Le stanze barocche, Madama Palace

Al primo piano, all’interno delle sale barocche dove abitava la signora Reali, le arti del XVII e XVIII secolo, con la pinacoteca, i mobili di Piffetti e Prinotto e le sontuose decorazioni delle stanze.

La monumentale scalinata della Juvarra, il percorso archeologico della corte medievale, le sontuose sale barocche al piano principale dove si trovavano gli appartamenti delle due Madame reali (Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista Savoia di Nemours) e il Salone del Senato che ha ospitato le opere delle camere all’indomani dell’Unità d’Italia, completamente restaurate e valorizzate a livello storico-artistico e funzionale e con una nuova disposizione delle collezioni museali, vasta ed eterogenea, che Palazzo Madama ospita dal 1934 .

Sono seguiti il ​​rilievo architettonico dell’edificio, condotto con moderne tecnologie informatiche, e il rilievo archeologico. un’intensa campagna di saggi stratigrafici su superfici decorate e stucchi; lo studio dei manufatti dell’edificio e molteplici indagini storiche e archivistiche, che hanno coinvolto oltre 40 collaboratori scientifici e che hanno chiarito, in parte, la costruzione e l’uso dell’evoluzione del Palazzo e le funzioni delle stanze nelle diverse epoche.

Le pareti, le volte e le strutture decorative dell’edificio sono state restaurate, in particolare quelle che contribuiscono a definire la sua faccia barocca (dall’intonaco alle decorazioni in stucco, dalle boiserie ai manufatti in pietra e vetro, dalla porta sopra ai pavimenti , dagli specchi agli affreschi), portando alla luce colori e decorazioni originali, a volte completamente nascosti: come nel caso della facciata e della scala juvarriana, dove sono emerse le decorazioni scenografiche volute dal grande architetto, o come per i ritrovati ambientazione ottocentesca nei registri superiori delle mura e nella volta della Sala del Senato.

Contemporaneamente a tutto ciò, sono stati effettuati l’adattamento funzionale degli spazi e un restauro complessivo e sistematico delle collezioni in vista del nuovo allestimento.

Collezioni che con la loro eterogeneità – dipinti, sculture, manoscritti miniati, maioliche e porcellane, oro e argento, arredi e tessuti – testimoniano la ricchezza e la complessità di dieci secoli di produzione artistica italiana ed europea.

Al piano principale dell’edificio è allestita la moderna pinacoteca, con opere provenienti dalle collezioni sabaude (l’Assunta e San Gerolamo di Orazio Gentileschi, i paesaggi di Vittorio Amedeo Cignaroli, le opere di Jean Miel e Bartolomeo Guidobono, per esempio) e un’importante selezione di mobili frutto dell’esperienza di artigiani piemontesi, italiani e francesi.

Seguito i suggerimenti storici nell’edificio, l’ambiente si è concentrato anche sull’idea del dialogo tra antico e moderno. Quindi accanto al design di nuove strutture idonee ad accrescere il valore delle collezioni, la Vendita di Arti Decorative nelle 73 vetrine degli anni Trenta realizzata dalla ditta Fontana Arte a Milano – a quel tempo diretta da Gio Ponti – ripristinando la struttura in legno e funzionalizza le luci, l’ampio vetro curvo, il gioco degli specchi sugli scaffali e sul fondo.

Residenze reali
Una nuova scala e un nuovo ascensore nella Torre Nord conducono al piano nobile, dove si snodano gli appartamenti di Madame Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Le sale, trasformate e ridecorate tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, tornarono a risplendere attraverso la preziosa trama di stucchi, affreschi e mobili intagliati e dorati emersi da un lungo e paziente restauro.

Nelle sale delle residenze reali: la sala della Madama Reale, le Quattro Stagioni, la sala delle feste e la sala del Guidobono, è allestita una parte della galleria del Museo Civico di Arte Antica, con cinquanta opere di importanti artisti piemontesi e italiani, tra cui Jan Miel , Giovanni Battista Crosato, Giacomo Ceruti, Agostino Masucci, Giovanni Paolo Pannini, Sebastiano Conca e Vittorio Amedeo Cignaroli.

