Quattro Canti Palermo Teatro del Sole, Comitato Giovanile Italiano UNESCO

Quattro Canti, o Piazza Villena, o Ottagono del Sole, o Teatro del Sole, è il nome di una piazza ottagonale al crocevia delle due strade principali di Palermo: Via Maqueda e Cassaro, ora Via Vittorio Emanuele (antica via di origine fenicia , collegando l’Acropoli e il Palazzo dei Normanni al mare), circa la metà della loro lunghezza.

Il nome esatto della piazza è Piazza Villena (in onore del Viceré il cui nome completo era Marquis de Juan Fernandez Pacheco de Villena y Ascalon), ma le antiche fonti lo ricordano come Ottangolo o Teatro del Sole perché durante il giorno almeno uno dei le quinte architettoniche sono illuminate dal sole.

La nuova strada
Un’intera strada di grande importanza conferisce ancora alla città un grande prestigio. La dominazione spagnola, attraverso alti e bassi, era già ben consolidata nell’isola. Era passato quasi un secolo dall’incoronazione di Carlo V nel 1516, quando la Sicilia era rientrata sotto la corona asburgica. Alla presenza del clero e della nobiltà, Bernardino de Cardenas y Portugal, duca di Maqueda, viceré del Regno di Sicilia dal 1598 al 1601 e reggente del governo al posto del re, ha dato il colpo simbolico con il suo martello d’oro che ha segnato l’apertura della “Strada Nova”.

I mandamenti
Fu una vera rivoluzione urbana: per la prima volta un asse stradale tagliato perpendicolarmente attraverso l’antica via del Cassaro (poi via Toledo), l’arteria lungo la quale si era sviluppato il primo insediamento fenicio della città di Pànormos, ridisegnandone completamente l’aspetto. I cinque distretti storici sono stati irrimediabilmente colpiti e l’aspetto medievale è stato perso a favore di un layout più in linea con i tempi e con i gusti spagnoli. Nasce la Palermo barocca, perfettamente divisa in quattro nuovi distretti amministrativi: i “Mandamenti”, ciascuno dedicato a uno dei quattro mecenati della città: Santa Cristina (Albergheria o Palazzo Reale), Santa Ninfa (Capo o Monte di Pietà), Santa Agatha (Kalsa o Tribunali) e St. Olivia (Loggia o Castellammare).

L’ottagono di Vigiliena
Il risultato dell’intersezione di queste due vie dirette, l'”octangle” di Piazza Vigliena, in omaggio al Viceré don Juan Fernández Pacheco, marchese di Villena, segna il centro esatto della città all’interno delle mura, così come il cuore pulsante di quella croce simbolica che definisce il nuovo assetto urbanistico della città. Appare come un imponente palcoscenico, incorniciato dai quattro angoli arrotondati delle facciate scultoreo-architettoniche che definiscono lo spazio dell’intersezione. È comunemente noto come “Quattro Canti”, poiché ogni angolo corrisponde a uno dei Cantoni o Mandamenti: quattro angoli per i quattro quartieri, in una nuova città e una pittoresca nuova piazza dove il sole non tramonta mai. In questo “Teatro del Sole”, infatti, almeno una delle scene architettoniche è sempre illuminata in ogni momento della giornata. “Il sole non tramonta mai sulle terre dell’impero spagnolo”, come ha detto Charles V.

Dalla terra al cielo
Il progetto iniziale per la sistemazione della piazza, iniziato nel 1608, fu progettato con grande monumentalità dall’architetto fiorentino Giulio Lasso. La parte architettonica dei quattro angoli fu completata nel 1620, sotto la direzione di Mario Smiriglio, da Palermo, l’ingegnere del Senato ed ex soprintendente quando Lasso dirigeva i lavori. In quel periodo furono anche preparati i disegni per le decorazioni, con la collaborazione di Nicasio Azzarello e Giovanni D’Avanzato. Il piano iconologico dell’opera, ideato dallo studioso Filippo Paruta, si basa sulla disposizione di tre ordini distinti, che simboleggia la profonda compenetrazione delle dimensioni umana e divina: l’ordine toscano in basso; l’ordine ionico nel mezzo; e l’ordine composito in alto. La compenetrazione degli elementi terreni e divini può anche essere vista a livello numerico, dove il numero quattro si riferisce alla sfera terrena (le stagioni, gli elementi e le età), mentre tre è il numero sacro per eccellenza.

