Originally posted 2019-09-21 13:16:02.
Il Museo degli strumenti musicali di Milano espone oltre 700 strumenti musicali dal XV al XX secolo con particolare attenzione agli strumenti lombardi. La collezione contiene strumenti a pizzico, violini lombardi e cremonesi, corni da caccia, numerosi strumenti in legno (es. Flauti, oboi, clarinetti, corni inglesi), fagotti, pianoforti e alcuni organi antichi. In particolare la liuteria cremonese (di Cremona nella bassa Lombardia) è apprezzata in tutto il mondo per l’alta qualità dei suoi strumenti musicali. Il museo espone anche le attrezzature dell’ex Studio di fonologia musicale di Radio Milano.
Nel 2000 una donazione della Fondazione Antonio Monzino ha aggiunto 79 strumenti musicali, realizzati tra il XVIII e il XX secolo, alla collezione civica; erano stati raccolti dalla famiglia Monzino. Questi strumenti musicali rappresentano la forte tradizione della liuteria lombarda.
Il museo è situato nel complesso del Castello Sforzesco che comprende anche il Museo di Arte Antica, la Pinacotheca, la Collezione di Arti Applicate e il Museo Egizio (che comprende le sezioni preistoriche del Museo Archeologico di Milano).
Storia
Il museo è stato fondato nel 1958 grazie all’acquisto da parte dell’amministrazione municipale della collezione di strumenti appartenuta al maestro Natale Gallini. Inizialmente gli strumenti furono collocati a Palazzo Morando, sede del Museo di Milano. Il sito divenne presto inefficiente a causa della grande collezione, estesa fino al 1963, dal maestro Gallini e poi fu definitivamente trasferita al primo piano della rocchetta nel Castello Sforzesco.
L’obiettivo della mostra è analizzare la conoscenza della musica attraverso lo studio degli strumenti alla fine del diciannovesimo secolo, dal privato allo stabilimento del Conservatorio (1881). L’iniziativa suscitò l’interesse del maestro Gallini che all’inizio del XX secolo iniziò a collezionare strumenti musicali. Nella seconda metà degli anni ’50 il Museo di Milano, acquistando la collezione del maestro Gallini e non solo, ottenne 358 strumenti da esporre. Con un secondo acquisto da Gallini nel 1963, poiché questi strumenti erano più ingombranti, la mostra dovette essere trasferita al Castello Sforzesco. Le tastiere sono esposte nella Sala della Balla; nella stanza adiacente ci sono gli strumenti a corda ad arco, a fiato ed etnografici protetti da vetrine appositamente progettate dallo studio BBPR.
Ricco di oltre 700 strumenti musicali europei di diversi tipi come strumenti ad arco, a pizzico, a fiato e a tastiera, il Museo civico degli strumenti musicali è la prova dell’attenzione della città alla raccolta di oggetti d’arte. In questo modo era anche possibile mantenere importanti strumenti musicali italiani antichi sul territorio, evitando la diaspora verso importanti musei stranieri (soprattutto Bruxelles e Lipsia) come accaduto alla collezione Arrigoni, presentata alla mostra musicale milanese del 1881 e venduta dopo alcuni anni interamente a Parigi.
Un piccolo gruppo di strumenti non europei provenienti da Africa, Cina, Giappone e Australia completa la raccolta.
La collezione Monzino
La collezione del museo si espande nuovamente nel 2000 grazie alla donazione di Antonio Monzino: la collezione di famiglia, liutai milanesi (1700-1900). Questa collezione è principalmente composta da strumenti a corda e ad arco. La maggior parte degli strumenti sono fatti da sé e cinque pezzi in particolare risalgono al periodo barocco. La curiosità della collezione è la chitarra-arpa o il trio (chitarra con due mandolini fianco a fianco). La mostra si apre con questa collezione, situata in due sale (34, 35): una dedicata alla visione degli strumenti e l’altra dedicata all’insegnamento, o all’illustrazione della produzione di uno strumento a corda, presentando anche i materiali utilizzati. La mostra degli strumenti musicali del Castello Sforzesco è sempre rimasta nella città in cui è nata e cresciuta,
Collezione
Strumenti non europei
La mostra è organizzata per tipologia e proseguendo (36) ci sono strumenti europei con arco, pizzico e respiro dal XVI al XX secolo; strumenti non europei provenienti da Africa, Cina, Giappone e Australia. Molte opere sono realizzate con materiali naturali, anche di origine naturale: pelle di serpente, zanne di elefante, gusci di tartaruga. Uno strumento degno di nota è il Didgeridoo, utilizzato dagli aborigeni australiani; è decorato con motivi geometrici incisi con un chiodo di canguro su legno bruciato superficialmente.
