Villa Reale di Monza, Lombardia, Italia

La Villa Reale di Monza, chiamata anche Palazzo Reale di Monza, è un grande palazzo neoclassico costruito a Monza dagli Asburgo – come residenza privata – durante la dominazione austriaca del XVIII secolo.

Diventata residenza del viceré con il Regno d’Italia napoleonico, perde sempre più questa funzione durante il Regno d’Italia dei Savoia, gli ultimi reali a usarla. Attualmente ospita mostre, mostre e in un’ala anche il liceo artistico di Monza.

Voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria come residenza di campagna per suo figlio Ferdinando I, governatore della Lombardia, il Palazzo Reale di Monza rappresenta oggi un luogo importante dove arte e cultura riescono a fondere e stupire i visitatori, ma anche un gioiello che sta assumendo sempre più un ruolo fondamentale dal punto di vista naturalistico-ecologico.

Il suo parco e i suoi giardini sono, infatti, un polmone insostituibile per le centinaia di migliaia di abitanti che gravitano attorno ad esso, oltre ad essere l’unica oasi per molte specie animali e vegetali.

La costruzione della Villa, nel 1777, fu affidata all’architetto Giuseppe Piermarini mentre il luogo di residenza a nord di Monza era stato identificato dallo stesso arciduca Ferdinando. La bellezza del paesaggio, la salubrità dell’aria e la presenza di raffinate residenze nobiliari nella vicina Brianza sono state decisive per questa scelta. I lavori di costruzione e arredamento della Villa (740 stanze) furono completati nel 1780; tra il 1778 e il 1783 furono piantati i Giardini di Villa Reale, mentre nel 1805 nacque il Parco della Reggia, che si estende per quasi 700 ettari, che costituisce ancora oggi uno dei più grandi parchi storici d’Europa e il più grande tra quelli circondati da mura. La Reggia, con il suo parco, giardini, villa, case coloniche, mulini, rappresenta un complesso di inestimabile valore paesaggistico, storico, monumentale e architettonico.

Storia

La costruzione
La costruzione della villa fu commissionata dall’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo come residenza estiva per la corte arciducale di suo figlio Ferdinando d’Asburgo-Este, governatore generale della Lombardia austriaca dal 1771, che inizialmente si era stabilita a Villa Alari in Cernusco sul Naviglio, affittato dai Conti Alari. La scelta di Monza era dovuta alla salubrità dell’aria e alle comodità del paese, ma esprimeva anche un forte simbolo di legame tra Vienna e Milano, trovando il posto sulla strada per la capitale imperiale.

La commissione di costruzione, conferita nel 1777 all’architetto imperiale Giuseppe Piermarini, fu completata in soli tre anni, mentre per completare l’installazione dei giardini ben curati ci vollero alcuni anni. Successivamente, il giovane arciduca Ferdinando fece aggiunte al complesso, sempre da Piermarini e usò la Villa come residenza di campagna fino all’arrivo degli eserciti napoleonici nel 1796.

Tra i principali modelli da cui Piermarini si è ispirato sono la Reggia di Schönbrunn e la Reggia di Caserta dal suo maestro Vanvitelli. Da Schönbrunnin in particolare, viene ripreso il piano a forma di U rovesciato, che combina il forte impatto scenografico che le ali laterali danno alla facciata principale, la convenienza distributiva che prevedeva l’uso del corpo centrale per le funzioni di rappresentazione, le ali laterali per appartamenti privati ​​anticipazioni per funzioni di servizio. A tal fine, il corpo principale ha solo due piani il doppio dell’altezza delle stanze laterali dell’ala, oltre al belvedere centrale situato al terzo piano. Nelle ali destinate a funzioni private ci sono cinque piani, con due di altezza inferiore destinati ai domestici. A differenza degli altri palazzi imperiali, l’orientamento est-ovest delle facciate è preferito qui, rispetto al classico orientamento nord-sud che garantiva una maggiore radiazione solare. Impero austro-ungarico. L’estensione è vasta: 700 camere per un totale di 22.000 m².

