Villa Giulia, Roma, Italia

Villa Giulia è un edificio a Roma che si trova lungo l’attuale Viale delle Belle Arti, sulle pendici dei monti Parioli, non lontano da Via Flaminia.

Costruito come residenza estiva fuori dalla porta di papa Giulio III, a cui deve il suo nome, passò allo Stato italiano con la cattura di Roma nel 1870 e in seguito fu utilizzato come sede del Museo Nazionale Etrusco, attualmente previsto.

Storia
L’attuale villa è solo una piccola parte di una proprietà precedente, che conteneva tre vigneti. Qui fu costruita una villa per papa Giulio III, che certamente non era un teologo, ma era un umanista affabile e un grande amante delle arti. Il Vasari afferma di essere stato il primo a progettarlo e a fare tutte le invenzioni Julia’s Vineyard, ma la costruzione e la decorazione furono opera di un folto gruppo di artisti, che si dice più tardi. Spesso, come testimonia Vasari, i contatti tra il Papa e il gruppo di artisti furono tenuti da Mons. Pietro Giovanni Aliotti, vescovo di Forlì e Maestro della Camera di Giulio III.

Il papa, un grande conoscitore delle arti, assegnò il progetto iniziale dell’edificio a Giacomo Barozzi da Vignola nel 1551-1553. Il ninfeo e le altre strutture del giardino, tuttavia, furono progettate da Bartolomeo Ammanati, tutte sotto la supervisione di Giorgio Vasari. Anche Michelangelo ha lavorato lì. Papa Giulio si interessò direttamente al design e all’arredamento della villa e spese ingenti somme di denaro per valorizzarne le bellezze. Villa Giulia divenne uno dei più delicati esempi di architettura manierista.

Dopo la morte di papa Giulio, il nuovo papa Paolo IV Carafa, che salì al trono papale dopo il brevissimo pontificato (20 giorni) di Marcello II, una figura molto più severa ma non meno nepotistica del suo predecessore, confiscò tutte le proprietà che papa Giulio aveva insieme; la villa fu divisa, l’edificio principale e parte dei giardini divennero proprietà della Camera Apostolica, e la villa fu riservata all’uso dei Borromeo, nipoti del papa successivo, Pio IV Medici.

Come in tutte le ville rinascimentali di Roma – e tanto più dal momento che si tratta di una villa con colture annesse – l’acqua è stata uno dei protagonisti della struttura architettonica. Villa Giulia fu quindi dotata di una derivazione sotterranea dell’Acquedotto Vergine (lo stesso della Fontana di Trevi) ad esso esclusivamente dedicato. Anche il pubblico ne trasse beneficio in seguito, grazie alle due fontanelle ubicate all’inizio della via di Villa Giulia sulla via Flaminia, dal cardinale Borromeo nel 1672 e dal principe Filippo Colonna di Paliano nel 1701.

L’edificio fu restaurato nel 1769 su iniziativa di Papa Clemente XIV e destinato all’uso da parte dell’esercito (per quartieri, deposito e persino un ospedale); vi si trovava anche la scuola di veterinaria, per la comodità della quale l’accesso a corde basse alla fontana del ninfeo, utilizzato per annaffiare i cavalli).

Nel 1870 l’edificio divenne proprietà del Regno d’Italia, come sito di raccolta ed esposizione dei materiali trovati nel territorio tra i monti Cimini e il Tevere, nell’ambito di un vasto programma di esplorazione archeologica condotto nel territorio Falerii (1888 -89). Iniziò così la destinazione museale della villa, alla quale negli anni ’30 furono aggiunte due ali esterne per ospitare le collezioni e i servizi. La riproduzione di un tempio etrusco fu costruita nel cortile di destra così ottenuto.

Dopo lo splendore papale del XVI secolo la Villa conobbe un lungo periodo di declino fino al 1889, all’indomani dell’unità politica italiana, su istigazione di Felice Barnabei, archeologo e politico italiano, fu infine trasformato in un museo basato su un programma ambizioso e futuristico di esplorazioni archeologiche e un progetto museale innovativo. Quest’ultimo mirava a fornire alla città di Roma un “Museo Nazionale che è uno dei principali centri di cultura storica e artistica”, diviso in una sezione destinata alle “antichità urbane” (coincidente oggi con uno degli attuali “Nazionali Romani Museo “, alle Terme di Diocleziano [link al sito]) e uno incentrato su” antichità extraurbane “.

