Dolce morte, Padiglione del Guatemala, Biennale di Venezia 2015

La mostra tematica “Sweet Death”, a cura di Daniel Radini Tedeschi, rappresenta il padiglione del Guatemala alla 56 Biennale di Venezia 2015. Il tema della mostra ispirato al libro di Thomas Mann, il film di Visconti, dall’opera di Britten, ma principalmente si occupa del concetto di “finitudine-morte” inteso come declino e perdita di valori nella società contemporanea, ma tutto espresso attraverso il linguaggio della gioia e del colore, usando un approccio gentile e carineria.

“Sweet Death” ruota attorno al concetto di “death-finitude”, che può essere meglio compreso come la disintigrazione dei valori nel mondo moderno. I curatori, Luciano Carini e Simone Pieralice, non affrontano questo fenomeno universale attraverso una lente morbosa o deprimente. Piuttosto, usano un colore brillante e una miscela stranamente armoniosa di motivi sessuali e infantili per sottolineare lo spreco di valori tradizionali nella società contemporanea. La morte dei valori è paragonata all’esperienza reale della morte nella tradizione guatemalteca. I rituali Maya suggeriscono una celebrazione della vita, indicata da tombe colorate. “Sweet Death” comprende opere di artisti guatemaltechi e italiani che rispondono alla nozione di deathfinitude attraverso la lente unica del rituale di sepoltura Maya. Il risultato è una conversazione sulla società contemporanea tra due culture distinte, guatemalteca e italiana, che si sono sovrapposte culturalmente per diverse centinaia di anni.

Esemplare a questo proposito è l’immagine offerta dal cimitero di Chichicastenango, in Guatemala, dove le tombe sono colorate, i bambini giocano nelle nicchie, i giovani si baciano e gli anziani ridono tra le pietre tombali. Direttamente dai rituali Maya, il lutto mantiene i suoi colori: tombe bianche per i padri, per le madri turchesi, blu per i bambini, gialle per i nonni.

In questa mostra guatemaltechi e artisti internazionali discuteranno del tema della morte rivivendo una situazione simile a quella di Gustav von Aschenbach, invecchiato ma affascinato dalla bellezza del giovane Tadzio e cosparso di un trucco per questa caricatura; allo stesso modo l’Arte, oggi “senile” e morente, tenterà un ringiovanimento artificiale. Secondo Gino de Dominicis, infatti, l’arte sumera – nel nostro caso che May – era “giovane” mentre il suo “vecchio” contemporaneo, attraverso un metro essenzialmente cronologico. Venezia diventa così la scenografia perfetta per questo paesaggio dell’anima, la mescolanza di gusto rococò, carnevale e festività, fusa insieme con un solenne senso di melodramma.

La ricerca di una Bellezza, evocata da immagini contraddittorie e spesso appariscenti, è come il rossetto, un palliativo grottesco e visibile, incapace di nascondere la morte. E quel trucco non è altro che il colorato cromatismo delle tombe guatemalteche, un modo per esorcizzare la fine dell’uomo e umanizzare la transizione. Inoltre tutta l’esposizione porterà un uovo di Pasqua in ogni opera, una traccia segreta e accessibile solo dietro il riflesso, l’ennesima maschera progettata per nascondere una realtà alternativa.

In un gioco di ruoli sovrapposti, frutto di una relazione giocosa e osmotica, gli artisti italiani daranno tocchi maya guatemaltechi e spinte coloristiche, a differenza del Guatemala offriranno esempi di arte “diluita” e “influenzata” dal colonialismo. poligamia artistica multicolore e, senza confini, con gustosi set e combinazioni tra il sacro e il profano. Accanto agli espositori figureranno collaboratori invitati, artisti stessi, simili ai quindici operai, o personificazioni di un commercio a tutto tondo, uniti nel grande affresco della vita “(Daniele Radini Tedeschi).

