Non luogo

Non-place o nonplace è un neologismo coniato dall’antropologo francese Marc Augé per riferirsi a spazi antropologici di transitorietà in cui gli esseri umani rimangono anonimi e che non hanno abbastanza significato da essere considerati “luoghi”. Esempi di non-luoghi sarebbero autostrade, camere d’albergo, aeroporti e centri commerciali. Il termine è stato introdotto da Marc Augé nella sua opera Non-Places, introduzione a un’antropologia della superdotalità.

La percezione di uno spazio come un non luogo, tuttavia, è strettamente soggettiva: ognuno di noi a suo modo può vedere lo stesso posto di un non-luogo, o come un crocevia di relazioni umane. Ad esempio, un centro commerciale non è un non-luogo per una persona che lavora lì ogni giorno. Il concetto di non-luogo è contrapposto, secondo Augé, alla nozione di “luogo antropologico”. Il luogo offre alle persone uno spazio che potenzia la loro identità, dove possono incontrare altre persone con cui condividono riferimenti sociali. I non luoghi, al contrario, non incontrano spazi e non creano riferimenti comuni a un gruppo. Infine, un non-luogo è un luogo in cui non viviamo, in cui l’individuo rimane anonimo e solo. Marc Augé evita tuttavia, nel suo libro, di dare giudizi di valore su non-luoghi e li guarda dal punto di vista di un etnologo che ha un nuovo campo di studi da rompere. Per quanto riguarda la classificazione dei centri commerciali come non-luoghi, più recentemente un ricercatore italiano dell’Università di Bergamo, Marco Lazzari, ha sviluppato un sondaggio su un ampio campione di adolescenti, e ha dimostrato che il centro commerciale è un luogo in cui gli adolescenti non si incontrano possibilità, né con l’unico scopo di comprare qualcosa, ma per socializzare, incontrare amici e divertirsi. Mentre i centri commerciali sono (almeno in Italia) ancora considerati pregiudizialmente dagli adulti come non-luoghi, sembrano essere nativamente interessati all’identità dei cosiddetti nativi digitali.