Guida turistica di Gorizia, Friuli-Venezia Giulia, Italia

Gorizia è una città e un comune dell’Italia nord-orientale, nella regione autonoma del Friuli Venezia Giulia. Si trova ai piedi delle Alpi Giulie, al confine con la Slovenia. È il capoluogo della provincia di Gorizia e un centro locale di turismo, industria e commercio. Per la sua posizione e la sua storia, Gorizia è uno dei punti di congiunzione tra le culture romanica, slava e germanica. Come il resto di Goriziano, la città ricade sia nei confini del Friuli storico che in quelli della Venezia Giulia.

Gorizia si trova alla confluenza delle Valli dell’Isonzo e del Vipava. Si trova su una pianura dominata dalle Colline Goriziane. Riparata a nord da un crinale montuoso, Gorizia è protetta dalla fredda bora, che colpisce la maggior parte delle zone limitrofe. La città gode quindi di un clima mite mediterraneo durante tutto l’anno, che la rende una rinomata località di villeggiatura.

Questa piccola area racchiude ambienti e paesaggi diversi, oltre a numerosi resti storici e artistici che risentono dell’influenza delle culture germanica, slava e latina. Le caratteristiche della zona testimoniano un passato difficile e la convivenza di culture diverse. È davvero unico, riunendo innumerevoli elementi in un bellissimo mosaico.

La città ha un bel centro storico con case graziose e colorate lungo le strade, sotto i portici e negozi che attirano in egual misura italiani e sloveni. Molte delle case, e anche la cattedrale, sono state sostanzialmente rinnovate negli ultimi 50 anni a seguito di ingenti danni alla città durante la seconda guerra mondiale.

La cattedrale di Gorizia risale originariamente al XIV secolo, sebbene sia stata ricostruita in stile barocco nel XVII secolo (e ricostruita di nuovo con lo stesso design barocco nel XX secolo, dopo i danni della prima guerra mondiale). Un edificio più recente che fornisce un contrasto piuttosto radicale con gli edifici più vecchi è l’ufficio postale, un buon esempio dell’architettura degli anni ’30.

Il castello di Gorizia, che sorge su una collina sopra la città e domina la vista di Gorizia, merita una visita soprattutto per i panorami che offre dalle mura castellane, attraverso la città e la campagna circostante. Risalente al XIII secolo in poi, il castello comprende diverse parti, con piccoli palazzi, alcuni resti di antiche fortificazioni, una cappella e un museo.

Fu anche teatro di feroci battaglie durante la Prima Guerra Mondiale, lasciando tracce indelebili tra trincee, cunicoli di comunicazione e aree fortificate. Il cimitero di Sacrario di Oslavia è un toccante ricordo del ruolo che il paese e la regione ebbero nella prima guerra mondiale, mentre il cimitero di Redipuglia risale alla seconda guerra mondiale.

Uno degli scenari più peculiari sia della Provincia che della Regione è quello dell’altopiano carsico, con rocce calcaree e asfalti rocciosi ricoperti da una vivace e colorata vegetazione mediterranea. Il Carso è un’area di notevole pregio naturalistico. La costa è dominata dalla meravigliosa laguna di Grado, meta turistica di fama internazionale, con le sue spiagge dorate e gli incantevoli canali che scivolano tra le isole e gli isolotti.

Questo ambiente incontaminato è composto da due aree faunistiche, che lo rendono un habitat ideale per una grande varietà di specie di uccelli, vale a dire le Riserve Naturali della Valle Cavanata e della Foce dell’Isonzo dove, oltre agli uccelli, vivono allo stato brado anche i cavalli della Camargue. La ricca Valle dell’Isonzo è rinomata per la sua eccellente produzione vinicola e offre una vasta distesa di vigneti, pittoreschi paesini e panorami spettacolari.

Altro paesaggio peculiare è il Collio, terra di eccezionali vini friulani: è un susseguirsi di colline ricoperte di viti, punteggiate da piccoli borghi come Oslavia, Dolegna del Collio e Cormons.

