Rinascimento parmigiano

Il Rinascimento a Parma fu una delle principali declinazioni dell’arte rinascimentale in Italia. Tardivo rispetto ad altri centri, Parma sviluppò dal secondo decennio del XVI secolo una scuola di assoluto prestigio e rilevanza, tra le più interessanti del secolo, sfornando due maestri assoluti dell’arte come il Correggio e il Parmigianino. La vera “fabbrica” ​​di talento era la chiesa di San Giovanni Evangelista, ricostruita nel 1519 e decorata dal Correggio e una squadra di giovani promesse destinate a diventare artisti famosi.

In generale, le opere della scuola parmense si distinguono per uno stile raffinato e accattivante, le superfici levigate, la levigatezza delle pose e delle espressioni; erano una delle fonti di ispirazione fondamentale per la scuola emiliana del Seicento, quella dei Carracci e di Guido Reni.

origini
Parma, centro provinciale per tutto il XV secolo, all’inizio del nuovo secolo non aveva una tradizione pittorica paragonabile a quella di altri centri emiliani come Ferrara o Bologna. Alcuni maestri stranieri vi lavoravano sporadicamente, come la Cima da Conegliano veneziana. Tra i pittori attivi c’era Filippo Mazzola, padre del famoso Francesco, che aveva visitato Venezia e aveva sviluppato uno stile legato alle vie di Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio. Erano attivi anche Francesco Marmitta e Cristoforo Caselli.

All’inizio del XVI secolo, Parma recuperò rapidamente il divario con gli altri centri, diventando il centro più attivo dell’intera regione. Già nei primi anni del secolo personalità come Alessandro Araldi si sono dimostrate aggiornate alla riunione del Centroitaliano, quella del Perugino e del giovane Raffaello, specializzandosi nella pittura di schizzi tra grottesche complesse, girali e candelabri.

Correggio
Originario di Correggio, Antonio Allegri passò alla storia con il nome della sua città. La sua formazione artistica ebbe luogo tra l’Emilia (sotto lo scultore modenese Antonio Begarelli) e Mantova (a scuola dell’anziano Andrea Mantegna), interessata anche a Leonardo, Raffaello e ai pittori umbri e fiorentini. Questa ricchezza di idee gli garantiva un tratto autonomo, basato sulla ricerca di una fluidità narrativa, in cui la sfumatura di Leonardo era combinata con un colore ricco, distribuito dolcemente, e un perfetto dominio dell’illusionismo prospettico, appresa dal Mantegna.

La sua carriera è scandita da tre importanti cicli di affreschi a Parma: la Camera della Badessa nel convento di San Paolo (1518), la decorazione nella chiesa di San Giovanni Evangelista (1520-1523) e la cupola del Duomo di Parma con l’Assunzione (1526-1530). In queste opere, allontanandosi sempre più dalle regole spaziali del quindicesimo secolo, ha messo a punto soluzioni scenografiche di raffinato artificio, che hanno già posto le basi, con un secolo di anticipo, per la grande decorazione barocca.

Nella stanza della Badessa fingeva una pergola che ricopriva la volta (un motivo già usato da Mantegna e Leonardo), a cui aggiungeva una serie di lunette sotto quella, con un chiaroscuro efficace, nicchie simili con rilievi mitologici, di straordinario illusionismo effetto, soprattutto alla luce naturale soffusa che fa risplendere il bianco dei monocromi.

A San Giovanni Evangelista spicca l’affresco dell’Ascensione di Gesù, con l’effetto “scomposto” che simula un cielo aperto in cui fluttuano i personaggi visti dal basso. L’ultima preoccupazione è la misurabilità geometrica dello spazio, con Cristo sospeso a mezz’aria sopra lo spettatore.

Nella cattedrale ha finalmente creato il suo capolavoro, un ‘Assunzione di Maria concepita come un tripudio di angeli che, in un vortice circolare di nuvole, accompagnano l’ascesa della Vergine verso la luce dorata del paradiso. Suddividendo l’individualità delle singole figure, esse contribuiscono in modo corale all’effetto complessivo, grazie anche al colore chiaro e fluido che non genera deadlifts taglienti tra una figura e l’altra.

Nelle pale d’altare Correggio costruì figure monumentali, con una particolare attenzione alla modellazione e alla fluida correlazione tra le figure, derivate da Leonardo. Negli ultimi anni della sua vita, per Federico Gonzaga, ha iniziato la serie di Amori di Giove, di cui ha avuto il tempo di completare quattro tele. Si tratta di opere in equilibrio tra la resa sensuale dell’episodio e la trasfigurazione poetica, pietre miliari nella storia della pittura profana.

Parmigianino
Allievo di Correggio, il Parmigianino fu il secondo grande maestro della scuola parmense. Interessato sin dai primi anni alla grafica, all’ottica e all’alchimia, ha dato prova di un talento originale e in qualche modo eccentrico in opere come l ‘autoritratto in uno specchio convesso (1524), con un rendering percettivo molto particolare. Dopo aver lavorato con il Correggio a San Giovanni, intorno al 1522, ebbe una rapida maturazione indipendente nel breve ma intenso periodo trascorso presso il piccolo tribunale di Fontanellato vicino alla Sanvitale. Qui raffigurò Galeazzo Sanvitale (un’opera già perfettamente matura, oggi a Capodimonte) e soprattutto affrescò una piccola stanza della fortezza, la Stufetta di Diana e Atteone, o il bagno privato della moglie di Galeazzo. In questo ambiente, ha ricreato un pergolato ispirato alla Camera di San Paolo del Correggio, arricchendo il modello di temi morali e con una definizione nitida delle forme, contrapposte alla corrugazione leggera della luce corrugata.

A differenza del maestro, infatti, il Parmigianino preferiva le forme affusolate, i campi lisci e compatti, il colore quasi smaltato.

Altri
Tra gli altri maestri del Rinascimento maturo attivi a Parma c’era il senese Michelangelo Anselmi, del 1516. Indossatore di colori pastello cangianti al Beccafumi, lavorava nei grandi cantieri del tempo, dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, dove affrescò le absidi del transetto e due cappelle, e la Madonna della Steccata, dove decorò l’abside e il coro.

Girolamo Bedoli, cugino del cognato del Parmigianino, fu anche allievo del Correggio e alla partenza di quest’ultimo eseguì i restanti afgfreschi nel Duomo di Parma.