Parco Naturale Regionale delle Baronnies Provençales, Drome, Auvergne-Rhône-Alpes, Francia

Parco Naturale Regionale delle Baronnies Provençales, situato tra Vercors, Drôme, Mont Ventoux, le Prealpi e la valle della Durance, le Baronnies di Provenza formano un luogo che è rimasto a lungo sconosciuto, essendo situato lontano dal traffico principale asce, lungamente arretrate perché ha un rilievo esageratamente tortuoso e labirintico. Questo massiccio calcareo medio-alto, vestigia di un antico fondale marino dalla geologia originale e dalle forme imponenti, è sempre stato al confine e al confine di molteplici influenze.

Percorri l’entroterra delle montagne, a sud, e attraverserai boscaglia di timo, lavanda, boschi di lecci, prati aridi un tempo attraversati da mandrie, boschi di querce bianche, bossi, sempre più conquistati tra i pini. Passa dall’altra parte, all’ombra degli ubac, e questi pendii esposti a nord assumeranno subito un carattere più boreale, coprendo i sentieri con il fresco delle faggete più profonde. Un paese calcareo frammentato in tutti i sensi, ma con un generoso seminterrato che trattiene l’acqua, i Baronnies non hanno la monotonia o la siccità degli altri altipiani meridionali. È un vero puzzle paesaggistico.

Il Parco Naturale Regionale delle Baronnies Provençales offre anche un patrimonio naturale estremamente ricco ma fragile. Più di 149 siti di habitat naturali coesistono e consentono il fiorire di circa 2.000 specie vegetali (22 delle quali considerate prioritarie in termini di conservazione) e 203 specie animali protette a livello nazionale o regionale (di cui 54 di interesse comunitario come Gli avvoltoi).

A cavallo dei dipartimenti della Drôme e delle Alte Alpi, i Baronnni di Provenza erano un tempo contesi dal Conte di Provenza e dal Papa a sud e dal Delfino a nord. Ma, per l’asprezza delle sue montagne e del suo clima, il relativo isolamento delle Baronnies rappresentava anche una garanzia per la conservazione della sua autonomia. Fortezza naturale irta di decine di castelli e siti fortificati, i Baronnies erano, nel Medioevo, possesso di una vasta famiglia di “baroni” indipendenti che rispondevano solo all’autorità diretta dell’Imperatore, e divisi in più rami, chiamati da il nome della loro roccaforte, il “Mévouillon”, il “Montauban” o il “Mison”.

Aperte ai piedi dell’Ovest e dell’Est, di Nyonsais o della valle del Buëch, le Baronnies provenzali beneficiavano di stretti contatti e di molteplici scambi con il mondo esterno. L’età di un percorso, che attraversava il massiccio, collegando la Linguadoca e il Contado Veneto a ovest all’Italia a est attraverso il passo Larche o Montgenèvre, attesta questa apertura verso l’esterno. La perduta autonomia dei baroni all’inizio del XIV secolo potrebbe riapparire puntualmente, soprattutto durante le guerre di religione del XVI secolo, che videro i Baronnies di Provenza trasformarsi per un certo tempo in un vasto bastione protestante.

Storia del parco
Le Baronnies provenzali non sono mai state un luogo totalmente “deserto”. Territorio dimenticato dall’industrializzazione del XIX secolo, dedito all’agricoltura mista e all’allevamento, i Baronnies di Provenza hanno conservato a lungo le forme tradizionali delle società rurali, punteggiate, fino alla metà del XX secolo, dal lavoro agricolo, dai mercati, dalla vita di i villaggi, così ben descritti da Barjavel, nativo di Nyons.

Regione di passaggio e di abitazione del Neolitico, ricca di numerose tracce di abitazione e sfruttamento nell’età del ferro, già territorio dei Voconces precocemente romanizzato, le Baronnie di Provenza furono anche regione di incontro tra culture. Ritroviamo il suo carattere meridionale, tra gli altri, nell’architettura rurale con l’uso della tegola canale, nella coltivazione delle piante aromatiche o dell’olivo, ma possiamo anche rilevare influenze più settentrionali e montuose nel dialetto.

Varcata dal limite settentrionale della presenza dell’olivo, qui coltivato sin dall’antichità, i Baronnies sono autenticamente provenzali. Ma è una Provenza montuosa, una Provenza mosaico, costantemente attenuata o affermata a seconda dell’altitudine e della latitudine.

I recenti ma marcati sviluppi dell’agricoltura hanno notevolmente modificato i paesaggi e i terroir negli ultimi decenni. La meccanizzazione ha fatto sparire molte siepi. Gli antichi canali sono stati abbandonati o sostituiti da aspersione. I terrazzamenti in pietra a secco sui pendii ben esposti dedicati alla vite o all’olivo sono stati abbandonati. La foresta, avanzando su terreni attraversati da branchi troppo rari, la vita degli uomini ricadeva sui fondovalle. Il terreno, precedentemente addomesticato anche in alta quota, sta ora diventando senz’acqua, conferendo alla regione, non appena si lascia il fondo valle coltivato, il carattere pittoresco di una regione selvaggia.

