Rinascimento veneziano

Il Rinascimento veneziano fu una delle declinazioni fondamentali del Rinascimento italiano. L’arte rinascimentale arrivò in Veneto attraverso il soggiorno a Padova di Donatello, dal 1443 al 1453, per poi diffondersi anche nella pittura attraverso Squarcione e i suoi studenti. Poco dopo, il nuovo stile si diffuse anche a Venezia, tradizionalmente legata alla cultura tardo gotica, Giovanni Bellini, dopo di che l’arte veneziana fu rivoluzionata da Giorgione e – all’inizio del XVI secolo – da Tiziano. Questa epoca si conclude con Veronese e Tintoretto, l’ultimo morente nel 1594, che segnò la transizione al manierismo.

Contesto storico
Dopo la crisi economica del XIV secolo, le famiglie veneziane avevano cominciato a prendere precauzioni cercando forme di reddito più sicure del commercio, come le rendite fondiarie, così la Repubblica iniziò un’espansione senza precedenti nell’entroterra. Inizialmente i terreni furono portati verso l’arco alpino e la pianura tra l’Adige e il Po, fino a quando non arrivarono a limitarsi ai Visconti, con i quali avevano ripetuto scontri. Nei mari invece il nemico principale rimase Genova, contro la quale furono completate due guerre.

Il resto della regione fu punteggiato da città con un retaggio di notevole sviluppo culturale, dominato da signorie locali che furono gradualmente soggiogate dalle principali potenze di Venezia e Milano. Nel 1405 Venezia possedeva già Verona, Padova e quasi tutto il Veneto.

All’inizio del XV secolo, il Veneto era una delle regioni italiane in cui lo stile gotico internazionale era più vitale, che a Venezia era anche innestato con la cultura bizantina. Le ripetute soste di artisti come Gentile da Fabriano, Pisanello e Michelino da Besozzo testimoniano la vitalità di questo stile.

Tuttavia, già negli anni ’30 le città venete, in particolare Venezia e Padova, inaugurarono una serie di scambi con Firenze e la Toscana, che portarono precocemente alcune novità dell’arte rinascimentale attraverso la permanenza di artisti importanti come Andrea del Castagno, Paolo Uccello e Filippo Lippi. L’umanesimo padovano, dopo tutto, fiorì intorno alla sua Università, ebbe una lunga tradizione iniziata dal soggiorno di Francesco Petrarca, con un ambiente pieno di studiosi e antiquari che cercarono di ricostruire il mondo classico attraverso lo studio di reperti antichi.

Dopo la permanenza di Donatello a Padova (1443 – 1453), le novità rinascimentali furono definitivamente ricevute e trasmesse a tutto il Nord Italia.

Nel sedicesimo secolo Venezia era al culmine del suo potere economico: il centro del commercio e del commercio in tutta Europa, un luogo di incontro tra cristianesimo, levante e Oriente. Fino a quando le rotte commerciali atlantiche e la concorrenza degli armatori britannici e olandesi nel Mediterraneo non la rovesciarono, Venezia fu anche il principale punto di collegamento con il Nord europeo per il commercio di beni preziosi provenienti dall’est. Con le Fiandre e la Germania meridionale, tra il XV e il XVI secolo, la rete di relazioni tra le quali gli artisti avevano un’importanza particolare era densa. I viaggi di Albert Dürer. Il suo ruolo era duplice: era l’agente del movimento rinascimentale nella sua terra germanica e particolarmente influente del ritratto in Veneto. A partire dal 1400 questo dialogo si addensò e si arricchì di interventi artistici non solo nordici, ma anche toscani. Un altro fattore che ha promosso il movimento artistico è stato lo sviluppo dell’editoria a Venezia. Venezia è una città prospera con un governo stabile e diventa presto un importante centro di pubblicazioni.

