strade notturne con le torce in mano; un “atto collettivo” che simula l’evacuazione di un edificio in completa oscurità; e ricostruire un unico pezzo di ceramica utilizzando i cocci di diversi pezzi rotti. Questo mirava a rappresentare la collaborazione richiesta tra i conservatori nei loro tentativi di ricostruire un oggetto e funge da metafora per le sfide nella costruzione di una nuova società post-terremoto. A gruppi composti da più persone è stato chiesto di affrontare insieme queste circostanze ei loro sforzi sono stati documentati attraverso nove lavori video e fotografici. Attraverso queste interazioni di gruppo,Tanaka ha studiato il modo in cui entriamo in empatia con le esperienze degli altri attraverso le nostre prospettive. Attraverso riprese video, installazioni fotografiche ed esperienze di gruppo interattive, Tanaka ha espresso i sentimenti di una nazione in ripresa e resiliente.
Padiglione del Kosovo
Petrit Halilaj raccoglie i ricordi di collaboratori, membri della famiglia e crea un rifugio per loro all’interno del Padiglione, evocando sia le sue ansie personali che la storia tesa della sua terra d’origine. La pratica artistica di Petrit Halilaj è guidata da una costante ricerca di cosa sia la realtà e di come la realtà possa essere rappresentata attraverso l’arte. I suoi ricordi di un’infanzia rurale, la sua esperienza personale di guerra, distruzione, esodo e sfollamento sono alla base delle sue riflessioni sulla vita e sulla condizione umana. Il suo lavoro inquadra le sue costanti migrazioni tra Kosovo, Berlino e l’Italia, mentre il suo particolare marchio di nostalgia è riparatore piuttosto che riflessivo. Aprire canali di comunicazione con il pubblico e superare le lacune nel suo legame con il mondo di Runik, sua città natale,costruire ponti tra le diverse fasi della sua vita.
Il lavoro di Petrit Halilaj è particolarmente personale ed evoca la storia e la cultura del Kosovo attraverso una raccolta eterogenea di oggetti personali. A tal fine Halilaj usa l’idea della nostalgia con grande efficacia nelle sue opere. Combina questi oggetti risonanti con evocazioni surreali del mondo naturale, che nel Padiglione del Kosovo trova espressione in un rifugio fatto di ramoscelli e rami, come un corpo estraneo migrato da un’epoca o un territorio inconscio e dimenticato in una vicinanza che è niente di meno che una rinomata icona delle storiche conquiste culturali e artistiche del mondo occidentale. L’inclusione di due canarini, che a un certo punto vivevano nello studio dell’artista, è un altro gesto di simbolismo ambiguo, tipico dell’opera di Halilaj.
Padiglione della Lituania e Cipro
Intitolato “oO”, il progetto resiste ai confini nazionali in modo molto assertivo; co-lavorando, co-producendo e co-commissionando un evento che potrebbe non essere stato ritenuto possibile in climi economici incerti. oO sfida lo spettatore a dare un senso alla visualizzazione, categorizzare e suggerire nuove e possibili forme di organizzazione. Distribuito sui piani del palazzetto, lo spettacolo sembra disegnato sulla falsariga di una caccia al tesoro, invitando il visitatore a percorrere liberamente lo spazio. In uno stile bizzarro, gli artisti e il curatore vogliono che tu assaggi l’inizio e la fine della mostra contemporaneamente. La mostra è davvero inaspettata perché si sviluppa con luoghi e opere d’arte improbabili: un robot aspirapolvere si aggira e le motociclette Suzuki Landie e Honda Chaly sono accatastate contro le pareti.Immagini in bianco e nero di ginnaste sono giustapposte tra queste installazioni e si integrano perfettamente nello spazio.
Padiglione della Nuova Zelanda
ntitolo “Front Door Out Back”, le opere di Bill Culbert sono state collocate in tutto il grande edificio, su pavimenti, pareti, soffitti e aree esterne. L’artista solleva questi oggetti dal loro contesto ordinario, formando una fusione scultorea di questi pezzi con un’abbondanza di tubi luminosi fluorescenti, guidando i visitatori attraverso i cortili, le stanze e i corridoi della pietà scorrendo intorno e spesso intersecando fisicamente le sue sculture. mentre si cammina attraverso il sito della pietà, vedono come si svolge ciascuna delle opere del canale sotterraneo, giocando con le qualità del sito della pietà. Il progetto è quello di introdurre un’energia e una semplicità nell’ambiente, accendendo stanze e passaggi solitamente lasciati disabitati, trasformandoli in vibranti spazi abitativi.
La mostra è un’installazione in otto parti che è tematicamente legata al mondo domestico, in cui vediamo il canale sotterraneo impiegare mobili (da sedie, armadi, tavolini), bottiglie di detersivo colorate, in combinazione con il suo mezzo distintivo, l’illuminazione, per creare un esperienza immersiva per lo spettatore. gli oggetti banali sono composti in semplici disposizioni che enfatizzano ulteriormente idee e nozioni legate alla casa: la collocazione dei vasi di plastica che coprono il pavimento della stanza principale dell’edificio, offrono un denso tappeto di colori e luci, o la rete di sedie e tavoli a cascata verso il basso il tutto in combinazione con l’illuminazione a tubi fluorescenti, sospesi nel corridoio del locale che ricordano quello di un lampadario.
Padiglione della Norvegia
Intitolato “Attenti alla santa puttana: Edvard Munch, Lene Berg e il dilemma dell’emancipazione”, il progetto comprende una serie di opere raramente esposte di Edvard Munch oltre a un film appena commissionato da Lene Berg, ruota attorno all’emancipazione come tema sempre vessato dalla contraddizione, tra il regno della libertà e le conseguenze dell’isolamento che spesso accompagnano il perseguimento di una vita qualitativamente diversa, ‘alternativa’. Il film si concentra su tre diversi personaggi che vengono interrogati sul loro ruolo di vittime o carnefici in una situazione complessa. Il film esplora l’interpretazione del comportamento umano sulla base di concetti precostituiti e norme stabilite. Proprio come la mostra nel suo insieme,il film presenta la decostruzione di una scena originale che funge da catalizzatore per una revisione delle politiche di liberazione, di lotta di genere e di conflitto interno: il dilemma dell’emancipazione.
L’impulso ad operare ai margini, cercando di irrompere dall’esterno o ridefinendo il contesto dall’interno, è uno dei principali motori della storia dell’arte. Lo sforzo verso una “nuova sensibilità” implica un rilascio psichedelico e narcotico dalla razionalità di un sistema stabilito, così come dalla logica che tenta di cambiare quel sistema. Tale nuova sensibilità, che risiede nello scarto tra l’ordine esistente e la vera liberazione, potrebbe portare a una trasformazione radicale – e in questo spostamento l’arte funziona come una tecnica attraverso la quale ricostruire la realtà dalla sua illusione, dalla sua imitazione, dalla sua armonia, verso un materia non ancora data, ancora da realizzare. La mostra esplora la relazione tra l’arte, il suo contesto sociale e le mutevoli relazioni di genere,sia nell’età dell’emancipazione in cui visse Munch che oggi.