Il periodo napoleonico
Eugenio di Beauharnais, nominato viceré del nuovo regno napoleonico d’Italia nel 1805, stabilì la sua residenza principale nella Villa che in quell’occasione assunse il nome di “Villa Reale”.

Il nuovo viceré incaricò il suo fidato architetto Luigi Canonica di apportare miglioramenti alla villa, compresa la costruzione del teatro di corte – raccolta di una struttura per musica, canto, danza e teatro – costruita nell’ala nord.

Fu sempre per volere di Beauharnais che, tra il 1806 e il 1808, il complesso della Villa e dei suoi giardini fu ampliato di dimensioni, attraverso la creazione del vasto parco recintato ora noto come Parco di Monza; infatti, fu tra il 1807 e il 1808 che l’attuale lunga cinta muraria fu costruita14 km, utilizzando il materiale di demolizione dell’antico castello visconteo.

Il ritorno austriaco
Dopo la caduta di Napoleone nel 1815, vi fu il ritorno degli austriaci, con la sua nomina a viceré di Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena nel nuovo Regno di Lombardia-Veneto. L’arciduca Ranieri era un amante della botanica ed era grazie a lui che il parco e i giardini si arricchirono di nuove e preziose essenze.

Fu sempre grazie a lui che nel 1819 fu aperta una scuola nel parco per formare giardinieri professionisti per prendersi cura dei giardini delle residenze imperiali. L’arciduca incaricò l’architetto Giacomo Tazzini di ristrutturare la villa. Ha lavorato in particolare sugli appartamenti riservati ai figli e alle figlie dell’arciduca, nonché sui pavimenti, che sono stati arricchiti con preziose decorazioni, e sui bagni. Ranieri lasciò Monza nel 1848 e per un brevissimo periodo il maresciallo Radetzky vi si stabilì.

Nel 1857 il nuovo governatore della Lombardia-Veneto arrivò all’arciduca Massimiliano d’Asburgo che lo occupò sporadicamente per soli due anni, chiudendo definitivamente il periodo austro-ungarico di Villa Reale.

Il Regno d’Italia
Nel 1868 la villa fu donata da Vittorio Emanuele II a suo figlio, il futuro Umberto I in occasione del suo matrimonio con Margherita di Savoia. La villa fu un regalo molto gradito e fu immediatamente usata dalla coppia reale; dopo la morte di re Vittorio, furono intrapresi lavori di ammodernamento commissionati dagli architetti Achille Majnoni d’Intignano e Luigi Tarantola.

A disposizione della Villa, per la casa reale e i suoi ospiti, nel 1882 fu costruita la vicina Stazione Reale sulla nuova linea ferroviaria Monza-Chiasso (ampliamento della linea Milano-Monza del 1840).

Il 29 luglio 1900 Umberto I di Savoia fu assassinato a Monza da Gaetano Bresci durante una manifestazione sportiva organizzata dal club sportivo “Forti e Liberi”. A seguito del triste evento, il nuovo re, Vittorio Emanuele III, non voleva più usare la Villa Reale, chiudendola e trasferendo la maggior parte degli arredi al Quirinale.

XX secolo
Nel 1934 con il regio decreto Vittorio Emanuele III donò gran parte della Villa ai Comuni di Monza e Milano, associati. Ma conservava ancora la parte meridionale con le stanze dell’appartamento di suo padre, il re Umberto I, sempre chiuse nella sua memoria.

Durante la Repubblica Sociale Italiana fu la sede del comando della Guardia Nazionale Repubblicana.

Gli eventi dell’immediato dopoguerra della seconda guerra mondiale provocarono occupazioni, ulteriore espropriazione e declino del monumento.

Con l’avvento della Repubblica, l’ala sud divenne un patrimonio e amministrato dallo stato. Il resto della Villa Reale è amministrato congiuntamente dai Comuni di Monza e della Regione Lombardia.

