Reggia di Venaria Reale, Torino, Italia

Il Reggia di Venaria Reale è un ex residenza reale e giardini situati a Venaria Reale, vicino a Torino, nella città metropolitana di Torino, nella regione Piemonte, nel nord Italia. Con 80.000 m² nell’area del palazzo e oltre 950.000 m² nei locali, è uno dei più grandi palazzi del mondo. È una delle residenze della casa reale di Savoia, inclusa nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1997.

Restaurata alla magnificenza barocca a cui fu ispirata a metà del 1600 dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, la Reggia di Venaria è ancora una volta un simbolo di modernità e cultura. Dalla sua apertura nel 2007, dopo due secoli di abbandono e decadenza e otto intensi anni di restauro, La Venaria Reale è diventata uno dei cinque siti culturali più visitati d’Italia.

Il palazzo di Venarìa fu progettato dall’architetto Amedeo di Castellamonte. Fu commissionato dal duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera di Torino.

Lo stesso nome in latino del palazzo, Venatio Regia, deriva dal termine palazzo di caccia. Al villaggio si unirono molte case e palazzi di operai e cittadini comuni che volevano vivere nei dintorni del palazzo, fino a quando Venaria Reale divenne un comune autonomo nella provincia di Torino.

La scelta del sito, ai piedi delle Valli di Lanzo, è stata favorita dalla vicinanza dei vasti boschi chiamati Gran Paese, ricchi di selvaggina: un territorio che si estende per cento chilometri fino alle montagne alpine, raggiungendo il sud e l’est vicino della capitale.

Il palazzo monumentale ospita alcuni dei migliori esempi di barocco universale: la Sala di Diana progettata da Amedeo di Castellamonte, la Grande Galleria e la Chiesa di St. Hubert, il grandioso complesso delle Scuderie Juvarra progettato da Filippo Juvarra nel 18 secolo, le sontuose decorazioni e la spettacolare Fontana del maschio nella Corte d’Onore sono la cornice ideale per il Teatro di Storia e Magnificenza, la mostra permanente dedicata alla Savoia che porta il visitatore lungo un sentiero lungo quasi 2.000 m , dal piano seminterrato al piano nobile della Reggia.

Vista dall’alto, la Reggia e i Giardini coprono una superficie di 950.000 metri quadrati di architettura e parco senza ostacoli. Si trovano nel cuore di una vasta tenuta costituita dalle Scuderie Juvarra (un centro espositivo di 5.000 mq nella Citroniera e nelle Grandi Scuderie); il Centro di Conservazione e Restauro (ospitato nelle ex Scuderie Alfieri); il centro storico, il Borgo Castello e la Cascina Rubbianetta (oggi sede del prestigioso Centro Ippico Internazionale) incastonati tra boschi e castelli che punteggiano i 6.500 ettari di verde nel vicino Parco della Mandria.

I giardini appaiono oggi come una combinazione perfettamente bilanciata di elementi antichi e moderni, in uno scenario sconfinato in cui reperti archeologici e opere d’arte contemporanea dialogano in armonia. Un complesso progetto di restauro ha portato, per un periodo di otto anni, alla ricostruzione del paesaggio e dei suoi monumenti storici che ha anche tenuto conto dell’estetica moderna e delle esigenze contemporanee con importanti opere d’arte dei maestri contemporanei Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo.

Storia
Probabilmente l’idea di creare un palazzo a Venaria è nata da Carlo Emanuele II di Savoia dall’esempio del Castello di Mirafiori (o Miraflores), un luogo destinato alla moglie del duca Carlo Emanuele I, Catherine Michela d’Asburgo situata nel quartiere che quel palazzo avrebbe poi preso il nome di Mirafiori.

Carlo Emanuele II, volendo anche creare un palazzo che fosse legato al suo nome e quello di sua moglie, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, acquistò i due piccoli villaggi di Altessano Superiore e Inferiore dalla famiglia milanese di origine Birago, che aveva qui ha creato importanti piantagioni. Il luogo fu in seguito ribattezzato “la Venaria” perché destinato al divertimento di caccia.