L’idea di creare un parco naturale regionale nelle Baronnies, a cavallo tra due dipartimenti (Drôme e Hautes-Alpes) e due regioni (Rhône-Alpes e Provence-Alpes-Côte d’Azur) risale alla fine degli anni ’90. A livello locale, è stato lanciato dal Groupement pour la Promotion et l’Expansion du Nyonsais Baronnies e dai rappresentanti eletti locali attorno ai parlamentari Jean Besson e Michel Grégoire e al sindaco di Nyons Michel Faure, consapevoli delle difficoltà economiche di questa regione molto rurale. dove l’agricoltura rimane minacciata e lo sviluppo fragile. Nel 2003 i due Consigli regionali hanno deciso di finanziare uno studio di opportunità e fattibilità che ha consentito loro di prendere una delibera congiunta il 17 dicembre 2004 mantenendo un perimetro (130 comuni interessati) e principi organizzativi.

Il 30 marzo 2007, il Prefetto della Drôme, rilevando che la maggioranza dei comuni e delle comunità dei comuni interessati aveva dato il loro consenso, pubblica un decreto che istituisce un sindacato misto per prefigurare un parco naturale regionale e lo sviluppo delle Baronnies Provençales. La sua missione è realizzare studi e azioni di comune interesse a servizio di tutti i comuni del territorio interessati. Queste azioni contribuiranno in particolare alla prefigurazione di un parco naturale regionale. Il Syndicat Mixte ha finalizzato nel novembre 2011 lo statuto del parco che è stato sottoposto a votazione a tutti i comuni interessati. Il progetto del parco è stato sottoposto a inchiesta pubblica dal 20 giugno al 22 luglio 2011.

Geografia
I visitatori che attraversano le Baronnies della Provenza non mancheranno di certo di essere colpiti abbastanza rapidamente dalla stranezza delle forme del loro rilievo e dall’onnipresenza del minerale in configurazioni e consistenze esageratamente distorte. Come le pagine di un libro di pietra che sarebbe stato abusato, tutto appare solo pieghe e pieghe: questo motivo ricorrente emerge appena ci si avvicina al paese, come una firma, un marchio di fabbrica, a volte sinuoso, a volte singolarmente geometrico, millefoglie ribaltato o creste roteando verso il cielo.

Su scala più ampia, le montagne nel loro insieme appaiono invece le più disordinate, come un mucchio di grandi lastre di calcare, a prima vista prive di ogni logica, come se fossero parti di un enorme edificio che sono state spezzate da forze disumane, rendendo talvolta complicato l’orientamento in questo labirinto di rocce. A volte le scogliere si allineano, spiccano forme isolate: sembra un’enorme galleria di sculture a cielo aperto.

Il cambio di scenario avvertito in questi paesaggi può essere intenso: sui pendii aridi, neri, grigi o blu delle marne, dune di roccia tenera, il bambino, lo spirito capriccioso o il poeta avranno poche difficoltà a credere di calpestare un suolo lunare o marziano, un altro paese, un altro mondo.

Geologia
La geologia segna e contribuisce a determinare fondamentalmente i Baronnies di Provenza, spiegando anche le forme di agricoltura, cultura e storia che erano sue. Un cambio di scenario nel punto più alto per i visitatori della pianura, e quindi un possibile asset turistico, un incantevole scenario quotidiano per gli abitanti, talvolta fonte di rischi, è in tutti i casi evidente che la geologia è un aspetto territorio e quindi di interesse per un Parco Naturale Regionale.

La geologia, il suolo, le montagne, sebbene presenti ovunque sotto i nostri piedi e intorno a noi, non sono omogenee, né uniformemente di interesse per gli scienziati o il pubblico. Certi luoghi sono finestre su epoche, forme, altrove inesistenti o invisibili, che “parlano” più di altri, hanno in questo un valore di ricerca, di insegnamento, di pedagogia, un valore “culturale”. in generale, valore scientifico in alcuni casi.

Tant’è che nelle Baronnies di Provenza sono stati riconosciuti a livello internazionale due siti di riferimento mondiali che servono come standard per lo studio di due periodi di transizione (“stratotipi di confine”) in tutto il mondo: gli strati verticali delle Serre de l’Asino, a La Charce (Drôme), sito oggi accessibile e visitabile, e le marne del Mont Risou, a Saint André de Rosans (Alte Alpi). Molti altri luoghi, sebbene di minor valore scientifico, sono esemplari, impressionanti o unici in Francia, e come tali meritano attenzione.

La geologia può anche nascondere e nascondere tesori: fossili, minerali o rare formazioni atipiche (ammoniti, septaria, ooliti di arenaria, a Châteauneuf-de-Bordette e altrove sul territorio). Queste, a seconda dei casi, possono meritare di essere protette, perché sebbene – per alcuni – abbondanti nel seminterrato, le loro zone di affioramento, le loro finestre di visibilità all’aria aperta sotto lo sguardo degli uomini e … anche a portata di mano, può essere limitato e, in caso di degrado o saccheggio, restituire all’invisibilità totale queste ricchezze per migliaia di anni a venire, privare i nostri contemporanei come nostri discendenti del loro spettacolo, ostacolare il lavoro degli scienziati presenti o futuri.

Ciò che costituisce patrimonio, nella geologia dei Baronnies di Provenza, a parte certi tipi di “alti luoghi” geologici o certi fossili o minerali puntuali, è anche e soprattutto il tutto: il quadro generale di un mondo acquatico che è diventato solido, che può ancora essere indovinato. L’approccio principale ritenuto rilevante dal Parco è quindi quello dei paesaggi geologici: come e dove rilevarli per ammirarne le forme, come renderli “leggibili” e comprensibili a tutti.

