Museo di Santa Giulia, Brescia, Italia

Il Museo di Santa Giulia è il museo principale di Brescia, situato in via dei Musei 81 / b, lungo l’antico decumano romano della Brixia romana. È composto al suo interno dal monastero di San Salvatore-Santa Giulia, costruito dal re dei Longobardi Desiderio; Nei suoi oltre mille anni di storia è stato ampliato e modificato in diverse occasioni.

Il monastero di San Salvatore-Santa Giulia a Brescia fu fondato nella metà dell’VIII secolo d.C. da Desiderio, ultimo re dei Longobardi, e da sua moglie Ansa. Un convento benedettino, ha accolto le vedove, le sorelle e le figlie di personaggi di alto rango e ha accumulato preziose doti. Nel corso dei secoli il monastero fu abbellito con nuovi edifici, affreschi, rilievi e arredi, alcuni dei quali furono persi dopo la soppressione di ordini monastici da parte di Napoleone alla fine del 18 ° secolo.

L’area sottostante il Museo è ricca di reperti archeologici di varie epoche, la maggior parte dei quali appartengono al periodo romano e sono ben conservati, in particolare la Domus dell’Ortaglia. Tutte le strutture dell’antico monastero fanno parte del museo, tra cui la chiesa di Santa Maria in Solario, il coro delle suore e la chiesa di Santa Giulia.

Nel museo sono conservate migliaia di oggetti e opere d’arte che vanno dall’età del bronzo al diciannovesimo secolo, provenienti principalmente dal contesto cittadino e dalla provincia di Brescia, che lo rendono un vero museo cittadino, i cui temi di studio si concentrano principalmente sulla storia della città di Brescia e del suo territorio. Tra le numerose opere d’arte ricordiamo in particolare la Vittoria Alata, la Croce di Desiderio, la Lipsanoteca e il settore “Collezionismo e arti applicate”, dove sono conservate tutte le collezioni private donate al museo tra il XVIII e il XIX secolo.

Panoramica
Il Museo della Città, unico nel suo design e posizione – un complesso monastico di fondazione lombarda – e con aree espositive di 14.000 m², offre un viaggio attraverso la storia, l’arte e la spiritualità di Brescia dalla preistoria ai giorni nostri. Il convento benedettino di San Salvatore – Santa Giulia fu fondato nel 753 dall’ultimo re longobardo Desiderio e sua moglie Ansa e occupò un ruolo di grande importanza religiosa, politica ed economica, che continuò dopo la sconfitta dei Longobardi da parte di Carlo Magno. Secondo la tradizione, la drammatica storia di Ermengarda, figlia di Desiderio e respinta sposa dell’imperatore franco, fu riprodotta qui; fu raccontato da Manzoni in Adelchi.

Il sito è composto da parti di epoche diverse: una stratificazione di memorie e una fonte continua di scoperte inaspettate. Il complesso fu costruito sulle rovine di imponenti case di città romane e comprende la chiesa lombarda di San Salvatore e la sua cripta, il romanico Santa Maria in Solario, il coro delle monache, la chiesa cinquecentesca di Santa Giulia e il chiostro del monastero. È il luogo perfetto per il Museo della Città e il punto focale naturale per una visita a Brescia. La particolarità distintiva del Museo è la stretta relazione tra gli edifici storici e gli oggetti in mostra, che ammontano a circa 11.000 e comprendono elmi celtici e ornamenti per imbracature per cavalli, ritratti romani e sculture in bronzo, oggetti lombardi, tombe, affreschi,

La Vittoria Alata, il simbolo della città, è una grande statua bronzea proveniente dal Capitolium. Studi recenti hanno gettato nuova luce sulla storia della scultura e sulla vita dell’antica Brixia.

Storia
Vergine, santo, martire. Il suo nome si trova in tutti i martirologi, compresi i più antichi. Nel martirologio geronimico leggiamo: “In Corsica insula passio Sanctae Juliae”. Questa è probabilmente una notizia da almeno un martirologio del V secolo. La passio del santo è venuta da noi in varie recensioni scritte dopo gli eventi narrati.

Secondo le più antiche recensioni (circa il settimo secolo) – probabilmente opera dei monaci delle isole Gorgona e Capraia – la cartaginese Giulia fu venduta come schiava, in seguito alla cattura della sua città da parte dei barbari. Durante il viaggio verso la Gallia, la nave del suo maestro Eusebio si incagliò su Capo Còrso, il promontorio della Corsica. Qui, mentre Eusebio partecipava a un sacrificio pagano, Giulia fu prelevata dalla nave, torturata e crocifissa nell’odio per la sua fede cristiana. Per avvertimento celeste, il suo corpo fu rubato dai monaci e sepolto, con tutti gli onori, sull’isola di Gorgona.

