Sale del XIX secolo, Secondo settore, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma

La mostra “The great Time is Out of Joint”, che ha portato a compimento un vasto processo di trasformazione, riorganizzazione e riorganizzazione delle sue collezioni, ha segnato l’apertura di un nuovo capitolo nella storia della National Gallery of Modern and Contemporary Art. La mostra, che è ancora aperta al pubblico, ha subito nel tempo una serie di trasformazioni (varianti, aggiunte e sostituzioni di opere) che, modificando la morfologia della mostra, hanno portato alla luce un progetto concepito fin dalle origini in modulazione continua. Nell’imminente pubblicazione della pubblicazione dedicata a Time is Out of Joint (che stabilisce il fertile lavoro di trasformazione dello spazio e della raccolta con l’omonima mostra après coup), riapre il nuovo progetto Joint is Out of Time.

Diffuse in varie sale della Galleria, le opere di Eena Damiani, Fernanda Fragateiro, Francesco Gennari, Roni Horn, Giulio Paolini, Jan Vercruysse sono intarsiate nel preesistente delineando l’emergere di una costellazione senza precedenti il ​​cui design sembra in grado di iscriversi a il corpus di Time is Out of Joint. L’obiettivo del nuovo progetto, realizzato in stretto dialogo con gli artisti invitati, è quello di costruire una “mostra” nella leggibile già costruita come una sorta di variazione nel corso del lavoro e in grado di inserirsi in un contesto e renderlo ” resonate “, aggiungendo sfumature e sfumature diverse e complementari. Da qui la peculiarità di un formato espositivo che paradossalmente trae il suo merito dalla fusione con il layout che lo ospita.

La complessa operazione che collega Time is Out of Joint con Joint is Out of Time, esplicitamente sottolineata dall’inversione dei termini espressi nel titolo, tende (attraverso una sorta di doppio legame) a stabilire una relazione disgiuntiva tra due progetti che, le proporzioni dovute sono configurate come momenti autonomi ma indissociabili di un singolo processo: due momenti simultanei di un’operazione volta a far emergere, da un lato, la riserva del futuro custodita dalla prestigiosa collezione della Galleria e, sul altro, il profondo impatto della memoria della storia dell’arte che anima le nuove opere esposte.

Grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, un progetto di mediazione culturale vedrà gli studenti presenti negli spazi espositivi della galleria, coinvolti nell’offrire al pubblico visite guidate e informazioni sulla mostra per la durata del Joint in Out of Time.

Sala 8
La stanza del giardiniere
La sala è dedicata agli artisti impressionisti e ai pittori che possono essere chiusi con il nome di Scuola di Parigi, quindi include anche gli italiani che, alla fine del secolo, si trasferirono a Parigi, ora considerata la capitale mondiale dell’arte.

L’impressionismo si basa sulla possibilità di creare, attraverso il colore, le impressioni dalla realtà, con una preferenza per il paesaggio; per questo preferiscono dipingere all’aperto, fissando sulla tela le impressioni suscitate dalla realtà di luci e colori, con pennellate rapide senza seguire un disegno prestabilito e precedentemente disegnato.

La data di nascita è il 15 aprile 1874, quando Monet, Renoir, Sisley, Degas, Morisot e altri espongono dal fotografo Nadar. Erano dipinti dipinti a cielo aperto lungo le rive della Senna, aiutati dai progressi della chimica che avevano prodotto le pitture ad olio in tubi, facili da usare all’esterno dell’atelier. La mostra è stata un totale fallimento di critica. L’impressionismo era il termine creato da un critico di fronte al dipinto di Claude Monet: “Impression: soleil levant”, per evidenziare i suoi difetti, il suo disturbo compositivo.

Tradizionalmente l’artista che inizia è Claude Monet, mentre quello che conclude la sua esperienza aprendo nuove strade è Paul Cézanne. Questa sala ospita i tre dipinti al centro di un furto sensazionale verificatosi nella Galleria nel maggio 1998: la sera del 19, “Il giardiniere” e “L’Arlesiana” di Vincent van Gogh e “Le Cabanon de Jourdan” furono rubati Paul Cézanne. La storia della rapina è descritta in dettaglio nel libro “10 pm, furto in galleria”, firmato da Francesco Pellegrino e con l’introduzione di Walter Veltroni.

Stanza 9
Sala di Giordano Bruno
La sala apre la parte della galleria dedicata alla seconda metà del XIX secolo, o meglio alle opere create dopo il 1883, anno in cui fu istituito il museo.