La decadenza della società contemporanea nelle sue diverse espressioni ti colpisce direttamente nel cuore della primissima scultura nel padiglione della Biennale del Guatemala “La morte dolce” a cura di Daniele Radini Tedeschi. “Il sogno degli italiani” che rappresenta il cadavere di Berlusconi creato da Garullo & Ottocento con un’espressione di beatitudine in una bara di vetro trasparente, come una sorta di Biancaneve pronto a svegliarsi in qualsiasi momento, sta creando un contrasto tra la presunta santità di questo l’uomo e la verità innegabile della decadenza politica italiana. La decadenza della morte in Italia sta colpendo anche l’industria cinematografica, rappresentata dalla scultura dedicata a Luchino Visconti e alla sua Morte a Venezia in ricordo di un’eleganza vecchia e perduta della produzione cinematografica italiana.

La sezione più drammatica dell’esposizione è quella dedicata alle opere degli artisti guatemaltechi. Di particolare interesse è la inquietante scultura senza volto creata da Mariadolores Castellanos, chiamata Testiculos qui non habet, Papa Esse non posset (cioè Non si può essere papa senza testicoli) e che mostra l’emblematica e mitica figura della papa Giovanna, simbolo eresia e debolezza di una credenza religiosa governata per secoli solo dagli uomini.

Decadenza e morte sono ciò che mostra la rappresentazione di un’infanzia distorta e perduta in cui i personaggi Disney, Barbie e Dolls assumono un significato negativo. Di grande impatto è il cranio gigante e nero creato da Sabrina Bertolelli che domina la stanza di Memento Mori e Vanitas, a cui fa seguito l’ultima mostra incentrata sulla morte culinaria. Gli artisti del gruppo “La Grande Bouffe” prendono in giro nuove tendenze culinarie, come la cucina molecolare. Uno dei lavori principali è quello proposto da Luigi Citatella e che mostra un bambino di fronte a un piatto magro simbolo di un impressionante divario alimentare tra paesi come il Guatemala e l’Italia.

La mostra è una straordinaria espressione della società contemporanea. Gli artisti hanno catturato non solo l’essenza della decadenza che colpisce i diversi ambienti della nostra società, ma hanno espresso questa morte lenta e inesorabile con ironia che ha affascinato il visitatore dal primo momento.

La mostra
Tutti intorno amano e allo stesso tempo criticano il Kitsch … allora potresti anche chiamarlo con il suo nome proprio di Rococò. Perché vietare un ritorno del rococò quando accettammo quelli del classico con il neoclassico Winkelmann, quelli del barocco con il neo-barocco calabrese, il manierismo con il neomanierismo di portoghese e Bonito Oliva, ma sarebbe sbagliato parlare di neo-rococò perché anche ai suoi tempi c’era un’atmosfera più bella, popolata da personaggi ognuno con il proprio stile, da Mozart, Casanova, de Sade, quindi non si buca in un concetto enciclopedico.

Lo stile era l’edificio settecentesco con le sue mura, l’aria rococò che conteneva … Semplicemente questo. E ora è come se un vento antico potesse allevare questa raffica di polvere, questa raffica di clavicembali, sbuffi di codest di buona vita, quindi, senza alcun timore, sento l’odore del rococò nella produzione di molti artisti in voga oggi, da Jeff Koons a Maurizio Cattelan, fino a un certo lusso di Damien Hirst, che porta poi al giovane Francesco Vezzoli.

La mostra Sweet Death, tenutasi nell’ambito della 56. Biennale di Venezia nel Padiglione Nazionale Guatemala, vuole far rivivere questo stile, naturalmente aggiornandolo con il contributo che ci è venuto dal contemporaneo.

Prima stanza
Paolo Schmidlin, Adriana Montalto, Paolo Residori, Salvatore Ruggeri, Garullo e 800, Fotografia ambientale delle opere della prima sala.
Sweet Death è un festival colorato, connotato per certi aspetti dall’apparente vuoto in grado di affrontare un sorriso persino la morte.