Fossile
È un’altra volta che si cammina, fossile di un paesaggio scomparso: un altro paesaggio, un paesaggio marino. Per il loro contrasto così forte con l’aspetto dei paesaggi più ordinati che lo circondano (la bella unità dell’altopiano del Vercors, la massiccia semplicità del Ventoux, la morbidezza delle colline della Drôme, Tricastin, le curve del Luberon), le Baronnies Il provenzale è infatti ciò che i geologi chiamano una “discordanza”: le rocce che appaiono qui in pieno giorno non solo non si vedono altrove, ma sembrano essere state modellate con molta più energia che in altre regioni.

Tutto può essere spiegato dalla storia geologica e dalla natura delle rocce presenti. Alla fine del Giurassico (circa 150 milioni di anni fa), un enorme oceano, chiamato Teti, copriva parte del globo e separava le terre che un giorno sarebbero diventate Europa e Asia da altre che sarebbero state l ‘Africa. Questo oceano, ormai quasi completamente chiuso, ha dato vita al Mediterraneo. La valle del Rodano, le Alpi, non esistono. Un braccio dell’oceano di Téthys confina con le coste orientali di una grande isola montuosa corrispondente al futuro Massiccio Centrale, e si estende a sud di un’area secca che un giorno sarà il Vercors, il Giura e oltre. Europa germanica.

Questo vasto bacino, che non è una vera fossa, è profondo diverse centinaia di metri (circa 1000 m di profondità nel suo punto più profondo) e copre quello che oggi si estende dalle Baronnies di Provenza al Diois, il primo è l’area più profonda. Si chiama Bacino Vocontiano (perché corrisponde all’incirca all’area geografica un tempo abitata dal popolo proto-romano di Voconces insediato nella regione nell’antichità). Si è formato a beneficio di faglie del manto terrestre che hanno ceduto i suoli triassici più antichi, in particolare ai piedi della zona corrispondente al Ventoux.

I depositi discendono dal terreno circostante per erosione, così come i materiali di origine organica dal microplancton animale e vegetale marino, in particolare il calcio, si riversano, si accumulano e si sedimentano. Questi organismi – le loro tracce o almeno i loro scheletri – possono essere visti oggi allo stato dei fossili, che vanno dal microscopico all’ammonite che tiene in mano, fino, a volte, al dinosauro marino (ittiosauri). La deposizione e la stratificazione durano diverse decine di milioni di anni, accumulandosi, a seconda della posizione, da diverse centinaia di metri a diverse migliaia di metri di spessore. La regione rimane sott’acqua per molto tempo, mentre altre terre vedono i dinosauri estendere il loro dominio.

Nel Bacino Vocontiano si alternano due tipi principali di rocce a seconda delle condizioni climatiche. Sono questi i due motivi principali ancora oggi visibili nel paesaggio: i calcari, piuttosto duri, e le marne argillose, flessibili, estremamente plastiche. Alla fine del Giurassico e all’inizio del Cretaceo (circa – 130 M anni), uno strato in particolare, il cosiddetto calcare titonico, più solido degli altri, si deposita e costituirà lo scheletro delle Baronnies di Provenza , il quadro futuro e il futuro motivo dominante dei loro paesaggi: questo è ciò che vediamo oggi nelle nostre gole, o sulle nostre cime, scavate nelle scogliere.

Questo insieme di marne e calcare in atto, particolarmente deformabili, è visto per la prima volta piegato durante le spinte tettoniche da sud, che hanno causato l’innalzamento dei Pirenei (precedentemente noti come “pirenei-provenzali”, circa – 50 milioni di anni). Sollevano vaste ondulazioni parallele in tutta la Provenza allora ricoperta d’acqua, orientamento est-ovest, di cui ancora oggi la linea Mont-Ventoux / Montagne de Lure dà il tono, e che segnano le direzioni principali delle montagne dei baronnies provenzali. Tuttavia, il risultato non è lo stesso nei terreni del bacino del Vocontiano come nelle regioni limitrofe. Mentre in questi (futuro Vaucluse, futuro Vercors), meno profondi, i depositi sono meno spessi,

I futuri Baronnies provenzali hanno poi visto i loro strati, flessibili e “liberi”, piegarsi con molta più intensità. Successivamente, quando l’oceano si ritira e la terra emerge, le Baronnies provenzali diventano un massiccio più alto del Vercors, ma privo dei suoli più recenti che coprono il resto della Provenza. L’erosione può iniziare la sua opera di smembramento delle grandi cupole calcaree (le anticlinali) che sono diventate fragili all’aria aperta e scavare le culle rinforzate dallo strato titonico (le sincoline). La situazione sarebbe troppo semplice se non fossero ancora intervenute successivamente, le continue spinte provenienti da nord-est, che accompagnano l’ascesa delle Alpi, arrivando a fratturare, deformare e complicare notevolmente le forme di un rilievo già ben consumato,

Picchi
Nel susseguirsi di creste e vette nell’azzurro dell’orizzonte, rispetto alle immensità degli altipiani nascosti allo sguardo quotidiano dai fondovalle, nel dedalo di valli, gole e pieghe delle Baronnies di Provenza, o semplicemente A differenza del la tranquilla campagna della Provenza al confine con i villaggi, certi luoghi, certi passaggi, certi rilievi, certe forme o edifici spiccano, ritagliano sagome pittoresche, impressionano per la loro statura, la loro potenza, la loro posizione. In un modo o nell’altro sono “monumenti”: naturali o umani, minerali, vegetali, o costruiti, incarnano visibilmente la memoria dei luoghi, colpiscono i sensi e rimangono nella memoria del visitatore.