XXI secolo

La Villa Reale di Monza
Dopo un lungo periodo di deterioramento dovuto anche alla divisione delle amministrazioni, nel 2012 sono iniziati i lavori di restauro all’interno della villa, che prevede il recupero e il potenziamento del corpo centrale, il parziale recupero delle ali nord e sud, la costruzione del area tecnica all’esterno della Villa sul lato nord e il recupero del cortile d’onore all’avanguardia.

Per quanto riguarda la struttura edile, sono stati programmati il ​​consolidamento delle pareti del piano terra, il restauro e il consolidamento delle volte e dei pavimenti in legno, l’esecuzione di straordinari lavori di manutenzione per la sicurezza della corte e il restauro della pavimentazione, di il cancello e la facciata sud dell’area nord. Inoltre, il progetto prevedeva la riqualificazione del Belvedere curata dall’architetto Michele De Lucchi e il restauro delle sale al piano terra.

Al termine dei lavori, il 26 giugno 2014 la villa è stata inaugurata l’8 settembre 2014.

Al momento è possibile visitare gli appartamenti reali di Umberto I e Margherita di Savoia che conservano ancora parte dell’arredamento, nonché le sale di ricevimento e gli altri appartamenti privati ​​allestiti per la visita dell’Imperatore di Germania Guglielmo II nel 1889, per il Principe di Napoli, futuro re Vittorio Emanuele III, e per la Duchessa di Genova, Elisabetta di Sassonia, madre della regina Margherita.

La Villa, i Giardini Reali e il Parco sono gestiti da un unico Consorzio (Consorzio Villa Reale e Parco di Monza), che comprende i proprietari della villa.

Uffici decentrati dei ministeri
Dal 23 luglio 2011 ha ospitato le filiali di quattro ministeri (Economia e finanza, Riforme, Semplificazione e Turismo, inaugurati alla presenza dei ministri Giulio Tremonti, Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Michela Vittoria Brambilla).

Il 19 ottobre dello stesso anno, il tribunale di Roma ha annullato i decreti che istituivano gli uffici periferici dei ministeri di Villa Reale per comportamento anti-sindacale, dato che questi uffici erano stati istituiti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali e / o senza attivarle in anticipo, come richiesto dalla legge, informazione preventiva o consultazione con i sindacati. Con la caduta del governo Berlusconi IV, le filiali in questione furono definitivamente soppresse dal presidente Mario Monti.

Descrizione

Struttura
Piermarini crea un edificio esemplare di razionalità neoclassica adattato ai bisogni di una realtà suburbana. I tre corpi principali, disposti a forma di U, delimitano un ampio cortile d’onore chiuso alla fine dai due volumi cubici della Cappella e della Cavallerizza, da cui partono le ali inferiori degli edifici di servizio: questo definisce uno spazio razionale , costituito dalla disposizione ordinata di volumi che si intersecano ortogonalmente e che si sviluppano progressivamente in altezza. Come nella Reggia di Caserta di Vanvitelli e anche prima a Versailles, nella Villa Reale di Monza viene messo in evidenza un percorso che, attraverso un viale principale, collega la villa al centro del potere.

La decorazione delle facciate, che rinuncia a timpani, colonnati e pannelli in rilievo, è estremamente rigorosa, segnando le superfici con sottili sfumature. L’essenzialità stilistica dell’edificio è dovuta non solo a precise scelte di gusto, ma anche a ragioni politiche: la corte illuminata di Vienna ha preferito evitare un’eccessiva esposizione di ricchezza e potere in un paese occupato. Gli interni concordano anche con il principio di razionalità e semplicità che caratterizza l’intero progetto. In particolare, la loro funzionalità è curata: i corridoi, ad esempio, sono tagliati in modo da servire autonomamente vari locali utilizzati per usi diversi.

La decorazione interna è affidata ai principali maestri dell’Accademia di Brera di recente formazione, fondata per volontà arciducale nel 1776. In particolare, gli stucchi e le decorazioni delle sale di rappresentanza sono dovuti al Giocondo Albertolli ticinese, gli affreschi e i dipinti di Giuseppe Levati e Giuliano Traballesi, pavimenti e mobili nell’officina di Giuseppe Maggiolini.