Padova
Il Rinascimento a Padova ebbe un inizio unanimemente fatto coincidere con l’arrivo dello scultore fiorentino Donatello, dal 1443. Qui, grazie ad un ambiente particolarmente predisposto e prolifico, si sviluppò una scuola artistica che, per la sua precocità e ricchezza di idee, è stata l’origine della diffusione dell’arte rinascimentale in tutto il nord Italia.

Secondo lo storico francese André Chastel, il Rinascimento padovano, chiamato “epigrafico e archeologico”, fu una delle tre componenti fondamentali del Rinascimento delle origini, insieme a quello fiorentino, “filologico e filosofico”, e quello Urbinate, chiamato “matematico”.

La lezione di Donatello, come era successo a Firenze, aveva solo parziali seguaci nella scultura, ed era un modello soprattutto per i pittori, specialmente per quanto riguarda l’enfasi prospettica e la linea prevista come elemento generatore della forma. Ciò avvenne sostanzialmente nel laboratorio di Francesco Squarcione, un artista / impresario che accolse artisti di varie origini, trasmettendo loro i segreti del mestiere e l’antica passione.

Dal suo insegnamento ogni studente ha avuto esiti diversi, a volte opposti, dal severo classicismo del Mantegna, alla fantastica esasperazione dei cosiddetti “squarcioneschi”, come Marco Zoppo, Carlo Crivelli e lo Schiavone (Giorgio Çulinoviç). Più tardi, quando in città e nel Veneto in generale, le influenze del modo naturalistico veneziano si fecero più forti, lo stile esasperato degli squarcioneschi fu superato, e si spostarono in centri più periferici lungo le coste del Mare Adriatico, dando origine ad una peculiare cultura pittorica “adriatica”, con esponenti marchigiani della Dalmazia.

Molti insegnanti hanno avuto una giovane esperienza a Padova: tra i più importanti, oltre a Mantegna, pittore dei Gonzaga a Mantova, c’erano Cosmè Tura, padre della scuola ferrarese, Vincenzo Foppa, capo allenatore a Milano, Carlo Crivelli, esponente di spicco di pittura nelle Marche del secondo Quattrocento, Michele Pacher, protagonista della pittura nella regione alpina fino alla Val Pusteria.

Scuola di pittura veneziana durante il Rinascimento
Beginnings

Giovanni Bellini: La festa degli dei, 1515
Il primo Rinascimento veneziano risale a circa mezzo secolo, dal 1440 al 1500 anni. La presenza di numerosi artisti toscani a Venezia e Padova – tra gli altri, il pittore Fra Filippo Lippi e lo scultore Donatello – ha contribuito allo sviluppo di una nuova visione delle arti. Insieme a quelli in Toscana, le scoperte e le idee del Rinascimento arrivano a Venezia: lo studio della prospettiva, il naturalismo, il concetto di proporzione, gli studi anatomici e il ritorno ai canoni dell’arte dell’antichità. Nell’anno 1409 fu chiamato a Venezia dal pittore Gentile da Fabriano (1360-1427), che, con l’aiuto di Antonio Pisano, disse Il Pisanello, decora la grande sala del Concilio. Tra i primi artisti del Rinascimento veneziano vi furono Antonello da Messina (1430 – 1479), originario della Sicilia e – in particolare – i fratelli Bellini, Giovanni Bellini (1430 – 1516 circa) e Gentile Bellini (1429-1517). Il loro padre, Jacopo Bellini (circa 1400-1470), era già un artista maturo quando rinunciò allo stile gotico, il cui eccezionale rappresentante era il suo maestro, Gentile da Fabriano. Jacopo Bellini prende nuove idee, seguendo l’esempio dei suoi figli, ovvero uno dei suoi sposi, uno dei pionieri della pittura ad olio italiana, Andrea Mantegna (1431 – 1506). Sotto l’influenza della pittura fiamminga, Giovanni Bellini è tra i primi pittori veneziani ad applicare questa tecnica. Gli è dovuto. cento versioni di Madonna, di cui un gran numero si trova al Museo dell’Accademia di Venezia. Famosa è la Madonna dell’Annunciazione, tra i primi dipinti a olio.

