Pietro Piffetti, ebanista di Sua Maestà, Palazzo Madama

Ebanista Pietro Piffetti (Torino 1701–1777), figura cardine nella storia dei mobili e degli ornamenti in Italia, i cui intarsi in avorio, tartaruga, metalli e legni preziosi hanno portato la produzione di ebanisteria piemontese ai vertici dell’arte europea del XVIII secolo .

In concomitanza con la mostra sull’ebanisteria alla Reggia di Venaria, Palazzo Madama presenta un nuovo allestimento che presenta gli arredi di Luigi Prinotto e Pietro Piffetti delle collezioni di Palazzo Madama. Con i loro intarsi in avorio, tartaruga, metalli preziosi e legni, Prinotto e Piffetti – figure cardine nella storia del mobile e degli ornamenti in Italia – portarono i mobili piemontesi del XVIII secolo ai massimi livelli. L’intervento è stato curato da Clelia Arnaldi di Balme, curatrice delle arti barocche di Palazzo Madama.

Il nuovo layout si sviluppa al piano principale tra Sala Quattro Stagioni, Madama Reale’s Room, New Room e Chinese Cabinet e consente di esaltare lo stile fantasioso di questi arredi, che includono console, mazze, cassettiere, crocifissi, tavoli. Le nuove didascalie approfondiscono i legami della loro arte con la cultura artistica contemporanea in Europa e in Oriente, i trattati sull’ebanisteria, l’interesse per la scienza e le tecniche del trompe l’oeil.

Particolare attenzione verrà prestata al restauro e al rimontaggio del Planetario attribuito a Pietro Piffetti, un modello meccanico che riproduce la configurazione del Sistema Solare come era noto a metà del XVIII secolo, cioè con i pianeti fino a Saturno.

L’intervento conservativo e la consulenza scientifica per rimettere in funzione i movimenti sono stati interamente realizzati e supportati dal Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, dall’Osservatorio Astrofisico di Torino (INAF) e da Infini.to – Museo di Astronomia e Spazio , Planetario di Torino – con sede a Pino Torinese, con la collaborazione per l’apparato didattico e la preparazione della Ruota Interna Torino e della Ruota Interna 45 ° parallela.

Realizzato in legno e avorio intorno al 1740-1750 per rappresentare il dinamismo tra il Sole, la Terra, la Luna e i pianeti con i loro satelliti, il planetario (chiamato anche Orrery da Charles Boyle quarto conte di Orrery, che ha costruito il primo strumento di questo genere in 1704) fu utilizzato durante le lezioni di astronomia come strumento didattico per dimostrazioni sperimentali con gli studenti.

Il restauro rappresenta un passo importante nella conoscenza della storia degli strumenti scientifici, che a Torino nel XVIII secolo attirò l’interesse del duca Carlo Emanuele III di Savoia e dell’aristocrazia, tanto che fu chiamato il fisico Jean-Antoine Nollet da Parigi per tenere un corso di fisica e astronomia al principe Vittorio Amedeo futuro re di Sardegna. Proprio grazie alle illustrazioni e alle descrizioni fornite dall’abate Nollet nel suo Leçons de physique expérimentale pubblicato a Parigi dal 1743, durante la fase di restauro è stato possibile identificare i vari pezzi e riavviare i movimenti, che non erano mai stati utilizzati dall’ingresso di l’opera nelle collezioni di Palazzo Madama nel 1874.

Il Planetario è esposto al pubblico nella New Room nella configurazione statica del sistema solare secondo la teoria copernicana come noto a metà del XVIII secolo, accompagnato da un video che illustra il restauro e il funzionamento dell’opera, che è servito a illustrare : la simulazione del moto di due pianeti con orbita circolare, il movimento ellittico di un pianeta attorno al Sole, il concetto di orbita retrograda, la teoria tolemaica non più in vigore, il movimento orbitale della Luna intorno alla Terra e altri concetti di astronomia.

Una selezione di incisioni sul tema dell’ornamento e sui modelli di arredamento, esposti nel Gabinetto cinese, arricchirà anche l’itinerario. Tra questi una ristampa dei primi dell’Ottocento della targa incisa da Francesco Antonio Gilodi su un disegno di Pietro Piffetti recentemente acquisito dal museo e raffigurante il vero ritratto del glorioso martire San Vittorio venerato nella chiesa dello Spirito Santo di Torino ( 1743), matrici di incisioni e fogli da repertori di modelli incisi ed esempi di iconografie ricorrenti nelle decorazioni degli intarsi.

Biografia:

Luigi Prinotto
Luigi Prinotto (Cissone nelle Langhe 1685 – Torino 1780) ottenne la qualifica di “maestro” all’Università dei Minusieri a Torino nel 1712 e dal 1721 fu attivo alla corte savoiarda per il Principe di Piemonte Carlo Emanuele (futuro re Carlo Emanuele III) con raffinati uffici, scatole, console, mensole destinate al Palazzo Reale e altre residenze. I suoi mobili sono decorati con scene intarsiate in avorio che spesso riproducono i disegni di pittori di genere come Pietro Domenico Olivero.