Il salone vuole celebrare l’epopea del Risorgimento con i grandi dipinti di Fattori e Cammarano delle battaglie commissionate dal giovane stato unitario e con la tela su Dogali parla delle ambizioni coloniali dell’Italia dell’epoca, mentre con la pittura emigranti di Adolfo Tommasi, gli artisti affrontano anche i nuovi problemi sociali che sorgono in quegli anni. Al centro, il cast della statua di Giordano Bruno di Ettore Ferrari vuole rendere omaggio alla componente più radicale del nostro Risorgimento.

Stanza 10
Stanza della mamma
La sala è dedicata ai toscani, nel periodo successivo a quello dei Macchiaioli. Prende il nome dalla statua posta al centro che è opera di un artista teorico del movimento appena citato.

Stanza 11
Vota la stanza
La stanza prende il nome dalla grande tela di: Francesco Paolo Michetti, Il voto, 1883.

Rappresenta la festa di San Pantaleone, patrono di Miglianico (in Abruzzo), costruita tra il 1881 e il 1883, è diventata la grande attrazione dell’Esposizione Internazionale di Roma nel 1887, suscitando un vivace dibattito, soprattutto per il crudo realismo, molto distante dal suo soggetti precedenti. La tela rappresenta un’espressione originale del movimento realista che, in quegli anni, si manifestò anche in campo letterario con I Malavoglia di Verga (1881).

Francesco Paolo Michetti (Tocco Causaria, Pescara 1851 – Francavilla al Mare, Chieti 1929) fu formato a Napoli all’Accademia con Morelli e Filippo Palizzi che lo incoraggiarono a lavorare dalla vita in Abruzzo. Incontra D’Annunzio e studia a fondo l’ambiente e le abitudini abruzzesi. Un tempo soggetto di sproporzionato entusiasmo, il lavoro di Michetti fu presto riportato ai limiti segnati dal descrittivismo esuberante e superficiale. Dall’enciclopedia dell’Arte, 2002 Garzanti.
Quando nel 1915 le collezioni della Galleria furono trasportate nell’edificio viale delle Belle Arti, una commissione formata da Michetti, Bistolfi e Ojetti ne fece l’ordine per regioni. Da: Bucarelli, The Gallery of Modern Art, 1973 State Printing Institute

Stanza 12
Sala veneziana
La sala è così chiamata perché è dedicata ai pittori veneziani che sono influenzati dalla tradizione della scuola veneziana, caratterizzata dalla luminosità dei dipinti, così come lo erano gli artisti più rappresentativi di quella scuola di Tiziano e Tintoretto. Forse l’artista più importante di questo dipinto nel diciannovesimo secolo è Giacomo Favretto (Venezia 1842-1917), si dedicò alla pittura di paesaggio aderendo alla poetica dei Macchiaioli, seguendo quella di Costa e dei pittori napoletani. Di ritorno a Venezia, riuscì a riunire le nuove acquisizioni pittoriche nel recupero della tradizione paesaggistica veneziana del XVIII secolo, con un linguaggio di delicata raffinatezza che non escludeva una chiara trascrizione naturalistica. Tra le sue opere più famose: “Mattino alla Giudecca” 1892, Trieste, Museo Revoltella.

Stanza 13
Sala di Stanga
La sala è dedicata ai pittori del Nord Italia nel periodo legato alla fine del XIX secolo. La stanza prende il nome dall’opera più grande posta al centro:

Giovanni Segantini, Alla stanga, 1886. Il dipinto è ambientato in una valle alpina, la Valsassina, ai piedi della Brianza. In primo piano, un gruppo di buoi legati alla stanga di sera, quando le ombre si allungano, la distanza dalle montagne innevate. Uomini e animali vivono immersi nella natura, un grande senso di pace traspare da questa immagine.

Giovanni Segantini (Arco, Trento 1858 – Schafberg, Grigioni 1899) è il più famoso tra i Divisionisti. “Ha riconciliato i principi teorici del movimento con una nuova e intensa visione della natura, in particolare del paesaggio alpino. L’immagine è prima dell’adozione del divisionismo” (da: Palma Bucarelli, The National Gallery of Modern Art, 1973 State Polygraphic Institute , p. 40). Dopo un’infanzia travagliata, dopo aver lasciato la scuola di riforma di Milano, frequentò l’Accademia di Brera (1857-79) dove assimilò l’esperienza del naturalismo lombardo. Si ritirò a Pusiano in Brianza approfondendo le sue ricerche in direzione naturalistica. Si trasferì quindi a Savorgnino nei Grigioni e iniziò a seguire la tecnica del divisionismo (per una definizione di questo movimento vedi la sala Previati). Da: Encyclopedia of Art,

Stanza 14
Sala Previati
La sala è dedicata a Gaetano Previati dopo la morte di Segantini è diventato il campione del divisionismo in Italia. La divisione è un tipo artistico di tendenza in Italia nel penultimo decennio del diciannovesimo secolo e attivo fino al 1915 circa. I pittori divisionisti si imposero al pubblico e alla critica a partire dalla prima Triennale del 1891. Il divisionismo è preceduto in Francia dal Pointillisme di Georges Seurat e Paul Signac che avevano adottato il principio della decomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli italiani.

