Il Museo Napoleonico di Roma è un museo storico dedicato alle reliquie napoleoniche, derivante principalmente dalla collezione del conte Giuseppe Primoli, donata alla città di Roma nel 1927.

Storia
Giuseppe Primoli (1851-1927) era figlio di Carlotta Bonaparte e quindi discendente della famiglia Bonaparte: Carlotta Bonaparte (1832-1901) era in effetti figlia di Carlo Luciano Buonaparte, principe di Canino (1803-1857) e di Zénaïde Bonaparte (1801-1854), tra cui cugini come figli di due fratelli di Napoleone I, rispettivamente Luciano Bonaparte (1775-1840) e Giuseppe Bonaparte (1768-1844). Nel 1848 aveva sposato Pietro Primoli, conte di Foglia (1820-1883).

La sua collezione comprendeva opere d’arte e ricordi di famiglia, ed era stata concepita più come un racconto della storia familiare privata che come una raccolta di cimeli storici. Insieme alla collezione, la donazione ha riguardato il piano terra dell’edificio della famiglia, che è ancora il museo.

Successivamente, dopo la caduta dell’Impero, quasi tutta la famiglia Bonaparte chiese asilo a Papa Pio VII e si stabilì a Roma: la madre di Napoleone, Letizia Ramolino, a Palazzo Rinuccini, i suoi fratelli Luigi e Girolamo a Palazzo Mancini Salviati e Palazzo Nuñez, rispettivamente, e sua sorella Pauline nella sua villa a Nomentana.

Ma il vero fondatore del “ramo romano” dei Bonaparte, da cui discendeva il conte Primoli, fu il fratello “ribelle” dell’imperatore Luciano, che, nel 1804, in aperta opposizione a Napoleone, si trasferì a Roma.

La madre del conte Primoli, Carlotta Bonaparte, nacque dal matrimonio di uno dei figli di Luciano, Carlo Luciano, con suo cugino Zenaide, figlia di Joseph Bonaparte. Carlotta sposò il conte Pietro Primoli nel 1848 e, subito dopo l’annuncio del Secondo Impero, si trasferì, con la sua famiglia, alla corte di Napoleone III. Il conte Giuseppe Primoli fu quindi educato a Parigi, anche dopo la caduta dell’Impero, nei saloni letterari delle sue Matilde Bonaparte e Giulia Bonaparte, la Marchesa di Roccagiovine.

Uomo di cultura, appassionato di libri e talentuoso fotografo, Giuseppe Primoli viveva tra Roma e Parigi ed era strettamente coinvolto nei circoli letterari e artistici di entrambe le città. Fu, quindi, un’interessante figura intellettuale e collezionista, che, attraverso importanti doni familiari e acquisizioni consapevoli sui mercati dell’antiquariato, fu in grado di offrire alla città di Roma questo elegante esempio di museo-casa

Il Museo
Il sistema museale gestito dal Comune di Roma comprende un gruppo estremamente diversificato di musei e siti archeologici di indubbio valore artistico e storico.

Oltre ai Musei Capitolini – il museo pubblico più antico del mondo – il sistema comprende anche il Museo dell’Ara Pacis, progettato da Richard Meier e sede di varie importanti mostre. altri includono Mercati di Traiano, con il Museo dei Fori Imperiali e il Museo di Roma a Palazzo Braschi.

Il sistema è ulteriormente arricchito da diverse gemme “nascoste” – piccoli musei con collezioni preziose come il Museo Napoleonico, il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, il Museo Carlo Bilotti, il Museo Pietro Canonica, il Museo delle Mura e altri ancora – tutti in attesa di essere scoperto.

Numerosi eventi e mostre temporanee contribuiscono a rendere unico il Sistema dei musei comunali tra le altre reti museali in Italia, fornendo un flusso costante di iniziative sempre originali e garantite per attirare tutte le fasce del pubblico.