Storia
Il nome della città deriva probabilmente dal vocabolo sloveno gorica, che significa collina, in riferimento al rilievo su cui fu edificato un castello intorno all’XI secolo, diviso per volere dell’imperatore Ottone III tra il patriarca di Aquileia e un nobile . In quell’occasione, nel 1001 Goriza fu menzionata per la prima volta.

Successivamente il paese si sviluppò lungo il lato occidentale della collina. Fu capitale di un potentato, molto importante nel XIV secolo, che iniziò a decadere dopo alcune sconfitte militari. Nel 1500 per volontà dell’ultimo conte morto senza eredi passò, dopo accese dispute con Venezia, agli Asburgo.

Sotto i vari imperatori Gorizia subì alcune guerre con Venezia, come nel 1615-1617, ma soprattutto conobbe un grande sviluppo, come sotto il regno di Maria Teresa, quando, nella seconda metà del Settecento, la popolazione cittadina aumentò di un terzo.

Successivamente fu dotato della ferrovia, altro grande stimolo per lo sviluppo. Per l’occasione è stata aperta la grande piazza, fiancheggiata da eleganti palazzi ottocenteschi e ville con giardino.

Gorizia rimase asburgica fino al 1918. Nella prima guerra mondiale Gorizia fu al fronte, che distrusse molti edifici, tra cui il castello, che fu poi ricostruito nel 1932. L’8 agosto 1916 fu presa dagli italiani. Un museo è dedicato alla guerra nell’edificio dei Musei Provinciali.

Nel 1947 Gorizia, dopo circa 2 anni di amministrazione alleata, tornò in Italia, tuttavia parte della periferia situata a nord e ad est rimase in territorio jugoslavo. Il confine attraversava una zona semicentrale della città, lasciando nella parte slovena, oltre alle suddette frazioni, numerosi edifici e strutture di pubblica utilità.

Nel dopoguerra Gorizia si confronta spesso con Berlino, ma in effetti il ​​rapporto tra Italia e Jugoslavia è relativamente armonico. Negli anni ’60 Gorizia iniziò un rapporto di buon vicinato con Nova Gorica, infatti, incontri culturali e sportivi hanno spesso messo in contatto e unite le due città. La presenza di una comunità slovena a Gorizia ha necessariamente catalizzato la collaborazione.

La stazione ferroviaria di Gorizia Montesanto che si trovava sulla linea ferroviaria Transalpina che collegava la “Nizza austriaca”, come veniva chiamata Gorizia, all’Europa centrale. La piazza antistante la stazione, divisa tra le due nazioni, dal 2004 è stata resa visitabile da entrambi i lati dopo la demolizione del Muro di Gorizia avvenuta con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea. Al centro di essa si trova ora un mosaico e una targa metallica commemorativa che segna il tracciato del confine tra i due stati.

Il 21 dicembre 2007 la Slovenia è entrata a pieno titolo nel trattato di Schengen e le città di Gorizia e Nova Gorica sono oggi senza frontiere interposte. Il legame sempre più stretto che le unisce ha permesso alle due città di avviare un processo di formazione di un unico polo di sviluppo.

Attrazioni principali
Gorizia è il luogo per chi vuole prendersi il tempo per trovare gli angoli più nascosti e suggestivi, può scoprire meravigliosi pezzi di natura, opere d’arte umili ma belle e certamente storia ovunque. Valutare gli effetti degli incontri come scontri di civiltà, e ricominciare, portando con sé quel sentimento di nostalgia in cui sono cadute città che sono state importanti ma in cui sono cadute.

Ammira le ville aristocratiche costruite quando Gorizia era luogo di villeggiatura per ricchi, guarda le fabbriche abbandonate che raccontano di quando Gorizia era uno dei principali centri tessili, guarda gli arredi sacri e le opere d’arte delle chiese che dimostrano che Gorizia era una città molto più città importante anche dal punto di vista ecclesiale, ecc., dà un senso di piacevole nostalgia e, insieme al carattere accogliente e cordiale della maggior parte dei goriziani, quasi certamente infonde nel visitatore attento e paziente il desiderio di tornarci.