La stanza di Madama Reale:
Tra il 1708 e il 1715 fu allestita la nuova camera da letto di Maria Giovanna Battista. Il programma decorativo include le quattro porte superiori con allegorie di Autorità, Gentilezza, Fedeltà e, forse, Carità. Il camino in legno intagliato con il ritratto di Carlo Emanuele II, realizzato nel 1688-1889 da Cesare Neurone, proviene dal vecchio appartamento della Duchessa.

Un’atmosfera molto suggestiva è quella della stanza di Madama Reale. La camera, scelta nel 1708-1709 da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, seconda Madame Reale, come camera da letto e ambiente privato ha uno stile ricco ed eccentrico. La stanza è arredata con dipinti e mobili che suggeriscono, sulla base dei documenti, l’antico apparato della stanza, oggi perduto.

Camera Four Seasons:
Un ambiente raffinato e raffinato è quello della Sala Quattro Stagioni. La sala prende il nome dalla ricca decorazione della volta e della cupola che ospita le allegorie delle stagioni. L’elaborata decorazione, realizzata in stucco e affresco, fu realizzata tra il 1708 e il 1715 attingendo ai modelli decorativi, ispirati a modelli decorativi di Jean Bérain, architetto e designer ornamentale francese alla corte di Luigi XIV.

Treasure Tower:
Nelle finestre si suggerisce, attraverso le opere che provengono in gran parte dalle collezioni Savoie, l’idea di un Wunderkammer, le collezioni, cioè i grandi principi del diciottesimo secolo creati dalla raccolta di oggetti rari e preziosi, con forme fantasiose, costruito con materiali insoliti, strumenti scientifici, fossili e reperti archeologici, per creare un effetto spettacolare e sorprendente.

Stanza da festa:
Costruito nel 1927-1928 per dotare l’edificio di una grande sala di accoglienza, fu creato demolendo due sale settecentesche. Ospita splendidi manufatti di arte decorativa che rievocano il gusto e lo stile della corte della Madama reale attraverso mobili, arredi, sculture e ceramiche.

Camera delle guardie:
Caratterizzata da una sontuosa decorazione a stucco della volta realizzata nel XVIII secolo, Guards Chamber è austera e composta nella sua eleganza. Alle pareti ci sono dipinti ispirati all’opera di Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio e due dipinti di Orazio Gentileschi.

Governo rotondo:
Il piccolo e prezioso spazio, ospitato all’interno della torre romana nord-occidentale, è un punto chiave dell’appartamento allestito a metà del secolo per la prima Madama reale di Savoia, Maria Cristina di Francia. La fitta selezione di ritratti dei Savoia e le figure di corte più importanti è esposta sui muri, che ci raccontano le mode e le facce del passato.

La stanza dei fiori
Il nome di questa stanza nel palazzo deriva dalle decorazioni realizzate nel 1688-1689 dai pittori di fiori Agostino Belleudi e Salvatore Bianco, oggi perduti ma ricordati nei documenti. I successivi interventi hanno anche nascosto il fregio dipinto con putti, cartigli, pergamene e pergamene vegetali, riemerso durante i lavori di ristrutturazione del 2005. La sala è ora allestita con finestre moderne che ospitano una selezione di micro-sculture e la collezione di ritratti in miniatura donato al museo dalla famiglia Bruni Tedeschi.

Storia della collezione

La galleria delle collezioni principesche
1595
Il dipinto raffigurante l’Infanta di Spagna Caterina Micaela, sposata con Carlo Emanuele I nel 1585, offre una vista interessante sullo sfondo: la finestra si apre su uno scorcio della facciata est del castello e della galleria che lo collega al palazzo ducale, usata per raccogliere le collezioni principesche. L’opera è stata a lungo presentata come il ritratto di Maria di Savoia, figlia naturale di Emanuele Filiberto, e la corretta identificazione è dovuta al confronto con altri ritratti, in cui le caratteristiche della Duchessa hanno un’indubbia somiglianza.

Le decorazioni di Federico Zuccari nella grande galleria di Carlo Emanuele I
1605-1607
Il passaggio costruito per collegare il castello alla nuova sede ducale diventa un luogo privilegiato per ospitare le immagini pittoriche della dinastia Savoia. Il suo abbellimento interno è affidato all’artista marchigiano Federico Zuccari, arrivato a Torino come ritrattista delle principesse di Savoia per il duca di Mantova, e ad un folto gruppo di collaboratori. Durante i lavori di restauro, sono emersi sopravvissuti minimi delle decorazioni nella Sala dei fiori. La caffetteria ora occupa la stanza in cui è stato inserito l’antico braccio dell’edificio.