Quest’ultimo, situato nella Villa di Papa Giulio III a Flaminia, era destinato ad accogliere tutti gli oggetti scoperti nell’area che gravitava sulla capitale per estendersi ad una parte dei territori un tempo dipendenti dallo stato della Chiesa, da La Lazio per l’Umbria

Il progetto di Barnabei, che si materializzò grazie al regio decreto del 7 febbraio 1889, mirava a recuperare uno dei luoghi più affascinanti del Rinascimento italiano e, allo stesso tempo, a dotare la nazione appena nata di un museo interamente dedicato alla riflessione su le origini più remote dell’identità italiana, grazie a una mostra incentrata sulle antichità pre-romane di popoli come gli Etruschi e gli italici (in particolare Falisci, Umbri, Latini e Sabini).

Nel corso del 1900, dopo una prima autonomia, il Museo divenne la sede centrale della Soprintendenza Archeologica per la protezione del Lazio settentrionale, in coincidenza con l’area occupata da alcune delle più importanti città etrusche: Veio, Cerveteri, Tarquinia e Vulci.

Per questi motivi Villa Giulia, nel frattempo arricchita anche dalla vicina Villa Poniatowski (residenza ottocentesca dell’ultimo discendente dei Re di Polonia, è diventata il museo etrusco più importante del mondo, potendo vantarsi nelle sue collezioni alcuni dei capolavori più famosi di questa civiltà, per un totale di oltre 6000 oggetti distribuiti in 50 sale, su un’area espositiva di oltre 3000 metri quadrati.

Per la sua straordinaria storia e importanza culturale, nel 2016 [Decreto Ministeriale n. 44 del 23 gennaio 2016], il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è stato inserito tra i 32 istituti di “significativo interesse nazionale” con autonomia scientifica e amministrativa, iniziando una nuova pagina nella sua storia secolare.

La villa
Come tutte le ville suburbane, Villa Giulia aveva un ingresso urbano (su via Flaminia, un’antica strada romana) e un giardino dietro. La villa stessa era la soglia tra due mondi, una concezione essenzialmente romana che è stata adottata in ogni cultura urbana dell’Europa occidentale.

Il casinò, di cui Michelangelo aveva anche fornito un progetto, fu costruito su un progetto di Jacopo Barozzi da Vignola nel 1551-1553. Vi lavorarono anche Bartolomeo Ammannati, Giorgio Vasari e Michelangelo Buonarroti. La decorazione pittorica delle pareti è stata realizzata da Prospero Fontana, Taddeo Zuccari, Pietro Venale e un gruppo di aiutanti. Il papa ha speso ingenti somme di denaro per aumentare la bellezza della villa, che è uno degli esempi più delicati dell’architettura manierista.

Dal punto di vista compositivo abbiamo:

Organizzazione simmetrica secondo l’asse principale e articolazione in diverse aree intorno a tre giardini su diversi livelli
Combinazione di superfici contrastanti: la facciata principale è planare con un perimetro dritto, mentre quella posteriore è concava a semicerchio.
Il fronte urbano, di Vignola, è costituito da una severa facciata a due piani, con ogni piano della stessa altezza. Ha al centro il triplo ritmo di un arco trionfale completamente dettagliato, affiancato da ali simmetriche di sole due finestre. La facciata è fiancheggiata da ciascuna estremità da un pilastro dell’ordine dorico. Questa facciata di Villa Giulia costituisce l’idea guida della villa georgiana del XVIII secolo con sette finestre, riprodotta così spesso nelle case della Virginia.