L’edificio
Palazzo Primoli era stato costruito nel XVI secolo ed era di proprietà della famiglia Gottifredi fino alla fine del XVIII secolo, quando passò alla famiglia Filonardi. Fu acquistato dal conte Luigi Primoli, padre di Pietro, tra il 1820 e il 1828. Giuseppe Primoli nel 1901 decise un radicale riassetto, necessario a seguito della costruzione delle sponde del Tevere e del ponte Umberto I, a cui arrivò via Nicola Zanardelli. Il progetto fu affidato all’architetto Raffaele Ojetti: con i lavori proseguiti fino al 1911 fu demolita la facciata precedente, sostituita da una loggia, l’edificio fu rialzato e venne creato un nuovo ingresso monumentale su via Zanardelli.

Il palazzo ospita la Fondazione Primoli, sempre creata da Giuseppe Primoli, e la Biblioteca Primoli, che ospita circa 30.000 volumi. Ospita anche il Museo Mario Praz, una sezione distaccata della National Gallery of Modern Art.

La vecchia facciata su Piazza dell’Orso fu demolita e una nuova area con logge angolari fu aggiunta all’edificio, mentre un nuovo monumentale ingresso fu creato sulla Via Zanardelli; l’altezza dell’edificio fu innalzata e fu data una nuova facciata in Piazza di Ponte Umberto. I lavori terminarono nel 1911.

Il piano terra, che, insieme alla collezione napoleonica, fu donato da Giuseppe Primoli al Comune di Roma nel 1927, conserva i soffitti settecenteschi con le loro travi dipinte in molte stanze, mentre i fregi corrono lungo le pareti delle sale VIII, IX , X, risalgono ai primi decenni del 1800, quando il palazzo era già di proprietà di Primoli. I fregi nelle sale III e V risalgono a dopo il matrimonio di Pietro Primoli con Carlotta Bonaparte nel 1848, come dimostrano i “dilaganti leone” della famiglia Primoli e l ‘”aquila” dei Bonaparte.

La maiolica napoletana dei primi dell’Ottocento – posata sui pavimenti delle sale III, IV, V, IX e X – proviene dal demolito Palazzo Porcari-Senni in Via Aracoeli; l’ingresso alla sala III, che risale alla fine del 1700, fu recuperato dalla demolizione della Cappella dell’Ospedale di Pio VI nel Borgo di S. Spirito.

Il Palazzo è anche la sede della Fondazione Primoli, creata dallo stesso Primoli, e della Biblioteca Primoli, che è composta da oltre trentamila volumi di letteratura, storia e arte.

Dal 1 ° giugno 1995 il Museo Mario Praz, collegato alla National Gallery of Modern Art, è situato al terzo piano. È una casa-museo, in cui è presente una miriade di mobili, dipinti, disegni, terrecotte, bronzi, miniature e opere d’argento, risalenti alla fine del XVIII secolo e alla prima metà del XIX secolo, che furono raccolti da Mario Praz (1896-1982), un anglofilo e critico d’arte.

La presenza di entrambe queste istituzioni nello stesso edificio lo rende un luogo di grande interesse per lo studio dell’arte, della letteratura e della storia del XIX secolo.

Collezione
Le collezioni del museo sono divise in tre sezioni distinte, riguardanti:

L’attuale periodo napoleonico, testimoniato da grandi tele e busti dei maggiori artisti dell’epoca, che ritraggono numerosi esponenti della famiglia imperiale in pose cortesi e convenzionali;
Il cosiddetto periodo “romano”, dalla caduta di Napoleone I all’ascesa di Napoleone III;
Il periodo del secondo impero, con dipinti, sculture, incisioni, mobili, oggetti, tutti riferibili all’epoca.
L’attuale struttura del museo, frutto del recente restauro delle sale, riflette generalmente le indicazioni lasciate da Giuseppe Primoli. Le sale conservano i soffitti settecenteschi con travi dipinte in alcune stanze, mentre i fregi che corrono lungo le pareti delle sale VIII, IX, X risalgono ai primi decenni del XIX secolo, quando il palazzo era già passato alla proprietà dei Primoli. I fregi delle sale III e V, come indicato dal “leone rampante” dei Primoli e l ‘”aquila” dei Bonaparte, sono successivi al matrimonio di Pietro Primoli con Carlotta Bonaparte.