Il paesaggio è quindi non omogeneo, alcuni dei suoi patrimoni sono notevoli più di altri, sia che sia per il loro particolare valore storico o scientifico, il posto che rivestono nella cultura locale o nei punti di vista paesaggistici, il ruolo di “ vetrina ”che sanno interpretare, concentrando e sintetizzando il carattere dell’intero territorio. Questi “luoghi alti”, che meritano un’attenzione particolare in termini di conoscenza, conservazione o riconoscimento scientifico, culturale e turistico, non sono generalmente sparsi a caso. Logiche geografiche, inerenti alle forme del territorio, o storiche, controllano e spiegano la loro distribuzione nel territorio. Questi fili comuni possono essere assi naturali (faglie geologiche, gole, fiumi, vecchi sentieri, rotte della transumanza), criteri religiosi o politici ereditati dal passato, logiche agrarie o pastorali (successioni e reti di edifici religiosi, castelli, pascoli, microclimi o suoli favorevoli a determinate colture, ecc.). Spesso, tutti questi criteri si intrecciano e si combinano per riunire elementi unici in luoghi specifici.

Tra questi fili comuni, le strade e gli antichi percorsi di viaggio sono un elemento importante nelle Baronnies di Provenza, un paese diviso in cui spostarsi è sempre stata “una bella storia”. Due assi in particolare si vedono e mettono in scena catene di luoghi ed edifici notevoli. Da Nyons a Serres, la vecchia strada dalla Spagna all’Italia, aperta nel XIX secolo con grande fatica sulle tracce dell’antica strada romana e dei sentieri medievali, attraversando proprio la metà settentrionale delle Baronnies di Provenza, permette, da ovest a verso est, per risalire al tempo geologico, attraversando un alternarsi di chiuse, gole (quelle degli Eygues in particolare), vasti bacini (Rosanais), punteggiati da villaggi, annidati o arroccati, rovine di segrete, monasteri.

Nella parte meridionale delle Baronnies provenzali, da Buis-les-Baronnies a Eyguians, l’antica “Strada dei Principi d’Orange” permette di passare dallo spartiacque Ouvèze a quello di Buëch, dal susseguirsi di alte valli, lungo strade coltivate a tigli. Al centro del percorso, i visitatori che si prendono una pausa al Col de Perty possono scoprire uno dei panorami più belli delle Alpi meridionali, che abbraccia con uno sguardo l’orizzonte dal Mont Ventoux a Dévoluy e Les Ecrins.

Paesaggi di gola
I passaggi naturali e i percorsi storici che logicamente costituiscono luoghi privilegiati per il rilievo e la visione del territorio, oltre a concentrarsi su spazi e panorami molto piccoli che catturano un intero pannello di patrimonio naturale selvaggio o storico, il Parco, anche ancora solo in progetto, ha dato priorità a la conoscenza e la valorizzazione dei suggestivi paesaggi che sono le gole e le loro strade, delimitate da scogliere, intagliate nel vigoroso guscio calcareo titonico caratteristico dei Baronnies di Provenza.

Due delle sue gole più grandi e ricche sono state oggetto di un primo programma di studio e azione: le gole Eygues a ovest nella Drôme, tra Sahune e Saint May, e le Gorges de la Méouge a est, nelle Hautes Alpes , tra Châteauneuf-de-Chabre e Barret-sur-Méouge. Lo studio della toponomastica e dell’antica occupazione dei luoghi da parte di uno storico, lo studio di un paesaggista che identifica gli edifici e i punti di vista, nonché gli impatti dei moderni sviluppi stradali, un seminario per specialisti in colture terrazzate, le prime riqualificazioni del patrimonio a Méouge , è già stato realizzato un progetto di associazione per la ripresa dell’olivicoltura nelle gole degli Eygues.

Siti e monumenti notevoli
Ricche di un patrimonio quotidiano, spesso legato all’attività agricola o alla storia medievale del territorio, le Baronnies di Provenza hanno anche siti e monumenti notevoli riconosciuti come monumenti storici (40 edifici sono elencati o classificati) o siti (12 siti sono attualmente registrati) . Altri, sebbene non protetti, meritano attenzione. Consapevole dell’importanza di questo straordinario patrimonio, il Parc des Baronnies Provençales ha proposto, nella sua Carta, un piano per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio costruito, attorno a due grandi orientamenti e siti emblematici.

Il peso della storia medievale e la presenza dell’habitat in questo territorio montano hanno portato al riconoscimento di una serie di siti arroccati notevoli, come il castello di Cornillon-sur-l’Oule (Drôme), il castello e l’antico villaggio di Arzeliers a Laragne-Montéglin (Hautes-Alpes), l’antico villaggio di Béconne a La Roche-Saint-Secret-Béconne (Drôme), la chiesa e l’antico villaggio di St-Cyrice a Etoile-Saint-Cyrice (Hautes-Alpes) , il castello di La Roche-sur-le-Buis (Drôme). Altri siti, data la densità del notevole patrimonio ivi rinvenuto, sono stati riconosciuti come “siti a forte carattere patrimonio”. Questi includono in particolare centri storici e villaggi, come i centri storici di Serres e Orpierre nelle Alte Alpi, o Nyons, Buis-les-Baronnies, Taulignan o il villaggio di Saint-Euphémie-sur-Ouvèze nella Drôme.