Il castello medievale è il cuore e il simbolo della città. Da qui la vista spazia su dolci distese collinari e su tutta Gorizia, dove convivono armoniosamente architetture medievali, barocche e ottocentesche. La borghesia asburgica amava passeggiare per le vie del centro cittadino, non a caso la cittadina veniva chiamata “la Nizza degli Asburgo”. Tra parchi incantevoli, come il Parco Piuma sul fiume Isonzo, il Parco di Palazzo Coronini Cronberg (con alberi provenienti da tutto il mondo) e il Parco Viatori.

A Gorizia respirerai l’atmosfera sospesa tipica di una città di confine: nella Piazza Transalpina, che fino al 2004 era fisicamente divisa da un muro, camminerai con un piede in Italia e uno in Slovenia. Grazie alla sua particolare posizione geografica, è sempre stata culturalmente influenzata da una combinazione di diverse civiltà: latina, slava e germanica. Situata al confine orientale, ha sempre avuto un ruolo di primo piano nell’Europa centrale. Oggi le sue strade, architetture e parchi sono la testimonianza dell’importante storia di questa città.

La cultura è molto importante, molti i musei da visitare, alcuni dei quali particolari e curiosi, come i Musei Provinciali con il Museo della Moda e delle Arti Applicate, il Museo della Grande Guerra e la Collezione Archeologica, il Museo del Medioevo a Gorizia all’interno del Castello. Tra i numerosi edifici storici della città spiccano Palazzo della Torre, Palazzo Attems Petzenstein e Palazzo Werdenberg – Biblioteca Statale Isontina.

Architetture religiose

Cattedrale Metropolitana di Gorizia (conosciuta come Cattedrale di Gorizia)
Dedicata ai santi aquilei Ilario e Taziano ed elevata al rango di cattedrale nel 1752, è il principale edificio ecclesiastico di Gorizia. In origine era una semplice chiesa, anch’essa dedicata ai due santi, edificata probabilmente tra il XIII e il XIV secolo e successivamente inglobata nella vicina cappella di Sant’Acazio.

Chiesa di Sant’Ignazio
Si tratta di un edificio barocco eretto tra il 1654 e il 1723 – 1724, consacrato solo nel 1767. Mentre la facciata è una sintesi di elementi austriaci e latini, l’interno è di derivazione prettamente latina. Contiene pregevoli dipinti e affreschi.

Sinagoga di Gorizia
Si trova nella zona del vecchio ghetto. Costruito nel 1756, sostituì un oratorio eretto provvisoriamente nel 1699 come luogo di preghiera comunitaria.

Chiesa di San Giovanni
Situata nell’omonima via, la chiesa fu edificata nel 1580 per il culto privato dalla famiglia Dornberg e fu dedicata a San Giovanni Battista e ai Santi Vito e Modesto. Il 19 maggio 1593 fu consacrata dal vescovo Francesco Barbaro (come testimonia una lapide sulla parete interna). Nel 1615 la chiesa fu donata, insieme alla casa annessa, ai Gesuiti, che la utilizzarono come collegium (molto frequentato dagli abitanti che provenivano dalle zone limitrofe e anche dalla Repubblica di Venezia). Quando i Gesuiti, alla fine del Seicento, costruirono un nuovo tempio (la già citata chiesa di S. Ignazio) e un nuovo collegium (il Verdenbergico, che sorgeva dove oggi c’è la Biblioteca di Stato), lasciò la chiesa di San Giovanni , che all’epoca era circondato da un cimitero.

Nel corso dell’Ottocento furono eseguiti alcuni lavori di abbellimento. Durante la prima guerra mondiale fu notevolmente danneggiato. La chiesa ha pianta a croce e presenta la navata centrale, che è sormontata da una volta a crociera (fino al 1979 era decorata con medaglioni con le effigi dei quattro evangelisti), l’abside con il presbiterio (che era delimitato da una balaustra in pietra con colonne), due cappelle laterali e il coro, sopra il portale, in cui è collocato un antico organo.