Una successiva recensione, da Brescia, aggiunge le notizie sulla traduzione del corpo di Giulia dall’isola di Gorgona alla città di Brescia; traduzione avvenuta nell’anno 763, dal bresciano Desiderio, re dei Longobardi e sua moglie Ansa, probabilmente per ampliare il monastero benedettino che avevano appena fondato (754-760).

È certo che gli eventi del martirio di Giulia, probabilmente ispirati a una storia di Teodoreto di Ciro, sollevano ogni sorta di dubbio. Già intorno alla circostanza della presa di Cartagine gli storici sono divisi, proponendo due diverse soluzioni: una propone l’occupazione da parte dei persiani nell’anno 616, l’altra invece sostiene – e certamente con argomenti più validi – la conquista più famosa per parte di i Vandali nel 439. Anche le circostanze del martirio in Corsica sono infondate, tenendo conto degli usi particolari del tempo e del luogo. Vi è infatti più di uno studioso che tende a credere che per Giulia, come per gli altri martiri delle prime persecuzioni, è sorto uno scambio, nella tradizione popolare, tra la persona e le reliquie. In questo caso Giulia, probabilmente africana, avrebbe subito il martirio a Cartagine e solo le sue reliquie sarebbero arrivate in Corsica, dopo il 439, da rifugiati della persecuzione vandalica. Sarebbe quindi la stessa Giulia le cui reliquie erano già venerate a Cartagine, insieme a quelle di San Florenzio.

Ciò che è certo, tuttavia, è che le reliquie di Giulia, già trasferite dalla Corsica a Gorgona, passarono a Brescia nel 763 e trovarono la loro prima sistemazione nella chiesa di San Salvatore, erette – nell’omonimo monastero benedettino – dal re Desiderio e La regina Ansa e consacrata da Papa Paolo I nello stesso anno.

Quando, alla fine del 1500, fu costruita la chiesa di Santa Giulia (ora museo) accanto a questa chiesa, le reliquie furono poste sotto l’altare maggiore del nuovo tempio (17 dicembre 1600).

Dopo la Rivoluzione del 1797, ebbe luogo la soppressione del monastero di Santa Giulia (titolo che prese il posto di San Salvatore nel XII secolo) e le reliquie del santo furono ricevute nella vicina chiesa di San Pietro in Oliveto e, successivamente – dopo altri pellegrinaggi – nella chiesa ancora più vicina del Corpo di Cristo, annessa al seminario diocesano.

Quindi le reliquie di Giulia sono passate di recente (1957) nel nuovo seminario di Brescia, intitolato a Maria Immacolata, per essere poi destinato alla chiesa parrocchiale del Villaggio Prealpino di Brescia.

La diffusione del culto di Giulia è legata soprattutto all’enorme importanza goduta per diversi secoli dal già citato monastero bresciano, continuamente arricchito di privilegi e possedimenti anche in tutta Italia. Particolari centri di questo culto, oltre all’area bresciana, devono essere considerati la Corsica e la città di Livorno che riconoscono Giulia come il loro santo patrono. Per quanto riguarda Livorno, vogliamo collegare la prima chiesa locale al culto di Giulia, in ricordo di una sosta delle reliquie durante il trasferimento da Gorgona a Brescia. In Corsica, quindi, Giulia è particolarmente onorata a Nonza, dove una tradizione indica il luogo del suo martirio, come teatro di singolari meraviglie.

Dal 1998, dopo il restauro architettonico, gli scavi archeologici e il rinnovamento degli edifici, è stato sede del Museo Civico di Brescia, che racconta la storia locale dal 3 ° millennio a.C. fino al 1700. Gli itinerari del museo incorporano resti strutturali e altri resti del complesso monastico, due case di città romane, una chiesa lombarda, una cappella romanica contenente il tesoro del monastero e un coro rinascimentale.

Sezioni del museo:

Percorso 1: la storia del museo:
Il percorso3 è dedicato alle fasi fondamentali della storia religiosa, architettonica e artistica dell’insieme. Negli ambienti sono esposti materiali appartenenti a periodi diversi, secondo un percorso studiato che accompagna il visitatore dalla fondazione dei monasteri fino alla sua estinzione (avvenuta alla fine del XVII secolo). Nel tour puoi anche visitare gli ambienti principali dell’ex monastero, che sono le tre chiese e il coro delle monache.