Eredità naturale
Il clima mediterraneo e alpino Baronnies favorisce una fauna e una flora eccezionali. I versanti meridionali (adret) ospitano specie mediterranee mentre specie con affinità montuose, anche alpine, preferiscono stabilirsi sui versanti settentrionali (ubac). Le Baronnies sono caratterizzate da un mosaico di habitat naturali dove diverse specie vegetali e animali si riproducono, riposano, si nutrono e / o transitano … Questa ricchezza naturale è rivelata anche dalla presenza di numerose zonizzazioni quali Aree Naturali di Ecologia, Faunistica e Floristica Interesse (ZNIEFF), Natura 2000, Aree Naturali Sensibili … che ospitano specie notevoli, rare e / o protette. Queste aree naturali sono comunque “nidificate” in aree coltivate e abitate e alcune di esse richiedono la presenza di attività umane per mantenere il loro interesse ecologico (es: sfalcio di prati,

Biodiversità
Nelle Baronnies provenzali, grazie al clima mediterraneo e alpino, possiamo vedere un’eccezionale diversità di flora e fauna. Anche il sollievo gioca un ruolo molto importante con forti effetti adret-ubac. I versanti meridionali (adret) accolgono specie mediterranee mentre specie con affinità montuose o addirittura alpine preferiscono stabilirsi sui versanti settentrionali (ubac). Le Baronnies provenzali sono quindi soprattutto un mosaico di habitat naturali dove le varie specie animali e vegetali notevoli si riproducono, riposano, si nutrono e / o attraversano … Questa eccezionale ricchezza naturale è rivelata anche dalla presenza di molte zonizzazioni come Aree Naturali di Interesse Ecologico, Faunistico e Floristico (ZNIEFF), Natura 2000, Aree Naturali Sensibili… Queste aree naturali sono comunque “nidificate” in aree coltivate e abitate.

Ambienti aperti e semi aperti
In questo tipo di ambiente si può osservare una flora abituata a suoli asciutti e soleggiati con specie come Aphyllante de Montpellier, Catananche, Ginestra scorpione, Iris des garrigues, Chêne kermès. Per quanto riguarda la fauna, molte specie vi si insediano per svolgere parte o tutto il loro ciclo biologico, sono anche uccelli (Averla dorsale, Luì passeriforme, Upupa, Civetta, Formichiere torcia, Passero Soulcie, ecc.), Rettili ( Lucertola ocellata, Serpente a gradini, ecc.), Insetti (Mago seghettato, Mantide religiosa, Empuse…), mammiferi. Qui biodiversità fa rima anche con agricoltura, poiché le Baronnies di Provenza fanno parte di uno dei più importanti serbatoi di piante messicane in Francia.

Ambienti forestali
Le aree forestali occupano gran parte del Parco. Si tratta di alternanze di querce verdi o bianche, faggete, pinete che si possono contemplare attraversando le Baronnies provenzali. Una fauna molto varia può essere osservata con più o meno pazienza o fortuna nelle nostre foreste o ai loro margini, come alcuni uccelli (Picchio rosso maggiore, Cinciarella, Colombaccio, Sparviero europeo, Avvoltoio monaco, Avvoltoio singolo che costruisce il suo nido al cime degli alberi, ecc.), insetti (Aquilone Lucane, Rosalie des Alpes, ecc.), Mammiferi (Cervo, pipistrelli come Barbastelle), Anfibi (Salamandra, ecc.), ecc.

Ambienti rocciosi
Le numerose scogliere, scarpate calcaree, ghiaioni presenti all’interno delle Baronnies di Provenza costituiscono siti con condizioni di vita molto dure (acqua assente o poca, humus, ecc.). Queste zone ospitano flora di grande interesse come la Sassifraga del Delfinato, il Cavolo cappuccio di montagna, il Ginepro fenicio, solo per citarne alcuni. Camoscio, grifone, monaco e capovaccaio vi si affollano, scaglione Tichodrome, granduca, falco pellegrino, molossoide di Cestoni… sono solo alcune delle specie che trovano rifugio e luoghi adatti all’alimentazione o alla riproduzione.

Zone umide e ruscelli
L’acqua e la gestione di questa risorsa sono temi centrali nel nostro territorio. Molti fiumi (Eygues, Oule, Ouvèze, Méouge, Buëch, Lez, tra gli altri) attraversano il nostro territorio, a volte fiumi torrenziali durante i periodi di alta marea, a volte gocciolamenti d’acqua durante la bassa marea. Questi fiumi ospitano la trota fario, il barbo fluviatile, in particolare il gambero bianco, specie caratteristiche di ambienti acquatici di ottima qualità. Al confine, i boschi ripariali (o foreste fluviali) sono costituiti da boschi di salice, frassino e / o ontano e altre piante che inverdiscono le rive. È in questi ambienti che potrai vedere molti insetti come libellule dai colori vivaci (Mercury Agrion, Piemonte Sympetrum, vergine Calopteryx…) e anche il famosissimo Castoro. L’Epipactis delle paludi bellissima orchidea bianca,

Diversi ambienti naturali
Ambienti aperti e semi aperti:
Flora: Aphyllante de Montpellier, Catananche, Broom scorpion, Iris des garrigues, Chêne kermès
Uccelli: Averla dal dorso rosso, Luì subalpino, Upupa, Civetta, Torcicollo, Passero
Rettili: lucertola ocellata, scala del serpente
Insetti: Mago Frastagliato, Mantide Religiosa, Empuse
Mammiferi: coniglio europeo

Le Baronnies fanno parte di uno dei più importanti serbatoi di piante messicole in Francia.