I lavori furono pianificati dal 1658 e affidati agli architetti Amedeo di Castellamonte e Michelangelo Garove. I lavori continuarono nel tempo fino almeno al 1675, quando il villaggio di Venaria (realizzato con un piano progettato per disegnare un Collare dell’Annunciazione) e il Palazzo erano già in gran parte completati. In particolare, il palazzo di Diana, il cuore della struttura. In ogni caso, i lavori non si fermarono e, anzi, continuarono nel tempo: dopo il 1 ° ottobre 1693 i francesi distrussero alcuni edifici, Vittorio Amedeo II concesse un ulteriore intervento sul palazzo che fu ristrutturato secondo i canoni francesi, nel tentativo imitare il sontuoso esempio della Reggia di Versailles oltre le Alpi.

Ulteriori danni furono inflitti durante l’assedio di Torino nel 1706, quando i francesi di Louis d’Aubusson de la Feuillade vi risiedettero, danneggiando molte strutture destinate, in questo periodo, al soldato: Vittorio Amedeo II, vista la morte di Garove , affida il progetto a Filippo Juvarra che costruisce strutture come la Scuderia e la chiesa di Sant’Uberto. Nel 1739, tre anni dopo la morte di Juvarra, Carlo Emanuele III affidò a Benedetto Alfieri il compito di espandere la stalla e costruire gallerie di comunicazione all’interno del complesso.

Anche nella dominazione napoleonica il palazzo subì gravi trasformazioni, in particolare i giardini, distrutti per renderlo un campo di parata: infatti, l’intero complesso fu trasformato in caserma e, con la Restaurazione, questa destinazione fu mantenuta. Il complesso è stato anche confermato come il centro nevralgico della cavalleria sabauda, ​​che ospita, tra l’altro, una scuola di equitazione militare di prestigio europea (all’interno della quale si svilupparono metodi innovativi di equitazione, combattimento, raggruppamento) e un allevamento di cavalli. delle guerre napoleoniche fino al 1978 il palazzo fu utilizzato per scopi militari causando un progressivo degrado.

Il restauro
«Il recupero del palazzo reale di Venaria Reale è considerato uno dei più grandi siti di restauro europei in quanto non è solo il restauro di un complesso architettonico, ma il recupero urbano di un intero territorio che comprende la città di Venaria, il suo centro storico, la sua fattibilità, le infrastrutture, il Borgo Castello della Mandria con il suo parco, le circa 30 case coloniche e ville interne, il recupero di terreni abbandonati ora convertiti in giardini. »
(Francesco Pernice, Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici del Piemonte e coordinatore tecnico del restauro di Venaria Reale, 24 luglio 2007)

La svolta avvenne nel 1978 quando il palazzo fu venduto alla Soprintendenza per i lavori di restauro. Un’esortazione vibrante e motivata per iniziare senza indugio il necessario restauro radicale del manufatto è arrivata da Federico Zeri che, in una trasmissione televisiva dedicata a Venaria, ha mostrato al pubblico lo stato di intollerabile degrado in cui il sito stava riversando. Nel 1998 sono iniziati gli imponenti lavori di restauro con il rilascio di fondi nazionali ed europei. Le opere, pari a una spesa di oltre 280 milioni di euro, riguardano un’area di 250.000 m² di edifici e 800.000 m² di aree non coltivate trasformate in giardini secondo i piani originali. Questi interventi sono stati resi possibili anche grazie ai fondi del Lotto Game, sulla base di quanto regolato dalla legge 662/96. L’inaugurazione del complesso si è tenuta il 13 ottobre,

Nuovi spazi vengono periodicamente recuperati e inaugurati, come la Citronière e le Scuderie aperte al pubblico nel 2009. Nel 2011, in occasione del 150 ° anniversario dell’Unità d’Italia, il palazzo e i giardini hanno ospitato mostre ed eventi dedicati per l’eccellenza del paese. Il palazzo di Venaria è gestito dalla Struttura flessibile del Complesso Venaria Reale diretta da Alberto Vanelli. Sempre in un’ala del palazzo fu inaugurata la scuola di restauro della Venaria Reale.

Il complesso buliding
Il complesso è imponente: entrando dall’ingresso principale si è accolti nel cortile d’onore, al centro del quale sorgeva una fontana chiamata cervo, la facciata principale in gesso con cornucopie, conchiglie e frutti è sul lato destro come “sfregiato” “da una caesura di mattoni a vista che delimitano la parte seicentesca da quella settecentesca, a seguito dell’intervento del primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte.