Padiglione del Portogallo
La Trafaria Praia è un traghetto di Lisbona, o cacilheiro, che è stato dismesso nel 2011. Un tempo utilizzata per trasportare i passeggeri avanti e indietro attraverso il fiume Tago, la Trafaria Praia è stata trasformata nel padiglione galleggiante di Vasconcelos, che attraccava vicino ai Giardini di Venezia e navigava intorno la laguna a intervalli regolari durante la Biennale. La mostra affronta i punti in comune tra Lisbona e Venezia, vale a dire le loro ricche storie marinaresche, che per secoli hanno contribuito ad espandere la visione del mondo dell’Europa.
Il readymade assistito su larga scala è costituito da più strati di opere d’arte e simbolismo. Innanzitutto c’è la barca stessa, che a Lisbona è un simbolo degli operai che usano il traghetto che attraversa il fiume per lavoro. La barca rappresenta anche il rapporto di Lisbona con Venezia, “che si è evoluto attraverso il commercio, la diplomazia e l’arte… esaminando tre aspetti fondamentali che condividono: l’acqua, la navigazione e la nave”. Creando un padiglione galleggiante, Vasconcelos sta deterritorializzando il territorio, aggirando metaforicamente le lotte di potere che così spesso segnano le relazioni internazionali.” L’esterno della nave è ricoperto di azulejos, piastrelle dipinte a mano, che raffigurano il moderno skyline di Lisbona. L’interno della nave contiene l’opera Valkyrie Azulejo.Lo spazio è ricoperto dal soffitto al pavimento di tessuti in diverse tonalità di blu. Grandi forme irregolari lavorate all’uncinetto avvolte da luci a led si intromettono nello spazio enfatizzando il rapporto del corpo con lo spazio. Viene creata un’esperienza immersiva complessiva e lo spazio è stato paragonato al fondo dell’oceano o al ventre di una balena.
Padiglione della Repubblica di Corea
Intitolandolo “Per respirare: Bottari”, Seungduk Kim trasforma il padiglione coreano in un luogo di esperienza trascendentale. affrontare questioni relative al corpo, a sé e agli altri, e la relazione di ‘yin’ e ‘yan’ con la vita e la morte. Seungduk Kim ha avvolto l’intero interno del padiglione nazionale con una pellicola traslucida, dividendo l’ambiente costruito dalla natura. la pelle diffrange la luce del giorno, inondando la struttura interna di spettri di luce, l’intensità degli arcobaleni di colore riflessi sulle pareti e sul pavimento. questa metamorfosi è in diretta corrispondenza con il movimento del sole che sorge e tramonta attraverso l’edificio, respirando alle fluttuazioni naturali del sole.
“Respirare: bottari” celebra la duplice esistenza del suono e del silenzio e la realtà dell’oscurità come estensione della luce e della luce come parte dell’oscurità. mettendo in discussione la gerarchia della conoscenza visiva rispetto all’invisibile, nei bottari respiranti i poli opposti sono trattati come parte di uno stesso tutto. L’artista desidera invitare il pubblico a contemplare un momento speciale e la sensazione del proprio corpo sperimentando la consapevolezza delle condizioni della conoscenza e dell’ignoranza umana e della sua psicologia nello spazio e nel tempo. questa è la “nozione di totalità” che ha perseguito nella sua pratica fino ad ora, come un modo per mettere in discussione le condizioni della civiltà in quest’epoca.
Padiglione della Russia
L’installazione di Vadim Zakharov ha unito i piani superiore e inferiore del Padiglione russo. Il tema dell’installazione ruota attorno all’antico mito greco di Danae. Nel salone centrale del Padiglione è stato realizzato un grande foro quadrato nel soffitto dello spazio espositivo inferiore, e al piano superiore, intorno al foro, è stata realizzata una balaustra con cuscini per inginocchiarsi. Guardando in basso, i visitatori possono cogliere e sentire che siamo presenti a un processo unico di materializzazione del mito. Attraverso l’enorme buco nel pavimento, i visitatori cadono in un altro spazio semantico e poetico, in cui monete d’oro volano da un soffitto a piramide. Sotto vediamo donne con ombrelli, che le proteggono dall’essere colpite dalle monete. La sala inferiore può essere visitata solo dalle donne.Non si tratta di sessismo ma segue semplicemente la logica della costruzione anatomica del mito. Ciò che è maschile può cadere solo dall’alto, sotto forma di pioggia dorata. Il livello inferiore del Padiglione è un “grembo di caverna”, che mantiene intatte la tranquillità, la conoscenza e la memoria.
Il mito greco della fecondazione di Danae è sottoposto a numerose letture: una pioggia d’oro che cade fa riferimento alla seduzione di Danae come allegoria del desiderio e dell’avidità umana, ma anche all’influenza corruttrice del denaro. Attraverso la sua messa in scena artistica, Zakharov permette a questo antico mito di trovare una dimensione temporale contemporanea. Frammenti filosofici, sessuali, psicologici e culturali si concentrano in una composizione complessiva simile a un teatro in tutte le sale del Padiglione. Il progetto ha elementi scultorei e pittorici e invita alla partecipazione attiva dei visitatori per garantire il flusso dei beni materiali come un processo continuo. In questa rappresentazione in cinque atti, Zakharov presenta il significato dell’incarnazione dei miti a una società che non dà loro più credito.È giunto il momento di confessare la nostra maleducazione, lussuria, narcisismo, demagogia, falsità, banalità e avidità, cinismo, rapina, speculazione, spreco, gola, seduzione, invidia e stupidità.
Padiglione della Serbia
Intitolando “Nothing Between Us”, Vladimir Peric e Miloš Tomic trovano un modo particolare per presentare alcuni segmenti delle collezioni che hanno accumulato negli anni attraverso l’accumulo ossessivo di vari oggetti usati. Le installazioni di Peric nel Padiglione formano un insieme che è stato concepito in modo molto preciso e ordinato espressamente per lo spazio del Padiglione. Comprende varie porzioni di alcune delle sue collezioni, ma consiste principalmente nel Museo dell’Infanzia. Le opere di Tomic sono invece video diari della sua ricerca su un ampio spettro di tentativi spontanei, non convenzionali, amatoriali, non sofisticati, innocentemente senza pretese e persino ingenuamente arroganti di fare un qualche tipo di musica al di fuori dei canoni accettati della produzione musicale professionale.Tutte queste registrazioni documentarie di contenuto assolutamente anarchico, che evocano le tradizioni dell’anti-arte che precedono lo sguardo dello spettatore, sono solo punti di partenza e materie autenticamente grezze che infondono al progetto una particolare vivacità.
Vladimir Peric rimodella il contenuto in assemblaggi allegorici che raccontano storie dei luoghi e delle ambientazioni da cui sono stati raccolti, e raccontano i tempi ormai perduti in cui i loro elementi avevano una funzione pratica nella vita dei loro ex proprietari. L’idea è di mettere in discussione il problema con il presente, così come la posizione che gli artisti assumono con le loro opere in mostra. Questi oggetti raccolti in installazioni minimaliste, i cui elementi sono ordinati secondo schemi ripetitivi, facendo scomparire le caratteristiche individuali di quegli elementi nel gioco delle illusioni ottiche. Il lavoro di Miloš Tomic presenta aspetti formali sottostanti. Allontanandosi da qualsiasi ordine stabile stabilito, la natura apparentemente fuori controllo. Tomic sposta costantemente i campi di applicazione delle competenze e delle conoscenze professionali,al fine di far apparire varie cose non pianificate, impreviste e persino indesiderate, che richiedono l’invenzione di nuove strategie e metodi di lavoro.
