Biennale d’Arte di Venezia 2017, Mostra in Arsenale, Italia

Dal 13 maggio al 26 novembre 2017 si è svolta la 57a mostra internazionale d’arte, dal titolo Viva Arte Viva, curata da Christine Macel e organizzata da Paolo Baratta. La Biennale si propone come luogo dedicato al dialogo aperto tra artisti, e tra artisti e il pubblico. Il tema di quest’anno è dedicato a celebrare, e quasi a ringraziare, l’esistenza stessa dell’arte e degli artisti, i cui mondi espandono la nostra prospettiva e lo spazio della nostra esistenza.

La mostra allestita negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, vede la partecipazione di 86 Paesi e regioni. 23 Eventi Collaterali, promossi da istituzioni non profit nazionali e internazionali, presenteranno le loro mostre e iniziative a Venezia durante la 57. Esposizione.

La Mostra Viva Arte Viva propone un percorso che si snoda nel corso di nove capitoli o famiglie di artisti, partendo da due reami introduttivi nel Padiglione Centrale ai Giardini, seguiti da altri sette regni all’Arsenale e nel Giardino delle Vergini . Ci sono 120 artisti invitati da 51 paesi; 103 di questi partecipano per la prima volta.

In un mondo pieno di conflitti e shock, l’arte testimonia la parte più preziosa di ciò che ci rende umani. L’arte è il terreno supremo della riflessione, dell’espressione individuale, della libertà e delle questioni fondamentali. L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi personali. Si pone come un’alternativa inequivocabile all’individualismo e all’indifferenza.

Viva Arte Viva
Viva Arte Viva è una Mostra ispirata all’umanesimo. Questo tipo di umanesimo non è né focalizzato su un ideale artistico da seguire né è caratterizzato dalla celebrazione dell’umanità come esseri che possono dominare l’ambiente circostante. Semmai, questo umanesimo, attraverso l’arte, celebra la capacità dell’uomo di evitare di essere dominato dai poteri che governano gli affari mondiali. In questo tipo di umanesimo, l’atto artistico è contemporaneamente un atto di resistenza, di liberazione e di generosità.

Viva Arte Viva è un’esclamazione, un grido appassionato per l’arte e lo stato dell’artista. Il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista sono più che mai cruciali nel quadro dei dibattiti contemporanei. È in e attraverso queste singole iniziative che prende forma il mondo di domani, che per quanto sicuramente incerto, è spesso più intuito dagli artisti che da altri.

Ciascuno dei nove capitoli o famiglie di artisti della Mostra rappresenta un Padiglione in sé, o meglio un Trans-Padiglione in quanto transnazionale per natura, ma riecheggia la storica organizzazione della Biennale in padiglioni, il cui numero non ha mai smesso di crescere da allora la fine degli anni ’90.

Viva Arte Viva cerca anche di trasmettere un’energia positiva e prospettica, che pur puntando sui giovani artisti, riscopre coloro che sono prematuramente scomparsi o che sono ancora largamente sconosciuti nonostante l’importanza del loro lavoro.

Dal “Padiglione degli Artisti e dei Libri” al “Padiglione del Tempo e dell’Infinito”, questi nove episodi raccontano una storia spesso discorsiva e talvolta paradossale, con deviazioni che rispecchiano le complessità del mondo, una molteplicità di approcci e un’ampia varietà di pratiche. La Mostra è intesa come un’esperienza, un movimento estroverso dal sé all’altro, verso uno spazio comune al di là delle dimensioni definite, e poi verso l’idea di un potenziale neoumanesimo.

A partire dal Padiglione Artisti e Libri, la Mostra ne svela la premessa, una dialettica che coinvolge tutta la società contemporanea, al di là dell’artista stesso, e affronta l’organizzazione della società e dei suoi valori. Arte e artisti sono al centro della Mostra, che inizia esaminando le loro pratiche, il modo in cui creano arte, a metà tra l’ozio e l’azione, l’otium e il negotium.

La Mostra in Arsenale
La Mostra si sviluppa dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale e comprende 86 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Avviato nel 1980, Aperto nasce come un evento marginale per artisti più giovani e artisti di origine nazionale non rappresentati dai padiglioni nazionali permanenti. Di solito viene allestito all’Arsenale ed è entrato a far parte del programma formale della Biennale.