La parte sinistra del complesso presenta l’intervento dell’architetto di corte secondo Michelangelo Garove 1699-1713 in sintesi la costruzione di due torri con tetti chiamati “Mansart” ricoperti di scandole, piastrelle pentagonali in ceramica multicolore, unite da una Grande Galleria erroneamente indicata nella metà del XX secolo, come quello di Diana. Il pittore Giacomo Casella eseguì la decorazione pittorica della sala del tempio di Diana con suo cognato Giovanni Andrea Casella: Britomarte consegnò un tempio a Diana, dagli anni 1660-1663.

All’interno c’erano stucchi, statue, dipinti (secondo Castellamonte, oltre quattromila dipinti), realizzati da artisti di talento, tra cui Vittorio Amedeo Cignaroli, Pietro Domenico Olivero e Bernardino Quadri. Alle pareti spiccano rappresentazioni del gioco che stabiliscono un riferimento alla funzione venatoria della struttura. Le decorazioni in stucco sono spesso dovute all’arte dell’intonacatore Pietro Somazzi, in stanze trasformate in un periodo successivo, o in stanze all’interno del palazzo di Diana e nelle stanze comunicanti con il padiglione eretto da Michelangelo Garove, dove c’è un vero trionfo di capacità esecutiva. Nel 1718 in Pietro Filippo Somazzi ottenne l’esecuzione degli stucchi della galleria, su progetto dell’architetto Filippo Juvarra.

Per illustrare il complesso del palazzo, esiste un modello estremamente accurato creato da Carlo Costantini.

Il Palazzo
La Venaria Reale è un grande progetto culturale permanente che offre opportunità di conoscenza e intrattenimento culturale. La Venaria Reale è una grandiosa proprietà alle porte di Torino. Comprende 80.000 metri quadrati di superficie del pavimento nella Reggia e 60 ettari di giardini, adiacenti all’antico borgo veneto del 17 ° secolo e ai 3000 ettari recintati del Parco della Mandria. È un capolavoro naturale e architettonico che è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997. Ha riaperto al pubblico nel 2007 dopo aver completato il più grande progetto di restauro culturale dell’UE fino ad oggi.

Il palazzo monumentale, ospita alcuni degli esempi fi nidi del barocco universale: l’incantevole Sala di Diana progettata da Amedeo di Castellamonte, la Grande Galleria mozzafiato e la solenne Chiesa di St. Hubert, il grandioso complesso delle Scuderie Juvarra progettato da Filippo Juvarra nel 18 ° secolo, le sontuose decorazioni, il famoso Bucentaur e la spettacolare Fontana del maschio nella Corte d’Onore.

Questi forniscono uno scenario unico per il Teatro di Storia e Magni fience, l’esposizione permanente – lunga quasi 2000 m – dedicata alla Casa Savoia, che si estende dal piano interrato al piano nobile della Reggia.

Il castello di La Mandria
Circondati dal verde lussureggiante del Parco della Mandria, gli appartamenti reali del Borgo Castello offrono un affascinante collegamento tra l’ambiente naturale e la Reggia. Legato al destino e alla storia della Reggia di Venaria fino al XIX secolo, il Castello di La Mandria divenne il rifugio personale di Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1859.

Gli splendidi appartamenti reali oggi visibili sono stati costruiti di fronte al Castello, che era l’edificio più significativo presente nel Parco.

Gli appartamenti sono composti da 20 camere che offrono approfondimenti sulle scelte e sui gusti del re. Ora aperti al pubblico, dipingono un ritratto intrigante di questa figura carismatica del Risorgimento italiano. Fu al Castello di La Mandria che il re trascorse parte della sua vita personale con la moglie morganatica, Rosa Vercellana (conosciuta come “Bela Rosin”), che fu fatta Contessa di Mirafiori e Fontanafredda.

I Royal Apartments sono completamente rinnovati e contengono oggetti preziosi, opere d’arte, tessuti, mobili e arredi delle antiche collezioni sabaude che consentono ai visitatori di apprezzare il gusto del primo re d’Italia.