Segantini, Previati e Morbelli associavano una componente sentimentale a un’immagine naturalistica che si traduce in una struttura filamentosa della pennellata (Previati), o materiale (Segantini) o chiaroscuro (Morbelli). Il positivismo ha influenzato questa tendenza artistica. Il positivismo era un movimento filosofico europeo della fine del diciannovesimo secolo molto dovuto al francese Auguste Comte il nome e l’esposizione teorica. Si oppose all’ideale romantico con la positività di un metodo basato su fatti scientifici e un concetto di filosofia come sintesi delle scienze.

Stanza 15
Veranda Sartorio
La stanza era in origine una veranda aperta sul giardino che si affaccia su Via Aldrovandi, successivamente si decise di chiuderla con ampie finestre per aumentare lo spazio espositivo. Sulla veranda Sartorio opere simboliste su tela della scuola romana di fine secolo con Sartorio, De Carolis, Nino Costa e altri.

Vestibolo Eva
Anche in questa piccola ma luminosa sala sono collocati i pannelli di Paolo Gaidano (vedi veranda Sartorio).

La sala è dedicata alla scultura di fine Ottocento che non mostra particolari originalità o elementi di innovazione. Al centro della stanza c’è la scultura:

Vestibolo della rinascita
Nella piccola e luminosa sala sono presenti i pannelli di Paolo Gaidano di cui era detto nella veranda del Sartorio, al centro la scultura in bronzo: Ettore Ximenes, Rinascita, 1895.

Raffigura una giovane donna, Spring, vista secondo i canoni di Michelangelo. Esempio del più tipico dello stile floreale o liberty, il lavoro dello scultore e illustratore palermitano visse principalmente a Roma (1855-1926). Nel 1880 espose con successo il modello per Ciceruacchio (successivamente realizzato in bronzo e collocato sul lungomare di Ripetta), l’anno successivo a Parigi fu apprezzato per il suo “Nanà”. Realizzò la quadriga di bronzo sul Palazzo di Giustizia a Roma. Il cottage Ximenes in Piazza Galeno a Roma è stato costruito per se stesso nel più tipico stile liberty.

Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, conosciuta anche come La Galleria Nazionale, è una galleria d’arte a Roma, in Italia. È stata fondata nel 1883 su iniziativa dell’allora ministro Guido Baccelli ed è dedicata all’arte moderna e contemporanea.

Ospita la collezione più completa dedicata all’arte italiana e straniera dal XIX secolo ad oggi. Tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, le quasi 20.000 opere della collezione sono espressione delle principali correnti artistiche degli ultimi due secoli, dal neoclassicismo all’impressionismo, dal divisionismo alle avanguardie storiche dei primi del novecento, da futurismo e surrealismo, al nucleo più cospicuo di opere d’arte italiana tra gli anni 1920 e 1940, dal movimento del XX secolo alla cosiddetta scuola romana.

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea conserva la collezione completa di arte internazionale e italiana dal XIX al XXI secolo, composta da 20.000 opere d’arte, tra cui dipinti, disegni, sculture e installazioni e rappresenta i principali movimenti artistici degli ultimi due secoli . Dal neoclassicismo all’impressionismo, al divisionismo e alle avanguardie storiche dei primi del novecento, il futurismo, il surrealismo, il gruppo più notevole di opere dagli anni ’20 agli anni ’40, dal movimento del Novecento alla cosiddetta Scuola Romana, dal Pop Art to Arte Povera, arte contemporanea e artisti del nostro tempo e molti altri sono rappresentati e messi in mostra nella collezione e nello spazio de La Galleria Nazionale.

Il nuovo layout della galleria è stato inaugurato nell’ottobre 2016, sulla base di un progetto originale che, riducendo il numero di opere esposte, introduce la chiave di lettura non cronologica alla mostra principale “Time is out of joint”. Oltre al nuovo layout delle sale, vengono ridefiniti l’area di accesso ai servizi, denominata “area di benvenuto”, la biblioteca e la Sala delle Colonne. Pur mantenendo il nome istituzionale della National Gallery of Modern and Contemporary Art, la galleria assume un nuovo nome nella sua comunicazione, “The National Gallery”.