Il complesso della Villa comprende la Cappella Reale, la Cavallerizza, la Rotonda dell’Appiani, il Teatrino di Corte, l’Orangerie. Al primo piano nobile si trovano le sale riunioni, gli appartamenti di Umberto I e la regina Margherita. La facciata della Villa esposta ad est si apre sui giardini inglesi progettati da Piermarini.

Restauro
La Villa Reale di Monza nel 900 dopo la morte del re Umberto I a pochi passi dalla Villa, conobbe un periodo di declino a causa delle continue occupazioni, saccheggi e degrado dovuti al totale abbandono in cui fu lasciato. Le condizioni generali della Villa sulla soglia dei lavori di restauro sono state decise e avviate, infine, nel 2012, sono state di notevole deterioramento.

Gli interventi previsti erano finalizzati al recupero e al potenziamento del Corpo Centrale della Villa Reale, al parziale recupero dell’ala nord, alla costruzione dell’area tecnica esterna alla Villa sul lato nord, alla sicurezza del cortile d’ingresso, alla gestione per l’intera durata della concessione, aree commerciali, botteghe artigiane, bar, caffè, ristoranti e spazi flessibili e multifunzionali; ha comportato sia il rinnovamento strutturale che il consolidamento delle pareti, il rinnovamento dei sistemi e i lavori di restauro dell’intera struttura decorativa, che comprende stucchi sulle volte, intonaco sulle pareti, arazzi, boiserie e pavimenti in legno. Il restauro ha comportato il sistema decorativo desiderato dai Savoia che avevano sostituito o sovrapposto.

I lavori relativi all’organizzazione edilizia includevano tutti i lavori di consolidamento e restauro delle partizioni per la chiusura dei locali (volte, pavimenti in legno, ecc.) In conformità con il progetto approvato.

La corte di ingresso è stata messa in sicurezza attraverso la costruzione di straordinari lavori di manutenzione e il tempestivo restauro della pavimentazione e del cancello, nonché interventi sulla facciata sud dell’ala nord, che ha consentito la verifica e il restauro delle finestre esterne e delle persiane, limitatamente al porzione dell’ala nord interessata dai lavori di restauro.

Infine, a causa delle esigenze di autosufficienza funzionale, il progetto prevedeva interventi per completare la scala nell’ala sud, al confine con il corpo centrale, e l’implementazione di quegli interventi necessari per l’uso di questa scala da parte degli utenti del Corpo. Centrale.
L’obiettivo principale dell’opera era integrare le antiche qualità storico-artistiche del corpo centrale della villa con funzionalità che andavano a sostenere il quadro economico dell’intervento.

In questo senso, parallelamente al recupero delle sale storiche sui piani nobili del corpo centrale, il progetto prevedeva i seguenti interventi:
la riqualificazione del pavimento del belvedere con l’ubicazione di nuovi usi;
la riqualificazione delle sale al piano terra;
adattamenti funzionali per un nuovo uso della Villa.

Piano terra
Il piano terra, originariamente destinato agli usi più diversi: stanze dei servitori, cucine, sale macchine ecc., Era stato escluso dal contesto decorativo iniziale e presenta, invece, una serie di graffiti risalenti agli anni ’20, quando il le sale hanno ospitato alcune edizioni della Biennale di arte applicata. I graffiti raffiguranti animali e fiori sono stati ripuliti e portati alla luce grazie alla rimozione di vari strati di intonaco che si sono depositati nel corso degli anni.

Piano nobile
Al primo piano nobile sono stati eseguiti lavori nella parte nord, con volte, pareti e pavimenti. Inoltre, sono stati effettuati importanti lavori di consolidamento. Per accedere al Secondo piano nobile salire dalla Scala d’Onore, anch’essa restaurata e riportata al suo antico splendore. Gli interventi hanno riguardato il marmo, il marmorino e lo stucco della volta. Vengono effettuati pulizie, consolidamenti, ricostruzioni di parti mancanti e smalti colorati. Gli stucchi completamente grigi sono stati riportati ai loro colori originali.