Le residenze reali della casa di Savoia
Torino ospita numerosi castelli e palazzi reali di notevole valore storico e artistico, che fanno parte di un piano di progettazione architettonica e urbana destinato a creare una cornice ideale per la città. Sono conosciute collettivamente come la Corona delle delizie della Savoia, una definizione che risale al tempo in cui furono costruite, tra il XVI e il XVII secolo, indicando un gruppo di proprietà per il tempo libero che raddoppiarono come centri di potere e controllo territoriale per i sovrani.

La Corona delle Delizie consisteva di una quindicina di maestosi palazzi che comprendevano giardini e opere d’arte per competere per bellezza e grandiosità con le più opulente residenze reali europee dell’epoca. Alcuni di essi furono gradualmente abbandonati e alla fine sarebbero scomparsi, come nel caso del Regio Parco e del Castello di Mirafiori, ma per fortuna la maggior parte di essi è ancora in atto oggi e sono diventati parte del nostro patrimonio comune e dei siti patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Il più grandioso e famoso è La Venaria Reale, un complesso monumentale risalente alla metà del XVII secolo. La tenuta è composta da 80.000 mq Palazzo, 60 ettari di giardini, 3000 ettari di parco recintato e protetto (il Parco della Mandria) e il centro storico adiacente. Insieme formano un unico continuum architettonico e ambientale che offre un brillante esempio di barocco europeo.

Oltre a La Venaria, altre importanti residenze reali includono l’imponente Castello di Moncalieri sulla collina di Torino e la Loggia di caccia Stupinigi nelle vicinanze, un altro straordinario esempio di complessità artistica finemente decorata dal geniale architetto Filippo Juvarra. Altre gemme notevoli sono lo storico Castello di Agliè nel Canavese e il Castello di La Mandria, vicino alla Reggia di Venaria, con i loro parchi e collezioni, che forniscono illustrazioni di eventi storici in diversi punti nel tempo fino al 20 secolo.

Oggi le Residenze Reali della Savoia si sono unite come una “destinazione esotica” romanzo, unica, imperdibile in Italia, offrendo un’esperienza culturale diversa e costantemente rinnovata: una visita che richiede almeno un fine settimana per apprezzare davvero il loro naturale e bellezza storica, accompagnata dalle prelibatezze locali che abbondano in queste aree.

The Royal Apartments
I Royal Apartments sono completamente rinnovati e contengono oggetti preziosi, opere d’arte, tessuti, mobili e arredi delle antiche collezioni sabaude che consentono ai visitatori di apprezzare il gusto del primo re d’Italia.

Le decorazioni e i mobili sono stati scelti dall’architetto di corte Domenico Ferri, che ha optato per motivi figurativi che sono stati perfettamente conservati nelle varie sale.

Le sale che compongono gli Appartamenti Reali del Castello ospitano le ricche collezioni commissionate da Vittorio Emanuele II di Savoia e sono state completamente rinnovate secondo la documentazione archivistica.

Grazie a finanziamenti straordinari, sono stati completamente restaurati più di 100 capolavori d’arte, 1200 metri quadrati di decorazioni, 60 mobili, 130 metri quadrati di tessuti precedenti e 80 metri quadrati di elegante carta da parati.

Capolavori barocchi
La Reggia vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale, capolavori assoluti di architettura, arte e paesaggio.

La grande galleria
Uno dei progetti più notevoli dell’architetto Filippo Juvarra alla Reggia di Venaria consisteva nella costruzione dell’ala meridionale ideata da Michelangelo Garove.

La Galleria, che collegava gli appartamenti del re a quello del principe ereditario, è uno degli spazi più sorprendenti e spettacolari del complesso. Le sue magnifiche decorazioni sono opera di Pietro Filippo Somasso, Giuseppe Bolina, Antonio Papa e Giovambattista Sanbartolomeo. Anche la dimensione della Galleria è notevole: 15 metri di altezza al centro della volta, 80 metri di lunghezza e 12 di larghezza.

Sotto l’occupazione francese il pavimento originale fu trasferito alla Galleria Beaumont di Torino. L’attuale piano risale al 1995 e replica il design di Juvarra.

Una delle peculiarità della Grande Galleria sta negli splendidi effetti di luce creati da 44 alte finestre e 22 “occhielli” (aperture ovali all’interno, ma rettangolari all’esterno) sul soffitto. Le luci e le ombre che ne risultano esaltano ulteriormente le ricche decorazioni e le due elaborate esedre alle estremità, non mancando mai di suscitare stupore in tutti i visitatori.

