Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia, Palazzo Carignano, Torino, Italia

Palazzo Carignano, nome completo Palazzo dei Principi di Carignano, è un edificio storico nel centro della città di Torino, un bell’esempio di architettura barocca piemontese. Palazzo Carignano, che ospita il Museo del Risorgimento, era una residenza privata dei Principi di Carignano, da cui prende il nome. La sua facciata arrotondata è diversa dalle altre facciate della stessa struttura.

Insieme a Palazzo Reale e Palazzo Madama fa parte degli edifici storici più importanti della città e, come questi, fa parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude. Fu la sede storica del Parlamento Subalpino (1848 – 1861) e del primo Parlamento del Regno d’Italia (1861 – 1864).

Attualmente ospita gli appartamenti seicenteschi del Mezzanotte e del Mezzogiorno al piano terra (noto come Appartamento dei Principi), mentre al piano nobile il Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia, chiuso per un periodo di circa tre anni per un impegnativo restauro e riorganizzazione e riaperto il 18 marzo 2011, in occasione delle celebrazioni per il 150 ° anniversario dell’Unità d’Italia “.

Storia
Il complesso fu costruito per volere di Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano, detto “il Muto”, che commissionò i lavori all’architetto Guarino Guarini. I lavori iniziarono nel 1679, sotto la direzione del collaboratore Gian Francesco Baroncelli. In questo palazzo nacquero prima residenza provvisoria e, dal 1694, stabile dei Principi di Carignano, i futuri re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II di Savoia.

La costruzione del Palazzo Carignano fu ordinata dal principe Emanuele Filiberto, figlio di Tommaso Francesco, principe di Carignano e dalla moglie francese Marie de Bourbon. Il Principe incaricò l’architetto Guarino Guarini di progettare una residenza adatta per la sua casa e la casa dei cadetti della regnante Casa Savoia.

Guarini ha progettato la struttura a forma di quadrato, con una facciata est diritta e sobria e una facciata ellittica a ovest. Guarini aggiunse anche un piazzale al centro del palazzo. La costruzione iniziò nel 1679, quando il principe aveva 51 anni.

Le decorazioni alle finestre del piano nobile ricordano la campagna della famiglia Carignano con il reggimento Carignan-Salières contro gli Irochesi nel 1667. L’interno è sempre stato definito sfarzoso e presenta splendidi affreschi e decorazioni in stucco.

Tra gli affreschi alcuni di Stefano Legnani, detto il Legnanino. Il vano della scala principale è decorato con busti di Pietro Somazzi.

L’edificio, costruito in mattoni in tipico stile barocco, ha una facciata principale ellittica. Questa facciata rappresenta l’unico esempio di architettura civica che utilizza il ritmo ondulato “concavo – convesso – concavo” stabilito da Francesco Borromini nella chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane a Roma.

Il Palazzo ha dato i natali a Maria Luigia, principessa di Lamballe nel 1749, confidente di Maria Antonietta e per la quale morì nel 1792. Nel 1770 vi nacque Carlo Emanuele, Principe di Carignano. E ‘stata anche la città natale del primo Re di L’Italia, Vittorio Emanuele II nel 1820.

Nel 1831, con l’ascesa al trono di Carlo Alberto, l’edificio fu ceduto al Demanio, che ospitava il Consiglio di Stato e le Poste.

Quando, nel 1848, l’edificio fu adibito a sede della Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino, l’architetto Carlo Sada modificò la splendida sala da ballo all’interno del corpo ellittico.

Nel 1861, con l’apertura del primo Parlamento italiano, l’aula era troppo piccola e per questo motivo furono iniziati i lavori per realizzarne una più grande con l’ampliamento del palazzo verso piazza Carlo Alberto, il cui progetto fu affidato all’architetto Domenico Ferri e Giuseppe Bollati: i lavori iniziarono nel 1863 e terminarono nel 1871, mentre i deputati nel frattempo si riunivano in un’aula più ampia e provvisoria realizzata nel cortile su progetto dell’architetto Amedeo Peyron, fino al trasferimento della capitale a Firenze nel 1864 Il grande salone, destinato ad ospitare il nuovo Parlamento italiano, non è stato quindi mai utilizzato per lo scopo per il quale era stato costruito.