Il colore a base di olio permette di sviluppare uno splendido colore, che è una delle caratteristiche specifiche della pittura del Rinascimento veneziano. La tecnica della pittura ad olio offre risultati migliori e migliori, poiché i pittori usano sempre più la tela, rimuovendo gradualmente il legno come supporto per la pittura. I dipinti su tela sostituiscono anche gli affreschi per le decorazioni degli edifici pubblici. Il discepolo di Gentile Bellini, Vittore Carpaccio (1460-1525), ispirato a Antonello da Messina, capitalizzò la tecnica della lama da biliardo e della pittura ad olio in modo molto speciale. Usa colori chiari, applicati con pennellate veloci, anticipando in questo modo lo stile di Giorgione e quello di Tiziano.

Tempo di maturazione
Adempimento del periodo rinascimentale del Rinascimento veneziano portò con sé una nuova generazione di artisti come Giorgione (1477-1510), Sebastiano del Piombo (1485 – 1547) e Tiziano (1488-1576). Questo processo è stato innescato dalla famosa foto di Giorgione, Storm. L’artista parte dai temi religiosi delle pitture dell’altare e dipinge i suoi motivi di vita tratti dalla mitologia e dalla letteratura, creando così veri poemi bucolici che decifrano il lirismo e la bellezza mistica. E usa la tecnica della pittura a olio, raggiungendo soluzioni grafiche innovative. Seguendo le sue orme, Tiziano applica e sviluppa questa tecnica. Le influenze dello stile di Giorgione possono essere viste in Sebastian del Piombo, che continua la sua carriera a Roma e lavora con Michelangelo. Questo periodo fu in gran parte dominato dal genio e dalla gloria di Tiziano, ma altri artisti di talento lavorarono anche a Venezia:

Lorenzo Lotto (1480 – 1556) fece la sua fama attraverso ritratti e pitture d’altare. Uno dei suoi dipinti più belli, “Saint Hieronymus”, è attualmente al Museo del Louvre a Parigi.
Jacopo Palma il Vecchio (1480 – 1528), le cui opere rispecchiano in particolare l’influenza di Tiziano, sono evidenziate da colori luminosi e luminosi e creano un’atmosfera tranquilla.
Gerolamo Savoldo (1481 – 1548) è un notevole ritrattista.
Paris Bordone (1500 – 1571), che ha attraversato il laboratorio di Tiziano, usa le prospettive architettoniche per elaborare le sue opere.
Bonifazio de’Piati (1487-1553), che avrebbe dovuto essere discepolo di Palma il Vecchio, lavora anche a Venezia. È noto il dipinto di Diana e Atteon.
Pordenone (1484-1539), originario di Venezia, lavorò in molte città italiane, stabilendosi alla fine della sua vita a Ferrara. All’inizio imita lo stile di Giorgione e di Tiziano, ma più tardi, sotto l’influenza di Rafael e Michelangelo, approfondisce il suo stile e sui suoi dipinti può osservare la tensione drammatica e l’espressività caratteristica dei modi, Pordenone applica spesso l’accorciamento della prospettiva e tompe-l”oeil, per la più forte accentuazione della tragedia delle scene dipinte da lui.
Durante questo periodo, l’artigianato, tra cui soffiatori di vetro di Murano, così come artigiani creando vere e proprie opere d’arte: adorazione, raffinati broccati e tessuti dorati, spade e manici a forma di pugnale, decorazioni in legno scolpite, esportate in tutta l’Europa occidentale. La calligrafia dei manoscritti è invece un luogo per stampe artistiche.