La sala di Diana
La Sala di Diana si trova nel cuore del palazzo con lo stesso nome, dove i visitatori una volta arrivati ​​dopo aver attraversato il cortile d’ingresso e la corte d’onore. Subito sotto sono sette dei dodici enormi ritratti equestri originali dei Duchi di Savoia e dei loro cortigiani di vari pittori. Nel registro inferiore si trovano dieci dipinti di Jan Miel sul tema della caccia (caccia al cervo, la lepre, l’orso la volpe, il cinghiale; la morte del cervo; i boschi; il raduno prima della caccia; l’inseguimento ; la curea o la cura dopo l’uccisione).

Nel 17 ° secolo, sontuosi ricevimenti e balli furono organizzati nella Sala di Diana, che si trova al crocevia della vista prospettica di Castellamonte che inizia dal centro storico ad est e continua attraverso la sala e 1,5 km a ovest in i giardini. Segna anche il punto centrale della linea che parte dall’inizio di Via Maestra nel centro storico di Venaria fino alla fine del Vicolo Centrale nei Giardini, dove un tempo sorgeva il Tempio di Diana.

La chiesa di St. Hubert
Commissionato da Vittorio Amedeo II, fu costruito tra il 1716 e il 1729. Juvarra concepì un’imponente serie di spazi su una pianta a croce greca, con due grandi altari alle estremità del transetto e quattro cappelle lungo le linee diagonali che sono rotonde all’interno, ma poligonale all’esterno.

Dopo la morte di Michelangelo Garove nel 1713 seguì nel 1716 la ricostruzione da parte di Filippo Juvarra della Gran Galleria e in parallelo la costruzione della chiesa di Sant’Uberto (1716 – 1729), posta tra gli edifici per non consentire la costruzione della cupola , che fu affrescato come un trompe-l’œil all’interno, le scuderie e la betoniera (1722-1728), nonché un riarrangiamento in stile francese delle facciate.

Le ultime opere furono eseguite tra la seconda metà del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo (scuderie e maneggi, scalone del palazzo di Diana, galleria di Sant’Uberto) dopo di che il palazzo fu quasi dimenticato a favore della casa di caccia di Stupinigi (1729), più in linea con i nuovi gusti delle corti europee.

Le ricche decorazioni, insieme a un uso attento di luci e ombre, creano un effetto davvero straordinario. Il protagonista indiscusso della Chiesa è l’Altare maggiore di Giovanni Baratta. Sembra sospeso, quasi immerso nella luce che brilla dal tabernacolo sorretto da angeli di marmo. L’altare si estende in altezza tra le due colonne centrali nella rientranza creata dall’abside.

La luce che penetra dalle ampie vetrate dietro esalta ulteriormente i colori e i toni dell’altare. Baratta ha anche scritto i quattro statuti dei Dottori della Chiesa che si trovano nelle nicchie centrali: Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, Sant’Anastasio e San Giovanni Crisostomo. Gli altari laterali sono caratterizzati da quattro grandi pale d’altare di famosi pittori di scuola romana.

I passaggi architettonici dalla Chiesa alla Reggia non furono completati da Juvarra, ma furono completati da Benedetto Alfieri sotto Carlo Emanuele III. Alfieri progettò anche la scala monumentale che portava alla tribuna della Chiesa.

I giardini
I giardini del palazzo sono completamente scomparsi da quando i francesi di Napoleone li hanno trasformati in una parata: un’opera estremamente significativa del complesso è andata perduta per sempre. Rimangono i disegni d’epoca, che mostrano lo splendido giardino all’italiana diviso in tre terrazze collegate da spettacolari scalinate e architetture (come la torre dell’orologio del primo cortile) che le collegano: la fontana di Ercole, il teatro dell’emiciclo e il parterre.

Solo di recente Venaria Reale ha visto rinascere la sua cornice naturale, grazie alle opere che stanno interessando la struttura (scuderie, palazzo di Diana, ecc.). I settori che sono già stati completati sono stati messi a disposizione del pubblico, inoltre parzialmente danneggiati dalla violenta tempesta del giugno 2007. Nel Parco del Basso sono visibili alcune opere di Giuseppe Penone, in netto contrasto con la struttura barocca del complesso: tra loro, il tronco di un cedro, alto dodici metri, da cui fuoriescono i fumi delle centrali termiche dell’edificio.