Ambienti forestali:
flora: querce, faggi,
uccelli: Picchio rosso maggiore, Cinciarella, Colombaccio, Sparviero, Avvoltoio nero
insetti: Aquilone cervo volante, Rosalie des Alpes
mammiferi: Barbastelle
anfibi: salamandra

Ambienti rocciosi:
Flora: Sassifraga delfinato, Cavolo cappuccio, Ginepro fenicio
Uccelli: Grifone, Avvoltoio nero e Capovaccaio
mammiferi: Camoscio, Molosse de Cestoni

Zone umide e torrenti:
specie acquatiche: trota fario, barbo di fiume, gambero di fiume
flora: salici, frassini, ontani
insetti: Mercury Agrion, Piedmont Sympetrum, Virgin Calopteryx
mammiferi: castoro

Il Parco dispone di prati umidi su cui si possono trovare tra gli altri l’Epipactis delle paludi, l’azzurro della Sanguisorbe, la Serratula con foglie di canapa Asteraceae viola.

Geologia a cielo aperto
Il parco dei Baronnies provenzali sembra essere solo pieghe e pieghe, a volte sinuose, a volte geometriche. Le montagne nel loro insieme sembrano molto disordinate, come un accumulo di grandi lastre calcaree, a prima vista prive di ogni logica, il che rende l’orientamento a volte complicato. Il cambiamento di scenario percepito in questi paesaggi può essere intenso: sui pendii aridi, neri, grigi o azzurri delle marne, si crederebbe di calpestare un suolo lunare o marziano, un altro paese, un altro mondo. La geologia segna e determina fondamentalmente il parco dei Baronnies di Provenza, spiegandone le forme di agricoltura, cultura e storia. Costituisce un aspetto fondamentale del territorio. Certi luoghi sono finestre su epoche, forme, inesistenti o invisibili altrove. Il parco dispone di due siti di riferimento mondiali per lo studio di due periodi di transizione (”
gli strati verticali della Serre de l’Ane (Drôme)
le marne del Mont Risou (Alte Alpi)

La geologia delle Baronnies comprende anche fossili, ammoniti, septaria, ooliti di arenaria … Ma ciò che costituisce patrimonio, a parte alcuni tipi di “alti luoghi” geologici o certi fossili o minerali puntiformi, è il tutto: il quadro generale di un mondo acquatico che è diventato solido, che può ancora essere indovinato.

Notte in Provenza Baronnies
Il parco delle Baronnies Provençales ha uno dei cieli in Francia e in Europa che sono i più protetti dall’inquinamento luminoso. Preservare e valorizzare la qualità del cielo notturno è una delle misure del Pnr Charter. Un sito Internet sulla notte nel Pnr delle Baronnies Provençales consente agli attori turistici degli Haut-Alpins raggruppati all’interno dell’associazione “Provence des Montagnes”, il Paese di Sisteronais Buëch, il Comitato dipartimentale del turismo delle Hautes-Alpes, iniziative di promozione dell’agricoltura e della campagna aree ‘CIVAM saveurs et sceurs en Drôme Provençale », nonché attori economici e associazioni del settore« notte »per promuovere i loro eventi. Gli attori turistici e gli uffici turistici delle Baronnies Drômoises sono associati a questo approccio comune per promuovere e migliorare la qualità del cielo.

L’Osservatorio Astronomico di Baronnies Provençales accoglie il pubblico tutto l’anno per missioni scientifiche ed educazione alla conservazione del patrimonio notturno. Con circa 250 notti di qualità fotometrica, queste attività di ricerca si concentrano principalmente sul monitoraggio e l’individuazione di esopianeti in collaborazione con diversi gruppi scientifici internazionali.

Eredità culturale
La vita culturale nelle Baronnies provenzali è dinamica, e questo nonostante le difficoltà incontrate da qualsiasi attore culturale nelle zone rurali. Teatro, scuole di musica, cinema, biblioteche ed eventi intorno a libri, pratiche di danza, arti visive, canto francese e musica attuale …

Ricco di patrimonio quotidiano, spesso legato all’attività agricola o alla storia medievale del territorio, il Parco presenta siti e monumenti o siti riconosciuti. Il peso della storia medievale in questo territorio montano ha portato al riconoscimento di una serie di notevoli siti collinari, come il castello di Cornillon-sur-l’Oule, il castello e l’antico villaggio di Arzeliers a Laragne-Montéglin, l’antico villaggio di Béconne a La Roche-Saint-Secret-Béconne, la chiesa di Saint-Cyrice a Étoile-Saint-Cyrice, il castello di La Roche-sur-le-Buis Altri siti, data la densità del notevole patrimonio ivi rinvenuto, hanno riconosciuti come “siti di forte patrimonio”.