Sale espositive

Camere 1 e 2
Il primo impero

Le prime due sale, divise solo da una balaustra in marmo, formano un’area unica dedicata allo splendore del Primo Impero (1804-1814). Qui sono raccolte le grandi tele che raffigurano numerosi membri delle famiglie imperiali in pose nobili e convenzionali. Accanto a questi ritratti ufficiali, commissionati da Napoleone dopo la sua consacrazione come imperatore, sono esposti i ritratti privati ​​che, attraverso le cere di Giambattista Santarelli, miniature in smalto, cammei di Nicolò Morelli e tabacchiere, danno un ritratto più intimo della famiglia Bonaparte storia.

Questi oggetti eleganti, in particolare bomboniere e tabacchiere, venivano spesso usati da Napoleone come cadeaux per i suoi compagni di corte e dignitari. Il salone decorato in damasco rosso di Jacob, proveniente dallo studio di Napoleone Primo Console su Saint-Cloud, è un interessante esempio dell’austero stile francese nel periodo pre-imperiale. Include una sedia pommier (dal nome del suo creatore) con bracci asimmetrici per consentirgli di essere attirata verso il camino.

In una delle due custodie a parete è esposto un gruppo di pregiate porcellane; particolarmente interessante è l’insieme di 24 piatti, che proviene dal più importante produttore francese dei primi del 1800 (Nast, Swebach, Schöelcher).

Le console del Primo Impero nella II sala, come l’orologio a pendolo Urania, facevano parte dell’arredamento dell’Hotel Chabrillan, mentre le due copie di candelabri appese sopra di esse sono alcuni dei numerosi oggetti che furono commissionati in Francia per fornire abbellimenti ai Palazzo Quirinale in previsione della visita di Napoleone a Roma nel 1812, che in realtà non ebbe mai luogo.

Il livello di raffinatezza raggiunto dalle arti applicate sotto il Primo Impero è esemplificato dalle due necessità di viaggio esposte nei casi: veri e propri capolavori del falegname Jean-Baptiste Biennais e Maire, in cui eleganza e comfort si integrano armoniosamente.

Opere
Joseph Chabord (Chambéry 1786- Parigi 1848), Napoleone sul campo di Wagram, 1810
Robert Lefèvre (Bayeux 1756 – Paris 1830), The Empress Josephine, 1805 ca.
Daniele Saint, tabaccheria d’oro con miniature di Zenaide e Carlotta, 1809-1819
Tabaccheria in agata nera e oro con monete di Cesare, Pompeo e Augusto, 1803
Pierre-Philippe Thomire, coppia di lampadari a cinque bracci con baccanale e tirso
François Gérard, Elisa Bonaparte Baciocchi con sua figlia Napoleona Elisa
Marc Schoelcher, Piatto con natura morta

Stanza 3
Il secondo impero

In questa sala, dedicata al Secondo Impero (1852-1870), sono esposti dipinti, sculture, incisioni, mobili e altri oggetti del periodo della storia francese in cui predominò Napoleone III. Esemplificano il grande fermento della produzione artistica che ha avuto luogo sotto il rassicurante motto “L’Impero è Pace”.

Oltre ai due ritratti ufficiali della coppia imperiale, creati da Franz-Xavier Winterhalter, sono esposte varie stampe che illustrano momenti importanti della politica degli eventi diplomatici ed economici che l’imperatore desiderava. Altre opere sono commemorative degli eventi che circondano il principe imperiale Napoleone Eugenio, unico figlio di Napoleone III e Eugenia: i busti di Jean-Baptiste Carpeaux, la statuetta di cera di Emmanuel Frémiet che lo mostra nell’uniforme del batterista delle guardie, il ultima fotografia di lui, come ufficiale dell’esercito inglese, prima della sua partenza per il Sudafrica e l’acquerello di Orlando Norio che documenta il suo funerale a Chislehurst, un villaggio non lontano da Londra.