Riapre il cantiere di Giovanna Battista.
1708-1715
La campagna per ammodernare e decorare l’appartamento reale è affidata alla direzione dell’ingegnere Michelangelo Govone e copre l’intero piano principale. La sequenza di ambienti cerimoniali ruota attorno alla nuova sala, che più che mai assume un ruolo centrale. Tra gli interventi più preziosi ricordiamo gli stucchi di Pietro Somasso, i motivi ornamentali di Giovanni Battista Lanfranchi e Carlo Pozzo, le volte affrescate di Domenico Guidobono. Nel 1713 fu anche costruito un giardino, di cui abbiamo una memoria in vista di Giovanni Battista Borra del 1749.

La dispersione dei tesori di Maria Giovanna Battista
1728
Madama Reale dimostra di circondarsi di una grande quantità di mobili argentati e sontuosi, con un gusto diretto verso le corti dell’area germanica e del nord Europa, ma dei suoi lussuosi tesori oggi non rimane nulla. nel palazzo. Sebbene l’edificio sia ancora usato come casa anche dopo la scomparsa della Duchessa, la dispersione degli oggetti inventariati è quasi totale, come evidenziato dalle stime e dai documenti di vendita. Agli occhi dei viaggiatori dell’epoca, come il tedesco Johann Georg Keyssler o lo scozzese Andrew Mitchell, gli appartamenti appaiono spogli e senza mobili. Anche più tardi, nel 1740, Charles De Brosses non trovò altro che “una scala senza un edificio”.

Il gala peota di Carlo Emanuele III
1729-1731
La barca, ordinata a Venezia dai costruttori Matteo Calderoni e Monsieur Egidio, fu costruita tenendo presente l’ultimo bucintoro della laguna, di cui ripete la pompa di un piccolo palazzo galleggiante. I temi scelti per le decorazioni richiamano i soggetti della casa Savoia di quegli anni e gli arredi comprendono due piccoli troni e panche per accogliere la corte, che vi naviga durante le cerimonie e le celebrazioni dinastiche. Nel 1869 la Real Casa vendette la peota al Comune, che nel 1873 lo assegnò al Museo Civico di Arte Antica. Dal 2002 è stato concesso in prestito alla Reggia di Venaria.

La “Descrizione dei dipinti, delle sculture e di altre cose degne di nota del Palazzo Reale e del Castello di Torino”
1754
Dopo la rimozione dei beni di Maria Giovanna Battista, il palazzo viene restaurato dopo alcuni decenni e l’edificio ritorna per ricevere l’apprezzamento dei visitatori del XVIII secolo. L’anonimo disegnatore del documento delinea una sorta di guida della residenza reale per soddisfare la curiosità di “così tanti stranieri intelligenti che vengono in questo palazzo … a disegnare dilettanti e intenditori dei dipinti”, e dopo la galleria che conduce da Palazzo Reale al castello, continua descrivendo la facciata, la scala di Palazzo Madama e la sala, lodandoli per la loro magnificenza.

Tema e stile delle arti decorative
Moda e costume sono andati di pari passo con la storia dell’umanità per secoli. L’atto di vestirsi può avere origine da un’esigenza pratica ma, nel corso dei secoli, la sua evoluzione è stata collegata all’apparenza, al travestimento e alla rappresentazione di sé e del potere. Palazzo Madama ospita dipinti, tessuti, accessori e persino intere sale dedicate a questo concetto, raccontando la storia di questo affascinante viaggio tra essere e apparire.

Gli specchi
La passione che la cultura barocca ha sviluppato per lo specchio e l’immagine riflessa, simbolo del desiderio di introspezione e scoperta di sé. I visitatori del museo saranno invitati a scoprire come Madame Reale, in perfetta armonia con l’estetica del tempo, abbia scelto di decorare i propri appartamenti con decine di specchi che hanno creato vivaci giochi prospettici e deformato le stanze, ampliandole e modificandone la profondità. Sarà anche più facile capire con quanta forza gli ospiti della corte fossero attratti e divertiti da queste installazioni, che arrivarono persino ad essere applicate davanti alle finestre della sala di ricevimento della stessa Madame, sostituendo la loro luce naturale.