Padiglione della Spagna
Lara Almarcegui ha trasformato il padiglione spagnolo in un assortimento di macerie e altri oggetti trovati dalle terre desolate come esame del processo di trasformazione urbana. Il progetto esamina il processo di trasformazione urbana come risultato del cambiamento economico, politico e sociale. Concentrandosi su terre desolate, rovine moderne all’interno delle città, Almercegui tenta di attirare l’attenzione su questi spazi urbani che spesso sfuggono alla nostra consapevolezza. In particolare, si concentra sullo studio degli elementi spesso trascurati che compongono un luogo – le rovine moderne e le distese urbane che li compongono; scopre le relazioni tra i siti che scava e indaga con il loro passato e valuta il loro possibile futuro.
Il padiglione spagnolo è composto da due parti: l’installazione presso la sede dei giardini, parla direttamente all’edificio del 1922 costruito da javier de luque; è un intervento che ne occupa l’intero interno. ci si imbatte in montagne imponenti e imponenti di vari materiali da costruzione, macerie di cemento, tegole e mattoni ridotti a ghiaia, parallelamente al tipo e alla quantità utilizzata dai lavoratori per costruire il luogo, rendendo praticamente impossibile l’accesso diretto. in tutte le altre stanze laterali si trovano cumuli più piccoli e meno pesanti, ciascuno suddiviso per materiale (segatura, vetro e un misto di scorie ferrose e ceneri).
Padiglione della Santa Sede
Il Padiglione Vaticano ha scelto un tema fondamentale per la cultura e per la tradizione della Chiesa. È anche fonte di ispirazione per molti le cui opere che hanno segnato la storia dell’arte: la storia raccontata nel Libro della Genesi. Nello specifico sono stati scelti i primi undici capitoli, in quanto dedicati al mistero delle origini dell’uomo, all’introduzione del male nella storia, alla nostra speranza e ai nostri progetti futuri dopo la devastazione simbolicamente rappresentata dal Diluvio. Un ampio confronto sulla molteplicità dei temi offerti da questa fonte inesauribile ha portato alla scelta di tre aree tematiche con le quali gli artisti si sono impegnati: Creazione (Creazione), De-Creazione (Uncreation), e l’Uomo Nuovo o Ri-Creazione ( Ricreazione).
Il tema della Creazione si concentra sulla prima parte del racconto biblico, quando l’atto creativo viene introdotto attraverso la Parola e il soffio dello Spirito Santo, generando una dimensione temporale e spaziale, e tutte le forme di vita compresi gli esseri umani. L’increazione, invece, ci invita a soffermarci sulla scelta di andare contro il disegno originario di Dio attraverso forme di distruzione etica e materiale, come il peccato originale e il primo omicidio (Caino e Abele), invitandoci a riflettere sulla «disumanità dell’uomo.” La conseguente violenza e disarmonia innescano un nuovo inizio per l’umanità, che inizia con l’evento punitivo/purificante del Diluvio. In questo racconto biblico, il concetto di viaggio e i temi della ricerca e della speranza,rappresentato dalla figura di Noè e della sua famiglia e poi di Abramo e della sua progenie, portano infine alla designazione di un Uomo Nuovo e di una rinnovata creazione, dove un profondo cambiamento interiore dona nuovo significato e vitalità all’esistenza.
Padiglione della Turchia
I video di Ali Kazma si concentrano sui temi del lavoro e della produzione, crede che il mondo sia andato avanti ad alta velocità, che il mondo sia diventato un’autostrada dell’informazione, che sia mobile, ecc., ma Ali Kazma ha voluto ricordare alle persone che ancora vivere in un mondo in cui esiste un lavoro come la carta da timbro. Il lavoro di Kazma indaga le idiosincrasie meccaniche di varie occupazioni, dalla tassidermia alla ceramica da studio, dalla produzione di caramelle al lavoro dei notai turchi. Derivando idee sul lavoro e sul significato dell’economia da attività quotidiane rituali e ripetitive, le sue opere sollevano domande sull’organizzazione sociale e sul valore dell’attività umana.
Padiglione degli Stati Uniti d’America
Intitolato “Triple point”, il lavoro di Sarah Sze risponde direttamente ai luoghi per cui sono stati commissionati, trasformando la propria prospettiva dello spazio e dell’architettura attraverso cambiamenti radicali di scala, occupando le aree spesso trascurate o periferiche dell’edificio affrontato con i suoi grandi interventi di scala. Si sperimenta subito il ‘punto triplo’ nel cortile dove ‘spigolatore’, una struttura in bilico sale e scende dall’esterno, situato a destra dell’ingresso principale del padiglione. fondendosi per formare uno spazio esterno che si rivela pienamente pienamente solo in seguito, la sua posizione reindirizza l’accesso all’interno a un’ex porta di uscita a sinistra della rotonda d’ingresso, dove si incontrano le strutture improvvisate di sze, gli assemblaggi che appaiono incompiuti,ma ricordando in particolare modelli, macchine e strutture come un laboratorio, un planetario, un osservatorio e un pendolo.
Una serie di pezzi interconnessi, ha esteso la sua mostra verso l’esterno per comprendere l’esterno, l’avvicinamento e l’uscita, impegnandosi con il design neoclassico su un altro livello, sfidando il suo senso dell’ordine palladiano. il layout del padiglione degli Stati Uniti tipicamente invita i visitatori in una rotonda attraverso un ingresso centrale. Da qui però si dividono le quattro gallerie (due poste ai lati del foyer a cupola), costringendo a scegliere in quale direzione andare, e poi facendole tornare indietro per vedere le altre stanze. Volendo creare un’esperienza più intuitiva, Sze ha chiuso l’accesso principale, guidando i visitatori sul lato dell’edificio per entrare da sinistra orientandoli a viaggiare attraverso la struttura in modo logico. si snoda attraverso la serie di installazioni apparentemente rozze, ma calcolate,fatto di un insieme di oggetti che sze ha trovato e collezionato in tutta Venezia, lo sforzo dell’artista di inscrivere un ordine personale molto fragile in un universo disordinato.
Eventi collaterali
Istituzioni no profit nazionali e internazionali, presentano le loro mostre e iniziative in diverse sedi della città.
25%: Catalogna a Venezia
Cantieri Navali, Organizzazione: Institut Ramon Llull
Eight unemployed individuals are chosen, to represent the widest social spectrum (a Senegalese without papers, a young and highly qualified woman architect, a woman scientific researcher, and a blue collar in his fifties..) all of them to be photographed by Francesc Torres during a period of cohabitation with the artist who document their daily lives. In addition to the visual documents on their everyday life, Torres makes an official portrait of each of them. After this first phase where the routine activities and the economic situations of all characters has been documented, the filmmaker Mercedes Álvarez makes shootings where every character expresses his/her opinions on the role of art in their lives. So, the eight unemployed people become active subjects of the exhibition.
Un sussurro a distanza – PEDRO CABRITA REIS
Palazzo Falier, Organizzazione: Direção-Geral das Artes
Pedro Cabrita Reis, uno dei principali artisti portoghesi della sua generazione, mostra un intervento in situ intitolato A Remote Whisper che copre l’intera area espositiva di 700 mq del ‘piano nobile’ di Palazzo Falier. Un remoto sussurro attraversa le stanze, abbracciando pareti, porte e pavimenti con tubi di alluminio, luci fluorescenti e cavi come disegni nello spazio. Si tratta di una costruzione semi-precaria, grezza, ma quasi architettonica, che integra frammenti di opere del suo studio da lui abbandonato, materiale documentario, fotografie, ma anche disegni e dipinti accanto a relitti e relitti ritrovati in città.
