Vincenzo Trione: Codice Italia, Padiglione Italia, Biennale di Venezia 2015

Il padiglione italiano presenta una mostra a tema “Codice Italia” nella 56a Esposizione Internazionale d’arte. Memoria, valori identitari, patrimonio storico e apertura al futuro sono alcuni dei cardini identificati da Trione per costruire una mostra complessa, con quindici artisti, tra il passato recente e la stretta contemporaneità.

Il curatore Vincenzo Trione chiarisce l’ambiziosa scelta di ripercorrere una lingua che unisce la storia del nostro Paese a quella collettiva. I nomi dei protagonisti evocano il forte desiderio di innovare il linguaggio dell’arte nel contesto di un confronto sempre vivace con la storia.

Dall’Arte Povera alle ultime generazioni, passando dalla Transavanguardia alle grandi personalità artistiche del dopoguerra. L’Italia si presenta alla Biennale di Venezia con un gruppo di artisti uniti pensando alle loro opere come a un luogo in cui si trovano la voglia di innovare le lingue e il dialogo problematico con momenti salienti della storia dell’arte. Tutto per una mostra che, come spiegato da Vincenzo Trione, curatore del padiglione italiano alla Biennale, ha l’obiettivo “di delineare i contorni di ciò che, al di là di molte oscillazioni, rimane il fondamento del nostro” codice genetico “stilistico».

La mostra mostra una combinazione stratificata di diversi media (pittura, scultura, fotografia, video e performance) che affolleranno il Padiglione ospitato dal Tese delle Vergini all’Arsenale, con stimolanti riflessioni sul futuro valore della Memoria.

Concetto
Codice Italia: alla ricerca del DNA artistico italiano. Nell’era della globalizzazione, ha ancora senso parlare di un’arte nazionale? Probabilmente no. I confini sono diventati evanescenti negli ultimi vent’anni e l’artista è sempre più “cittadino del mondo”. Tuttavia, ciò non significa che la globalizzazione delle lingue e della ricerca in campo artistico non conosca variazioni nazionali che consentano di identificare una “linea” caratteristica all’interno di un determinato territorio.

Pur seguendo percorsi diversi, molti artisti italiani del nostro tempo hanno proposto una variante originale del concetto di avanguardia: per loro, essere all’avanguardia significa reinventare i media e, insieme, partecipare in modo problematico a icone iconografiche e culturali esistenti materiali.

In armonia con i risultati più audaci della ricerca artistica internazionale, aderiscono al nuovo come un valore da idolatrare, né perseguono provocazioni. Ciò che li unisce è la necessità di sfuggire alla dittatura del presente, che è simile a una lavagna su cui una mano invisibile cancella costantemente eventi in continua evoluzione. Coltivano in modo più o meno intenzionale discendenti precisi: i loro gesti contengono riferimenti segreti alla storia dell’arte (dall’archeologia allo sperimentalismo del XX secolo). Scelgono, quindi, di passeggiare per le stanze di un passato che si insinua negli affari correnti. Come un archivio di frammenti.

La mostra
Il padiglione italiano 2015 ha il titolo di “Codice italiano”. Il suo curatore, Vincenzo Trione, professore di arte e nuovi media e Storia dell’arte contemporanea all’Università IULM di Milano, intendeva, con questo tema, evidenziare alcune costanti dell’arte italiana contemporanea, e in particolare definisce “Codice genetico” la tendenza di gli artisti a non interrompere, nella loro ricerca, anche se all’avanguardia, il dialogo con materiali iconografici e culturali già esistenti e presenti nella memoria, come riferimenti alla tradizione storica e artistica. A tal fine, ha scelto 15 protagonisti delle diverse regioni italiane che, nella loro eterogeneità, rivelano un approccio costante all’argomento identificato.

Gli artisti furono invitati a creare opere simboliche, nate da manifesti poetici, e ad accompagnarli con Archivi di memoria ispirati al “Mnemosyne Atlas” di Aby Warburg (storico dell’arte e critico che, alla fine degli anni 1920, creò un atlante illustrato con immagini prese da libri, riviste e altre fonti dell’epoca; una sorta di enciclopedia della memoria della cultura europea ordinata in capitoli). Lo spazio del padiglione, a cura di Giovanni Francesco Frascino, è stato quindi concepito per garantire autonomia a ciascuno degli interventi e suddiviso in stanze, ognuna delle quali ospita un’opera e un archivio di memoria.

Artisti in mostra: Alis / Filliol, Andrea Aquilanti, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Antonio Biasucci, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Marzia Improve, Luca Monterastrelli. Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Nicola Samorì, Aldo Tambellini

Accanto agli artisti invitati sono presenti alcuni “omaggi” di Peter Greenaway, William Kentridge e Jean-Marie Straub. Il padiglione presenta anche una riflessione di Umberto Eco sul concetto di memoria, creata attraverso una video installazione di Davide Ferrario.

Biennale di Venezia 2015
La Biennale d’Arte 2015 chiude una sorta di trilogia iniziata con la mostra curata da Bice Curiger nel 2011, Illuminazioni, e proseguita con il Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni (2013). Con All The World Futures, La Biennale prosegue la sua ricerca su riferimenti utili per esprimere giudizi estetici sull’arte contemporanea, una questione “critica” dopo la fine dell’arte d’avanguardia e “non artistica”.

Attraverso la mostra curata da Okwui Enwezor, La Biennale torna a osservare il rapporto tra arte e sviluppo della realtà umana, sociale e politica, nella pressione di forze e fenomeni esterni: i modi in cui, cioè, le tensioni dell’esterno il mondo sollecita le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i movimenti dell’anima (il loro canto interiore).

La Biennale di Venezia è stata fondata nel 1895. Paolo Baratta è stato presidente dal 2008, e prima ancora dal 1998 al 2001. La Biennale, che è all’avanguardia nella ricerca e promozione di nuove tendenze dell’arte contemporanea, organizza mostre, festival e ricerche in tutti i suoi settori specifici: Arts (1895), Architecture (1980), Cinema (1932), Dance (1999), Music (1930) e Theater (1934). Le sue attività sono documentate presso l’Archivio storico delle arti contemporanee (ASAC) che recentemente è stato completamente rinnovato.

Il rapporto con la comunità locale è stato rafforzato attraverso attività didattiche e visite guidate, con la partecipazione di un numero crescente di scuole venete e non solo. Questo diffonde la creatività sulla nuova generazione (3.000 insegnanti e 30.000 studenti coinvolti nel 2014). Queste attività sono state supportate dalla Camera di commercio di Venezia. È stata inoltre istituita una collaborazione con università e istituti di ricerca che organizzano tour e soggiorni speciali nelle mostre. Nel triennio 2012-2014, 227 università (79 italiane e 148 internazionali) hanno aderito al progetto Sessioni della Biennale.

In tutti i settori ci sono state maggiori opportunità di ricerca e produzione rivolte alle giovani generazioni di artisti, direttamente in contatto con insegnanti di fama; questo è diventato più sistematico e continuo attraverso il progetto internazionale Biennale College, attualmente in corso nelle sezioni Danza, Teatro, Musica e Cinema.