Purismo italiano

Il purismo era un movimento culturale italiano iniziato nel 1820. Purismo è il nome di un movimento artistico dell’Ottocento (XIX secolo) emerso dopo l’influenza di pittori noti come i Nazareni. Il termine fu coniato nel 1833 dall’ellenista e latinista Antonio Bianchini, riferendosi a pittori che cercavano di recuperare la “purezza” di artisti “primitivi” italiani (primitivi italiani – da Cimabue al “primo” Raffaello, attraverso Fra Angelico e Giotto tra altri, gli stessi a cui cercavano di ritornare da un movimento artistico simultaneo: i preraffaelliti). In analogia con questo, nelle lettere italiane di quel tempo accadde qualcosa di simile quando furono tentati di recuperare forme espressive considerate pure ispirate al Trecento toscano.

Il gruppo intendeva ripristinare e preservare il linguaggio attraverso lo studio di autori medievali e tale studio si estendeva alle arti visive. Sebbene respingessero il neoclassicismo, i pittori puristi italiani si trovarono fortemente influenzati dall’opera del francese Jean Auguste Dominique Ingres. Ispirati dai nazareni tedeschi, gli artisti del Purismo respingono il neoclassicismo ed emulavano le opere di Raffaello, Giotto e Fra Angelico.

In Italia è stato alimentato l’interesse crescente per l’identità nazionale italiana e il patrimonio artistico. Il purismo italiano riflette un gusto per gli stili che hanno cercato di ripristinare l’identità nazionale italiana e il patrimonio culturale. Molti di questi autori si dedicarono anche a temi pompeiani o ellenistici, come Giuseppe Sciuti, ricreando scene tipiche dell’antichità classica.

Storia
Nel 1842 fu pubblicato il manifesto ufficiale del movimento: Purism in the arts, scritto da Antonio Bianchini e firmato dal pittore Tommaso Minardi, dallo scultore romano Pietro Tenerani e dal Nazareno Johann Friedrich Overbeck.

Il principale interprete del movimento a Roma fu Tommaso Minardi, di cui Bianchini divenne allievo dedicandosi alla pittura; già nel 1834, in una lezione presso la Pontificia Accademia di Belle Arti di San Luca, accettò i termini del dibattito e pose come punto di partenza il fatto di dover rifiutare il dipinto di Raffaello che i puristi rifiutarono, perché proprio loro vide in queste opere i semi delle convenzioni astratte del neoclassicismo. I puristi intendevano sostituire l’imitazione dei classici, sinonimo per loro di bugie, semplicemente mostrando, in modo chiaro e appropriato, le cose rappresentate. Furono anche influenzati dalle opere di Ingres e Lorenzo Bartolini.

Accanto ai già citati firmatari del Manifesto, Tenerani e Minardi, l’unica personalità con un certo sollievo era Luigi Mussini, che lavorò in Toscana e che nel 1841, con La Musica Sacra (La Musique Sacrée) (Galleria d’Arte Moderna, Firenze) , aveva aggiunto il riferimento alla pittura ombreggiata del Quattrocento, da cui nacque il movimento nazareno, alla lezione formale di Ingres. A questo movimento dobbiamo associare gli allievi di Minardi: Antonio Ciseri e Constantino Brumidi e gli allievi di Mussini: Alessandro Franchi, Amos Cassioli e Cesare Maccari.

Con la prima Mostra italiana del 1861, che ebbe luogo a Firenze, la moda del purismo iniziò a declinare, soppiantata da nuovi stili di macchiaioli e da nuovi veristi poetici.

A rappresentare questa corrente in Liguria è stato principalmente Maurizio Dufour. A lui si unirono altri artisti, come Luigia Mussini-Piaggio. Il principale risultato a Genova in questo campo è la chiesa dell’Immacolata Concezione.

Purismo nelle regioni italiane
In Liguria questa corrente era rappresentata principalmente da Maurizio Dufour. Possiamo avvicinarlo ad altri artisti come Luigia Mussini-Piaggio. Il risultato principale a Genova in questa zona è la Chiesa dell’Immacolata.