I tesori di Ca ‘Granda, Università degli Studi di Milano

Il tesoro di Ca ‘Granda è la collezione della Ca’ Granda Policlinico Foundation che racconta, attraverso famosi autori lombardi, un evento che vede la generosità in prima linea nella città. Il percorso si collega alla Festa del Perdono, una tradizione annuale iniziata nel 15 ° secolo che chiamava i cittadini a fare offerte all’istituzione medica. La vasta collezione di ritratti testimonia oggi i più ricchi benefattori che si sono susseguiti nel corso dei secoli e un patrimonio artistico con un’identità unica.

“I Tesori della Ca ‘Granda” è uno spazio espositivo ospitato in via Francesco Sforza 28, sede degli uffici amministrativi e dell’Archivio Storico del Policlinico di Milano. Un ospedale storico, fondato nel 1456 con il nome di “Magna Domus Hospitalis” dal duca di Milano Francesco Sforza, determinato a conquistare il favore dei milanesi e che nel corso dei secoli ha accumulato un prezioso patrimonio artistico, frutto di lasciti e enti di beneficenza.

La collezione, recentemente aperta al pubblico, si trova nella sede degli uffici amministrativi e nell’Archivio Storico del Policlinico di Milano in via Francesco Sforza 28, nel cuore del centro storico. È un percorso che si sviluppa in cinque sale in cui si alternano i protagonisti della storia dell’arte lombarda: Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Mosé Bianchi, Carlo Carrà, il Pitocchetto, Filippo Abbiati, Emilio Longoni e Mario Sironi gli autori dei 23 ritratti in mostra, per un periodo che va dal 1600 al 1900. Un grande orgoglio di questo patrimonio artistico, in particolare, è il Ritratto di Carlo Rotta, unico esempio di questo tipo che il pittore Giovanni Segantini eseguì nella sua vita, su commissione. In mostra anche cinque sculture, tra cui quelle raffiguranti il ​​duca Francesco Sforza e San Carlo Borromeo, tra i primi benefattori della storia. Una realtà che viene raccontata anche attraverso il suo lato scientifico: oltre alle opere, verrà esposta una collezione di strumenti medici, utilizzata dal XIX secolo. La mostra, gratuita e senza prenotazione, godrà del servizio di accoglienza e mediazione del Touring Club.

La mostra si sviluppa su cinque sale permanenti in cui sono esposti 23 ritratti dal 1600 al 1900, eseguiti da pittori del calibro di Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Mosé Bianchi, Carlo Carrà, Pitocchetto, Filippo Abbiati, Emilio Longoni , Mario Sironi. Il clou è il ‘Ritratto di Carlo Rotta’ eseguito da Giovanni Segantini, l’unico esempio al mondo di un ritratto su commissione creato dal famoso pittore e raramente esposto al pubblico. Accanto a questi ritratti sono esposte cinque sculture, tra cui quelle raffiguranti il ​​duca Francesco Sforza e San Carlo Borromeo, rispettivamente fondatore e uno dei primi grandi benefattori di Ca ‘Granda.

A tutto ciò si aggiunge una sala temporanea in cui saranno esposte mostre tematiche. All’inaugurazione saranno visibili i primi due ritratti dei Benefattori appena realizzati da Barnaba Canali e Romeo De Giorgi, scelti tra i migliori giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. E ancora, l’arte si alterna alla scienza con l’esposizione di ritratti dei dottori dell’Ospedale Maggiore e le raccolte sanitarie: una collezione di strumenti medici dall’800 in poi che hanno fatto la storia della medicina.

Nel corso dei secoli, i benefattori di Ca ‘Granda sono sempre stati persone normali, che hanno donato in base alla disponibilità: piccole somme, strumenti necessari per l’ospedale, ma anche prodotti alimentari come uova e pollame. Poi c’erano quelli che hanno donato somme molto grandi, edifici, terreni o addirittura reso l’ospedale erede universale dei loro beni: per loro, in segno di ringraziamento, la Ca ‘Granda iniziò nel 1602 a fare un ritratto gratificante, la cui esecuzione da sempre affidato agli artisti più importanti o promettenti sul territorio lombardo. Nacque così la “Galleria dei Benefattori di Ca ‘Granda”, che oggi ha 920 ritratti e che è unica a livello nazionale. Alcuni dei dipinti più prestigiosi hanno anche girato il mondo, ospiti di mostre internazionali come a New York e Tokyo. Oggi la Quadreria ospita, tra gli altri, capolavori di artisti come Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Mosé Bianchi, Carlo Carrà, Emilio Longoni, Mario Sironi.

