Foyer e terrazza dei Toscanini, Teatro alla Scala

La decorazione neoclassica e la stessa disposizione delle stanze al piano terra non sono quelle previste da Piermarini. In origine, dopo aver superato uno stretto corridoio parallelo alla facciata, simile a quello attuale, si accedeva a due stanze oblunghe. Sul lato esterno di quello a sinistra c’erano la “biglietteria”, la “stanza degli uomini d’affari” con la “sala degli accordi” adiacente, la stanza del custode. Sul lato esterno di quello a destra, lo spazio per la guardia con lo “spogliatoio per l’ufficiale” e il “bar” per le bancarelle. Al centro, una sala di transito dove il pubblico aspettava l’arrivo delle carrozze. Dopo aver attraversato i due corridoi fino alla fine, uno è entrato nell’atrio, o “vestibolo per i servi”, oblungo e non molto largo, e infine,

Tra il 1881 e il 1884 le decorazioni di queste sale furono rinnovate seguendo i disegni ornati previsti in un progetto del 1862 dagli architetti Savoia e Pirola. Oggi, varcata la soglia di una delle cinque porte centrali (le due laterali danno accesso a altrettante stanze più piccole ottenute nei corpi aggiunti nel 1835), si entra in una stanza, coperta da una volta a botte, purché l’originale corpo sporgente della facciata, molto stretto e basso. Da qui tante porte conducono nell’atrio delle bancarelle e dei palchi. L’ambiente è diviso, parallelo alla facciata, da una fila di sei alte colonne di marmo. Le pareti sono decorate in stucco con lesene che sostengono fregi e una ricca trabeazione parzialmente dorata. Diversi specchi riflettono la luce dei lampadari di cristallo appesi alle volte.

Sul fondo, il grande passaggio centrale dà accesso, tramite una breve rampa divisa in due colonne, alle bancarelle. A destra e a sinistra, due coppie di aperture più piccole conducono attraverso alcuni gradini ai corridoi delle scatole (quelli centrali) e agli armadi delle bancarelle (quelle laterali). Nelle pareti laterali dell’atrio si aprono quattro porte: la prima comunica a destra e a sinistra, rispettivamente, con il buffet degli spettatori del pubblico e con la libreria, mentre la seconda con le “scale a specchio” che danno accesso diretto a la riduzione di palcoscenici e gallerie.

La facciata
Gli elementi architettonici caratteristici sono il timpano, i pilastri e le semicolonne visibili quando il teatro si trovava su una strada lunga e stretta, successivamente, dopo la costruzione della piazza antistante, diventano meno evidenti, poiché la prospettiva angolare lascia il posto a il punto di vista centrale. Con il portico e la terrazza sporgenti, il teatro è una costruzione funzionale con un emiciclo interno per la diffusione dei suoni. Le caratteristiche stilistiche di Piermarini si possono sintetizzare nella sobrietà della struttura e degli elementi decorativi utilizzati nelle relazioni modulari.

La facciata principale è la parte del teatro che ha subito il minor numero di modifiche rispetto al progetto originale. L’unica aggiunta fu quella dei due piccoli corpi laterali sormontati da terrazze (1835) che, se alterano leggermente la visione laterale rompendo la scansione dei tre diversi volumi della facciata, salvano la percezione frontale. L’aspetto più innovativo del progetto è sicuramente la galleria che l’architetto pone davanti agli ingressi del teatro. Un tempo era possibile, grazie a questa disposizione, arrivare a pochi metri dall’ingresso, e sotto copertura, con la carrozza. I pavimenti sono contrassegnati da cornici e dai diversi rivestimenti murali. Al piano terra e al mezzanino, su una base boscosa, si aprono anche archi ciechi, intonacati come le superfici dei piani superiori. In origine c’erano solo due porte d’accesso al teatro, in corrispondenza degli archi laterali della galleria. All’interno delle altre cinque aperture, tuttavia, sono state aperte molte finestre. Oggi, ogni arco ha un cancello sormontato dalle finestre ad arco del mezzanino. In corrispondenza dei moli degli archi corre un corso di blocchi più sporgenti. Sporge anche il bugnato.

Sopra la galleria e i corpi aggiunti da Pestagalli, un parapetto di balaustra, il cui design è ripreso anche come base per le semicolonne e le lesene corinzie che scandiscono il ritmo dei diversi volumi al primo piano. Sulla terrazza, nel mezzo delle quattro coppie di semicolonne, si aprono tre porte a due spioventi. Sul muro del volume intermedio e sulle terrazze laterali ci sono altre quattro luci, sempre decorate con timpani triangolari, due a destra e due a sinistra. Ai capitelli c’è un fregio spezzato in festoni di stucco. Sopra c’è un’importante trabeazione su cui poggiano le basi delle lesene basse e le cornici delle aperture delle gallerie ridotte di oggi.