Parsmoke
Paolo Residori
Parsmoke, un contenitore di vetro è pieno di sigarette e vaselina. Bolle di liquido siedono premute contro il vetro, riflettendo la colorazione gialla e marrone sporca delle sigarette. Un’immagine del sorriso in decomposizione di una persona è stata incollata nella parte anteriore del contenitore. Nella parte superiore del contenitore c’è un piccolo foro che sporge da un tappo d’argento che rende il vetro simile a una bottiglia di profumo di fantasia. Sembra una specie di tomba, contrassegnata dal sorriso del defunto piuttosto che dal suo nome. Ciò a cui Residori sta arrivando è questa nozione di mortalità – l’idea che la società contemporanea stia distruggendo i valori tradizionali. Qui, le sigarette sono il colpevole, distruggendo fisicamente sia i denti che le vite. Ma cosa dice questo per la società nel suo insieme? L’ugello in alto sembra indicare che gli effetti negativi delle sigarette non sono autonomi. In qualsiasi momento possono essere spruzzati verso l’esterno, attraverso il fumo passivo, a chiunque si trovi nelle vicinanze.

Al di là di questa traduzione in qualche modo letterale, “Parsmoke” non riguarda solo le ripercussioni del consumo di sigarette. Rappresenta lo sfregio della terra, del corpo e della mente attraverso il consumo di massa, l’abuso di sostanze, le malattie e la spazzatura. “Parsmoke” è così pieno di terra che gorgoglia letteralmente e non può essere contenuto. L’ugello e il male, il ghigno consapevole, sono ricordi minacciosi che non possiamo tenere la nostra sporcizia così ben contenuta per molto più tempo. Le discariche traboccano e il peso dei valori in decomposizione aumenterà ad ogni nuova generazione.

Frau Magda
Paolo Schmidlin
Paolo Schmidlin affronta il concetto di mortalità in modo molto meno indiretto. Il genio di “Frau Magda” è il suo valore di shock e impatto visivo. La signora Magda indossa una scintillante svastica argentata al collo.

I suoi capelli sono perfettamente pettinati e le sue sopracciglia sono aristocraticamente arcuate. Anche le sue mani sono giunte educatamente. Tutto tranne la sua collana indica che questa donna è dignitosa. La presenza della svastica immediatamente la spoglia di questi attributi e sostituisce la sua immagine con quella di un cattivo. In che modo questo si collega al messaggio di “Sweet Death”? Il valore profanato qui potrebbe essere quello della vita stessa. La svastica rappresenta il razzismo, il genocidio e la morte. La sua presenza impedisce la libertà ed è un ricordo di un tempo violento e crudele nella storia umana. “Frau Magda” identifica l’Olocausto come un evento che indica la caduta della razza umana. Non è indicato come un evento orribile separato, ma elencato come un elemento di prova per la teoria della mortalità.

Le farfalle di Belén
Adriana Montalto, 2015
La mostra riflette lo stile di vita noir, beffardo, lussuoso tendente a una sorta di baudeleriano “milza” che caratterizza il linguaggio del suo creatore Daniel Radini Tedeschi.

Dead Ringer (2011)
Paolo Schmidlin
Qui presenti busti di stelline, l’artista Schmidlin, si riferiscono al loro “ultimo viaggio”

The Butterfly of Belen (2015)
Adriana Montalto, 2015
L’installazione “Le farfalle di Belén”, composta da 200 farfalle in alluminio, richiama lo spirito dell’intero evento, per provocazione e colori.

Guardian de los bosques (2015)
Elsie Wunderlich
Le sculture di Elsie Wunderlich presentano l’uomo come custode della natura e della posizione di inferiorità prima della grandezza di quest’ultima, solo l’arte può tentare un’unione simbiotica.

Oxygen doll (2011)
Paolo Schmidlin
La stella è stata ruvida nelle loro cere, con un trucco che cristallizza lineamenti ormai sbiaditi, monumenti a se stessi in attesa di una comoda tomba.

Amore a prima vista (2015)
Mariadolores Castellanos
Come non pensare quindi alle figure dei vitrei castellani “Lady Spondilus” anche se avere una covata guatemalteca in realtà è “sorella” di un attuale Lollo italiano, incanalato nell’ossigeno della cannula.

Death in Venice (2015)
Salvatore Ruggeri
..e ancora su una grande tela che deve sottoporre una scena del film Death in Venice, dipinto mirabilmente da Salvatore Ruggeri nel suo ironico realismo.