In tutta Europa, durante il diciassettesimo e l’inizio del diciottesimo secolo, sovrani e ricchi aristocratici seguirono la moda dilagante che voleva lo specchio come elemento decorativo principale per le stanze delle loro residenze, in un contesto culturale molto simile a quello contemporaneo. La società barocca è infatti incentrata sul desiderio di suscitare stupore, aspetto e piacere dei sensi; in particolare, la vista, stimolata dal gioco di luce e profondità dato dalla moltitudine di specchi creati e disposti su misura, è in grado di generare queste sensazioni.

I primi specchi erano lastre di metallo lucido, inserite in preziose cornici per contenere la superficie riflettente. L’evoluzione tecnica della lavorazione del vetro e del metallo ha permesso la produzione di grandi specchi nel corso dei secoli. Sebbene lo specchio usato più frequentemente oggi sia la fotocamera frontale di un telefono cellulare, nessuno può resistere alle superfici riflettenti che si trovano nelle sale di Palazzo Madama.

Ala di una scatola a specchio con scene amorose
Prima metà del XIV secolo
Le custodie per specchi in avorio erano molto popolari in epoca gotica e consistevano in due pannelli che racchiudevano un sottile foglio di metallo lucido. Le incisioni spesso rappresentavano scene secolari di vita cortese, episodi cavallereschi o momenti di corteggiamento. In questo caso, vediamo l’incontro di due amanti, nascosto alla vista dalla grande corona di un albero. La scena è resa nello stile dinamico ed elegante dei seminari di Parigi, che hanno goduto di dettagli realistici nella loro descrizione dei capi, come vediamo nella manica del primo personaggio a sinistra, che offre il suo cuore alla ragazza. Questa sensibilità naturalistica per ambientazioni e costumi è stata ispirata dalle decorazioni contemporanee del libro.

Specchio con due figure orientali, decorato con “Laub und Bandelwerk
1730-1740
Fondata a Vienna nel 1717 dall’olandese Claudio Innocentius Du Paquier, la fabbrica che prese il suo nome fu la seconda in Europa, dopo Meissen, a produrre porcellana a pasta dura. Il repertorio decorativo della porcellana di Du Paquier si ispira all’argenteria contemporanea e uno dei suoi motivi più caratteristici e originali era il suo Laub und Bandelwerk (fogliame e volute) e la decorazione monocromatica. La collezione Du Paquier del Museo, donata da Emanuele Tapparelli d’Azeglio nel 1874 e ampliata con gli acquisti nel 1880-1881, è esposta nella Galleria della ceramica al secondo piano.

I dipinti

Moda femminile
Una panoramica della moda femminile dal 17 ° al 20 ° secolo, attraverso decorazione, trama, forma e volume.

Il gioco degli scacchi di Giulio Campi
1530-1532
Questo dipinto può nascondere temi allegorici e ritratti di persone reali (la figura della donna formosa potrebbe alludere a Venere, e quella degli uomini d’armi su Marte) e quindi a un evento di matrimonio, ma l’interazione di sguardi, gesti, e le allusioni potrebbero suggerire un ritratto di gruppo: il giovane malinconico che guarda verso lo spettatore potrebbe essere lo stesso Giulio Campi, come lo vediamo nell’autoritratto certamente attribuibile a lui nell’Allegoria nel Museo Poldi Pezzoli (Milano). L’uomo appoggiato al tavolo potrebbe essere suo padre Galeazzo.

Catherine Michelle d’Austria, duchessa di Savoia
1595
L’Infanta di Spagna, Catherine Michelle, che sposò Carlo Emanuele I di Savoia nel 1585, è raffigurata con un’alta pettinatura ornata di perle e un abito insolitamente luminoso, considerato che normalmente si era ritratta in abiti neri o scuri abbelliti, come in questo caso, con perle e gioielli. Lo sfondo a sinistra del dipinto è molto interessante, poiché mostra la vecchia galleria che univa Palazzo Madama (in lontananza, mostrato dal lato Po) e il Palazzo Ducale (ora Palazzo Reale). Il vaso in primo piano è una precisa citazione di un’incisione di Johan Sadeler I (un fiammingo in incrocio con gusti manieristi); e ci permette di datare il dipinto agli ultimi anni di vita della duchessa. Morì partorendo all’età di trenta anni nel 1597.
Catalina Micaela indossa il classico abito rappresentativo, un abito di seta nera a maniche tonde ricamato in filati oro e argento con applicazioni di perle. Dalle maniche tagliate sotto il gomito emergono quelle gioiello color fuoco, anch’esse interamente ricamate in oro. Intorno al collo, ampi colletti realizzati con la tecnica lacis e lavorazione avvolgente in pizzo. L’immagine pubblica dell’Infanta richiedeva gioielli che coprivano tutto il corpo. I pezzi più preziosi e rappresentativi erano il girocollo e la cintura abbinata in oro, impreziositi da pietre preziose e spesso decorati con vernice. Insieme al girocollo e alla cintura, Catalina indossava perle o catene, avvolta due volte attorno al collo e indossata fino alla vita. Indossava bottoni ingioiellati sui suoi vestiti, che potevano essere trasferiti da un capo all’altro.