Chiesa di San Rocco
Eretta alla fine del XV secolo per servire una piccola comunità agricola sorta non lontano dall’antica città di Gorizia, se ne hanno notizie già nel 1497; con l’altare maggiore della piccola chiesa fu consacrata l’ultima domenica di agosto 1500 da Pietro Carlo, vescovo di Caorle. L’edificio della chiesa mantenne le dimensioni di una semplice cappella fino agli inizi del XVII secolo quando, dopo la peste del 1623, i borghesi decisero di ampliarla e abbellirla. Chiamarono allo scopo Palma il Giovane, di cui è possibile ammirare la pala posta nell’abside della chiesa, dove si vedono i santi Sebastiano e Agostino rispettivamente a destra e a sinistra di San Rocco, benignamente osservati dal Madonna.La chiesa e l’altare maggiore furono consacrati dal vescovo di Trieste Pompeo Coronini il 23 agosto 1637 e da quella data risale la prima festa di San Rocco, che ancora oggi suscita grande interesse in città e in tutto il Friuli-Venezia Giulia. Altri interventi furono una Via Crucis di Antonio Paroli del 1750 e l’attuale facciata neoclassica, che si deve a Giovanni Brisco,1898.

Il contesto è impreziosito da altri due monumenti: il seminario teologico centrale, progettato dal benedettino padre Anselmo Werner e oggi sede del corso di laurea in Scienze internazionali e diplomatiche dell’Università di Trieste, e la fontana con l’obelisco (inaugurata il 25 aprile datata 1909) che sovrasta la chiesa, dono di un famoso borghese, l’architetto Antonio Lasc Bey, che per gran parte della sua vita fu l’architetto dei palazzi kediviani in Egitto.

Chiesa dello Spirito Santo
Eretto nel centro storico della città, nei pressi del castello, su commissione dei Rabattas, nobile famiglia di origini toscane. L’edificio, costruito in forme gotiche tra il 1398 e il 1414, custodisce una bella croce lignea del XVII secolo (che ne è una copia, poiché l’originale si può ammirare nei musei provinciali) e un’Assunta, attribuita a Fulvio Griffoni

Chiesa dell’Immacolata Concezione
Pregevole edificio in stile barocco, edificato nel XVII secolo nei pressi dell’odierno municipio. La chiesa fu edificata tra il 1647 e il 1685 come esempio del “barocco goriziano” tipicamente espresso da fasto e raffinato senso artistico. Sebbene di dimensioni modeste, gli interni richiamano gli stili delle vicine Venezia e Vienna. L’Immacolata, con una sola navata absidale, nel XVII secolo aveva più altari laterali e un soffitto riccamente decorato con dipinti floreali incorniciati in stucco ovale raffiguranti La Gloria di Santa Maria Assunta.

Esaltazione della Chiesa della Chiesa
La cappella, compresa nel complesso del palazzo Cobenzl, sede dell’arcidiocesi di Gorizia dal 1751, fu edificata nel 1746. L’ingresso principale, sormontato dallo stemma di casa Codelli, è sormontato da un balcone con balaustra. La pianta dell’edificio ovale è scandita da lesene che sorreggono un cornicione sormontato da copertura a volta. L’aula e l’altare, con un tabernacolo in marmo bianco e la mensa sorretta da due statue con angeli, sono illuminati da una lanterna centrale, frutto di un restauro del 1878.

Chiesa del Sacro Cuore
Nella chiesa si trova dietro l’altare una grande pala, realizzata dal pittore goriziano Galli, che rappresenta il Sacro Cuore svettante sopra l’altare, sormontato dall’ostia raggiante e dal calice, con a fianco Santa Margherita Maria e San Claudio de la Colombière. e sotto Papa Pio XI che offre la corona reale e Monsignor Margotti che presenta il modello della chiesa. Diversi abili artigiani hanno abbellito questa chiesa con la loro abilità; tra questi gli argentieri Egidio Lipizer e Giuseppe Leban. Anche i dipinti in essa contenuti e raffiguranti San Giuseppe, San Francesco Saverio, Sant’Antonio e San Gaetano furono dipinti dal pittore goriziano Galli.

Chiesa dei Frati Cappuccini
Sede del convento dei frati cappuccini. La fondazione del convento risale, per volere della Repubblica di Venezia, al 1591; diciotto anni dopo, sotto la pressione dell’arciduca Ferdinando, divenne sede della curia del commissariato della Stiria, che solo un anno prima, nel 1608, si era separato dalla provincia austro-boema. Del convento, però, rimane ben poco, come si presentava in quegli anni. La maggior parte di essa fu distrutta durante la prima guerra mondiale e solo nel 1926 fu ricostruita, questa volta grazie ai frati cappuccini che vi si erano stabiliti tre anni prima.