Nel caso ovale sono conservati, oltre a numerosi medaglioni commemorativi, una coppia di ritratti in miniatura, raffiguranti la Regina Vittoria e Napoleone III, il pugnale in bronzo dorato e madreperla, che fu donato nel 1830 dai fratelli Braccini, nativi di Spoleto , a Napoleone Luigi, fratello del futuro imperatore, e un gruppo di possessori di bouquet, un elemento essenziale dell’abbigliamento femminile per i grandi balli di corte. Il divano e le poltrone che arredano la stanza provengono da una residenza parigina di Matilde Bonaparte.

Opere
Franz Xaver Winterhalter, imperatrice Eugenia, ca. 1852
Franz Xaver Winterhalter, imperatore Napoleone III, ca. 1852
Jean Baptiste Carpeaux, Napoleon Eugene con il cane nero, 1865

Stanza 4
Il re di Roma

Questa piccola sala, dedicata al figlio di Napoleone e Maria Luisa d’Austria, fu aperta nel 1934, in seguito all’acquisizione di una collezione di cimeli e autografi collegati ad Anton Prokesch-Osten, tutore e amico del giovane Bonaparte. La stanza e gli oggetti in essa contenuti conservano un carattere intimo, che riflette la breve e in qualche modo nascosta esistenza del figlio di Napoleone. Alla sua nascita gli fu dato il titolo di Re di Roma, una città in cui non regnò mai. Fu costretto a lasciare Parigi nel 1815, crebbe alla corte di Vienna e fu affidato a varie istituzioni, mentre sua madre era impegnata a governare i Ducati di Parma e Guastalla. Morì quando aveva solo 21 anni, il 22 luglio 1832, sotto il titolo di Duca di Reichstadt.

Un gruppo di disegni allegorici di Bartolomeo Pinelli e Pierre-Paul Prud’hon, appesi alla parete destra della stanza, celebrano la nascita del re di Roma, mentre, sulla parete sinistra, un grande acquerello mostra un centrotavola progettato per il matrimonio di Napoleone e Maria Luisa.

In uno dei casi viene mostrato un gioco di carte noto come Jeu de l’Hombre a causa della sua origine spagnola. È particolarmente prezioso perché i pezzi sono di pregiata manifattura cinese, realizzati in madreperla. Il gioco fu dato a Napoleone quando era in esilio da Sant’Elena, dal nobile inglese Mountstuart Elphinstone, e avrebbe dovuto essere ereditato da suo figlio, tuttavia la sua morte prematura lo lasciò nelle mani di Prokesch.

Opere
Pierre Paul Prud’hon (attr.), Il re di Roma, 1811

Stanza 5
La repubblica romana

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Nel 1796 l’esercito francese guidato dal giovane generale Napoleone Bonaparte, fresco di brillanti vittorie in Piemonte e Lombardia, invase le Legazioni di Ravenna, Ferrara e Bologna. Papa Pio VI fu costretto immediatamente a firmare l’Armistizio di Bologna, ratificato l’anno successivo dalla Pace di Tolentino, che lo obbligò a consegnare 100 opere d’arte e 100 libri manoscritti della Biblioteca Vaticana.

Il 28 dicembre 1797, l’omicidio del generale Duphot durante una rivolta popolare anti-francese diede al Direttorio l’opportunità di iniziare un’occupazione militare di Roma. Il 9 febbraio 1798, l’esercito francese entrò in città in trionfo in Piazza del Popolo; il 15 fu dichiarata la Repubblica di Roma. L’esperienza jacobin è stata breve, ma ha comportato un’intensa propaganda, che è stata espressa in modo più evidente nei festival repubblicani. Per il secondo anniversario della Repubblica furono organizzate numerose cerimonie pubbliche, che riutilizzarono e rielaborarono modelli e temi che furono provati durante la Rivoluzione francese. Diverse stampe esposte nella Sala forniscono una descrizione accurata degli enormi ed effimeri palcoscenici creati per queste celebrazioni repubblicane.