Seconda stanza

Testicoli qui non habet Papa Esse non posset
Fatima Messana
Illuminato in viola dalle luci della mostra, “Testiculos” ha un bagliore ultraterreno. Questa aura soprannaturale è approfondita dalla mancanza di volto della figura e dal suo dito esile e sollevato. Nell’altra mano tiene una mela dalla quale si distende una croce. Testiculos “è che la pietà religiosa è una componente integrale del carattere.

La mela rappresenta la conoscenza, poiché il suo consumo lascia in eredità la conoscenza ad Adamo ed Eva nell’Antico Testamento. Pertanto, “Testiculos” suggerisce anche che unirsi a questo essere senza volto nei doveri religiosi aumenterà la propria conoscenza. La sua mancanza di volto e il suo gesto, la mano che segnala, il dito alzato è un avvertimento. La pietà può portarti la salvezza, ma quanto ti costerà? E la mela della conoscenza è veritiera o sarà sempre la conoscenza che un’istituzione vuole che tu veda?

Questo lavoro si collega al contesto di “Sweet Death”. La mortalità è la perdita di valori tradizionali. Se il cristianesimo è il valore tradizionale a rischio qui, Messana lo criticherebbe in una mostra che piange il passato? Forse la sua posizione è più riflessiva. Potrebbe rappresentare l’interrogatorio contemporaneo dei valori della Chiesa mentre piange un momento in cui tali interrogativi erano inauditi. Le possibilità sono infinite qui.

Indole (2015)
Daniele Accossato
Il sogno diventa realtà. Questi sono gli elementi base di un’opera come “Indole” in cui un bambino è abbandonato al sogno, l’unico posto dove puoi dare forma alla sua immaginazione e al suo divertimento.

Il Pistolino degli stracci (2015)
Teresa Condito
Quest’ultima è una specie di pietra tombale che mostra l’immagine di un bambino addormentato, in cui quei piccoli animali neri sembrano tormentare la sua anima pura.

Giordano Bruno (2015)
Max Leiva
Per contrastare una tale desolazione, l’impressionante scultura di Max Leiva, un uomo incappucciato e senza volto indugia sul bordo di un precipizio. Giordano Bruno è il suo nome che appare in balia della vita e della morte.

The Eternit Rest (2015)
Pier Domenico Magri
All’improvviso l’occhio viene catturato da un’installazione festiva di Magri, di un rosa scioccante, in cui gli idoli eterni e poi caduti sono associati a Gioventù, Eternit e Fuhrer trovano consolazione nell’Arte.

Terza stanza
Per catturare l’attenzione è un impressionante cranio cinetico di vernice nera, inquietante è il contrasto tra la lucidatura a diamante e la colorazione dei denti; sembra fare un sorriso, e allo stesso tempo sfoggiare, incastonato nel suo cranio, matite colorate mentre tagliavano … è l’artista Charlie Sabrina Bertolelli.

“Desde la otra orilla” e “Paradiso Guatemalteco” (2014)
Monica Serra, Carlo Guidetti
Atmosfera suggestiva nelle opere di Monica Serra e Carlo Guidetti

Silent Night Club
Teresa Condito
Silent Night Club che incorpora colori vivaci e motivi anacronistici con un messaggio sulla società, tutto incentrato su un gioco di parole intelligente che ne riassume il significato. “Silent Night Club” è esattamente quello che sembra; è la bizzarra convivenza di figure religiose e dissolutezza contemporanea. Perfino uno sconosciuto nel “Silent Night Club”, birra e personaggi biblici risiedono in una casa delle bambole, aggiungendo giovani al tavolo già affollato pieno di religione e depravazione.

È tutto sommato una festa per gli occhi. I lustrini rosa riflettono la luce delle lampadine scintillanti, mentre il rosa adorna quasi ogni superficie. Le piume circondano la figura di un angelo d’oro in fuzz rosa caldo. I dadi punteggiano il tavolino, indicando una peccaminosa partita a poker. Le tende di chiffon rosa sono tirate indietro per rivelare un insediamento regolarmente impegnato nel Nuovo Testamento. Le uniche cose che non sono luminose e colorate sono le figure stesse. Gesù e gli apostoli, forse i Magi, risiedono qui nel Silent Night Club. La loro presenza è una chiara metafora della mortalità.