Dal 1999, la mostra internazionale si è tenuta sia al Padiglione Centrale che all’Arsenale. Sempre nel 1999, una ristrutturazione da $ 1 milione ha trasformato l’area dell’Arsenale in un gruppo di cantieri, capannoni e magazzini rinnovati, più che raddoppiando lo spazio espositivo dell’Arsenale degli anni precedenti.

Circa la metà dello spazio interno dell’Arsenale è costituito da questa mostra – la continuazione della mostra di Macel iniziata nel padiglione centrale de Il Giardini.

Il viaggio si snoda attraverso nove capitoli, o famiglie di artisti, a partire da due parti introduttive nel Padiglione Centrale, seguite da altre sette attraverso l’Arsenale. Ogni capitolo rappresenta di per sé un Padiglione, o meglio un Trans-Padiglione in quanto transnazionale per sua natura, ma riecheggia l’organizzazione storica della Biennale in padiglioni.

Il Padiglione del Comune
Il primo padiglione all’Arsenale, dedicato alla comunità e al ruolo della coscienza collettiva.

Franz Erhard Walther
Franz Erhard Walther, il vincitore del Leone d’Oro, presenta tre opere della sua serie Wallformation dei primi anni ’80 e una selezione di Walking Pedestals del 1975, tutte invitanti al totale coinvolgimento del corpo.

Rashid Araeen
Ad accogliere i visitatori l’installazione Zero to Infinity in Venice dell’artista pakistano Rasheed Araeen: cubi di legno in wireframe dai colori fluo possono essere spostati liberamente per creare spazi e architetture sempre diverse: un’azione contro la simmetria e il minimalismo formale.

Anna Halprin
Anna Halprin, una bellissima donna di novantasei anni, ci invita ad unirci alla sua danza circolare universale: Planetary Dance è un gesto, un movimento comune che esprime un’intenzione di pace e gioia per il mondo intero.

Il Padiglione della Terra
Il Padiglione della Terra approfondisce i temi dell’ambiente e dell’ecologia. Il Padiglione della Terra che riunisce una monumentale tartaruga semi-astratta di Erika Verzutti, sculture monumentali performative di falene realizzate con tessuti tradizionali kosovari di Petrit Halilaj, un’installazione di pile di sale che ricercano lo sfruttamento del litio “il petrolio bianco” di Julian Charrière, e un’installazione su larga scala di Thu Van Tran che include film in 16 mm, fotogrammi monumentali, pittura site-specific e una selezione di sculture in cera.

Carlo Atlante
La video installazione Tyranny of Consciousness di Charles Atlas – destinatario di una menzione speciale della giuria – mostra contemporaneamente quarantaquattro tramonti scanditi da un grande orologio digitale durante un conto alla rovescia di 18 minuti. A ore zero, nel buio della stanza, la famosa drag queen newyorkese Lady Bunny appare sullo schermo cantando una canzone da discoteca: la colonna sonora della fine del mondo.

Petrit Halilaj
L’artista albanese Petrit Halilaj – premiato con una menzione speciale della giuria – con Ti rendi conto che c’è un arcobaleno anche se è notte!? Confeziona le Corderie con sculture realizzate con tappeti e tessuti della tradizione balcanica che riproducono falene gigantesche. L’insetto notturno è il simbolo del cambiamento, della rivelazione della propria identità e, allo stesso tempo, una dichiarazione d’amore per il proprio Paese.

Il Padiglione delle Tradizioni
Il Padiglione delle Tradizioni riunisce artisti impegnati nella tutela e nell’aggiornamento dei saperi artigianali. C’è un numero di artisti interessanti che esplorano non solo la storia recente ma anche un passato più lontano, scavando nei riferimenti storici in un bisogno di legittimità, rinascita e reinvenzione.

Teresa Lanceta
Teresa Lanceta reinterpreta il ricamo marocchino creando superfici in lana e cotone arricchite da intrecci coloratissimi e forme geometriche: la tessitura, frutto di un lavoro collettivo, è la traduzione materica e tangibile della memoria ancestrale.