A proposito di Turn: Terranova a Venezia, Gill & Peter Wilkins
Galleria Ca’ Rezzonico, Organizzazione: Fondazione Terra Nova Art
A proposito di Turn: Terranova a Venezia, Gill & Peter Wilkins presenta nuovi corpi di lavoro di Gill e Peter Wilkins, artisti contemporanei con sede a Terranova, Canada. La mostra è stimolata da esplorazioni complementari di narrazioni mondane. Il lavoro, che abbraccia video, fotografia e pittura, gioca abilmente all’interno dei confini dell’astrazione e della narrativa; il riconoscibile e l’intangibile. Le opere di Gill fondono una finta ingenuità con il controllo formale, sollevato dalla vita familiare e dai sogni fugaci. Le immagini di Wilkins collegano l’arte storica e contemporanea, impiegando astrazioni sottili e distillate di durata e forma.
Ai Weiwei – Disposizione
Zuecca Project Space/Complesso delle Zitelle, Organizzazione: Zuecca Project Space
L’unica nuova grande mostra personale dell’artista nel 2013, è stata presentata in due sedi: il complesso delle Zitelle, sede dello Zuecca Project Space, e la chiesa di Sant’Antonin. Ai Weiwei presenta Straight, il primo progetto sviluppato utilizzando le lunghe barre d’armatura in acciaio recuperate dalle scuole crollate durante il terremoto del Sichuan nel 2008. Quest’opera, presentata per la prima volta all’Hirshhorn Museum di Washington DC, è qui installata in scala più grande a Zuecca Spazio del progetto. Il suo secondo lavoro, intitolato SACRED, è una nuova presentazione site specific per la Biennale di Venezia presso la Chiesa di Sant’Antonin, offrendo un senso immediato della drammaticità di un evento che sottolinea lo sviluppo contraddittorio della Cina contemporanea.
Arte e Conoscenza – Lo spirito del luogo nei 5 Solidi Platonici
Biblioteca Nazionale Marciana, Organizzazione: van der Koelen Foundation for Arts and Science
Nella Sala Monumentale della prestigiosa Biblioteca Nazionale Marciana (Piazza San Marco) Lore Bert espone 5 sculture specchianti in ambiente cartaceo insieme a 11 opere di grande formato, in una mostra dal titolo Arte e Conoscenza – Lo spirito del luogo nei 5 Solidi Platonici . I 5 Solidi Platonici rappresentano 5 elementi: terra, acqua, fuoco, aria e universo. Lore Bert ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Berlino. Ha organizzato oltre 200 mostre e 125 ambienti in più di 26 Paesi nel mondo, di cui 40 personali in musei. Diverse pubblicazioni, tra cui 38 monografie, documentano il suo lavoro che è esposto in diverse collezioni internazionali.
Torna a Torna alla Biennale – Libera espressione
Campo Sant’Agnese, Organizzazione: Associazione Eventi d’arte e d’architettura
L’arte contemporanea, dal dopoguerra ad oggi, ha teorizzato e spiegato le molteplici e diverse modalità di espressione di sé. Gli scrittori sono un movimento artistico fenomenale che nasce dalle ceneri delle società altamente urbanizzate, dove le periferie sono considerate ghetti e dove essere cittadini significa vedere la città come una grande tavolozza attraverso cui interpretare la propria nozione di realtà. Il progetto Back to Back to Biennale è un evento culturale, che da un certo punto di vista collettivo e generazionale è caratterizzato da performance che gli artisti offrono, senza alcun filtro da un punto di vista curatoriale o tematico, c’è libertà di espressione, come sostiene il sottotitolo.
Bart Dorsa. Katya
Dorsoduro 417, Organizzazione: Museo d’Arte Moderna di Mosca (MMOMA)
Bart Dorsa. Katya è una mostra di lastre fotografiche in vetro collodio e argento e sculture in bronzo presentate in uno spazio buio appositamente organizzato. Il progetto racconta la storia intima di una ragazza russa scoperta a Mosca dall’artista americano. Il viaggio di Katya dalla rigorosa vita monastica ortodossa, dove trascorse 10 anni dai 3 ai 13 anni, alla metropolitana di Mosca è raccontata sulla sua pelle, viso e corpo. La sua forma è stata impressa sul vetro e nella scultura in bronzo per descrivere il viaggio di Katya e l’archetipo del mitico crocevia, che è un tema primario del lavoro di Dorsa.
Bedwyr Williams: Il messaggero stellato
Santa Maria Ausiliatrice (Ludoteca), Organizzazione: Cymru yn Fenis / Wales in Venice
Se un poeta guarda attraverso un microscopio o un telescopio, vede sempre la stessa cosa (Gaston Bachelard). Lo Starry Messenger di Bedwyr Williams prende il nome da uno studio pubblicato da Galileo Galilei sulle sue scoperte al telescopio. In una serie di stanze e corridoi a Santa Maria Ausiliatrice (Ludoteca) questo nuovo lavoro medita l’esplorazione dello spazio sia infinito che minuto. La veglia notturna di un astronomo dilettante o la ricerca di un adoratore nelle lucide galassie del terrazzo sotto le sue scarpe.
Respiro
Torre di Porta Nuova
Shirazeh Houshiary presenta Breath, un video a quattro canali che è stato concepito per la prima volta nel 2003, in una versione rimasterizzata e come parte di una nuova e unica installazione site-specific. In Breath (2013), i canti evocativi delle preghiere buddiste, cristiane, ebraiche e islamiche provengono da quattro schermi video. Il suono è coreografato con immagini che catturano il respiro in espansione e contrazione dei cantanti. L’installazione è un recinto rettangolare rivestito di feltro nero e vi si accede attraverso uno stretto passaggio che conduce a un interno bianco scarsamente illuminato. Ci sono quattro schermi appesi all’altezza degli occhi, da cui salgono e scendono i canti delle diverse tradizioni, si gonfiano e si dissipano in un coro ammaliante che riempie la stanza e permea oltre ciascuna delle sue pareti. Dove dentro c’è unità, fuori c’è molteplicità.
Cultura•Mente•Divenire
Palazzo Mora, Organizzazione: Fondazione Global Art Center
Culture•Mind•Becoming – una mostra di un gruppo di eccezionali artisti cinesi – mira a giustapporre l’impatto culturale, l’appropriazione, la riflessione e la reinvenzione esistenti nella cultura cinese attraverso la lente della globalizzazione. In un’epoca in cui gli artisti generalmente riflettono sull’empirismo individuale come corpo principale della loro pratica artistica, gli artisti cinesi sono tornati al loro patrimonio culturale dopo aver acquisito la conoscenza dell’arte occidentale. Attraverso una costante sperimentazione ed evoluzione, portano avanti un terreno comune di un contesto unico e creativo. Gli artisti cinesi sono stati più o meno influenzati dalla cultura occidentale in diversi momenti della loro vita. Vivendo in una società di cultura diversa, sono ispirati a ridefinire e reinventare la loro componente comune: l’esperienza culturale orientale,che si manifesta attraverso presentazioni artistiche.
Padiglione di emergenza: Ricostruire l’utopia
Teatro Fondamenta Nuove, Organizzazione: MAC (Museo de Arte Contemporaneo de Santiago de Chile); Fundacion CorpArtes
Sono passati quarant’anni. Quando ha cominciato a cambiare il mondo? Era il 1973 o il 1989? Quando è morta “l’immaginazione al potere”, era nel ’68 o nel 2012? O era il 1 gennaio 2013?