Nel 2019 i giardini Venaria sono stati premiati con la 17a edizione del concorso Parco più bello d’Italia (categoria “parchi pubblici”).

Collezione

I dipinti del re
In tre eleganti sale dell’appartamento del 17 ° secolo della Principessa Ludovica, accanto alla Sala di Diana, una mostra presenta prestigiose opere del XVI e XVII secolo in prestito dalla Galleria Sabauda del Polo Reale di Torino.

27 preziosi dipinti di celebri artisti (da Guido Reni a Guercino, da Rubens a van Dyck, Brueghel il Vecchio e Brueghel il Giovane) compongono un elegante spettacolo che è un tributo alla superba “galleria” della Reggia, la collezione d’arte dei sovrani di Savoia.

Le belle arti.
Dalla collezione permanente e dai depositi della Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino, la prestigiosa Accademia di Belle Arti.

Il display offre un nuovo e suggestivo scenario per tele e sculture che illustrano quattro secoli di “conoscenza artistica” (dal 16 ° al 20 ° secolo) e serve anche a sottolineare l’importanza del processo di apprendimento per acquisire una varietà di abilità artistiche attraverso contatto con capolavori del passato.

L’Atelier of The Arts, il nuovo spazio ai piani superiori del Palazzo di Diana dedicato a questa mostra, vanta anche una stella ospite molto speciale: il grande maestro Paolo Veronese con due straordinari dipinti recentemente attribuiti a lui che riflettono i temi chiave del display , ovvero Allegoria con una sfera armillare e Allegoria della scultura.

Esposizioni

Display permanente
La mostra permanente della Reggia, intitolata Teatro di storia e magnificenza, è un viaggio attraverso la storia e l’arte della Savoia che porta i visitatori in una passeggiata di 2.000 metri dal piano terra al piano nobile del Palazzo Reale. La visita inizia nell’imponente Sala di Diana del XVII secolo e prosegue attraverso l’elegante Grande Galleria fino a una colonna sonora composta da Brian Eno, la solenne Chiesa di St. Hubert, i capolavori architettonici del XVIII secolo di Filippo Juvarra e le loro sontuose decorazioni a stucco, e Peopling the Palaces – una serie di suggestive installazioni multimediali di Peter Greenaway sulla vita di corte.

Nel destino di Venaria c’è un tempo di splendore e prosperità e un tempo di abbandono, declino e dispersione di tutti i suoi arredi. L’identità di questo luogo è caratterizzata innanzitutto da un processo di accumulo, seguito da sottrazione. Nell’ultimo decennio il progetto di restauro ha ripercorso e ricreato l’antica disposizione dei Giardini e ripristinato gli imponenti spazi e la grandiosa architettura del Palazzo, mentre la collezione artistica e gli arredi rimangono inesorabilmente scarsi, negati dagli eventi della storia. Gli antichi percorsi verso l’infinito e le rovine scoperte dei Giardini furono ripristinati con nuove piante e arricchito da opere d’arte contemporanea:

Il display è una presentazione della dinastia che ha concepito e ampliato la Reggia. Personaggi storici e membri della Corte – creati dal genio artistico di Peter Greenaway – accompagneranno il visitatore anche sul Piano Nobile, attraverso le sale del 17 ° secolo ricreate fedelmente della tenuta di caccia originale e il Palazzo dei Re, fino al via cerimoniale del 18 ° secolo. In questo modo i visitatori potranno vivere veramente questo antico e straordinario Palazzo come loro, nel miglior senso possibile.

Il Teatro di storia e magnificenza è organizzato in due sezioni:

Teatro di storia
Il piano seminterrato, caratterizzato dagli affascinanti spazi che un tempo ospitavano la cucina della corte, i magazzini e i locali di servizio, illustra fatti storici significativi, temi ed eventi riguardanti la Savoia, dalle sue origini mitologiche nell’anno 1000 ai primi del XIX secolo, quando il ramo principale della famiglia si estinse. Le ultime sale prima di salire al Piano Nobile presentano la trasformazione che la Reggia ha subito nel tempo a partire dal progetto di Castellamonte, con una “storia di idee incompiute” particolarmente intrigante, che illustra i piani di Garove, Juvarra e Alfieri che non sono mai stati realizzati .