Mandolini
Il gruppo di mandolini esposti è formato da 48 esemplari.
I mandolini di origine milanese sono 16. Diffusi soprattutto tra il XVIII e il XIX secolo, questi strumenti sono sopravvissuti, anche se con alcune modifiche, nel tempo fino ad oggi. Il più importante mandolino milanese esposto al Castello è sicuramente quello di Giuseppe e Carlo Fixer (1759). I fratelli furono tra i più grandi liutai del loro periodo e apportarono diverse modifiche al classico mandolino: aumentarono lo spazio di aderenza del ponte e rinforzarono la struttura sostituendo le corde di budello.
Il mandolino genovese è rappresentato da un’unica copia.
Ci sono quattro mandolini bresciani, uno dei quali ha doppi ordini.
violini
Tra i violini in mostra il più importante è il violino cremonese del 1650 circa, probabilmente creato da Andrea Guarneri. Il violino ha subito variazioni per adattarsi alle esigenze dei musicisti, ma, oltre al suo valore storico ed estetico, è molto apprezzato per le sue eccezionali caratteristiche sonore. Prestato per essere suonato in diverse occasioni dopo l’ultimo restauro nel 1989.
viole
La viola di Giovanni Grancino (1662) è uno strumento di grande interesse estetico. In effetti la sua forma e i suoi dettagli non sono tipici del suo tempo. Questo strumento non ha subito i cambiamenti richiesti dall’evoluzione dei bisogni e dei gusti musicali, preservando la sua bellezza e la fama del suo autore. Lo strumento, come altri lavori in questa sezione del museo, è ancora oggi utilizzato in concerti di notevole importanza.
Chitarre
Il gruppo di chitarre raccolte è composto da 20 strumenti in tutto, due in particolare del periodo barocco mentre ci sono 9 chitarre con sei corde.
La collezione comprende anche 5 chitarre incernierate, in particolare tra le chitarre oscillanti del XVII secolo di Mango Longo, che colpisce per la raffinatezza dei dettagli e la cura nella realizzazione.
Molti dettagli non sono originali e, come molti strumenti antichi, è stato cambiato da una chitarra a una chitarra barocca per soddisfare le mutevoli esigenze del tempo e dei musicisti.
Strumenti a fiato
Tra gli strumenti a fiato, i più rilevanti sono l’oboe in avorio di Anciuti del 1722, conservato in perfette condizioni e di importanza mondiale per la perfezione e la rarità, il registratore tenore di Bressan (1663-1731) che, nonostante il danno subito nel tempo, rimane raggiunge eccezionali qualità timbriche e due corni per orchestra viennese del 1712, riconosciuti come i più antichi al mondo.
Studio della fonologia musicale di Milano della RAI: la liuteria del Novecento
Dopo la seconda guerra mondiale fu necessario innalzare lo scenario culturale di Milano e dopo molte iniziative nel 1955 nacque lo studio di fonologia musicale della RAI progettato da Lietti, dai musicisti Berio e Maderna. Il salto qualitativo è arrivato con la costruzione dei 9 oscillatori, che con la voce di Cathy Berberian, sono diventati 10. L’obiettivo è quello di creare la prima musica elettronica e la messa in onda di commenti e musica attraverso la radio.
L’ambiente attuale è stato creato dall’architetto Michele De Lucchi sulla base di fotografie e film dopo il 1968 e comprende, oltre all’attrezzatura tecnica, gli arredi originali progettati da Giò Ponti. Nella sala sono esposti: apparecchiature di generazione, trasformazione e combinazione del suono, apparecchiature di registrazione e produzione e apparecchiature di ascolto.