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Secondo piano nobile
Il Secondo piano nobile è quello che ha conosciuto gli interventi più conservativi, a volte boiserie, arazzi e pavimenti in legno. Il paino ospita gli appartamenti del Principe di Napoli, della Duchessa di Genova e degli imperatori di Germania e uno definito come riserva. Questa divisione era stata voluta dai Savoia, che avevano dato agli spazi una forma più definitiva rispetto al precedente periodo asburgico. Siamo partiti dalle volte a stucco, dove in accordo con la Soprintendenza, è stato deciso di ripristinare l’intero apparato decorativo desiderato dai Savoia. Sui pavimenti in legno abbiamo lavorato partendo da una pulizia profonda ma delicata della superficie, seguita dall’incollaggio di tutti i pannelli staccati uno per uno. Il lavoro sugli arazzi ha richiesto una ricerca storica e archivistica molto approfondita che ha permesso di riprodurre colori originali.

Belvedere
L’ultimo piano della Villa è occupato dal Belvedere, che offre una vista sul parco che circonda la Villa. È un attico classico che un tempo ospitava gli appartamenti dei domestici e le cameriere personali degli ospiti al secondo piano. Anche in questo caso sono stati necessari lavori di consolidamento: sono stati costruiti nuovi pavimenti in carpenteria metallica per riscaldamento e raffreddamento. Fu necessario costruire una scala per accedere ai piani sottostanti e inserire un nuovo ascensore, che era presente dalla fine del 19 ° secolo, ma raggiunse solo il secondo piano.

Il Serrone
Progettato e costruito contemporaneamente alla Rotonda, nel 1790, da Piermarini, si trova nella parte meridionale sinistra dell’ala laterale vicino alle case, sul lato delle cucine. Misura 100 metri di lunghezza per 6 di larghezza e 7 di altezza fino alle travi orizzontali delle capriate e prende luce da est attraverso 26 finestre ad arco e una porta ad arco attraverso la quale si accede al roseto.

Il corpo dell’edificio, in terracotta intonacata, era chiamato aranciera, citroneria, cedraja, agrumi, serra di agrumi, limonaia, serrone e conteneva piante esotiche e rare. Il tetto ha una sola falda con una pendenza verso i giardini reali e poggia su una serie di capriate a vista. La pavimentazione originale è stata sostituita con terracotta naturale.

Il Serrone è collegato alla Rotonda attraverso una porta; al momento della sua costruzione Piermarini affrontò il problema creando meccanismi di ingegneria meccanica, attraverso i quali fece scomparire le porte e attivò i giochi d’acqua all’interno e all’esterno dell’edificio: una volontà esplicita dell’arciduca, che amava stupire i suoi ospiti.

Dal 1985 la struttura è stata restaurata per diventare un museo per mostre e mostre relative all’arte moderna e contemporanea.

La villa reale oggi
L’oggetto del recente restauro è il corpo centrale della Villa Reale, che è divisa in piano terra, primo piano nobile, secondo piano nobile e Belvedere.

Il piano terra
Il visitatore che arriva a Villa Reale troverà i servizi di ristorante e caffetteria, la libreria, un laboratorio didattico, la biglietteria e il guardaroba al piano terra.

Il nobile primo piano
Al primo piano nobile di Villa Reale si trovano le Sale di rappresentanza della famiglia reale. Di spicco è la sala da ballo, l’unica sala a doppia altezza della Villa, con decorazioni sulle volte e sulle pareti, specchi in finto marmo, ricchi lampadari e pavimento in seminato veneziano.

Nell’ala sud del primo piano nobile si trovano anche gli appartamenti reali del re Umberto I e della regina Margherita, dove è possibile osservare i mobili originali dell’epoca.

