Appartamento Reale, residenza di caccia di Stupinigi

Nel diciottesimo secolo, Stupinigi non era una vera residenza, nel senso di un luogo in cui sovrani e tribunali si trasferivano per soggiorni più o meno lunghi. I sovrani sabaudi risiedettero a Torino solo per pochi mesi, normalmente da Natale a Pasqua: dopo di che iniziarono a spostarsi nel circuito di residenze che circondava la capitale, alternando tali soggiorni con viaggi fuori dal Piemonte (soprattutto in Savoia e, più raramente, nella zona di Nizza). Le loro residenze principali rimasero la Venaria e Moncalieri fino alla fine del XVIII secolo. Stupinigi era normalmente utilizzato come capanno da caccia, ed era un luogo per brevi soggiorni, normalmente una o due notti al massimo.

Sebbene le residenze di Venaria e Moncalieri (quest’ultima in particolare dal 1773, con l’ascesa al trono di Vittorio Amedeo III e Maria Antonia Ferdinanda) rimasero le sedi principali delle celebrazioni di corte, dagli anni sessanta del diciottesimo secolo fu usato anche Stupinigi, anche se occasionalmente, per importanti ricevimenti, soprattutto in occasione di visite di ospiti importanti. Di grande importanza fu la festa del 1773 per il matrimonio tra Maria Teresa di Savoia e il conte di Artois (il futuro re di Francia Carlo X). Tra gli ospiti vanno ricordati almeno l’imperatore Giuseppe II, nel 1769, lo Tsarevich Paul Romanov (futuro zar Paolo I) e sua moglie nel 1782, e il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, con sua moglie Carolina, nel 1785.

Napoleone Bonaparte rimase a palazzo dal 5 maggio al 16 maggio 1805, prima di recarsi a Milano per cingere la corona di ferro. Qui ha discusso con i principali uffici politici di Torino, accogliendo il sindaco, la magistratura e il clero, guidati dall’arcivescovo Buronzo. Sembra che il cardinale, severamente rimproverato dall’imperatore per le sue presunte corrispondenze con Carlo Emanuele IV di Savoia, sia stato oggetto di una discussione che ha portato alla sua sostituzione con il vescovo di Acqui Terme, mons. Giacinto della Torre.

Nel 1832 l’edificio tornò ad essere di proprietà della famiglia reale e il 12 aprile 1842 fu celebrato il matrimonio tra Vittorio Emanuele II, futuro primo re d’Italia, e l’austriaca Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Il complesso fu poi venduto alla proprietà statale nel 1919 e nel 1925 fu restituito, con le proprietà circostanti, all’ordine mauriziano.

Appartamento della regina
L’appartamento della regina fu costruito negli anni trenta del diciottesimo secolo per Polissena d’Assia-Rheinfels-Rotenburg, moglie di Carlo Emanuele III di Savoia, per ospitarla durante i soggiorni della corte a palazzo per le battute di caccia stagionali.

Ante-Room e la regina
Affresco tra il 1733 e il 1734 dal pittore Giovanni Battista Crosato (precedentemente operante presso la villa La Tesoriera) con il dipinto sul soffitto raffigurante il sacrificio di Ifigenia, circondato da vedute settecentesche, l’anticamera della regina è una delle quattro sale che si affacciano sul sala centrale dell’edificio. Tra il 1738 e il 1739 gli affreschi furono affiancati dalla nuova produzione del pittore Francesco Casoli, a cui si unirono parzialmente l’opera di Giuseppe Maria Bonzanigo che rimodellò la stanza dal 1786, riproponendola in stile Luigi XVI. In questa anticamera ci sono quattro dipinti ovali raffiguranti le principesse della casa Savoia, di un artista sconosciuto, tra cui Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours e Maria Cristina di Borbone-Francia. Interessanti sono le decorazioni della cornice alle pareti, realizzate in vetro blu e metallo dorato,

Nella vicina camera da letto della regina, tuttavia, il soffitto è affrescato da Charles-André van Loo con un Resto di Diana tra le ninfe associate a boiserie d’epoca e decorazioni a rocaille. Attaccato alla camera da letto si trova il bagno della toletta della regina, decorato con figure cinesi e putti policromi.

Appartamento del re
Anche questo appartamento, come quello gemello degli appartamenti della regina, aveva un’anticamera, una camera da letto e un bagno riservati al sovrano. Gli spazi furono costruiti per Carlo Emanuele III di Savoia nei primi anni del 1830 e poi modernizzati per volere di Vittorio Amedeo III nella seconda metà dello stesso secolo.