L’itinerario offre in una sezione le raccolte di storia della medicina: uno dei rari musei di questa zona esistenti in Italia e l’unico in Lombardia appartenente ad un ospedale (l’antica Ca ‘Granda, oggi Policlinico di Milano). Gli strumenti in mostra sono raggruppati per discipline, dall’ostetricia e la ginecologia (nucleo nato con la Royal School of Obstetrics commissionata da Maria Teresa d’Austria nel XVIII secolo), alla radiologia. La trasfusione viene ricordata con dispositivi e siringhe e dalla menzione dell’istituzione del Blood Donors Group nel 1930.

Gli strumenti e le attrezzature sono affiancati da ritratti di medici ospedalieri e illustri clinici, ai quali sono dovute importanti scoperte in medicina e invenzioni in tecnica chirurgica. La seconda sezione del museo presenta i ritratti dei benefattori di Ca ‘Granda. La tradizione, iniziata nel 1602, continua ancora oggi con i lavori svolti su commissione dall’ospedale per ricordare i sostenitori più generosi e famosi e per incoraggiarne l’emulazione.

Tra i 920 dipinti della collezione, venti opere sono state selezionate per la mostra, significative per età e temi, eseguite da artisti famosi: da Pitocchetto a Hayez, da Segantini a Sironi. Cinque busti di marmo suggeriscono anche l’importanza della collezione statuaria dell’ospedale. La prima sala è destinata a mostre temporanee e attualmente ospita gli ultimi ritratti, realizzati nel 2019 dai migliori studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

La mostra è un percorso che avvicina i cittadini alla nostra storia e alle nostre radici. Grazie a questa filantropia e a ciò che i benefattori ci hanno dato, saremo anche in grado di creare il Nuovo Policlinico, il primo esempio di una struttura pubblica quasi interamente autofinanziata “.

L’itinerario espositivo è un’occasione unica per celebrare la storica alleanza tra la generosità di coloro che donano e l’attenzione per i più fragili che caratterizzano il nostro ospedale sin dalla sua fondazione. È anche un modo per confermare il ruolo internazionale che il Policlinico ha nel campo della medicina e della ricerca. Accanto ai dipinti, infatti, saranno esposte collezioni di strumenti medici e scientifici dall’800 ad oggi, con cui i nostri esperti hanno fatto scuola nel mondo. Strumenti che hanno salvato vite, persone, famiglie: anche questo è un modo di dire grazie.

Collezioni d’arte
La pietra angolare delle collezioni d’arte della Fondazione è la famosa Quadreria che contiene i ritratti di benefattori che con la loro generosità hanno sostenuto l’ospedale. Si tratta di dipinti commissionati dall’istituzione ininterrottamente dal 1602 ad oggi (ci sono oltre 920 dipinti), i cui autori sono artisti che operano sul territorio lombardo, tra i quali spiccano Salomon Adler, Giacomo Ceruti detto “Il Pitocchetto”, Anton Francesco Biondi . Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Giuseppe Bertini, Domenico e Gerolamo Induno, Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Francesco Casorati, Mario Sironi, Massimo Campigli, Carlo Carrà Emilio Tadini, solo per citarne alcuni. Oltre alla inestimabile rilevanza artistica, la Pinacoteca si distingue per la complessità delle sue chiavi interpretative: storica, antropologica e sociale.

L’ospedale riconosce l’onore del ritratto ai suoi più generosi benefattori; non è raro il caso di medici che, dopo aver dedicato la propria vita alla cura dei malati in ospedale, lo ricordano nelle loro volontà, oppure esiste la possibilità che parenti e ammiratori vogliano ricordare un giovane operatore sanitario che è morto prematuramente o un clinico distinto.

Conosciamo i volti dei dottori dell’ospedale dal diciassettesimo secolo, quando furono chiamati “fisici”

Nel diciannovesimo secolo non esiste un abbigliamento distintivo e spesso non viene data alcuna connotazione alla professione (camicie, strumenti). Va anche tenuto presente che le grandi innovazioni nel campo dell’igiene si sono diffuse solo dalla seconda metà del secolo, con le scoperte di Ignàc Semmelweis, Joseph Lister, Louis Pasteur e Robert Koch.

In alcuni casi il ritratto è anche un documento interessante degli strumenti o del contesto in cui operava nel diciannovesimo secolo.

Il ventesimo secolo è un secolo di rivoluzioni in campo medico e Milano è all’avanguardia in ogni campo.

Prima volta al mondo, la medicina del lavoro è nata nella capitale lombarda; il vecchio ospedale Sforza e il suo sistema di crociera sono ormai considerati obsoleti, il nuovo ospedale è costituito da padiglioni e gli edifici dello stand del General Hospital; Vi è la necessità di un nuovo ospedale decentralizzato in una zona della città in rapida espansione e il nuovo ospedale di Niguarda è in costruzione. Nel 1924 fu fondata l’Università degli Studi di Milano, di cui l’Ospedale Maggiore ospita le cliniche, molti illustri professori dirigono i dipartimenti.