Opere
Joseph-Charles Marin – Jean Jérôme Baugean, Partenza del terzo convoglio di statue e monumenti d’arte italiani per la Francia, 1797
Jean Duplessi-Bertaux e Robert Delaunay, Proclamazione della Repubblica Romana in Capitol Square, 1798

Stanza 6
Pauline Bonaparte

Questa sala, dedicata a Pauline Bonaparte Borghese, si concentra in particolare sul suo soggiorno a Roma dal 1816 al 1825 a Villa Paolina. La villa si trova tra le Mura Aureliane, Via Piave e Via XX Settembre, e dal 1950 vi fu ospitata l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Pauline lo acquistò nel 1816, incantato dalla sua situazione e dall’eleganza del suo design. Gli acquerelli in mostra mostrano la sua eleganza, che si estendeva verso l’interno, che è stata decorata dalla stessa Pauline in un gusto puramente francese.

Molti degli oggetti nella stanza provengono da Villa Paolina: il set da toletta realizzato dall’orafo Martin-Guillaume Biennais, lo specchio portatile su cui si può vedere la sostituzione del monogramma di Pauline con quello di sua nipote Carlotta (a cui era la villa a sinistra), il taccuino delle spese relative alla gestione della casa. Il ghiro in mogano è simile al divano su cui Pauline posò per la famosa statua di Canova, che la mostrava vestita da Venere Vincitrice (Roma, Galleria Borghese). Il calco in gesso del seno della principessa e il modello della sua testa provengono dal capolavoro di Canova.

Opere
Jodocus Sebastiaen van den Abeele Un salotto a Villa Paolina a Roma con la Principessa Zenaide, i suoi figli e la sorella Charlotte
Giovanni Riveruzzi (attivo a Roma tra la seconda e la terza decade del XIX secolo), Villa Paolina sul lato di Porta Pia, 1828 ca.
François Joseph Kinson (1771-1839), Paolina Bonaparte, 1808

Stanza 7
Il regno di napoli

In queste sale sono esposti oggetti legati a Giuseppe e Caroline Bonaparte, fratello e sorella di Napoleone, che si tenevano sul trono del Regno di Napoli uno dopo l’altro. Napoleone diede inizialmente il trono a suo fratello maggiore, il sottomesso Giuseppe, che vi regnò dal 1806 al 1808. Durante questo periodo Jean-Baptiste Wicar, allora direttore dell’Accademia di Belle Arti delle città napoletane, creò ritratti di Giuseppe, suo la moglie Giulia Clary e i loro due figli Zenaide e Carlotta.

Dopo che Giuseppe divenne re di Spagna, il trono di Napoli passò a Caroline Bonaparte e suo marito Gioacchino Murat. Il loro governo era caratterizzato dal desiderio di prendere le distanze dalle direttive imperiali e acquisire autonomia politica. Nel 1815, con la caduta dell’Impero e il restauro dei Boubon, Murat fu ucciso mentre cercava di riconquistare i suoi territori. Caroline, tuttavia, fuggì a Trieste; è a partire da questo periodo che i volumi, conservati nell’elegante libreria e personalizzati dal francobollo “La comtesse de Lipona”, titolo che acquisì dopo la fine dell’era napoleonica.

Numerosi gioielli di Caroline sono esposti nella custodia (altri nella custodia a muro nella Sala I). I pezzi “sentimentali” includono la spilla con la miniatura di Jean-Baptiste Augustin circondata da una serie di pietre dure, le cui iniziali formano la parola souvenir.

Opere
Giuseppe Cammarano (1766-1850), Queen Carolina, 1813
Demi-parure (collana, orecchini e spilla) con scene di vita popolare
Francesco De Caro, Vaso con ritratto di Gioacchino Murat, 1809-1812

Sala 8
Napoleone

Napoleone Bonaparte rappresentò per tutta la sua vita, nel periodo della crescita, l’apice della fama e del potere, ma anche negli anni del declino e dopo la morte una figura centrale nell’immaginario collettivo francese ed europeo. La stanza ha un approccio didattico e vuole ricostruire la sua storia e leggenda “attraverso le immagini”.