Questi includono città e villaggi antichi, come i centri storici di Serres e Orpierre nelle Alte Alpi, o Nyons, Buis-les-Baronnies, Taulignan o il villaggio di Sainte-Euphémie-sur-Ouvèze nella Drôme. Altri sono stati riconosciuti anche in relazione al loro interesse archeologico, come il sito di La Bâtie-Montsaléon (Hautes-Alpes, vestigia di Mons Seleucus, agglomerato gallo-romano a vocazione religiosa) o quello dell’abbazia di Clausonne a Saix (Hautes -Alpes) .Il Parco è ricco di beni architettonici legati alle attività umane, ed in particolare all’agricoltura. In questo territorio montuoso, gli uomini non hanno mai smesso di sviluppare i pendii per trattenere la terra o portarvi l’acqua. Oggi, questi sviluppi sono particolarmente interessanti per proteggere il terreno dai fenomeni di canaloni legati alle condizioni meteorologiche.
muri a secco a Châteauneuf-de-Bordette
Villeperdrix terrazze di ulivi in ​​pietra a secco
ovile di montagna in pietra a secco a Barret-de-Lioure

Attività economiche

La decorazione della casa o del lavoro quotidiano, costituisce nelle Baronnies della Provenza un ambiente di vita di alta qualità, carattere storico onnipresente e abbastanza ben conservato. Nel tessuto denso dei borghi, le forme urbane ereditate dal passato contribuiscono molto al carattere, agli usi, alla fruizione della vita anche nelle pratiche più contemporanee. I borghi sono frutto della storia, lungi dall’essere dislocati a caso, spesso si sono raggruppati attorno a particolari edifici (castelli, chiese), si sono evoluti secondo necessità ma per lungo tempo entro i limiti della topografia, in quelli della ganga costruita dai loro bastioni, all’incrocio che struttura la loro antica terra.

I Baronnies di Provenza sono sempre stati densamente occupati sin dalla preistoria, ma è il feudalesimo in particolare che ha segnato profondamente i suoi villaggi, paesi e città. Le famiglie che allora dominavano la regione, i Mévouillon, i Montauban ei loro alleati, organizzarono una rete coerente di castelli e borghi fortificati. Unificano questo territorio che conserva ancora la memoria di questi signori, elevati al rango di baroni. Il risultato di questa storia feudale e militare è un patrimonio patrimoniale che contribuisce all’identità dei Baronnies provenzali: il borgo più piccolo conserva i resti del suo castello, di una chiesa romanica, di fortificazioni, ma anche di un patrimonio che testimonia il paziente lavoro, nel corso dei secoli, i suoi abitanti hanno valorizzato, nella sua totalità, una terra di arida media montagna.

Oggi, da diversi decenni, con il cambiamento vede la fine della società rurale, con l’avvento di altre logiche economiche, che basate sui viaggi in auto, con la standardizzazione degli alloggi, i luoghi di vita hanno, o stanno cominciando per alcuni, a cambiare volto . Le vecchie strutture si stanno disperdendo, l’urbanizzazione moderna a volte nasce in totale contraddizione con le logiche di impianto ereditate dalla storia, a rischio di ledere il carattere del paese, eppure così prezioso agli occhi degli abitanti e per l’attività.

agricoltura
L’agricoltura nel Parc des Baronnies Provençales è molto diversificata e riconosciuta a livello nazionale (6 Appellations d’Origine Contrôlée e 4 Indicazioni Geografiche Protette su tutto il territorio). Sviluppare nuovi cortocircuiti di scambio e marketing e “i prodotti made in Baronnies”] renderanno la qualità accessibile. L’agricoltura valorizza 60.000 ettari di territorio e occupa fino al 20% del patrimonio nel cuore del Parco. La foresta, che da sola copre il 61% delle Baronnies Provençales, è in gran parte trascurata, in particolare a causa dell’abbandono agricolo. Il Parco sostiene progetti per la conservazione del patrimonio forestale e la valorizzazione di alcuni elementi caratteristici come il tartufo naturale.

Oggi sottovalutati, i prodotti forestali costituiscono un’opportunità per lo sviluppo di posti di lavoro locali adeguati alla gestione sostenibile delle foreste. Il paesaggio delle Baronnies Provençales è sicuramente molto ricco, ma tende in parte a chiudersi a seguito di una diminuzione della presenza di mandrie. Ciò porta a una perdita di biodiversità, in particolare negli spazi intermedi tra le colture e la foresta. La silvo-pastorizia è uno dei metodi di mantenimento delle aree boschive del territorio. Oggi il numero di pecore nel territorio delle Baronnies Provençales è di 47.000. Inoltre, ci sono anche 5.000 capre e 900 mucche. Oltre alla produzione alimentare, tutti questi animali partecipano alla manutenzione degli spazi, alla prevenzione degli incendi e impediscono l’avanzamento del bosco.

Agricoltura e paesaggio sono inseparabili nelle Baronnies della Provenza. Uomini e donne, nelle loro pratiche agricole, hanno plasmato nel tempo una gamma di forme e colori, testimoni di adattamento ai vincoli climatici e geografici locali. Nel Parc des Baronnies Provençales, piante aromatiche e officinali (PPAM) convivono con uliveti, frutteti (albicocche, ciliegie, mele), piccoli campi di farro e vaste aree pastorali …

Uno dei marcatori forti dei sistemi di coltivazione è la pluralità di laboratori all’interno della stessa azienda agricola, che associano almeno due laboratori: agricoltura mista / allevamento, allevamento / PPAM, allevamento / alberi da frutto, PPAM / alberi da frutto, alberi da frutto / viti, viti / PPAM… Questo sistema di produzione è possibile nelle Baronnies della Provenza perché le aziende agricole sono di dimensioni contenute, spesso poche decine di ettari (a parte percorsi legati alla pastorizia) e sanno sfruttare le potenzialità che il clima locale impone. sul terreno (condizioni pedoclimatiche) attraverso il know-how tradizionale e l’uso delle risorse naturali.

Queste produzioni, perenni per alcuni, annuali per altri, sono distribuite su tutto il territorio. Le associazioni di colture, variabili a seconda delle condizioni pedoclimatiche, dell’altitudine o di altri fattori economici o storici, creano un insieme di paesaggi di grande diversità.