Chiesa di San Giusto
Le origini della chiesa di San Giusto, consacrata nel 1926, sono strettamente legate alle sorti di Villa Locatelli, acquistata dai Fatebenefratelli dalla baronessa Carlotta de Hagenauer nel 1923. Oggi come allora le due strutture si trovano in una posizione ottimale con rispetto al centro cittadino. che dista poche centinaia di metri, e anche dalla vicina stazione ferroviaria.

Chiesa dei Santi Vito e Modesto
La chiesa nacque per volere del barone Gian Vito Del Mestri. La prima pietra dell’edificio religioso fu posata dal vescovo Francesco Massimiliano Vaccano il 18 novembre 1656, dedicata a San Vito, in onore del suo fondatore. Nel 1768-69 la chiesa fu restaurata e ampliata con la facciata e l’interno dall’aspetto barocco. La chiesa fu distrutta nel 1916, durante la prima guerra mondiale, rimanendo per diversi anni in pieno abbandono; fu ricostruita tra il 1926 e il 1928 e riconsacrata nel 1929. Negli anni settanta, con la ristrutturazione postconciliare, il pulpito in noce, la balaustra in marmo, il dipinto di Santa Barbara (ora nella chiesa di Santa Maria Regina in via Montesanto) e le antiche stazioni della Via Crucis.

Architetture civili

Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Il Teatro di Società fu costruito nel 1740 su iniziativa di Giacomo Bandeu, appaltatore doganale della contea di Gorizia, i cui metodi avevano fatto esplodere la sanguinosa rivolta dei Tolminotti. L’edificio prese fuoco in un incendio il 26 marzo 1779 (è un’ironia del destino, o forse anche una coincidenza, che la suddetta rivolta scoppiò il 26 marzo, ma nel 1713). L’attuale teatro, ricostruito dal figlio di Bandeu, Filippo, che affidò il progetto a Ulderico Moro di Udine e l’affresco a Francesco Chiarottini di Cividale, risale al 1782. La struttura conobbe diverse difficoltà finanziarie: chiuse già nel 1797, per riaprire nel 1799 , fino a quando nel 1810 fu venduto ad una società di nobili che lo cambiarono profondamente negli anni successivi. Nel 1856 gli interni furono ridipinti,mentre nel 1861 fu rifatta la facciata.

Fu teatro di numerose azioni irredentiste italiane, tra cui quella per il carnevale del 1867 che costò a Carlo Favetti 6 anni di carcere duro. Alla fine dell’ottocento fu dedicata a Giuseppe Verdi. Dopo i recenti restauri, è tornato il principale edificio culturale della città, cui si sono uniti durante la seconda guerra mondiale l’Auditorium della Cultura Friulana e i due centri culturali della comunità slovena, il Kulturni Dom (casa della cultura) e il Kulturni Center Lojze Bratuž (Centro Culturale Lojze Bratuž).

Architetture militari

Castello di Gorizia
Forse il monumento più noto della città, sorge sul punto più alto di una ripida collina. Il maniero accoglie i visitatori con un leone veneziano, che però non è quello che fu apposto dalla Repubblica di Venezia durante la breve occupazione della città (1508 – 1509) ma dal governo fascista, al termine di un radicale restauro, che terminò nel 1937. Con questo restauro, resosi necessario a seguito dei gravi danni subiti dall’edificio durante la Grande Guerra, non fu restaurato il precedente palazzo rinascimentale, intonacato di bianco, ma l’aspetto che probabilmente aveva il castello di Gorizia nel XIV sec., all’epoca del massimo splendore dei conti di Gorizia, con pietra a vista, prestando particolare attenzione però a ricostruirla con una merlatura guelfa,a simboleggiare il presunto carattere italiano, anziché quello originario ghibellino, simbolo di fedeltà al Sacro Romano Impero. Ad ovest del castello sorge il centro storico della città con la Cappella dello Spirito Santo e il borgo medievale.