La storia del monastero:
La sezione si sviluppa in tre sale successive dell’antico monastero e si approfondisce, attraverso oggetti, sculture e dipinti nelle diverse fasi cronologiche del complesso. Le stesse stanze sono rilevanti da sole, coperte da nervature sostenute da colonne con capitelli di grandi foglie; tutto fatto nello stile del ‘400.

La chiesa di Santa Maria in Solario:
Il tour continua nelle due sale della chiesa di Santa Maria in Solario, costruita nel XII secolo utilizzando, sia all’interno che all’esterno, numerose lapidi romane riutilizzate. Nella stanza inferiore, ad esempio, il pilastro centrale che contiene le quattro arcate a croce non è altro che un grande altare romano dedicato al Dio Sole.

La facciata della chiesa medievale di Santa Maria in Solario si affaccia su Via Musei. È in stile romanico ed è stato costruito a metà del XII secolo come cappella delle monache.

La stanza inferiore è a pianta quadrata, con massicce pareti bugnate in pietra calcarea locale che incorporano frammenti di iscrizioni romane. La camera superiore a volta ottagonale è cinta da una galleria decorativa di piccole colonne e capitelli del primo medioevo (VIII-IX secolo d.C.). Una suggestiva scala costruita all’interno del muro collega i due piani della chiesa.

Al piano terra, un grande altare romano viene riutilizzato come pilastro centrale e si possono vedere oggetti preziosi dedicati al culto delle reliquie sacre, il tesoro del monastero: la Lipsanoteca, una scatola d’avorio scolpita (IV secolo d.C.) e un croce reliquiaria in oro, perle e pietre semipreziose (X secolo d.C.).

Il piano superiore, che ha un’atmosfera più intima, è stato utilizzato per le più importanti cerimonie del culto monastico. Sotto la volta stellata, affrescata – come le pareti – da Floriano Ferramola tra il 1513 e il 1524, i visitatori possono ammirare la croce del re Desiderio, un raro esempio di metallo dell’inizio dell’era carolingia (IX secolo d.C.), decorato per un totale di 212 gemme, cammei e ornamenti in pasta di vetro, alcuni risalenti al periodo romano e longobardo. La chiesa superiore è completamente coperta da un intenso ciclo di affreschi realizzato da Floriano Ferramola tra il 1513 e il 1524; oltre ad alcune parti datate nel ‘400 e un grande affresco del’ 600. Nella chiesa ci sono due delle opere più importanti del museo: la Lipsanoteca e la Croce del Desiderio.

La chiesa di San Salvatore:
Nella chiesa di San Salvatore, l’antico nucleo del monastero conservato quasi completamente intatto fino ai nostri giorni, le più importanti tracce artistiche della dominazione lombarda e bresciana sono state conservate e, indirettamente, del suo palcoscenico nella storia del tutto. Alla chiesa si accede attraverso la grande sala con colonne che contiene il Coro delle monache, dove sono pezzi rilevanti. La stessa chiesa ospita, sulle sue pareti, diverse opere d’arte; tra i quali possiamo evidenziare le fragole di Romanino e Paolo Caylina il giovane.

La chiesa di San Salvatore è uno dei più importanti esempi sopravvissuti di architettura religiosa del primo medioevo. Il re Desiderio (re Desiderio) fondò il monastero, dedicato a San Salvatore, nel 753 d.C. e in seguito vi furono portati i resti del martire Santa Giulia (Santa Giulia). Il mausoleo della chiesa era inteso come simbolo del potere dinastico della monarchia e dei duchi longobardi.

Recenti lavori di restauro all’interno dell’edificio hanno portato alla luce parte delle mura originali, i resti di una domus romana sottostante (1 ° – 4 ° secolo d.C.), diverse costruzioni longobarde (568-650) e le basi di una chiesa precedente, ora solo parzialmente visibile.