Esponenti del gotico internazionale (prima del Rinascimento)
Gentile da Fabriano (1360 – 1427)
Antonio Pisano, Il Pisanello (1397 – 1455)
Esponenti del primo Rinascimento
Jacopo Bellini (1400 – 1470)
Antonello da Messina (1430 – 1479)
Andrea Mantegna (1431 – 1506)
Gentile Bellini (1429 – 1517)
Giovanni Bellini (1433 – 1516)
Alvise Vivarini (1445 – 1505)
Cima da Conegliano (1459 / 1460-1517 / 1518)
Vittore Carpaccio (1460 – 1525)

Scadenza
Caratteristica è la raffinatezza della tecnica della pittura ad olio, sviluppata da artisti fiamminghi, che consente una vasta gamma di sfumature di colore. Un altro aspetto importante è l’attenzione al paesaggio e al naturalismo in generale. A Venezia è attivo Giorgione (che Giorgio Vasari colloca come allievo di Giovani Bellini), che affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi (La tempesta). Tra tutti, l’artista più noto e richiesto del periodo è Tiziano Vecellio, indubbiamente l’architetto del successo internazionale della pittura veneziana, per la sua eccellenza artistica, diventando ritrattista e pittore preferito di vari imperatori e signori, importante il tema del paesaggio che gradualmente ha preso il sopravvento nei secoli seguenti.

Esponenti di questo periodo
Giorgione (1477 – 1510)
Jerome from the Books (1474 – 1555)
Sebastiano del Piombo (1485 – 1547)
Tiziano Vecellio (1488 – 1576)
Lorenzo Lotto (1480 – 1556)
Jacopo Palma il Vecchio (1480 – 1528)
Paris Bordone (1500 – 1571)
Bonifacio de ‘Pitati (1487 – 1553)
Pordenone (1484 – 1539)

Tardo Rinascimento: Manierismo veneziano
Nella pittura, la condotta non era uno stile a sé stante, ma un flusso che accompagnava il tardo Rinascimento, una variante che già predicava il barocco. Portava con sé un confuso agglomerato di forme, un’eccessiva stima che dava una dose di lavoro artificiale. Queste caratteristiche, tuttavia, caratterizzavano i modi romani o fiorentini, non quello veneziano, che enfatizzava il colore. A partire dal 1530, con il pittore e incisore Andrea Schiavone (1510-1563), le incisioni si svilupparono sulla base delle opere del Parmigianino (1503 – 1540), modi di carisma caratterizzati da fascino e finezza particolari. Con l’arrivo di Venezia – su invito di Pietro Aretino – due pittori fiorentini, Francesco Salviati (1510-1563) e Giorgio Vasari (1511-1574), il manierismo diventa più delicato, lontano dai modelli tradizionali.

Lo stile della pittura cambia, gli artisti scelgono sempre più temi mitologici e allegorici. Manierismo si manifesta nelle opere di Tintoretto (1518 – 1594) e Paolo Veronese (1528-1588), così come quelle di Jacopo Bassano (1515-1592), né Tiziano non rimase indifferente allo stile di “importato” onestamente ammira l’accuratezza del disegno, la precisione dell’inchiostro e la varietà dei colori di Veronese. Ma Tiziano non è più impegnato a onorare i grandi ordini pubblici, che vengono rilevati da Veronese e Tintoretto.

La tavolozza insolitamente ampia dell’artista rende Veronese un notevole rappresentante della scuola veneziana. La ricchezza di colori, sfumature e tonalità utilizzate consente di ottenere lo spazio attraverso la diversità cromatica, che – al contrario o dall’armonia di colori complementari – forma livelli distinti all’interno della composizione. Colour Paste rappresenta Veronese una sintesi di colore e luce che riflette sia i suoi cambiamenti di intensità che la luce che inonda la realtà o l’atmosfera dell’intera rappresentazione. Tra gli artisti veneziani, Veronese è probabilmente quello che si sforza di più per combinare il disegno con il colore, ma non riesce a sottolineare con la stessa precisione di quello imposto dagli artisti fiorentini.

La prima fase dell’opera di Tintoretto è strettamente legata a quella corrente della pittura veneziana rappresentata da Pordenone, de Pita e Bordone.