Archeologia industriale
A partire dal Settecento, su impulso di Maria Teresa d’Austria, nel goriziano iniziò l’industrializzazione. Ciò è dovuto principalmente allo spirito imprenditoriale della famiglia Ritter de Zahony, che, in seguito a fortunate speculazioni, si arricchì e seppe investire, aprendo nel 1819 uno stabilimento a Gorizia per la raffinazione dello zucchero di canna, nel 1839 un moderno mulino, in 1854 una fabbrica per la lavorazione della seta, nel 1861 una cartiera, nel 1868 una tintoria e nel 1880 una fabbrica di pasta di legno. Non molto è oggi visibile, ad eccezione del villaggio operaio del 1871, rimasto pressoché intatto, pur trattandosi di abitazioni private. In questo paese esistono ancora due tipologie abitative, quelle per 1-2 famiglie, e quelle a scopo sociale, per così dire, che ospitano lavanderie comuni, una scuola, sale riunioni.Altro edificio degno di nota è Villa Ritter, appartenuta alla stessa famiglia.

Spazio culturale
I musei di Gorizia possiedono un’importante collezione di Antonio Rotta, goriziano di nascita e naturalizzato veneziano, che fu uno dei più importanti rappresentanti del mondo della pittura di genere. Rotta si specializzò prima nella pittura di bozzetti e figure della pittura di genere veneta, talvolta venata di umorismo, che sono le più pregiate, per poi cimentarsi in alcuni dipinti a tema storico (Tiziano istruisce Irene di Spilimbergo) e sacri. Non soddisfatto dei risultati ottenuti, tornò al realismo dei suoi soggetti preferiti, come gli umili o l’infanzia.

Spazio pubblico

Piazza della Vittoria
Il più grande della città, su cui si affaccia la chiesa di Sant’Ignazio. Qui troviamo anche la Casa Torriana, di origine cinquecentesca, oggi sede della Prefettura. Tra i tanti illustri ospiti che vi abitarono vi fu anche Giacomo Casanova, che vi soggiornò nel 1773. Al centro della piazza si trova la Fontana del Nettuno, realizzata a metà del Settecento dal padovano Marco Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi, mentre di fronte nella chiesa di Sant’Ignazio si trova la Colonna di Sant’Ignazio, donata dal conte Andrea di Porcia e qui collocata nel 1687.

Piazza Sant’Antonio
Delimitata da un arioso colonnato, apparteneva un tempo al chiostro di un convento fondato nel XIII secolo – come vuole la leggenda – da Sant’Antonio da Padova. Sulla piazza si affacciano due degli edifici più interessanti della città, il Palazzo dei Baroni Lantieri e il Palazzo dei Conti di Strassoldo.

Piazza Transalpina
La Piazza della Transalpina prende il nome dalla linea ferroviaria Jesenice-Trieste (impropriamente chiamata ferrovia Transalpina in italiano) di cui fa parte la stazione situata in territorio sloveno. Questo tratto, inaugurato dall’arciduca Francesco Ferdinando nel 1906, collega Trieste con Jesenice per poi entrare nell’Europa centrale. In epoca moderna l’intera piazza sembra essere stata ristrutturata per formare un unico spazio pubblico dove è consentita la libera circolazione dei pedoni. Al posto della parte centrale del muro goriziano che divide la piazza c’è un mosaico circolare e il confine di stato – rimossa la barriera fisica – è ora indicato da una linea di tessere di pietra. A seguito della riprogettazione della piazza, la Slovenia ha proposto di rinominare l’area in Piazza Europa Unita, ma questa proposta non ha avuto seguito.Per la sua natura simbolica, l’area è spesso utilizzata per l’organizzazione di eventi ed eventi internazionali.

Piazza Camillo Benso conte di Cavour
Delimitata dalla facciata lineare del Palazzo degli Stati Provinciali, che oggi ospita la Questura. Costruito nel 1200 e ampliato nel Cinquecento, il palazzo fu sede dei “padri della patria goriziana”, l’assemblea, che comprendeva rappresentanti della nobiltà, del clero e della contea, che amministrarono la città e il suo territorio per sei secoli.. Sulla piazza si affacciano altri antichi edifici: la cinquecentesca Casa del Comune, con il suo caratteristico aggetto ai piani superiori, residenza del Gastaldo; la Casa degli Ungrispach, una delle più antiche della città, in stile tardo gotico, sulla cui facciata campeggia una lapide con la data Mccccxli. Da notare la presenza di antiche abitazioni all’imbocco di via Rastello.