Anche nella seconda metà del secolo non mancano figure eminenti.

“Verbum caro factum est” Allegoria in memoria di un benefattore anonimo, Aldo Carpi, 1931/1933,
Ritratto di Antonio Codognola, Scuola lombarda / Scuola lombarda, 1675/1699,
Ritratto di Ambrogio Caponago, scuola lombarda, 1703,
Ritratto di Carlo Dell’Acqua, Giuseppe Molteni, 1800/1829,
Ritratto di Giuseppe Scotti, Eliseo Sala, 1872/1873,
Ritratto di Domenico Quadrio, Amos Grancini, 1809/1811,
Ritratto di Pietro Moscati, Giuseppe Sogni, 1824,
Ritratto di Lamberto Parravicini, Francesco Valaperta, 1894,
Ritratto di Angelo De Vincenti, Romano Valori, 1914,
Ritratto di Giulio Rezzonico, Paolo Sala, 1916,
Ritratto di Umberto Carpi de Resmini, Aldo Carpi, 1926,
Ritratto di Ambrogio Bertarelli, Giuseppe Amisani, 1925/1929,
Ritratto di Giovanni Ballerio, Carlo Carrà, 1928,
Ritratto di Pietro Avoledo, Augusto Colombo, 1935,
Ritratto di Carlo Baizini, Giuseppe Palanti, 1935,
Mario Donati con gli allievi, Roberto Fantuzzi, 1933,
Anfiteatro clinico dell’Ospedale Dermosifilopatico di Via Pace, 1937,
Domenico Cesa Bianchi con studenti, Attilio Andreoli, 1933,
Ritratto di Carlo Forlanini, Aldo Carpi, 1911,
Ritratto di Agostino Pasini, Umberto Brambilla, 1947,
Ritratto di Achille Aliprandi, Luisa Baroni, 1940/1957,
L’equipe operatoria delle divisioni Otorinolaringoiatrica dell’Ospedale, 1967,
Ritratto di Amilcare Capello, Savino Labò, 1967/1968,
Ritratto di Francesco Rosti, Renzo Biasion, 1988,
Ritratto di Vittorio Staudacher, Roberto Sambonet, 1988,

Collezioni scientifiche
Le collezioni di strumenti medici della Fondazione rappresentano un caso interessante e raro di una collezione sviluppata all’interno di un ospedale di antica fondazione, e sono composte da oltre 2.000 pezzi parzialmente esposti nella sede di Via Francesco Sforza 28.

I materiali più antichi provengono dall’antica Spezieria: 150 vasi in maiolica dei secoli 17 ° e 18 °, mortai di bronzo e altri oggetti.

Particolarmente preziosa è la sezione ginecologica ostetrica formata da una pinza, cranioclasti, pelvimetri e altri strumenti, che ha origine nella Scuola di ostetricia creata nel 1760 da Maria Teresa d’Austria e passata, nel 1905, agli Istituti Clinici di Perfezione dove fu ampliata da Luigi Mangiagalli ed Emilio Alfieri. Un museo anatomico patologico ricco di circa 270 preparazioni (bacino viziato, scheletri stentati, preparazioni teratologiche) è stato collegato a questo sin dalla sua origine.

L’attività del Policlinico è attestata da strumenti chirurgici, urologici, neurochirurgici, apparecchiature anestesiologiche, strumenti e protesi oftalmologici, provette Röntgen, vetreria e strumenti da laboratorio (bilance, microscopi, …), da diverse testimonianze delle funzioni infermieristiche e assistenziali come così come settantacinque modelli di cera che documentano le condizioni dermatologiche.

Le collezioni sono in costante crescita. La collaborazione e l’aiuto di medici e personale è inestimabile nella ricerca e selezione dei materiali e, in molti casi, porta anche all’acquisizione di strumenti raccolti personalmente o appartenenti ai membri della propria famiglia.

Ca ‘Granda
La Ca ‘Granda, precedentemente sede dell’Ospedale Maggiore di Milano, è un edificio situato tra via Francesco Sforza, via Laghetto e via Festa del Perdono, vicino alla basilica di San Nazaro a Brolo. Opera dell’architetto fiorentino Filarete, fu uno dei primi edifici rinascimentali a Milano e ebbe un grande seguito in tutto il nord Italia. Oggi è sede dell’Università degli Studi di Milano.

Ca ‘Granda è un grande ospedale d’avanguardia nella cura e nella ricerca biomediche, con una storia millenaria, strettamente legata alla cultura e alla società milanese.

Ca ‘Granda è una straordinaria varietà e ricchezza del patrimonio culturale: l’archivio storico, le collezioni d’arte, le raccolte bibliografiche e gli strumenti medici che aprono la prospettiva sugli abitanti di Milano e Lombary attraverso i secoli.