Sotto l’influenza dell’arte di Schiavone – indirettamente, e sotto quella del Parmigianino – e quella di Salviati, il suo stile, avvicinandosi sempre di più ai modi, acquista una forza straordinaria, probabilmente ispirata agli artisti romani. Infatti, dopo il 1550 ci sono riferimenti a Michelangelo nelle opere dell’artista, attraverso il dramma compositivo, i contrasti cromatici e il modo dinamico di disegnare.

Tintoretto (1518 – 1594)
Paolo Veronese (1528 – 1588)
Jacopo Bassano (1515 – 1592)
sono diventati un modello di ispirazione nella scuola pittorica europea dell’epoca.

Architettura e Scultura
Il colore, dominante nella pittura veneziana, è presente anche nell’architettura. Le facciate di molte chiese e palazzi, così come gli edifici privati, erano decorate con affreschi o mosaici. Tra la Basilica di San Marco e il Canal Grande c’è l’imponente Dog House. Nel corso degli anni è stato rinnovato o rinnovato più volte con nuove costruzioni. Così, Pietro Baseggio recupera dall’ala sud il Canale, Giovanni Buon (1360 – 1443) e il figlio Bartolomeo Buon il Vecchio (1400-1464), Ripristina l’ala ovest e costruisce Porta della Charter, patio, Antonio Rizzo (1430 – 1498) costruì una galleria con arcate ornate in onore del doge Francesco Foscari, chiamato Arco Foscari, che insieme armoniosamente tre stili: colonne in stile rinascimentale, archi romani e ogive gotiche. Oltre agli edifici ufficiali, i membri delle ricche famiglie aristocratiche – Giustiniani, Contarini, Barbari, Loredani, Foscari, Grimani – stanno costruendo i loro palazzi sui due lati del Canal Grande con facciate in marmo bianco, porfido e serena, con giardini adornati di statue , fontane e vasi in ceramica.

Nella costruzione di Venezia alla fine del XV secolo e all’inizio del XVI secolo, un ruolo speciale fu giocato dagli architetti e scultori, membri della famiglia Lombardi, con il vero nome Solari, originario dell’Italia nord-occidentale (Lombardia) e chi ha cambiato il loro nome nella provincia di origine. Christoforo Solari “Il Gobbo” (1460 – 1527), che costruì un mausoleo per Lodovico Moro e Beatrice d’Este dal monastero (Certosa) di Pavia, e suo fratello Andrea (1462 – 1523) hanno lavorato per molto tempo a Venezia. Pietro Lombardo (1435-1515), insieme ai figli Antonio e Tullio, progettò e costruì le chiese di San Giobbe e Santa Maria de ‘Miracoli facciata e portale Scuola di San Marco, il mausoleo di Andrea Vendramin chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, l’opera più significativa della scultura di Venezia, con i Colleoni realizzati da Andrea del Verrocchio (1432 – 1488) e Alessandro Leopardi (1450-1523).

Negli anni 1574 e 1577, il Palazzo dei cani fu devastato per due volte dagli incendi e le opere di Bellini, Tiziano, Pordenone, Tintoretto e Veronese caddero nel fuoco. Giovanni da Ponte (1512-1597 è incaricato di dirigere i lavori di riabilitazione.Le stanze del palazzo sono ridecorate con affreschi di Tintoretto, Veronese e Francesco Bassano (1549-1592), l’opera di architettura d’interni è dovuta a Jacopo Sansovino, Andrea Palladio (1508 – 1580), Antonio Scarpagnino, tra gli altri, La Repubblica “Serenissima” voleva dimostrare lo splendore di Venezia in occasione della ricezione del Re di Francia, Enrico III. Tintoretto dipinse poi il ritratto del sovrano francese, il la pittura purtroppo non sopravvive fino ad oggi.