Alla ricerca di Mosè
1733
Il pittore venne a Torino come scenografo per la stagione 1730-1731 al Teatro Regio, e fu successivamente assunto da Filippo Juvarra per la decorazione delle residenze sabaude. La vivace tavolozza di colori e la luminosità dei primi piani si avvicinano agli affreschi della residenza di caccia reale di Stupinigi, mentre il corsetto indossato dalla figlia del faraone, che riprende Mosè, la scollatura rifinita con una catena di perle, e le pettinature ispirate al bizzarro esotismo richiamano tutti i costumi teatrali Il soggetto biblico era già stato scelto da Christine della Francia come metafora del sovrano come custode delle generazioni future. Allo stesso modo, possiamo vedere come anche nell’età di Carlo Emanuele III il soggetto avesse la stessa funzione emblematica, anche se in una nuova forma più leggera.

Ritratto di Vittorio Alfieri e Louise Stolberg d’Albany
1796
Verso la fine del 18 ° secolo, l’abbigliamento femminile ha adottato forme semplici e colori chiari, ispirati alle mode britanniche attuali e ai modelli romani di antichità. La contessa di Albany, ritratta nel 1796, indossa una camicia bianca e un raffinato galletto rifinito con un polsino di pizzo in seta nera, con un leggero disegno floreale. Anche la sua pettinatura è perfettamente alla moda, con i capelli sciolti tirati su da un fazzoletto annodato sulla fronte.

Moda maschile
La rappresentazione del potere, alla ricerca di fascino e praticità. La moda maschile nel corso dei secoli nelle collezioni di Palazzo Madama.

Potrait of A Man
1476
Datato e firmato “Antonellus messaneus pinxit”, quest’opera è arrivata al Museo della Città di Milano a titolo di risarcimento per l’annullamento delle trattative di Vittorio Viale per l’acquisto della Collezione Trivulzio. Questo dipinto è uno dei migliori creati da Antonello, che cercava di raggiungere un perfetto equilibrio tra la forma analitica di rappresentazione che aveva preso dal fiammingo e l’approccio razionale e prospettico del Rinascimento italiano. L’intelligenza psicologica degli occhi, l’ironico ricciolo del sorriso e lo straordinario realismo dei dettagli anatomici rendono questo dipinto uno dei ritratti più famosi di tutta l’arte europea. La figura sconosciuta in questo ritratto di Antonello indossa un cappello chiamato “Capperone” (Chaperon). La sua lunga patta (“swaddle”

Carlo Emanuele III di Savoia di Maria Giovanna Clementi, detta La Clementina
Metà del XVIII secolo
Nel diciottesimo secolo, Clementina fu la ritrattista di spicco della dinastia Savoia e dell’aristocrazia piemontese, che interpretò con grande enfasi sugli effetti dei materiali e con tocchi sapienti del suo pennello che selezionava la luce sui dettagli. I suoi ritratti di membri della famiglia reale furono inviati alle principali corti d’Europa e consegnati a nobili, funzionari, chiese e comunità all’interno del Regno.

Charles Emmanuel III (1701-1773) è raffigurato qui in abito pieno, con il colletto dell’Ordine equestre dell’Annunziata e le insegne del potere su un cuscino. I simboli della dinastia – il nodo, la croce d’argento e l’aquila nera – appaiono sul mantello di velluto rosso e ermellino. Palazzo Madama ha anche uno dei primi dipinti di Clementina, un ritratto di Christine Louise di Baviera (1722), moglie di Charles Em-manuel III.

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu inizialmente abitata da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo intorno al 1620-1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, in cui la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale del XV piano al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro c’è una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,