Quattro Canti
Le quattro facciate sono caratterizzate dal forte senso della teatralità, dall’esplorazione della prospettiva e della scenografia su scala urbana e dall’effetto di luci e ombre creato dall’interazione delle strutture. Sono articolati su più livelli, con una decorazione basata sull’uso degli ordini architettonici che si susseguono secondo un principio che parte dal mondo della natura per raggiungere quello del cielo. Il primo ordine presenta le fontane, che rappresentano i fiumi della città antica con allegorie delle quattro stagioni, ciascuna accompagnata da una mostruosa figura ibrida che simboleggia uno dei quattro elementi (terra, fuoco, aria e acqua). Il prossimo ordine contiene le statue dei monarchi spagnoli Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV. L’ordine finale ha i quattro patroni della città, Agatha, Nympha, Olivia e Christina.

Primo livello all’angolo occidentale, estate e fuoco; secondo ordine, Filippo II; terzo ordine, St. Nympha.

Primo ordine all’angolo orientale, inverno e acqua; secondo ordine, Filippo III; terzo ordine, Sant’Agata.

Angolo nord: primo ordine, autunno e aria; secondo ordine, Filippo IV; terzo ordine, St. Olivia.

Nel 1606, il governo della città e dell’isola, il viceré, due anni dopo, affidò all’architetto fiorentino Giulio Lasso l’assetto urbanistico della piazza, che lavorò per molti anni. Il progetto è stato ispirato dal crocevia delle Quattro Fontane di Roma, progettato dagli urbanisti di Papa Sisto V in forme molto più dimensionali rispetto alla successiva versione palermitana.

Nel 1609 dovettero completare la parte strutturale dei due cantoni chiamati Santa Ninfa e Sant’Agata, portando gli stemmi del viceré Vigliena. Nel 1612 fu completato il cantone di Santa Cristina, aderendo a San Giuseppe, promosso dal viceré Ossuna. Nel 1615 Giulio Lasso era già morto e dal 1617 fu direttore dell’opera Mariano Smiriglio, ingegnere del Senato ed ex cane da guardia del cantiere navale durante la direzione del Lasso.

Con Mariano Smiriglio c’è un cambiamento nel programma decorativo originale: nell’ordine superiore, che originariamente doveva ospitare le statue dei sovrani, erano disposte le statue delle quattro sante vergini di Palermo: Santa Cristina, Santa Ninfa, Sant’Oliva e Sant ‘Agata. Dei quattro simulatori di regali, originariamente fatti di bronzo, di Scipione Li Volsi, solo quelli di Carlo V d’Asburgo, poi collocati in Piazza di Bologna e in quello di Filippo IV, una volta posti sopra una macchina di marmo nel pavimento del Palazzo dei Normanni e poi distrutto. Le attuali statue in marmo dei Quattro Canti furono scolpite tra il 1661 e il 1663 da Carlo Aprile.

Il 2 agosto 1630 i lavori per le quattro fontane furono commissionati con le statue delle Quattro Stagioni, anch’esse in bronzo e poi in marmo: la primavera e l’estate furono realizzate da Gregorio Tedeschi; Autunno e Inverno di Nunzio Morning. Gli attuali sotterranei inferiori delle quattro fontane sono del XIX secolo e sono stati fatti per compensare l’elevazione nella piattaforma accovacciata della piazza che era stata abbassata a causa del livellamento della strada. La “Quinta canzone” che si vede su Via Vittorio Emanuele e fa parte della facciata destra della Chiesa di San Giuseppe dei Teatini fu decorata nel 1844.