Teatro della Magnificenza
La mostra continua con una grande Promenade à la cour attraverso gli appartamenti del Duca e della Duchessa di Savoia, gli appartamenti del Re e della Regina, la Grande Galleria, la Rotonda Alfieri e la Chiesa di St. Hubert. Questo era il “percorso cerimoniale” che caratterizzava il Palazzo del XVIII secolo e che i visitatori di oggi sono invitati a scoprire, ottenendo l’accesso ai vasti spazi della Reggia e ammirando la sua architettura unica.

Più di 500 opere d’arte tra cui dipinti, sculture, arazzi, mobili, lampadari, tappeti, striscioni, argenteria, tabacchiere, orologi e strumenti musicali – alcuni dei quali veri e propri capolavori – suggeriscono l’arredamento originale e ricreano l’atmosfera antica della corte e lo stile del XVII e XVIII secolo. Le Grandi Scuderie di Juvarra con il Bucentaur segnano la fine dell’esposizione permanente della Reggia.

Dettagli architettonici restaurati, panorami inaspettati e mozzafiato, ampi spazi, arazzi e riferimenti storici: ancora una volta, i visitatori sono invitati a immergersi nella magica atmosfera della vita a Court per uno straordinario viaggio attraverso la cultura e le attività del tempo libero di oggi.

Spazio espositivo
Le mostre temporanee alla Reggia di Venaria sono organizzate in due spazi: le Scuderie Juvarra e le Stanze delle Arti.

Le scuderie Juvarra
L’edificio del 18 ° secolo che ospita la Citroniera (aranciera) e le Grandi Scuderie è una costruzione sbalorditiva di dimensioni impressionanti e design architettonico: è qui che si svolgono importanti mostre internazionali. Costruita nel 1722-27 da Filippo Juvarra, la Citroniera – originariamente utilizzata per conservare le piante di agrumi – e le Grandi Scuderie formano un imponente edificio che copre una superficie di 5.000 mq. area, ciascuna delle quali misura 140 metri di lunghezza, quasi 15 m di larghezza e altezza. Questo è il più grande spazio espositivo nella Reggia di Venaria.

Il budget originale per la sua costruzione è stato ampiamente superato, e gli imprenditori si sono lamentati per questo senza risparmiare elogi per questa impresa architettonica: “Ci hanno fatto costruire un edificio di straordinaria altezza (…) più simile a un magnifico tempio che a una stalla e un aranceto ”. Quest’ultimo, originariamente concepito come un deposito per piante ornamentali di agrumi in inverno, offre uno scenario magnifico al Giardino dei Fiori e il suo ingresso principale è allineato con uno dei vicoli più lunghi: il Royal Alley. All’interno la Citroniera appare come un’enorme serra con grandi finestre che si aprono a sud per massimizzare l’esposizione al sole.

La citroniera
Arrivando dai Giardini o dalla Libreria, i visitatori entrano nella Citroniera e si ritrovano in una navata centrale riccamente decorata ed eccezionalmente luminosa. Questo spazio è stato progettato per ispirare timore reverenziale in virtù delle sue considerevoli proporzioni e dei suoi effetti di plastica e chiaroscuro: le nicchie che punteggiano le pareti laterali aggiungono un grande flusso dinamico al guscio esterno di questo edificio. A sud le aperture ad arco sono sormontate da oculi o rientranze rotonde per massimizzare la luce e il calore in inverno, a nord le stesse strutture architettoniche sono replicate sulla parete divisoria che separa questo spazio dalle stalle adiacenti in un trompe-l ‘effetto olio.

Juvarra aveva originariamente progettato una ricca serie di decorazioni in stucco per strisce di pilastri, nicchie e aperture come quelle della Grande Galleria: tuttavia furono solo parzialmente completate e scomparvero nel 19 ° secolo.

Le grandi stalle
Le Grandi Scuderie un tempo ospitavano fino a 160 cavalli: disegni dettagliati di antichi maestri falegnami documentano ancora le scatole di legno, ora perdute. Le straordinarie dimensioni di questo spazio – molto più grandi delle scuderie trovate in altre residenze reali in tutto il Piemonte e paragonabili solo alla costruzione costruita da Jean Auber nel 1719 a Chantilly per il Grande Condé – testimoniano il ruolo chiave che i cavalli hanno giocato nel sontuoso coreografia delle cacce reali e delle ambizioni dei committenti.