Future Generation Art Prize @ Venezia 2013
Palazzo Contarini Polignac, Organizzazione: Fondazione Victor Pinchuk; PinchukArtCentre
Il Future Generation Art Prize @ Venice presenta la seconda edizione del primo premio d’arte globale con 21 artisti provenienti da quasi tutti i continenti e 16 paesi diversi. 21 dichiarazioni di artisti indipendenti, tra cui il vincitore del premio principale, Lynette Yiadom-Boakye e i vincitori del premio speciale: Ryanne Tabet, Marwa Arsanios, Jonathas de Andrade, Micol Assaël e Ahmet Ögüt offrono una ricca gamma di posizioni artistiche, mappando e scoprendo tendenze innovative e future di una nuova generazione di artisti.
Glassstress, luce bianca / calore bianco
Berengo Center for Contemporary Art and Glass, Organizzazione: LCF-London College of Fashion
Agli artisti invitati viene chiesto di rispondere al tema della luce e del calore, le componenti del fuoco, l’elemento distruttivo/creativo legato alla formazione dell’universo e la materia primordiale dal caos. L’energia dei raggi del sole fornisce la luce e il calore essenziali per tutte le forme di vita e la sopravvivenza su questo pianeta. Luce e calore sono fondamentali per la produzione del vetro: la luce è parte integrante della nostra percezione del vetro mentre il calore è necessario per modellarlo.
I libri d’acqua
Monastero di San Nicolò, Organizzazione: EIUC – Centro Interuniversitario Europeo per i Diritti Umani e la Democratizzazione
Al centro del suo lavoro, Nocera ha spesso posto alcuni aspetti cruciali legati ai diritti umani fondamentali. Con il progetto I libri d’acqua l’artista ha focalizzato la sua attenzione sulla migrazione come fenomeno sociale a tutti gli effetti. L’essenza della sua conversazione è posta sulla mobilità umana intesa come espressione della fondamentale libertà di movimento e aspirazione alla liberazione che l’artista rappresenta come un viaggio simbolico. I Libri di Antonio Nocera sono taccuini di viaggio senza parole, storie non scritte che si susseguono, protette dalle pagine, e si aprono davanti ai nostri occhi. I libri sembrano scaturire dall’acqua come oggetti divini di mitologica memoria
Imago Mundi
Fondazione Querini Stampalia, Organizzazione: Fondazione Querini Stampalia onlus
La mostra presenta la collezione, composta da più di mille piccoli dipinti, (tutti in formato 10×12 cm) che Luciano Benetton ha collezionato in giro per il mondo. La collezione espone le opere acquisite in Australia, India, Corea, Stati Uniti e Giappone. Questa collezione è infatti simile a un inventario aperto in grado di contribuire e mostrare quanto sia diverso il modo in cui il mondo è visto, studiato e rappresentato dagli artisti e come le loro esperienze ci aiutano a comprendere le ricchezze racchiuse in ciò che è diverso e lontano che il mondo offre alle nostre interpretazioni.
In Grimani. Ritsue Mishima Glass Works
Palazzo Grimani di Santa Maria Formosa, Organisation:Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza speciale per il patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare
In Grimani. Ritsue Mishima Glass Works è la prima mostra d’arte contemporanea realizzata per le sale di un museo, un tempo residenza di una potente famiglia veneziana del Cinquecento. Le opere in vetro di Ritsue Mishima sono il frutto di lunghi periodi trascorsi nel palazzo. L’artista, che vive a Venezia dal 1989, si esprime utilizzando l’antica cultura artigianale della fornace e i maestri vetrai muranesi danno forma alle sue idee, come testimoniano le immagini realizzate da Rinko Kawauchi, a cui è stata dedicata una sala, permettendoci di avere una visione poetica dei misteri della lavorazione del vetro e della fornace.
Inchiostro • Pennello • Cuore, XiShuangBanNa
Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, Organizzazione: Museum of Contemporary Art, Shanghai
Alla fine del 2012 Simon Ma è stato invitato a visitare la foresta pluviale di XiShuangBanNa, nel sud della Cina. Mentre Simon Ma si abbandonava alla serenità della foresta pluviale, ero sempre più stupito dalla supremazia della natura. Mentre i colori del mio ambiente quotidiano svaniscono ogni giorno di più verso il grigio, i colori qui sembravano così vitali e luminosi. Simon Ma ha osservato gli alberi che raggiungono i 90 metri di altezza, paragonabili alla maggior parte degli edifici di nuova costruzione nelle città cinesi. Per essere così alti, questi alberi devono avere radici estremamente profonde. Simon Ma capì allora che la nostra società per raggiungere l’alto ha bisogno di andare più in profondità e mantenere le proprie tradizioni. Le foglie degli alberi formano una composizione intrigante con le piume del pavone.Con la sua coda di 100 occhi è considerata una manifestazione della fenice celeste sulla terra. Nella tradizione del Feng Shui è indicato come l’animale celeste del sud della Cina, rappresentante del potere e della bellezza.
LAWRENCE WEINER: LA GRAZIA DI UN GESTO
Palazzo Bembo, Organizzazione: Fondazione Arte Scritta
LA GRAZIA DI UN GESTO, opera di Lawrence Weiner, è il fulcro di una mostra organizzata dalla Fondazione Arte Scritta e presentata al piano terra di Palazzo Bembo vicino al ponte di Rialto. Un componente è stata l’installazione di LA GRAZIA DI UN GESTO che compaiono su cinque delle principali fonti di trasporto di Venezia, i vaporetti. Trasporta l’opera attraverso il Canal Grande, l’Arsenale, i Giardini e oltre. L’opera è stata mostrata in dieci lingue diverse, dal cinese al giapponese, dall’arabo all’ebraico. Incluse nella mostra a Palazzo Bembo c’erano altre quattro opere di Weiner originariamente create per la sua mostra Displaced al Dia Center for the Arts di New York nel 1991.
Perso nella traduzione
Università Ca’ Foscari, Organizzazione: Moscow Museum of Modern Art (MMOMA)
Lost in Translation è una mostra su larga scala di oltre cento opere d’arte contemporanea russa degli ultimi quattro decenni incentrate sulle questioni storiche, politiche, sociali ed economiche relative al processo di “traduzione” di un’opera d’arte nell’età di globalizzazione. La mostra presenta opere particolarmente difficili da decifrare per un pubblico che non conosce il “contesto russo” in cui sono nate ea cui si riferiscono. Ogni opera è esposta insieme alla sua “traduzione ampliata” che indica e spiega i riferimenti essenziali necessari per una più chiara comprensione del messaggio veicolato.
“Amami, non amarmi”
Tesa 100, Organizzazione: YARAT Contemporary Art Organisatio
Arte contemporanea dall’Azerbaigian e dai suoi vicini
Prodotto e supportato da YARAT, un’organizzazione senza scopo di lucro dedicata a coltivare la comprensione dell’arte contemporanea in Azerbaigian e a creare una piattaforma per l’arte azerbaigiana, sia a livello nazionale che internazionale, Love me, Love me not fornisce nuove prospettive sulla diversità e cultura culturalmente ricca dell’Azerbaigian e dei suoi vicini. Attualmente c’è uguale curiosità e malinteso su questa regione; le opere in mostra forniscono uno spaccato delle dinamiche di ogni nazione, portando alla luce aspetti dimenticati o sconosciuti della storia e dimostrando l’ampiezza della visione e della creatività in gioco all’interno dei loro confini.