Piazza Edmondo De Amicis
La piazza è dominata dalla facciata di Palazzo Attems Petzenstein, costruito su disegno di Nicolò Pacassi e terminato intorno al 1754 in stile rococò. La facciata dell’edificio – con un corpo centrale aggettante e due ali laterali – culmina con un’elegante balaustra decorata da statue. Imponente anche l’interno, sede dei Musei Provinciali. Di fronte al palazzo vi era un tempo la fontana d’Ercole, poi rimossa per motivi di traffico.

Piazza del Municipio
Nel cuore della città, la piazza ospita il palazzo Attems-Santa Croce, oggi sede del municipio del comune di Gorizia.

Piazza San Rocco
Poco distante dal centro storico, la piazza ospita la chiesa di San Rocco, consacrata nel 1637 dal goriziano Pompeo Coronini. Di fronte alla chiesa si trova la fontana-obelisco inaugurata il 25 aprile 1909 su progetto dell’architetto Antonio Leavec, alta 8 metri e 10 centimetri, che si compone di tre parti principali: la base, le vasche e l’obelisco.

Piazza Cesare Battisti
La piazza si affaccia sui giardini pubblici dove fu collocata la statua dedicata al bersagliere Enrico Toti, morto il 6 agosto 1916 durante la sesta battaglia dell’Isonzo. Il monumento risale al 1958 ed è opera dello scultore bersagliere Mario Montemurro. Enrico Toti è raffigurato senza la gamba sinistra, con in testa il classico cappello da bersaglieri piumato e la mitica stampella, lanciata poco prima di morire verso le trincee nemiche. La base posta sotto la statua reca una sola frase, Al Bersagliere Enrico Toti, eroe nazionale morto il 6 agosto 1916.

Piazza Nicolò Tommaseo
Uscendo dal complesso di Palazzo Coronini attraverso l’antica via dei Coronini si raggiunge piazza Tommaseo, dove sorge la chiesa originariamente dedicata a San Giovanni, edificata nel 1656 accanto all’Ospedale dei Misericorditi o Fatebenefratelli per volere del barone Giovanni Vito dei Mestri . La maggior parte di Gorizia continua a chiamare questa piazza con l’antico nome di “Piazzutta”, dal friulano Plazuta, piazzetta, con la quale veniva indicata in passato per distinguerla dalla vicina Piazza Grande, oggi Piazza Vittoria.

Piazza Divisione Julia
Inizialmente portava il nome di Piazza Nuova e dal 1851 al centro vi era una fontana circolare con base in granito e tappo metallico, da cui attingevano acqua gli abitanti della zona. Inoltre, a partire dal 1887, nella piazza si tenne il mercato del fieno, spostato da piazza Battisti; in virtù di ciò la piazza assunse il nome volgare di piazza del haeno. Agli inizi del Novecento divenne piazza Carlo Bertolini (1827-1899) in onore dell’avvocato e patriota trentino che visse per molti anni a Trieste e fu il primo presidente della “Pro Patria”, che precedette la “Lega Nazionale , associazioni entrambe volte a tutela dell’italianità di cui fu strenuo difensore. L’11 maggio 1941 fu nominato il glorioso nome della Divisione Julia.Oggi la fontana non c’è più e ovviamente non c’è nemmeno il mercato del fieno, e la piazza, sfruttata in tutti i suoi spazi, si riduce ad un parcheggio su cui si affaccia il liceo scientifico “Duca degli Abruzzi”.

Cucina
La cucina goriziana rappresenta l’offerta enogastronomica dell’omonima provincia del Friuli-Venezia Giulia, che racchiude in sé la cultura giuliana, friulana e slovena. Nella cucina goriziana c’è una fusione tra la cucina tipica mitteleuropea, friulana e anche triestina, che influenzano la cucina goriziana rendendola ricca e varia. I piatti tipici della cucina goriziana sono il cotechino con i crauti, il gulasch e le frittate alle erbe. Contorni tipici sono le patate in tecia o quella fresca abbinata a radicchio e fagioli.