Nel soggiorno della regina, l’arazzo damascato cremisi con motivi floreali e le quattro porte di vetro poste agli angoli della stanza (il sovrano doveva avere una percezione totale di chi era presente nei suoi appartamenti). La volta ospita decorazioni dorate con paesaggi ruiniani. Una piccola porta d’ingresso si collega direttamente all’appartamento del re Umberto I.

L’itinerario include una visita agli appartamenti privati ​​dei sovrani con l’ausilio di audioguide.

La pianta del secondo piano
Gli appartamenti privati ​​degli ospiti e quelli dei sovrani rappresentano le sale più significative del secondo piano nobile. A queste stanze si accede dalla grande scalinata, un trionfo di marmo con due grandi lampioni in bronzo e ferro dorato con i simboli della casa Savoia (il nodo e il motto Fert).

Il visitatore ha quindi l’opportunità di visitare l’appartamento degli imperatori tedeschi, con la particolarità del pavimento con forme geometriche che rispecchiano quelle del soffitto; l’appartamento del principe di Napoli, con il suo armadio in legno coronato da vasi intagliati e ghirlande floreali che rappresentano gli unici arredi fissi per gli appartamenti al secondo piano; l’appartamento della Duchessa di Genova, in cui spicca la parte a volta di Piermarini con l’apertura del “camino di luce” che permetteva alla luce di entrare dal pavimento del Belvedere.

Gli appartamenti privati ​​dei sovrani, d’altra parte, sono il risultato, nella sua forma attuale, dell’intervento realizzato alla fine del XIX secolo dall’architetto di corte Achille Majnoni d’Intignano, che si adattò al gusto del tempo tutte le stanze situate a destra della sala centrale, sempre destinate a questa funzione. L’appartamento di Umberto I comprende la sala, lo studio, la camera da letto, il bagno, l’armadio e l’armeria. Nell’appartamento della regina Margherita vanno citati il ​​soggiorno, la camera da letto, il bagno, l’armadio.

Belvedere
La visita termina all’ultimo piano, con una vista emozionante sul magnifico parco, da cui il nome di Belvedere. Da notare gli appartamenti dei domestici, con i suoi soffitti bassi e le stanze semplici, destinati ai domestici che si occupavano degli ospiti.

Il monumento
La Villa fu costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per suo figlio Ferdinando d’Asburgo, governatore generale della Lombardia austriaca.
Il sito, situato ai piedi delle colline della Brianza, è stato scelto anche per la sua bellezza, per la sua vicinanza a Monza e per la sua posizione strategicamente importante lungo il percorso Milano-Vienna. Il sontuoso investimento previsto per la sua costruzione – 70.000 paillettes e altri 35.000 per il parco – significava che la casa di campagna desiderata dal governatore era stata sostituita da un vero palazzo.

L’architetto Piermarini progettò un edificio a “U”, in stile neoclassico, secondo la sobria tradizione tipologica della villa lombarda, ma ispirato alla pompa e alla grandiosità della reggia di Caserta, alla cui costruzione aveva partecipato come allievo di Vanvitelli. Al corpo centrale della rappresentazione sono state aggiunte due ali laterali per il padrone e le stanze degli ospiti, e altre due sezioni perpendicolari alla parte principale, destinate a servi, scuderie e strumenti, per un totale di quasi settecento stanze.

1900 per Villa Reale Monza è il secolo in cui inizia il suo crescente abbandono, la causa del decadimento in cui oggi gran parte del patrimonio. Oltre all’uso improprio e degradante degli spazi della Villa durante le due guerre mondiali, il ventesimo secolo fu anche il momento di diverse installazioni e mostre artistiche che in vari modi contribuirono a danneggiare molte parti del Palazzo Reale.

Ad esempio, la prima edizione dell’Esposizione Internazionale di Arti Decorative, promossa nel 1923 dal Consorzio Milano-Monza-Umanitario, ebbe luogo a Villa Reale, così come le successive del 1925 e del 1927. Le 43 edizioni dell’Internazionale L’esposizione di mobili che hanno trovato alloggio proprio nella residenza reale di Monza – definitivamente rimossa solo nel 1990 – ha pesato in particolare sul primo piano e su quello nobile. Durante questi anni anche gran parte dei preziosi mobili e arredi sono stati spostati o trasferiti altrove.