Nel frattempo, sotto la casa delle bambole, Gesù e la sua famiglia siedono in una casa più piccola priva di rosa e volant. Una luce gialla illumina l’abitazione e i suoi umili abitanti. Sotto la stravaganza del Silent Night Club, si ricorda che un tempo c’era, e forse potrebbe ancora esserci, il rispetto per ciò che è sacro.

Quarta stanza

La Grande Bouffe (2015)
Marisa Laurito, Salvatore Ruggeri per i dipinti, Luigi Cittarella per la scultura.
È questo concetto evocato dal secondo tavolo in cui vediamo solo un pezzo di spaghetti nella pentola tre pomodori tristi. Prima che una ragazza emaciata e scarna.

La Grande Bouffe affronta la mortalità diversamente dalle altre opere. Una fragola gigante si siede su un tavolo da pranzo, avvolta dalla luce blu. Davanti ad essa è posizionata una sedia e sulla tovaglia poggiano diversi pezzi di posate. Le dimensioni stesse della bacca suggeriscono che Laurito sta affrontando l’obesità. C’è solo una sedia posizionata prima del pasto. Una persona è destinata a mangiare una fragola così grande da sola? E come fa una fragola a crescere così grande? Potrebbe solo essere geneticamente modificato. Con “La Grande Bouffe”, Laurito evoca contemporaneamente i problemi dell’obesità e degli OGM.

Tuttavia, questi problemi hanno un duplice scopo. L’obesità può portare alla morte, a causa di malattie cardiache o diabete, rendendo questo tavolo da pranzo una tomba prematura. Gli OGM sono controversi, ma esiste sicuramente una scuola di pensiero che crede che siano anche mortali. Ma questa sala da pranzo è anche una tomba della tradizione illuminata. Il rispetto per la terra, per coloro che producono il proprio cibo e per il piacere di mangiare con i propri cari sembrano idee antiquate quando contrastate con lo stile di vita sostenuto dall’obesità e dagli OGM. Il fast food e gli organismi geneticamente modificati sono prodotti di un mondo che crede che l’uomo possa e debba cambiare la terra per soddisfare i suoi bisogni. Ciò che rimane nella polvere è un semplice pasto naturale preparato in casa, una casa in cui le persone possono effettivamente vedersi attraverso il tavolo e non essere bloccate dalle dimensioni del pasto consumato.

Quinta stanza

The Doubt (2011)
Garullo e Ottocento
Miky Mouse si copre gli occhi da ciò che è dentro il cubo che lo sostiene, o copre gli occhi dal lavoro che lo segue ….!?

Scandalo all’Accademia
Di Carlo Maltese
Lo scandalo all’Accademia esprime fortemente la mortalità attraverso temi religiosi e impiega colori e figure sovrapposti.

In questo lavoro, le bambole Barbie vengono mostrate in posizioni sessualmente compromettenti alla Galleria dell’Accademia di Firenze, che in realtà ho visitato in seguito durante il mio viaggio in Italia. Le barbie sono posizionate tra le colonne, come se fossero statue religiose scolpite nella pietra sulla facciata di una chiesa o di un edificio ufficiale.

Ci sono diversi valori tradizionali in gioco qui in “Scandalo”. Uno è la religione, poiché queste barbie hanno lo scopo di evocare le figure della Madonna e degli Apostoli, che spesso sono in bilico tra i pilastri delle facciate come questa. Un altro è l’arte. Forse il maltese si lamenta del declino dei modi tradizionali di arte al posto di opere d’arte scandalose e sessualmente cariche.

Il valore in pericolo potrebbe essere il rispetto per il passato. Questo sembra molto logico. Mentre Maltese eccelle nel creare nuove ed eccitanti opere, annuncia il rispetto per gli artisti che lo hanno preceduto. Si lamenta del declino nel rispetto di questi artisti, piuttosto che della ridotta popolarità del creare in modi tradizionali. Questo ha ancora più senso dopo che ho visitato Firenze.