Mente • Battere
Centro Ricerca Arte Contemporanea, Organizzazione: Nanjing Sanchuan Modern Art Museum
“Mente” significa pensiero e coscienza in senso psicologico, ed è lo stesso del cervello, che è un enorme hub centrale per ricevere e classificare le informazioni. Lo scopo della mostra è considerare la mente come un contenitore, ed estenderla al sistema del pensiero, ed esplorare la relazione tra creazione visiva e mondo multidimensionale attraverso il “cuore”, il comune organo di ricezione delle informazioni dei tipi umani e la sua frequenza di battito. Sebbene le parole come “globalizzazione” e “transfrontaliero” ecc. siano state usate ripetutamente, analizzeremo ancora le ultime opere e i pensieri dei creatori da prospettive simili prima di trovare parole più adatte.
Nell’acqua capisco
Ateneo Veneto, Organizzazione: CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea Castello Colonna Genazzano; La Fondazione Hart
L’acqua è protagonista di questo progetto, ci racconta le relazioni, le comunicazioni, i sentimenti e le aspirazioni che si muovono attraverso questo elemento come veicolo per esprimere uno stato d’animo. L’acqua è il tratto comune a tutte le opere in mostra, il suo suono vagante tenta di nascondere sentimenti di angoscia, tuffarsi in acqua può essere un modo per recuperare il mondo esterno. Acqua, inoltre, significa condividere, interpretare messaggi inclusivi, l’acqua ci dà la possibilità di riconvertire un bene comune in elementi più produttivi. Tutto questo è raccontato attraverso le opere di artisti che hanno saputo creare un dialogo originale con l’acqua, a volte gioioso, spesso doloroso, ma sempre premuroso.
Rumore
Ex Magazzini di San Cassian, Organizzazione: De Arte Associazione
A cento anni da L’arte del rumore di Luigi Russolo, la mostra riflette sul rumore come condizione necessaria e parte integrante di ogni processo comunicativo. Il ruolo dell’arte è quello di rendere densa di significato quella parte della comunicazione che di solito sfugge alla codificazione e alla comprensione, per tornare così a un principio essenziale di indeterminazione. Assumendo un modus operandi basato sull’ascolto, o sull’immersione, gli artisti scelti per la mostra pongono la processualità in una posizione privilegiata rispetto alle esigenze della rappresentazione, mentre individuano in quello che si può definire errore un presupposto essenziale per arrivare a comprendere la complessità del esistenza.
Altrimenti occupato
Liceo Artistico Statale di Venezia, Organizzazione: Al Hoash
Altrimenti Occupied presenta due artisti palestinesi di fama internazionale, Bashir Makhoul e Aissa Deebi. Entrambi gli artisti sono nati all’interno dei confini del 1948, ai margini di un altro stato nella loro patria e al di fuori della Cisgiordania occupata e dei centri della cultura palestinese contemporanea. Sono emigrati per diventare cittadini di altri stati che operano in un mondo dell’arte globalizzato. Si considerano ancora palestinesi e sono alla ricerca di nuovi modi per immaginare la nazione a distanza. L’arte è in grado di occupare spazi culturali altrimenti inaccessibili o invisibili. Altrimenti occupato descrive altri modi di immaginare la nazione al di fuori e al di là del conflitto; è quindi un mezzo di pensiero artistico e critico attraverso la deterritorializzazione della Palestina.
GIOCO SOVRAPPOSTO
Associazione Culturale Italo-Tedesca, Organizzazione: Associazione Culturale Italo-Tedesca di Venezia
OVERPLAY si concentra in maniera interdisciplinare sul rapporto tra arte e crisi. Partendo dall’indagine storica della storia dell’arte (Caporali, Correggio, Jordaens, Guardi, Rousseau, von Stuck, Schifano, Vedova, Santomaso) ci conduce verso la “criticità di senso” che è presente nell’installazione di Emiliano Bazzanella dove l’iPad diventa l’inquietante delle infinite domande senza risposta create da un software, o verso tentativi di fuga, ribellione, sublimazione immaginaria e riconversione, che caratterizzano un folto gruppo di grandi artisti contemporanei.
Passaggio alla Storia: Vent’anni della Biennale di Venezia e dell’Arte Contemporanea Cinese
Nappa 89, Organizzazione: Museo di Arte Contemporanea, Chengdu
Il 2013 segna il ventesimo anniversario della partecipazione di artisti contemporanei cinesi all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia; segna anche vent’anni di scambi economici, culturali e artistici tra la Cina e l’Occidente. Durante questo periodo di tempo c’è un cambiamento registrato negli atteggiamenti accettati verso la cultura cinese e la sua identità internazionale nel mondo occidentale, così come verso il contributo della Cina all’arte contemporanea, in particolare nella pittura. Da qui deriva il tema della mostra, passaggio alla storia? In realtà, possiamo vedere chiaramente che sono stati gli sforzi congiunti di artisti e critici contemporanei cinesi in patria e all’estero, nonché di quei curatori occidentali con la passione per l’arte che hanno reso possibile questo prezioso periodo della storia dell’arte contemporanea cinese.
PATO·MEN, CARLOS MARREIROS
Arsenale, Organizzazione: Ufficio per gli affari civici e municipali di Macao (IACM); Il Museo d’Arte di Macao (MAM)
Questo progetto di installazione artistica incoraggia una riflessione sull’informazione e la conoscenza, la sua disposizione ordinata o meno e la sua manipolazione. Dall’Arco di Noè al Rinascimento, dal Teatro della Memoria di Giulio Camillo al Teatro della Memoria di Steve Jobs, essendo il Palazzo Enciclopedico di Marino Auriti la causa. Diversi Teatri del Mondo contestano l’ordine nel Teatro Globale, e ancora, c’è un posto per l’Etica. PATO·MEN & Women sono una minoranza ma, tuttavia, in numero significativamente elevato. Sono esseri strani, molto ordinati e spiritosi, quasi edonisti, che praticano l’Etica. Questo progetto di installazione artistica era essenzialmente in bianco e nero.
STRUTTURE PERSONALI
Palazzo Bembo, Organizzazione: Fondazione GlobalArtAffairs
La mostra presenta una straordinaria combinazione di opere d’arte, mostrando un’ampia gamma di approcci individuali sui temi Tempo, Spazio, Esistenza. Opere che fanno una dichiarazione sincera forte all’interno di ogni dato spazio e allo stesso tempo aiutano a creare una mostra complessa come totale. Ogni stanza dovrebbe fornire allo spettatore un interno su ogni opera d’arte presentata, progetto o idea dal punto di vista dell’artista.
Prospettive di John Pawson
Isola di San Giorgio Maggiore, Organizzazione: Fondazione Swarovski
John Pawson svela una nuova prospettiva della Basilica di San Giorgio Maggiore. Prospettive offre al visitatore una visione unica della bellezza del capolavoro architettonico di Andrea Palladio. La combinazione di un menisco concavo in cristallo Swarovski e un emisfero riflettente più grande crea un’esperienza ottica drammatica che porta nuova luce all’interno della famosa basilica benedettina. La missione della Fondazione Swarovski di promuovere la creatività e l’innovazione attraverso la collaborazione con architetti, artisti e designer dimostra il suo impegno nei confronti della comunità artistica e non solo.