Le stanze delle arti
Le stanze al piano superiore della Reggia non erano mai state aperte al pubblico e erano di gran lunga le più gravemente danneggiate: mancavano pavimenti e intonaci, l’acqua piovana gocciolava dalle fessure nel soffitto e i test completi che venivano effettuati indicavano che i successivi interventi avevano quasi completamente cancellato le caratteristiche storiche di queste sale.

La scala monumentale di Piacenza
Nel 1788, in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta, con Maria Teresa d’Asburgo-Este, fu deciso di costruire un nuovo appartamento al primo piano del palazzo. Era quindi necessario costruire anche una scala di collegamento. Progettata dall’architetto di corte Giuseppe Battista Piacenza (1735-1818), la scala scompare nella facciata, adattandosi a un precedente piano di Michelangelo Garove.

Questa aggiunta, che si è rivelata estremamente stimolante da un punto di vista strutturale, ha anche svelato tracce delle modanature del cornicione sulla facciata storica preesistente sopra il soffitto crollato della scala. Un accurato restauro artistico ha ripristinato con successo le delicate tonalità settecentesche degli stucchi e degli intonaci marmorino.

La nuova scala
La costruzione della nuova scala che collega i giardini occidentali con le nuove Sale delle arti ai piani superiori e quest’ultima con le sale espositive al piano terra, fa parte di un lungo e complesso progetto per recuperare lo splendore storico e architettonico della Reggia. La scala si snoda come un nastro d’acciaio e corre lungo la frattura della facciata del Palazzo di Diana rivolta verso la Corte d’Onore, che segna il punto di congiunzione tra le parti del 17 ° e 18 ° secolo dell’edificio. I suoi 120 gradini, gli sbarchi e le aperture sono rivestiti in legno proveniente da travi originali recuperate dalla Reggia e dal Castello di Aglié.

La natura complessa e integrata della Reggia non consente progetti di restauro individuali: il restauro dei piani superiori ha richiesto il rinnovamento della scala monumentale costruita alla fine del XVIII secolo dall’architetto Piacenza per collegare la Corte d’Onore con gli appartamenti del Duchi d’Aosta, mentre il restauro delle sale al primo piano rivela oggi una vista straordinaria e inaspettata dei Giardini.

Il centro per la conservazione e il restauro
Nell’area delle ex scuderie, su un’area di circa 8000 metri quadrati, si trova uno dei principali centri di restauro italiani, costituito da una serie di laboratori dedicati alla diagnostica, al restauro e alla conservazione delle opere d’arte.

I lavori di restauro
L’appartamento nuziale di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e Maria Teresa d’Austria-Este fu originariamente costruito nel 1788-89 dagli architetti di corte Giuseppe Battista Piacenza e Carlo Randoni e seguì il gusto neoclassico dell’epoca. Hanno partecipato al progetto anche famosi scultori del legno – Giuseppe Maria Bonzanigo, Francesco Bolgiè, Biagio Ferrero, Giuseppe Gianotti. Oggi non rimane traccia delle stanze originali, ad eccezione della maggior parte dei disegni del progetto. Parte delle decorazioni originali si trovano oggi in altre residenze sabaude, mentre un comò è conservato nella Loggia di caccia Stupinigi.

I lavori di restauro che sono stati recentemente completati hanno adottato moderne tecnologie per mantenere l’unità architettonica dell’appartamento e hanno posto l’accento sulle rimanenti decorazioni ed elementi architettonici originali. I lavori di restauro hanno portato alla luce decorazioni della fine del XIX secolo fatte dai militari che testimoniano l’uso di questa zona come caserma e forse come sala riunioni. Le decorazioni consistono principalmente in vittorie militari, scudi, lance e caschi. In particolare uno stemma sabaudo si distingue per le sue decorazioni floreali simili a quelle scoperte nella corte principale della Fontana di Nettuno nel Borgo Castello di La Mandria. Disegni sono stati scoperti in un’altra stanza che raffigura draghi su uno sfondo a scacchi.