Turismo
Il turismo rappresenta la grande maggioranza dell’economia delle Baronnies. In accordo con il suo statuto, il parco ha scelto di affidarsi alla sua rete di uffici turistici regionali e città di accesso, come “staffetta del parco naturale regionale delle Baronnies Provençales” per garantire la promozione. Questi luoghi vogliono essere vetrine del territorio in cui vengono evidenziati il ​​patrimonio, i paesaggi e i terroir. I principali percorsi turistici del parco:
Turismo legato alle piante e al benessere locali
Attività all’aperto
Turismo storico e culturale basato su un ricco patrimonio di borghi collinari
Una vasta rete di strutture ricettive (camere per gli ospiti, lodge, alloggi all’aperto, ecc.)
Turismo legato all’agricoltura locale (enoturismo, mercati provenzali, ecc.)
Astroturismo in relazione alla scoperta del patrimonio notturno e delle installazioni scientifiche e tecniche

Sport all’aperto
Il parco, con la sua variegata topografia di media montagna, il suo clima mediterraneo, la ricchezza del suo patrimonio naturale e culturale, è un terreno ideale per la pratica di attività sportive a contatto con la natura.

arrampicata: 1.500 vie attrezzate e due siti di fama internazionale (Orpierre e Buis-les-Baronnies)
escursionismo (escursionismo, equitazione, mountain bike e ciclo)
volo libero: numerose aree di decollo per parapendio (il sito di Laragne-Chabre è noto in tutto il mondo per le sue eccezionali correnti termiche)

Nuove energie
Con l’elettrificazione di Dieulefit e Valreas alla fine del 1880, le nuove energie sono vecchie nella regione.

Da diversi anni nel parco sono stati realizzati molti progetti di sviluppo di energie rinnovabili. Grazie ad alcuni programmi, in particolare quelli regionali, e in partnership con diverse strutture che lavorano su questi temi (Sindacati Energia ed Elettricità, CEDER, Comuni Forestali, ecc.) Il Parco sostiene i Comuni nella transizione energetica. Nel 2015 il parco è stato riconosciuto dal Ministero dello Sviluppo Sostenibile e dell’Energia come uno dei 212 territori dell’energia positiva (TEPOS). Il Ministero ha proposto al parco un progetto mirato: un contratto interregionale locale di transizione energetica.

L’obiettivo è installare pannelli fotovoltaici su diversi tetti dello stesso villaggio (Rosans), tenendo conto dell’evoluzione del patrimonio e del paesaggio complessivo. Il principale interesse del progetto risiede nella mobilitazione della popolazione che permette di riunire nella stessa società di gestione, cittadini che producono e consumano energia, associazioni, comunità locali, aziende, ecc. Queste persone partecipano così alla produzione. di energia rinnovabile locale anche se potrebbero non essere in grado di farlo sul proprio tetto (perché affittano le loro case, coperture poco orientate, mancanza di mezzi finanziari, ecc.). Al fine di realizzare un progetto esemplare che può essere generalizzato ad altri comuni rurali, sono stati realizzati diversi studi che possono servire da base per altri progetti.

Studi di produzione e consumo energetico del territorio e emissioni di gas serra
Effettuato come prerequisito per ogni riflessione su una politica energetica per le Baronnies Provençales, nel 2011 il Parco ha effettuato una valutazione dei consumi e delle produzioni energetiche e delle emissioni di gas serra presso il proprio territorio. I risultati dello studio confermano una forte dipendenza del territorio dai prodotti petroliferi mentre la produzione di energie rinnovabili è contenuta (16,5% dei consumi). La quota del residenziale e dei trasporti sono i settori a più alta intensità energetica. Sono anche le aree in cui si riscontrano i maggiori margini di miglioramento: viaggiare con l’auto privata è il mezzo di spostamento più utilizzato (57%) e predomina la quota di case costruite prima del 1974 e con riscaldamento a nafta.

Il bosco delle Baronnies provenzali
Diversi Comuni hanno beneficiato del supporto dei tecnici del parco nella definizione e taratura delle reti di riscaldamento funzionanti a cippato. Attraverso bandi raggruppati per progetti e con il sostegno dei comuni forestali, i comuni di Barret-sur -Méouge e Rosans hanno potuto realizzare uno studio di fattibilità sulla realizzazione di queste infrastrutture di riscaldamento. Da allora, altri comuni hanno chiesto l’aiuto del futuro parco nella definizione dei loro progetti, come Buis-les-Baronnies e Eourres.

Formazione scolastica
Nelle Baronnies provenzali sono presenti una quarantina di scuole elementari e materne. Ci sono anche tre college e due scuole superiori. Ogni anno vengono sviluppati molti progetti con loro: scoperta del patrimonio locale (ambiente naturale, storia, paesaggi, mestieri, agricoltura, ecc.), Consapevolezza dei rischi naturali o delle problematiche legate allo sviluppo sostenibile, ecc. I centri di accoglienza collettiva per minori in anche il territorio (attività ricreative senza alloggio, centri di vacanza) sono importanti luoghi di apprendimento, perfettamente complementari all’ambiente scolastico. Organizzatori di centri ricreativi, centri vacanze, corsi di scoperta o anche gestori di Orari di Accoglienza Extracurriculari, svolgono tutti un ruolo determinante nella conoscenza della cittadinanza oltre che nella (ri) scoperta della ricchezza del territorio.