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Neo-razionalismo

Dopo la seconda guerra mondiale, un nuovo movimento razionalista emerse in architettura, sostenendo l’ispirazione sia dei razionalisti dell’Illuminismo che dei primi anni del XX secolo. Come i primi razionalisti, il movimento, noto come Tendenza, era centrato in Italia. Tra i praticanti ci sono Carlo Aymonino (1926-2010), Aldo Rossi (1931-97) e Giorgio Grassi. La rivista di design italiana Casabella ha presentato il lavoro di questi architetti e teorici. Il lavoro dello storico dell’architettura Manfredo Tafuri influenzò il movimento e l’Università Iuav di Venezia emerse come centro della Tendenza dopo che Tafuri divenne presidente della storia dell’architettura nel 1968. et seq. Una mostra Tendenza è stata organizzata per la Triennale di Milano del 1973.

Il libro di Rossi L’architettura della città, pubblicato nel 1966 e tradotto in inglese come L’architettura della città nel 1982, ha esplorato molte delle idee che ne informano il neo-razionalismo. Cercando di sviluppare una comprensione della città oltre il semplice funzionalismo, Rossi fa rivivere l’idea della tipologia, che deriva da Quatremère de Quincy, come metodo per comprendere gli edifici, così come la città più grande. Scrive anche dell’importanza dei monumenti come espressioni della memoria collettiva della città e dell’idea del luogo come espressione della realtà fisica e della storia.

Architetti come Leon Krier, Maurice Culot e Demetri Porphyrios hanno portato le idee di Rossi alla loro logica conclusione con una ripresa dell’architettura classica e dell’urbanistica tradizionale. L’arguta critica di Krier al Modernismo, spesso sotto forma di cartoni animati, e gli argomenti filosofici ben fatti di Porfirio, come “Il classicismo non è uno stile”, conquistarono un piccolo ma talentuoso gruppo di architetti dal punto di vista classico. Organizzazioni come il Traditional Architecture Group presso il RIBA e l’Institute of Classical Architecture attestano il loro numero crescente, ma mascherano le origini razionaliste.

In Germania, Oswald Mathias Ungers divenne il principale professionista del razionalismo tedesco a partire dalla metà degli anni ’60. Ungers ha influenzato una giovane generazione di architetti tedeschi, tra cui Hans Kollhoff, Max Dudler e Christoph Mäckler.

Il termine neorealismo architettonico indica una corrente architettonica del razionalismo italiano dopo la seconda guerra mondiale.

La tendenza può essere identificata come la prima reazione al Movimento Moderno in architettura, che si sviluppa in Italia, ed è legata al più ampio movimento culturale definito proprio neorealismo, che ha avuto il suo sviluppo negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

L’architettura comincia ad abbandonare il neoclassicismo semplificato e il monumentalismo ventennale fascista; sorse il Neorealismo architettonico, che forse prende spunto dalla stagione di grande valore che questa forma di espressione aveva già avuto nel Cinema; in architettura, infatti, il movimento è dopo quello cinematografico.

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Personaggi
La ricerca neorealista si concentra su una nuova razionalità dell’edilizia, che guarda al passato, rivelando il tema sempre attuale, come hanno identificato diversi critici (Zevi, Benevolo, Purini ecc.), Un complesso di architettura italiana in relazione alla sua tradizione e dell’identità che ne deriva. Vogliamo ricreare le condizioni, l’ambiente, lo spazio architettonico, il modo di vivere, che nei principali risultati, che sono quelli pubblici dell’INA-House, sono legati all’equilibrio della vita del villaggio.

È in questa prospettiva che parte l’esperimento del quartiere Ina-casa Tiburtino a Roma, al quale Michele Valori, grande sperimentatore dell’edilizia residenziale, partecipa al team guidato da Quaroni e Ridolfi (1950). Le case collettive a cinque piani che Valori offre a Tiburtino presentano una articolata disposizione di blocchi che consente la varietà di punti di vista e la creazione di spazi pubblici di piccole dimensioni, capaci di suggerire la vitalità e la spontaneità del villaggio, uno degli obiettivi che il gruppo di Quaroni e Ridolfi si era prefissato.

«Gli architetti che hanno lavorato a Roma nei primi anni del dopoguerra», scrive Cappelli, «hanno cercato di evitare forme e immagini associate al passato regime fascista, vietando i riferimenti all’antica Roma, il classicismo e il neoclassicismo, ma anche il futurismo e i linguaggi razionalisti più simile alle avanguardie europee “. Questa spinta al rinnovamento porterà all’apertura di una nuova lingua, da definire attraverso l’indicazione di alcune opere a cui è attribuito un valore fondamentale: il distretto di Tiburtino (1949-54), il Il quartiere Valco San Paolo (1949-50), il Tuscolano (1950-52), l’unità abitativa orizzontale (1950-54), le Fosse Ardeatine (1945-49), gli edifici degli anni Cinquanta, fino al quartiere Corviale (1972 -82).