Allo stesso tempo, viene avviato l’abbellimento della città. Mercato del rinnovamento San Marco è coordinato dallo scultore e architetto Jacopo Sansovino (1486 – 1570), eseguendo “Logette delle campagne” e progetti di costruzione del palazzo Biblioteca Progetto Marciana che sarà completato da Vincenzo Scamozzi (1552-1616). Andrea Palladio – eccellente conoscitore dell’opera di Vitruvio, l’architetto dell’antica Roma – costruisce molte chiese in città (tra gli altri, Il Redentore e San Giorgio Maggiore, la cui costruzione fu iniziata nel 1565), prendendo come modello gli antichi santuari, e ville per i notabili della città. Palladio pubblica nel 1570 la sua opera lirica, Quattro libri dell’architettura.

Giovanni Bono (1360 – 1443)
Bartolomeo Bono, Il Vecchio (1400 – 1464)
Antonio Rizzo (1430 – 1499)
Cristoforo Solari, Il Gobbo (1460 – 1527)
Pietro Lombardo (1435 – 1515)
Andrea del Verrocchio (1432 – 1488)
Mauro Codussi (o Coducci) (1440-1504)
Alessandro Leopardi (1450 – 1523)
Jacopo Sansovino (1486 – 1570)
Andrea Palladio (1508 – 1580)
Vincenzo Scamozzi (1552 – 1616)

Letteratura
La letteratura si è sviluppata sotto il segno dell’umanesimo. Una delle importanti personalità della vita culturale di Venezia nella seconda metà del XV secolo fu Ermolao Barbaro il Giovane (1453 – 1493), diplomatico e traduttore di Aristotele. Intorno al 1530 poeti, pensatori e artisti umanisti si incontrarono nel salotto letterario di Irene da Spilimbergo, dove si discuteva di letteratura antica e contemporanea. Il cardinale Domenico Grimani aveva una biblioteca con oltre ottomila volumi e preziosi manoscritti, che – alla sua morte – lasciò Venezia. Dopo la stampa, Venezia diventa un importante centro di stampa. Un ruolo importante fu interpretato da Aldo Manuzio (latinizzato: Aldus Manutius, 1449-1515), letteratore tipografo e commentatore, con una vasta cultura nell’antico greco-romano, editore di molti manoscritti greci antichi, che potevano comprarsi molte difficoltà. È dovuto ai caratteri tipografici in corsivo e a quelli che hanno il suo nome, in grassetto. È autore di un manuale di grammatica latina, Rudimenta grammaticae linguae Latinae (1502). Nello stesso anno fonda l’Accademia chiamata “Accademia bold” o “Aldi non accademico”, i cui membri erano personalità come Pietro Bembo, Albero Pio e apprendono all’estero come Erasmo da Rotterdam e Thomas Linacre (1460 – 1524) dall’Inghilterra.

Oltre a modificare vecchi testi greci e latini, i membri dell’Accademia pubblicano anche i loro lavori. Marcantonio Coccio ha detto Il Sabelico (1436-1506) scrive una cronaca di Venezia dal titolo “Decennio”, Andrea Navagero (1483 – 1529) è autore di poesie in latino, Marin Sanudo (1466-1535) pubblica un diario in 58 volumi (I Diari), in cui registra gli eventi politici, letterari, sociali e artistici del tempo.

Mentre Sanudo scriveva ogni giorno in dialetto, il cardinale Pietro Bembo (1470-1547), la conoscenza delle lingue classiche e una vasta cultura filosofica, si sforzava di sviluppare e perfezionare la letteratura italiana, sostenendo la necessità della letteratura in lingua italiana anziché quella latina nel Saggio di volgar lingua. In Gli Asolani (1505) tratta come un dialogo sul tema dell’amore platonico. Pietro Bembo è l’autore di un gran numero di elefanti, idoli, epitaffi e odi, alcuni dei quali con un personaggio secolare (Priapo). La sua casa di Venezia era un luogo di incontro per artisti, letterati e persone cresciute nell’anti-veneto veneziano.