La fine degli anni Novanta vide alcuni importanti passi per il recupero della Villa: nel 1996 ebbe luogo il libero trasferimento di gran parte del compendio ai Comuni di Milano e Monza e con la simultanea manutenzione dell’avant-corpo nello stato proprietà – un tempo usata come amazzone – l’ala sud e l’appartamento della regina. Sono gli anni in cui inizia il progetto di recupero di alcuni dei principali edifici milanesi come Palazzo Reale e Villa Reale e del Palazzo Reale di Monza.

Il roseto
L’edificio destinato alle serre per il servizio dei giardini della Villa, chiamato Orangerie nel progetto originale piermariniano e oggi comunemente noto come Serrone, fu costruito nel 1790. Voluto dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este in occasione del ventesimo matrimonio anniversario con Maria Beatrice Ricciarda d’Este, fu progettato sul modello dell’Orangerie del Palazzo di Schönbrunn. Situata sul lato nord della villa, era collegata ad essa attraverso un corridoio chiamato “Passaggio delle donne”. Una piccola area circolare, ora chiamata Rotonda dell’Appiani, conduceva alla grande serra.

L’ambiente, imponente per le sue dimensioni, è esposto e riceve luce da sud da una lunga serie di finestre. In esso, oltre al riparo invernale delle piante più delicate e in generale delle piante esotiche, in epoca asburgica veniva anche utilizzato per tenere vari spettacoli per la Corte.

Nella seconda metà del XX secolo, un vasto roseto fu piantato proprio di fronte al Serrone, dove ogni anno a maggio viene organizzata una competizione floreale, organizzata dall’Associazione delle rose italiane. Dopo i restauri avvenuti, l’edificio è ora utilizzato per mostre d’arte temporanee.

Il teatro
Si trova nell’ala sinistra della Villa Reale ed è costituito da una serie di stanze che occupano l’intera parte dell’ala ribassata che va dalla cappella all’angolo che collega l’edificio al Serrone.

È un vero teatro di corte, piccolo (solo 120 posti) con un palcoscenico in legno, leggermente inclinato verso gli spettatori, e uno sfondo con un soggetto mitologico creato da Appiani. Il soffitto della platea è interamente affrescato con motivi floreali, strumenti musicali e maschere dai colori vivaci, mentre il soffitto del palco ha una volta in terracotta dipinta. Due grandi colonne affrescate delimitano il proscenio e terminano con un arco all’interno al quale sono inserite cinque rosette quadrate e quattro rosette rettangolari, dipinte con colori contrastanti.

Sul lato opposto del palco si trovano la scatola reale e il balcone. Le pareti e la scatola reale sono interamente affrescate con motivi neoclassici. La parte superiore della fascia terminale delle pareti è decorata con rientranze, ovuli e fogli.

Documenti antichi testimoniano che il teatro era collegato alla Rotonda per mezzo di un lunghissimo corridoio sopra, che seguiva l’angolo dell’ala subordinata delle cucine a nord e ad est fino a incontrare il mezzanino nell’ala cappuccina settentrionale. Il teatro fu progettato nel 1806 dall’architetto luganese Luigi Canonica, allievo prediletto di Piermarini.

Il primo articolo di notizie che documenta gli spettacoli teatrali della Compagnia del Teatro Carcano a Milano è datato 3 agosto 1808.

La cappella
È una vera chiesa, rotonda con una croce greca, inserita in un perimetro esterno di forma quadrata e dedicata all’Immacolata Concezione. Piermarini sistemò la posizione della cappella all’esterno della Villa, nel punto di congiunzione tra l’ala sinistra del corpo centrale e lo sviluppo delle ali basse verso nord.

Una volta a costole rinforzata da quattro nervature che convergono in un occhio centrale privo di lanterna mostra gli studi di questo architetto sulla stabilità dei tetti a cupola.