Nel 1898 la sala del Parlamento Subalpino fu dichiarata monumento Risorgimento.
Fu in questo palazzo che ebbero luogo due eventi memorabili:
la lettura del bando in cui il Principe reggente per conto di Carlo Felice, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, ha concesso lo Statuto
la sessione in cui il Re di Sardegna e il Duca di Savoia, Vittorio Emanuele II, proclamarono la nascita del Regno d’Italia.

Successivamente il palazzo ospitò numerosi istituti e associazioni culturali. Dopo un lungo restauro, tra il 1988 e il 2011, l’edificio ospita la Direzione Regionale dei Musei del Piemonte, gli Appartamenti di Mezzanotte e Mezzogiono e il Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia.

Architettura
L’edificio si affaccia sull’omonima piazza e con la facciata laterale del Palazzo dell’Accademia delle Scienze e l’imponente retro della chiesa di San Filippo Neri crea un unicum architettonico di straordinario valore.

Guarini progettò uno splendido edificio che rappresenta una delle opere più importanti del barocco piemontese, con pianta ad U e singolare struttura architettonica: una torre ellittica è leggermente arretrata in facciata e due ali laterali si dispiegano a formare un cortile quadrato completamente circondato dalla carrozzeria di fabbrica.

Nella monumentale facciata principale, l’ellisse si distingue perché rende lo spazio sinuoso, creando un effetto magnifico, poiché la facciata alterna sezioni concave a parti convesse, in una configurazione forse riconducibile ai progetti di Gian Lorenzo Bernini per il palazzo del Louvre e il Castello di Vaux -le-Vicomte. Dal cortile interno, invece, il corpo ellittico spicca tra le ali laterali, superandole in altezza.

Il modello dell’edificio si trova anche nell’Oratorio dei Filippini del Borromini, citato anche nell’uso del mattone a vista. I mattoni perfettamente levigati e stuccati con malta in polvere di terracotta diventano come materiale plastico e modellabile. Le decorazioni della facciata del piano nobile, anch’esse in terracotta, mostrano riferimenti alle avventure e alle gesta della famiglia Carignano, tra cui la vittoria in Canada conseguita al fianco dei francesi nel 1667 contro i nativi Irochesi, con il reggimento Carignan-Salières. Il grande fregio decorativo della facciata principale recante la scritta QVI NACQVE VITTORIO EMANVELE II fu aggiunto nel 1884 da Carlo Ceppi, rispettando lo stile barocco con mattoni a vista.

Molti interni sono splendidamente affrescati e decorati con stucchi. Alcuni affreschi sono di Stefano Legnani detto “il Legnanino”.

Facciata posteriore
Durante i lavori di ampliamento effettuati tra il 1864 e il 1871 fu realizzata la facciata posteriore, su progetto di Domenico Ferri, Giuseppe Bollati e in eclettico stile pseudo-rinascimentale, con pietra bianca e stucco rosa arricchita da sontuose lesene e colonne, portico su il piano terra e sormontato in alto da una balaustra rialzata al centro. Era la facciata interna dell’edificio all’epoca in cui era residenza sabauda. Affacciato sul giardino interno, che oggi è piazza Carlo Alberto, il palazzo era collegato da mura di cinta alla struttura opposta delle scuderie, oggi sede della Biblioteca Risorgimento.

Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia
Il Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia è il più grande spazio espositivo della storia della Patria italiana, il più antico e il più importante museo dedicato all’Unità d’Italia per la ricchezza e rappresentatività delle sue collezioni e l’unico che ha ufficialmente il titolo di “Risorgimento “, riconoscimento ottenuto grazie al Regio Decreto 8 dicembre 1901, n. 360. Fondato nel 1878, ha sede a Torino all’interno dello storico Palazzo Carignano.

È dedicata al periodo dell’Unità, durante il quale ebbe luogo l’unità politica d’Italia. I reperti esposti nel Museo, riconducibili ad un periodo storico più ampio, sono databili tra il 1706 (anno dell’assedio di Torino) e il 1946 (nascita della Repubblica Italiana) con particolare attenzione, come già accennato, ai cimeli del Unificazione, che invece sono legate ad un arco temporale compreso tra la fine del Settecento e l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Le collezioni sono conservate all’interno del piano nobile del palazzo.