“Non è la precisione delle linee, un pisello sul naso, che fa la somiglianza. È il personaggio della fisionomia, ecco l’anime, che deve essere dipinto”. Così Napoleone rispose all’artista Jacques-Louis David, secondo il biografo Étienne-Jean Delécluze, quando gli chiese di posare per il famoso ritratto “Napoleone al passo del San Bernardo” (di cui è conservata una incisione in questa stanza) . Napoleone non ha mai posato per nessun altro. Tuttavia, la sua immagine è universalmente conosciuta. Nella sala, una selezione di opere rappresentative dell’evoluzione dell’iconografia di Napoleone dalla sua giovinezza alla caduta dell’Impero.

Il grande lampadario presente, acquistato sul mercato dell’antiquariato, è probabilmente di fabbricazione russa e si riferisce agli anni del Primo Impero.

Opere
Napoleone consegna il Codice di Legge alla Dea Roma
Antonio Giberti e Giuseppe Longhi (da Jacques-Louis David)
Scena allegorica con la caduta di Napoleone

Stanza 9
Zenaide e Carlotta

Questa sala è decorata con affreschi, portati alla luce e restaurati in tempi recenti, che testimoniano il gusto neogotico particolarmente in voga tra il 1830 e il 1840. Questi anni sono stati fondamentali per gli eventi della vita di Zenaide e Carlotta, figlie di Joseph Bonaparte, a cui è dedicata la sala.

Motivi neogotici possono essere visti in molte delle opere esposte, come i ritratti delle due sorelle create dalla stessa Carlotta. Carlotta si dedica con passione alla pittura e talvolta ottiene buoni risultati, in particolare quando si lavora con l’acquerello: il suo ritratto di sua nonna Letizia, realizzato nel 1835, ne è un esempio

Anche suo marito Napoleone Luigi era molto attaccato alla pittura: sono esposte varie sue opere. Sia Napoleone Luigi che Carlotta, le cui vite erano profondamente coinvolte nell’atmosfera inquieta e romantica, morirono giovani: lui nel 1831, a seguito di una malattia contrasse mentre partecipava agli esercizi con la società segreta dei Carbonari, e lei nel 1839, mentre partoriva a un figlio, concepito durante una relazione amorosa segreta e sfortunata.

Opere
Jacques-Louis David, Zenaide e Charlotte Bonaparte, 1821
Léopold Robert, Carlotta Bonaparte, ca. 1831
Carlotta Bonaparte, Autoritratto, 1834

Stanza 10
Luciano Bonaparte

Durante gli anni del Direttorio e del Consolato, Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, aveva assunto importanti ruoli politici, prima come Presidente del Consiglio dei Cinquecento, poi come Ministro degli Interni e Ambasciatore di Francia a Madrid. Ha avuto un ruolo decisivo nel colpo di stato sul “18 Brumaio” (8 novembre 1799), con il quale Napoleone fu proclamato Primo Console.

Il rapporto tra i due fratelli, che era già stato compromesso per motivi politici – Luciano, che era un repubblicano convinto, non approvava il passaggio di Napoleone all’autoritarismo – si deteriorò definitivamente dopo il matrimonio di Luciano, dopo la morte della sua prima moglie Christine Boyer, Alexandrine de Bleschamp.

La coppia si stabilisce a Roma nel 1804, come ospiti dello zio, il cardinale Fesch; Successivamente Luciano acquistò Palazzo Nuñez in Via Bocca di Leone e la villa “La Ruffinella” a Frascati. Un disegno di Charles de Chatillon che mostra Luciano sulla terrazza di Villa Mondragone e la legge attentamente, circondato dalla sua numerosa famiglia e dal suo entourage di scrittori e artisti. Tuttavia la sua residenza preferita, dal 1806 in poi, era il castello di Musignano a Canino, vicino a Viterbo. Fu lì che, insieme a sua moglie, si dedicò agli scavi e allo studio dell’archeologia, che lo portò a pubblicare, nel 1829, il suo Catalogo di antichità etrusche scelte rinvenute negli scavi del principe Canino.