Pietro Aretino (1492-1556), originario di Arezzo, amico di Tiziano, in particolare si distingue come autore satirico in opuscoli come Pasquin o commedie come Il Cortigiani, Il Marescalco, L’Ipocrito. La sua unica tragedia è L’Orazia (1540), in cui tratta il conflitto tra gli obblighi familiari e l’amore patria. Lo scambio di lettere con varie personalità dell’epoca (Letters, 1537 – 1556) fornisce dettagli di eventi politici e sociali del tempo.

Ermolao Barbaro The Younger (1453 – 1493)
Aldo Manuzio (1449-1515), Rudimenta grammaticae linguae Latinae (1502)
fondatore dell ‘”Accademia Aldina” (Aldi Neacademia, 1502)
Alberto Pio (1475 – 1531)
Marcantonio Coccio Il Sabelico (1436 – 1506), Decennio
Andrea Navagero (1483 – 1529)
Marin Sanudo (1466 – 1535), Itinerario per la terraferma veneziana, Vite dei Dogi, I Diarii
Pietro Bembo (1470 – 1547), della lingua volgare, Asolani, Priapo ecc.
Pietro Aretino (1492 – 1556), Pasquinate, La Cortigiana, l’Ipocrito, L’Orazia, Lettere

Musica
Nella storia della musica, la “Scuola Veneziana” è un termine usato per descrivere la musica composta a Venezia nel periodo approssimativo tra il 1550 e il 1610. Le composizioni polistroniche alla fine del XVI secolo sono uno degli eventi musicali più importanti in Europa in quel momento. Le innovazioni antifoniche introdotte dalla scuola veneziana nell’arte dell’orchestrazione, in cui un gruppo di strumenti esegue temi opposti alternati a brani eseguiti insieme (“tutti”), prevedono già uno stile barocco.

Il primo compositore che usa questi metodi è Adrian Willaert (1490 – 1562), che diventa maestro di cappella nella Basilica di San Marco nel 1527, anche noto come eccellente pedagogo. Dal 1560, due tendenze dominano la vita musicale di Venezia: una progressiva, guidata da Baldasare Donato (1525 – 1603), un altro conservatore attorno a Gioseffo Zarlino (1517-1590). I compatrioti conservatori, tra cui Cipriano de Rore (1515-1565) e Claudio Merulo (1533 – 1604), tendono a seguire lo stile polifonico franco-fiammingo. Il gruppo progressivo faceva parte di Giovanni Croce (1577 – 1609), Andrea (1510 – 1586) e Giovanni Gabrieli (1555 – 1612). La disputa tra i due gruppi non si limita agli stili musicali ma anche all’occupazione del maestro di cappella a San Marco: nel 1603 questo post appartiene a Giovanni Croce, seguito nel 1609 da Giulio Cesare Martinengo (1561 – 1613) e, nel 1613 , di Claudio Monteverdi (1567 – 1643).

Il periodo di sviluppo della “Scuola di musica veneziana” è culminato con le opere di Andrea e Giovanni Gabriele, tra cui composizioni di musica corale, soffiatori e strumenti ad arco e composizioni per l’organo. Organisti noti nel frattempo Claudio Merulo e Girolamo Diruta (1544 – 1610), le cui tecniche strumentali e il cui stile di canto si sono diffusi nell’Europa settentrionale nelle generazioni future, culminati nelle opere di Jan Pieterzoon Sweelinck, Dietrich Buxtehude e Johann Sebastian Bach.

Adrian Willaert (1490 – 1562)
Baldassare Donato (1525 – 1603)
Gioseffo Zarlino (1517 – 1590)
Claudio Merulo (1533 – 1604)
Giovanni Croce (1577 – 1609)
Andrea Gabrieli (1510 – 1586)
Giovanni Gabrieli (1555 – 1612)
Giulio Cesare Martinengo (1561 – 1613)
Claudio Monteverdi (1567 – 1643)