Il Museo Risorgimento dell’Unità d’Italia è stato profondamente rinnovato, e si presenta ai visitatori con strutture e servizi all’avanguardia, da Palazzo Carignano che lo ospita alle sale che ospitano le collezioni. L’illuminazione, i colori degli ambienti, la cui scelta è stata fatta sulla base di codici cromatici sempre riconducibili ai temi trattati, e l’utilizzo di contributi multimediali garantiscono al visitatore un’esperienza unica nel suo genere.

Il periodo dell’Unità è ora narrato in chiave europea così come a Torino, in Piemonte e in Italia. Le sale sono arricchite da filmati realizzati con immagini delle più importanti collezioni europee e visibili su grandi schermi, oltre a grandi tavoli interattivi che consentono ai visitatori di approfondire le tematiche sviluppate dai film.

Storia
Il museo, fondato nel 1878 per celebrare la morte del primo re dell’Italia unita, nasce con il nome di “Memoria Risorgimento di Vittorio Emanuele II”. Dopo alcune installazioni provvisorie e temporanee, tra cui quella del 1884 all’interno dell’Esposizione Generale Italiana di Torino e quella del 1899 all’interno del Museo Civico di Torino, ebbe la sua prima sede permanente nel 1908 nella Mole Antonelliana, dove il 18 ottobre dell’anno citato .

Dopo aver subito nuovamente un trasferimento temporaneo nel 1930 all’interno del Palazzo del Giornale, che si trova nel parco del Valentino, nel 1938 giunse finalmente a Palazzo Carignano, l’edificio barocco di Guarino Guarini dove aveva precedentemente sede, dal 1848 al 1860, la Camera dei Deputati del Parlamento del Regno di Sardegna (noto anche come “Parlamento Subalpino”) e dal 1861 al 1865 la Camera dei Deputati del Parlamento del Regno d’Italia.

Quest’ultima era ospitata in un’aula provvisoria nel cortile, che è stata poi smantellata, in attesa della fine dei lavori per il raddoppio dell’edificio e per la realizzazione di una grande aula che doveva ospitare i deputati del neonato Regno d’Italia . Una volta che i lavori, eseguiti tra il 1864 e il 1871, la grandiosa aula, ultima del percorso di visita museale, non servì più allo scopo e quindi non fu mai utilizzata, dato che la capitale e il parlamento avevano già lasciato Torino per essere Firenze.

All’interno del museo è quindi possibile visitare due aule parlamentari: quella della Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino, attiva dal 1848 al 1860, ancora oggi intatta e con gli arredi originali com’era nel 1860 quando cessò di funzionare, tra cui le panchine originarie occupate all’epoca dai più importanti parlamentari (Cavour, Massimo d’Azeglio, Cesare Balbo, Vincenzo Gioberti e Giuseppe Garibaldi) che ora si distinguono per le coccarde tricolori, e quella della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano, mai utilizzato per quella funzione ma oggi luogo ideale per ospitare mostre temporanee ed eventi culturali del museo.

Le mostre furono aggiornate nel 1948 in occasione del centenario della prima guerra d’indipendenza e nel 1961 in occasione delle celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia. Quest’ultimo ampliamento delle collezioni è stato poi ridimensionato nel 1965.

Subito dopo le Olimpiadi di Torino 2006 il museo è stato chiuso per consentire il restauro e la riqualificazione della parte espositiva. La riapertura è avvenuta solennemente il 18 marzo 2011 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Le mostre
La tipologia degli oggetti esposti è molto varia: armi, stendardi, uniformi, documenti a stampa e manoscritti, opere figurative. Il posto d’onore è sicuramente rappresentato dalla Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino, monumento Risorgimento dal 1898 e unico esempio originale al mondo di aule parlamentari istituite dopo le rivoluzioni del 1848.

I 2.579 reperti esposti al pubblico, selezionati tra i 53.011 appartenenti al museo, descrivono il percorso che ha portato all’Unità d’Italia. Ci sono anche riferimenti ad altre nazioni europee che hanno acquisito l’indipendenza nel XIX secolo vivendo una stagione paragonabile a quella dell’Unità d’Italia. Sono previste mostre per disabili per non vedenti, ipovedenti e ipoudenti.

La mostra occupa circa 3.500 mq distribuiti su 30 sale: le prime tre raccontano le mostre del passato in chiave Risorgimento (1878, 1961), da un punto di vista piemontese e torinese (1898, 1908, 1911) e in chiave fascista (1935), 1938), per illustrare le diverse interpretazioni che ha avuto l’Unità nel XIX e nel XX secolo.