Opere
François Xavier Fabre, Luciano Bonaparte, 1808
François Xavier Fabre, Alexandrine de Bleschamp, 1808

Stanza 11
Carlo Luciano e Zenaide Bonaparte

Questa stanza è dominata dall’enorme ritratto di Carlotta Bonaparte, la figlia maggiore di Luciano, creata da Jean-Baptiste Wicar. “Lolotte” è vestita da contadina e mostrata sullo sfondo delle tenute di Canino. Il dipinto proviene dalla collezione di una delle figlie di Placido Gabrielli, che a sua volta si era sposata nel 1856 alle Tuileries, a Bonaparte, Augusta, figlia di Carlo Luciano e Zenaide.

In effetti la sala è dedicata al ramo romano della famiglia Bonaparte, che derivava principalmente dai matrimoni dei bambini di quest’ultima coppia con vari membri dei romani (del Gallo di Roccagiovine, Primoli, Campello, Gabrielli).

Sui piccoli scaffali, decorati con gli stemmi di un cardinale, che apparteneva a uno dei figli di Carlo Luciano e di Zenaide, il cardinale Luigi Luciano, sono conservati vari volumi della biblioteca napoleonica di Sant’Elena. Molte opere della collezione del cardinale, di cui è esposto un ritratto di Guglielmo de Sanctis, furono acquisite dal conte Giuseppe Primoli e oggi sono conservate in questo museo.

Al centro della stanza si trova il tavolo da lavoro di Zenaide, un mobile davvero multifunzionale: all’interno, è diviso in più scomparti, che contengono strumenti per dipingere, disegnare, ricamare e vari giochi della società.

Opere
Jean Baptiste Wicar, Carlotta Bonaparte in abito contadino di Canino, ca. 1815
Charles de Chatillon, Zenaide e Carlo Luciano Bonaparte, 1823

Stanza 12
Giuseppe Primoli e Matilde Bonaparte

Questa sala è dedicata al “padrone di casa”, Giuseppe Primoli, al quale il Museo Napoleonico di Roma deve la sua esistenza. Nel disegno di Jean-Alexandre Coraboeuf viene mostrato nel ruolo di un uomo colto, un elegante collezionista e un bibliofilo appassionato. Giuseppe promosse uno stretto scambio culturale tra Francia e Italia, facendo uso della rete di relazioni che aveva intrecciato in gioventù nella Parigi del Secondo Impero.

In parte doveva questo vivace atteggiamento intellettuale nei confronti di Matilde Bonaparte Demidoff, conosciuta in quel periodo a Parigi come “Notre Dame des Arts”, da quando aveva aperto il suo salotto-atelier in Rue des Courcelles ai migliori scrittori e artisti dell’epoca : i suoi ospiti abituali includevano, tra gli altri, Flaubert, Dumas, i fratelli Goncourt, Maupassant ed Ernest Hébert. Una delle pareti è quindi dedicata agli amici di Giuseppe: tra i vari ritratti si possono trovare tre schizzi di Hébert, da tempo direttore della Villa Medici, e diversi acquerelli della stessa Matilde.

Le poltrone e il divano provengono dai mobili del boudoir verde di Augusta Bonaparte a Palazzo Gabrielli (oggi Palazzo Taverna).

Opere
Jean Alexandre Coraboeuf, Giuseppe Primoli, 1920 ca.

Biblioteca
La biblioteca del Museo Napoleonico ha circa 3000 titoli, tra lo sfondo antico e moderno e raccoglie principalmente volumi di soggetti storici e storico-artistici relativi al periodo tra il Primo e il Secondo Impero.

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