La parte posteriore dell’edificio mostra la grande loggia degli Ammanati che si affaccia sul primo dei tre cortili. La loggia dà accesso al giardino e il passaggio al cortile centrale è ottenuto da due fughe di scale di marmo che conducono al cuore del complesso della villa – un Ninfeo (che si trova a un’altitudine inferiore), per mangiare all’aperto sfuggendo al caldo estivo. Questa composizione, articolata su tre livelli di logge coperte e decorata con statue e balaustre di marmo, è costruita attorno a una fontana centrale: in questo ambiente fresco, al riparo dal sole cocente, si dovevano tenere feste che duravano l’intera giornata. La fontana centrale è una meravigliosa opera d’arte in sé; progettato e scolpito da Vasari e Ammannati, rappresenta le divinità di fiumi e cariatidi.

La recinzione del primo giardino diventa tutt’uno con il secondo edificio, che conduce al cortile centrale, dando continuità compositiva.

Il terzo giardino, situato alla fine dell’asse principale, è in stile italiano.

Il Casinò della Vigna, come è talvolta noto, e i suoi giardini erano situati al centro di vigneti ben tenuti. A quel tempo, prima che lo stile inglese diventasse di moda, la visione più piacevole che si potesse immaginare da un giardino era quella di un’agricoltura ordinata, dove la mano dell’uomo aveva domato il disordine capriccioso e il pericolo rappresentato dalla natura. Gli ospiti papali sarebbero saliti a bordo delle barche alle porte del Vaticano e trasportati nel grande approdo privato sul Tevere, per godere dei piaceri e della magnificenza della villa, passeggiare nei giardini e mangiare i lussuosi pasti nel ninfeo.

Il Museo Nazionale Etrusco
Dall’inizio del 20 ° secolo ha ospitato il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, fondato nel 1889 con l’obiettivo di riunire tutte le antichità preromane del Lazio, dell’Etruria meridionale e dell’Umbria appartenenti agli Etruschi, Faliscan e capisci. Il ritrovamento più famoso è il monumento funerario in terracotta, il sarcofago degli sposi che rappresenta una coppia di sposi quasi a grandezza naturale che si adagiano felicemente come se fossero a pranzo.

Il Museo Nazionale Etrusco ETRU è ospitato in due spettacolari ville rinascimentali, immerse nel verde e piene di spazi aperti: templi della cultura, ma anche luoghi di pace dove è possibile respirare la magnificenza di uno dei periodi più felici della storia e dell’architettura italiana.

Costruita da Papa Giulio III, Giovanni Maria Ciocchi del Monte, tra il 1550 e il 1555, Villa Giulia è uno splendido esempio di villa rinascimentale, dotata di un giardino architettonico con terrazze collegate da scale panoramiche, ninfei e fontane.

I più grandi artisti dell’epoca, Jacopo Barozzi da Vignola (“architetto di S. Santità”) e Bartolomeo Ammannati, partecipano al progetto della Villa, con il contributo di Michelangelo Buonarroti e Giorgio Vasari, mentre l’apparato decorativo fu affidato a Prospero Fontana supportata da un team di artisti, tra cui Pietro Venale da Imola e il giovane Taddeo Zuccari.

L’emiciclo è decorato con delicati interventi pittorici ispirati alle grottesche della Domus Aurea. Le sale al piano principale accolgono uno straordinario ciclo di affreschi, tra cui le rappresentazioni dei Sette Colli di Roma.
Nel 1889, la Villa divenne sede del Museo Nazionale Etrusco.

Villa Poniatowski
La Villa, inaugurata nel 2012, è la seconda sede di ETRU. Le sue sale ospitano i reperti del Lazio Vetus e dell’Umbria. È in corso il restauro di una vasta area destinata a mostre temporanee.

Giuseppe Valadier lo trasformò in una villa all’inizio del XIX secolo per conto di Stanislao Poniatowski, nipote dell’ultimo re di Polonia. Con la vista principale su Via Flaminia, è abbellito da piscine e fontane, mentre l’ampio giardino formato da terrazze a terrazze è decorato con antiche sculture.

I lavori di restauro nel 1997 hanno portato a numerose scoperte: in quell’occasione venne alla luce la prima pianta cinquecentesca della Villa, con i resti di due fontane, arredi per piscine e fontane, cicli pittorici e decorativi.