Dalla quarta sala in poi inizia l’esposizione vera e propria: si parte dalla Rivoluzione francese (1789) passando per l’età napoleonica (1796-1815), la Restaurazione (1814), le rivolte del 1820-1821, le rivolte del 1830-1831, le rivoluzioni del 1848, le guerre d’indipendenza italiane (1848, 1859 e 1866), la spedizione dei Mille (1860), fino all’esposizione di reperti legati alla proclamazione del Regno d’Italia (1861) e alla cattura di Roma (1870), che sono trattate nella sala 24, l’ultima di questo itinerario. La sala 25 ricostruisce l’originale studio ministeriale di Cavour.

Le sale 26, 27 e 28 sono dedicate ai vari aspetti (politica, cultura, società, religiosità, istruzione, diritti dei lavoratori e lotte sindacali, forze armate) dei primi cinquant’anni del Regno d’Italia, visti con gli occhi del borghesia e classi popolari. La sala 29, invece, racconta la storia dei primi anni del Novecento fino alle soglie della Prima Guerra Mondiale, conflitto che ha poi portato al compimento dell’unità Risorgimento con l’annessione di Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia in Italia.

La sala 30 è ricavata dall’ampio salone che avrebbe dovuto ospitare la mai utilizzata Camera dei Deputati del Parlamento del Regno d’Italia. In questa sala, utilizzata per le mostre temporanee e gli eventi culturali del museo, sono esposti grandi dipinti che rappresentano la storia militare italiana dal 1848 al 1860, raccontata sia dalle vicende legate all’esercito ufficiale sia da quelle legate all’epopea dei volontari garibaldini. La collezione del museo è completata dai 167.750 volumi della biblioteca, che si trova al quarto piano dell’edificio. L’archivio della biblioteca comprende anche 1.916 periodici dell’epoca, 15.000 poster e stampe originali, 120.000 documenti e un’ampia raccolta fotografica.

Biblioteca
L’idea di una Biblioteca, specializzata nella storia dell’Unità, nasce con l’atto di fondazione del Museo nel 1878. La raccolta delle opere, iniziata con la sua istituzione, si è via via incrementata nel corso di quasi centoquaranta anni, attraverso acquisti mirati e un gran numero di donazioni. Di eccezionale interesse la Edicola, una delle più importanti in Italia per periodici, giornali, edizioni singole dell’Ottocento.

Archivi storici
L’Archivio Storico rappresenta un complesso documentario di rilevante interesse, il cui corpus principale è compreso tra il XVIII e il XIX secolo, con documenti risalenti ai secoli XIII-XV ed estesi al periodo della Prima e della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. Accanto a vere e proprie collezioni di politici, soldati, patrioti, famiglie e istituzioni, si conservano raccolte di manoscritti, corrispondenza, memorie, documenti di sovrani, capi di stato, membri dell’aristocrazia e della borghesia europea.

Armadio iconografico
L’enorme patrimonio del Museo è conservato nel Gabinetto Iconografico. Tra i materiali, di diversa tipologia, il cui nucleo principale è compreso tra il Settecento e l’Ottocento, vi sono quelli risalenti al Cinquecento e che si estendono fino al Novecento. In particolare sono comprese le raccolte di stampe iconografiche, carte geografiche e cartoline; raccolte di fotografie storiche e manifesti.

Mostra 150 anniversario dell’Unità d’Italia: l’Unità è qui!
Si tratta di una mostra articolata in 5 percorsi, alla scoperta di Torino nei 50 anni decisivi per la storia del nostro Paese: dal 1814, con il ritorno di Vittorio Emanuele I sul trono del regno sabaudo, fino al 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia, e il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864. Luoghi, eventi e personaggi sono illustrati con immagini sia d’epoca che attuali, per ricostruire il tessuto storico e gli episodi salienti che hanno interessato i centri del potere politico e religioso in la città.

I palazzi storici raccontano la propria storia e le vicende di cui sono stati teatro; i monumenti e le targhe commemorative rendono noti i protagonisti del restauro, delle società segrete, dei moti del 1821, delle rivoluzioni del ’48 e delle innovazioni tecnologiche che portarono alla creazione di un moderno Stato unitario.