Rapsodia in verde
Istituto Santa Maria della Pietà, Organizzazione: China National Taiwan Museum
Nel 1924, quando George Gershwin creò la sua Rhapsody in Blue, Huang Tu-Shui (1895-1930), il primo artista modernista di Taiwan di Chinses, gettò il suo bronzo In the Outskirts raffigurante un bue e una gru, una visione comune nelle risaie dell’Asia meridionale . Il colore verde, semanticamente ambiguo nella tradizione cinese e assente dalla fusione in bronzo, ma ovviamente implicito nella creazione di Huang, è il punto di partenza di Rhapsody in Green. Questa mostra esplora come tre artisti contemporanei di Chinses Taiwan, Kao, Tsan-Hsing (1945), Huang, Ming-Chang (1952) e Chou, Yu-Cheng (1976), reagiscono artisticamente al colore verde, sia adottando un approccio ottico, un approccio intersoggettivo, o concettuale, che ci ricordi il suo posto GIUSTO nel nostro attuale ambiente di vita.
RIZOMA (Generazione in attesa)
Magazzino del Sale, Organizzazione: Edge of Arabia
Edge of Arabia è un’iniziativa artistica indipendente che sviluppa l’apprezzamento dell’arte e della cultura araba contemporanea con un’attenzione particolare all’Arabia Saudita. La loro mostra per la 55a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, RHIZOMA (Generation in Waiting), curata da Sara Raza e Ashraf Fayadh, trae ispirazione da una generazione più giovane di artisti sauditi e abbraccia l’arte visiva insieme a tecnologia, scienza e natura filosofia. La curatrice Sara Raza spiega: “Il titolo e la premessa della mostra si riappropriano del concetto di rizoma, lo stelo sotterraneo di una pianta che spara le radici lateralmente anziché verso l’alto, come metafora dell’attuale generazione della fiorente scena artistica dell’Arabia Saudita”.
Salon Suisse
Palazzo Trevisan degli Ulivi, Organizzazione: Consiglio svizzero delle arti Pro Helvetia
Il Salon Suisse è il programma ufficiale di accompagnamento della partecipazione svizzera all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale. Comprende tavole rotonde e letture, ma anche format sperimentali come performance audiovisive, rievocazioni e performance lecture. L’edizione di quest’anno è dedicata all’eredità dell’Illuminismo europeo nel mondo dell’arte contemporanea. Il curatore del Salon Suisse, Jörg Scheller, ha invitato teorici e artisti internazionali a discutere sull’Illuminismo da una prospettiva multiforme. Tutti gli eventi si svolgono presso lo storico Palazzo Trevisan.
Scozia + Venezia 2013
Palazzo Pisani di Santa Marina, Organizzazione: Scozia + Venezia
Una mostra di nuovi lavori di tre artisti distintivi che lavorano oggi in Scozia. Corin Sworn crea installazioni che esplorano il modo in cui gli oggetti circolano per diffondere storie e creare storie. Duncan Campbell produce film che combinano materiale d’archivio con le sue riprese, mettendo in discussione le informazioni presentate. Hayley Tompkins realizza oggetti dipinti che trasformano cose familiari e comuni, come coltelli, martelli, telefoni cellulari o mobili. La mostra è curata e organizzata da The Common Guild, Glasgow. Scotland + Venice è una partnership tra Creative Scotland, British Council Scotland e National Galleries of Scotland.
Steel-Vite, Still-Life
Loggia del Temanza, Organizzazione: Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena
Una donna guarda con intensa energia attraverso la vita e attraverso di noi dall’altra parte. Cosa c’è da quell’altra parte? L’acciaio residuo brilla di una potente ridondanza; un residuo che non è riuscito a fare le vite che avrebbe potuto fare. Un flusso cinematografico pervade la temporalità della fotografia di Norayr Kasper, tanto lontana dalla nostalgia quanto dal fotoreportage. La posta in gioco in queste opere non è la scomparsa, è l’esistenza. Steel-Lives, Still-Life è una narrazione racchiusa in una leggerezza palladiana. La donna sa anche di essere stata trattenuta da un mondo che è andato avanti senza di lei. Questa è natura morta, ma ha la realtà di scioccare.
Il sogno dell’Eurasia. 987 Testimonianze: L’atteggiamento italiano
Palazzo Barbarigo Minotto, Organizzazione: Fondazione Antonio Mazzotta
L’installazione racchiude in sé due aspetti: il linguaggio artistico di Omar Galliani, che attinge alla grande tradizione rinascimentale italiana, e la sua capacità di instaurare un dialogo tra la cultura europea e quella asiatica. La metafora di fondo per comprendere questa nuova configurazione è il frattale: l’ovale del volto eurasiatico rappresenta i volti dei milioni su cui si radica la colonna. La diversità morfologica e culturale si riconosce nella condivisione di un nuovo valore che nasce dall’unione delle differenze. Per realizzare il progetto, l’artista ei curatori, in sinergia con le aziende italiane, coinvolgono 987 testimonial, la cui presenza è stata documentata sotto forma di foto e filmati.
Il Canal Grande
Museo Diocesano, Organizzazione: China Grand Canal Application for World Heritage List Office a Yangzhou; Associazione Internazionale degli Artisti del Lago Occidentale.
Il Canal Grande della Cina, patrimonio culturale vivo e tema di questa mostra collaterale, è stato scavato per aprire lo scambio di risorse umane e materiali, e ha portato a una diffusione enciclopedica di arte, idee e cultura coerente con l’odierna globalizzazione. Questa mostra mostra la fusione dell’arte cinese contemporanea, della storia, della tradizione e del mondo materiale. In un’esplorazione del significato culturale e pratico del Canal Grande, gli artisti cinesi affrontano dicotomie complementari tra cui artificiale/naturale, tradizionale/contemporaneo, maschio/femmina e materiale/spirituale.
L’intima sovversione di ngel Marcos
Scuola di San Pasquale, Organizzazione: MUSAC-Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León; Junta de Castilla y León
“Se non cambi direzione, potresti finire dove stai andando”. Proverbio cinese. Cosa possiamo fare? Questa domanda costituisce il corpo fondamentale del progetto, pur aggiungendo una sintesi: possibilmente le azioni che possiamo intraprendere per impostare una civiltà sostenibile devono essere legate ai nostri sentimenti e pensieri intimi, quei territori del pensiero creativo e affettivo, carichi di energia e di distruzione molto difficile. Sappiamo cosa possono dare di sé i territori vicini alle appartenenze, così come l’impersonificazione degli stati d’animo per il consumo; quindi proviamo con gli affetti perché non abbiamo altra scelta.
La Società Joycea
Spazio Punch, Organizzazione: Fondation Prince Pierre de Monaco
Dora Garcia è la vincitrice del Premio Internazionale per l’Arte Contemporanea (PIAC) della Fondation Prince Pierre di Monaco, per il suo lavoro, The Deviant Majority (2010), nominato dal curatore Agustin Perez Rubio. Per il 2013, Garcia propone di produrre un nuovo lavoro, The Joycean Society (2012-2013), che considera come il terzo di una serie. Questa opera d’arte (installazione video) si ispira a gruppi di lettura e circoli letterari, in particolare quelli che si incontrano regolarmente per leggere ad alta voce le opere di James Joyce. In quest’opera, l’artista osserva e documenta momenti in cui i membri di una comunità cercano di comprendere un linguaggio letterario in relazione alle narrazioni e alle storie che la scrittura traduce.