La costruzione tra il 1951 e il 1954 del villaggio di La Martella, un progetto urbano molto ampio non lontano dalla città di Matera, rappresenta un momento chiave nella storia dell’architettura neorealista e forse il suo risultato più alto. Adriano Olivetti è la persona che darà più slancio alla questione della riabilitazione dei Sassi materani. Michele Valori parteciperà a questo progetto, ancora chiamato da Quaroni, con Federico Gorio, Lugli e Michele Agati. Anche in quegli anni vale la pena citare il concorso nazionale per la costruzione del villaggio rurale di Torre Spagnola (Matera, 1954), bandito dall’UNRRA Casas, a cui Valori parteciperà con Gorio. Il progetto, che vincerà il primo premio, consiste in due serie di case in fila che creano altrettanti recinti adiacenti. Il layout planimetrico chiuso con gli ingressi degli alloggi che si affacciano all’interno del perimetro, è volto a creare uno spazio civico all’interno del quale si svolge la vita collettiva del villaggio. All’interno di questo, ci sono servizi comuni, progettati per servire anche le fattorie vicine. Al centro della chiesa parrocchiale, definita da Leonardo Benevolo “la migliore invenzione di tutto il neorealismo italiano” come fulcro della comunità. Le strade sono per pedoni, macchine agricole e automobili. In questi primi progetti Michele Valori, così come in quelli successivi che lo impegneranno fino alla metà degli anni Sessanta, realizza sistemi residenziali in cui le principali ragioni della civiltà moderna rispettano la morale, il gusto e la vita della società, e mette la sua massima attenzione nel dare agli utenti un’architettura che sia civiltà.

Esiste quindi un lavoro sulla coerenza compositiva dei materiali, le scelte tecnologiche, i dettagli architettonici e costruttivi, le interpretazioni sociologiche e psicologiche dell’ambiente costruito esistente e storico. I suoi maestri sono Ignazio Gardella, Michele Valori, Mario Ridolfi, Carlo Aymonino, Ludovico Quaroni, Giovanni Michelucci, anche se quest’ultimo comprende anche altre tendenze.

Altri esempi di questo sono:

nel 1950 il quartiere Tiburtino a Roma (capogruppo Ridolfi e Quaroni);
dal 1950 al 1960 diversi progetti Michele valorizza le residenze multipiano nel quartiere Tiburtino a Roma (1949/54), il complesso UNRRA Casas (Catania 1949/59), lo sviluppo del piano urbanistico del borgo La Martella a Matera (1952/54), il complesso dell’area I Corp Corviale di Roma, anch’esso realizzato da Valori insieme a Mario Fiorentino e negli edifici residenziali dell’Eur a Roma (1955/59), il quartiere INA Casa a Trapani (1957/63) , nel per la costruzione di Poggio Ameno (1961/64), alle prove di edilizia popolare che vedono Michele Valorial, architetti di spicco come Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, per la ricostruzione dopo la guerra mondiale, fino alla travagliata definizione del nuovo piano generale di Roma (1955/1962)
del 1952 il progetto per le Chiese di San Giovanni Bosco a Cinecittà (Michele Valori)
nel 1951 il quartiere delle Spine Bianche a Matera (Carlo Aymonino e Michele Valori);
del 1951 le Torri INA – Assicurazioni in viale Etiopia a Roma (Mario Ridolfi);
del 1955-59 edifici residenziali presso l’Eur- Roma (Michele Valori)
del 1959 -60 quartieri residenziali a Catania, Messina, Caltanissetta (Michele Valori)
Il rifugio di Franco Albini a Cervinia;
del 1955 – 59 edificio di Viale dell’Umanesimo, Roma (Michele Valori, in coll.)
una villa di Ignazio Gardella nella campagna pavese;
Quartiere INA-Casa Via Tiburtina a: Ludovico Quaroni, Mario Ridolfi, Carlo Aymonino, Carlo Chiarini, Mario Fiorentino, Federico Gorio, Maurizio Lanza, Sergio Lenci, Piero Maria Lugli, Carlo Melograno, Giancarlo Menichetti, Giulio Rinaldi, Michele Valori;
Distretto Valco San Paolo di: Mario De Renzi e Saverio Muratori, Eugenio Montuori, Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Fernando Puccioni;
Distretto Tuscolano di: Mario De Renzi, Lucio Cambellotti, Francesco Fariello, Adalberto Libera, Saverio Muratori, Giuseppe Perugini, Giulio Roisecco, Dante Tassotti, Luigi Vagnetti;
Unità abitativa orizzontale di: Adalberto Libera;
Mausoleo delle Fosse Ardeatine di: Ad aprile Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Uga De Plaisant, Mario Fiorentino, Giuseppe Perugini.

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