Il campanile fu costruito nel 1300 circa e nel XIV secolo furono aggiunte le cappelle sul lato nord. La facciata fu demolita nel 1466 per far posto alla costruzione, ad un livello superiore, del Coro delle monache (ora annesso alla chiesa di Santa Giulia), il cui piano terra funge da ingresso a San Salvatore. Interessanti i capitelli su due file di colonne eterogenee (alcune riutilizzate da edifici romani): due sono nello stile di Ravenna (VI secolo). Gli stucchi carolingi (IX secolo) sopravvivono come frammenti e macchie di disegni preparatori. Sulla parete orientale e in una cappella vi sono affreschi di Paolo da Caylina il Giovane, e alla base del campanile, affreschi del Romanino raffiguranti la vita di Sant’Obizio (1525 ca.). Sulla parete laterale destra, sotto un arco, c’è una nicchia affrescata sotto la quale gli scavi hanno rivelato la presenza di una tomba, ritenuta quella della regina Ansa, incastonata nel muro. La cripta, probabilmente costruita nel 762-763, fu ampliata nel XII secolo. All’interno ci sono frammenti di lastre recanti pavoni finemente scolpiti, in cui l’eleganza bizantina e un certo naturalismo tardoantico sono combinati con temi e usi culturali lombardi.

Il coro delle monache:
Il Coro delle monache, costruito sotto la facciata della chiesa di San Salvatore nella seconda metà del ‘400 per consentire alle suore di ascoltare la messa senza vedere i fedeli. Fu completamente ricoperto di affreschi nella prima metà del secolo successivo da Floriano Ferramola, Paolo Caylina il Giovane e altri artisti minori, probabilmente provenienti dal laboratorio. L’atmosfera è dedicata ai monumenti funebri di epoca veneziana, di cui sono raccolti eccellenti esempi, il più notevole dei quali è il Mausoleo di Martinengo.

Una splendida camera affrescata in cui le suore benedettine del convento di Santa Giulia hanno preso parte, nascosta alla vista, in funzioni religiose – è stata aperta al pubblico nel 2002 dopo un lungo periodo di restauro e lavori preparatori, diventando così parte del Museo di Santa Giulia . Questo sontuoso luogo di culto, a due piani, fu costruito tra il XV e il XVI secolo. Le pareti est e laterali sono riccamente decorate con affreschi di Floriano Ferramola e Paolo da Caylina il Giovane.

Lo schema iconografico è stato ispirato dal tema della salvezza, illustrato da scene dell’infanzia di Gesù, la Passione, la Resurrezione e altri argomenti correlati, separati da immagini devozionali. La sequenza di episodi costituisce una serie meditativa o processionale che ha anche uno scopo didattico ed è arricchita da dettagli vivaci e coinvolgenti. L’effetto complessivo è armonioso, straordinariamente colorato e altamente evocativo. Una delle opere più interessanti in mostra in questa sezione del museo è il grande Mausoleo Martinengo, un capolavoro di scultura e uno dei migliori pezzi rinascimentali lombardi.

La chiesa di Santa Giulia:
Costruita da Giulio Todeschini tra il 1593 e il 1599, la chiesa di Santa Giulia conclude la successione di spazi religiosi che contengono, in una struttura unica, la chiesa di San Salvatore e il Coro delle monache. La chiesa si trova all’esterno del percorso espositivo del museo in quanto è diventata una sala conferenze: pertanto non è impossibile visitarla. La chiesa, quindi, fu completamente sfrattata da opere d’arte e oggetti liturgici durante l’800 e non possiede alcun oggetto di interesse storico o artistico al di là della semplice architettura. L’unico pezzo presente nel portico del duomo di Chiari, costruito nel 1513 da Gasparo da Coirano, che fu smantellato nel 1846 e trasferito nella parte interna della facciata della chiesa nel 1882.

Domus dell’Ortaglia
La Domus “Market-Garden” faceva parte di un quartiere residenziale romano situato sulle terrazze inferiori di Cidneo Hill, tra il centro monumentale della città e le mura orientali della città.

Le sale di ricevimento sono disposte intorno a atri pavimentati in pietra, insieme a sale private e di servizio; mosaici e affreschi sono modellati su decorazioni simili a Roma e Pompei, e si rifanno su giardini fioriti e orti verso le mura della città. Le sale più importanti avevano pavimenti e pareti riscaldati centralmente. Una rete di condutture di piombo, alimentata da uno degli acquedotti della città, forniva acqua corrente a servizi e fontane; questi ultimi furono anche installati all’interno delle sale di accoglienza, a dimostrazione dell’elevato livello sociale e culturale delle famiglie.