Il Museo del Tutto
Serra dei Giardini Viale Giuseppe Garibaldi, Organizzazione: Il Museo del Tutto
Il Museo del Tutto è il primo museo errante al mondo per artisti inesperti, non intenzionali e sconosciuti dei nostri tempi. Dal 2009, ha accolto oltre 500.000 visitatori nelle sue acclamate installazioni in Gran Bretagna, Francia, Italia, Turchia e Russia. Il Museo del Tutto lavora con i principali scrittori, pensatori, curatori e artisti ed è il principale sostenitore al mondo della storia alternativa dell’arte del XIX, XX e XXI secolo.
Questo non è solo un Padiglione
Palazzo delle Prigioni, Organizzazione: Taipei Fine Arts Museum of Chinese Taiwan
Proponendo l’identità dello straniero, questa mostra manifesta una preoccupazione condivisa per l’urgenza della convivenza nel mondo di oggi. Tre progetti di Bernd Behr, Chia-Wei Hsu e Katerina Šedá + BATEŽO MIKILU catturano le relazioni politiche tra immaginazione e realtà e indagano come la possibilità di criticità prodotta nella soggettivazione o nell’estraniamento possa essere utilizzata per percepire diverse potenziali forme di identità culturale.
Thomas Zipp – Indagine comparativa sulla disposizione della larghezza di un cerchio
Palazzo Rossini-Revedin, Organizzazione: Fondazione Arthena
Il progetto dell’artista tedesco Thomas Zipp si riferisce sia a The Width of a Circle di David Bowie, i cui testi, utilizzando parabole da Così parlò Zarathrustra di Nietsche, esprimono il suo rapporto con la ‘droga del diavolo’, sia a l’arc de circle, che denota metaforicamente le reazioni innescato in pazienti ipnotizzati per scopi di ricerca sull’isteria da Jean-Maria Charcot (1825-1983). Zipp installa una versione di un’unità psichiatrica che si occupa dell’isteria e della dualità (schizofrenia) in una persona: l’artista è sia paziente che medico. Zipp ricerca l’inconscio, esplorando gli effetti delle droghe, della musica heavy metal, della filosofia, della religione e degli aspetti nascosti della psichiatria e della psicoanalisi.
transizioni
Dorsoduro 453, Organizzazione: Nuova Icona
In spite of their different backgrounds, artistic mediums and geographic separation the artwork of Victor Matthews and Paolo Nicola Rossini shares an exploration of the theme of Transition and in doing so, tells their stories. Both artists question universal themes such as life, memory, dream and the subconscious, reality, time and space and transition from one moment or idea to the next. Yet departing from the same starting point both arrive at very different destinations. These two artists present the view of their reality as perceived by them internally and question what is one’s perception of the landscapes around us and what we see. They challenge this image through its transition – externalizing it through their painting and photography.
Nazioni Unite della Cultura
Palazzo Bacchini delle Palme, Organizzazione: Fondazione Tongli Academic Exchange Center
Le Nazioni Unite della Cultura sono create da Mi Qiu. Questo termine deriva dal suo mantra quotidiano per divertimento e per serio. Tempo e luogo in questo momento, niente era importante nonostante le belle persone e il vino dolce. Siamo liberi dai sentimenti materiali e concreti.
Universo Donna
Museo Storico Navale, Organizzazione: Marina Militare
L’artista ha realizzato molte opere, anche religiose, per la Marina Militare Italiana e sviluppato un curriculum artistico – formato alla “Scuola” di Pericle Fazzini ed Emilio Greco – ha portato a presentare l’uomo al mistero della vita attraverso “fisicità e volume”. . Il tema della mostra che l’artista si propone di realizzare è, infatti, “la comprensione e la descrizione dell’anima femminile attraverso la fisicità e il volume”.
Voce dell’invisibile: arte indipendente cinese 1979/oggi
Tesa alle Nappe 91, Organizzazione: Guangdong Museum of Art
Chi sono, dove sono e cosa fanno ora gli artisti che, con l’evento storico della mostra del 1979 sul “Muro della Democrazia” di Xidan a Pechino, hanno dato vita al flusso sempre più influente dell’arte contemporanea indipendente in Cina? Questo evento è il tentativo più ambizioso fino ad oggi di rispondere in modo esauriente a queste domande, mettendo in luce la storia dell’arte cinese degli ultimi trent’anni attraverso il lavoro degli artisti che hanno creato, a partire dal Post-Avanguardia degli anni ’80 e ’90 , il movimento dell’arte cinese non ufficiale o indipendente.
Chi è Alice?
Spazio Lightbox, Organizzazione: Museo Nazionale di Arte Contemporanea, Corea
Chi è Alice? è una mostra tematica speciale che presenta la collezione permanente del Museo Nazionale di Arte Contemporanea, Corea. La mostra presenta 30 opere di 16 artisti coreani che trascendono i limiti dello spazio e del tempo fisici, coprendo vari concetti e forme che attraversano i confini di “realtà e non-realtà”, e “sogno e reale”. Il pubblico è invitato nel ‘viaggio nel tempo’ attraverso lo spazio-tempo, come Alice nel Paese delle Meraviglie che ha fatto un salto improvviso nella tana del coniglio. Il sogno del pubblico cammina in uno spazio misterioso di realtà e immaginazione e diventa il protagonista del “gioco di ombre” delle proprie storie.
‘Tu (tu).’ – Lee Kit, Hong Kong
Arsenale, Organizzazione:M+, Museo della Cultura Visiva; Consiglio per lo sviluppo delle arti di Hong Kong
‘Tu (tu).’ continua la sua esplorazione nel regno quotidiano del quotidiano. Composta interamente da nuove commissioni, la mostra è concepita attraverso il ricordo di momenti personali e collettivi. ‘Tu (tu).’ prende come punto di partenza l’entità universale ma inesistente suggerita dal titolo, fissando la nozione di assenza per riflettere sulla costruzione di ricordi, tempo e luoghi. Lee incorpora vari elementi come l’immagine in movimento, gli oggetti già pronti e il suono per suggerire tracce di dialoghi immateriali, consentendo la possibilità di evocare la trama del quotidiano.
Progetti
La Biennale organizza anche Incontri sull’Arte, un ciclo di conferenze, performance e dibattiti che quest’anno si è arricchito di un progetto di Marco Paolini, uno degli artisti invitati da Gioni a partecipare alla 55. Mostra. In autunno si svolgono quattro diversi Incontri sull’Arte: uno sul mito dell’artista autodidatta, Existence is Elsewhere; uno sull’antropologia delle immagini e la storia dell’arte, Image-Worlds; e uno sull’enciclopedia e altri voli dell’immaginazione, Niente è più dolce del sapere tutto. L’ultimo appuntamento, Parliamo di Noi, è fissato per il 24 novembre 2013, giorno di chiusura della 55. Esposizione Internazionale d’Arte.
Sono state organizzate attività didattiche rivolte a singoli e gruppi di studenti di ogni ordine e grado, ad università e accademie di belle arti, ma anche a professionisti, aziende, esperti, appassionati e famiglie. Queste iniziative, condotte da un selezionato team di guide espositive formate dalla Biennale di Venezia, mirano a coinvolgere attivamente i partecipanti sia a Itinerari e Laboratori Didattici che a Laboratori creativi.