Pietro Piffetti
Pietro Piffetti (Torino 1701 – 1777) iniziò la sua formazione a Roma, dove entrò in contatto con le opere del francese Pierre Daneau, che si era stabilito in città, che esercitò una grande influenza su di lui per la varietà di intarsi floreali. Richiamato in patria, nel 1731 fu nominato primo ebanista di corte del re Carlo Emanuele III. In quasi cinquant’anni di attività, il maestro produce mobili e oggetti di formidabile raffinatezza e abilità tecnica.

Spazio espositivo:

La stanza di Madama Reale:
Tra il 1708 e il 1715 fu allestita la nuova camera da letto di Maria Giovanna Battista. Il programma decorativo comprende le quattro porte superiori con allegorie di Autorità, Gentilezza, Fedeltà e, forse, Carità. Il camino in legno intagliato con il ritratto di Carlo Emanuele II, realizzato nel 1688-1889 da Cesare Neurone, proviene dal vecchio appartamento della Duchessa.

Un’atmosfera molto suggestiva è quella della stanza di Madama Reale. La camera, scelta nel 1708-1709 da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, seconda Madame Reale, come camera da letto e ambiente privato ha uno stile ricco ed eccentrico. La stanza è arredata con dipinti e mobili che suggeriscono, sulla base dei documenti, l’antico apparato della stanza, oggi perduto.

Camera Four Seasons:
Un ambiente raffinato e raffinato è quello della Sala Quattro Stagioni. La sala prende il nome dalla ricca decorazione della volta e della cupola che ospita le allegorie delle stagioni. L’elaborata decorazione, realizzata in stucco e affresco, fu realizzata tra il 1708 e il 1715 attingendo ai modelli decorativi, ispirati a modelli decorativi di Jean Bérain, architetto francese e designer ornamentale alla corte di Luigi XIV.

Gioielli e accessori

Ornamento per labbra
1200-1521
Questo tipo di prezioso ornamento, che poteva essere realizzato in metallo o ossidiana, o in cristallo di rocca, veniva inserito nel labbro inferiore attraverso un foro praticato sopra il mento. La parte curva era sagomata in modo da appoggiarsi contro la gomma. La testa dell’uccello rapace, realizzata con grande realismo, emerge da una corona di piccole sfere che dividono la parte funzionale semplice dalla parte ornamentale esterna. Nella cultura messicana, queste decorazioni erano una prerogativa di dignitari e guerrieri di alto rango. Questo esemplare fu probabilmente realizzato da artigiani mixtecani, una popolazione conquistata e sfruttata dagli Aztechi per le loro abilità. Le diverse opere dei Mixtecs andavano dai libri illustrati alle ceramiche policrome, ai gioielli in oro e pietre dure.

Fibula di prua
520 d.C.
Questa fibula di origine ostrogota è realizzata in argento, con scomparti cloisonné dorati, vetro verde e granati. La parte superiore semicircolare è ornata da quattro teste d’aquila stilizzate, mentre il piede porta un motivo a nastro intrecciato. Nella cultura germanica, queste fibule venivano utilizzate per fissare il mantello all’altezza delle spalle. Fu scoperto in circostanze misteriose a Desana, in una zona tra Vercelli e il fiume Po, insieme ad altri oggetti preziosi. Sono stati trovati in totale 47 oggetti, tra cui orecchini, bracciali, pendenti, anelli e cucchiai in argento, oro e pietre preziose, risalenti al IV o V secolo d.C., che illustrano chiaramente orafi orafi e tardo romani

Parure di collane, orecchini e parte di un braccialetto
Fine del XVIII secolo – Inizio del XIX secolo
La collana è composta da 14 medaglioni ovali: quello centrale contiene un piccolo mazzo di violette sopra il quale pende una ghirlanda di nontiscordardime; Man mano che si avvicinano alla chiusura, i medaglioni diventano più piccoli, così come i bouquet di avorio al loro interno. I bouquet hanno una straordinaria varietà di foglie e fiori (margherite, rose, nontiscordardime, fiordalisi e altro). Tutti i dettagli sono chiaramente intagliati, cambiando di dimensione man mano che la collana si irradia. la stessa squisitezza ed etericità si possono vedere nel bracciale e nei pendenti degli orecchini, che sono ornati sul piercing con due piccole colombe.

Ciondolo con Marguerite de Valois
1950
Il ciondolo raffigura Margherita di Francia, figlia di Francesco I di Francia e, nel 1559, moglie del duca Emanuel Philibert di Savoia. La vediamo indossare un sontuoso vestito e una caratteristica pettinatura con un berretto a rete fissato alla testa da una serie di pietre incastonate. La pratica di scolpire in rilievo materiali insoliti, preziosi e rari divenne un luogo comune nel Cinquecento a causa dell’interesse di principi e sovrani per oggetti unici e sorprendenti (rariora et mirabilia). Questo tipo di immagini è simile a quello dei ritratti su monete e medaglie.

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu inizialmente abitata da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo intorno al 1620-1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, dove la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale quattrocentesche al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro c’è una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,