La prospettiva, in corrispondenza della galleria di carrozze, è coronata da un timpano decorato, sempre su disegno di Piermarini, in bassorilievo in stucco di Giuseppe Franchi. Il soggetto è l’allegoria del carro del Sole inseguito dalla Notte (altrove diceva il carro di Apollo o di Fetonte). Su entrambi i lati una balaustra interrotta, in corrispondenza dei pilastri sottostanti, da parapetti ciechi decorati con vasi fiammati.

Il granito bavarese, di colore grigio-rosa, è stato scelto per il bugnato; per i parapetti, lo zoccolo al primo piano, i pilastri, le colonne, la trabeazione che scorre su di essi, i timpani di tutte le finestre e la cornice del grande timpano triangolare, la pietra di Viggiù, un’arenaria color paglia e la pietra di gallina.

L’architetto ha concepito la facciata principale per una vista scorciata, poiché il teatro era originariamente situato in un quartiere relativamente stretto. La vista frontale, e il curioso effetto del timpano sormontato da pantiles, fu reso possibile in seguito all’apertura di Piazza della Scala nel 1857.

Terrazza e restauro
Nel maggio 2002 è stato presentato il progetto di ristrutturazione, ora non più rinviabile: anche senza considerare le difficoltà logistiche del backstage, il teatro era operativo da quasi dieci anni in deroga alle norme di sicurezza sulla prevenzione degli incendi e degli incidenti. Il progetto è, infatti, già prefigurato negli anni ’90, ma trova una realizzazione concreta solo all’inizio del decennio successivo. Vi erano due possibili strade: la semplice realizzazione della struttura e la manutenzione della struttura restituita dal restauro del 1947, o la ricostruzione più ambiziosa del palcoscenico e delle altre sale utilizzate dagli artisti, al fine di garantire un miglioramento di la macchina da palcoscenico. Il secondo è stato scelto e la decisione non è stata priva di critiche:

La macchina scenica e il progetto architettonico
Il progetto della macchina scenica fu affidato a Franco Malgrande, l’architetto Mario Botta, che subentrò a Giuliano Parmegiani, invece firmò il progetto della torre scenica, della torre ellittica e delle aree di servizio ospitate negli edifici dietro il Casinò Ricordi, in via Filodrammatici .

Dall’inizio dei lavori sono sorte alcune difficoltà: la posizione centrale del teatro ha impedito qualsiasi dipendenza dallo spazio circostante e ha reso necessaria un’attenta pianificazione, un particolare coordinamento e un monitoraggio della sicurezza. I quattrocento operai e vari tecnici operarono quindi all’interno del recinto di lavoro limitato, da cui furono rimossi 120.000 m³ di macerie in almeno 10.000 viaggi dei veicoli di lavoro.

Le scelte di Botta sono state anche oggetto di accesi dibattiti, in particolare per quanto riguarda l’impatto estetico dei due nuovi, enormi volumi (le torri sceniche ed ellittiche).

La scenografica torre sorge dietro le torrette dell’antico sistema antincendio, in linea con l’asse della facciata. Il rivestimento è in lastre di marmo Botticino disposte in triple file di corsi più grandi intervallate da liste più sottili. Tra questi ultimi ci sono vari LED che evocano la presenza della torre di notte. L’altezza della nuova torre scenica coincide con la precedente e, come ha detto l’architetto, i nuovi volumi sono arretrati “con la doppia intenzione di evidenziare le facciate storiche nel rapporto” figurativo “con il tessuto urbano e l’offerta, al di sopra di tetti esistenti, un linguaggio astratto per i nuovi edifici al fine di separare ed evidenziare i diversi periodi storici ».

In effetti, si decise di ritirare la facciata est della torre di alcuni metri, in modo da poter riaprire le luci oscurate con la costruzione del vecchio muro contro la torre del palcoscenico e il sistema di colpi e contrappesi ad essa collegati . In questo spazio è stata ora creata una serie di percorsi dietro la facciata di via Verdi, che consentono di riaprire le finestre e dare vita alla facciata storica. Il fronte nord, di fronte a Piazza della Scala, è invece solcato da profonde incisioni di finestre, aperte per illuminare le quattro sale prove situate sopra il backstage. Questa facciata è completata da due nicchie più profonde e più larghe, in corrispondenza dei due corpi delle scale, e dal sistema di aperture del corpo del camerino che collega la torre ellittica alla torre posteriore.