Queste case di città romane furono occupate dal I al IV secolo d.C., dopo di che si deteriorarono e alla fine furono abbandonate. Sotto i Longobardi, l’area divenne parte della tenuta della corte reale e successivamente dell’orto e della frutta del monastero di Santa Giulia. Poiché le pareti e i pavimenti sono ben conservati e l’area è adiacente al Museo di Santa Giulia, è stato deciso di progettare un itinerario che permettesse ai visitatori di passare direttamente dalle sale espositive archeologiche del museo agli interni della domus, sotto la copertura di una protezione struttura che garantiva l’ambiente corretto per la conservazione dei resti, la loro visibilità ottimale e una maggiore percezione del loro rapporto con la città antica. Esternamente c’è una ricostruzione degli orti e dei giardini delle case romane (hortus e viridarium),

Percorso 2: il museo della città:

La preistoria e la protostoria:
La sezione, che si svolge nel piano semi-sepolto dell’antico monastero, illustra l’evoluzione degli insediamenti umani nel territorio di Brescia dal terzo millennio a.C. fino all’età del ferro. Presentazione di numerosi oggetti scoperti in città e in provincia.

Questa sezione illustra l’evoluzione dell’occupazione nel sito della città, dai primi villaggi sparsi alla fondazione di un insediamento proto-urbano nell’età del ferro. Il secondo tema principale è quello dell’occupazione del territorio bresciano dall’età del rame fino al periodo della romanizzazione.

L’età romana:
La sezione del museo dedicata all’età romana è divisa in quattro settori: il primo dedicato ai testimoni romani presenti sul territorio; il secondo alla domus romana dell’Ortaglia e gli analoghi pezzi ritrovati in città; il terzo alle lapidi e oggetti funerari e il quarto alle iscrizioni. In quest’ultimo, in particolare, sono conservati numerosi esemplari di iscrizioni di ogni tipo, risalenti al I secolo a.C. fino al V secolo.

La sequenza di reperti fornisce un’immagine della città dal I secolo a.C. fino al VI secolo d.C.; è esposto materiale proveniente da edifici pubblici religiosi e secolari, case private (domus), cimiteri e le più antiche chiese cristiane.

Il Medioevo medievale: longobardi e carolingi:
Le testimonianze della dominazione dei Longobardi e dei Carolingi, che ebbe luogo nella città tra il VI e l’XI secolo prima della prima nascita dei Comuni, sono esposte nell’area. Le mostre sono principalmente bellicose (armi e abiti da tombe) e domestiche (gioielli e oggetti di uso quotidiano), nonché altri oggetti di valore artistico e religioso, tra i quali spicca il bellissimo Gallo de Ramperto.

L’età del comune e delle “Signorie”:
La sezione, dedicata al Medioevo, custodisce le testimonianze artistiche e culturali della storia di Brescia dalla nascita del Comune (1038) fino all’inizio del dominio della Repubblica di Venezia, passando per il periodo delle Signorie (señorías ) e del governo dei Visconti. Nelle varie sale, i pezzi sono divisi in modo tale da illustrare l’organizzazione sociale e politica della città del tempio, raggruppando i documenti di potere economico, politico ed ecclesiastico.

La sequenza di reperti comprende pezzi architettonici, sculture e affreschi realizzati per edifici della città e della campagna circostante tra la fine dell’XI secolo e i primi decenni del XV secolo.

L’età veneziana:
In questa sezione sono esposti i pezzi artistici relativi all’ultima fase della storia di Brescia, che fu sottoposta al dominio della Repubblica di Venezia tra il 1426 e il 1797; quando l’istituzione fu abolita da Napoleone Bonaparte e il governo cittadino passò alla Repubblica di Brescia.

La sequenza di reperti fornisce un’immagine della città nel XV e XVI secolo; sono esposti materiali provenienti da edifici pubblici e privati, conventi e chiese.

La sezione è divisa in due parti: la prima tutela le opere preferibilmente scultoree provenienti dal contesto cittadino pubblico, mentre la seconda si concentra su oggetti di decorazione e natura privata, provenienti dai grandi palazzi nobiliari della città.

Collezione:
Il Museo di Santa Giulia ha una collezione di alcune delle opere più importanti di Francesco Filippini.

Dal 2004, la fondazione di Brescia Musei, in collaborazione con altre aziende e fondazioni pubbliche e private, ha avviato una serie di mostre della durata di circa 5-6 mesi, concentrandosi principalmente sulla pittura d’avanguardia del XIX e XX secolo e altri storici temi, tra cui Monet, Giuseppe Amisani, Van Gogh, Matisse, Turner e la civiltà Inca, sono tornati tutti al grande progetto chiamato “Brescia – Lo splendore dell’arte”.