Strumenti a tastiera
Tra tutti i clavicembali, il vergine, la spinetta, gli organi e i pianoforti, meritano un’attenzione particolare il doppio verginale dei Ruckers del diciassettesimo secolo, lo strumento familiare madre e figlio, che contiene al suo interno un vergine più piccolo, degno di nota sono i dipinti di una musica scena dentro il coperchio; il clavicembalo veneziano della fine del XVI secolo, la cui struttura originale, sebbene modificata, non era molto compromessa, costituisce anche una preziosa testimonianza della scuola italiana del XVI secolo; il clavicembalo di Taskin del 1788, uno strumento costruito da uno dei più grandi maestri della scuola parigina, appartenente all’ultima generazione di piatti, che seguì l’avvento del pianoforte.
La Sala della Balla
La Sala della Balla si trova al primo piano della Rocchetta del castello. Sappiamo che già alla fine del XV secolo, un documento parla di una sala del castello che veniva utilizzata come sala per gli eventi più importanti: feste e ricevimenti, balli e giochi come il “Balla”. Luca Beltrami, alla fine del XIX secolo, identificò erroneamente questa stanza con quella descritta nel documento del XV secolo. Recenti studi più accurati identificano la sala delle feste nell’area del cortile ducale, dove ora si trova il Museo del Mobile. Questa stanza soprannominata la balla era in realtà utilizzata come deposito per i grani e la farina dell’intero castello: questo spiega anche le grandi dimensioni.
L’installazione che è visibile oggi è quella proposta dallo studio BBPR all’inizio degli anni settanta: nell’ala destra, sono esposti strumenti a tastiera e parte del Museo degli strumenti musicali. Nell’ala sinistra, a partire dagli anni ’80, furono costruiti gli arazzi dei mesi tessuti dai cartoni animati di Bramantino, detto Arazzi Trivulzio, dal nome del cliente.
Castello Sforzesco
Il Castello Sforzesco è una fortificazione che sorge a Milano appena fuori dal centro storico della città.
Fu costruito nel XV secolo da Francesco Sforza, recentemente divenuto duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione medievale del XIV secolo nota come Castello di Porta Giovia (o Zobia). Nella stessa zona in cui sorgeva il Castello di Porta Giovia, in epoca romana, sorgeva l’omonimo Castrum Portae Jovis, uno dei quattro castelli difensivi della Milano romana.
Grandemente trasformato e modificato nel corso dei secoli, il Castello Sforzesco fu, tra il XVI e il XVII secolo, una delle principali cittadelle militari d’Europa; restaurato in stile storicistico da Luca Beltrami tra il 1890 e il 1905, oggi ospita istituzioni culturali e importanti musei. È uno dei più grandi castelli d’Europa e uno dei simboli principali di Milano e della sua storia.
Parte integrante del Museo di Arti decorative (Museo delle Arti decorative), il Museo dei Mobili e delle Sculture Lignee (Museo del mobile e delle sculture in legno), è stato formato grazie a donazioni, lasciti e l’acquisto, nel 1908, del Collezione Mora. I Mora erano una famiglia di ebanisti bergamaschi, che per un certo periodo possedevano un famoso negozio in via Solferino, a Milano. Nel corso del XX secolo il nucleo della collezione si espanse grazie ai lasciti di famiglie come i Durini, gli Andreani, i Boschi, ma soprattutto grazie all’arrivo di arredi dalle residenze sabaude, tra cui Palazzo Reale e le Ville di Monza e Milano , che furono lasciati allo stato e destinati alle raccolte civili.
La collezione di mobili, montata secondo criteri cronologici che hanno favorito la categorizzazione da parte dello studio BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) negli anni ’60, è stata riaperta al pubblico con un nuovo layout nel 1981. In questa particolare disposizione l’attenzione era focalizzata sull’arredamento del Rinascimento (in gran parte restaurato nel XIX secolo) o in stile rinascimentale. Nel 2004 la sezione è stata completamente riorganizzata sotto la direzione di Claudio Salsi e su progetto degli architetti Perry King e Santiago Miranda. In questo momento il confine cronologico fu ampliato per includere il design contemporaneo, così da creare un museo più moderno per una città come Milano, conosciuta come la capitale del design e una regione come la Lombardia, che è stata all’avanguardia nella produzione di mobili per gli ultimi duecento anni.