L’interno della chiesa è molto scenico e pieno di stucchi, fregi e rosoni attribuiti ad Albertolli. Una serie di colonne e pilastri corinzi segna altari e nicchie. L’altare maggiore, sopra il quale si trova una pala d’altare raffigurante la Vergine Immacolata, è inserito in un tempietto formato da colonne corinzie sormontate da un timpano forgiato da ovoli e strisce. Le nicchie sono occupate da statue di santi.

Come tutte le cappelle di una certa importanza anche nella cappella reale è presente un organo, sebbene invisibile.

The Round
Costruita nel 1790 da Piermarini dopo 13 anni dalla realizzazione del progetto iniziale di Villa Reale, la Rotonda è l’unico elemento architettonico di forma circolare in questa struttura rigidamente lineare e quadrata. Piermarini lo concepì come una sorta di annesso scenico in cui l’arciduca poteva intrattenere gli ospiti e stupirli, mostrando porte scomparse o fontane che sgorgavano al suono della musica o caminetti rotanti azionati da meccanismi di ingegneria meccanica, facendo anche apprezzare a tutti le favolose piante esotiche realizzate da tutto il mondo. Anche in questa parte di Villa Piermarini l’antico linguaggio architettonico classico e quello del tardo Rinascimento italiano non tralasciarono.

All’interno, la Rotonda è caratterizzata da archi contrassegnati da lesene; la base e il cornicione sono fasciati. Delle quattro grandi porte, una è specchiata, per nascondere un passaggio segreto tra la Rotonda e la Villa.

Il pavimento è in marmo bianco di Carrara; il soffitto a volta ha un medaglione centrale e quattro vele alle porte. La Rotonda fu costruita nel 1791, in occasione del matrimonio ventennale degli arciduchi di Asburgo, e affrescata da Andrea Appiani, che affrontò il tema mitologico di Amore e Psiche.

Appartamenti privati
Al secondo piano ci sono gli appartamenti privati ​​degli ospiti: l’appartamento della Duchessa di Genova (madre della regina Margherita), gli appartamenti del Principe di Napoli (Vittorio Emanuele III figlio della regina Margherita e il re Umberto I) e gli appartamenti degli imperatori di Germania; queste sale rappresentano le sale più significative al secondo piano, di notevole importanza storica e artistica.

Tutti gli appartamenti sono ricchi di decorazioni e intarsi preziosi, ogni camera è finemente decorata secondo il gusto della regalità, in particolare gli appartamenti degli imperatori tedeschi suggeriscono la magnificenza e la grandiosità con cui i reali sabaudi amavano accogliere i loro illustri ospiti.

A queste stanze si accede dalla grande scalinata, un trionfo di marmo con due grandi lampioni in bronzo e ferro dorato con i simboli della casa Savoia (il nodo e il motto Fert).

A questo punto, il visitatore ha accesso all’appartamento degli imperatori della Germania, con la particolarità del pavimento con forme geometriche che rispecchiano quelle del soffitto; l’appartamento del Principe di Napoli, con il suo guardaroba in legno coronato da vasi intagliati e ghirlande floreali, il letto pieghevole del valletto del Principe di Napoli, ancora visibile nei periodi in cui la realizzazione delle mostre glielo consente; l’appartamento della Duchessa di Genova, in cui spicca la porzione a volta di Piermarini con l’apertura del “camino di luce” che permetteva alla luce di entrare dal pavimento del Belvedere, la parete di legno da cui, si dice, la Duchessa intercettava sui discorsi delle dame di compagnia e sugli appartamenti degli imperatori tedeschi con la singolarità del soffitto specchiato sul pavimento.

Libreria
In un lungo corridoio di uscita al piano terra, la Biblioteca della Villa Reale ti aspetta con libri, guide e merchandising di alta qualità.

Troverai una vasta gamma di prodotti dedicati alle mostre in corso, ma anche un’attenta selezione di opere di editori italiani e internazionali e le caratteristiche tematiche della Villa e della sua storia. Oltre ai cataloghi delle mostre temporanee organizzate.

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