Il dolce più caratteristico è la gubana. I vini sono prodotti principalmente nella zona di Oslavia e nel Collio, dove spicca il “Collio Goriziano”, vino a Denominazione di Origine Controllata. Gorizia gubana, miele e vini di Oslavia sono ora riuniti sotto il marchio dei prodotti tipici goriziani.

Degna di nota è anche la coltivazione della rosa di Gorizia, varietà locale di radicchio (Cichorium intybus della sottospecie sativum) dalla caratteristica forma a rosa, tipica della zona e coltivata principalmente nel comune di Gorizia. La Rosa di Gorizia è riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale friulano e giuliano e Slow Food.

Spazio naturale
Gorizia, già nota come la Nizza austriaca, colpisce per le vaste aree verdi che la circondano e che costellano il centro abitato. Numerosi sono i parchi e i giardini pubblici all’interno della città, così come quelli che circondano le numerose ville ottocentesche. Sono presenti anche spazi verdi rimasti allo stato naturale, come il Parco del Castello e La Valletta del Corno, che si estende tra la contrada di Straccis e il centro cittadino, lungo il corso del torrente Corno, dove sono presenti anche appezzamenti di terreno a destinazione. agricolo.

Lungo il corso del fiume Isonzo sono presenti alcuni parchi di notevole pregio paesaggistico, tra cui quello del Piuma-Isonzo, costituito da un fiume e da una collina boscosa, e quello della Campagnuzza, che presenta un ambiente boschivo golenale. Tra le superfici non protette, particolarmente suggestivo è il primo tratto del fiume Isonzo nel territorio comunale, incastonato in una gola dalle cui pareti sgorgano acque sorgive, con una copertura vegetale estremamente varia, e l’ultimo tratto tra le frazioni di Sant’Andrea e Lucinico, caratterizzato da una vasta distesa di pioppi e salici.

Un altro complesso boschivo è quello del Monte Calvario, che si unisce a quello del Monte Piuma del già citato Parco Piuma-Isonzo, formando un corpo unico di diverse centinaia di ettari e, infine, l’area del Monte Sabotino, rilievo carsico prealpino.

Continua la presenza di ampie aree boschive. Degne di nota sono la vegetazione del Monte San Marco (Marco) e quella di Castagnevizza -Panovizza (Kostanjevica-Panovec). Inoltre, la grande foresta di Tarnova (Trnovski gozd, con una superficie di diverse migliaia di ettari) dista meno di quindici chilometri da Gorizia. Da segnalare anche il Parco dell’Isonzo, detto Campagnuzza, i giardini pubblici di Gorizia ei Ruderi di Villa Frommer con annesso parco.

Parco del Castello
Al parco si accede svoltando a destra sotto i muri di contenimento della strada che conduce al portone d’ingresso del castello (proveniente dal marciapiede panoramico con vista sulla Slovenia), superando una sbarra, lasciando sulla destra gli edifici diroccati (forse le antiche foresterie) , e poi, dirigendosi a sinistra, si raggiunge una scala in acciaio che permette di superare il dislivello formato dal muro di cinta. Si viene quindi catapultati nel verde del bosco composto principalmente da robinie e aceri, prati e platani, oltre a isolati esemplari di tiglio, gelso, castagno, ailanto, carpino, e un sottobosco con una ricca presenza di nocciole, sambuco e rovi. Da vedere le fioriture primaverili, in particolare dei narcisi.

Il sentiero si snoda lungo il pendio, e infine si raggiunge una vasta radura, attrezzata per pic-nic con tavoli e panche in legno. Oltre il campo c’è una leggera depressione, da lì è già in proprietà privata. Oltre la depressione è possibile scorgere, e dopo circa 5 minuti, raggiungere un magnifico bosco di circa 50 castagni secolari: in documenti risalenti alla fine del Settecento i diametri dei tronchi di alcuni di essi già misuravano 80 cm, oggi nessuno di loro meno di 2 m, custodiscono la sommità della collina. È possibile visitare la foresta, con bunker risalenti alla seconda guerra mondiale.