Francesco Upritchard
Il tessuto, vero protagonista di questa Biennale Arte, è anche il supporto preferito di Francis Upritchard, che riveste le sue sculture con abiti etnici di ottima qualità e taglio impeccabile: monaci islamici, attori del teatro Kabuki, arlecchini, guerrieri maori e nativi americani . La collezione antropologica di Upritchard sottolinea come l’atto del collezionare significhi, in realtà, la paura di essere dimenticati in un mondo globalizzato che inghiotte culture antiche.

Il Padiglione degli Sciamani
Il Padiglione degli Sciamani, come il successivo dedicato al dionisiaco, è pervaso dalla magia e dal potere spirituale e catartico dell’arte.

Ernesto Neto
L’installazione Um Sagrado Lugar (A Sacred Place) del brasiliano Ernesto Neto è un maestoso sipario sospeso caratterizzato da un intreccio organico ritorto in voile di cotone tinto in colori naturali che riempie tutto lo spazio delle Corderie. L’opera è un momento di condivisione: i visitatori sono invitati ad entrare e ad apprendere i rituali degli indiani Huini Kuin della Foresta Amazzonica. Recuperare la consapevolezza delle popolazioni indigene e il trans-misticismo espresso nelle sacre cerimonie di guarigione diventa la cura dei mali della società contemporanea.

Il Padiglione dionisiaco
La dimensione soprannaturale è evocata nel Padiglione dionisiaco, dove sacro e profano si fondono elegantemente in una serie di opere che indagano la provocazione erotica e la blasfemia nell’arte.

Pauline Curnier Cardin
Pauline Curnier Cardin ritrae Bernadette come non così santa nell’esilarante videoinstallazione Grotta Profunda, Approfundita.

Mariechen Danza
Mariechen Danz crea uno spazio inquietante, dove l’essenza dionisiaca dello smembramento del corpo – come nel mito tragico del dio greco – diventa un momento di riflessione sull’eterno mutamento della natura e della geografia, la caducità delle cose e l’infinita espressione di lingue.

Huguette Caland
Molto ironico invece il lavoro di Huguette Caland; crea abiti da donna con uno stile poetico e giocoso e astute allusioni sessuali.

Il Padiglione dei Colori
Il Padiglione dei Colori è stato concepito da Christine Macel come la sintesi di tutti i padiglioni precedenti, prima dell’ultimo capitolo. Il Padiglione dei Colori è un’esplosione di luce, un fuoco d’artificio, come lo ha descritto la stessa Macel.

Sheila Hicks
Domina la scena la scultura oversize in fibre naturali e sintetiche Scalata al di là dei terreni cromatici / Escalade Beyond Chromatic Lands dell’americana Sheila Hicks: un assemblaggio proteiforme dai colori vividi illumina le Corderie, invitando i visitatori a toccare i tessuti, ad appoggiarsi, e per interagire gli uni con gli altri. L’opera di Hicks è un mix di design, architettura, arte e performance spontanea prodotta da matasse voluminose che esprimono un “intreccio imparziale”, per citare Hicks, capace di attivare, proprio per il suo essere imperfetto, il nostro bambino interiore.

Il Padiglione del Tempo e dell’Infinito
La metafisica dell’arte è il tema centrale del Padiglione del Tempo e dell’Infinito. Che tipo di epoca stiamo vivendo è la domanda che si pongono gli artisti qui riuniti: un presente continuo, un passato che si ripete, o un futuro prossimo che contiene eventi e ricordi reali?

Edith Dekyndt
Edith Dekyndt con la sua performance-installazione One Thousands and One Night cerca di catturare l’infinito del tempo: un tappeto di polvere illuminato da un raggio di luce in movimento viene costantemente spazzato da una scopa per fare in modo che le particelle di polvere fugaci e impalpabili rimangano sempre illuminato. Ma il tempo non può essere fermato.

Liliana Portiere
Liliana Porter crea una scena molto potente in El hombre con el hacha y otras situaciones breves, Venecia 2017, dove una statuetta in miniatura di un uomo con un’ascia sembra iniziare una catena di eventi disastrosi che coinvolgono il piccolo e il grande. Scontri a fuoco, inseguimenti, vasi rotti, pianoforti che cadono dall’alto: dove inizia e dove finisce l’azione?

Liu Jianhua
La poesia delle gocce di ceramica dorata adagiate su lastre di metallo nero pervade tutta la stanza dedicata all’artista cinese Liu Jianhua, che con Square riduce le forme all’essenziale e congela allo stato solido la materia liquida fermandone la trasformazione fisico-chimica.