I posti di comando
Nella zona centrale della città – piazza Castello e piazza Carignano – il cuore storico di Torino, sono racchiusi i palazzi del governo (Palazzo Reale, Palazzo Madama con la Sala del Senato e Palazzo Carignano con il Parlamento, sede delle segreterie reali dei ministeri e del governo uffici), i monumenti raffiguranti lo Stendardo dell’Esercito Sardo e il Cavaliere d’Italia, le lapidi che rievocano momenti cruciali della storia del nostro Paese, come la Prima Guerra d’Indipendenza o personaggi emblematici come Federico Sclopis, Luigi Des Ambrois e Antonio Benedetto Carpano. Si tratta di un breve ma molto intenso itinerario di suggestioni, che immerge il visitatore negli ambienti della corte sabauda e nei ricordi che contiene.

Rivolte e cospirazioni
I portici dell’antica via Po conservano ancora i luoghi delle congiure e dei moti rivoluzionari dell’Unità: le rivolte del 1821 nel cortile del rettorato dell’Università, le congiure nelle stanze ovattate del caffè Fiorio, detto anche “dei codini” , come molti nobili conservatori che indossavano la tipica parrucca con la “coda”. Il percorso raggiunge anche la targa che ricorda il luogo in cui Goffredo Mameli suonò per primo l’inno degli Italiani o il simbolo di Torino: la Mole Antonelliana, concepita come sinagoga e utilizzata invece come prima sede del Museo dell’Unità, raggiungendo – dopo il ponte di pietra – alla Gran Madre di Dio e alla Villa della Regina, allora sede dell’Istituto Risorgimento delle Figlie dei Militari Italiani.

Modernizzazione
Lo spirito di ammodernamento dello Stato unitario si può individuare nell’itinerario che collega i monumenti dei personaggi dell’Unità d’Italia, come Giuseppe Garibaldi e Massimo d’Azeglio, all’obelisco in ricordo della spedizione del 1855 in Crimea – un episodio strategico della politica estera di Cavour – ai luoghi simbolo dell’emancipazione religiosa carmelitana del 1848, come il Tempio valdese, alla stazione di Porta Nuova – antico approdo di Genova – che fece del Piemonte il regno preunitario con i più grandi ampliamento ferroviario. Il ricordo donato dal Parco d’Italia ’61 nel centenario dell’Unità d’Italia e la colonna che ne ricorda l’anniversario, simboleggiano un passaggio fondamentale nella storia della prima capitale del Regno d’Italia.

I Padri della Patria
Un percorso nella zona centrale della città – costruito sui resti delle antiche mura e bastioni distrutti da Napoleone all’inizio dell’Ottocento e oggi piacevoli giardini e piazze alberate – che tocca i palazzi ei monumenti dei grandi statisti , Padri della Patria, come Gioberti, Cavour, Mazzini e Manin, insieme a lapidi commemorative di eroi e intellettuali come Pietro Fortunato Calvi e Lajos Kossuth, Giuditta Sidoli e Roberto d’Azeglio, ed eventi come le rivolte in piazza San Carlo per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864. La città ottocentesca può essere letta in un susseguirsi di innumerevoli tappe, che si alternano a austeri palazzi nobiliari: il Collegio dei Nobili, Palazzo Cavour, Palazzo d’Azeglio,e l’Accademia di Belle Arti – con monumenti e lapidi in memoria di coloro che hanno dedicato la vita alla realizzazione dell’Unità d’Italia.

Vittorio Emanuele II
Dal cuore storico di Torino, sede del comando del regno sabaudo, poi d’Italia, si può “visitare” la targa che ricorda dove Michele Novaro musicò la canzone composta da Goffredo Mameli e divenuta nel 1946 inno Risorgimento, il Palazzo di Città sede del municipio, la piazza che richiama il nome dello Statuto del 1848 concesso da Carlo Alberto insieme al monumento che celebra il tunnel ferroviario del Frejus inaugurato nel 1871 e l’attigua stazione di Porta Susa, capolinea della ferrovia da Novara. L’antico Torrione della Cittadella, che ricorda i Carbonari Moti del 1821, si affaccia sul viale che conduce al monumento più alto della città, quello dedicato al primo Re d’Italia. Posta su quattro imponenti colonne doriche,