Sala degli Scudieri
Analogamente alle precedenti anticamere descritte, collegate alla sala principale dell’edificio, la Sala degli Scudieri, fu una delle prime sale della struttura ad essere affrescata, nel 1733, da Giovanni Battista Crosato e Gerolamo Mengozzi Colonna con scene mitologiche. Al contrario, la creazione di porte e soffitti dipinti risale solo al 1778, quando Vittorio Amedeo Cignaroli ritrasse scene di caccia al cervo nelle residenze sabaude, dipinti forse ispirati al ciclo di cacce ideali create dal fiammingo Jean Miel per il Palazzo Reale di Venaria Reale.

Ante-Room e il re
Non finito fino al 1737 per la partenza di Filippo Juvarra per la corte spagnola, l’anticamera del re fu affidata, come altre ali dell’edificio, alla supervisione di Giovanni Tommaso Prunotto, che succedette a Messina nella fabbrica di Stupinigi. Gli affreschi furono affidati a Michele Antonio Milocco con scene sempre tratte dal mito di Diana, dipinte sotto il diretto controllo di Claudio Francesco Beaumont. I mobili presenti sono in stile Luigi XV e Luigi XVI; le porte sovrastanti e le decorazioni su di esse sono di particolare valore, con dipinti di Pietro Domenico Olivero. Alle pareti ci sono ritratti firmati da Jean-Étienne Liotard.

La camera da letto del re, adiacente all’anticamera, porta sulle pareti una carta da parati non originale, ricostruita dopo la seconda guerra mondiale a causa dei gravi danni subiti nel tempo. Oltre ai dipinti di Jean-Étienne Liotard, le pareti hanno anche porte-porte con grottesche dipinte da Giovanni Francesco Fariano. Interessanti in questa sala sono un pregadio e una collezione di medaglie di Pietro Piffetti della prima metà del XVIII secolo. Nel gabinetto del sovrano, adiacente alla camera da letto, si trova anche uno splendido ritratto della regina Polissena Cristina d’Assia-Rotenburg con i suoi figli, dipinto dal pittore Martin van Meytens.

Residenza di caccia di Stupinigi
La Palazzina di caccia di Stupinigi è una delle residenze della casa reale di Savoia nel nord Italia, parte della lista dei siti patrimonio mondiale dell’UNESCO. Costruito come residenza di caccia reale all’inizio del XVIII secolo, si trova a Stupinigi, un sobborgo della città di Nichelino, 10 km a sud-ovest di Torino

Il castello originale fu di proprietà della linea Acaja della Casa Savoia, signori piemontesi fino al 1418, e fu venduto al marchese Rolando Pallavicino nel 1493. Fu poi acquisito da Emmanuel Philibert nel 1563, quando la capitale ducale fu trasferita da Chambéry a Torino. Il nuovo palazzo fu progettato dall’architetto Filippo Juvarra per essere utilizzato come palazzina di caccia per “Vittorio Amadeo II, re di Sardegna”. I lavori iniziarono nel 1729. Nel giro di due anni la costruzione fu abbastanza avanzata da consentire la prima caccia formale.

Juvarra ha invitato un team di decoratori, molti dei quali veneti, a realizzare l’arredamento degli interni della palazzina. Durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amadeo III, la palazzina e il suo parco formale continuarono ad essere ampliati, inizialmente dall’assistente di Juvarra, Giovanni Tommaso Prunotto, poi da numerosi architetti del Nord Italia, come Ignazio Birago di Borgaro, Ludovico Bo, Ignazio Bertola e Benedetto Alfieri. L’edificio finale ha un totale di 137 sale e 17 gallerie e copre 31.050 metri quadrati. Anche la Polissena di Assia-Rotenburg, moglie di Carlo Emanuele III, apportò miglioramenti. Lo scopo originale della capanna di caccia è simboleggiato dal cervo di bronzo appollaiato all’apice del tetto a gradini della sua cupola centrale e dalle teste dei segugi che decorano i vasi sulla linea del tetto. L’edificio ha un piano saltire:

Le estensioni hanno portato a padiglioni separati collegati da lunghe gallerie angolate e un lungo piazzale ottagonale chiuso da ali, esteso in avanti in due ulteriori cortili d’ingresso. Stupinigi era l’edificio preferito per essere usato per celebrazioni e matrimoni dinastici dai membri della Savoia. Qui, nel 1773, Maria Teresa, principessa di Savoia, sposò Carlo Filippo, Conte d’Artois, fratello di Luigi XVI e il futuro Carlo X di Francia.

Oggi il Palazzo di Stupinigi ospita il Museo di Arte e Ammobiliamento, un museo delle arti e degli arredi, alcuni originali per la palazzina, altri portati dalle ex residenze Savoia di Moncalieri e Venaria Reale. Stupinigi ha la più importante collezione di mobili piemontesi, comprese le opere dei tre più famosi ebanisti torinesi, Giuseppe Maria Bonzanigo, Pietro Piffetti e Luigi Prinotti. Alcune delle sculture di figure venatorie sono di Giovanni Battista Bernero. Inoltre, mostre temporanee si svolgono nelle sue gallerie, come la Mostra del Barocco (1963).