Alicja Kwade
L’artista polacca Alicja Kwade crea per il suo WeltenLinie un’architettura labirintica in acciaio e vetro, dove sculture di materiali diversi (pietra, bronzo, alluminio e legno) si susseguono, si specchiano e si trasformano l’una nell’altra, confondendo i visitatori e rendendoli incapaci di riconoscere la loro posizione e la logica del labirinto: il continuum spazio-temporale segue le regole di un limite che tende inesorabilmente all’infinito.

Le banchine
Al molo vero e proprio, vicino all’acqua, troverai il Pars Pro Toto di Alicja Kwade, composto da diverse pietre naturali circolari sparse per formare il proprio universo. E nel vicino Giardino Delle Vergini, la mostra si chiude con alcuni progetti molto carini.

C’è lo storico video di Bas Jan Ader Broken Fall, il piccolo giardino di sculture di Erika Verzutt che allude a un luogo di sepoltura per animali domestici, il bellissimo pezzo sonoro di Hassan Kahn Composition for a Public Park – un legittimo vincitore del Leone d’argento e un bellissimo progetto dell’artista daghestano Taus Makhacheva .

L’unica cosa fisica che troverai di quest’ultimo progetto è una piccola etichetta che dice che c’è una performance in corso alle coordinate 45°23’30.8″N 12°24’47.7″E, dove diversi artisti appaiono e scompaiono su una barca capovolta trasportata da dal Mar Caspio del Daghestan al mare aperto di fronte alla Laguna di Venezia.

Biennale di Venezia 2017
La 57a Biennale di Venezia è stata una mostra internazionale di arte contemporanea tenutasi tra maggio e novembre 2017. La Biennale di Venezia si svolge ogni due anni a Venezia, in Italia. La direttrice artistica Christine Macel, curatrice capo del Centre Pompidou, ha curato la sua mostra centrale, “Viva Arte Viva”, come una serie di padiglioni interconnessi progettati per riflettere la capacità dell’arte di espandere l’umanesimo.

Il curatore ha anche organizzato un progetto, “Unpacking My Library”, basato su un saggio di Walter Benjamin, per elencare i libri preferiti degli artisti. Macel è stata la prima regista francese dal 1995 e la quarta donna a dirigere la Biennale. Una tendenza a presentare artisti trascurati, riscoperti o “morti emergenti” è stato un tema della 57a Biennale.

La Biennale di Venezia è una mostra biennale d’arte internazionale che si tiene a Venezia, in Italia. Spesso definita “le Olimpiadi del mondo dell’arte”, la partecipazione alla Biennale è un evento prestigioso per gli artisti contemporanei. Il festival è diventato una costellazione di spettacoli: una mostra centrale curata dal direttore artistico di quell’anno, padiglioni nazionali ospitati da singole nazioni e mostre indipendenti in tutta Venezia. L’organizzazione madre della Biennale ospita anche festival regolari in altre arti: architettura, danza, cinema, musica e teatro.

Al di fuori della mostra centrale e internazionale, le singole nazioni producono i propri spettacoli, noti come padiglioni, come rappresentanza nazionale. Le nazioni che possiedono i loro edifici del padiglione, come i 30 ospitati ai Giardini, sono responsabili anche dei propri costi di manutenzione e costruzione. Nazioni senza edifici dedicati creano padiglioni nell’Arsenale di Venezia e palazzi in tutta la città.

La Biennale di Venezia è stata fondata nel 1895. Paolo Baratta ne è Presidente dal 2008, e prima ancora dal 1998 al 2001. La Biennale, che si pone in prima linea nella ricerca e promozione delle nuove tendenze dell’arte contemporanea, organizza mostre, festival e ricerche in tutti i suoi settori specifici: Arte (1895), Architettura (1980), Cinema (1932), Danza (1999), Musica (1930), Teatro (1934). La sua attività è documentata presso l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) che recentemente è stato completamente rinnovato.

In tutti i settori si sono moltiplicate le opportunità di ricerca e produzione rivolte alle giovani generazioni di artisti, direttamente a contatto con docenti di chiara fama; questo è diventato più sistematico e continuo attraverso il progetto internazionale Biennale College, ora attivo nelle sezioni Danza, Teatro, Musica e Cinema.