Dinamic time’s … Summer (2015)
Maurizio Gabbana
Grande installazione luminosa a forma di piramide rovesciata in cui troviamo una serie di lampadine giocose di diversi colori e forme. Queste sono la metafora dell’illuminazione a causa dell’ingegno umano.

La Protesta (2015)
Carlo Marraffa
Fotografia di grande formato e molteplici significati quella di Carlo Marraffa nella stanza rossa, che ritrae Columbidae intento ad osservare l’andatura di un’auto che ha appena schiacciato il suo nido con la sua ruota.

“Guardian de los bosques”, “Espiritu de los espantapajaros” (2015)
Elsie Wunderlich, Elmar Rojas
I fantasmi si nascondono nelle sale delle Zattere, la stessa presenza che vagano per l’inverno nella laguna in cerca di uno sbarco. Ecco le anime di Elmar Rojas in questo dipinto.

Secondo piano
La mostra termina al primo piano, con l’autore Roberto Miniati che pone davanti al suo funerale che prima o poi tutti avremo: la toilette con le parole “I-You-Me” allude al destino ultimo che esce da ogni forma di creatività , rappresentato dal luogo sepolcrale dipinto sullo sfondo. Il tappeto e le numerose statue rimandano alla spiritualità del mondo latinoamericano, alla “culla dell’umanità” in Africa. Una figura centrale materna diventa installazione di apice, un simbolo di rinascita che evoca altresi numerosi femminicidi in Sud America, attualmente fenomeni del mondo. Ai lati dell’installazione due Supereroi come Spider Man e Batman nelle parole dell’autore “rappresentano l’invincibilità di quelle nazioni … paesi ricchi che fingono di decidere il destino delle nazioni più povere”.

Biennale di Venezia 2015
La Biennale d’Arte 2015 chiude una sorta di trilogia iniziata con la mostra curata da Bice Curiger nel 2011, Illuminazioni, e proseguita con il Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni (2013). Con All The World Futures, La Biennale prosegue la sua ricerca su riferimenti utili per esprimere giudizi estetici sull’arte contemporanea, una questione “critica” dopo la fine dell’arte d’avanguardia e “non artistica”.

Attraverso la mostra curata da Okwui Enwezor, La Biennale torna a osservare il rapporto tra arte e sviluppo della realtà umana, sociale e politica, nella pressione di forze e fenomeni esterni: i modi in cui, cioè, le tensioni dell’esterno il mondo sollecita le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i movimenti dell’anima (il loro canto interiore).

La Biennale di Venezia è stata fondata nel 1895. Paolo Baratta è stato presidente dal 2008, e prima ancora dal 1998 al 2001. La Biennale, che è all’avanguardia nella ricerca e promozione di nuove tendenze dell’arte contemporanea, organizza mostre, festival e ricerche in tutti i suoi settori specifici: Arts (1895), Architecture (1980), Cinema (1932), Dance (1999), Music (1930) e Theater (1934). Le sue attività sono documentate presso l’Archivio storico delle arti contemporanee (ASAC) che recentemente è stato completamente rinnovato.

Il rapporto con la comunità locale è stato rafforzato attraverso attività didattiche e visite guidate, con la partecipazione di un numero crescente di scuole venete e non solo. Questo diffonde la creatività sulla nuova generazione (3.000 insegnanti e 30.000 studenti coinvolti nel 2014). Queste attività sono state supportate dalla Camera di commercio di Venezia. È stata inoltre istituita una collaborazione con università e istituti di ricerca che organizzano tour speciali e soggiorni nelle mostre. Nel triennio 2012-2014, 227 università (79 italiane e 148 internazionali) hanno aderito al progetto Sessioni della Biennale.

In tutti i settori ci sono state maggiori opportunità di ricerca e produzione rivolte alle giovani generazioni di artisti, direttamente in contatto con insegnanti di fama; questo è diventato più sistematico e continuo attraverso il progetto internazionale Biennale College, attualmente in corso nelle sezioni Danza, Teatro, Musica e Cinema.