Oggetto dell’intervento era anche l’interno degli edifici ottocenteschi in via dei Filodrammatici, l’antico Casinò Reale, ricostruito dalle fondamenta, mantenendo solo le facciate e uniformando i tetti a falde. Al posto delle due corti precedenti, oggi si apre un unico spazio tra il lato dell’edificio Piermarin e il lato della strada, dominato dalle sale della soprintendenza e dalla direzione artistica. Il piccolo cortile, che si sviluppa parallelamente al portico di via Filodrammatici, è dominato dalla sporgenza del corpo ellittico che si innalza di cinque piani più in alto. Un’unica apertura verticale si apre sotto la sporgenza, dando luce agli atterraggi delle scale e agli ascensori che disimpegnano gli uffici ai piani inferiori degli spogliatoi degli artisti e del personale.

Parallelamente all’asse del progetto Piermarinian, infatti, c’è un nuovo volume a pianta ellittica che ospita gli spogliatoi degli artisti. La significativa battuta d’arresto e l’assenza di un vero fronte hanno lo scopo proprio di sottolineare il distacco dalle facciate storiche del Casinò Ricordi e di altri edifici. La presenza della torre ellittica appare ancora più discreta in virtù degli elementi verticali nel botticino, che “la fanno vibrare nel gioco di luci e ombre creato dal sole, smaterializzando le sue superfici”.

Botta voleva sottolineare che, ai tempi di Piermarini, il blocco era racchiuso tra strade strette. La profondità offerta ai nostri occhi è dovuta alla demolizione, nel 1858, degli edifici di fronte a via Manzoni, una condizione urbana sconosciuta all’architetto di Foligno e che giustifica la costruzione di nuovi volumi. Questa profondità consente, secondo l’architetto svizzero, di comprendere le diverse lingue che vanno dal XVIII secolo ad oggi all’interno del più grande complesso architettonico.

Le opere hanno quindi ottimizzato gli ambienti di servizio e conferito al teatro una delle macchine sceniche più complesse e versatili mai progettate, tuttavia, a fronte di interventi decisamente invasivi contro le antiche strutture sceniche e la Piccola Scala, perdute per sempre.

Teatro alla Scala
La Scala è un teatro dell’opera a Milano, Italia. Il teatro fu inaugurato il 3 agosto 1778 ed era originariamente noto come il Nuovo Regio Ducale Teatro alla Scala. La prima esecuzione è stata l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri.

La maggior parte dei più grandi artisti lirici italiani, e molti dei migliori cantanti di tutto il mondo, sono apparsi alla Scala. Il teatro è considerato uno dei principali teatri lirici e di balletto del mondo ed è sede del Coro del Teatro alla Scala, del Balletto del Teatro alla Scala e dell’Orchestra del Teatro alla Scala. Il teatro ha anche una scuola associata, nota come Accademia del Teatro alla Scala (italiano: Accademia Teatro alla Scala), che offre una formazione professionale in musica, danza, artigianato teatrale e gestione del palcoscenico.

Il Teatro alla Scala è stato fondato nel 1778 e presto è diventato la casa dei grandi compositori italiani: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini sono solo alcuni dei musicisti che hanno presentato qui le anteprime delle loro opere.

Nel XX secolo il prestigio della Scala fu assicurato da grandi direttori. Dopo Toscanini, maestri come Victor de Sabata, Gianandrea Gavazzeni, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Daniel Barenboim e oggi Riccardo Chailly conservano e arricchiscono la tradizione. Sul palco della Scala hanno visto brillare le stelle di Maria Callas e Renata Tebaldi, Luciano Pavarotti e Placido Domingo, seguite oggi da Anna Netrebko, Diana Damrau, Juan Diego Florez e Francesco Meli.

Alla Scala, Carla Fracci e Rudolf Nureev, Alessandra Ferri e Roberto Bolle hanno ballato. Le produzioni alla Scala sono state concepite da registi come Giorgio Strehler e Luca Ronconi, Bob Wilson e Robert Carsen, mentre designer come Yves Saint Laurent, Gianni Versace, Karl Lagerfeld e Giorgio Armani hanno disegnato i costumi.

La stagione di apertura del Teatro alla Scala è la serata lirica più famosa al mondo, trasmessa in tutti i continenti e celebrata da un festival che riempie le strade di Milano per settimane. I tour alla Scala hanno toccato cinque continenti e sono l’ambasciatore più efficace della cultura italiana nel mondo. Oggi la Scala attende di riprendere le sue attività: nel 2019 ha accolto un pubblico di oltre 400.000.